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atei convertiti e oltre...

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    Heleneadmin
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    00 05/12/2010 20:04
    John Waters, editorialista dell’Irish Times, racconta la sua recente conversione.
    antiuaar.wordpress.com/2010/12/03/john-waters-editorialista-dellirish-times-racconta-la-sua-recente-conv...


    John Waters è uno dei giornalisti e commentatori più apprezzati in Irlanda. E’ l’editorialista di punta del The Irish Times e descrive la sua vita «da profugo a pellegrino», come recita il sottotitolo della sua appassionante autobiografia Lapsed Agnostic (Marietti, pagine 230, euro 22), di cui Avvenire ne presenta una recensione. Nella vicenda di Waters si nota la parabola di molta intellighenzja europea rispetto al cattolicesimo, transitata dagli sberleffi giovanili anticlericali del ’68 alla sofferta decisione di ritornare a casa: «Mi ha colpito molte volte il pensiero che nasciamo con un senso di Dio, ma poi veniamo convinti dal mondo e da noi stessi che è troppo bello per essere vero. Ci vogliono anni di punizione per ridurci a una condizione a causa della quale non ci viene lasciata altra opzione se non quella di riscoprire questo senso perduto». Il j’accuse del convertito Waters è ferocemente ironico verso quella che lui chiama “generazione Peter Pan”, gli ex sessantottini ora ascesi nelle stanze del potere, culturale, mediatico, politico. Per i quali «Dio, essendo loro imposto da una generazione che sono giunti a disprezzare, dovrebbe essere abolito». Ma la morte di Dio, o meglio «l’assassinio di Dio perpetrato nella cultura post-sessantottina», non ha liberato l’uomo. «La mia esperienza mi dice che possiamo giungere a Dio solo non credendo in Lui. Possiamo trovarLo solo quando lo abbiamo rifiutato e siamo tornati, abbattuti, alla disperata speranza di esserci sbagliati». Dalla sua esperienza Waters trae poi linfa per nuovi giudizi circa l’importante valore pubblico della religione.



    Vi regaliamo il bellissimo video dell’incontro svoltosi verso la fine di agosto 2010 durante il Meeting di Rimini, organizzato dal movimento ecclesiale di CL, in cui partecipano John Waters e Mary McAleese, Presidente d’Irlanda.

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    Heleneadmin
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    00 26/01/2011 16:16
    antiuaar.wordpress.com/2011/01/24/ecco-la-conversione-di-brigitte-bedard-atea-femminista-e-...

    Ecco la conversione di Brigitte Bedard: atea, femminista e lesbica
    InConvertiti al cristianesimo, al cattolicesimo, Ex-atei su 24 gennaio 2011 a 17:20

    «Sono stata un’atea per tutto il tempo che posso ricordare», ha detto Brigitte Bedard, una giornalista di 41 anni davanti ad una folla di 200 partecipanti di un conferenza in Quebec. La Bedard è cresciuta in un’epoca in cui la società era nella fase chiamata dagli storici “Quiet Revolution”, un periodo di tempo dai primi anni Sessanta alla metà degli anni Settanta, quando la società del Quebec tentò di liberarsi dalla sua eredità cristiana, adottando i valori laici. La Bedard ebbe un’infanzia tipica per chi nasce in una famiglia non religiosa, andò all’Université du Québec a Montréal, ambiente notoriamente di sinistra, dove studiò letteratura: «Riempì la mia mente con tutta la letteratura del famminismo radicale, bevetti tutto», ha ricordato. Iniziò anche una serie di rapporti eterosessuali, finiti tutti male: «spronata da tutto ciò che leggevo, cominciai a pensare che, poiché tutti i miei rapporti eterosessuali erano un disastro, avrei dovuto essere una lesbica». Così cominciò a frequentare delle donne e sembrò anche che tutto si sistemasse: «Fu davvero un momento molto buono, in un certo senso. Stavo sempre con un grande gruppo di ragazze, navigavamo per la città, fumavamo una sigaretta come se non ci fosse il domani. Ero anche molto attiva sessualmente». Ma, nonostante l’eccitante divertimento e le forti emozioni dovute al trasgressivo stile di vita, si sentiva sempre più senza un’identità: «Ero in naufragio mentale. Sentivo che stavo perdendo il controllo, mi aggrappavo alle divertenti apparenze, ma dentro ero profondamente infelice». La faccenda precipitò quando, inspiegabilmente, scoppiò in lacrime e si mise a gridare nel suo appartamento vuoto in un quartiere alla moda di Montreal alle 3 di notte, implorando Dio di “portarla via: «Un’atea militante lesbica e femminista distesa sul pavimento di casa mentre piangeva implorando aiuto da Dio», questa è la fotografia che la Bedard ha fatto di quella notte. «Ero in disperato bisogno di aiuto». Cominciò così a chiedere aiuto, serpeggiando dentro e fuori a innumerevoli cliniche mediche, nella speranza di trovare qualche tipo di soluzione per la sua ansia. Smise persino di fumare: «Fui improvvisamente costretta ad affrontare la vita, senza alcuna protezione o tampone». Un conoscente le parlò dei monaci della famosa Abbazia di Saint-Benoît a Saint-Benoît-du-Lac, in Quebec. L’idea era talmente bizzarra che la incuriosì. Vi andò, ma non senza riserve: «Andai al monastero armata di tutto il disprezzo e l’odio per la Chiesa patriarcale, accumulato durante gli anni di studio del femminismo radicale. Per le femministe radicali la Chiesa è fondamentalmente il nemico numero 1». Nel convento conobbe un monaco, con il quale conversò due volte al giorno. «Per tre giorni di fila, due ore al giorno, ho assillato, urlato, praticamente schiuma alla bocca, di fronte a questo monaco, vomitando ogni insulto, cliché, pensiero sporco che mi veniva in mente circa il cristianesimo. Ero così arrabbiata, così ferita e arrabbiata, e buttai fuori tutto contro questo monaco, il quale non disse mai una parola per tutto il tempo, ma mi guardava appena, scuotendo la testa. Poi, alla fine di quei tre giorni, accadde qualcosa che cambiò la sua vita per sempre: E’ accaduto il terzo giorno. Stavamo per concludere ancora una volta la nostra “conversazione”. Tra una pausa e un’altra delle mie urla, il monaco mi guardò e mi disse: “non hai assolutamente idea di quanto Dio ti ama. Ti ha fatto dal nulla, ti conosce, sei sua figlia. Quindi non provare vergogna, lascia andare tutto. Dai tutto, dai la tua vita a Lui… Egli ti ama così tanto». Queste semplici parole, accompagnate da quello sguardo amorevole, permisero improvvisamente un nuovo sguardo, un’apertura, e in Brigitte nacque lentamente una nuova concezione di sè. Cominciò così una nuova vita di fede e di avvicinamento al cristianesimo. Ha trovato lavoro come giornalista ed ora è sposata e con sei figli. Certo, la vita continua a non essere tutta “pesche e crema di latte”, tuttavia ora, attraverso la fede ha acquisito un’identità stabile e forte. La bella testimonianza è apparsa sul sito del Quebec Life Coalition.
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    00 08/02/2011 12:13
    Donald H. Calloway: da ateo drogato e alcolizzato a sacerdote cattolico
    www.uccronline.it/2011/02/04/padre-calloway-da-ateo-drogato-e-alcolizzato-a-sacerdote-ca...

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    00 01/07/2011 23:16
    www.uccronline.it/2011/06/24/stephen-iacoboni-oncologo-americano-lascia-lateismo-e-si-c...
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    www.uccronline.it/2011/06/12/la-storia-di-john-pridmore-da-assassino-ateo-a-benefattore-ca...
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    www.uccronline.it/2011/11/27/un-agnostico-racconta-la-conversione-%C2%ABfinalmente-ecco-il-vero-cristianesim...
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    00 12/12/2011 23:51
    www.uccronline.it/2011/12/11/dalla-spagna-un-documentario-su-dodici-incredibili-conversioni-cat...

    “Te puede pasar a ti” è la proposta più recente del regista Juan Manuel Cotelo, che nel 2010 stupì la Spagna col film La última cima, non ancora arrivato in Italia, un cine-documentario dall’immenso successo sulla vita e la morte di Pablo Domínguez Prieto, sacerdote morto a soli 44 anni in sèguito a un incidente alpinistico.

    Il film in prossima uscita sarà diviso in più puntate. Nell’ultimo anno, il regista spagnolo ha percorso numerosi paesi per motivi professionali ed è entrato in contatto con dodici storie di conversioni in dieci paesi diversi. Ogni volta chiedeva: “ti posso intervistare?”, e così ha trascorso 27 ore parlando con uomini e donne che per tutta la loro vita hanno voltato le spalle a Dio, finché Dio stesso non ha incrociato il loro cammino per cambiarli radicalmente. E’ rimasto molto colpito dalla pace, dalla serenità e dalla forza straordinarie che trasparivano da questo persone, così ha voluto girato questo film-documentario intervistando queste persone eccezionali sul suo caravan.

    Una delle prime storie è quella di Rubén, un omosessuale messicano che si prostituiva da quando aveva 18 anni, convinto che Dio amasse tutti tranne gli omosessuali, e che invece un giorno, dopo un ritiro spirituale invitato da un’amica, ha percepito di essere amato anche lui. Da allora, in castità, dedica la sua vita a far conoscere il Vangelo. Nel documentario un gruppo di gay e lesbiche saranno invitati a discutere in un dibattito sul caso di Rubén. Un’altra storia incredibile è quella dell’irlandese Shane O’Doherty, terrorista dell’IRA da quando aveva 15 anni, tornato a Dio dopo che in carcere ha cominciato a leggere i Vangeli. Oggi sono trent’anni che chiede perdono alle vittime.

    C’è anche il noto sceneggiatore di Hollywood Joe Eszterhas, autore del thriller erotico “Basic Instinct”, che un giorno, dopo aver scoperto di avere un tumore alla laringe, si è ritrovato a piangere disperato in mezzo alla strada gridando: “Per favore, Dio, aiutami!”. Una conversione immediata la sua e da quel giorno si reca a messa quotidianamente. Con lui, sul caravan, ci saranno attori, registi e altra gente del cinema. Il caso di Irene Sánchez è ancora più estremo: massone, sposata tre volte e con tre aborti sulla sua coscienza, è appartenuta a varie sette anticristiane cercando di sottrarre fedeli alla Chiesa Cattolica. Un giorno, durante un ritiro spirituale a cui partecipò per polemizzare, ha percepito una voce che le chiedeva se era felice. “Non so da dove venne questa voce, però mi fece riflettere”, ha detto Irene. Oggi ha undici figli, dirige Radio Maria in Messico ed evangelizza nel carcere femminile più pericoloso del paese.

    La storia di Bill Butler e sua moglie è quasi un miracolo: la sua barca a vela affondò in mezzo al Pacifico, e loro sopravvissero su un canotto di gomma accerchiati da squali, senza acqua né cibo. Bill non credeva in Dio, però, ha cominciato a pregare convinto dalla moglie. Miracolosamente con le sole mani riuscirono a prendere tanto pesce da sfamarsi per 66 giorni, prima di essere tratti in salvo. Altra storia è quella del francese Tim Guénard, abbandonato da sua madre a tre anni e massacrato di botte dal padre (54 ossa rotte). Vagabondo dai tredici anni e prostituito dai venti, il suo unico obiettivo nella vita era uccidere suo padre a pugni. L’amicizia con un sacerdote gli ha trasmesso la forza del perdono e oggi è apicoltore, ha quattro figli, una donna che adora.

    Enrique Cabrera era un marxista duro e un ateo furibondo, con avversione a tutto ciò che c’è di ecclesiale: “Se vedevo un prete per la strada, gli sputavo”, ha raccontato. Dopo aver incontrato il suo camerata Juan Carlos che leggeva un catechismo (“fu un duro colpo”), volle documentarsi anche lui. Oggi è un sacerdote. Il colombiano Juan Gonzalo Callejas, detto “Juango”, è anche lui un sacerdote. Anni fa però era un criminale, collega di narcotrafficanti e assassini, intenditore del sesso e di magia bianca, rossa e nera, adoratore del rock satanico e simpatizzante dello stesso Satana (“Satana è il mio padrone” affermava il gran poster che presidiava casa sua). Dopo essere scampato alla morte per due volte ed essere coinvolto in un grave incidente nel quale “vidi tutta la mia vita come in fotografia, tale come è agli occhi di Dio”, cominciò a pregare, tagliando nettamente col suo passato. Diversi anni dopo fu ordinato sacerdote.

    Il messaggio di Cotelo, facendo parlare i protagonisti convertiti e coloro che con loro dialogheranno nel film, è che chiunque può cambiare. Questi testimoni ci fanno scoprire un Dio vicino, Qualcuno che si può incontrare, all’improvviso. Paolo VI disse: “l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri”. Il regista ha scommesso su questa frase, per dimostrarci che quanto successo a loro può succedere a chiunque.



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    Heleneadmin
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    00 12/12/2011 23:54
    www.uccronline.it/2011/10/13/lo-scrittore-r-j-stove-racconta-la-conversione-cattolica-dopo-l...


    Lo scrittore ed editorialista australiano Robert James Stove ha recentemente reso pubblica la sua conversione al cattolicesimo avvenuta nel 2002. L’intellettuale è figlio del prominente ateo e filosofo della scienza David Stove, morto suicida nel 1994.

    Nello scritto RJ Stove racconta di aver ricevuto un’educazione tranquilla anche se completamente atea: «mio padre, filosofo e polemista politico, cadde durante i suoi anni universitari sotto l’incantesimo del guru dell’ateismo militante John Anderson». Cresciuto in questo ambiente, lo scrittore spiega: «il cattolicesimo per la mia famiglia aveva due caratteristiche negative: in primo luogo era ritenuto volgare, in secondo luogo, totalitario. Per quanto riguarda il primo aspetto: i cattolici che conoscevamo avevano generalmente cognomi irlandesi e solitamente votavano per il partito laburista australiano. Questo era il peggiore peccato agli occhi dei miei genitori. Per quanto riguarda il secondo aspetto: mi avevano indotto pesantemente nella convinzione che il cattolicesimo era il tradimento filosofico, il più letale nemico del libero pensiero. Una volta cresciuto ho ovviamente abbattuto questo spauracchio senza eccessive difficoltà, ma sarei bugiardo se minimizzassi l’impatto che ebbe su di me questa convinzione giovanile». Un ordine monastico femminile, le Suore di Maria di Schoenstatt, costruì tuttavia una casa religiosa accanto alla famiglie Stove: «mio papà, con notevoli rischi fisici per se stesso, ogni anno saliva sui pini per tagliare dei rami che donava al convento per usarli come alberi di Natale. L’opposizione teorica dei miei genitori verso il cattolicesimo venne sempre più modificata da considerazioni del tipo: “Oh, certo, quando diciamo che i cattolici sono nemici del libero pensiero, non intendiamo voi”». La gratuita bontà di queste religiose «ha modificato non solo i pregiudizi dei miei genitori, ma anche la mia. Tuttavia mio padre certamente, e mia madre, probabilmente, pensavano che la bontà delle suore non aveva nulla a che vedere con la loro fede. In qualche modo le monache erano buone, nonostante la loro fede».

    Ma a questa insolita amicizia lui ha reagito in modo più maturo: «Quando la possibilità di convertirmi al cattolicesimo divenne un pensiero reale, rimasi scoraggiato dall’immensità degli insegnamenti ricevuti. Trascorsi il tempo sull’Assunzione di Maria, la giustificazione per le opere così come la fede e altri concetti che tradizionalmente infastidiscono i non cattolici. Tuttavia debolmente e in maniera inadeguata, avevo imparato abbastanza la storia cattolica per capire che il cattolicesimo o era il più grande imbroglio della storia umana oppure era ciò che esso stesso diceva di essere. Per anni sono stato convinto che il cattolicesimo avrebbe avuto lo stesso impatto sulla mia mente di quello di un fiammifero acceso su una fabbrica di polvere da sparo. Se avessi saputo che era vero il contrario, non avrei mai esitato così a lungo. Conoscere genuini laici cattolici è stato per me un aprire gli occhi».

    Stove passa a raccontare della morte dei genitori: La madre, alcolista e fumatrice accanita, rimase vittima di un infarto. La sofferenza della moglie ha portato anche suo padre ad essere ricoverato in ospedale e in quel periodo, il prestigioso filosofo della scienza, ha rielaborato tutto il suo ateismo, «tutte le sue convinzioni, i suoi testi sacri, i suoi martiri, la sua chiesa militante, tutti i suoi macchinari intellettuali. Tutte queste cose, trasformate in polvere». Rifugiatosi nell’alcool, racconta il figlio, minacciava se stesso e gli altri e attaccava gli infermieri dell’ospedale per la loro scarsa conoscenza di Socrate e Cartesio. «E lo vidi piangere come un bambino. Di tanto in tanto si aggirava intorno al reparto in una disperazione confusa. L’ultima volta che l’ho visitato l’ho trovato, con mia grande sorpresa, immerso nella lettura di un piccolo brano della Bibbia». Uno psichiatra trovò il modo di lasciarlo uscire dall’ospedale: «entro 24 ore papà si era impiccato nel suo giardino». Era il giugno 1994.

    Da quel momento le grandi domande della vita avvolsero RJ Stove, dando «un colpo mortale a tutta la casa di carte che costituiva la mia atea visione personale. Questa è la storia dei prossimi otto anni, fino al mio battesimo dell’11 agosto 2002», scrive. In questo periodo «ho letto soprattutto riviste, così come testi di catechesi, a volte intere biografie di santi e di eroi cattolici. Anche se ho letto Chesterton, Belloc, Waugh, Christopher Dawson, Fulton Sheen, Frank J. Sheed e Arnold Lunn, il volume più importante per me (e ringrazio Dio per il sacerdote che, essendo stato informato della mia esistenza da alcuni miei amici, me l’ha portato), è stato “Chats with Converts” di Fr. M. Forrest». Parallelamente cominciava a muovere i primi passi nella scrittura e «quando ho studiato la battaglia di Lepanto e la storia dei martiri nell’era elisabettiana, non potevo più rimandare l’ingresso nella Chiesa cattolica. In onore del Papa che tanto aveva fatto per rendere possibile Lepanto, così come il suo omonimo del ventesimo secolo così vilmente calunniato come il “Papa di Hitler”, ho scelto Pio come nome di battesimo».

    Il racconto si sofferma su alcuni effetti collaterali della conversione, come l’abbandono del credo politico e la separazione dal think-tank politico in cui lavorava «che considerava il cattolicesimo solo con disgusto», la difficoltà nella preghiera e anche la commozione verso la musica liturgica della Chiesa cattolica. Torna a riflettere: «Gli anti-cattolici spesso accusano il cattolicesimo di limitare la vita intellettuale. Io non l’ho trovato così. E’ vero che la vita intellettuale cattolica non ha lo scopo di contribuire alla scrittura di romanzi pornografici o ideare una sceneggiatura per un video di Britney Spears, ma per la mia vita non riesco a vedere nessuna privazione». E ancora: «Non sarà sfuggito che il mio ingresso nella Chiesa cattolica è coinciso con l’emergere dell’attacco mediatico alla Chiesa per i “preti pedofili”. In primo luogo, non mi sono mai illuso supponendo che i sacerdoti fossero liberi dal peccato originale. In secondo luogo, sapevo che chi urlava più forte contro essi per essere pervertiti erano gli stessi individui che consideravano “ok” ogni perversione praticata dagli anti-cattolici».

    Stove chiude infine rivolgendo un pensiero ad ogni ateo ancora esitante sull’orlo della conversione: «Informatevi su ciò che i cattolici sostengono effettivamente, non basandosi su quello che i loro nemici giurati immaginano che i cattolici debbano sostenere. Quante deviazioni avrei potuto risparmiare a me stesso se qualcuno mi avesse scritto questo a me»
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