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Martini ha il sostegno della massoneria britannica.

Ultimo Aggiornamento: 21/05/2006 15:18
21/05/2006 14:46
 
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«Il cardinal Carlo Maria Martini è il Papa che non c'è stato»: così sospira nostalgico sir William Rees-Mogg, commentando sul Times l'intervista che l'ex arcivescovo di Milano ha lasciato all'Espresso (1).
E' un commento che vale la pena di vedere da vicino, anche come risposta a qualche lettore che ha trovato troppo duro il mio articolo sulle esternazioni di Martini («Un antipapa per la sinistra»).
Nell'articolo accennavo al fatto che Martini ha il sostegno della massoneria britannica.
La conferma arriva più presto del previsto, con questo sospiro del barone Rees-Mogg.
Poiché non risulta che il barone abbia una conoscenza diretta della nostra lingua, vuol dire che qualcuno si è premurato di tradurre il pezzo dell'Espresso e di farglielo avere, perché potesse adeguatamente applaudire al ritorno di Martini sulla scena clericale.
«Per almeno l'ultimo decennio del regno di Giovanni Paolo II», sospira Rees Mogg, il cardinal Martini «era guardato come il candidato liberale al pontificato».
Purtroppo, il conclave ha scelto Benedetto XVI.
Che comunque «non è un reazionario» e soprattutto, per fortuna, «è stato eletto vecchio», sicchè la scelta del suo successore può essere lontana al massimo «un decennio o giù di lì».



E allora, «le risposte di Martini dànno un'idea dei cambiamenti che avrebbe portato se fosse stato eletto Papa», spiega il barone.
Per esempio, sul preservativo.
La Chiesa continua a insistere che l'uso del condom è «moralmente inammissibile».
Invece, «il cardinal Martini ha la posizione opposta. Egli dice che l'uso del condom va considerato un 'male minore', e afferma esplicitamente: 'un coniuge affetto da AIDS è obbligato a proteggere il proprio partner'. In tali circostanze, [Martini] considera i condom non solo moralmente ammissibili, ma anzi un dovere morale».
Il Rito Scozzese Antico e Accettato plaude a questa nuova teologia.
La quale, effettivamente, è assai più caritatevole dell'arcigno divieto della Chiesa: com'è noto, la sola cosa di cui hanno veramente bisogno i malati di AIDS è di continuare a fornicare.
Senza contare le aperture insperate che la nuova dottrina martiniana del «male minore» apre ai giovani adolescenti: visto il pericolo dell'AIDS ormai onnipresente, perché non suggerire la masturbazione?
E' il male minore.
Ma continuiamo.



L'enciclica «Humanae Vitae», ci assicura Rees-Mogg, «non è un documento infallibile».
La Chiesa si attiene ad essa per quanto riguarda la contraccezione e l'aborto.
Invece «il cardinal Martini ha detto che la legalizzazione dell'aborto, che è ormai in vigore in tutta Europa, è stata 'uno sviluppo positivo' perché ha diminuito gli aborti illegali. Egli sostiene anche che, in casi estremi, [la decisione di ricorrere all'aborto] è da lasciare alla coscienza individuale».
Per tutto questo, purtroppo, bisognerà aspettare dieci anni o giù di lì, a meno che Benedetto XVI non tolga il disturbo prima.
Non sarà dunque il caro e amico cardinal Martini a compiere le auspicate riforme.
«Ma io mi chiedo», conclude Rees Mogg, «se la Chiesa debba aspettare altri nove anni per indire il terzo Concilio Vaticano», che Martini avrebbe sicuramente fatto se fosse stato eletto Papa.
A questo punto, cerchiamo di fare un breve ritratto di William Rees-Mogg, un vero insider dei poteri forti finanziari e regali.
Nato borghese, giornalista del Financial Times e poi a lungo direttore di Times, ultraconservatore, è stato nobilitato dalla regina per le sue prominenti idee: che sono, non stupirà apprenderlo, insieme super-liberiste e super-elitiste.



Fa parte dell'European Reform Forum, un circolo selezionato di nobili britannici, europeisti a modo loro.
Come non bastasse, sir William si picca di filosofare.
E in veste di pensatore, il barone ha scritto (insieme a James Dale Davidson) un saggio dal titolo significativo, «The Sovereign individual» (l'individuo sovrano), che è considerato il testo fondamentale della «filosofia» chiamata «Self-ownership».
«Self-ownership» significa alla lettera «proprietà di se stesso».
Viene definita così, leggiamo in qualche enciclopedia, l'idea che «un individuo ha in esclusiva il diritto e il controllo legale o morale sopra il suo corpo e la sua vita».
In altre parole, «l'individuo ha l'autorità suprema (sovranità) sulle proprie scelte, senza l'interferenza dello Stato o del governo».
I filosofi della «self-ownership», coerentemente, sostengono che lo Stato non ha il diritto di imporre tasse ai cittadini, nè di vietare l'uso di droghe e stupefacenti.
Rees-Mogg si è tanto battuto per la legalizzazione della marijuana che qualche suo pari (del Regno) lo ha etichettato scherzosamente come «sir Mogadon».
Ancor più ovviamente, Rees-Mogg e i suoi allievi di «self-ownership» proclamano il diritto all'eutanasia e al suicidio, come affermazione suprema della proprietà privata del proprio corpo.



Nella conventicola, che non dev'essere vastissima, risulta che vi siano infiammati dibattiti teorici sull'aborto.
Qualche self-owner, dottrinalmente più timido, sosteneva che il diritto di una donna di disporre del proprio corpo contrasta con il diritto del feto a vivere.
Il feto è parte dell'«io sovrano» della madre, oppure è un «io sovrano» per conto proprio?
La questione è stata felicemente risolta da un pensatore di nome Andy Clark che, nel suo saggio «Natural Born Cyborgs», ha dimostrato che «l'io può includere oggetti che sono esterni al proprio corpo»: per esempio il conto in banca che possiedo fa parte integrante del mio io, come la mia Rolls-Royce, il mio castello, i miei cavalli.
A maggior ragione, il feto, che non è nemmeno esterno.
Dunque l'aborto è approvato.
Fino a questo punto, le idee di Rees-Mogg sembrano una copiatura frettolosa di quelle di Max Stirner, autore de «L'Unico e la sua proprietà» (1844), il testo fondamentale dell'anarchia libertaria e delle correnti successive, variamente denominate «egoismo etico», «edonismo libertario» (o libertino), «abolizionismo» (di tutte le leggi e di tutte le tasse).



Ma a questo impulso stirneriano, Rees-Mogg aggiunge forti dosi di liberismo economico secondo il verbo di Adam Smith.
Anzi, più precisamente, fa discendere da Adam Smith - il teorico della «spontaneità» dell'ordine creato dal «mercato» senza limiti - ogni permissivismo ed edonismo.
E' l'ideologia cui aderiscono alla perfezione i radicali italiani, Pannella in testa: il che ci dice chi li ispira.
Ma non si farebbe giustizia al barone se lo si incasellasse nella lista degli anarchici, trascurando invece il suo istinto altamente aristrocratico.
Egli infatti si è nobilmente battuto per uno scopo altissimo: l'abolizione dell'istruzione obbligatoria di massa.
«E' l'elite che conta», ha scritto, «sicchè nella futura Gran Bretagna bisogna concentrare le risorse nell'istruzione del 5 % superiore [della popolazione], da cui dipenderemo tutti».
«Il prossimo secolo», continuava, «sarà l'età delle professioni, dove saranno cruciali le competenze rare. E l'Inghilterra è ancora un Paese di professionisti e relativamente elitista. Questa, che consideravamo la nostra arretratezza culturale, si dimostrerà un vantaggio».



«Il prossimo secolo sarà l'età dei paradisi fiscali», proseguiva estasiato, dove le «competenze rare» finanziarie potranno essere usate al meglio.
«Nel ventesimo secolo ha dominato l'idea che la produzione economica di massa esigeva un'educazione di massa, concepita come la dispensazione universale di un'istruzione modesta, adatta a svolgere lavori ripetitivi. Il secolo ventunesimo richiederà altissima preparazione per lavori non-ripetitivi. Nella competizione internazionale, il 5 % della popolazione produrrà l'80 % del reddito nazionale, e il lavoro del 95% dipenderà dal successo dei pochi» e migliori.
Questo atteggiamento non è nuovo nell'aristocrazia britannica.
Nel 1888 George Moore, dell'università di Cambridge, si scagliava contro la novità sovversiva dell'istruzione obbligatoria con queste parole: «lo spettro della fame, della peste e della guerra sono cose benigne a confronto con lo spettro che ci minaccia, l'istruzione universale».
«La gran massa dell'umanità non deve imparare a scrivere e a leggere», sanciva lo scrittore D.H. Lawrence.
Ancora nel 1934, Aldous Huxley diceva: «l'istruzione obbligatoria ha creato una classe immensa che possiamo chiamare il 'Nuovo Cretino'» (non del tutto a torto, ahimé).
La società elitaria del 5% prevista da Rees-Mogg non è del resto molto lontana dall'ordine economico creato in Gran Bretagna, dove i finanzieri di Londra «producono» da soli il 25% del prodotto lordo nazionale, e il resto sono povertà e brughiere incolte, ottime per le cavalcate di lorsignori.



Resta un mistero del perché Sir William Rees-Mogg si sia preso l'incombenza di suggerire questo tipo di idee alla Chiesa cattolica; forse ne è stato incaricato dalla Loggia madre, la celebre «Quatuor Coronati» di Londra.
Fatto sta che ci prova.
Ha coltivato ottimi rapporti con figure «liberali» come il cardinal Martini.
E nell'aprile 2005 suggeriva quanto segue, dalle pagine del Times, al Papa appena eletto: «prima di prendere il posto, Santità, legga un po' di Adam Smith» (2).
Ecco il filo del suo ragionamento: «il nuovo Papa sarà socialista, senza dubbio un socialista democratico, ma in ogni caso un socialista. Quasi ogni cardinale e vescovo della Chiesa cattolica romana, e probabilmente ogni vescovo della Chiesa anglicana, è un socialista. Essi sono socialisti nello stesso senso in cui lo sono Tony Blair, Gerhard Schroeder, Jacques Chirac, Bill Clinton. Sono socialisti perchè non hanno mai studiato la dottrina liberista. Il che è un peccato».
E continuava, rivolto a sua Santità: «la libera concorrenza crea una quantità di vicendevoli e complessi benefici, che Adam Smith chiamò 'la mano invisibile'. Il liberismo ha cambiato il mondo e il socialismo no, perché l'uno funziona e l'altro no».



E' chiaro qual è il Papa ideale per Rees-Mogg: quello che proclamasse il liberismo dogma di fede, e ne traesse tutte le conseguenze morali, nel senso dell'edonismo libertario.
Purtroppo, conclude il lord, il cardinal Martini non è diventato Papa.
Sicchè la chiesa di Adam Smith dovrà attendere ancora «un decennio o giù di lì».

Maurizio Blondet



21/05/2006 15:18
 
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E' semplicemente vergognoso, non voglio fare commenti, si commenta già da se!!!
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