Piu chiaro di cosi...si muore....
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17 Febbraio 2009
Tremonti, il G7 e la crisi
Immaginare un mondo in cui il rendimento del capitale finanziario non sia più obbligatoriamente a doppia cifra è una rivoluzione centrata sull’uomo e sulla persona rispetto al capitale
di Oscar Giannino
Trovo per molti versi surreale l’accusa che sulla crisi economica l’opposizione italiana rivolge a Berlusconi e al governo. Naturalmente l’opposizione fa il suo mestiere, e ciò è pienamente legittimo. Ma accusare il governo italiano di non reagire abbastanza vigorosamente a quanto sta avvenendo è come credere che i britannici potessero battere da soli il Terzo Reich. Non avrebbero mai potuto, senza il sostegno degli Stati Uniti e di mezzo mondo. Tutto ciò che poterono, finché il mondo non si mise in moto, era resistere dignitosamente. E lo fecero da eroi, sotto Churchill.
Fatte le debite proporzioni, è quanto tocca all’Italia di oggi rispetto alla crisi mondiale. Ma non ho scelto a caso l’esempio. Perché la crisi finanziaria da cui quanto avviene ha preso l’inizio, e poi la crisi dell’economia reale che da ottobre si è abbattuta sul pianeta, insieme hanno già oggi distrutto valori superiori a quelli che il secondo conflitto mondiale fece evaporare. Sto parlando di valori finanziari e monetari, non dei milioni di vittime, naturalmente. Ma quanto a effetti economici, è assolutamente così. Purtroppo,
l’economia reale non si rimetterà in moto, nel meccanismo fondamentale del commercio mondiale, sinché non appariranno e saranno risolti
dalle fondamenta alcuni essenziali problemi che hanno tutti a che fare con le regole dell’intermediazione finanziaria. Per questo è stato essenziale l’incontro del G7 presieduto da Tremonti a Roma, e occorre che il G20 di aprile, a presidenza britannica, prosegua nella definizione di quei
nuovi “legal standards” condivisi che occorre mettere alla base dell’intermediazione finanziaria, nella speranza che siano davvero
“global”, e cioè che questa volta vi siano i più ristretti spazi possibili per disarmonie tra le due rive dell’Atlantico e il Far East,
come per la persistenza in vita di ordinamenti statuali o pseudo-statali che offrano maliziosamente agli intermediari finanziari spazi in cui tutto è permesso, e nessun obbligo di trasparenza osservato.
Mi rendo conto che è molto difficile, per governi regolarmente eletti, dire ai lavoratori mentre vanno in disoccupazione a migliaia e ai loro sindacati, come a moltissime imprese che vedono i loro ordini diminuire del 30 e del 40 per cento ogni mese, che purtroppo ciò che si può fare per rilanciare l’economia reale con i bilanci pubblici è assolutamente inadeguato rispetto alla voragine mondiale che si è aperta.
E che occorre a questo punto sperare che i governi dei maggiori paesi – innanzitutto degli Stati Uniti da cui tutto ciò origina – come i regolatori bancari e finanziari di tutto il mondo avanzato, sappiano ora trovare da una parte l’intelligenza necessaria alle nuove regole che rappresentino una svolta rispetto alla finanza ad alta leva, e dall’altra comprendere che occorre convergere ciascuno adottando soluzioni e regole avanzate da altri paesi. I dettagli tecnici delle nuove regole da scrivere sono complessi, non è questa la sede per approfondirli. Ma immaginare un mondo in cui il rendimento del capitale finanziario non sia più obbligatoriamente a doppia cifra – e anzi del 20 o del 30 per cento annuo – è innanzitutto una rivoluzione culturale, centrata sull’uomo e sulla persona, e sul rendimento più equilibrato di tutti gli altri fattori della produzione aggiuntivi e altrettanto essenziali, rispetto al capitale.
A differenza di tutte le altri grandi crisi della storia, questa è davvero globale in tempo reale. Centinaia e centinaia di milioni di persone in tutto il mondo – a cominciare da quelli a reddito bassissimo dei paesi che stavano emergendo nell’ultimo decennio – si vedono in pochissimi mesi risospinti verso la pura soglia di sussistenza. Credere che tutto ciò possa avvenire senza conseguenze
esplosive è un’illusione. Ed è questo ciò che devono capire oggi i banchieri e i regolatori centrali della finanza. All’Italia tocca proprio quest’anno la presidenza del G7. Fossi capo dell’opposizione, invece di alimentare l’illusione che da soli si possa vincere la guerra mi darei da fare perché
il mondo capisca meglio che ora o si cambia la finanza, o c’è una lunga notte di disastri per tutti.