DAL CODICE DA VINCI AL CODICE GIORGIONE

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LiviaGloria
00sabato 17 marzo 2007 11:33


DAL CODICE DA VINCI AL CODICE GIORGIONE
di Marcuzio Isauro (Seconda Parte)
vedi: Prima Parte
per Edicolaweb





Perché il diavolo Asmodeo della chiesa di Rennes-le-Château indica il suo ginocchio destro?

Da quando la mia curiosità è stata attirata dalla strana posizione assunta dal demone Asmodeo, posto all'ingresso della misteriosa chiesa di Rennes-le-Château, lunga ma proficua è stata la ricerca sul significato simbolico del ginocchio destro e della sua esibizione.
Sbalorditivo è stato il constatare che la donna nuda del quadro "La Tempesta" eseguito dal Giorgione assuma la medesima postura del diavolo fatto costruire da Béranger Saunière. Di tutto questo ho parlato nel mio primo intervento, unitamente al fatto che l'autoritratto del Giorgione compaia come cammeo nella scena ambientata nella cripta della chiesa scozzese di Rosslyn, nel fortunato film "Il Codice da Vinci".
Con l'uscita dell'opera in DVD con il cofanetto dei contributi, ho potuto rilevare come il regista abbia volutamente inserito nel film dei messaggi criptati da porre all'attenzione degli spettatori più curiosi, con il beneplacito dello stesso Dan Brown. In questo specifico caso viene messa in bocca al protagonista del film l'affermazione che alcune copie di opere di Leonardo siano celate nella suddetta cripta, fra queste viene inquadrato un presunto ritratto della testa di Giorgione con un albero accanto, che altro non è che il famoso autoritratto del pittore trevigiano, conservato a Braunschweig.
Quale strana licenza artistica si sono assunti gli autori del film?
Possono forse aver letto le mie ipotesi già divulgate da almeno tre anni?

Ma chi fu mai Giorgione e perché è collegabile all'intrigo di Rennes-le-Château e alle vicende che hanno generato i mitologemi de Il Codice da Vinci?
Giorgione nacque nel 1477, presumibilmente figlio illegittimo di nobile stirpe, secondo alcuni autori riconosciuta nel casato Costanzo, collegabile con la ancora più nota famiglia dei Lusignano che diede persino dei re a Gerusalemme e a Cipro.
Il noto pittore fu al servizio della regina Caterina Cornaro, vedova di Giacomo II di Lusignano, poi riparata ad Asolo sotto l'ala protettrice di Venezia.
I Lusignano in origine provenivano dalla Francia e avevano avuto degli incroci dinastici con la enigmatica famiglia Hautpoul di Rennes-le-Château (ecco una prima associazione del Giorgione con il famoso mistero).
Non è da dimenticare che il personaggio più emblematico per i Lusignano era rappresentato dalla fata Melusina (Mere Lusigne), metà donna e metà serpente, mito adottato anche dagli Hautpoul che la identificavano pure con il nome di Maria Maddalena: Otto Rahn racconta come fosse tradizione vedere questo misterioso essere, non molto dissimile dal progenitore dei Merovingi, prendere il bagno nelle sacre fonti del Razes.
Sarà una coincidenza ma nel quadro di "La Tempesta" sotto il personaggio maschile compare, visibile unicamente ai raggi X, una donna seminuda che prende il bagno facendo il paio all'altra donna della tela: la presunta Maddalena con bambino. Secondo molti critici d'arte tutto ciò è stato unicamente un "pentimento" del pittore, ma a mio modesto avviso la sua presenza può costituire un vero e proprio messaggio nascosto. La donna che poi indica con la mano sinistra il ginocchio destro non fa altro che ribadire il messaggio cifrato: "dextrum genus" (giusta nobile stirpe) evidente in numerose altre opere di artisti iniziati. Primo fra tutti il Poussin, autore delle due tele sui Pastori d'Arcadia e recanti l'ermetico motto "Et in Arcadia Ego", tanto caro alla accolita segreta Le Brouillard (La Nebbia). Infatti nella prima versione de "L'Arcadia" si può osservare come la pastorella, con il seno destro scoperto, alzi la tunica vistosamente per mostrare il proprio ginocchio destro; similmente si comporta il San Rocco che mostra la ferita nella chiesa di Rennes-le-Château (altra statua commissionata da Béranger Saunière). Lo stesso gesto viene eseguito, nel "Trionfo di Flora" del Poussin, dalla donna posta in primo piano che si appoggia voluttuosamente sul ginocchio destro del proprio compagno.
La posizione dei due personaggi potrebbe ricordare l'atteggiamento di uno Hieros Gamos ribadito ulteriormente dalla presenza nel grembo della donna di un calice, anzi dell'unico calice dell'intera scena. Come non pensare che questo oggetto poteva ben rappresentare per il Poussin il San Graal o meglio il Sang Real!
Una così velata ma nel contempo esplicita allusione, mi ha condotto a un'analisi più attenta dei motivi che indussero l'artista a dipingere questa tela.
Perché la divinità Flora e i suoi Floralia?
Molto probabilmente il Poussin era a conoscenza dell'importanza di Flora nell'ambito delle tradizioni dei Giochi Floreali che si tenevano in Maggio nelle zone d'influenza Catara del Tolosano, non troppo distanti da Rennes-le-Château. Come afferma Mariano Bizzarri, Flora - altrimenti nota come Clemenzia Isaura - costituiva la sopravvivenza del ricordo ancestrale della Grande Madre ma rappresentava anche la istitutrice della "Gaia Scienza", tanto cara ai trovatori che hanno imbevuto di miti le terre del Razes, dando origine a Le Brouillard. Di questa società segreta (poi nota come Angelique) sembra facessero parte numerosi pittori quali Poussin, Delacroix o scrittori quali Rabelais, Novalis, France, Barres, Nerval, la Sand ma anche Goethe. Anzi quest'ultimo, quasi a suggellarne la propria appartenenza, pose il motto "Auch ich in Arkadien" sul frontespizio del suo famoso saggio Viaggio in Italia. Lo scrittore tedesco ha poi dedicato un intero paragrafo del libro, alla propria investitura romana, presso l'Accademia d'Arcadia (probabile emanazione de Le Brouillard) sotto il pomposo soprannome di "Megalio Melpomenio", a coronamento dell'altro "nomen mysticum" (Abaris) quale Illuminato di Baviera.
Ma il motivo iconografico che mi ha ancor più stupito, è rappresentato dal famoso ritratto di Goethe nella campagna romana eseguito nel 1787 da Johann Tischbein.
Egli appare stranamente disteso su delle rovine, toccandosi il ginocchio destro con la mano sinistra, in una posizione assai simile a quella della donna con il calice del Trionfo di Flora. Ancora il ginocchio destro!
Anche l'austero Mosè di Michelangelo ostenta il proprio ginocchio destro scoprendolo dal suo pesante paludamento.
Interessante è osservare come tutti i personaggi che eseguono questo ermetico gesto, già noto ai Pitagorici quale segno di riunione, abbiano la testa invariabilmente ruotata verso il lato sinistro.
Giorgione e il Veneto si inseriscono in queste singolari vicende per il fatto che a Venezia, nel 1499, fu dato alle stampe l'esoterico testo "Hypnerotomachia Pholiphili" che ha rappresentato per secoli la bibbia della società segreta Le Brouillard. Anzi il pittore fu forse parte del tessuto sapienzale veneziano che aveva partorito tale libro con tutte le sue numerose implicazioni.
Vorrei ora concludere con questa curiosità: Poussin sembra essersi ispirato all'autoritratto di Giorgione per eseguire i propri autoritratti, assumendone lo stesso atteggiamento ieratico; osservandoli bene si potrebbe dire che i due quasi si assomiglino!

fine Seconda Parte

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