[BLOG DI BEPPE GRILLO] approposito del presunto aumento dell'occupazione.

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GMU
00mercoledì 22 marzo 2006 21:45
http://www.beppegrillo.it/2006/03/gli_schiavi_mod_2.html#comments

21 Marzo 2006

Gli schiavi moderni/3

senza futuro3.jpg

L’iniziativa “Gli schiavi moderni” continua con questa lettera di Mauro Gallegati dellaFacolta' di Economia Giorgio Fua' dell’Universita' Politecnica delleMarche, che si è preso la briga di dimostrare con numeri e tabellequello che è sotto gli occhi di tutti: che i posti di lavoro diminuiscono e che il precariato aumenta insieme ai nuovi poveri, quelli che in Francia sono stati chiamati “generazione low cost”.
Scrivete le vostre storie, le più interessanti saranno raccolte in un libro on line scaricabile gratis da questo blog.

Caro Grillo,
aiutami. Passo il giorno a spulciare e produrre statistichesull’economia, e sotto campagna elettorale non so se spararmi a unpiede o chiedere a lui di sparare a me. So che non è facile fidarsi diuno che per mestiere dà i numeri, ma vorrei solo dare due chiarimenti su cosa è successo a lavoratori e disoccupati negli ultimi 10 anni, da quando è andato al governo Prodi, a quando ci è andato Berlusconi, a oggi.

Se su deficit e debito pubblico, Pil, competitività internazionale eindebitamento delle famiglie siamo tutti unanimi nel dire che ledinamiche sono state tra il bruttino e il disastroso, quelle sull’occupazione sono statistiche che il centro destra porta con sicurezza a vanto del proprio operato. Almeno sinora. Poi qualche giorno fa l’Istat hadetto che l’anno scorso l’occupazione è calata – e Tremonti haribattuto che non è vero, e che per lui “conta solo l’Eurostat”(dimenticandosi che all’Eurostat i dati li dà l’Istat). Bankitaliaha detto che il problema è che i posti di lavoro durano poco, e ungiovane su quattro è precario – e Maroni ha ribattuto che i posti atermine “sono astrazioni statistiche”. Mi prude, ti dicevo, qualche numero di chiarimento.

L’occupazione si misura in due modi: contando quante sono le persone che stanno lavorando, e quante sono le “unità di lavoro equivalenti”,che tengono conto di quante ore lavora ognuno. Se ci sono due idrauliciche lavorano 60 ore alla settimana, gli occupati sono due, ma visto cheentrambi fan l’equivalente di un tempo pieno e mezzo le unità di lavorosono tre. Se poi il lavoro va male, ed entrambi lavorano solo 20 ore, ilavoratori sono sempre due, ma le unità di lavoro sono solo più una. Inpratica, in un caso si contano “le teste”, nel secondo quanto lavoroc’è.
Nel grafico allegatosi vede cosa è successo a lavoro e lavoratori nel decennio che si aprecon Prodi e si chiude con Berlusconi. La prima cosa da dire è chel’occupazione è cresciuta durante il centro destra. Ma la crescita eragià in atto con il centro sinistra. La “piccola” differenza, è chedurante il centro sinistra l’occupazione parte fiacca e poi cresce, durante il centro destra parte crescendo, e rallenta bruscamente negli ultimi due anni. Guardando alle unità di lavoro poi il rallentamento è ancora più drastico, e diventa un calo nell’ultimo anno (quelloche sottolineano sia Istat che Bankitalia). Da notare che per la primavolta nella storia repubblicana sono più i lavoratori che le unità dilavoro: c’è più gente che lavora, sì, ma di lavoro ce n’è poco.
occupati_ula.gif

Nel secondo grafico che allego si vede che anche la disoccupazione è calata negli ultimi cinque anni.Di nuovo, non è un dono del centro destra, il calo è in corso(fortunatamente) da circa un decennio. Il numero dei disoccupati non èuna statistica da guardare da sola. Ci sono casi in cui le cose vannobene, ma la disoccupazione aumenta: quel che capita è che molti sonopresi da un turbine di ottimismo e si mettono a cercar lavoro, e finchénon lo trovano il numero di disoccupati aumenta. E ci sono casi in cuiil mercato è talmente depresso che molti alzano bandiera bianca,smettono di cercar lavoro, e il numero di disoccupati diminuisce. Nelgrafico ho riportato il numero dei cosiddetti “scoraggiati”, cioè persone senza lavoro che a domanda dell’Istat “Perché non sta cercando lavoro?” barrano la X su “Ritiene di non riuscire a trovarlo”. Il numero di scoraggiati – 600 mila fin verso il 2003 – nel 2004 ha una prima impennata che li porta al milione, per poi salire ancora a circa 1.250.000.Basta convincere un altro mezzo milione di persone che è inutile starea cercarsi un lavoro e porteremo la disoccupazione ad un confortante5.5%.
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Infine, i precari. Dai dati Eurostat, risulta che Berlusconi prende il testimone del precariato, nel secondo trimestre del 2001, a circa il 9.5%: questa era la percentuale dei lavoratori con contratto temporaneo sul totale dei dipendenti. Nel secondo trimestre del 2005 eravamo già al 12.5% (e non stiamo contando i co.co.co.). Un Maroni potrebbesostenere però che il fatto che un contratto a termine non cambia ungranchè, che sapere che il tuo posto di lavoro è solido salvocontrordine, o che è a termine salvo contrordine, non cambia nulla.Questa è una tale eresia che ho sacrificato il sabato sera, ed ho calcolato da dati di fonte Inps una semplice statistica: lacorrelazione che si osserva tra il tipo di contratto che ha unalavoratrice, e il fatto che questa decida o meno di fare un figlio. Bene, avere un lavoro precario riduce di dieci volte la probabilità che una lavoratrice faccia un figlio.
Grazie per l’ospitalità”.

Mauro Gallegati

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