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Hollywood si scopre pedofila

Ultimo Aggiornamento: 26/02/2024 14:22
20/03/2020 00:52
 
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Massimo Giletti:«Virginia Roberts Giuffre racconta il suo calvario»

Era minorenne quando è scivolata nel girone infernale di Jeffrey Epstein e dei suoi potenti amici. E solo ora, a 37 anni, trova il coraggio di raccontare in pubblico la sua storia. Virginia Roberts Giuffre, testimone chiave del caso Epstein e grande accusatrice del Principe Andrea, per la prima volta in Italia, è ospite l’8 marzo a Non è l’Arena su La7, per un’intervista esclusiva a Massimo Giletti. “È un racconto vero, il suo, figlio di un vissuto tremendo, durissimo”, spiega il giornalista. “Il racconto di una donna ferita, prostrata. Ma, quando ho avuto il primo incontro con lei, ho visto affiorare anche un sorriso sulle labbra, che appartiene alla sua nuova vita. È infatti ormai felicemente sposata con Robert Giuffre, di origini italiane, è madre di tre figli e vive in Australia».
Come l’ha conosciuta? «Ho chiesto a una persona amica che vive in America di farmela trovare. Sono entrato in contatto con l’avvocato di Virginia, che ha voluto sapere chi fossi, cosa facessi, da cosa nasceva il mio interesse. Poi ha voluto vedere il mio programma, per capire se fosse serio, credibile: gli ho inviato video ed immagini delle puntate. Mi ha dato l’ok».

Virginia come è caduta nella trappola del miliardario americano, suicidatosi in carcere l’anno scorso?
«Era la tipica preda di un tipo del genere. Proveniva da una famiglia povera, a 7 anni viene abusata da un conoscente e a 12 anni già viveva ai margini, in una fragilità emotiva ed economica. Il predatore seriale Epstein era costantemente a caccia e, facendosi aiutare dalla sua amica dark lady Ghislaine Maxwell, tuttora in fuga e scomparsa, sceglieva le sue vittime. Faceva loro credere di farle studiare, di trovar loro un lavoro, di guadagnare molti soldi. I due si facevano chiamare papà e mamma».

In che modo fu ingaggiata?
«All’epoca era una quindicenne. Incontra la coppia diabolica nell’elegante resort Mar-a-Lago, in Florida, di proprietà di Donald Trump, dove faceva la massaggiatrice. Un posto bellissimo, dove sembrava tutto regolare, e Virginia sperava in una vita dignitosa. La Maxwell la contatta, la irretisce, le dice “conosciamo la tua storia, vogliamo darti una mano, ti faremo studiare per aspirare a un lavoro migliore...”. Virginia cade nella trappola: veniva stuprata anche 8-9 volte al giorno, perché Epstein era un malato di sesso e ognuna di loro non solo era costretta ad avere continui rapporti, ma doveva anche toccarlo nelle parti intime, stargli vicino in un’orgia perpetua».

Come si è liberata?
«Aveva circa 19 anni. Le offrono la possibilità di fare dei massaggi in Thailandia. Il predatore, sempre in cerca di nuove prede, le dà il permesso di andare con l’obbligo di reclutare altre ragazze e poi tornare. A quel punto, mi ha raccontato Virginia, è scattata la sua parte sana, si è risvegliata dall’incubo, ha capito che era l’unica occasione per scappare e non tornare più. Poi ha incontrato Robert».

Come descrive il suo rapporto con lui, dopo ciò che aveva subito dagli uomini?
«È stato l’unica persona con cui, dopo anni di chiusura e di silenzio, si è confessata. Si è fidata di Robert, del suo amore, e ha fatto saltare la catena: il marito è stato la sua ancora di salvataggio».

Perché denunciare dopo tanti anni e non subito?

«Virginia mi ha spiegato che ha deciso di denunciare dopo la nascita della sua ultima figlia: è stata una scossa emotiva che le ha dato la forza di uscire allo scoperto. È stata un’eruzione catartica».

Il #MeToo, in certi casi, può diventare un boomerang?

«Le generalizzazioni sono pericolose e rischiano di svuotare la protesta e svalutarne il contenuto, ma io penso che sia un movimento importante che ha contribuito a strappare un velo su questi drammi».

Emilia Costantini
07 marzo 2020
www.corriere.it/spettacoli/20_marzo_07/giletti-cosi-porto-tv-testimone-caso-epstein-ed38c834-608b-11ea-8d61-438e0a276fc4.shtml?refre...
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