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L’Unione Europea alle corde: Polonia ed Ungheria guidano la rivolta contro la Commissione Europea

Ultimo Aggiornamento: 09/10/2021 14:22
01/04/2017 16:02
 
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La Polonia si oppone ai ricatti di Bruxelles e per ritorsione ritira le sue truppe dall’Eurocorps

La Polonia, sempre più ostile nei confronti dell’UE, che l’aveva ammessa fra i nuovi membri aprendo le porte ad un’immissione forse prematura di Paesi ex comunisti, ha compiuto un duro gesto benché prevalentemente simbolico in chiave anti-Bruxelles. Non è nuovo il governo di Varsavia a gesti nettamente polemici nei confronti della Commissione Europea, e la sua posizione è simile a quella di altri Paesi dell’Est, ex comunisti dell’orbita sovietica, che adesso sono fonte di una serie di problemi tra gli ancora ventotto membri della UE.

Cosa c’è dietro lo scontro tra Polonia e UE
Varsavia ha ritirato il proprio contingente dalla forza multinazionale di difesa Eurocorps, che era nata a livello di “corpo d’armata di reazione rapida” nel 1992, che fa capo a Bruxelles, anche se agisce sotto comando NATO. Ne fanno parte truppe di Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Spagna e il comando è a Strasburgo. In Eurocorps sono presenti anche ufficiali di Grecia, Italia, Turchia e appunto Polonia. Si rompe quindi una intesa che voleva simboleggiare l’integrazione delle forze di difesa europea.

Migranti, i Paesi di Visegrad denunciano “il ricatto” dell’UE
Nello stesso tempo, come per rendere più aspro lo scontro tra Est e Ovest, i capi dei governi dei Paesi del gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia) hanno denunciato apertamente “il ricatto” e “il diktat” dell’Europa nei loro confronti in materia di politica migratoria comune. In un vertice tenutosi a Varsavia, i Premier dei quattro Paesi che rifiutano le cosiddette “quote” obbligatorie di ripartizione dei migranti che, come noto, approdano in Europa essenzialmente attraverso la porta d’ingresso dell’Italia e della Grecia, hanno fermamente respinto l’idea di condizionare la distribuzione dei fondi europei all’adesione alla politica migratoria comune ed alla ripartizione delle quote dei migranti. “L’idea di collegare alla politica migratoria i fondi che ci sono dovuti da parte dell’UE è una cattiva idea”, ha detto il Premier ungherese Viktor Orban durante una conferenza stampa con gli omologhi Bohuslav Sobotka per la Repubblica Ceca, Robert Fico per la Slovacchia e Beata Szydlo per la Polonia. “Il gruppo di Visegrad, Polonia compresa, non accetterà mai questo ricatto, né che gli vengano dettate condizioni”. Diciamo chiaramente che la politica migratoria seguita sino ad ora dall’UE non è stata all’altezza e bisogna trarne delle conseguenze”, ha sottolineato Szydlo. Orban ha vantato la politica restrittiva sull’immigraazione e le misure cautelative prese dal suo Paese per impedire gli ingressi dei migranti: le recinzioni costruite alla frontiera serbo-ungherese e la controversa legge, appena entrata in vigore, che prevede la sistematica detenzione dei profughi in arrivo. “Ormai l’Ungheria è in grado di dare risposte da sola, anche se l’accordo tra UE e Turchia non funziona.

Siamo capaci di fermare qualsiasi ondata migratoria alla frontiera serbo-ungherese”, ha precisato, sostenendo che è l’Ungheria quella che si è assunta il compito di proteggere altri Paesi europei. “Gli austriaci e i tedeschi possono ormai dormire sonni tranquilli”, ha concluso Orban. Le dichiarazioni di Orban non sono una sorpresa ma sono del tutto coerenti con la politica seguita fino ad oggi dall’Ungheria, che ha rivendicato di voler mantenere e difendere la propria identità nazionale e le proprie caratteristiche di Paese cristiano, rifiutando un processo di islamizzazione e di multiculturalismo imposto dalle centrali di Bruxelles. Alla posizione di Orban si è aggiunta la Polonia, che ha delle rivendicazioni del tutto simili a quelle di Budapest e che, con i suoi 38 milioni di abitanti, rappresenta un peso consistente all’interno dell’Unione. Di recente anche il Presidente della Repubblica Ceca, Milos Zeman, aveva dichiarato che la responsabilità per l’ondata migratoria che affligge l’Europa deve ricercarsi nella politica di destabilizzazione e di caos perseguita dall’Amministrazione USA in Medio Oriente, che il suo Paese non poteva considerarsi responsabile e che non riteneva di accettare il principio dell’accoglienza a tutti i costi. In particolare, Milos Zeman aveva fatto notare che la maggioranza dei migranti in arrivo attraverso la rottta Grecia-Balcani era costituita da giovani maschi, dai 17 ai 35 anni, single ed apparentemente in buona salute: di conseguenza questi devono essere considerati i “disertori” delle guerre in corso in Siria e negli altri Paesi, e il suo Paese non è moralmente obbligato ad accogliere i disertori. “Che questi tornassero a difendere i loro Paesi dalle aggressioni dei terroristi”. Una posizione molto diversa da quella mantenuta dagli altri Premier europei come la Merkel, Hollande, Gentiloni.

Fonti
Affari Italiani
Aska News

31 marzo 2017
www.controinformazione.info/la-polonia-si-oppone-ai-ricatti-di-bruxelles-e-ritira-le-sue-truppe-per-ritorsione-dalleu...
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