Theologia Brevis
Inserisco questo breve trattato di teologia
Theologia Brevis
sunti di teologia per cominciare a masticare la bellezza della dottrina cristiana. Ovviamente per essere appunto brevi qui ci sarà solo l'esposizione della dottrina senza spiegazione di come si è giunti alla definizione.
Dio
Dio è l'Essere, è Colui che è, colui che non deve a nessuno la sua esistenza poiché è l'essente. S necessita quindi di attribuire a Dio l'aseità: cioè l'essere da sè stesso. Da qui anche l'eternità, perché se Dio prima non esisteva e poi ha cominciato a esistere vorrebbe dire che deve a qualcun altro la sua esistenza, ciò è impossibile, quindi Dio è eternamente. Da ciò è infinito, poi unico e solo, perché due dei si limiterebbero a vicenda. Se così è anche onnipotente e onnisciente. E' dunque l'essere perfettissimo e completo in sè, che non abbisogna di nulla, essendo la pienezza dell'essere è anche il Sommo Bene perché per le creature colui che dà l'esistenza e mantiene nell'esistenza è un bene e Dio che possiede l'Essere, anzi è l'Essere, è il Bene, Tutto il Bene, il Sommo Bene. Dio è felice, perché non manca di nulla.
Le cinque vie della conoscenza razionale di Dio.
Ex motu: ogni cosa mossa è messa in movimento da un altro. Deve esserci qualcosa che abbia mosso per primo pur non essendo mosso, e questi è Dio, motore immobile.
Ex causa: ogni cosa è causata da un'altra, ma non v'è in natura ciò che è causa di sè stessa, quindi dev'esserci qualcosa che è causa di tutto ed è incausata: Dio.
E contingentia mundi: vedendo i rapporti tra una cosa contingente e un necessario, poiché tutte le cose del mondo possono essere o non essere, e sono transeunti, contingenti, dev'esserci qualcosa di assolutamente necessario di per sè: Dio.
E perfectione: nel mondo vi sono gradi di perfezione nelle cose, dev'esservi un essere dunque perfettissimo e nobilissimo che supera ogni altro: Dio.
Ex fine: Ogni cosa tende a un fine, ma gli esseri irrazionali o le cose inanimate non sono soggetto, ma oggetto di qualcuno che le muove. Quindi deve esservi qualcuno che ordina tutto ad un fine: Dio.
SS. Trinità
Noi crediamo in un solo Dio in Tre Persone uguali e distinte: Padre, Figlio e Spirito Santo. Le tre persone sono tre ipostasi consustanziali, coeterne e coeguali. Noi crediamo la Trinità né confondendo le tre persone, nè separando la sostanza divina, l'uguale natura.
Il Padre è da nessuno: nè fatto, nè creato, nè generato, eterno. Il Figlio è coeterno del Padre, non creato, non fatto, ma generato della stessa sostanza eternamente e dall'eternità. Lo Spirito Santo è coeterno, non creato, non fatto, non generato, ma procedente per spirazione dal Padre e dal Figlio come da un unico principio.
La Creazione
Dio era libero di creare o non creare. Non v'è in Dio necessità. Egli ha voluto la creazione, e l'ha operata ex nihilo sui et subiecti, cioè dal nulla della cosa in sè e della stessa concezione della cosa, ha creato proprio dal nulla. Essa è manifestazione dell'Onnipotenza e della Sapienza di Dio mosse dalla carità, cioè Dio voleva creare esseri finiti (la creazione impone la finitezza) perché potessero prendere parte al Suo essere, alla Sua felicità.
Il fine principale o assoluto è la gloria di Dio:
Dio, essendo infinito, non si può proporre un fine limitato e finito, (cioè imperfetto), e la sua volontà non può essere mossa che da un bene infinito, (cioè perfetto), ma questo bene infinito non può trovarsi fuori di Lui, quindi è il Creatore stesso che deve essere il fine della creazione.
Il fine secondario e subordinato è il bene e la felicità della creatura la quale partecipa della perfezione e dell'essere di Dio, quindi tende alla felicità che ottiene in Dio solo.
Il peccato
Noi crediamo che i progenitori del genere umano con libero e volontario atto di avversione a Dio abbiano rifiutato la sua offerta di fruizione della divinità, benché potessero non peccare. Da allora la natura umana è priva della Grazia, e nella sua sostanza è incline al male, alla ribellione. Vi sono quattro piaghe che riguardano l'intelletto, la volontà, gli appetiti irascibile e concupiscibile. La natura umana non è deformata totalmente, ma è incline e protesa al male che le riesce più semplice che non il bene, cioè il tendere a Dio.
Il primo peccato che priva tutto il genere umano della Grazia è il peccato originale. V'è poi il peccato attuale, personale, che ogni uomo compie. Non solo il peccato è un gesto di autoditruzione di sè, tendendo all'amor proprio, ma è anche un rifiuto di Dio che ci costringe poi a mendicare il suo perdono, essendo la Grazia gratis data all'uomo e un eventuale rifiuto implica la riconciliazione con Dio.
Nel mondo col peccato è entrata la sofferenza e la morte.
Il fine a cui conduce il peccato è la dannazione e l'Inferno. E' l'incapacità dell'anima di fruire di Dio eternamente, per cui l'anima è condannata a un'esistenza senza la fonte della felicità del Bene, senza la sua metà per cui è stata creata. L'Inferno, eterno, è il luogo e lo stato in cui si aggregano tali anime prive di Dio, luogo di tormenti che non avrà fine.
Gesù Cristo
Noi crediamo che la seconda Persona della SS. Trinità, eternamente sussistente come vero Dio, coeguale e consustanziale al Padre, si sia incarnato nel seno della Vergine Maria non per una conversione della divinità nell'umanità ma nell'assunzione dell'umanità. Egli prese un vero corpo umano e una vera anima razionale. Gesù Cristo apparve dunque in carne passibile nel tempo, in due nature, la umana e la divina, vero Dio e vero Uomo, inconfuse, nell'unità di una sola ipostasi (persona). Per questo sono presenti in lui due volontà: la umana e la divina.
Tra la natura umana e quella divina nella persona di Cristo Gesù vi è la comunicazione delle proprietà di ciascuna natura pur senza confusione tra loro: la comunicazione degli idiomi.
Godendo della perfetta divinità del Verbo, gode anche dell'unione al Padre e della pienezza dello Spirito Santo. Per cui: la natura umana di Cristo era ornata di Grazia abituale e di tutti gli altri doni spirituali, cioè quei doni per cui una creatura razionale diviene deiforme, rinata alla vita soprannaturale, erede della vita eterna. Da ciò consegue successivamente che l'anima di Cristo dall'inizio fu ornata della visione beatifica e della scienza divina per se infusa, a cui per la natura umana un po' si aggiunse la scienza naturale acquisita con l'esperienza come ogni essere umano. Per tale pienezza di divinità l'anima di Cristo ha un'impeccabilità e un'"impeccantia", cioè il fatto che nè abbia mai conosciuto il peccato, mai avrebbe potuto.
Cristo poi redense per modo di soddisfazione vicaria, cioè essendo il debito infinito verso Dio Dio solo nella persona del Verbo incarnato poteva adeguatamente, a stretto rigore di giustizia, saldare il baratro che divideva Dio dall'uomo. Cristo morendo sulla croce offrì una soddisfazione uguale al debito contratto: infinita; e lo fece al posto nostro. Per cui opera la redenzione, cioè affrancamento dello schiavo (l'uomo schiavo del diavolo, della carne e del peccato) con un prezzo elargito (il sangue e la vita di Cristo). Questa è inoltre la suprema prova di carità di Dio che, come recita l'Exultet, mise a morte il Figlio per salvare lo schiavo. La redenzione di Cristo è universale: offerta a tutti, ed il prezzo pagato è infinito; occorre però aggiungere che dev'esservi poi la soggettività dell'uomo ad accettare il dono oggettivo che Dio offre gratuitamente in Cristo.
Cristo risorge dai morti e sigilla l'opera della Redenzione da Lui compiuta, conclude il mistero pasquale di morte e risurrezione strettamente connesse, dimostrando che la redenzione è avvenuta e che le promesse di Dio che ha vinto la morte si attuano immediatamente nel Figlio che risorge. Ha vinto la morte, la schiavitù del peccato, il diavolo e la carne. Noi crediamo che come Cristo è risorto con un corpo glorioso, ricolmo e trasformato dallo Spirito, così noi nell'ultimo giorno risorgeremo coi nostri stessi corpi.
Noi crediamo che Cristo è asceso al Cielo e siede nella potenza di Dio, crediamo che abbia effuso lo Spirito Santo nella Chiesa per la salvezza delle anime.
La Chiesa
Egli ha costituito infatti il Suo Corpo mistico, cioè la Chiesa, come sua sposa per portare la sua redenzione in tutti i tempi, e a lei sola, sua unica sposa, ha comunicato i suoi doni di Grazia. L'uomo che entra a far parte della Chiesa credendo in Cristo ed essendo fatto partecipe della Grazia, dello Spirito, diventa tutt'uno con Cristo ed è incorporato nel suo corpo mistico. Per far parte della Chiesa è indispensabile la fede, come dice l'apostolo, senza la quale "è impossibile piacere a Dio". E' indispensabile il Battesimo, “esplicito” (sacramentale) o “implicito” (di desiderio o di sangue in assenza di materiale ricezione del battesimo sacramentale), cosí è necessario appartenere alla Chiesa cattolica “esplicitamente” (in re, di fatto) oppure “implicitamente” (in voto, col desiderio).
L'appartenenza all'unico corpo di Cristo (in re oppure in voto) è esposta brevemente da s. Cipriano nel dogma “Fuori della Chiesa non vi è salvezza” (Extra Ecclesia nulla salus).