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Vangelo del giorno

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    Venerdì della I settimana di Pasqua : Jn 15,12-17
    Meditazione del giorno
    Papa Benedetto XVI
    Enciclica « Spe salvi », § 38-39 (© copyright Libreria Editrice Vaticana)

    « Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi »

    La misura dell'umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente. Questo vale per il singolo come per la società. Una società che non riesce ad accettare i sofferenti e non è capace di contribuire mediante la com-passione a far sì che la sofferenza venga condivisa e portata anche interiormente è una società crudele e disumana... La parola latina con-solatio, consolazione, lo esprime in maniera molto bella suggerendo un essere-con nella solitudine, che allora non è più solitudine. Ma anche la capacità di accettare la sofferenza per amore del bene, della verità e della giustizia è costitutiva per la misura dell'umanità, perché se, in definitiva, il mio benessere, la mia incolumità è più importante della verità e della giustizia, allora vige il dominio del più forte; allora regnano la violenza e la menzogna...

    Soffrire con l'altro, per gli altri; soffrire per amore della verità e della giustizia; soffrire a causa dell'amore e per diventare una persona che ama veramente – questi sono elementi fondamentali di umanità, l'abbandono dei quali distruggerebbe l'uomo stesso. Ma ancora una volta sorge la domanda: ne siamo capaci?... Alla fede cristiana, nella storia dell'umanità, spetta proprio questo merito di aver suscitato nell'uomo in maniera nuova e a una profondità nuova la capacità di tali modi di soffrire che sono decisivi per la sua umanità. La fede cristiana ci ha mostrato che verità, giustizia, amore non sono semplicemente ideali, ma realtà di grandissima densità. Ci ha mostrato, infatti, che Dio – la Verità e l'Amore in persona – ha voluto soffrire per noi e con noi.





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    Sabato della V settimana di Pasqua : Jn 15,18-21
    Meditazione del giorno
    Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
    Discorso 334, Nel natale dei martiri, §1

    « Non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo »

    « Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi ? » (Rm 8,31). È la sfida di tutti i buoni fedeli cristiani, ma soprattutto dei martiri gloriosi. Fremeva contro di loro il mondo, cospiravano invano i popoli, i principi congiuravano insieme (Sal 2,1); si escogitavano nuovi mezzi di tortura, e dalla fertile inventiva della crudeltà sortivano effetti di pene indicibili. I martiri di Cristo venivano coperti di insulti, incolpati di falsi crimini, rinchiusi in carceri intollerabili, scavati da uncini, uccisi di spada, dati in pasto alle belve, bruciati tra le fiamme e, intanto, dicevano: « Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? »

    Il mondo intero è contro di voi, e voi dite: « Chi sarà contro di noi? » Ti rispondono: « E chi è il mondo intero, dal momento che noi moriamo per colui che ha creato il mondo? » Dicano, dicano pure, ascoltiamo, diciamo insieme: « Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? » Possono infierire, possono maledire, possono calunniare, possono propagare false accuse infamanti, da ultimo, possono non solo far perire il corpo, ma pure lacerarlo; e con questo? « Ecco, Dio è infatti il mio aiuto e il Signore accoglie il mio spirito » (Sal 53,6)... A che mi nuoce il fatto che il mondo faccia perire il mio corpo, dal momento che il Signore accoglie il mio spirito?... Sarà anch'egli a restituire il mio corpo... « I vostri capelli sono tutti contati » (Lc 12,7)... Perciò, diciamo, diciamo con fede, diciamo nella speranza, diciamo nella carità più accesa: « Se Dio è per noi, chi è contro di noi? »





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    00 17/05/2009 20:33
    VI Domenica di Pasqua - Anno B : Jn 15,9-17
    Meditazione del giorno
    Sant'Ignazio d'Antiochia (? - circa 110), vescovo et martire
    Lettera ai Romani, 4-8

    « Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici »

    Sto scrivendo a tutte le Chiese per far sapere che sono pronto a morire per Dio, se voi però non me lo impedite. Vi scongiuro: non abbiate per me una pietà inopportuna. Lasciate che diventi pasto delle belve, per mezzo delle quali mi è dato di raggiungere Dio. Sono frumento di Dio e devo essere macinato dai denti delle fiere per poter divenire pane puro di Cristo...

    A nulla mi gioveranno i godimenti del mondo né i regni di questa terra. È meglio per me morire per Gesù Cristo che estendere il mio impero fino ai confini della terra. Io cerco colui che è morto per noi, voglio colui che per noi è risorto. È vicino il momento della mia nascita. Abbiate compassione di me, fratelli. Non impeditemi di nascere alla vita... Lasciate che io raggiunga la pura luce; giunto là, sarò veramente un uomo. Lasciate che io imiti la passione del mio Dio...

    Ogni mio desiderio terreno è crocifisso e non c'è più in me nessun'aspirazione per le realtà materali, ma un'acqua viva (Gv 4,10 ; 7,38) mormora dentro di me e mi dice: «Vieni al Padre». Non mi diletto più di un cibo corruttibile, né dei piaceri di questa vita. Voglio il pane di Dio, che è la carne di Gesù Cristo, della stirpe di Davide: voglio per bevanda il suo sangue che è la carità incorruttibile... Pregate per me, perché possa raggiungerlo.





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    00 18/05/2009 09:26



    Lunedì della VI settimana di Pasqua : Jn 15,26-27#Jn 16,1-4
    Meditazione del giorno
    San Cirillo Alessandrino (380-444), vescovo, dottore della Chiesa
    Commento sul vangelo di Giovanni, 10

    « Anche voi mi renderete testimonianza »

    Cristo aveva compiuto la sua missione sulla terra, e per noi era ormai venuto il momento di entrare in comunione con la natura del Verbo (2 Pt 1,4), cioè di passare dalla vita naturale a quella che trascende l'esistenza umana... Finché Cristo infatti viveva ancora con il suo corpo insieme ai fedeli, egli stesso dispensava loro ogni bene. Quando invece giunse il momento stabilito di salire al Padre celeste, era necessario che egli fosse presente ai suoi seguaci per mezzo dello Spirito e «abitasse per la fede nei nostri cuori» (Ef 3,17).

    Che lo Spirito infatti trasformi in un'altra natura coloro nei quali abita e li rinnovi nella loro vita è facile dimostrarlo con testimonianze sia dell'Antico che del Nuovo Testamento. Samuele infatti, ispirato, rivolgendo la parola a Saul dice: «Lo Spirito del Signore ti investirà e sarai trasformato in un altro uomo» (1 Sam 10,6). San Paolo poi dice: «Il Signore è lo Spirito. E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore» (2 Cor 3,18).

    Vedi come lo Spirito trasforma, per così dire, in un'altra immagine coloro nei quali abita? Infatti porta con facilità dal gusto delle cose terrene a quello delle sole cose celesti e da una imbelle timidezza a una forza d'animo piena di coraggio e di grande generosità. I discepoli erano così disposti e così rinfrancati nell'animo dallo Spirito Santo, da non essere per nulla vinti dagli assalti dei persecutori, ma fortemente stretti dall'amore di Cristo. È vero dunque quello che dice il Salvatore: «È meglio per voi che io me ne ritorni in cielo» (Gv 16,7). Quello infatti era il tempo in cui sarebbe disceso lo Spirito Santo.





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    00 19/05/2009 11:30
    Martedì della VI settimana di Pasqua : Jn 16,5-11
    Meditazione del giorno
    San Cirillo di Gerusalemme (313-350), vescovo di Gerusalemme, dottore della Chiesa
    Catechesi n° 16

    « Lo Spirito dà vita » (2Cor 3,6)

    « L'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna» (Gv 4,14). Intendeva parlare di un'acqua viva e zampillante di nuovo genere: zampillante, ma su quanti vogliono rendersene degni. Perché chiamò « acqua » la grazia dello Spirito? Perché l'acqua è l'elemento costitutivo dell'universo, fonte della vita vegetale e animale. La pioggia scende dal cielo con una sola forma, ma produce forme diverse... in una forma nella palma e in un'altra nella vite. È tutto per tutte le cose, ed è sempre acqua non diversa da quella di prima: la medesima pioggia, che in continuazione si trasforma, cadendo in una forma o in un'altra, e adattandosi a una struttura o a un'altra degli esseri che la ricevono fino a diventare quello che ciascun essere è.

    Così lo Spirito Santo, uno, semplice e indivisibile, «distribuisce la sua grazia a ciascuno come vuole» (1 Cor 12,11). Come al contatto con l'acqua un albero già quasi secco emette nuovi polloni, così con la conversione che rende degni dello Spirito Santo l'anima già peccatrice produce grappoli di santità. Per volere del Padre e nel nome di Cristo, un solo Spirito opera in molteplici potenze.

    Si manifesta nella lingua di uno come spirito di saggezza e nella mente illuminata d'un altro come spirito di profezia, conferisce a
    uno il potere di scacciare i demoni e ad un altro il dono di interpretare le Scritture, elargisce a uno la forza di mantenersi casto e ad un altro la conoscenza della vera misericordia, insegna a uno le vie del digiuno e dell'ascesi e ad un altro quelle del disprezzo degli interessi corporali o della preparazione al martirio. Egli non muta in se stesso, eppure come sta scritto: «A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune» (1 Cor 12,7).





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    Mercoledì della VI settimana di Pasqua : Jn 16,12-15
    Meditazione del giorno
    Guglielmo di Saint-Thierry (circa 1085-1148), monaco benedettino poi cistercense
    Specchio, 6 ; PL 180, 384

    « Lo Spirito di verità vi guiderà alla verità tutta intera »

    «Nessuno conosce i segreti dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui; così pure i segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio» (1 Cor 2,11). Affrettati dunque a essere partecipe dello Spirito Santo. Quando lo si invoca, si fa presente, né lo si potrebbe invocare se già non fosse presente. Quando, invocato, viene, vi giunge con l'abbondanza della benedizione di Dio. È infatti un fiume in piena che allieta la città di Dio (Sal 45,5). E quando sarà venuto, se ti troverà umile e tranquillo, seppure tremante davanti alle parole di Dio, riposerà su di te e ti rivelerà ciò che Dio Padre tiene nascosto ai sapienti e ai prudenti di questo mondo (Mt 11,25). Incominceranno allora a brillare nel tuo spirito quelle cose che la Sapienza poté dire in terra ai suoi discepoli, ma che essi non potevano capire, finché non fosse venuto lo Spirito di verità, che avrebbe insegnato loro tutta la verità...

    E come è necessario che quelli che lo adorano, lo adorino «in spirito e verità» (Gv 4,24), così coloro che desiderano sapere e conoscere è necessario che cerchino l'intelligenza della fede e il senso di quella pura e semplice verità solo nello Spirito Santo... Infatti nelle tenebre e nell'ignoranza di questa vita egli è luce illuminante per i poveri in spirito (Mt 5,3); egli è la carità che trascina, egli la dolcezza che affascina, egli è la via dell'uomo a Dio, egli l'amore di chi ama, egli la devozione, egli la pietà. Egli rivela ai fedeli, in un crescendo di fede, la giustizia di Dio, quando dà grazia su grazia (Gv 1,16), e fede illumintata dalla fede che nasce dall'ascolto.





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    Giovedì della VI settimana di Pasqua : Jn 16,16-20
    Meditazione del giorno
    Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
    Trattati sulla prima lettera di Giovanni 10, 9 ; SC 75, 432-436

    « Ancora un poco e non mi vedrete ; un po' ancora e mi vedrete »

    Il Signore nostro Gesù Cristo, quando stava per ascendere al cielo, pronunziò le sue ultime parole ; dopo queste parole non parlò più sulla terra. Il capo, sul punto di ascendere al cielo, ci raccomandò le membra che sarebbero rimaste sulla terra ; e sparì. Ormai non trovi più Cristo che parla sulla terra : lo senti parlare, ma dal cielo. E dal cielo perché parlò ? Perché le sue membra erano calpestate qui in terra. Infatti, a Saulo persecutore disse dall'alto : « Saulo, Saulo, perché mi perseguiti ? » (At 9, 4) Sono salito al cielo, ma rimango ancora sulla terra ; lì siedo alla destra del Padre, qui ancora patisco la fame, ho sete e sono pellegrino... Ecco dove rimango, io che ascendo. Ascendo sì, perché sono il capo ; ma il mio corpo resta ancora quaggiù. Dove ? Per tutta la terra. Sta attento a non colpirlo, a non violarlo, a non calpestarlo : ecco le ultime parole di Cristo, in procinto di ascendere al cielo.

    Fratelli, riflettete con sentimenti cristiani : se per gli eredi sono tanto dolci, tanto care, tanto preziose le parole di chi sta per morire, che cosa devono essere per gli eredi di Cristo le sue ultime parole, dette non quando stava per essere deposto nel sepolcro, ma per ascendere al cielo !





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    00 22/05/2009 20:36
    Venerdì della VI settimana di Pasqua : Jn 16,20-23
    Meditazione del giorno
    Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
    Discorsi sul vangelo di Giovanni, n° 101

    « Vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà »

    Il Signore ha detto : «Ancora un poco e non mi vedrete più, e un altro poco e mi vedrete» (Gv 16,16). E' breve infatti tutto questo spazio in cui si svolge il tempo presente; per cui il medesimo evangelista nella sua lettera dice: «E' l'ultima ora» (1 Gv 2, 18)... Queste parole sono una promessa per tutta la Chiesa, così come lo sono le altre: «Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo» (Mt 28, 20). Il Signore non ritarda il compimento della sua promessa: ancora un poco e lo vedremo, lassù dove non avremo più nulla da chiedergli, più nessuna domanda da fargli, perché non rimarrà alcun desiderio insoddisfatto, nulla di nascosto da cercare.

    Questo breve intervallo di tempo a noi sembra lungo, perché dura ancora; allorché sarà finito, ci accorgeremo quanto sia stato breve. La nostra gioia, quindi, non sia come quella del mondo, il quale, come dice il Signore, «godrà»; tuttavia nel travaglio di questo desiderio, non dobbiamo essere tristi senza gioia, ma, come dice l'apostolo Paolo, dobbiamo essere «gioiosi nella speranza, pazienti nella tribolazione» (Rm 12, 12). Del resto, anche la donna in travaglio, alla quale siamo paragonati, gioisce per il bambino che attende più di quanto non sia triste per il suo dolore presente.





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    Sabato della VIIsettimana di Pasqua : Jn 16,23-28
    Meditazione del giorno
    Sant'Anselmo d'Aosta (1033-1109), monaco, vescovo, dottore della Chiesa
    Proslògion, 26

    « Perché la vostra gioia sia piena »

    Signore Dio mio e mio Signore, mia speranza e la gioia del mio cuore, di' all'anima mia se la sua gioia è quella stessa gioia di cui ci hai detto per bocca del Figlio tuo: «Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena». Ho trovato infatti una gioia piena anzi più che piena, poiché il cuore, lo spirito, l'animo, tutto il mio essere è ricolmo di questa gioia, questa abbonderà ancora senza misura. Non sarà essa ad entrare in coloro che si rallegrano; bensì sono loro che entreranno con tutto il loro essere in essa.

    Parla, Signore! Di' al tuo servo, nel fondo del suo cuore, se la gioia che prova è quella gioia nella quale entreranno coloro che prenderanno parte alla gioia del loro maestro (Mt 25,31). Ma questa gioia, di cui gioiranno i tuoi servi, «occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrò in cuore d'uomo» (1 Cor 2,9) Ti prego dunque, o Dio, fa' che io ti conosca, ti ami per godere di te.

    E se non lo posso pienamente in questa vita, che io avanzi almeno di giorno in giorno fino a quando giunga alla pienezza. Cresca qui la mia conoscenza di te e diventi piena nell'altra vita. Cresca il tuo amore e un giorno divenga perfetto, perché la mia gioia sia grande qui nella speranza e completa mediante il possesso definitivo nel futuro. Signore, per mezzo di tuo Figlio comandi, anzi consigli, di chiedere, e prometti che otterremo perché la nostra gioia sia piena... Io chiedo, o Signore, possa io ricevere ciò che prometti. Ne abbia fame l'anima mia, fino a quando io non entri nella gioia del mio Signore.





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    Ascensione del Signore, solennità - Anno B : Mc 16,15-20
    Meditazione del giorno
    Liturgia siriana

    « Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta » (Lc 15,6)

    Nel giorno della tua Ascensione, o Cristo Re,
    gli angeli e gli uomini ti acclamano:
    «Sei santo, Signore, perché sei disceso e hai salvato Adamo,
    l'uomo fatto con la polvere (Gen 2,7),
    dall'abisso della morte e del peccato,
    e con la tua Ascensione santa, o Figlio di Dio,
    i cieli e la terra entrano nella pace.
    Gloria a colui che ti ha mandato!»
    La Chiesa ha visto il suo Sposo nella gloria,
    e ha dimenticato le sofferenze del Gòlgota.
    Invece del fardello della croce che portava,
    egli viene portato da una nube di luce.
    Ecco che viene elevato in alto, vestito di spendore e di gloria.

    Un grande prodigio viene compiuto oggi sul monte degli Ulivi:
    Chi è capace di esprimerlo?...
    Il nostro Maestro era disceso alla ricerca di Adamo,
    e, dopo aver ritrovato colui che era perduto,
    se l'é messo in spalla,
    e con gloria l'ha introdotto in cielo con lui (cfr Lc 15,4s).
    È venuto e ci ha mostrato che era Dio;
    ha rivestito un corpo e ha mostrato che era uomo;
    è disceso negli inferi e ha mostrato che era morto;
    è salito ed è stato esaltato e ha mostrato che era grande.
    Benedetta sia la sua esaltazione!

    Nel giorno della sua nascita, Maria si rallegra,
    nel giorno della sua morte, la terra trema,
    nel giorno della sua risurrezione, l'inferno si affligge,
    nel giorno della sua ascensione, il cielo esulta.
    Benedetto sia la sua Ascensione!





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    Lunedì della VII settimana di Pasqua : Jn 16,29-33
    Meditazione del giorno
    San Giovanni della Croce (1542-1591), carmelitano, dottore della Chiesa
    Avvisi e sentenze, 173-177

    « Voi avrete tribolazioni nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo »

    Abbiate cura di mantenere il vostro cuore nella pace; non sia turbato da alcun evento di questo mondo; pensate che quaggiù tutto finisce.
    In tutti gli avvenimenti, per quanto infausti siano, dobbiamo rallegrarci invece di rattristarci, per non perdere un bene più prezioso, che è la pace e la calma dell'animo.
    Quand'anche tutto quaggiù crollasse e tutti gli avvenimenti ci fossero avversi, sarebbe inutile turbarci, poiché il turbamento ci porterebbe più danno che profitto.

    Sopportare tutto con la stessa stabilità di umore e nella pace, è non soltanto aiutare l'animo ad acquistare grandi beni, ma anche disporre l'animo a giudicare meglio le avversità in cui si trova e a portarvi il rimedio adeguato.
    Il cielo è stabile e non è soggetto a cambiamenti. Allo stesso modo le anime che sono di natura celeste sono stabili; non sono soggette a tendenze disordinate, o a nient'altro di simile; assomigliano in un certo senso a Dio, che è immutabile.





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    Martedì della VII settimana di Pasqua : Jn 17,1-11
    Meditazione del giorno
    Papa Bendetto XVI
    Enciclica « Spe Salvi » § 41,43 (© copyright Libreria Editrice Vaticana)

    « Tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato »

    Nel grande Credo della Chiesa la parte centrale, che tratta del mistero di Cristo a partire dalla nascita eterna dal Padre e dalla nascita temporale dalla Vergine Maria per giungere attraverso la croce e la risurrezione fino al suo ritorno, si conclude con le parole: « ...di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti ». La prospettiva del Giudizio, già dai primissimi tempi, ha influenzato i cristiani fin nella loro vita quotidiana come criterio secondo cui ordinare la vita presente, come richiamo alla loro coscienza e, al contempo, come speranza nella giustizia di Dio. La fede in Cristo non ha mai guardato solo indietro né mai solo verso l'alto, ma sempre anche in avanti verso l'ora della giustizia che il Signore aveva ripetutamente preannunciato.

    In Lui, il Crocifisso, la negazione di immagini sbagliate di Dio è portata all'estremo. Ora Dio rivela il suo Volto proprio nella figura del sofferente che condivide la condizione dell'uomo abbandonato da Dio, prendendola su di sé. Questo sofferente innocente è diventato speranza-certezza: Dio c'è, e Dio sa creare la giustizia in un modo che noi non siamo capaci di concepire e che, tuttavia, nella fede possiamo intuire. Sì, esiste la risurrezione della carne. Esiste una giustizia. Esiste la « revoca » della sofferenza passata, la riparazione che ristabilisce il diritto.

    Per questo la fede nel Giudizio finale è innanzitutto e soprattutto speranza – quella speranza, la cui necessità si è resa evidente proprio negli sconvolgimenti degli ultimi secoli. Io sono convinto che la questione della giustizia costituisce l'argomento essenziale, in ogni caso l'argomento più forte, in favore della fede nella vita eterna. Il bisogno soltanto individuale di un appagamento che in questa vita ci è negato, dell'immortalità dell'amore che attendiamo, è certamente un motivo importante per credere che l'uomo sia fatto per l'eternità; ma solo in collegamento con l'impossibilità che l'ingiustizia della storia sia l'ultima parola, diviene pienamente convincente la necessità del ritorno di Cristo e della nuova vita.





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    00 27/05/2009 09:04
    Mercoledì della VII settimana di Pasqua : Jn 17,11-19
    Meditazione del giorno
    San Cirillo Alessandrino (380-444), vescovo, dottore della Chiesa
    Commento sul vangelo di Giovanni, 11, 11 ; PG 74, 558

    « Perché siano una cosa sola, come noi »

    Quando Cristo divenne simile a noi, cioè quando si fece uomo, lo Spirito Santo l'ha unto e consacrato, benché lui fosse Dio per natura.... Egli stesso santifica il suo corpo, e ogni cosa creata è degna di venire santificata. Il mistero operato in Cristo è il principio e l'itinerario della nostra partecipazione allo Spirito.

    Per unire anche noi, che siamo separati dalla differenza delle nostre individualità, delle nostre anime e dei nostri corpi, per fonderci nell'unità con Dio e fra di noi, il Figlio Unigenito ha creato e preparato un mezzo per radunarci, grazie alla sapienza sua e secondo il consiglio del Padre suo. Con un solo corpo, il corpo suo, benedice coloro che credono in lui, e, in una comunione mistica, fa di loro un solo corpo con lui.

    Chi potrebbe dunque separare, chi potrebbe privare dell'unione fisica coloro che, per l'unico mezzo di questo corpo sacro, sono uniti nell'unità di Cristo? Se partecipiamo dell'unico pane, tutti siamo un solo corpo (1 Cor 10,17). Cristo infatti non può essere diviso. Per questo anche la Chiesa è chiamata Corpo di Cristo, e noi siamo chiamati sue membra, secondo la dottrina di San Paolo (Ef 5,30). Tutti uniti all'unico Cristo per mezzo del suo santo corpo, lo riceviamo, unico e indivisibile, nei nostri corpi. Dobbiamo dunque considerare i nostri corpi come se non ci appartenessero più.





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    00 28/05/2009 09:33



    Giovedì della VII settimana di Pasqua : Jn 17,20-26
    Meditazione del giorno
    Guigo il Certosino (?-1188), priore della Grande Certosa
    Meditazione 10 ; SC 163, 187

    « Voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io »

    Dobbiamo seguire Cristo, dobbiamo aderire a lui, non dobbiamo abbandonarlo fino alla morte. Come Eliseo diceva al suo Maestro: «Per la vita del Signore e per la tua stessa vita, non ti lascerò» (2 Re 2,2)... Seguiamo dunque Cristo e attacchiamoci a lui! «Il mio bene è stare vicino a Dio» dice il salmista (72,28). «A te si stringe l'anima mia e la forza della tua destra mi sostiene» (Sal 62,9). E san Paolo aggiunge: «Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito» (1 Cor 6,17). Non soltanto un solo corpo, ma anche un solo spirito. Dallo spirito di Cristo vive tutto il suo corpo; mediante il corpo di Cristo, giungiamo allo spirito di Cristo. Dimora dunque mediante la fede nel corpo di Cristo e sarai un giorno un solo spirito con lui. Già mediante la fede sei unito al suo corpo; mediante la visione, sarai anche unito al suo spirito. Non perché lassù vedremo senza corpo, ma perché i nostri corpi saranno spirituali (1 Cor 15,44).

    «Padre, dice Cristo, voglio che siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda»: ecco l'unione mediante la fede. E dopo egli domanda: «Siano perfetti nell'unità perché il mondo sappia»: ecco l'unione mediante la visione.

    Tale è il modo di nutrirci spiritualmente del corpo di Cristo: avere in lui una fede pura, cercare sempre per mezzo della meditazione assidua il contenuto di questa fede, trovare con l'intelligenza ciò che stiamo cercando, amare ardentemente l'oggetto della nostra scoperta, imitare per quanto possibile colui che amiamo; e imitandolo, aderire a lui costantemente per giungere all'unione eterna.





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    00 29/05/2009 09:23
    Venerdì della VII settimana di Pasqua : Jn 21,15-19
    Meditazione del giorno
    San Giovanni Crisostomo (circa 345-407), sacerdote a Antiochia poi vescovo di Costantinopoli, dottore della Chiesa
    Discorsi sul vangelo di Giovanni, 88 ; PG 59, 477

    « Il buon pastore offre la vita per le pecore » (Gv 10,11)

    Ciò che più di ogni altra cosa attira su di noi la benevolenza dall'alto è la sollecitudine per il prossimo. Per questo motivo Cristo esige da Pietro questa disposizione: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro? Gli rispose: Certo Signore, tu lo sai che ti voglio bene. Gli disse: Pasci le mie pecore». Perché, lasciando da parte gli altri apostoli, Gesù si rivolge a Pietro facendo riferimento a loro? È perché Pietro era il primo tra gli apostoli, il loro portavoce, il capo del loro collegio, sicché lo stesso Paolo era venuto a consultarlo riconoscendo la sua autorità. (Gal 1,18). Per mostrare bene a Pietro che doveva avere fiducia e che il suo rinnegamento era stato cancellato, Gesù gli conferisce ormai il primato tra i suoi fratelli. Non accenna al suo rinnegamento né lo svergogna a causa del passato. «Se mi ami, gli dice, sii il primo tra i tuoi fratelli; e l'amore ardente che mi hai sempre manifestato con tanta gioia, provamelo ora. La vita che eri sul punto di dare per me, dàlla per le mie pecore»...

    Ma Pietro è turbato al pensiero che potrebbe avere l'impressione di amare pur non amando veramente. Quanto, dice, ero sicuro di me e categorico nel passato, tanto sono ora confuso. Gesù lo interroga tre volte, e tre volte gli dà lo stesso ordine. Gli mostra così quale valore egli dà alla cura delle sue pecore, poiché la considera la più grande prova di amore per lui.





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    00 30/05/2009 12:27



    Sabato della VII settimana di Pasqua : Jn 21,20-25
    Meditazione del giorno
    Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
    Discorsi sul vangelo di Giovanni , n° 124 ; CCL 36, 685

    Due apostoli, due vite, una Chiesa

    La Chiesa conosce due vite, che le sono state rivelate e raccomandate da Dio, delle quali una è nella fede, l'altra nella visione; una appartiene al tempo della peregrinazione, l'altra all'eterna dimora; una è nella fatica, l'altra nel riposo; una lungo la via, l'altra in patria; una nel lavoro dell'azione, l'altra nel premio della contemplazione... La prima è simboleggiata nell'apostolo Pietro, l'altra in Giovanni... E non soltanto essi; questo è quanto fa la santa Chiesa tutta intera, la sposa di Cristo che attende di essere liberata da queste prove, per entrare in possesso della felicità eterna.

    Queste due vite, la terrena e l'eterna, sono raffigurate rispettivamente in Pietro e in Giovanni: per la verità tutti e due camminarono in questa vita temporale per mezzo della fede, e tutti e due godono nella vita eterna della visione di Dio. Fu quindi a vantaggio di tutti i fedeli inseparabilmente appartenenti al corpo di Cristo, che Pietro, il primo degli Apostoli, per guidarli in questa tempestosa vita, ricevette, con le chiavi del regno dei cieli, la potestà di legare e di sciogliere i peccati (Mt 16,19); e del pari fu per condurre gli stessi fedeli al porto tranquillo di quella vita intima e segreta, che l'evangelista Giovanni riposò sul petto di Cristo (Gv 13, 23.25). Non è infatti soltanto Pietro, ma tutta la Chiesa che lega e scioglie i peccati; né Giovanni fu il solo ad attingere, come ad una fonte, dal petto del Signore, per comunicarla a noi, la verità sublime del Verbo che era in principio Dio presso Dio (Gv 7,38 ; 1.1)... Anzi è il Signore stesso che diffonde il suo Vangelo in tutto il mondo, affinché tutti ne bevano, ciascuno secondo la propria capacità.





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    00 31/05/2009 12:26



    Domenica di Pentecoste, Solennità - Anno B : Jn 15,26-27#Jn 16,12-15
    Meditazione del giorno
    San Bruno di Segni (circa 1045-1123), vescovo
    Commento sull'Esodo, cap. 15

    Dalla Pentecoste ebraica alla Pentecoste cristiana

    Il monte Sinai è il simbolo del monte Sion... Notate a che punto le due alleanze si fanno eco l'una all'altra, con quale sintonia la festa della Pentecoste è celebrata in ciascuna di loro... Sul monte Sion, come sul monte Sinai, il Signore è sceso, lo stesso giorno e in modo molto simile...

    Luca scrisse: «Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo. Apparvero loro lingue di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro» (At 2,2-3)... Sì, qui e là, un forte rumore si fa sentire, un fuoco si fa vedere. Ma al Sinai era un fumo denso, sul monte Sion lo splendore di una luce brillantissima. Nel primo caso si tratta di una «copia e un'ombra», nel secondo caso, delle «realtà» (Eb 8,5). Un tempo, si sentiva il tuono, ora si individuano le voci degli apostoli. Da un lato i lampi, dall'altro dei prodigi si manifestano in ogni luogo...

    «Tutti uscirono dall'accampamento incontro a Dio e stettero in piedi alle falde del monte» (Es 19,17). Si legge negli Atti degli Apostoli: «Venuto quel fragore, la folla si radunò»... Da Gerusalemme, il popolo si radunò in piedi alla montagna di Sion, cioè nel luogo in cui Sion, figura della santa Chiesa, cominciava a edificarsi, a posare le sue fondamenta...

    «Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco» dice l'Esodo (v.18)... Potevano forse non ardere, coloro che erano stati infiammati dal grande fuoco dello Spirito Santo? Come il fumo accenna alla presenza del fuoco, così con la franchezza dei loro discorsi e con la diversità delle lingue, il fuoco dello Spirito Santo manifestava la sua presenza nel cuore degli apostoli. Beati i cuori ricolmi di questo fuoco! Beati gli uomini infiammati da questo ardore. «Il monte tremava molto. Il suono della tromba diventava sempre più intenso» (V. 19)... Allo stesso modo, la voce degli apostoli e la loro predicazione divennero sempre più forti; si fecero sentire sempre più lontano finché «per tutta la terra si diffondesse la loro voce e ai confini del mondo la loro parola» (Sal 18,5)





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    00 01/06/2009 12:12
    Lunedì della IX settimana del Tempo Ordinario : Mc 12,1-12
    Meditazione del giorno
    Santa Caterina da Siena (1347-1380), terziaria domenicana, dottore della Chiesa, compatrona d'Europa
    Dialogo della Divina Provvidenza, 23

    Il Padrone della vigna

    [Santa Caterina sentì Dio dirle] : « Ogni creatura che ha in sé ragione ha la vigna per se medesima, cioè la vigna de l'anima sua; della quale la volontà col libero arbitrio nel tempo n'è facto lavoratore, cioè mentre che elli vive. Ma poi che è passato ci tempo, neuno lavorio può fare, né buono né gattivo; ma mentre che elli vive può lavorare la vigna sua, nella quale Io l'ho messo. E ha ricevuta tanta fortezza questo lavoratore de l'anima che né dimonio né altra creatura gli 'l può tollere se egli non vuole; però che ricevendo el sancto baptesmo si fortificò e fugli dato un coltello d'amore di virtú, e odio del peccato. El quale amore e odio truova nel Sangue, però che per amore di voi e odio del peccato mori l'unigenito mio Figliuolo, dandovi el Sangue, per lo quale Sangue aveste vita nel sancto baptesmo...

    « Divellete le spine de' peccati mortali e piantare le virtú... con la contrizione del cuore e dispiacimento del peccato e amore della virtú; e alora ricevarete il frutto d'esso Sangue. Ma in altro modo noi potreste ricevere, non disponendovi da la parte vostra come tralci uniti nella vite de l'unigenito mio Figliuolo, el quale dixe: «Io so' vite vera; el Padre mio è il lavoratore, e voi sète i tralci» (Gv 15,1.5).

    « E cosí è la veritá: che lo so' il lavoratore, però che ogni cosa che ha essere è uscito ed esce di me. La potenzia mia è inextimabile, e con la mia potenzia e virtú governo tutto l'universo mondo. Veruna cosa è fatta o governata senza me. Si che Io so' el lavoratore che piantai la vite vera de l'unigenito mio Figliuolo nella terra della vostra umanità, acciò che voi, tralci uniti con la vite, faceste frutto. »





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    00 02/06/2009 09:45



    Martedì della IX settimana del Tempo Ordinario : Mc 12,13-17
    Meditazione del giorno
    San Pietro Crisologo (circa 406-450), vescovo di Ravenna, dottore della Chiesa
    Discorsi, 148, PL 52, 596-598

    In Cristo Dio ci fa passare dalla sua immagine alla sua somiglianza (Gn 1,27)

    O uomo, perché hai di te un concetto così basso, quando sei tanto prezioso per Dio? Perché mai, tu che sei così onorato da Dio, ti spogli irragionevolmente del tuo onore? Perché indaghi da che cosa sei stato tratto e non ricerchi per qual fine sei stato creato? Tutto questo edificio del mondo, che i tuoi occhi contemplano, non è stato forse fatto per te? La luce in te scaccia le tenebre e ti circondano. Per te è stata regolata la notte, per te definito il giorno, per te il cielo è stato illuminato dal diverso splendore del sole, della luna e delle stelle. Per te la terra è dipinta di fiori, di boschi e di frutti. Per te è stata creata la mirabile e bella famiglia di animali che popolano l'aria, i campi e l'acqua, perché una desolata solitudine non appannase la gioia del mondo appena fatto...

    Tuttavia il tuo Creatore trovò ancora qualcosa da aggiungere per onorarti. Ha stampato in te la sua immagine (Gen 1,27), perché l'immagine visibile rendesse presente al mondo il Creatore invisibile, e ti ha posto in terra a fare le sue veci, perché un possedimento così vasto, qual è il mondo, non fosse privo di un vicario del Signore... Dio, nella sua infinita bontà, prese in sé ciò che aveva fatto in te per sé. Volle essere visto nell'uomo direttamente e in se stesso. Egli, che nell'uomo aveva prima voluto essere visto per riflesso, fece sì che diventasse sua proprietà l'uomo che prima aveva ottenuto di essere solo sua immagine riflessa... Nasce dunque Cristo, per reintegrare con la sua nascita la natura decaduta.





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    00 03/06/2009 12:04
    Mercoledì della IX settimana del Tempo Ordinario : Mc 12,18-27
    Meditazione del giorno
    Catechismo della Chiesa Cattolica
    § 988-994

    « Non è un Dio dei morti ma dei viventi »

    « Credo la risurrezione della carne » : Il Credo cristiano – professione della nostra fede in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, e nella sua azione creatrice, salvifica e santificante – culmina nella proclamazione della risurrezione dei morti alla fine dei tempi, e nella vita eterna. Noi fermamente crediamo e fermamente speriamo che, come Cristo è veramente risorto dai morti e vive per sempre, così pure i giusti, dopo la loro morte, vivranno per sempre con Cristo risorto, e che egli li risusciterà nell'ultimo giorno. Come la sua, anche la nostra risurrezione sarà opera della Santissima Trinità... Il termine « carne » designa l'uomo nella sua condizione di debolezza e di mortalità. La « risurrezione della carne » significa che, dopo la morte, non ci sarà soltanto la vita dell'anima immortale, ma che anche i nostri « corpi mortali » (Rm 8,11) riprenderanno vita.

    Credere nella risurrezione dei morti è stato un elemento essenziale della fede cristiana fin dalle sue origini. « La risurrezione dei morti è la fede dei cristiani: credendo in essa siamo tali » (Tertulliano)... La risurrezione dei morti è stata rivelata da Dio al suo popolo progressivamente. La speranza nella risurrezione corporea dei morti si è imposta come una conseguenza intrinseca della fede in un Dio Creatore di tutto intero l'uomo, anima e corpo. Il Creatore del cielo e della terra è anche colui che mantiene fedelmente la sua Alleanza con Abramo e con la sua discendenza. È in questa duplice prospettiva che comincerà ad esprimersi la fede nella risurrezione.

    I farisei e molti contemporanei del Signore speravano nella risurrezione. Gesù la insegna con fermezza. Ai sadducei che la negano risponde: « Non siete voi forse in errore dal momento che non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio? ». La fede nella risurrezione riposa sulla fede in Dio che « non è un Dio dei morti, ma dei viventi! ». Ma c'è di più. Gesù lega la fede nella risurrezione alla sua stessa persona: « Io sono la risurrezione e la vita » (Gv 11,25). Sarà lo stesso Gesù a risuscitare nell'ultimo giorno coloro che avranno creduto in lui e che avranno mangiato il suo Corpo e bevuto il suo Sangue.





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