Chiesa e movimento carismatico

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LiviaGloria
00lunedì 27 marzo 2006 01:25
Il boom del secolo: seicento milioni di carismatici
Nel 900 non esistevano. Oggi un cristiano su tre al mondo appartiene alle loro schiere. Radiografia di un movimento che dilaga. In nome dello Spirito Santo
Di Sandro Magister - Da "L'espresso" dell'11 novembre 1999
In questa bella chiesa al centro di Milano hanno sepolto i Re Magi. Ma la stella dov'è? Perché lì par di udire proprio le lingue degli angeli. E' la sera d'un lunedì qualunque e la basilica di Sant'Eustorgio è gremita. Mani levate al cielo, volti ispirati, mormorio di sillabe sconosciute. Che diventano musica corale orante, prima adagio, poi andante leggero, poi crescendo con fuoco, fino a spegnersi in un pianissimo, come sotto la direzione di una bacchetta invisibile. Sant'Ambrogio, il capostipite dei vescovi milanesi che era anche poeta di nerbo, scrisse in un suo inno: «Lieti beviamo la sobria ebbrezza dello Spirito». Sobria ebbrezza era quella degli apostoli il giorno di Pentecoste. Li presero per ubriachi. In realtà erano invasi di Spirito Santo, sceso su di loro in lingue di fuoco. Con i suoi carismi: il guarire, il profetare, il parlare in linguaggi celesti.

E infatti questi che riempiono la chiesa di Sant'Eustorgio vogliono proprio rifare Pentecoste. Per questo li chiamano pentecostali. O carismatici. Sono un rivolo d'una immensa fiumana, il più fenomenale boom religioso di questo secolo. Erano zero cent'anni fa e oggi di pentecostali nel mondo ce n'è 600 milioni. Dei quasi 2 miliardi di cristiani di tutti i tipi, ormai quasi uno su tre sono dei loro. Anche dentro la Chiesa cattolica hanno crescita esponenziale. All'inizio del 1967 si contavano sulle dita d'una mano sola. Oggi sono presenti in 240 paesi e sono 60 milioni almeno, ma c'è chi calcola che passino gli 80. In Italia, i più si sono federati in un network che si chiama Rinnovamento nello Spirito, con tanto di riconoscimento ufficiale dei vescovi. Sono 250 mila, in 1.700 gruppi e comunità. Una delle più ferventi fa capo a padre Mario Frittitta, il carmelitano di Palermo, parroco della Kalsa, finito in manette due anni fa per aver detto messa nel covo del boss mafioso Pietro Aglieri. Ma poi ci sono i gruppi carismatici indipendenti. Il celebre vescovo guaritore Emmanuel Milingo è anche lui parte della galassia.

Milingo è africano dello Zambia, ma smuove le folle soprattutto in Italia. Il pentecostalismo non ha frontiere, è multiforme e cosmopolita. Don Pigi Perini, il prevosto di Sant'Eustorgio a Milano, è prete ambrosiano. Ma l'idea di far nascere tra i suoi fedeli le «cellule di evangelizzazione», come lui le chiama, l'ha presa dalla lontana Florida, da un prete carismatico di nome Michael Eivers. Che a sua volta s'è ispirato a una grande congregazione pentecostale non cattolica della Corea del Sud, la Yoido o Chiesa del pieno Vangelo, guidata dal pastore Paul David Yonggi Cho, un intreccio fra cristianesimo e sciamanesimo orientale, con forte successo missionario persino nel refrattario Giappone. In una dozzina d'anni, a Sant'Eustorgio, le cellule carismatiche si sono moltiplicate fino a superare le cento, ciascuna con una dozzina di componenti. Una vera rivoluzione dello spirito, per una parrocchia di centrocittà di 4.000 anime, nella laica Milano.

In una nazione come la Francia, che laica lo è molto di più, i carismatici sono ormai vicini a far maggioranza tra i cattolici praticanti. In Inghilterra la svolta è già avvenuta. Tra i pochissimi anglicani che vanno a messa la domenica, primeggiano i pentecostali. Ma le crescite a più grandi cifre sono nelle Americhe, nell'Africa, nell'Asia. Qui l'avanzata complessiva è al ritmo di più di 50 mila conversioni quotidiane. In Brasile, ogni giorno i pentecostali delle più diverse sigle aprono una nuova chiesa.

In alcuni casi c'è aspra rivalità, tra le sigle. In Brasile, Edir Macedo Bezerra, il controverso vescovo della Igreja Universal do Reino de Deus, è anticattolico feroce. Invade con adunate gli stadi, celebra i suoi culti in cinematografi e supermercati. Una volta, in diretta tv, ha preso a calci una statuina della Madonna e dileggiato il papa. Per due settimane, nel 1992, è anche finito in carcere per faccende di frode fiscale. Intanto però negli ultimi dodici anni il suo verbo ha fatto più di 5 milioni di fedeli in più di venti paesi. La Chiesa cattolica si è prima arroccata in difesa. Ha tuonato contro le «nuove religioni del dollaro». Ma poi è passata decisa al contrattacco. Mettendo sul mercato il suo pentecostalismo, contro quello dei concorrenti.

Non è solo una metafora, questa del mercato. Eduardo Dougherty, il gesuita americano che in Brasile s'è fatto manager della controffensiva, la spiega proprio così: «La Chiesa cattolica deve incantare i suoi potenziali clienti. Abbiamo il migliore prodotto possibile, che è Dio. Il migliore prezzo possibile: gratis. Una rete mondiale di distribuzione amplissima. Ma ancora dobbiamo fare molto rumore. Se Gesù fosse vivo, utilizzerebbe la tv, come in effetti stiamo cercando di fare. E' così che costruiremo un Brasile cristiano, cattolico, carismatico». E a pensarla come lui sono molti. Anche tra i vescovi. Esemplare la biografia del nuovo astro dell'episcopato brasiliano, il neoarcivescovo di San Paolo, Claudio Hummes, francescano. Da giovane era con i teologi della liberazione e faceva le occupazioni delle terre. Oggi s'è convertito alla nuova Pentecoste e sarà tra breve il primo carismatico fatto cardinale, alla testa delle più popolosa diocesi del mondo. A sud di San Paolo, nell'altra diocesi di Santo Amaro, il vescovo Antonio Fernando Figueredo è anche lui un battezzato nello Spirito. Entusiasta d'un suo giovane prete, don Marcelo Rossi, che ha trasformato una vecchia fabbrica di bottiglie in una chiesa-stadio da 60 mila posti per travolgenti messe cantate e ha venduto tre milioni di copie in tre mesi d'un suo cd in tema, "Canzoni per lodare il Signore".

Il pentecostalismo è democratico, più di quanto lo siano le Chiese tradizionali col clero saldamente al comando. Fa posto a bianchi, neri e meticci alla pari. Dà a tutti il diritto di parlare, profetare e benedire. Non ha struttura di setta gerarchica, ma di network flessibile, adattabile a tutti i contesti. E' capace di far proseliti clandestini fin in Cina e di penetrare tutte le denominazioni cristiane: cattoliche, protestanti, ortodosse. Esalta i carismi soprannaturali ma anche i naturali talenti, attraendo i ceti sociali in ascesa. Più che a libri e scritture, si affida all'oralità, anche a quella moderna di radio e tv. In politica è freddo. In Guatemala ha avuto eletti negli anni Novanta due presidenti suoi, Carlos Rios Montt e Jorge Serrano. In Perù ha fatto campagna per Alberto Fujimori. Ma in tutti e tre i casi ne è uscito deluso. «Riponi la tua spada nel fodero», disse Gesù a Pietro. Per il carismatico tipo, la vera rivoluzione si fa nei cuori. Il resto verrà.

Questi caratteri hanno distinto il pentecostalismo fin dalle origini. E ne hanno fatto la fortuna. Tutto ebbe inizio da eventi minimi, ai margini delle Chiese metodiste e battiste degli Stati Uniti. Improvvisi battesimi dello Spirito, prorompere spontaneo di lingue sconosciute, profezie, guarigioni. Prima a Topeka, nel Kansas, nel 1901, poi ad Azusa Street, a Los Angeles, nel 1906, poi nel Galles. Due emigranti italiani negli Stati Uniti, Giacomo Lombardi e Luigi Francescon, un ex valdese, entrarono in contatto con i convertiti e fondarono il primo nucleo pentecostale italiano. E da là si fecero missionari tra i loro connazionali in Argentina e Brasile, dal 1910 anche in Italia. Pochi anni dopo, questa prima rete di comunità pentecostali di radice protestante battista si diede in tutto il mondo il nome di Assemblee di Dio. Sono tuttora presenti in Italia, specie in Sicilia e nel Sud, e da sole contano più fedeli di tutte le altre comunità protestanti italiane sommate: circa 120 mila. Beneficiano dell'8 per mille del gettito Irpef annuale, per la quota indicata dal contribuente.

Poi venne la seconda ondata, dopo l'ultima guerra mondiale. A guidarla furono i grandi predicatori e guaritori multimediali americani, Oral Roberts, William M. Branham, Billy Graham. Quest'ultimo non era pentecostale, ma molti ascoltatori delle sue crociate oratorie sì. Un ricco californiano di origine armena, Demos Shakarian, fondò una Fraternità internazionale degli uomini d'affari del pieno Vangelo, con lo scopo di finanziare le campagne missionarie dei predicatori pentecostali, soprattutto tra i fedeli delle Chiese ancora immuni da conversioni. In Italia, a Roma, nel cuore della cattolicità, l'inviato fu John McTernan. Ma non fu lui a far breccia nella Chiesa romana.

E' di nuovo negli Stati Uniti che il pentecostalismo diventa anche fenomeno cattolico. Nasce dalla frequentazione di riunioni carismatiche protestanti da parte di studenti e insegnanti di due università cattoliche: la Duquesne a Pittsburgh in Pennsylvania e la Notre Dame a South Bend nell'Indiana. I primi battesimi nello Spirito con i relativi carismi, il parlare in lingue e le guarigioni, avvengono all'inizio del 1967. E molto rapidamente le conversioni si propagano. Specie tra i religiosi. Gesuiti, francescani, domenicani, benedettini ne sono conquistati a frotte. Tra le suore, interi conventi si fanno carismatici. David Wilkerson, uno dei pentecostali protestanti all'origine delle prime conversioni, aveva tentato di strappare i neofiti cattolici dall'obbedienza alla Chiesa romana. Ma senza successo. Il pentecostalismo cattolico nasce obbediente. Salvatore Martinez, attuale coordinatore del Rinnovamento nello Spirito italiano, tende a sminuire anche l'influenza iniziale delle correnti protestanti: «Più importanti sono le radici interne alla Chiesa cattolica: dal risveglio della devozione allo Spirito Santo con papa Leone XIII e la beata Elena Guerra, alla nuova Pentecoste di Giovanni XXIII e del Concilio Vaticano II».

A Roma, crea il primo nucleo carismatico cattolico un religioso canadese, Valeriano Gaudet, oblato di Maria Immacolata. E' il 1971. Il teologo gesuita Francis Sullivan, decano della Pontificia università Gregoriana, è uno dei primi battezzati nello Spirito. Un altro gesuita della Gregoriana, Carlo Maria Martini, il futuro arcivescovo di Milano, frequenta anche lui le prime riunioni carismatiche. Ma non si fa battezzare. Anche Paolo VI mostra forte simpatia per il nascente movimento. Delega il cardinale belga Leo Suenens, leader dell'ala progressista nel Concilio Vaticano II, a fargli da patrono.

Il seguito del pentecostalismo cattolico è tutto in crescendo. Anche nel disordine. Come san Paolo con la sua turbolenta comunità di Corinto, il Vaticano e i vescovi cercano di frenare, troncare, sopire gli eccessi. Favoriscono il nascere di una federazione dei gruppi più obbedienti e moderati, con il nome di Rinnovamento nello Spirito. Il risultato è che i gruppi più vivacemente carismatici, con leader e guaritori, si mettono in proprio. In pace con la Chiesa, ma rifiutando lacci e lacciuoli. Padre Emiliano Tardif, canadese, missionario del sacro Cuore, morto lo scorso giugno, era il leader di spicco di quest'ala spontaneista, guaritore di fama mondiale, popolarissimo anche in Italia. Padre Raniero Cantalamessa, francescano, è invece tuttora il più autorevole e ascoltato predicatore dell'ala più disciplinata.

Non solo. Cantalamessa è anche, dal 1980, predicatore ufficiale della casa pontificia. In Avvento e Quaresima, una volta alla settimana, ha il privilegio di predicare anche al papa. Il 23 marzo del 1990, in una di queste prediche, si è come confessato a Giovanni Paolo II. Sì, ha detto, anch'io mi sono fatto battezzare nello Spirito, anch'io ho parlato in lingue. «C'è dunque aperta anche per noi la possibilità di attingere lo Spirito per questa via nuova. Anzi, da venticinque anni nella Chiesa ciò sta avvenendo. Sono milioni e milioni coloro che attestano di aver vissuto, nel loro piccolo, questa Pentecoste». E Giovanni Paolo II? Non risulta si sia fatto anche lui battezzare nello Spirito. Ma i carismatici lo danno già per conquistato.

C'era una volta Gioacchino da Fiore
E se dietro avessero Gioacchino da Fiore? Pochissimi, tra i carismatici, sanno di questo monaco e mistico calabrese del secolo XII. Eppure le sue visioni hanno traversato i tempi. Riappaiono in forze proprio nelle correnti pentecostali d'oggi.

Dice padre Raniero Cantalamessa, predicatore della casa pontificia e carismatico fervente: «La storia sacra ha tre fasi. Nella prima, l'Antico Testamento, si è rivelato il Padre. Nella seconda, il Nuovo Testamento, si è rivelato il Cristo. Ora siamo nella terza fase, quando lo Spirito Santo brilla in tutta la sua luce e anima l'esperienza della Chiesa». Gioacchino da Fiore proprio questo profetizzò: la venuta di una terza e ultima età del mondo, quella dello Spirito Santo. Con una nuova Chiesa spirituale, tollerante, libera, ecumenica. Che prende il posto della vecchia Chiesa carnale, dogmatica, gerarchica, tutta lettera materiale invece che spirito.

Cantalamessa si difende: «Un gioacchinismo esasperato è presente piuttosto nel movimento New Age, con la sua era dell'Acquario». Ma uno studioso non sospetto, il grande teologo e poi cardinale Henri De Lubac, ha ravvisato nel cuore stesso della Chiesa cattolica del Novecento una fiorente «posterità spirituale di Gioacchino da Fiore». E sotto questo titolo ha pubblicato due volumi documentatissimi.

Il gioacchinismo cattolico ha avuto un impetuoso risveglio col Concilio Vaticano II. Ha fatto leva su Giovanni XXIII e la sua invocazione di «una nuova Pentecoste». Ha contrapposto lo «spirito» del Concilio alla sua «lettera». Ha predicato una nuova Chiesa spirituale al posto di quella vecchia carnale. Soprattutto le correnti progressiste della Chiesa hanno innalzato questo stendardo. Anche il mito della «Chiesa dei poveri» lanciato dal cardinale Giacomo Lercaro e dal suo teologo don Giuseppe Dossetti rimanda a Gioacchino da Fiore, ai fraticelli e a Celestino V, il papa mistico che, unico caso nella storia, rinunciò alle somme chiavi.

Leader della corrente progressista e gioacchinita, nel Vaticano II, fu il cardinale belga Leo Suenens. Che puntualmente, pochi anni dopo la chiusura del Concilio, si fece carismatico e diventò il più autorevole patrono dell'ala cattolica del pentecostalismo.

Da Paulo Coelho a Frank Peretti
I carismatici la fanno da protagonisti in un romanzo di successo del narratore di maggior successo di questa fine secolo: "Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto", di Paulo Coelho. Brasiliano, cattolico, Coelho scrive di loro in pagine palpitanti. Li promuove a pieni voti. Sono «guerrieri della luce», «pionieri dello spirito», veri rivoluzionari impegnati «a guidare la trasformazione spirituale dell'umanità». Grazie a loro, l'uomo scoprirà d'essere capace di «parlare la lingua degli angeli, compiere miracoli, guarire e penetrare il senso di ogni cosa».

Eppure, proprio tra i carismatici, il libro di Coelho non passa. Anzi, scatena rifiuti. «Esoterico, magico, per niente cattolico», taglia corto Salvatore Martinez, coordinatore italiano del Rinnovamento nello Spirito. «La quasi totalità di noi neppure l'ha letto». I gesuiti della "Civiltà Cattolica" spiegano il perché: «Favola seducente. Ma spaccia per cattolicesimo rinnovato quelle che in realtà sono le ambiguità e le astruserie del New Age».

Infatti. Tra i carismatici e la corrente spirituale del New Age, di cui Coelho è il cantore, c'è sì qualche affinità, ma soprattutto c'è forte avversione. In comune hanno la critica alle religiosità correnti, convenzionali, esteriori, razionalistiche, settarie. In comune hanno il loro propagarsi spontaneo, a reticolo di gruppi, senza confini rigidi, senza gerarchie, senza padri fondatori. Ma le somiglianze si fermano qui.

Il resto è inimicizia. Dice Massimo Introvigne, direttore del Cesnur, centro studi delle nuove religioni: «Il New Age non ha nulla di cristiano. E poi è individualista, esalta la frammentazione tipica dell'età postmoderna. La protesta pentecostale, invece, critica le divisioni del mondo presente, a cominciare da quelle interne alla cristianità, tra le tante Chiese e le tante denominazioni. Ha nostalgia dell'unità dei credenti in Gesù Cristo».

Al posto di Coelho, lo scrittore di successo che fa fortuna tra i carismatici è piuttosto, in area anglofona, l'americano Frank Peretti. Suo è il romanzo religioso più letto negli anni Ottanta: "This Present Darkness". Racconta, sullo sfondo della «presente oscurità», la lotta fra angeli e demoni per la conquista di una città, che l'armata diabolica vuole eleggere a capitale dell'occulto e del New Age. Con vittoria finale dei buoni.


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