BASTA COL CONCILIO!

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Ghergon
00martedì 14 aprile 2009 19:56
BASTA COL CONCILIO!
l Settimanale - 4 gennaio 1975


BASTA COL CONCILIO!
(Lo disse Padre Pio)


Il Cardinale Bacci, reduce da una visita a Pietralcina, riferì al Papa l’esortazione del frate. La clamorosa rivelazione contenuta in una biografia di Padre Pio pubblicata dal Centro Culturale Francescano.


Un Papa, un frate, un cardinale loro tramite. L’aneddotica della Chiesa si è arricchita, inaspettatamente, di una clamorosa rivelazione. È stato Padre Pio di Pietralcina, il cappuccino venerato come un santo dai fedeli ancor prima che fosse introdotta la sua causa di beatificazione e osteggiato in vita dalla Curia romana (subì due inchieste, due “persecuzioni”), a indurre Paolo VI ad anticipare la chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II.

Papa Montini, assalito dal dubbio che i padri conciliari si stessero avventurando pericolosamente verso un’imprevedibile svolta, inviò a San Giovanni Rotondo un suo autorevole ambasciatore segreto, il grande latinista recentemente scomparso cardinale Antonio Bacci, “per sentire cosa ne pensasse Padre Pio”. Molte voci.

Sotto Papa Giovanni XXIII erano corse molte voci, e talune malevoli sul pensiero di Padre Pio a proposito del Concilio. Una volta aveva sentenziato con burbanza contadina, parlando con un monsignore del Santo Uffizio: “Il pesce puzza dalla testa”. Un’altra volta si era lamentato con un giornalista dell’Osservatore Romano: “La Chiesa è senza nocchiero”. Per i più sospettosi, alla “seconda persecuzione” subita proprio sotto Papa Roncalli non era estranea la drasticità di questi giudizi, anche se la spedizione motivata del visitatore apostolico monsignor Maccari, inviato come epuratore a San Giovanni Rotondo, veniva attribuita al segretario-factotum del Pontefice, monsignor Loris Capovilla, ora in disgrazia ma allora potentissimo e intimo del Vescovo di Padova Bortignon, inguaiato con lo scandalo Giuffrè e avversario di vecchia data di Padre Pio da Pietralcina.

“Il Concilio? Per carità, lo chiuda al più presto”, fu il responso ottenuto dal cardinale Antonio Bacci. L’ultimo colloquio avvenne nella cella n° 5 del convento di Santa Maria delle Grazie, il porporato latinista era venuto anche per portare al cappuccino abitudinario la dispensa vaticana dall’obbligo, sancito appunto dal Concilio (una delle tante innovazioni non condivise) di celebrare la Messa in italiano. Poteva continuare a dirla ogni mattina all’alba nel suo latino, come aveva sempre fatto da oltre mezzo secolo. Padre Pio pianse di gratitudine.

All’incontro erano presenti alcuni frati, che orecchiarono e riferirono. Ma a rivelare pubblicamente l’episodio è stato Padre Carmelo da Sessano, sguardo azzurro e barba da Patriarca, che fu prima compagno di studi e poi guardiano di Padre Pio dal 1953 al 1958. Si è sbilanciato nel corso di una conferenza stampa passata pressoché inosservata (un po' lo sciopero dei giornali, un po’ la solita congiura del silenzio) e indetta per la presentazione del libro Padre Pio da Pietralcina, un Cireneo per tutti, edito dal Centro Culturale Francescano e scritto da Padre Alessandro da Ripabottoni, della provincia monastica di Foggia.

Si tratta di una biografia di 890 pagine, la prima ufficiale e autorizzata, compilata utilizzando documenti e testimonianze del dossier per la causa di beatificazione del cappuccino stigmatizzato: “non tutti però”, confessa l’autore, “perché si è dovuto trattare in modo limitato dei difficili rapporti tra Padre Pio e la Santa Sede e si è preferito non scrivere sopra fatti sui quali certi convincimenti nostri non collimavano con l’orientamento ufficiale”.

Testimone l’incontro, con pochi giornalisti e molti devotissimi, si è svolto in un' atmosfera catacombale nello scantinato dell'Hotel Alicorni, vicino a San Pietro, già prescelto per certe riunioni di preti del dissenso e di avanguardisti sinodali. Questa volta, però, il protagonista era un prete dell'assenso e un tradizionalista. Padre Pio, difatti, è sempre stato considerato un prete della vecchia Chiesa (un tradizionalista). È appunto in nome della vecchia Chiesa che Padre Pio scongiurò di chiudere il Concilio. "Il nostro confratello", ha spiegato Padre Carmelo da Sessano, "non era tanto contrario al Concilio, quanto preoccupato della piega che aveva preso. Temeva le innovazioni irrompenti, diffidava del fronte olandese che con austriaci ed altri si era già costituito".
LiviaGloria
00martedì 14 aprile 2009 22:03
Il link da dove lo hai preso,la fonte?
LiviaGloria
00martedì 14 aprile 2009 22:13
www.luigiaccattoli.it/blog/?p=1065




Continua a girare nella Rete – che è la prateria di tutte le bufale – la leggenda di Padre Pio che rifiuta il nuovo messale e continua a celebrare in latino perché “acerrimo oppositore del Concilio”. Questa bufala è venuta a scornare più volte nel mio blog e dunque ho deciso di prenderla per le corna e ora do conto del risultato della “verifica” condotta con l’aiuto di Stefano Campanella portavoce del santuario di San Giovanni Rotondo e di fr. Luciano Lotti, custode dell’Archivio di Padre Pio. All’obiezione che Padre Pio non poteva rifiutare il nuovo messale, perché promulgato sei mesi dopo la sua morte, i guardiani della bufala rispondono affermando che in previsione del nuovo rito il Padre scrisse a Paolo VI per chiedergli di esserne dispensato e di poter continuare a celebrare con il vecchio messale e aggiungono che la “dispensa” gli fu portata dal cardinale Bacci, con il quale il Padre avrebbe sfogato la sua contrarietà al Vaticano II con le parole «Per pietà, mettete fine rapidamente al Concilio». Nulla di ciò è nelle fonti. Il cardinale Bacci va a San Giovanni Rotondo ma non è latore della “dispensa” che il Padre chiederà dieci mesi dopo quella visita. La richiesta è motivata non dalla contrarietà alle innovazioni ma dalla debolezza della vista che gli impedisce di leggere i nuovi testi mentre i vecchi li conosce a memoria. Nei documenti non c’è traccia del presunto atteggiamento di contrarietà al Concilio, vi sono anzi elementi di accoglienza, comprese le novità liturgiche. (Segue nel primo commento)

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172 Commenti »

1.
Luigi Accattoli scrive,

4 marzo 2009 @ 17:27

(Segue dal post) Il cardinale Bacci fa visita a Padre Pio il primo aprile 1964. A seguito dell’introduzione nella “messa con il popolo” di alcune parti da leggere in italiano, su sollecitazione del Padre il 17 febbraio 1965 il guardiano del Convento, padre Carmelo da San Giovanni in Galdo, scrive al cardinale Ottaviani facendo presente che “Padre Pio ha 78 anni, ha la vista indebolita ed è sofferente per la vita di lavoro che conduce e per le altre sofferenze a tutti note”; per queste ragioni chiede “che la Santa Messa da lui celebrata tutte le mattine ad orario inconsueto – 4,30 circa – e cioè due ore prima delle messe ad orario solite a celebrarsi nel nostro Santuario, venga considerata come messa privata e come tale esente dalle norme concernenti la messa con partecipazione di popolo; fermo restando l’aggiornamento a l’uniformità per le altre cerimonie da osservarsi nelle messe private”. Così è documentato nella Positio della causa, vol. III/1, p. 753. La lettera di risposta positiva del cardinale Ottaviani porta la data del 20 febbraio 1965 (Ivi, p. 754).
Non c’è traccia, nei documenti, di alcuna frase di Padre Pio contro il Concilio. Anzi, dalla lettera del guardiano si apprende che la dispensa riguardava solo la lingua (a causa della “vista indebolita” che impediva a Padre Pio di leggere i nuovi testi, mentre quelli in latino li conosceva a memoria), ma Padre Pio osservò le altre norme liturgiche venute con il Concilio, come si può vedere dalle immagini delle Messe celebrate sulla mensa rivolta al popolo (il filmato della cosiddetta “ultima messa di Padre Pio”, celebrata il giorno precedente la morte, lo mostra rivolto al popolo e propongono immagini e audio del diacono e del suddiacono che leggono il Vangelo e l’epistola in italiano). La stessa ragione aveva indotto già nel 1961 il Padre a chiedere la dispensa dalla recita del breviario, sostituito con quella del rosario.
Inoltre nella lettera famosa di Padre Pio a Paolo VI a sostegno dell’Humanae vitae si legge: “L’Ordine dei cappuccini è stato sempre in prima linea nell’amore, fedeltà, obbedienza e devozione alla sede apostolica; prego il Signore che tale rimanga e continui nella sua tradizione di serietà e austerità religiosa, povertà evangelica, osservanza fedele della regola e delle costituzioni, pur rinnovandosi nella vitalità e nello spirito interiore, secondo le direttive del Concilio Vaticano II” (Epistolario IV, p. 12 e 13).
LiviaGloria
00martedì 14 aprile 2009 22:20
Inoltre nella lettera famosa di Padre Pio a Paolo VI a sostegno dell’Humanae vitae si legge: “L’Ordine dei cappuccini è stato sempre in prima linea nell’amore, fedeltà, obbedienza e devozione alla sede apostolica; prego il Signore che tale rimanga e continui nella sua tradizione di serietà e austerità religiosa, povertà evangelica, osservanza fedele della regola e delle costituzioni, pur rinnovandosi nella vitalità e nello spirito interiore, secondo le direttive del Concilio Vaticano II” (Epistolario IV, p. 12 e 13).



Ghergon
00mercoledì 15 aprile 2009 08:49
Che idiozia!
Ovvio che non c'è traccia nei documenti delle parola del Santo!
Leggi bene la fonte: è un testo autorizzato e ufficiale, mentre chi tenta di smentire(quello che hai postato tu è solo un tizio che blatera...) sa solo dire bla bla bla...

suvvia!
LiviaGloria
00mercoledì 15 aprile 2009 09:41
Intanto in quel bla,bla,bla ci sono riferimenti ai documenti...nell altro bla,bla,no.

Positio della causa, vol. III/1, p. 753.


(Epistolario IV, p. 12 e 13).

In piu questi sono i referenti diretti della smentita

Stefano Campanella portavoce del santuario di San Giovanni Rotondo e di fr. Luciano Lotti, custode dell’Archivio di Padre Pio.

In piu il video dove si vede la messa giá accettata


come si può vedere dalle immagini delle Messe celebrate sulla mensa rivolta al popolo (il filmato della cosiddetta “ultima messa di Padre Pio”,


In piu c é la dichiarazione dell accettazione del CVII secondo nella lettera al Papa con tanto di riferimento del documento.

lettera famosa di Padre Pio a Paolo VI a sostegno dell’Humanae vitae si legge: “L’Ordine dei cappuccini è stato sempre in prima linea nell’amore, fedeltà, obbedienza e devozione alla sede apostolica; prego il Signore che tale rimanga e continui nella sua tradizione di serietà e austerità religiosa, povertà evangelica, osservanza fedele della regola e delle costituzioni, pur rinnovandosi nella vitalità e nello spirito interiore, secondo le direttive del Concilio Vaticano II” (Epistolario IV, p. 12 e 13).



Ghergon
00mercoledì 15 aprile 2009 14:10
Che idiozia!
Ovvio che negli archivi non si menzioni questa cosa.
E' una rivelazione del succitato centro francescano, che non mi risulti fra l'altro essere vicino alla tradizione.
Ecco perchè non risulta nei decantati archivi di niente del mister"sciogliamo ogni dubbbio ma non so nulla" sopra...
Si tratta di una biografia di 890 pagine, la prima ufficiale e autorizzata, compilata utilizzando documenti e testimonianze del dossier per la causa di beatificazione del cappuccino stigmatizzato: “non tutti però”, confessa l’autore, “perché si è dovuto trattare in modo limitato dei difficili rapporti tra Padre Pio e la Santa Sede e si è preferito non scrivere sopra fatti sui quali certi convincimenti nostri non collimavano con l’orientamento ufficiale”.

clapito ora?
hhh.
00mercoledì 15 aprile 2009 20:30
Re: BASTA COL CONCILIO!
Ghergon, 14/04/2009 19:56:

l Settimanale - 4 gennaio 1975


BASTA COL CONCILIO!
(Lo disse Padre Pio)


Il Cardinale Bacci, reduce da una visita a Pietralcina, riferì al Papa l’esortazione del frate. La clamorosa rivelazione contenuta in una biografia di Padre Pio pubblicata dal Centro Culturale Francescano.


Un Papa, un frate, un cardinale loro tramite. L’aneddotica della Chiesa si è arricchita, inaspettatamente, di una clamorosa rivelazione. È stato Padre Pio di Pietralcina, il cappuccino venerato come un santo dai fedeli ancor prima che fosse introdotta la sua causa di beatificazione e osteggiato in vita dalla Curia romana (subì due inchieste, due “persecuzioni”), a indurre Paolo VI ad anticipare la chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II.

Papa Montini, assalito dal dubbio che i padri conciliari si stessero avventurando pericolosamente verso un’imprevedibile svolta, inviò a San Giovanni Rotondo un suo autorevole ambasciatore segreto, il grande latinista recentemente scomparso cardinale Antonio Bacci, “per sentire cosa ne pensasse Padre Pio”. Molte voci.

Sotto Papa Giovanni XXIII erano corse molte voci, e talune malevoli sul pensiero di Padre Pio a proposito del Concilio. Una volta aveva sentenziato con burbanza contadina, parlando con un monsignore del Santo Uffizio: “Il pesce puzza dalla testa”. Un’altra volta si era lamentato con un giornalista dell’Osservatore Romano: “La Chiesa è senza nocchiero”. Per i più sospettosi, alla “seconda persecuzione” subita proprio sotto Papa Roncalli non era estranea la drasticità di questi giudizi, anche se la spedizione motivata del visitatore apostolico monsignor Maccari, inviato come epuratore a San Giovanni Rotondo, veniva attribuita al segretario-factotum del Pontefice, monsignor Loris Capovilla, ora in disgrazia ma allora potentissimo e intimo del Vescovo di Padova Bortignon, inguaiato con lo scandalo Giuffrè e avversario di vecchia data di Padre Pio da Pietralcina.

“Il Concilio? Per carità, lo chiuda al più presto”, fu il responso ottenuto dal cardinale Antonio Bacci. L’ultimo colloquio avvenne nella cella n° 5 del convento di Santa Maria delle Grazie, il porporato latinista era venuto anche per portare al cappuccino abitudinario la dispensa vaticana dall’obbligo, sancito appunto dal Concilio (una delle tante innovazioni non condivise) di celebrare la Messa in italiano. Poteva continuare a dirla ogni mattina all’alba nel suo latino, come aveva sempre fatto da oltre mezzo secolo. Padre Pio pianse di gratitudine.

All’incontro erano presenti alcuni frati, che orecchiarono e riferirono. Ma a rivelare pubblicamente l’episodio è stato Padre Carmelo da Sessano, sguardo azzurro e barba da Patriarca, che fu prima compagno di studi e poi guardiano di Padre Pio dal 1953 al 1958. Si è sbilanciato nel corso di una conferenza stampa passata pressoché inosservata (un po' lo sciopero dei giornali, un po’ la solita congiura del silenzio) e indetta per la presentazione del libro Padre Pio da Pietralcina, un Cireneo per tutti, edito dal Centro Culturale Francescano e scritto da Padre Alessandro da Ripabottoni, della provincia monastica di Foggia.

Si tratta di una biografia di 890 pagine, la prima ufficiale e autorizzata, compilata utilizzando documenti e testimonianze del dossier per la causa di beatificazione del cappuccino stigmatizzato: “non tutti però”, confessa l’autore, “perché si è dovuto trattare in modo limitato dei difficili rapporti tra Padre Pio e la Santa Sede e si è preferito non scrivere sopra fatti sui quali certi convincimenti nostri non collimavano con l’orientamento ufficiale”.

Testimone l’incontro, con pochi giornalisti e molti devotissimi, si è svolto in un' atmosfera catacombale nello scantinato dell'Hotel Alicorni, vicino a San Pietro, già prescelto per certe riunioni di preti del dissenso e di avanguardisti sinodali. Questa volta, però, il protagonista era un prete dell'assenso e un tradizionalista. Padre Pio, difatti, è sempre stato considerato un prete della vecchia Chiesa (un tradizionalista). È appunto in nome della vecchia Chiesa che Padre Pio scongiurò di chiudere il Concilio. "Il nostro confratello", ha spiegato Padre Carmelo da Sessano, "non era tanto contrario al Concilio, quanto preoccupato della piega che aveva preso. Temeva le innovazioni irrompenti, diffidava del fronte olandese che con austriaci ed altri si era già costituito".



non sapevo questo di padre pio.penso che lui, che fu un grande santo gia' sapeva quello che avrebbe portato il concilio vaticano secondo e sapeva come molti cattolici sarebbero diventati tiepidi
LiviaGloria
00mercoledì 15 aprile 2009 22:38
Re:
Ghergon, 15.4.2009 14:10:

Che idiozia!
Ovvio che negli archivi non si menzioni questa cosa.

Certo,certo...é ovvio...


E' una rivelazione del succitato centro francescano, che non mi risulti fra l'altro essere vicino alla tradizione.

Quindi,visto che quel centro francescano non é nella tradizione come intendi tu...mentono??...certo certo,bé seguono il CVII,cosa puoi aspettarti,solo bugie,sbaglio?....


Ecco perchè non risulta nei decantati archivi di niente del mister"sciogliamo ogni dubbbio ma non so nulla" sopra...
Si tratta di una biografia di 890 pagine, la prima ufficiale e autorizzata, compilata utilizzando documenti e testimonianze del dossier per la causa di beatificazione del cappuccino stigmatizzato: “non tutti però”, confessa l’autore, “perché si è dovuto trattare in modo limitato dei difficili rapporti tra Padre Pio e la Santa Sede e si è preferito non scrivere sopra fatti sui quali certi convincimenti nostri non collimavano con l’orientamento ufficiale”.

clapito ora?




"“non tutti però”, confessa l’autore,"...é bé,sí,sí...certo é ovvio...é tutto ovvio.


Come farai Ghergon,quando leggerai di tutti quei santi che hanno avuto problemi con la Chiesa nei tempi passati del pre CVII??...chi dobbiamo credere?...al vento del tempo,o alla sicurezza fissa delle parole di Cristo?





Ghergon
00giovedì 16 aprile 2009 10:55
Inutile arrampicarsi sugli specchi Livia ECCO LA VERITA'
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