Decisione storica all’Onu. Approvata la risoluzione contro le mutilazioni genitali femminili

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wheaton80
00venerdì 21 dicembre 2012 20:39

Un passo storico per il diritti delle donne a livello mondiale. La pratica dell’infibulazione e le mutilazioni genitali femminili, sono una violazione dei diritti umani. A stabilirlo è stata l’Assemblea generale delle Nazioni Unite che ha adottato, per consenso e senza necessità di discussione ed emendamenti al testo, la Risoluzione per la messa al bando universale delle mutilazioni genitali femminili. La proposta approvata dall’Assemblea era stata avanzata dal Gruppo dei Paesi Africani e, in seguito, aveva ricevuto l’appoggio dei due terzi degli Stati membri delle Nazioni Unite. La decisione è arrivata a conclusione di una lunga campagna di sensibilizzazione animata da alcune organizzazioni non governative e di agenzie internazionali affinché si condannasse la pratica, ancora molto diffusa soprattutto in alcuni Paesi dell’Africa Subsahariana e del Corno d’Africa. Il testo esorta gli stati membri a condannare la pratica e a promuovere programmi specifici di intervento sulle aree maggiormente interessate per favorirne l’abbandono.

MILIONI DI DONNE VITTIMA DELLE MUTILAZIONI – L’Assemblea si è data un tempo di due anni al termine dei quali esaminerà un rapporto in cui verranno elencati gli eventuali progressi nel campo. La Risoluzione, che non ha natura vincolante, esorta gli Stati a sanzionare penalmente le mutilazioni genitali femminili, siano esse praticate all’interno di strutture sanitarie o in altro luogo. L’ampio accordo ottenuto in merito alla questione della mutilazione genitale femminile è stato raggiunto, dunque, grazie al duro lavoro delle Ong e delle organizzazioni che da anni si battono per contrastare questo fenomeno. Ma, un ruolo importante lo ha giocato anche la preoccupazione di numerosi stati dovuta al fatto che, questa pratica, sempre più prende piede nei Paesi di immigrazione. Secondo le stime diffuse dall’Onu, le mutilazioni genitali femminili vengono imposte a circa 130-140 milioni di donne, bambine e adolescenti in tutto il mondo. L’infibulazione consiste nella pratica di tagliare delle parti dei genitali praticando delle ricuciture sui genitali esterni. La pratica affonda le sue radici nella tradizione, ma non nella religione coranica.

TERZI, UNA GIORNATA STORICA - Il ministro degli Esteri Giulio Terzi, commentando la decisione delle Nazioni Unite ha definito l’approvazione come il frutto di «una giornata storica», ricordando come l’Italia sia sempre stata in prima linea per arrivare a questo risultato, anche come coordinatore degli altri Stati europei. «Sono conquiste davvero importanti per l’affermazione dei diritti umani nel mondo», ha sottolineato il ministro. Gli fa eco il vice rappresentante permanente al Palazzo di Vetro, Antonio Bernardini, che sottolinea come «L’approvazione di questo documento segna uno spartiacque nella campagna internazionale contro il fenomeno».

21-12-2012
www.avantionline.it/2012/12/decisione-storica-allonu-approvata-la-risoluzione-contro-le-mutilazioni-genitali-femminili/#.UNS...
wheaton80
00domenica 14 agosto 2016 02:22
L’Unione Africana proibisce la pratica dell’ablazione in tutto il Continente

Secondo l’UNICEF, attualmente 200 milioni di donne e bambine in tutto il mondo hanno subito mutilazioni genitali, un rito praticato sulle bambine tra i 4 e i 14 anni in Africa e Medio Oriente. L’ablazione comprende un insieme di pratiche che vanno dall’amputazione totale o parziale della clitoride fino all’estirpazione delle grandi e/o piccole labbra, con conseguenze tragiche per le bambine. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Salute, oltre al rischio di morte e malattie, al dolore, al trauma e alle lesioni create dal procedimento stesso, molte volte praticato in condizioni igieniche penose, si generano anche conseguenze a lungo termine che includono infezioni ricorrenti, cisti, sterilità e aumento delle complicanze durante il parto, oltre, chiaramente, all’impossibilità o alla difficoltà a sentire piacere durante l’atto sessuale. Nel 2012 l’ONU ha considerato l’ablazione come violazione dei Diritti Umani e dei bambini. Nel maggio 2015 la Nigeria ha proibito la mutilazione genitale femminile, e qualche mese più tardi, a novembre, anche il Gambia si è aggiunto all’iniziativa. L’8 agosto scorso il Parlamento dell’Unione Africana, formato da 54 Stati africani (escluso il Marocco che non ne fa parte) ha approvato il divieto delle pratiche della mutilazione, accettando un piano di azione che punta a eradicare tale pratica. A partire da ora inizia il lavoro dei 250 deputati firmatari affinché questa decisione arrivi ai propri rispettivi Paesi e si dia impulso alla messa in marcia del piano di azione insieme alle autorità nazionali. In Somalia viene praticato un tipo di ablazione conosciuto come circoncisione faraonica, che oltre all’estirpazione della clitoride e delle grandi e piccole labbra comporta la cucitura della vulva fino a lasciare un piccolo orifizio per permettere l’uscita dell’urina.

Le conseguenze sono terribili e provocano centinaia di morti ogni anno. La Costituzione somala ha stabilito la proibizione di questa pratica, ma nessuna legge è stata approvata per rendere effettiva questa decisione. La realtà è che, benché sia stato fatto un passo molto importante nella difesa dei Diritti Umani a favore delle donne e delle bambine, certamente questa aberrazione che attenta contro l’umanità, contro il femminile, è radicata nella cultura e nelle tradizioni di questi popoli dell’Africa e del Medio Oriente, dato che sono le donne stesse quelle che la mettono in pratica. La mutilazione femminile precede storicamente l’apparizione dell’Islam nel VII secolo, un’abitudine praticata indistintamente da musulmani, cristiani e animisti. Virginie Moukoro, che difende i diritti della donna e dell’infanzia in Mali, crede che ancora rimanga molto lavoro da fare, ma che nell’arco di una generazione si potrà porre fine all’ablazione. “Un giorno sarà storia, come è accaduto con la pratica di fasciare i piedi alle bambine in Giappone”, assicura. Con pretesti religiosi e con il fine di mantenere il controllo sessuale, le donne vengono trasformate in macchine per la riproduzione e per la compiacenza verso i propri mariti. Issatou Touray, storica attivista gambiana, assicura che “solo con il lavoro nelle comunità potrà avvenire un cambiamento reale, le leggi sono necessarie ma non bastano”. Non solo le donne soffrono mutilazioni sessuali. Secondo stime dell’OMS circa un terzo degli uomini, in tutto il mondo, è circonciso, spesso per ragioni religiose o culturali, una pratica che viene effettuata comunemente nell’infanzia, e della quale si parla appena nei mezzi di comunicazione.


Circoncisione di un adulto scoperta sulle pareti delle tombe di Ankhmahor, Sakkara (Saqqarah), Egitto. Si tratta dell’illustrazione più antica sulla circoncisione

La pratica più antica si riscontra nel giudaismo, in cui è obbligatoria da più di 4.500 anni. La circoncisione prevale nel mondo musulmano e in Israele (dove è quasi universale), negli Stati Uniti e in parte del sud-est dell’Asia e dell’Africa. Diverso è quando viene praticata per ragioni mediche, principalmente come trattamento per la fimosi e la para-fimosi. Questi casi riguardano 10 uomini su 1.000. Il prepuzio è una pelle flessibile e retrattile, che scopre la punta del pene quanto è in erezione. Il glande scoperto è carne viva, cioè molto sensibile al tatto. Il prepuzio non solo protegge il glande da sfregamenti, ma lo mantiene in una condizione di umidità e lubrificazione che facilita la penetrazione nel momento della relazione sessuale. Quando il prepuzio viene estirpato, il glande rimane sempre scoperto. Questo, nei primi anni, provoca un’ipersensibilità di fronte a qualunque situazione, che si tratti di un’attività sportiva o di una doccia, cosa che per molti bambini può essere un supplizio. Diventando grandi, questi uomini subiranno una diminuzione del loro piacere sessuale. Il glande, da umido, scivoloso e sensibile, diventa secco, ruvido e insensibile. Nella gran parte degli interventi è abituale estirpare anche il frenulo, un punto estremamente sensibile alla stimolazione sessuale (qualcosa di simile alla clitoride maschile). L’energia sessuale, fonte di vita, di creatività e di bellezza, in realtà è sacra ed è funzionale al meglio dell’essere umano. Tuttavia, in tutto il mondo e nel corso della storia, attraverso le differenti credenze religiose, il clero si è servito della fede per aumentare la propria influenza e il proprio potere sulle persone, controllando la loro sessualità e indebolendo la loro forza vitale creatrice, generando così ogni tipo di violenza e malattia fisica e psicologica, derivata dalla mutilazione genitale e dalla repressione sessuale.

Antonia Utrera
12.08.2016

Traduzione: Matilde Mirabella
www.pressenza.com/it/2016/08/la-union-africana-prohibe-la-practica-la-ablacion-con...
wheaton80
00sabato 27 luglio 2019 01:46
Il Mozambico ha reso illegali i matrimoni precoci

Anche in Mozambico il matrimonio precoce è ora illegale. Lo ha stabilito il Parlamento del Paese africano, che il 15 luglio ha approvato all’unanimità la proposta di legge redatta dalla Commissione affari sociali che vieta ogni forma di matrimonio (oltre ai rapporti sessuali) tra un adulto e un minore di 18 anni. La nuova legge va a modificare la legge sulla famiglia in vigore nel Paese che permetteva il matrimonio ai ragazzi, ma soprattutto alle ragazze, a partire dai 16 anni di età con il consenso dei genitori. Tuttavia, la norma veniva ampiamente violata e i casi di matrimonio che hanno coinvolto ragazze ancora più piccole erano numerosi. Lo dimostrano i dati UNICEF che, al 2017, attestano al 14 per cento la percentuale di ragazze di età compresa tra i 20 e i 24 anni che si sono sposate addirittura prima dei 15 anni.

In Mozambico carcere per chi sposa minori e chi organizza i matrimoni precoci

La nuova legge prevede pene molto severe per tutti gli attori coinvolti nell’organizzazione dei matrimoni precoci. Chi contrae matrimonio con una ragazza minorenne d’ora in poi rischia il carcere (tra gli 8 e i 12 anni), mentre i funzionari pubblici che celebrano o autorizzano un matrimonio in cui uno dei partner ha meno di 18 anni rischiano una condanna da due a otto anni, così come le autorità locali (religiose o meno) che autorizzano queste unioni (fino a due anni di reclusione). Inoltre, la legge prevede una pena detentiva (da due a otto anni) anche per coloro che organizzano il matrimonio di una ragazza ancora minorenne in cambio di qualche beneficio materiale, per estinguere un debito o per rispettare una promessa. La clausola riguarda i genitori, i patrigni e ogni altro parente diretto del minore. “Siamo molto soddisfatti per questo grande successo, ma ancora molto va fatto perché questa nuova legge venga divulgata e applicata a tutti i livelli”, ha commentato Sofia Palandri, delegata di Terre des hommes in Mozambico. L’obiettivo del CECAP (la Coalizione per l’Eliminazione dei Matrimoni Prematuri, Coligação para Eliminação dos Casamentos Prematuros), di cui Terre des Hommes fa parte, è di vedere diminuito il tasso di matrimoni prematuri dal 48 per cento al 40 per cento entro il 2020. La nostra organizzazione continuerà a contribuire creando momenti di dialogo e spazi sicuri per gli adolescenti e formazioni mirate per i membri della comunità e realizzando campagne di sensibilizzazione con la partecipazione attiva degli stessi adolescenti”.

Matrimoni precoci, un fenomeno globale

Il fenomeno dei matrimoni precoci è molto diffuso in Mozambico. I dati UNICEF (relativi al 2017) evidenziano come il 48 per cento delle giovani donne di età compresa tra i 20 e i 24 anni si sia sposata quando aveva meno di 18 anni. “Girls Not Brides”, la coalizione internazionale che riunisce associazioni di tutto il mondo impegnate nel contrasto al matrimonio precoce, evidenzia come il Mozambico occupi la nona posizione nella triste classifica globale dei Paesi con la più alta incidenza di matrimoni precoci, che vede ai primi posti Paesi come Niger (dove il 76 per cento delle ragazze si è sposata prima dei 18 anni), la Repubblica Centrafricana (68 per cento), Ciad (67 per cento), Bangladesh (59 per cento), Burkina Faso e Mali (52 per cento).

Una vittoria per le associazioni
L’iter normativo che ha portato all’approvazione di questa norma era iniziato due anni fa, quando il progetto di legge era stato presentato al Parlamento mozambicano da più di 50 organizzazioni della società civile, che compongono la Coalizione per l’Eliminazione dei Matrimoni Precoci (CECAP), a cui aderisce anche Terre des Hommes Italia in Mozambico. “È un momento storico”, ha commenta Benilde Nhalevilo del CECAP. “Aver approvato questa legge è un passo importante, lo Stato del Mozambico mostra che è impegnato nella difesa dei diritti dei bambini”. Le organizzazioni della società civile stanno già pianificando i prossimi passi per tradurre in pratica questa legge:“Dobbiamo farla conoscere a tutti i livelli, oltre che tradurla nelle lingue locali per raggiungere i leader delle comunità e le organizzazioni della società civile, oltre alle istituzioni pubbliche”, ha dichiarato Teresinha da Silva, coordinatrice del “Women and law Southern Africa Research and Education Trust” (WLSA Mozambico).

Oltre un miliardo di spose bambine entro il 2050
La legge adottata in Mozambico rappresenta un importante passo avanti per contrastare un fenomeno particolarmente diffuso in Africa e che, secondo le stime di UNICEF e di UNFPA (il fondo delle Nazioni Unite per la popolazione) potrebbe registrare numeri in ulteriore crescita a causa dell’incremento demografico. Oggi, infatti, sono circa 700 milioni le donne che si sono sposate quando avevano meno di 18 anni, e circa 125 milioni vivono in Africa. Ma se non ci saranno interventi radicali per sradicare questa pratica il numero delle spose bambine continuerà ad aumentare nei prossimi anni fino ad arrivare a 950 milioni entro il 2030 e nel 2050 a un miliardo e 200 milioni di baby spose, la metà delle quali nei Paesi dell’Africa sub-sahariana.

Rossella Panuzzo
23 luglio 2019
www.lifegate.it/persone/news/mozambico-matrimoni-precoci-...
wheaton80
00sabato 2 maggio 2020 23:16
Vittoria storica in Sudan: vietate le mutilazioni genitali femminili

È un momento storico in Sudan. Una nuova legge criminalizza le mutilazioni genitali femminili, una pratica dannosa che purtroppo viene effettuata ancora su 9 donne su 10. Il Sudan entra in una nuova era per i diritti delle bambine e delle ragazze. Nei giorni scorsi, il nuovo governo del Sudan ha messo al bando la pratica delle mutilazioni genitali femminili, una mossa salutata come una grande vittoria da parte delle attiviste per i diritti delle donne. Stima l’ONU che l’88% delle donne sudanesi tra i 15 e i 49 anni sono state sottoposte alla forma più invasiva della pratica, che comporta la rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni. La maggior parte delle donne sudanesi subisce quella che l’Organizzazione Mondiale della Sanità chiama circoncisione di tipo III, una forma estrema in cui vengono rimosse le labbra interne ed esterne, e di solito il clitoride. La credenza tradizionale in Sudan è che tagliare i genitali esterni di una ragazza garantisca l’onore della famiglia e le prospettive nel matrimonio. Tuttavia, la mutilazione può causare infezioni e, nei casi peggiori, infertilità o complicazioni durante il parto e perfino la morte. Inoltre riduce notevolmente il piacere sessuale. L’uso della pratica in Sudan era stata una delle ragioni per cui i ricercatori della Thomas Reuters Foundation avevano classificato il Paese come uno dei peggiori Paesi per i diritti delle donne. Una novità che arriva grazie alla modifica di un emendamento del cosiddetto Criminal Act, approvata la scorsa settimana dal governo di transizione del Paese, salito al potere solo l’anno scorso in seguito alla cacciata del dittatore di lunga data Omar Hassan al-Bashir. Con la nuova legge chi effettua mutilazioni genitali femminili rischia una pena pari a tre anni di carcere e una multa. “Questo è un grande passo per il Sudan e il suo nuovo governo”, ha detto Nimco Ali della Five Foundation, un’organizzazione che si batte per la fine delle mutilazioni genitali a livello globale. “L’Africa non può prosperare se non si prende cura di ragazze e donne”. Le mutilazioni genitali sono praticate in almeno 27 Paesi africani, nonché in alcune zone dell’Asia e del Medio Oriente.

Oltre al Sudan e all’Egitto, è stata confermata anche in Etiopia, Kenya, Burkina Faso, Nigeria, Gibuti e Senegal. In Nigeria sono state vietate nel 2015. Seguendo l’esempio nigeriano, anche il Gambia lo ha fatto poco dopo. “La legge aiuterà a proteggere le ragazze da questa pratica barbara e consentirà loro di vivere con dignità”, ha detto Salma Ismail, portavoce di Khartoum per il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia. “E aiuterà le madri che non volevano tagliare le loro ragazze, ma sentivano di non avere scelta, di non poter dire 'no'”. Il Ministero degli Affari Esteri sudanese ha accolto con favore la decisione, spiegando che si tratta di “un importante sviluppo positivo”, ma la piena applicazione di questa legge richiede sforzi concertati e uno stretto coordinamento con i gruppi comunitari e le organizzazioni della società civile. “Non si tratta solo di riforme legali”, ha affermato Ismail. “C’è molto lavoro da fare per garantire che la società la accetti”. L’approvazione della legge che vieta le mutilazioni infatti non basterà a porre fine alla pratica, che in molti Paesi tra cui il Sudan è intrisa di credenze culturali e religiose, considerata un pilastro della tradizione e del matrimonio e sostenuta persino da alcune donne. “Questa pratica non è solo una violazione dei diritti di ogni bambina, è dannosa e ha gravi conseguenze per la salute fisica e mentale di una ragazza”, ha aggiunto Abdullah Fadil, rappresentante dell’UNICEF in Sudan. “Ecco perché i governi e le comunità devono agire immediatamente per porre fine a questa pratica. Dobbiamo lavorare molto duramente con le comunità per farla rispettare. L’intenzione non è quella di criminalizzare i genitori e dobbiamo impegnarci maggiormente per sensibilizzare i diversi gruppi, tra cui ostetriche, operatori sanitari, genitori e giovani sull’emendamento e promuoverne l’accettazione”, ha affermato Abdullah Fadil. Una vittoria formale che deve presto diventare reale.

Francesca Mancuso
2 maggio 2020
Fonti: DabangaSudan, The New York Times, Onu, Unicef

www.greenme.it/vivere/costume-e-societa/vittoria-storica-in-sudan-vietate-le-mutilazioni-genitali-femminili/?fbclid=IwAR0cT0ASpVp7mowqa7QnucaER9gHvVz6_Ik7tYG4vn_cSIgZCrz...
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