Il fuoco segreto. La ricerca spirituale di J.R.R. Tolkien

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GMU
00lunedì 5 ottobre 2009 22:32
fonte: www.totustuus.net/

Si dice che, dopo la Bibbia, l’opera la saga del Signore degli Anelli sia il libro più letto del XX secolo, un’opera che ha attratto persone di tutte le età e di tutte le fedi, in un ampio spettro che va dagli hippies ai tradizionalisti, dai cristiani ai neopagani… Eppure, anche se ancora molti dei lettori non è consapevole di questo aspetto, il suo autore, J.R.R. Tolkien, era un devoto cattolico romano.

Nato nel 1892 in Sud Africa, dove visse fino all’età di tre anni; quindi la madre Mabel portò lui e il fratello nella campagna inglese per motivi di salute. Il padre morì prima della riunione familiare e la madre si convertì al cattolicesimo nel 1900, venendo isolata dal resto della famiglia, costituita da anglicani, battisti e unitariani, e ridotta in povertà. Fu costretta a trasferirsi dalla campagna alla città, dove fu accolta sotto l’ala protettrice di padre Francis Morgan, della Confederazione dell’Oratorio di san Filippo Neri a Birmingham (una comunità religiosa il cui ramo inglese era stato fondato da John Henry Newman cinquant’anni prima). Fu padre Morgan che l’aiutò a prendersi cura della famiglia e le fece da guida spirituale, divenendo tutore del ragazzo alla morte di Mabel per diabete, consumata dalla povertà in cui la famiglia l’aveva lasciata dopo la sua conversione al cattolicesimo


Fu dunque così che Tolkien crebbe sotto la protezione e la guida di un sacerdote cattolico esemplare. Per tutta la vita cercò di frequentare quotidianamente la messa, trovandola una fonte costante di forza e grazia. A 21 anni sposò Edith Bratt non prima che avesse acconsentito a entrare nella Chiesa Cattolica e quindi partì per la Prima Guerra Mondiale. Sopravvisse grazie alla “fortuna” di essere rimpatriato a causa della febbre di trincea. Laureatosi ad Oxford, dove nel 1925 divenne professore di filologia anglosassone e formò il gruppo di lettura dei Kolbitár (Coalbiter, «Mangiacarbone») che si dedicava alle saghe islandesi e che negli anni ‘30 si fuse con gli Inklings (particolarmente importante fu l’amicizia con C.S. Lewis, che si convertì al cristianesimo proprio grazie a Tolkien).

Nel suo approfondito studio, Stratford Caldecott da un lato ripercorre le vicende umane di Tolkien, dall’altro analizza i suoi scritti (privati e pubblici, lettere, saggi e romanzi) dimostrando come la fede fosse fondamentale tanto per la vita quotidiana dello scrittore sudafricano quanto per la comprensione del suo capolavoro letterario: la sua non era una spiritualità pretenziosa, ma piuttosto “quotidiana”, come la spiritualità che troviamo in molti degli autori cattolici più popolari, come Jean-Pierre de Caussade. Gli Hobbit esemplificano questa umiltà e quotidianità che sta al cuore dei suoi scritti.
GMU
00lunedì 5 ottobre 2009 22:33
primo capitolo del libro liberamente distribuito
L’albero delle storie

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