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"Chi invece non crederà"
Il Concilio Vaticano II ha fatto chiare affermazioni a proposito del valore fondamentale della verità sia per la Chiesa che per il singolo: "Dio stesso ha fatto conoscere al genere umano la via attraverso la quale gli uomini, servendolo, possono in Cristo divenire salvi e beati. Crediamo che questa unica e vera religione sussista nella Chiesa cattolica e apostolica, alla quale il Signore Gesù ha affidato il compito di comunicarla a tutti gli uomini" (56). Quindi, tutti i fedeli "sono pure tenuti ad aderire alla verità conosciuta e a ordinare tutta la loro vita secondo le esigenze della verità" (57). Solo su questo sfondo è comprensibile anche il riferimento, nella dichiarazione conciliare sulla libertà religiosa, a una frase biblica assolutamente senza compromessi come quella di Mc. 16, 16: "Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo; chi invece non crederà sarà condannato" (58). Il Concilio richiama sempre l’attenzione sul fatto che "Cristo stesso è la verità e la via che la predicazione evangelica svela a tutti" (59). Si tratta dell’orientamento oggettivo della coscienza: "I cristiani, poi, nella formazione della loro coscienza devono considerare diligentemente la dottrina sacra e certa della Chiesa. Infatti, per volontà di Cristo la Chiesa cattolica è maestra di verità e il suo compito è di annunciare e di insegnare in modo autentico la verità che è Cristo, e nello stesso tempo di dichiarare e di confermare con la sua autorità i principi dell’ordine morale che scaturiscono dalla stessa natura umana" (60).
Ne consegue in modo inequivocabile la differenza, fra la tolleranza come amore per tutti gli uomini e la cosiddetta tolleranza delle idee: "Certamente tale amore e amabilità non devono in alcun modo renderci indifferenti verso la verità e il bene. Anzi lo stesso amore spinge i discepoli di Cristo ad annunciare a tutti gli uomini la verità che salva. Ma occorre distinguere tra errore, sempre da rifiutarsi, ed errante, che conserva sempre la dignità di persona, anche quando è macchiata da false o meno accurato nozioni religiose" (61). A proposito del problema del relativismo Paolo VI dice: "Certo, l’immutabilità della fede è oggi messa in pericolo dal relativismo in cui alcuni autori sono caduti. Ma, in opposizione a tale atteggiamento, noi abbiamo fermamente ricordato che la rivelazione divina ha un senso preciso e determinato, un’immutabile verità, che ci è proposta da credere da parte di Cristo, della tradizione apostolica e degli atti del Magistero" (62).
Non meno energicamente Giovanni Paolo II ha deplorato l’opposizione del relativismo alla Rivelazione e le sue conseguenze disastrose sulla vita di fede. A tale proposito egli, fra l’altro, lamenta "che si sono sparse a piene mani idee contrastanti con la Verità rivelata e da sempre insegnata". Intenzionalmente o meno, egli nomina poi lo spiritualismo massonico e dice che i cristiani sono "immersi nel "relativismo" intellettuale e morale" (63). Dopo tutto questo non può rimanere alcun dubbio sul fatto che, a proposito della verità, della sua conoscibilità e del suo valore, esiste un contrasto profondo fra la massoneria e la Chiesa.
Spiriti vaganti
La presa di posizione dei massoni a proposito della verità, inconciliabile con la fede della Chiesa, esclude la possibilità di appartenere contemporaneamente alla Chiesa e alla massoneria. Per poter essere un vero massone il cattolico dovrebbe concepire la propria fede come un’opinione soggettiva. Però questa non sarebbe più la fede della Chiesa, che è fondata sulla verità e consiste nella verità. In tal modo la fede viene privata del suo fondamento oggettivo, della verità valida per tutti, è quindi spostata dall’ordine del reale a quello della sola coscienza, e viene così anche privata della sua vera forza ed essenza. Su questo sfondo si comprende una dichiarazione dell’illustre massone di alto grado Oswald Wirth (+ 1943): "L’iniziazione è una chiamata per spiriti inquieti, per quelli ai quali la conoscenza acquisita non basta [...]. Chi segue un credo religioso, filosofico, scientifico o politico intangibile, nel tempio della loggia non ha nulla da cercare. Se però vi entra rimane un intruso […]. La chiamata all’iniziazione è affare di quegli spiriti vaganti che, dopo aver abbandonato la protezione della loro scuola o della loro chiesa, vagano nel buio senza riuscire a trovare la loro vera luce" (64).
A prescindere dal fatto che anche l’affermazione sopra citata contiene una forma di credo, essa rappresenta pure un chiaro rifiuto per tutti coloro che affermano che si possano conciliare Chiesa e massoneria.
Indipendentemente dall’interpretazione di Wirth, dal fatto in sé è risultato chiaro che, in quanto allo spiritualismo della loggia, si tratta di errori che mettono in discussione la fede stessa come un tutto e addirittura, più precisamente, la rendono impossibile come condotta di vita orientata in modo oggettivo. L’inconciliabilità sostanziale, che impedisce per diritto divino di entrare a far parte di una loggia, sussiste del tutto indipendentemente dal fatto che il diritto canonico esprima o non esprima esplicitamente in un canone il divieto di appartenere alla massoneria. Lo stesso vale per una serie di altre associazioni, nessuna delle quali viene citata nominatamente nel nuovo diritto canonico. Perciò non è neppure necessario che questa proibizione venga pubblicata sui bollettini ufficiali delle diocesi per diventare valida (65), in quanto sussiste per diritto divino. L’entrata a far parte di una loggia è proibita al cattolico perché "mette in pericolo la fede sua e del suo prossimo" (66). Il "divieto di entrare a far parte della massoneria" da parte della Chiesa è quindi contenuto in quelle disposizioni del nuovo diritto canonico che proteggono la fede e che cercano con sanzioni di impedire delitti contro la fede, soprattutto nel can. 1364. Quindi, fu completamente sbagliata la grande propaganda, svolta all’esterno e all’interno della Chiesa, che cercava di interpretare la scomparsa nel nuovo Codex Iuris Canonici della menzione della massoneria come autorizzazione all’adesione da parte dell’autorità ecclesiastica.
Mai un unico criterio
Il giudizio sulle logge solo in base al criterio della machinatio non è giustificato né oggettivamente né giuridicamente dalle dichiarazioni finora emesse dalla Chiesa. Cominciando dal divieto di Papa Clemente XII fino al divieto emesso da Giovanni XXIII, esso è sempre stato chiaramente motivato con la contrapposizione alla fede (67). Ciò era presente in parte anche nel diritto canonico valido fino a ora (can. 2336). Lo stesso padre Sebott vi si riferisce quando scrive: "I chierici e i religiosi che hanno aderito a una società massonica o a un’associazione simile, secondo il can. 2336 devono essere puniti più duramente e inoltre denunciati alla Congregazione per la Dottrina della Fede, poiché si tratta presumibilmente di un delitto contro la fede" (68).
Se diversi autori cattolici hanno interpretato la scomparsa della menzione della massoneria nel nuovo Codex Iuris Canonici come generale autorizzazione all’adesione da parte dell’autorità ecclesiastica, sono andati ben oltre quella parte stessa di massoni che hanno ritenuto come possibile una conciliabilità della doppia appartenenza alla Chiesa e alla loggia. Questi ultimi, infatti, limitavano tale possibilità esclusivamente ed esplicitamente ai tre gradi inferiori. Per i gradi superiori si sono espressi loro stessi apertamente per l’inconciliabilità e hanno rifiutato di dare qualsiasi seguito in un modo addirittura radicale e traumatizzante. Essi hanno lasciato questi gradi avvolti in un mistero impenetrabile. A questo proposito si deve notare che la maggioranza degli interlocutori apparteneva a gradi alti e anche altissimi. Dunque, il fatto che gli stessi massoni pretendessero la conciliabilità soltanto per i tre gradi inferiori e diversi autori cattolici per tutti i gradi è indicativo della grande limitatezza delle conoscenze e della capacità di giudizio di tali autori. Coloro che si impegnano per l’ammissione di cattolici ai tre gradi inferiori devono spiegare anche, a prescindere da tutti gli altri problemi che significato abbia una tale ammissione in considerazione della natura di tutta la massoneria. Infatti, per Albert Pike la subordinazione dei gradi inferiori a quelli alti è vitale: "L’affermazione più superficiale è anzitutto che l’insegnamento della massoneria sia completamente contenuto nei tre gradi di base" (69). Pike è uno dei grandi esperti della massoneria e in particolare del sistema degli alti gradi del Rito Scozzese. Di questo sistema di alti gradi dice poi Horst E. Miers: "Tutta l’élite spirituale della massoneria oggi ricopre i gradi di questo sistema" (70).
A proposito degli alti gradi un dettaglio riferito da Stephen Knight può forse rivelare perché durante i colloqui si giunse a rifiutare radicalmente qualsiasi discussione sugli alti gradi. Tale dettaglio si trova nel suo sensazionale libro The Brotherhood, edito a Londra nel 1984 (71). In quest’opera l’autore ha pubblicato il risultato delle sue interessantissime ricerche durate anni e svolte non senza considerevoli difficoltà.
Da esse risulta che, al posto del Grande Architetto dell’Universo, già nel grado alto dell’Holy Royal Arch subentra il nome JAH-BUL-ON: JAH = Jahvé, BUL = Baal e oN = Osiride. In non pochi punti la Bibbia presenta Baal come l’avversario di Dio, la cui venerazione è davanti a Dio una nefandezza (cfr. Gdc. 2, 11; 1 Re 18, 18; 19, 18; 2 Re 10, 28; Rm. 11, 4). Quando, nel 1873, il famoso e già nominato Albert Pike venne a conoscere questo "nome divino", egli, allora ancora profondamente inquieto e spaventato, scrisse: "Nessuno può indurmi a riconoscere come simbolo della divinità infinita ed eterna una formula in cui è contenuto il nome di un dio pagano maledetto e spregevole il cui nome da più di duemila anni indica un demonio" (72).
Stephen Knight ha interrogato non meno di settantacinque massoni di questo grado. In quell’occasione egli dovette constatare che tutti parlavano liberamente o, senza esitazione della massoneria ma che alla parola "Jahbulon" settantuno degli interrogati perdevano la calma e la sicurezza di sé (73).
Protestanti e massoneria
Alla Chiesa cattolica viene spesso rimproverato il fatto che, a differenza del mondo protestante, essa sola sia entrata in contrasto con la massoneria e che ciò sia imputabile più alle sue condanne contro quest’ultima che non alla stessa massoneria tollerante. Questo ampio tema non può essere trattato ora in modo esauriente. Ma si aggiunga almeno una breve annotazione. Benché sia vero che anche da parte del cristianesimo protestante vi sono state e vi sono condanne, tuttavia risulta che, nel complesso, non esistono tensioni. Oggi vale ancora di più ciò che E. Lennhoff scrisse a riguardo dell’Inghilterra: "Anche fra gli ecclesiastici che hanno servito come funzionari la Gran Loggia britannica sono rappresentate tutte le diverse confessioni a esclusione della confessione cattolica. Un arcivescovo Gran Maestro, 14 vescovi e 24 altri dignitari della Chiesa d’Inghilterra appartengono al Gran Consiglio dei Funzionari delle Grandi Logge Unite. All’ombra dell’abbazia di Westminster lavora una loggia composta quasi solamente da chierici" (74). Si può dire la stessa cosa di tutte le altre nazioni cristiane non cattoliche.
Nel fatto menzionato, ossia l’appartenenza alla loggia di molti vescovi delle Chiese anglicana, ortodossa e luterana, padre José Benimeli S.J. vede la prova della conciliabilità di loggia e cristianesimo (75). A ciò si oppone obiettivamente L’Osservatore Romano del 23 febbraio 1985 con un’esauriente motivazione dell’inconciliabilità di fede cristiana e massoneria (76).
Vendetta per Jacques de Molay
Alla domanda se i buoni rapporti della massoneria con i protestanti — contrariamente a quelli con la Chiesa cattolica — siano in relazione anche con l’essenza del protestantesimo stesso, i massoni Lennhoff e Posner rispondono così: "La massoneria è uno dei movimenti che, a partire dalla fine del Medioevo, sono sorti come reazione alla assolutezza della dottrina della Chiesa […]. In campo religioso questo portò al protestantesimo" (77).
E se nel Rito Scozzese Antico ed Accettato vi è un modo totalmente diverso di trattare Lutero e il Papato, ciò non deve essere certamente sopravvalutato. Però, dimostra almeno una diversità di considerazione del Papato e del luteranesimo che affonda le sue radici nella storia.
A un grado del Rito Scozzese — il grado del Cavaliere Kadosch — si chiede vendetta per l’omicidio del Gran Maestro templare Jacques de Molay, ritenuto una delle grandi figure massoniche. Nel rituale di questo grado dapprima si dice che l’adepto ha calpestato la tiara del Papa, poi Lutero viene indicato come uno degli esecutori della vendetta richiesta a questo grado per la morte di Molay: "Questa è la vendetta che cadde sul capo di Clemente V, non il giorno in cui il suo cadavere fu bruciato dai calvinisti della Provenza, bensì il giorno in cui Lutero, in nome della libertà di coscienza, aizzò mezza Europa contro il Papato" (78).
Un tale giudizio contrario alla Chiesa cattolica, diverso da quello nei confronti di Lutero, emerge anche da una circolare che uno dei maggiori massoni della seconda metà del secolo scorso, il Gran Maestro Adriano Lemmi (+ 1906), inviò alle singole logge. In essa si dice: "II Grande Oriente fa appello allo spirito dell’umanità perché tutti i fratelli possano unire le loro forze e impiegarle nella dispersione delle pietre del Vaticano. Con queste pietre disperse possa quindi essere costruito il tempio della nazione ormai adulta" (79).
Da tutto quanto è stato detto emerge questa evidente conclusione: indipendentemente da tutti i fatti storici, sussiste una inconciliabilità, fondata sulla fede, dell’appartenenza contemporanea alla Chiesa e a una loggia massonica. Ciò non è stato del tutto ignorato neanche dalla Chiesa evangelica. Ancora due fatti almeno, avvenuti in Germania e in Inghilterra, dovrebbero dimostrarlo. Con le dichiarazioni della commissione ufficiale per il dialogo della Chiesa evangelica di Germania che discusse con i massoni, si è permesso ai cristiani protestanti di aderire alla loggia. Tuttavia la commissione ha deciso di rendere nota la propria preoccupazione a proposito dell’attività del tempio scrivendo: "Non è stato possibile, per i partecipanti di parte ecclesiastica ai colloqui, farsi un’idea definitiva sul rituale, per quanto riguarda il suo significato e la qualità dell’esperienza a esso collegata. A questo proposito essi si sono posti il problema, se l’esperienza del rituale e il lavoro del massone non possano sminuire il significato che per il cristiano evangelico ha la giustificazione per grazia" (80). Si deve supporre che questa commissione se avesse continuato le indagini finché non fosse arrivata proprio a un giudizio definitivo, sarebbe giunta a dichiarazioni più precise. Alla fine dovrebbe aver ragione l’anglicano Walton Hannah, nel suo libro Darkness Visible, secondo cui "nessuna chiesa che abbia analizzato seriamente le dottrine religiose e i presupposti della massoneria, si è mai astenuta dal condannarla" (81).
"Non oso"
Una delle più recenti ricerche di scienza delle religioni è il libro di John Lawrence apparso in Inghilterra con il titolo Freemasonry. A Way of Salvation? L’autore stesso, un ecclesiastico anglicano, proviene da una famiglia massonica e con i massoni ha rapporti di cordialità e di stima. Nonostante tutto il rispetto per gli uomini di chiesa e per i vescovi che sono massoni, con i quali ha rapporti di amicizia, l’autore dice: "Le mie ricerche mi hanno portato a contatto con molti cristiani, dignitari ecclesiastici e laici che percepivano che la Chiesa è talmente danneggiata dall’influenza massonica che lo spirito di Dio viene soffocato e spesso proprio da parte di uomini sinceri e di buona volontà" (82).
E, a proposito del profondo legame del singolo con la loggia, Lawrence dice: "Esso è in evidente contrasto con la forza liberatrice di Cristo. Egli infatti venne per renderci liberi, per darci la vera luce" (83). Evitando ogni polemica, l’autore va obiettivamente a fondo della questione che la commissione evangelica tedesca, nel suo breve esame della massoneria, purtroppo ha lasciato solo come osservazione. Egli non vede alcuna possibilità di una doppia appartenenza alla Chiesa e alla loggia, e precisamente per motivi teologici sostanziali. Ai molti amici massoni nel clero anglicano, con i quali ha rapporti cordiali e con i quali ha discusso a fondo queste questioni, Lawrence dice tuttavia: "Il fatto che un vescovo sia massone non rende ciò necessariamente una buona cosa" (84). Per questo autore non si tratta altro che della verità della quale Gesù dice che essa "vi farà liberi" (Gv. 8, 32).
Molte ragioni di inconciliabilità fra appartenenza alla loggia e cristianesimo si trovano anche nel libro già menzionato di Stephen Knight. Egli riferisce di un massone di alto grado che abbandonò la loggia, pronto a chiarire "perché il [suo] legame con Gesù non è conciliabile con la religione massonica" (85). Egli si rifiutò di rispondere alle domande sul suo alto grado, proprio come gli interlocutori nella commissione tedesca; benché uscito dalla massoneria disse: "Non oso parlarne" (86).
A questo punto non può mancare un accenno alla massoneria cristiana, al Freimaurerorden, il FO, l’ordine massonico cristiano, cioè alla Gran Loggia Nazionale di Germania. La Conferenza Episcopale Tedesca dichiara che "questa "massoneria cristiana" non si colloca affatto al di fuori dell’ordinamento massonico fondamentale; con questa espressione si intende soltanto una più ampia possibilità di conciliare massoneria e soggettiva credenza cristiana. Tuttavia bisogna negare che ciò venga raggiunto in modo teologicamente soddisfacente, poiché i fatti fondamentali della rivelazione del Dio divenuto uomo e della sua comunione con gli uomini vengono compresi solo come una possibile variante della visione massonica del mondo e sono condivisi solo da una piccola parte dei massoni" (87).
Particolarmente degno di nota è il fatto che sullo stemma ufficiale del Gran Maestro di questa "massoneria cristiana" non compare il nome di Cristo, bensì quello di Baphomet (88). L’ordine massonico cristiano si considera una "continuazione dell’ordine dei templari" (89). Evidentemente vogliono esserlo anche o proprio in considerazione della venerazione che presumibilmente i templari avevano per Baphomet. Di Baphomet i massoni Lennhoff e Posner dicono: "Nome di un’orrenda immagine del demonio, della cui venerazione i templari furono accusati" (90).
Indipendentemente da quello che si deve intendere per "Baphomet" e da tutte le interpretazioni gnostico- dualistiche di due princìpi del mondo eterni, che alcuni vi ravvisano, resta tuttavia incomprensibile come un cristiano possa onorare questo nome.
Il nucleo della nostra crisi
La verità di Cristo è un bene estremamente prezioso, è un valore supremo insostituibile, contiene l’annuncio salvifico della nostra redenzione.
È necessario difenderla da ogni relativizzazione, preservarla da ogni livellamento e soprattutto mantenerla in una situazione di cui il cardinale Ratzinger dice: "La rinuncia alla verità è il vero nucleo della nostra crisi" (91). Proprio per amore della verità l’adesione alla massoneria per i cattolici non è possibile. La Chiesa ha il dovere di mostrare ai fedeli dove si nascondono i pericoli per la fede. Pochi potevano riconoscere questo dovere in relazione con la massoneria meglio dei membri della commissione incaricata del dialogo. E quando dunque il professor Scheuermann, in base alle sue cognizioni e in tutta coscienza, pretendeva che anche nel nuovo diritto canonico ai fedeli fosse fornita una chiarificazione al riguardo, ciò è ben fondato. La Conferenza Episcopale Tedesca, il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e molti altri fecero lo stesso. Padre Sebott scrive: "La cancellazione nelle bozze del divieto di entrare a far parte della massoneria fu deplorata dal principale penalista tedesco della Chiesa cattolica, Konrad Audomar Scheuermann — dal 1974 al 1980 egli stesso membro della commissione per il dialogo della Conferenza Episcopale Tedesca con le Grandi Logge Unite di Germania: "Poiché, se necessario, sono possibili particolari regolamentazioni giuridiche relative a tali delitti, si può acconsentire alla riduzione, a patto però che l’appartenenza alla massoneria e ad associazioni segrete simili (cann. 2335 e 2336) continui a restare materia di reato per il diritto comune, nonostante la differenza regionale di queste associazioni"" (92).
Come mostra la dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede del 26 novembre 1983, anche nel nuovo diritto canonico è contenuto il "divieto di entrare a far parte della massoneria", che non è esplicitamente menzionato ma è compreso nell’espressione "categorie più ampie", vale a dire in quelle che puniscono i delitti contro la fede (cfr. can. 1374).
Seppellire le difficoltà?
Riferendosi alla dichiarazione della conferenza episcopale, Sebott pensa: "Se abbiamo scopi comuni, se in futuro ci attendono compiti comuni, allora dovremmo seppellire le vecchie difficoltà, altrimenti somiglieremmo a quegli uomini che corrono dietro ai progetti da loro elaborati e dimenticano di proteggere la casa comune" (93).
A questo proposito deve essere detto che il fine primario della Chiesa e il fondamento della sua esistenza, cioè la configurazione dell’umanità in Cristo per la gloria di Dio, non sono in accordo con il fine primario della massoneria, che vuole edificare la società umana come tempio laicista dell’umanità; e che l’umanità massonica non coincide assolutamente con l’humanitas cristiana. Esse hanno scopi totalmente diversi. Quando presentano punti parziali di contatto, per esempio nel campo dell’assistenza caritativa, è possibile la collaborazione. Questi punti comuni in settori delimitati non possono assolutamente eliminare i contrasti fondamentali sui princìpi più importanti. Per questo la dichiarazione dei vescovi tedeschi precisa che dall’agire comune "non [...] deve però risultare l’impressione che la Chiesa abbia motivo di ritenere superato il suo atteggiamento di messa in guardia e di rifiuto nei confronti della massoneria" (94).
Quando padre Sebott pensa che, per amore di questi scopi comuni, "dovremmo seppellire le vecchie difficoltà" (95), gli si deve dire che qui si tratta di difficoltà che hanno fondamento in quel progetto della Chiesa, di cui noi non possiamo disporre. "Seppellirle" può certamente significare solo fare come se non esistessero più, benché continuino veramente a sussistere come realtà. L’accettazione della visione del mondo dei massoni da parte di membri della Chiesa, i quali hanno "seppellito queste vecchie difficoltà", ha prodotto conseguenze nefaste. La supposta comunanza non raggiunge velocemente i suoi limiti quando l’aborto è annoverato fra i diritti dell’uomo così come lo è il diritto alla procreazione? Questo però è avvenuto, come abbiamo visto, nella tredicesima tesi delle massoniche Tesi fino all’anno 2000 (96).
L’inconciliabilità perdura
Lo studio approfondito già menzionato ha condotto la Congregazione romana per la Dottrina della Fede a confermarsi nella convinzione dell’inconciliabilità di fondo fra i princìpi della massoneria e quelli della fede cristiana. Poco più di un anno dopo la pubblicazione del decreto della suddetta Congregazione e del nuovo diritto canonico, L’Osservatore Romano del 23 febbraio 1985 ha pubblicato in prima pagina alcune riflessione sugli argomenti che hanno condotto a questa decisione.
Prescindendo dalla considerazione dell’atteggiamento pratico delle diverse logge di ostilità o meno nei confronti della Chiesa, la Congregazione per la Dottrina della Fede, con la sua dichiarazione del 26 novembre 1983, ha inteso collocarsi al livello più profondo e d’altra parte essenziale del problema: sul piano, cioè, dell’inconciliabilità dei princìpi, il che significa sul piano della fede e delle sue esigenze morali.
A proposito del problema del relativismo si invita a riflettere sul fatto che, del tutto indipendentemente dalla questione se ora in ambiente massonico non vi sia un obbligo esplicito di professare il relativismo, tuttavia "la forza relativizzante di una tale fraternità per la sua stessa logica intrinseca ha in sé la capacità di trasformare la struttura dell’atto di fede in modo così radicale da non essere accettabile da parte di un cristiano al quale è cara la sua fede [...]. Questo stravolgimento nella struttura fondamentale dell’atto di fede si compie, inoltre, per lo più, in modo morbido e senza essere avvertito: la salda adesione alla verità di Dio, rivelata nella Chiesa, diviene semplice appartenenza ad un’istituzione, considerata come una forma espressiva particolare accanto ad altre forme espressive, più o meno altrettanto possibili e valide, dell’orientarsi dell’uomo all’eterno".
Ne L’Osservatore Romano si dice inoltre: "La tentazione ad andare in questa direzione è oggi tanto più forte, in quanto essa corrisponde pienamente a certe convinzioni prevalenti nella mentalità contemporanea. L’opinione che la verità non possa essere conosciuta è caratteristica tipica della nostra epoca e, nello stesso tempo, elemento essenziale della sua crisi generale. Proprio considerando tutti questi elementi la Dichiarazione della S. Congregazione afferma che l’iscrizione alle associazioni massoniche rimane proibita dalla Chiesa" (97).
Josef Stimpfle
Vescovo di Augusta
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(1) Cfr. Reinhold Sebott S.J., Die Kirchenbann gegen die Freimaurer ist aufgehoben [La scomunica contro i massoni è abolita], in Stimmen der Zeit, vol. 201, n. 6, 1983, pp. 411-421.
(2) Ibid., p. 412.
(3) Kurt Baresch, Katholische Kirche und Freimaurerei. Ein brüderlicher Dialog 1968 bis 1983 [Chiesa cattolica e massoneria. Un dialogo fraterno dal 1968 al 1983], Vienna 1983, p. 69.
(4) Ibid., p. 63.
(5) R. Sebott S.J., art. cit., p. 412.
(6) Ibidem.
(7) Ibid., p. 418.
(8) Ibidem.
(9) Ritual II AF und AN, Amburgo 1975, p. 47.
(10) Ibid., p. 41.
(11) Cfr. R. Sebott S.J., art. cit., p. 414.
(12) Cfr. ibid., p. 413.
(13) Cfr. ibidem.
(14) Ibid., p. 418.
(15) Cit. in Alec Mellor, Logen, Rituale, Hochgrade. Handbuch der Freimaurerei [Logge, rituali, alti gradi. Manuale della massoneria], Graz-Vienna-Colonia 1967, pp. 138-139.
(16) R. Sebott S.J., art. cit., p. 418.
(17) Cfr. Giuseppe De Rosa S.J., La loggia massonica P2 e la crisi del Governo Forlani, in La Civiltà Cattolica, anno 132, vol. II, n. 3144, 20-6-1981, pp. 586-597.
(18) Cfr. ibid., p. 592.
(19) Ibidem.
(20) Ibid., p. 593.
(21) Cfr., per esempio, il Giornale nuovo, 23-3-1981: e Il Giornale d’Italia, 23-3-1981.
(22) il Giornale nuovo, cit.
(23) KathPress, 17-6-1969, p. 8.
(24) Cfr. Tesen bis zum Jhare 2000 [Tesi fino all’anno 2000], n. 13, in Humanität. Das deutsche Freimaurer Magazin, n. 1, 1982.
(25) Cfr. Michel Dierickx S.J., Freimaurerei, die Große Unbekannte. Ein Versuch zu Einsicht und Würdigung [Massoneria, la grande sconosciuta. Un tentativo di esame e di giudizio], Francoforte-Amburgo 1970, p. 187.
(26) Christian Jacq, La massoneria. Storia e iniziazione, Milano 1978, p. 58 [l’autore cita la trad. it., edita da Mursia, di La Franc-Maçonnerie. Histoire et initiation, Laffont, Parigi 1975 (ndr)].
(27) Ibid., pp. 58-59.
(28) Ritual I AF und AM, Amburgo 1974, p. 48.
(29) Eugen Lennhoff e Oskar Posner, Internationales Freimaurer-Lexikon [Enciclopedia massonica internazionale], Vienna-Monaco di Baviera 1980, col. 1666.
(30) Inconciliabilità tra fede cristiana e massoneria, in L’Osservatore Romano, 23-2-1985 [trascritto in Cristianità, anno XIII, n. 119-120, marzo-aprile 1985 (ndr)].
(31) E. Lennhoff e O. Posner, op. cit., col. 1300.
(32) Ibid., col. 524.
(33) Ibid., col. 374.
(34) Ibidem.
(35) Ibid., col. 1207.
(36) R. Sebott S.J., art. cit., p. 420.
(37) Ibidem.
(38) E. Lennhoff e O. Posner, op. cit., col. 814.
(39) Ibid., col. 813.
(40) Ibid., col. 1665.
(41) Ibid., col. 1300.
(42) Ibid., col. 1025.
(43) Humanität. Das deutsche Freimaurer Magazin, n. 1, 1980, inserto dopo p. 20.
(44) Ibidem.
(45) Ibid., p. 5.
(46) Manoscritto della trasmissione di Deutschen Welle [Onda tedesca], n. 19/105 4420 040881 103 01, Colonia 1981, p. 4.
(47) Josef Seifert, Die Wahrheit über den Menschen und die eucharistische Anbetung [La verità sull’uomo e l’adorazione eucaristica], conferenza per il Congresso Eucaristico di Milano del 1983, manoscritto ancora inedito, pp. 5-6.
(48) Hans Sachsse, Technik und Verantwortung [Tecnica e responsabilità], Friburgo in Brisgovia 1972, p. 33.
(49) R. Sebott S.J., art. cit., p. 412.
(50) Charles von Bokor, Winkelmaß und Zirkel [Squadra e compasso], Vienna-Monaco di Baviera 1980, p. 8.
(51) Frankfurter Allgemeine Zeitung, 27-11-1976.
(52) Concilio Vaticano II, Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes, n. 28.
(53) R. Sebott S.J., art. cit., p. 421.
(54) Giovanni Paolo II, Discorso al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, del 12-1-1985, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. VIII, I, p. 60.
(55) Idem, Discorso agli indigeni nell’areoporto di Latacunga, del 31-1-1985, ibid., p. 301 [la citazione nel testo pontificio è dal Documento di Puebla, n. 406 (ndr)].
(56) Concilio Vaticano II, Dichiarazione sulla libertà religiosa. Il diritto della persona e delle comunità alla libertà sociale e civile in materia religiosa Dignitatis humanae, n. 1.
(57) Ibid., n. 2.
(58) Ibid., n. 11.
(59) Idem, Decreto sull’attività missionaria della Chiesa Ad gentes divinitus, n. 8.
(60) Idem, Dichiarazione sulla libertà religiosa. Il diritto della persona e delle comunità alla libertà sociale e civile in materia religiosa Dignitatis humanae, n. 14.
(61) Idem, Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes, n. 28.
(62) Paolo VI, Allocuzione al Concistoro e voti augurali al Sacro Collegio e alla Prelatura Romana, del 20-12-1976, in Insegnamenti di Paolo VI, vol. XIV, p. 1088.
(63) Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti al primo Convegno nazionale sul tema Missioni al Popolo per gli anni ’80, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. IV, 1, p. 235.
(64) Oswald Wirth, Les Mystères de l’Art royal, pp. 77-78, cit. in A. Mellor, op. cit., p. 328.
(65) Cfr. R. Sebott S.J., art. cit., p. 414.
(66) Ibid., p. 415.
(67) Cfr. Inconciliabilità fra fede cristiana e massoneria, cit.
(68) R. Sebott S.J., art. cit., p. 412.
(69) Albert Pike, Morals and Dogma, Charleston 1871, cit. in Horst E. Miers, Lexikon des Geheimwissens [Enciclopedia della scienza occulta], Friburgo in Brisgovia 1970, p. 197.
(70) H. E. Miers, op. cit., p. 320.
(71) Cfr. Stephen Knight, The Brotherhood, Londra 1984, pp. 236 ss.
(72) Ibid., pp. 236-237.
(73) Cfr. ibid., p. 237.
(74) Cit. in M. Dierickx S.J., op. cit., p. 184.
(75) Cfr. El País, 10-3-1983, pp. 14-15.
(76) Cfr. Inconciliabilità fra fede cristiana e massoneria, cit.
(77) E. Lennhoff e O. Posner, op. cit., col. 1300.
(78) A. Mellor, op. cit., pp. 409-410.
(79) Ibid., p. 177.
(80) Information nr. 58 der Evangelischen Zentralstelle für Weltanschauungsfragen [Ufficio centrale evangelico per le questioni ideologiche], 58/74, p. 19.
(81) Cit. sulla base della Herder Korrespondenz, 1963, p. 521.
(82) John Lawrence, Freemasonry. A Way of Salvation?, Nottingham 1982, p. 23.
(83) Ibid., p. 24.
(84) Ibid., p. 23.
(85) S. Knight, op. cit., p. 141.
(86) Ibid., p. 140.
(87) Dichiarazione della Conferenza Episcopale Tedesca circa l’appartenenza di cattolici alla massoneria, del 28-4-1980, IV, 10 [trad. it. in Cristianità, anno VII, n. 66, ottobre 1980 (ndr)].
(88) Cfr. H. E. Miers, op. cit., p. 62.
(89) Ibid., p. 400.
(90) E. Lennhoff e O. Posner, op. cit., col. 121.
(91) Card. Joseph Ratzinger, in Amtsblatt des Erzbistums München, n. 10, 1980, p. 5.
(92) R. Sebott S.J., art. cit., p. 415, con riferimento a Konrad Audomar Scheuermann, Das Schema 1973 für das kommende kirkl. Strafrecht [Lo schema 1973 per il nuovo diritto penale ecclesiastico], in Archiv f. kath. Kirchenrecht, n. 143, 1974, p. 51.
(93) R. Sebott S.J., art. cit., p. 417.
(94) Dichiarazione della Conferenza Episcopale Tedesca circa l’appartenenza di cattolici alla massoneria, cit., III, 3.
(95) R. Sebott S.J., art. cit., p. 417.
(96) Cfr. Humanität. Das deutsche Freimaurer Magazin, n. 1, 1980, dopo p. 30.
(97) Inconciliabilità fra fede cristiana e massoneria, cit.
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Presentazione editoriale
"Il 26 novembre 1983 — lo stesso giorno in cui entra in vigore il nuovo Codice di Diritto Canonico — la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede rende pubblica una dichiarazione sulla massoneria che ribadisce tanto l’inconciliabilità dei principi massonici con la dottrina della Chiesa quanto la proibizione per i cattolici di iscriversi ad associazioni massoniche, confermando che tale appartenenza eventuale pone i fedeli "in stato di peccato grave" e nella impossibilità di "accedere alla Santa Comunione" [...]. E la inconciliabilità tra fede cristiana e massoneria viene ribadita in riflessioni a un anno di distanza dalla dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede, svolte dalla stessa congregazione e che costituiscono, di fatto, la "motivazione" di quella ennesima sentenza antimassonica, la 586ª della serie [...].
"Nonostante questo, il fatto che il nuovo Codice di Diritto Canonico non menzioni esplicitamente la massoneria — come invece accadeva nella codificazione del 1917 — ha fornito ad alcuni autori il pretesto per sostenere un mutamento del giudizio della Chiesa cattolica in materia [...], e non mancano private iniziative tese a rimettere in questione l’argomento [...], sul quale aveva gettato lumi significativi e importanti una dichiarazione della Conferenza Episcopale Tedesca — datata 28 aprile 1980 e resa pubblica nel maggio dello stesso anno — emessa dopo colloqui ufficiali svoltisi tra la Chiesa cattolica e le Grandi Logge Unite di Germania dal 1974 al 1980 [...].
"E in Germania appunto — dopo la pubblicazione del nuovo Codice di Diritto Canonico e prima della sua entrata in vigore — padre Reinhold Sebott S.J. annuncia, sulla rivista dei gesuiti tedeschi Stimmen der Zeit, l’abolizione della scomunica contro la massoneria e critica duramente la dichiarazione dell’episcopato del suo paese [...]. Poiché, quindi, sono rimasti nell’opinione pubblica equivoci e convinzioni errate, nonché per la persistente attualità del problema, S.E. mons. Josef Stimpfle — vescovo di Augusta, diocesi suffraganea di Monaco di Baviera — è intervenuto con un importante articolo sui rapporti tra Chiesa cattolica e massoneria [...]. Lo scritto — reso ancora più autorevole dal fatto che il presule ha guidato la commissione incaricata dalla Conferenza Episcopale Tedesca del dialogo con le Grandi Logge Unite di Germania — è nato come risposta alle affermazioni di padre Reinhold Sebott, che però la rivista dei gesuiti tedeschi non ha ritenuto di pubblicare" (Ermanno Pavesi, Intervento decisivo su Chiesa cattolica e massoneria, in Cristianità, anno XIV, n. 133, maggio 1986,).
Lo studio di S.E. Rev.ma mons. Josef Stimpfle [1916-1996] — il cui titolo originale suona Die katolische Kirche und die Freimaurerei. Die Dialogkommission hat die entscheidende Frage geklärt, e che è comparso in Germania sul quotidiano cattolico di Würzburg Deutsche Tagespost, n. 38, 28/29-3-1986 — chiude in modo illuminante e definitivo una polemica aperta da padre Reinhold Sebott S.J. (Die Freimaurer und die Deutsche Bischofskonferenz [I massoni e la Conferenza Episcopale Tedesca], in Stimmen der Zeit, vol. 199, 1981, pp.75-87), proseguita con una prima risposta del vescovo di Augusta (Die Freimaurerei und die Deutsche Bischofskonferenz. Zu dem Artikel von Reinhold Sebott [La massoneria e la Conferenza Episcopale Tedesca. Replica all’articolo di Reinhold Sebott], ibid., vol. 199, 1981, pp. 409-422), quindi con l’intervento dello stesso padre Sebott (Die Kirchenbann gegen die Freimaurer ist aufgehoben [La scomunica contro i massoni è abolita], ibid., vol. 201, 1983, pp. 411-421), che è all’origine dello scritto del presule. La traduzione dal tedesco, gentilmente autorizzata dall’autore, è di Ermanno Pavesi. Quando possibile, per le citazioni e per le note corrispondenti sono state utilizzate edizioni in italiano.
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