ARCANI ENIGMI...

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LiviaGloria
00venerdì 5 gennaio 2007 22:22
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ARCANI ENIGMI...



IL DIAVOLO MALE ASSOLUTO
di Stelio Calabresi
per Edicolaweb


Nell'Apocalisse dell'Apostolo Giovanni, al capitolo 7, versetto 4, sta scritto "...chi ha intelligenza calcoli il nome della bestia; perché è un numero d'uomo. E il suo numero è 666".
Sta pure scritto "...e sentii il numero dei segnati: 144.000 i segnati di tutte le tribù dei figli di Israele" (13,18); è scritto infine "chi ha orecchi intenda" (13,9).
La chiave di lettura della simbologia di cui mi occupo nel presente lavoro risiede tutto in queste tre locuzioni, per quanto brevissime.
Per chi ha dimestichezza con la numerologia è facile arguire che, in ciascuno dei casi sopra richiamati Giovanni allude all'umanità: al tempo stesso bestia, salvata e strumento della propria salvezza.
Sicché l'uomo, figlio della terra, bestia dell'animalità, può divenire uno della moltitudine dei 144.000 dei salvati e strumento della propria salvezza.
I simboli numerici (666 e 144.000 nella riduzione teosofica corrispondono sempre a "9" l’umanità in senso cabalistico (1) e sono "segni" esterni di una attività, tutta spirituale, espressione di un linguaggio che S. Agostino definì "carnale", adatto a chi ha i denti per masticare (1a Lettera di Paolo apostolo ai Corinzi) e mettere il nostro piccolo "io" in comunicazione con il tutto, il nostro microcosmo in sintonia col grande Macrocosmo.
Non è certo a caso che tutta l’umanità discenda da Adamo perché Adamo è Adm cioè vita (Genesi, 5,1-3), Ankh. Per questo l’uomo è al tempo stesso, vita e simbolo di quell'anima eterea che gli consente di avere occhi e orecchi per intendere.
È ovvio che, in questa sua ipostasi Adm assuma la sembianza del cerchio per identificarsi, come immagine speculare, con la divinità (Râ), essenza del macrocosmo ma anche con i suo contrario (il male assoluto, il 666 dell'Apocalisse). In sostanza nell’Adamo ancestrale ritroviamo sia Caino che Abele, sia la colpa di origine che la redenzione.
Caino infatti non viene, per il suo delitto, distrutto dall'ira divina, bensì marchiato, reso riconoscibile, perché il male non resti avvolto nell'oscurità del mistero.
Sarà lo stesso uomo a seppellirlo dopo averlo fatto venire alla luce come la Bestia Apocalittica che emerge dal mare e dalla terra. È solo così che anche Caino potrà, in qualunque momento, attingere alla fonte della "vita" e riemergere, nella palingenesi, tra i 144.000: i "salvati".

ASPETTI ETIMOLOGICI
Si sostiene che tra le probabili origini e derivati del termine "diavolo" si debba annoverare, tra gli altri, il sanscrito "Dêva", lo zingano "Devel" (Dio) o lo zingano "Devle" (santo). Allo stesso modo vi si annovera lo zendo "Daêva" ed il siriano "daivo" (diavolo).
Per quanto possa apparire strano - soprattutto in un’area di pensiero religioso che vede il diavolo seduto ad un posto decisamente d’onore - egli non appartiene a questo mondo. Il diavolo è un "ingannatore" di professione perfino nel nome ci racconta cose non vere.
Difatti il suo nome denuncia una etimologia greca (nel greco classico diabolos significa calunniatore, colui che inganna parlando).
Eppure non è così. Sebbene per molti aspetti legato alla grecità (la sua immagine tradizionale è quella del dio Pan) le sue origini risiedono altrove: egli proviene dalla Persia classica di Ciro il grande, Dario e Serse (2).
Così come si è configurato nel corso degli ultimi tre millenni, anche indipendentemente dalle connotazioni proprie di una specifica religione, è fuori discussione che il diavolo, il demonio, Satana o qualunque nome gli attribuiamo, riveste innanzitutto un significato simbolico. Egli è l’essenza del "male", il male assoluto.
Forse non rappresenta il male individuale quanto il male sociale, il male collettivo. In una parola il male cosmico.
E non è un caso che, a partire dalla religione giudaica, nel diavolo si vada a cercare l’angelo caduto di cui parlano le leggende bibliche come, tra l’altro, ci spiega John Milton nel suo "Paradise Lost" (Paradiso Perduto).
Ma, se consideriamo il diavolo sotto un aspetto maggiormente "laico" (ci si perdoni il bisticcio) possiamo vedere in lui il simbolo del libero arbitrio ed egli impersona l'uomo libero non ancorato ad alcun credo religioso.
Forse proprio questo aspetto Gesù e il diavolo che consentì ai giudei (come ci ricorda Eliphas Levi) di qualificare lo stesso Gesù come "diabolos".
Tuttavia le sue vere origini restano misteriose perché nell’antichità furono molteplici i culti esoterici che si basavano su uno stretto rapporto tra la natura esteriore (intesa come flora e fauna) e quella interiore (intesa come istinti e pulsioni).
È noto che la caratteristica di questi culti era quella di manifestarsi come riti orgiastico-sessuali (si pensi ai culti incentrati su Priapo ed ai culti fallici).
Questi riti esoterici erano invero nati in Arcadia per trasferirsi poi nel Peloponneso dove, intorno alla palude di Lerna, primeggiava la tipica la divinità pastorale di Pan.
Pan, ma non solo Pan, regnava su un culto dove era sovrano un sistematico stato di ebbrezza indotta sia da bevande alcoliche che dall'uso di droghe.
Inutile dire che ben presto quei culti si diffusero ella cultura latina anche a Roma come è testimoniato dalla "Casa dei Misteri" di Pompei e dall’Asino d’Oro di Apuleio. Essi non ebbero qui vita tranquilla: i culti Bacchici furono avversati per motivi politici dal senato Romano (3) e per motivi religiosi dal Cristianesimo.
Né gli uni né gli altri riuscirono ad ostacolarne la diffusione; gli uni e gli altri finirono con l’accentuarne il carattere misterico.

DIAVOLO E MITOLOGIA
Cerchiamo ora di approfondire il discorso sulle origini del diavolo dei Cristiani.
Abbiamo visto che sotto il profilo iconografico il diavolo con le corna e le zampe di caprone denuncia una chiara derivazione dal dio Pan.
Tuttavia il discorso circa l’aspetto ideologico-sostanziale à abbastanza più complesso perché i cristiani non si limitarono a "fotografare" il demonio: pretesero anche di dargli un contenuto dottrinario assorbendo interi contenitori mitologici a dritta ed a manca.
Secondo alcuni il diavolo dei Cristiani era una derivazione iconografica del dio Pan o di Dioniso e, sotto il profilo concettuale, aveva ereditato il nome di antiche divinità a carattere negativo: Asmodeo, Astaroth, Belfagor etc. Mentre i riti misterici (4) erano approdati alla magia ed al satanismo. Così le "baccanti" erano divenute streghe. Ma la Chiesa preferì combattere il diavolo, almeno fino al XVII secolo attraverso l'Inquisizione.
Tuttavia bisogna tener presente che nell’esoterismo il diavolo non è una figura negativa, bensì forza creativa, ideata per il bene, anche se in grado di servire il male: in altre parole si tratta di una espressione di libertà individuale (così, ad esempio, Eliphas Levi, in Storia della magia). Ciò non toglie che altre fonti (ad esempio Piantanida nella sua spiegazione degli "Arcani Maggiori" dei Tarocchi), ne facciano il potere che i Signori del Fato hanno sui Geni reggenti dei Pianeti nella loro parte scura: essi, in altri termini, rappresentano la fatalità e simbologicamente si esprimono attraverso la lettura "al contrario" della rispettiva lama.

IL DIAVOLO NELLA KABALAH
Ovviamente il diavolo non poteva essere ignorato nella Kabala. Gli studiosi di mistica ebraica sostengono che il nome del diavolo sia quello di Jehowah letto al contrario , non perché sia Dio, ma la negazione dell'idea stessa di divinità.
Naturalmente nessuno è in grado di dire quale esso sia perché nessuno sconosce quale sia il nome divino ed è troppo ben nota la disputa propria della dottrina mistica ebraica sul numero di lettere che lo compongono per occuparcene in questa sede.
Sta di fatto che nelle varie religioni proprie dei popoli del bacino mediterranee il diavolo ha finito con l’assumere quella personificazione negativa che ben conosciamo.
Egli ha finito con essere la personificazione dei vizi. Si pensi al fenicio Moloch (fatalità) ed alle altre denominazioni di cui ci parla Eliphas Levi. Come Satana, Nisrosh, Astarte, Lilith, Nahema, Astaroth, Adramelech, Belial. Siamo in presenza di divinità dell'odio, della fatalità e della disperazione, di idoli del libertinaggio, di raffigurazioni del crimine o della rivolta.

IL DIAVOLO NEI TAROCCHI
Coloro che si occupano di divinazione e conoscono i Tarocchi sanno benissimo che in qualunque mazzo (con la sola eccezione dei Tarocchi celtici) il Diavolo è presente tra gli Arcani Maggiori e precisamente è l’Arcano maggiore n. 15: il suo nome è "Samech".
Il che ci porta nuovamente alla Kabalah: il numero 15 è il 15° al sentiero dell’albero della vita e corrisponde appunto alla lettere ebraica Samech perché Samech è la quindicesima lettera dell’alfabeto ebraico.
Orbene Samech è la Quindicesima lettera dell'alfabeto ebraico.
Come è noto ai cabalisti, ogni segno di quell’alfabeto è suscettibile di tra diverse letture a seconda che venga visto come geroglifico, come segno grammaticale e o come numero.
Orbene questo principio comporta che:

- come geroglifico, Samech indichi l'arco da cui scocca la freccia;
- come segno grammaticale, Samech indichi un movimento ciclico e quello circolare;
- più complessa è la lettura del simbolo inteso come numero.

Sotto questo aspetto non possiamo ignorare il complesso di regole che disciplinano la numerologia come la riduzione teosofica.
Seguendo questo particolare ammaestramento non possiamo assolutamente ignorare che Samech ha lo stesso valore di Vau (15 = 1+5 = 6) cioè vau (o Vav ).
Ne consegue che Samech, o se si preferisce il numero 15 ovvero Vau è un segno ambiguo perché ed esprime l'influsso di due tendenze fra loro contrastanti: l’Arcano, in altri termini, indica una prova imposta dai signori del fato ed è tale da sovvertire ogni pronostico (5).
Sotto l’aspetto grafico la figura del diavolo probabilmente è ispirata alla figura ermafrodita del Baphomet di memoria templare. Ce lo confermerebbe l’iconografia originaria dell’Arcano Maggiore dei Tarocchi.
Si dice che nelle raffigurazioni degli Arcani Maggiori più antichi dei Tarocchi l’Arcano n. 15 fosse disegnato con le mani rivolte l’una verso l’altra; una verso l’alto e la seconda verso il basso: entrambe indicavano due falci di luna (6). Di queste due falci una, quella in alto, sarebbe stata bianca (la sua corrispondenza sarebbe stata Hesed, la Gedulah Kabalistica); quella in basso sarebbe stata nera (avrebbe avuto un corrispondente nella Geburah). Nel loro insieme l’originario Diavolo degli Arcani Maggiori dei Tarocchi avrebbe quindi simbolizzato l’equilibrio perfetto tra misericordia e grazia ovvero tra rigore e giustizia.
Peraltro si dice che le due braccia sarebbero state una maschile ed una femminile simbolizzando il "solve et coagula" alchemico (si pensi all'androgino di Kunrath, segno esoterico di "pace").
Altri vedono nella lama del "diavolo" la trasposizione di Cadulo (7), presunto autore del "Libro Magico di Onorio". A questo testo si fa risalire un pentacolo successivamente divenuto poi l’Arcano del "Diavolo".
Tuttavia è evidente che sulle motivazioni delle teorie concernenti i collegamenti con l’arcano dei Tarocchi non consentono di trarre conclusioni quanto meno assistite da una discreta probabilità.

IL DIAVOLO NELL'OCCULTISMO
Ben più assistita in termini di plausibilità appare la posizione dell’occultismo che vede il diavolo (melius demone) nella sua provenienza mediorientale (Arabo - Yemenita) piuttosto che Iraniana.
Tra l’altro, come ho già accennato, i cultori dell’occultismo non vedono nel diavolo necessariamente uno spirito maligno, quanto una categoria di spiriti di bassa categoria, "inferiori" (sia benigni che maligni in sintonia). È questo il modo di vedere di Enrico Cornelio Agrippa (meglio noto come Paracelso famoso seguace di Giovanni Tritemio) (8), a sua volta, studioso di ermetismo, medicina ermetica, filosofia, magia come è d’obbligo per tutti gli spiriti illuminati dell'epoca.
Sarà interessante, a questo punto, far osservare che per lo scrittore americano Howard Phillips Lovecraft, nei suoi romanzi, fu proprio nello Yemen che il monaco folle Abdul Alhazred entrò in contatto con esseri diabolici, gli dèi che egli chiama "Grandi Anziani". Ma, anche indipendentemente dalle fantasie letterarie di Lovecraft, certo è che, proprio nelle tradizioni arabe preislamiche, i demoni sono esseri semidivini, hanno funzioni sciamaniche e sono deputati a collegare il mondo degli dei a quello degli uomini.
Gli antichissimi arabi li chiamano anche "Geni" (dall'arabo "djinn" ossia esseri del fuoco che si riteneva popolassero il deserto).
In tutti i casi si trattava di esseri leggendari di natura spirituale, doppioni benefici i malefici degli esseri umani. Essi cambiano la propria funzione quando vengono trapiantati nella Grecia classica e sono appunto i Greci della classicità che operano le prime classificazioni distinguendo i "cacodèmoni" dagli "agatodemoni", ossia gli spiriti malvagi contrapposti agli spiriti positivi. Dai primi nascono le moltissime immagini tipiche dell'iconografia e dei trattati di demonologia, del medioevo occidentale.

LE ORIGINI DELLE SINGOLE FIGURE DI DIAVOLI
Quindi Cacodèmoni e Agatodèmoni si dividono l’onore di essere i "buoni" ed i "cattivi" tra i demoni dell’antichità; ma la loro origine è spesso strana e controversa ed il loro nome risente di queste ambiguità ed incertezze.
Chi erano Enki, Angra Mainyu, Nergal? Chi erano Satana e Belzebù?
Tanto per incominciare sono tutti cacodèmoni, Spiriti cattivi, attentatori della morale convenzionale, ingannatori di professione. Ma a parte questo difetto di origine cerchiamo di comprendere quale fosse il loro nome ed il perché del collegamento.
Il primo, Enki era il Dio scorpione della mitologia sumera e assiro-babilonese.
Parimenti di origine sumera è Nergal, una sorta di Ade, Dio sumero del mondo sotterraneo conosciuto anche "Uccello demone di Nergal". Egli è, in sostanza, l’equivalente sumero del Dio Marte e ne impersona il pianeta. Tuttavia sotto il profilo stellare i sumeri lo conoscevano come una stella della costellazione del Cygnus X-1 e come tale era riportato nelle mappe stellari sumere.
Oggi gli corrisponde un buco nero generato dalla decadenza di una stella passata nella fase di nova e poi spentasi (dovrebbe corrispondere a Vela X che i sumeri conoscevano come Ud-ka-duh-a (pantera o grifone). Nota anche presso altri popoli, per gli ittiti era Ud-ka-gab-a (dragone dalle fauci spalancate). Un nome comunque sinistro, non c’è che dire...
Anche i Babilonesi conoscevano Nergal, anche per loro era un demone ed il suo nome significa "signore della grande dimora". Tuttavia, pur essendo un cacodèmone (Signore della guerra), il Nergal babilonese non aveva un significato esclusivamente negativo. Alla sua origine fu un dio solare ed espresse (a somiglianza di Fetonte) il potere distruttivo del Sole e, al tempo stesso, anche i benefici che il Sole apporta.
Persiano fu invece Angra Mainyu (spirito malvagio), probabilmente il capostipite di tutti i demoni e meglio conosciuto col nome grecizzato di Arimane. Questo nome ci dice immediatamente che affonda le proprie origini nello zoroastrismo dove Arimane corrisponde alla figura di uno spirito assolutamente negativo: si tratta di un distruttore per il quale la morte è unicamente negazione della vita. Da lui hanno origine tutti gli spiriti malvagi e le 9999 malattie che affliggono l'uomo. Sotto il profilo della religione positiva persiana Arimane o Angra Mainiu è l'opposto di Ahura Mazda o Marduk (9) dello Zoroastrismo. Per quanto destinato a soccombere ne è l’avversario per eccellenza ed a lui contenderà il dominio del mondo.
Apparteneva all’area fenicia Belzebù. I demonologi lo considerano uno dei diavoli di maggior rilievo, un capo. Il suo nome deriva da Baal attraverso la forma Baal-Zebub. Si ritiene che la sua appartenenza ai demoni si debba alla ostilità degli israeliti alle divinità straniere. È, infatti, solo con l'ebraismo il termine Belzebù divenne sinonimo di divinità infernale e di spirito malvagio che aveva lo scopo di tentare l'uomo per distruggerne la personalità e renderlo suo schiavo.
Di origine arabo-antica sono i Djinn nella duplice natura di spiriti buoni o cattivi e maligni ed in tal caso assumono il none di Shaytan o Iblîs.
Appartengono pure alla mitologia medio orientale (arabo-fenicia, assiro-babilonese ed iraniuca): i Cabiri (10), i Kâribu (11) e le Peirikas (12).
È, invece di recente acquisizione la cosiddetta "nuvola triste", il demonio che, nelle tradizioni popolari del medioevo, sarebbe all'origine del maltempo e si collegherebbe, in qualche modo alle leggende sulle streghe. Di qui la tradizione la quale vuole che unico rimedio contro il maltempo sarebbe quello di suonare le campane.

IL DIAVOLO E IL MALE COSMICO
È questa la tesi di Eliphas Levi, il quale afferma che il diavolo rappresenta il mistero del Male che, nell'Apocalisse, è custodito da sette sigilli. Levi dice che nel libro dei Nomi Divini dello Pseudo Dionigi l’Areopagita è scritto: "il male non è un Essere, non procede dall'Essere e non sussiste nell'Essere". In effetti Dionigi dichiara di rifarsi ad un ignoto beato Jeroteo (forse un grande iniziato?) e se ne occupa nel capitolo 4 (paragrafi da XVII a XXXV). Di fatto Dionigi rappresenta il cielo di Mercurio e si riferisce alle scienze occulte ed alla Magia e questa considerazione ci interessa unicamente per il fatto che con Dionigi siamo di fatto passati a considerare le demonologia nell’ebraismo.
La diffusione della demonologia nell'ebraismo si verifica tra il 150 ed 300 d.C. ed è dovuta a Johanan ben Zakkai che sviluppa la teoria dai pochi nomi contenuti nella Bibbia. Infatti i demoni ebraici sono ben pochi se paragonati a quelli di altre mitologie.
Paul Johnson e Levi ci ricordano alcuni nomi come: Mevet (dio della Morte), Lilith (che ruba i bambini), Reshev (spirito delle partorienti), Dever (uno degli dei della pestilenza), Belial (un capo diavolo), Satana (il capo delle forze che si opposero a Dio), Azazel (il dio capro espiatorio del deserto).
Dobbiamo tuttavia considerare che attraverso l’Europa, il diavolo acquistò diritto di cittadinanza in località della Polonia, come Dybbuk, dove si arricchì di altri soggetti vagamente riconducibili all’area demonica.
Mi riferisco in particolare ai Poltergeist (in realtà fenomeni E.S.P. o parapsicologici che divennero noti con il nome di detti Kesilim o Lezim). Al loro opposto vennero creati dei corrispondenti angelici i quali spesso riflettevano origini bibliche e talmudiche (Michele, Gabriele, Raffaele e Metathron). In Polonia furono anche inventati particolari codici che consentissero agli agatodemoni di comunicare con gli uomini: si fece spesso ricorso a speciali alfabeti derivati da antiche scritture cuneiformi o ebraiche. È divenuta famosa una combinazione di lettere con valenza magica che col tempo è divenuta una vera e propria espressione di stile: ABRACADABRA (13). Paul Johnson, acccomuna a queste espressioni di magia anche il nome Kabiri.
Alla denominazione corrispondeva un Demone della tradizione ebraica, detto anche Shabriri (dio della cecità) e veniva iscritto su amuleti e talismani con funzione apotropaica, per tenere lontani i demoni.

SATANA
Probabilmente la denominazione più comunemente usata è quella di Satana che è espressione araba: Shaytàn = l'avversario. Mentre il corrispondente della tradizione ebraica, è Hêilêl (portatore di luce). È noto in occidente come Lucifero e la sua iconografia ne denuncia chiaramente l’origine angelica nascosta nella condizione di angelo caduto. Infatti egli, maledetto per il suo peccato di orgoglio, trovò cittadinanza nei miti ebraici delle origini, fu precipitato giù dal Paradiso e le sue ali, una volta angeliche, furono tramutate in ali di pipistrello.
L’iconografia popolare lo ha caratterizzato con zampe villose, con una seconda faccia nascosta sotto la coda e lo ha rappresentato con figura da capra; talora rappresentato con volto caprino.
Si tratta si un diavolo multiforme: come Lucifero è personificazione della stella del mattino (corrisponde a Venere, la cui luce si attenua dinanzi al Sole). Ma per talune sue caratteristiche è detto anche Belial (dall'ebraico Beli ya'al = buono a nulla) divinità della pederastia; Behemoth (Ebraico = quadrupede bestia dell'Apocalisse, simile ad un ippopotamo); Belzebù (il cui mito è di origine ebraica ed il suo nome deriva dal filisteo Baal-Zebub = signore dello sterco).
Gli arabi, oltre al nome di Shaytàn, gli attribuiscono quello di Iblîs (l’orgoglioso).

BAPHOMET
Demone mostruoso ed ermafrodito che venne utilizzato dalla Santa Inquisizione per distruggere l'ordine dei Templari e probabilmente mutuato dalla figura di Bacco taurocefalo.
Etimologicamente potrebbe trattarsi di una storpiatura di "Maometto". Raffigurato originariamente come una mostruosa testa barbuta priva di corpo.
Il mito si sarebbe formato in un periodo intorno all'anno 1000 quando, narra la leggenda, un nobile di Sidone avrebbe avuto un rapporto contro natura con il cadavere di una fanciulla.
In alchimia equivale al "solve et coagula" della alchemica.
Compare in alcune edizioni dei Tarocchi sotto le sembianze di Tifone. In genere è raffigurato nella Ruota di fortuna sul lato sinistro della ruota. Il fatto che sia rappresentato capovolto evidenzia la circostanza che la sua stessa natura lo porta a precipitare verso la terra. Nella iconografia medievale il Baphomet è stato assunto a simbolo dei maestri del Tempio ed il suo volto resta oscuro come la materia dalla quale è tratto.
In alcune rappresentazioni le sue gambe sono coperte da squame, simbolo della sua acquosità corrompente come il fuoco che gli esce dalla bocca.
Nei Tarocchi di Wirth è individuato dal motto "Hiliga" o "Hilè".
Sotto un profilo biblico può essere collegato a Caino ed a Seth.

ZAIN
Settima lettera dell'alfabeto ebraico.
Numero = 7;
(a) in ebraico = la raggiunta perfezione;
(b) nell'esoterismo pitagorico = il numero vergine (Paragonato a Nikh ed a Parqenos = senza madre);
(c) nella Kabala = unione di 1, 2 ed il quaternario (Indica un numero che non è generato e che non genera alcun numero nell'ambito della decade);
(d) nella scuola italica indica il nocchiero del mondo che non cade mai nel mondo del divenire (Un po' Febo e un po' Râ [N.d.A.]);
Come si può rilevare il 7 è il numero sacro di tutte le teogonie (Piantanida, p. 67. Dello stesso autore, "Il Divino numero sette", Biblioteca dei Curiazi, Roma, n. 42 del 1953.).
Come suono alfabetico esprime il senso di un oggetto che fende l'aria: il giavellotto, il gladio, il dardo e, simbolicamente, tutto ciò che tende ad un fine.
Corrispondenze: nella Kabala = Netzah; nei Tarocchi = il Carro; in Astrologia = il Sagittario.

HE
Quinta lettera dell'alfabeto ebraico.
Numero = 5 (La stella fiammeggiante; in magia ha un significato positivo se elevata su una punta; negativo se elevata su due punte).
Nella Kabala corrisponde a 4+1. Indica il dominio dello spirito sugli elementi materiali. Graficamente il concetto è espresso dalla piramide quadrangolare (4 = gli elementi) sormontata dall'1 = lo spirito), oppure a 3+2 dove la materia (2) soggioga lo spirito (3) e, in senso generale alla Gheburah.
Nella Kabala è il nome della quinta sephirah dell'albero della vita e significa rigore cioè principio morale di concentrazione.
La parola ebraica che indica il numero 5 è composta da lettere che esprimono un movimento simile a quello delle dita della mano che si chiude (Piantanida, p. 59).
È detta anche "esattezza delle piogge". Infatti "misura determinando gli influssi che questo mondo deve ricevere a seconda che ne sia più o meno degno, influssi che vengono raffigurati con il simbolo della pioggia" (Piantanida p. 59) e rappresenta un tribunale supremo dove ognuno sarà compensato secondo i meriti e le colpe a norma di quanto è dovuto e non secondo la grazia (Hesed).
In senso occultistico ed esoterico indica la vita universale (Cioè tutto ciò che è vivificatore ed animatore).
Nei Tarocchi la He è rappresentata dalla carta del Papa (Piantanida, pp. 58 ss.).
In numerologia ha un significato:

(a) benefico quando è costituito dal quaternario con l'aggiunta dell'unità. La sua raffigurazione è la piramide a base quadrata: essa esprime un moto rettilineo di espansione dalla base (quaternario) verso l'unità (il vertice). Marsilio Ficino, nel suo Commentario sul Timeo di Platone dice che il numero cinque "... è il simbolo dell'anima del mondo, della sensibilità della materia pervenuta al quaternario elementare, cioè al termine della sua evoluzione". È l'estensione, la progressione conseguente alla sensibilità;
(b) malefico nella forma 3+2. Quando cioè rappresenta l'estensione del ternario, fermata dalla passività del binario. Marsilio Ficino, nell'op. cit. dice che "...è l'ostacolo, la barriera che ad essa (la progressione) si oppone". Si veda anche Piantanida nota pp. 142 ss.).

Note:
1. Infatti: 6+6+6 = 18 d’onde 1+8 = 9; 1+4+4+0+0+0 = 9.
2. Peter Stanford, nel suo "Il diavolo. Biografia non autorizzata", Casala Monferrato, 1998, traccia questo gustoso identikit del demonio: "Nome: Satana; Nato: in Persia, circa 3000 anni fa; Infanzia ebraica, come evidenzia la personalità contorta; Adolescenza: passata a sostituirsi agli spiriti maligni dei pagani; Maturità: Nel Medioevo cristiano, indimenticabile; Professione: se Dio è il governo, lui è l’opposizione; Vecchiaia: Ribelle a spasso tra sette, esorcismi e nostalgie."
3. La lotta tra seguaci di Catone il Censore e Scipioni.
4. Al di fuori del campo della magia tali riti sopravvivono ancora oggi nelle feste del Carnevale e dell'Halloween delle culture nordiche e americane. Già Pitagora, che era stato iniziato in Egitto, era a conoscenza di molti misteri le cui soluzioni sarebbero sembrate sacrileghe al volgo. Perciò egli non ne scrisse mai, ma le impartì si propri iniziati nel più profondo segreto. Ad esempio l'iniziato giurava di non rivelare la dottrina di Osiride, se non sotto il triplice velo dei simboli mitologici o dei misteri.
5. In astrologia Vau corrisponde al pianeta Marte. In realtà la carta, nella sua attuale configurazione, è di recente acquisizione: originariamente probabilmente si trattava di una raffigurazione del Bafomet dei Templari. In effetti Vau è la sesta lettera dell'alfabeto ebraico ed anche per essa si ripropongono i soliti criteri interpretativi. Come numero il 6 è simbolo di tutte le misure. Il numero, infatti, è la somma di 1+2+3 che lo dividono senza alcun resto; è quindi la somma esatta dei numeri divini (dove l'1, maschile, si unisce al 2, femminile con un matrimonio perfetto: il 3 che rappresenta anche la trinità perfetta ne è la risultante. Ma viene eletto con un secondo significato, cioè 6 = 3+3, somma di bene e di male.
Nella kabala ha le seguenti accezioni:

(a) la prima vocale [a] indica l'occhio dell'uomo, la luce;
(b) la seconda vocale indica l'orecchio, l'aria, il vento;
(c) la consonante [v] indica il desiderio ed il gusto.

Come geroglifico è l'immagine del mistero per cui nell’albero della vita corrisponde a Tiphereth; nei Tarocchi corrisponde alla carta dell'innamorato; in astrologia alla vergine.
6. Personalmente non posso né confermarlo né smentirlo. Possiedo una notevole collezione di mazzi di Tarocchi; ma descrizione della lama non trova corrispondenti puntuali. Così ad esempio il tarocco siciliano (uno dei più antichi) non ha un Arcano con il diavolo; nel tarocco spagnolo "el diablo" ha le braccia allargate e mancano le due lune; altrettanto dicasi per il Tarocco di Marsiglia, per il Tarocco Piemontese, per il Tarot Cardinal ed il Classic. Nelle Minchiate la carta "el Diablo" c’è ma la figura che compare nella riproduzione moderna non corrisponde alla descrizione della versione più antica; nel Tarocchino bolognese il diavolo c’è ma non corrisponde e reca il n. 14. Nei Tarocchi del Mantenga manca il diavolo. Nei Tarocchi Visconti Sforza il disegno oggi riprodotto non è quello originale e non sappiamo quale fosse.
7. Presunto vescovo di Parma eletto, sotto Enrico IV, antipapa col nome di Onorio II e deposto dal Concilio di Mantova. Nel pentacolo cui mi riferisco sarebbe caratterizzata una luna isiaca e la scitta "Obbedite ai vostri superiori e loro siate sottomessi acciocché vi abbiano sotto la loro protezione".
8. A sua volta alchimista e mago dogmatico, vissuto nel XIV secolo abate dell'ordine di S. Benedetto e maestro di Cornelio Agrippa. Fu autore del Trattato delle cause seconde e di una storia della magia, tutta in pentacoli, intitolata "Veterum sophorum sigilla et imagines magicae" e di trattati sulle chiavi della scrittura occulta "Steganografia" e nella "Poligrafia".
9. Divinità del Pantheon sumerico: figlio di E-A, fu incaricato di combattere i mostri scatenati da Tiamat (La dea Tiamat aveva scatenato i mostri per vendicare l'uccisione di Apsu da parte di E-A.). In virtù del suo impegno assunse ad un ruolo di predominio sugli altri dei assumendone anche una parte dei poteri. Sconfitta Tiamat la divise in due formando, con le due metà, il cielo e la terra.
A Marduk (la Cosmogonia sumerica è riportata nell'Enuma Elish, ma vedere anche Enlil) si deve la creazione degli abitanti della terra e, da ultimo, sotto la veste di Enlil, con un impasto di argilla e sangue, anche dell'uomo (Mito della creazione che, quanto alle modalità, si ripete identico per tutte le religioni monoteiste). Gli venivano attribuiti cinquanta nomi sacri.
Secondo lo scrittore Zecharia Sitchin, nell'opera "Il dodicesimo pianeta", il mito di Marduk deriverebbe dalla volgarizzazione di una catastrofe cosmica, Si veda l'ipotesi di Vela X nell'opera "Alle origini della civiltà" di Michanowsky. Secondo Sitchin la catastrofe sarebbe avvenuta 4 miliardi di anni fa, quando la terra era ancora in via di formazione: tale catastrofe porterebbe il 12° pianeta - Marduk sarebbe stato appunto il nome che i Sumeri gli avrebbero attribuito - ad avvicinare la sua orbita a quella terra ogni 3600 anni. In uno dei suoi ultimi avvicinamenti un satellite di Marduk avrebbe colpito la terra spezzandola in due: una parte generò la cintura degli asteroidi ed una parte l'attuale terra che catturò un altro satellite: Kingu, l'attuale luna. Questa sarebbe la spiegazione del mito di Marduk - Tiamat. Più in particolare, ma forse in maniera più romanzesca, Sitchin ritiene che l'evento sarebbe stato narrato dagli abitanti di Marduk discesi nella Mesopotamia dove gli abitanti li chiamarono Nefilim (dei). Il loro primo stanziamento sulla terra era posto sotto il comando di Enki (che divenne uno dei demoni sumeri); il secondo sarebbe stato comandato da Enlil divenuto il dio creatore sumero, fondatore delle città di Eridu, Larsa, Kippur, Bad Tibira, Sippar, Nippur, Shuruppah, Lagash. Tutte le città dei Nefilim furono poi distrutte dal diluvio. Ai Nefilim ed ai loro "scafandri" si dovrebbe il mito di Oannes, il dio pesce dei sumeri.).
I sumeri attribuivano il nome di Marduk ad un pianeta del sistema solare che si avvicinò alla terra tanto da perdere un satellite denominato "Stella del Nord".
10. Geni del fuoco della mitologia fenicia. Sono quattro ed hanno corpo deforme da nano, le membra storte e grottesche; abili fabbri, protettori dei naviganti. Nella mitologia greca divennero gli aiutanti di Efesto (Vulcano). In epoca ellenistica nell'isola di Samotracia venne loro tributato un culto misterico segreto.
11. Geni della mitologia assiro-babilonese. Sono le matrici da cui derivano gli angeli detti cherubini. Hanno testa umana, corpo di leone, ali d'aquila e zampe di toro. Generalmente sono raffigurati ai lati degli ingressi di città e palazzi assiri e babilonesi. Due Cherubini sormontavano l'Arca dell'alleanza.
12. Geni femminili della mitologia e religione iranica e dello Zoroastrismo, molto simili alle fate celtiche (anche Piccolo popolo) ma più cattive: vagano nelle tenebre anche se nelle tradizioni più tarde tendono a ricercare la luce.
13. La parola, incisa su amuleti, era ritenuta efficace contro la febbre terzana, così detta perché si manifestava ogni tre giorni. In aramaico Abracadabra indica il nome del diavolo e, in effetti, l’espressione corrisponde all'ebraico "abreg ad hâbra" (manda la tua folgore fino alla morte) e va considerata una espressione di magia positiva come si rileva dal fatto che la parola magica inizia e finisce con l'A[leph], lettera della vita.
I talismani iscritti con questa formula recano la parola intera ABRACADABRA sul primo rigo, e poi in righe decrescenti, sì a formare un triangolo con la punta rivolta verso il basso; la formula era ripetuta via via eliminando l‘ultima lettera come da schema che segue:

A B R A C A D A B R A
A B R A C A D A B R
A B R A C A D A B
A B R A C A D A
A B R A C A D
AB R A C A
A B R A C
A B R A
A B R
A B
A


Bibliografia essenziale
- Peter Stanford, nel suo "Il diavolo - Biografia non autorizzata", Casala Monferrato, 1998.
- Eliphas Levi, "Storia della Magia", Roma, 1985.
- G. Michanowsky, "All'alba della civiltà", Roma, 1980.
- Paul Johnson, "Storia degli ebrei", ed. Autori e lettori, Milano, 1992.
- Alan Baker, "Storia dei maghi", Milano, 2005.

stelical2003@yahoo.it
Ghergon
00sabato 6 gennaio 2007 15:49
Interessante!
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