Degli ordini dei demoni maligni della loro caduta e delle loro diverse nature.

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LiviaGloria
00giovedì 4 gennaio 2007 14:41
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CAPITOLO XVIII





Degli ordini dei demoni maligni della loro caduta e delle loro diverse nature.



Alcuni teologhi stabiliscono similmente nove ordini di demoni maligni, come altrettante armate opposte ai nove ordini angelici. Il primo ordine è quello dei Pseudothei vale a dire falsi dei, così chiamati perché usurpano il nome di Dio ed esigono sacrifici e adorazioni, come quel demone che disse a Cristo, mostrandogli tutti i reami della terra: Se m’adorerai e ti prostrerai ai miei piedi, ti concederò tutto ciò che vedi. Il loro principe è colui che disse: Io m’eleverò sopra le nubi e sarò simile all’Altissimo. Perciò fu chiamato Beelzebu, vale a dire vecchio nume. Seguono gli spiriti di menzogna quali furono quello uscito dalla bocca dei profeti d’Acab, e il loro principe è quel famoso serpente Pitone che ha dato il nome di Pitio ad Apollo, e di Pitonessa a quella donna di cui parla Samuele, nonché a quell’altra donna che l’Evangelo dice avesse il Pitone nel ventre. Questa specie di demoni si intrufolano tra gli oracoli e illudono gli umani con false predizioni. Il terzo ordine è quello dei vasi d’iniquità, detti anche vasi d’ira, escogitatori d’ogni nequizia e volti sempre a mal fare, come quel demone Theutus di cui leggiamo in Platone che insegnasse agli uomini i giuochi d’azzardo. Di costoro parla Giacobbe nella Genesi a proposito delle benedizioni di Simeone e di Levi: I vasi d’iniquità stanno nei loro ricetti; occorre che l’anima mia rifugga dalla loro vicinanza. Il Salmista li chiama vasi di morte, Isaia vasi di furore, Geremia vasi di collera, Ezechiello vasi di corruzione e di morte.

Il loro capo ha, nome Belial, che significa senza freno o disobbediente, prevaricatore e apostata, ed è nominato da Paolo nell’Epistola ai Corinti:

Come accordare Cristo con Belial? In quarto luogo vengono i vendicatori dei delitti, con a capo Asmodeo, vale a dire colui che esegue il giudizio. In quinto luogo stanno i prestigiatori, contraffattori di miracoli, strumenti dei cacomagi e dei malefici, e ingannatori del popolo a simiglianza del serpente che sedusse Eva. Il loro principe è Satana, di cui è scritto nell’Apocalisse che sedusse il mondo, dando prove della sua potenza col far discendere il fuoco dal cielo. In sesto luogo vengono le potenze dell’aria, spiriti maligni che si mescolano ai fulmini, corrompono l’aria e generano le pestilenze. Del numero di costoro sono i quattro angeli menzionati nell’Apocalisse, che hanno facoltà di nuocere al mare e alla terra, tenendo sottomessi i quattro venti che spirano dai quattro angoli della terra. Il loro capo ha nome Meririm, vale a dire il demone del mezzodì, lo spirito di calore e d’uragano, colui che Paolo, nell’epistola agli Efesi, chiama principe della potenza area e spirito che agisce sui figli della dissidenza. Il settimo luogo è occupato dalle furie, che sono quei demoni che seminano in terra i mali, le discordie, le guerre, le desolazioni e i saccheggi. Il loro principe è chiamato nell’Apocalisse col nome greco Apollion e in ebraico Abaddon, ossia sterminatore o devastatore. In ottavo luogo stanno i criminatori o esploratori, che hanno per duce Astaroth, vale a dire lo spione, chiamato in greco Diabolos, ossia calunniatore, e nell’Apocalisse detto accusatore dei nostri fratelli al cospetto di Dio. In ultimo luogo infine stanno i tentatori o insidiatori, di cui ognuno segue un uomo. Perciò noi li chiamiamo cattivi geni. Il loro capo è Mammone, che vuol dire cupidità.

Tutti i teologhi, concordemente, ammettono l’esistenza di spiriti maligni erranti in questo basso mondo e ostili a tutti, e perciò chiamati diavoli. Agostino, ne parla nel primo libro dell’incarnazione del Verbo, parlando a Ianuarius. La predicazione ecclesiastica insegna anche intorno al diavolo e agli angeli suoi contrari alle virtù, poiché essi sono; ma non ha determinato chiaramente quali sono, ne in che modo sono. Molti scrittori opinano essere il diavolo un angelo apostata, il quale abbia trascinato nella sua caduta altri angeli. Nondimeno i Greci non hanno creduto che tutti cotesti spiriti sieno dannati e malvagi di proposito deliberato, ma che invece, sin dalla creazione del mondo, sia stato disposto che gli spiriti maligni fossero i tormentatori delle anime peccatrici. Altri teologhi affermano che non sieno stati creati demoni malvagi, ma solo tratti fuori dalle fila degli angeli buoni e scacciati dal cielo a causa di loro prevaricazioni, cosa che ci è insegnata non solo dai nostri teologhi, ma anche da quelli Ebraici, Assiri, Arabi, Egiziani e Greci. Ferecide Siro ci descrive la caduta dei demoni e dice che Ofide, vale a dire il serpente demoniaco, fu il duce del manipolo di Spiriti ribelli. La stesso caduta ci è menzionata da Ermete nel Pimandro e da Omero, che l’ha descritto nei suoi versi sotto la qualifica di Atarum. Plutarco, nel suo discorso sull’usura, ci asserisce che Empedocle ha avuto conoscenza di tale caduta e gli stessi demoni hanno confessato in più occasioni la disgrazia subita.

Questi miserabili spiriti, precipitati in questa valle di miseria, errano dunque intorno a noi, popolando l’aria tenebrosa, i laghi, i fiumi, i mari; terrorizzando alcuni le terre e le cose terrestri e invadendo quelli che scavan pozzi ed estraggono metalli; causando gli scoscendimenti del suolo, facendo traballare le montagne, tormentando gli uomini e gli animali. Altri si contentano di irridere e di illudere e cercano più di stancare che di nuocere; altri, ora elevandosi con un corpo gigantesco al di là del normale e ora riducendosi alla piccolezza dei pigmei e cambiando di aspetto variamente, perturbano gli uomini con insano terrore; altri si industriano con le menzogne e le bestemmie, come quello del terzo libro dei Re che disse: Escirò e sarò uno spirito di menzogna nella bocca di tutti i profeti di Achab; pessimo genere di demoni è poi quello dei demoni che infestano le vie, irruendo sui viandanti e gioendo delle guerre e dell’effusione del sangue e affliggendo gli uomini con crudelissimi insulti, come leggiamo in Matteo che per quelle strade nessuno osava passare per paura di essi. La Scrittura ci parla di demoni diurni e notturni e meridiani e ci dà i nomi di diverse specie di spiriti maligni, che Isaia chiama: onocentauri, istrici, pelosi, sirene, lamie, civette, struzzi; i Salmi: aspidi, basilischi, leoni, dragoni; gli Evangeli: Scorpione mammone, principe di questo mondo, governatori delle tenebre sotto il comando supremo di Belzebù, detto principe della depravazione. Porfirio chiama Serapide il loro duce e i Greci lo chiamano Plutone. Altro guidatore è Cerbero, il cane dalle tre teste che dominano l’aria l’acqua e la terra, demone assai malefico, e anche Proserpina si può annoverare fra i loro capi, secondo quanto ella stessa confessa: Io sono Lucina dalla triplice natura; io sono la bionda Febea dalle tre teste di toro, che discesa dal cielo, assumo più forme improntate da tre segni, triplice simulacro della terra dell’aria e del fuoco; io vigilo le terre con i miei cani neri.

Origene giudica così dei demoni: Se i demoni, che, spontaneamente e insieme al loro capo, il diavolo, hanno lasciato il servizio di Dio, avessero cominciato a pentirsi poco alla volta, avrebbero potuto assumere la carne umana in un primo tempo e in seguito, perseverando nel pentimento, e rifacendo dopo la resurrezione la stessa strada tenuta per prendere la carne umana, ritornate dall’esilio alla contemplazione delle divinità, così che infine tutte le potenze celesti terrestri e infernali si sarebbero prosternate innanzi a Dio, per fare si che Dio sia tutte le cose in tutte.

Il divino Ireneo condivide il pensiero di Giustino il martire che aveva detto che Satana non aveva mai osato bestemmiare entro Dio prima della venuta di Cristo sulla terra, non essendo ancora conscio della sua dannazione. La maggior parte di tali angeli decaduti sperano essere redenti, secondo l’istoria di Paolo l’eremita, scritta da Gerolamo e riverita dalla Chiesa nelle ore canoniche e, secondo la leggenda di Brandano, sostengono che le loro preghiere saranno esaudite, perché secondo quanto leggiamo nell’Evangelo, Cristo esaudì le preghiere di quei demoni a cui permise d’entrare in un branco di porci.

Queste opinioni sono sostenute altresì dall’autorità del salmo 71 secondo la Vulgata e 72 secondo il computo ebraico, in cui leggiamo che gli Etiopi si prosterneranno al suo cospetto, vale a dire, secondo i cabalisti, che gli spiriti aerei l’adoreranno, e i suoi nemici morderanno la polvere, il che è riferito a Zazele e alla sua armata, di cui la Genesi dice: Tu ti pascerai di fango durante tutto il tempo della tua vita. E il profeta, in un altro passo, dice: Perché suo pane è il fango della terra. Secondo tale interpretazione, i cabalisti credono che v’abbia salvazione per qualche demone, sentimento condiviso da Origene.

LiviaGloria
00giovedì 4 gennaio 2007 14:45
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CAPITOLO XVI





Delle intelligenze e dei demoni, della loro ripartizione in tre generi differenti, dei loro soprannomi e dei demoni infernali e sotterranei.



Ora ci conviene parlare delle intelligenze degli spiriti e dei demoni. Una intelligenza è una sostanza intellettuale, spoglia d’ogni corporeità corruttibile, immortale, insensibile, presente ovunque e ovunque influente. Intelligenze spiriti e demoni sono della stessa natura, intendendosi qui per demoni non quelli che noi chiamiamo diavoli, ma esseri spirituali, così chiamati per la proprietà del vocabolo, quasi scienti intelligenti e saggi.

Come insegnano i magi, v’hanno tre sorta di tali spiriti. Quelli del primo ordine sono detti Supercelesti e sono menti profondamente separate dal corpo, pressoch’ sfere intellettuali, che adorano e servono l’unico Dio, come loro fermissima e stabilissima unità o centro. Perciò essi stessi vengono considerati divinità, essendo vivificati dal Nume sovrano e abbeverandosi del nettare celeste. Rivolti sempre e solo verso Dio, non hanno influenza sui corpi terreni, ma ricevono la luce suprema e la trasmettono all’ordine immediatamente seguente, cioè a quello delle intelligenze celesti.

Queste, dette anche demoni mondani, perché non si occupano del culto divino, ma sono assegnati alle sfere del mondo, presiedono a ciascun cielo e a ciascuna stella e non chiamate saturniane quelle che presiedono al cielo di Saturno e a Saturno stesso, gioviali quelle che presiedono al cielo di Giove e a Giove stesso e così via. Similmente davano soprannomi a vari demoni, secondo il nome e le virtù di altre stelle e, riconoscendo gli astrologhi antichi cinquantacinque movimenti celesti, altrettanti demoni sono preposti a regolarli. Altri demoni speciali governano i segni, le triplicità, i decani, i quinari, i gradi e le stelle fisse, perché, quantunque ogni scuola filosofica, non esclusa la peripatetica, abbia dato a ciascuna sfera celeste una sola intelligenza, nondimeno, come ogni stella ed ogni parte del cielo ha la sua propria forza ed influenza diversamente dalle altre, così ogni astro deve possedere una propria intelligenza capace di farlo agire, dato che ha movimenti propri e che esplica influssi su cose sottoposte. Dodici intelligenze principali presiedono pertanto ai dodici segni dello zodiaco; trentasei altre intelligenze presiedono a un egual numero di decurie, settantadue altre ad altrettanti quinari celesti, alle favelle umane e alle nazioni; quattro intelligenze presiedono alle triplicità e agli elementi; sette intelligenze ai sette pianeti. A ciascuna è stato conferito un nome e sono stati attribuiti segni chiamati caratteri, che gli antichi adoperavano nelle invocazioni e negli incantesimi e che incidevano sugli strumenti magici, sulle immagini, sulle lamine, sugli specchi, sugli anelli, sulle carte, sui ceri e simili, dimodoch’ quando operavano al Sole facevano le loro invocazioni coi nomi del Sole e coi nomi dei demoni solari e così per le altre.

In terzo luogo vengono i demoni, specie di ministri sottoposti alle intelligenze superiori e preposti al governo delle cose terrene, che Origene definisce virtù invisibili capaci di disporre le Cose di quaggiù; poiché difatti senza che le vediamo ci conducono spesso nei nostri viaggi ed affari e si trovano spesso nei combattimenti e fanno ben riuscire i loro amici con soccorsi che danno insensibilmente, perché si dice che possono dispensare a loro arbitrio la prosperità o l’avversità. Questi demoni sono distinti in piùspecie, sia secondo i quattro elementi, aria, acqua, fuoco e terra, sia secondo i quattro poteri delle anime celesti, mente ragione immaginazione e natura vivifica e motrice. Perciò i demoni del fuoco seguono la mente delle anime celesti e contribuiscono alla contemplazione delle cose più sublimi; i demoni dell’aria seguono la ragione e favoriscono la potenza razionale, allontanandola in qualche modo dalla potenza sensuale e vitale e indirizzando alla vita attiva, come quelli del fuoco indirizzano alla, vita contemplativa; i demoni dell’acqua seguono l’immaginazione e il senso e indirizzano alla vita voluttuosa; i demoni della terra seguono la natura e stimolano la facoltà vegetativa. Questa specie di demoni vengono altresì distinti in saturniani, in gioviali ecc. in rapporto cioè ai nomi degli astri; in orientali, occidentali, meridionali e settentrionali, in rapporto ai quattro punti cardinali. Infine non vi è alcuna parte del mondo che sia orbata dall’appropriata assistenza di questi demoni; non soltanto perché vi si trovano, ma principalmente perché ivi regnano, e invero sono ovunque, ma operano ed influiscono chi in un luogo ed altri altrove. Non bisogna però intendere ciò nel senso che essi sieno soggetti alle influenze delle stelle, ma nel senso che essi rispondono al cielo sopramondano, da cui precipuamente tutte le cose sono dirette ed a cui bisogna che tutte si conformino. Dimodoch’ come questi demoni si adattano alle varie stelle, così anche si adattano ai vari tempi e luoghi, non perché vengono coartati dal tempo e dal luogo, non più che dai corpi di cui hanno il governo, ma perché così ha decretato l’ordine della sapienza; perciò favoriscono e patrocinano di più in quei corpi, luoghi, tempi, stelle, e così alcuni sono stati detti notturni, altri diurni, altri meridiani. In simil modo vi sono i silvestri, alpestri, campestri e domestici, in rapporto ai luoghi, dai quali ultimi derivano i Silvani, i Fauni, i Satiri, i Pan, le Ninfe, le Naiadi, le Nereidi, le Driadi, le Pieridi, le Amadriadi, i Potamidi, gl’Hinnidi, gli Agapeti, i Pali, le Pareidi, le Dodone, i Fenili, le Faverne, le Parche, le Muse, gli Aonidi, i Castalidi, gli Eliconidi, i Pegasidi, i Meonidi, i Febiadi, le Camene, le Carite, i Geni, i Lemuri e simili altri demoni, detti il popolo delle divinità e anche semidei. Alcuni di tali demoni somigliano tanto all’uomo e tanto gli sono familiari, da essere perfino soggetti alle passioni umane. Platone crede che gli uomini possano spesso compire prodigi mercè gli ammaestramenti di tali demoni, proprio come certe bestie, scimmie, cani, elefanti, istruite dagli uomini, fanno cose sorprendenti e superiori alla portata della loro intelligenza. Le leggende della Danimarca e della Norvegia riferiscono che in quelle contrade v’hanno varie specie di demoni ai servigi degli uomini. Alcuni tra i demoni sono corporei e mortali e nascono e muoiono, quantunque vivano a lungo, come è credenza degli Egiziani e dei platonici, sostenuta principalmente da Proclo. Plutarco, Demetrio il filosofo, Emiliano il retore assicurano la stessa cosa, testimoniando pubblicamente che ai loro tempi Pane il gran demone e parecchi altri demoni, dopo aver pianto e levato alti lai, erano morti.

I platonici opinano esservi tante legioni di demoni di questo terzo genere per quante stelle esistano in cielo e tanti demoni in ciascuna legione per quante stelle sono contenute nel cielo. Alcuni, come ha scritto Attanasio e in relazione al numero degli uomini, secondo la parabola delle cento pecore, commisurano il numero reale degli spiriti benigni a novantanove parti. Altri, secondo la parabola delle dieci dracme, lo fanno ascendere a sole nove parti. Altri ancora stimano che il numero degli angeli sia eguale a quello degli uomini, dato che è scritto: Egli limita i popoli secondo il numero dei suoi angeli. E molti hanno scritto molte cose intorno al loro numero. I teologi piùrecenti, seguendo il maestro delle sentenze (Scoto), Agostino e Gregorio, opinano che il numero degli angeli oltrepassi il numero degli uomini e che al contrario vi sia un numero infinito di spiriti immondi nel mondo inferiore, esistendone tanti nel mondo inferiore quanti spiriti mondi sono nel mondo superiore, come alcuni teologi dicono avere appreso dagli oracoli. Sotto di questi pongono il genere dei demoni sotterranei e tenebrosi, che i Platonici chiamano angeli disertori, vendicatori dei delitti e dell’empietà, giusta la sanzione della giustizia divina; detti anche cattivi demoni o spiriti maligni, perché offendono e praticano volontariamente il male. Anche questi sono raggruppati in numerose legioni e vengono distinti secondo i nomi degli astri degli elementi e delle parti del mondo, attribuendo loro re principi e ministri dotati di nomi particolari. Alla testa di tutti stanno quattro re assai malefici, in corrispondenza delle quattro parti del mondo; alle loro dipendenza sono numerosi altri demoni capi delle varie legioni e a questi, con mansioni particolari, sono sottoposti altri capi in sott’ordine. Fra essi sono compresi le Gorgone, generate dalla notte, le Furie, Tisifone, Alecto, Megera e Cerbero e Porfirio ne parla così:

Essi abitano nelle viscere della terra e non v’ha cattiveria che non abbiano l’audacia di condurre a fine. Il loro umore è violento e insolente, tendono continue imboscate e durante le loro scorribande in parte si occultano, in parte manifestano mercè la violenza, esultando solo la dove regna l’ingiustizia e la discordia.







CAPITOLO XVII.





Degli stessi, secondo l’opinione dei teologhi.



I nostri teologhi, d’accordo con Dionisio, ripartiscono gli Angeli in tre classi dette Gerarchie, ciascuna suddivisa in tre Ordini, detti Cori. Anche Proclo li classifica secondo il numero nove.

La prima Gerarchia comprende i Serafini i Cherubini e i Troni, che sono demoni o spiriti supercelesti i quali contemplano l’ordine della divina provvidenza; i primi nella bontà di Dio, i secondi nell’essenza e nella forma di Dio, i terzi nella saggezza di Dio. La seconda Gerarchia comprende le Dominazioni le Virtù e le Potenze, demoni che cooperano al governo del mondo. Le Dominazioni impartiscono gli ordini, le Virtù amministrano i cieli e concorrono talora alla realizzazione dei miracoli, le Potenze tengono lontano tutto ciò che potrebbe turbare le leggi divine. La terza e ultima Gerarchia comprende i Principati gli Arcangeli e gli Angeli, ai quali tutti è confidata la vigilanza delle cose terrene. I Principati hanno cura delle cose pubbliche, dei re, dei magistrati, delle provincie e dei regni, a ciascuno dei quali è preposto un angelo, dal che provengono queste parole che si leggono in Daniele: il principe del regno Persiano mi ha fatto resistenza per ventun giorni. Gesùfiglio di Sirach testimonia che ogni nazione è confidata alle cure d’un angelo custode, cosa confermata da Mosè, il quale dice nel Deuteronomio che l’Onnipotente, nel separare in terra le nazioni, ha assegnato loro confini secondo il numero dei suoi angeli. Gli Arcangeli assistono ai sacrifici, dirigono in ogni uomo il culto divino e sottomettono a Dio le preci umane. Gli Angeli presiedono alle cose minori e sono i custodi di ciascun uomo in particolare, così da essersene alcuni preposti a infondere forze e virtù nelle più umili erbe e nelle pietre e da costituire una specie di mediatori fra l’umanità e la divinità.

Atanasio, oltre i Troni i Cherubini e i Serafini, i quali stanno vicini a Dio e lo magnificano con gli inni e i cantici, e pregano per la nostra salvezza, nomina sette altri ordini angelici che classifica sotto l’appellativo comune di milizia celeste. Il primo è l’ordine dei Dottrinari, nel numero dei quali è quell’angelo che disse a Daniele: Io son venuto a rivelarti quanto deve accadere al tuo popolo nelle età lontane. Segue l’ordine dei Tutelari, di cui è detto in Daniele: Ecco Michele, uno dei principi, che è venuto in mio soccorso... In quel tempo sorgerà il gran principe Michele, che parteggia pei figli del tuo popolo. Allo stesso ordine appartiene l’angelo che fu guida al giovane Tobia. Vien dopo l’ordine dei Procuratori, menzionato in Giobbe: Se sarà possibile trovare un angelo che patrocini per lui, egli pregherà il Signore e lo placherà. Ed a questi si riferisce anche quello che è detto nel 16ø capitolo dell’Ecclesiaste verso la fine: Nel giudizio di Dio egli distinse dall’inizio le opere di lui e le loro parti dall’istituzione degli uomini ed i loro inizi nelle loro genti, ornò in eterno le loro opere, né soffrirono la fame, ne faticarono, ne abbandonarono le loro opere, ciascuno di essi non angustiando il suo prossimo per l’eternità. Segue l’ordine dei Ministri, di cui così parla San Paolo nella Epistola agli Ebrei: Non sono essi forse altrettanti spiriti amministratori, inviati per coloro che raccolgono il retaggio di salvazione? Segue l’ordine degli Ausiliari, di cui è detto in Isaia: L’angelo del Signore è disceso e ha sterminato ottantacinquemila uomini nel campo degli Assiri. Segue l’ordine dei Ricevitori di anime, di cui è detto in Luca, che l’anima di Lazzaro fu portata da angeli in seno ad Abramo; e quivi ci viene insegnato a farci amici i Mammona di iniquità, che ci ricevono nei tabernacoli eterni. Infine v’ha l’ordine degli Assistenti, di cui è detto in Zaccaria: Ecco i due figli dell’olio di splendore, che sono assistenti del dominatore della terra universale.

Questi differenti ordini angelici sono divisi e chiamati in altro modo dai dottori ebrei. Il posto più elevato è occupato da coloro che chiamano Animali di Santità, a mezzo dei quali Dio distribuisce il dono di essere. Il posto successivo è occupato dagli Ophanim, vale a dire le forme o le ruote, a mezzo dei quali Dio dissipa il caos. Il terzo posto è occupato dagli Aralim, gli angeli grandi forti e robusti, con cui il Tetragramma Elohim pronunciato, o il Tetragramma congiunto con He dirige la forma del flusso della materia. In quarto luogo stanno gli Hasmalim, pei quali El modella le immagini dei corpi. In quinto luogo è collocato l’ordine dei Seraphin,a mezzo dei quali Elohim Gibor estrae gli elementi. Il sesto posto è occupato dai Malachim, vale a dire da quegli angeli di cui si avvale Eloha per produrre i metalli. Nel settimo posto stanno gli Elohim, vale a dire i numi, di cui si avvale il Tetragramma Sabaoth per produrre i vegetali. In ottavo luogo stanno i Bne Elohim, vale a dire i figliuoli dei numi di cui si avvale Elohim Sabaoth per procreare gli animali. Al nono posto stanno i Cherubim a mezzo dei quali Dio Sadai vigila sul genere umano.

Ultimo è l’ordine animastico degli Issim, vale a dire eroi o uomini forti e felici, di cui si avvale Adonai per rispandere il dono della profezia.





LiviaGloria
00giovedì 4 gennaio 2007 14:50
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CAPITOLO XIX.





Dei corpi dei demoni.



Gran disaccordo regna tra i teologhi contemporanei e i filosofi intorno ai corpi dei demoni. Tommaso assicura che gli angeli, e similmente i cattivi demoni, non abbiano corpo, ma che ne assumano alcuno temporalmente e Dionigi, nei Nomi, nega, che mai abbiano corpo. Nondimeno, Agostino, nel commento alla Genesi, alice: I demoni sono animali composti d’aria e di fuoco, perché traggono vigore dalla natura dei corpi aerei, e non sono dissolti dalla morte, perché la loro composizione elementare è più atta ad agire che a subire. Per lo stesso principio sembra che gli angeli abbiano ricevuto in origine corpi formati della parte più pura e più elevata dell’aria, idonea ad agire non a patire, natura conservata loro dopo la confermazione e tramutata dopo la caduta agli angeli ribelli in essenza aerea più grossolana, così che i loro corpi possano anche risentire i tornenti del fuoco. Anche Basilio dà ai demoni e agli angeli puri corpi formati di etere puro e sottile e Gregorio è dello stesso parere. Apuleio crede che non tutti i demoni abbiano forme corporee, riferendosi a quanto dice Socrate nel libro del Demone: V’ha un’altra specie di demoni di ordine più elevato, che sono affrancati da ogni impaccio corporale e che s’invocano con speciali preghiere. Psello, platonico e cristiano, non crede che i demoni non abbiano affatto corpo, pur ammettendo che il corpo angelico non sia simile a quello diabolico, giacché il primo è esente da ogni materialità e il secondo ha alcunché di materiale, come i corpi delle ombre, ed è soggetto a patire, così da dolorare se colpito e da esser ridotto in ceneri palpabili per l’azione del fuoco, come si dice essere stato fatto altre volte in Toscana. E quantunque si tratti di un corpo spirituale, nondimeno è assai sensibile e soffre alle percosse e abbenché diviso in due si ricongiunga come l’aria e l’acqua, pure risente il dolore. Perciò i demoni paventano la lama d’uno stile i dardi e le spade e la Sibilla dice al proposito in Virgilio: Impadronitevi del passaggio e traete lo spada dal fodero. Servio asserisce che per tal motivo Enea volle avere una spada consacrata.

Anche Orfeo descrive i corpi demoniaci. Alcuni composti di solo fuoco, ma invisibile, demoni che egli chiama ignei e celesti. Altri di fuoco e d’aria in parti eguali, caratteristici dei demoni eterei e aerei. Quando a comporre i corpi entri qualche parte d’acqua, ne risulta un terzo genere di demoni detti acquosi, visibili talora,; e se il miscuglio comprende invece una parte di terra, non troppo grossolana, si hanno i demoni terrestri, che sono piùfacilmente percepibili dai nostri sensi. I corpi poi dei demoni d’ordine piùelevato, cioè degli angeli, sono composti del più puro etere e sono affatto invisibili d’ordinario, salvo che, col permesso divino, non si manifestino talora spontaneamente. Il tessuto di questi corpi è fatto di fili così chiari e sottili, che tutti i raggi della nostra vista li attraversano per la tenuità, sono riverberati per lo splendore e sono frustrati dalla sottigliezza. Ecco come ne parla Calcidio: V’hanno demoni eterei e aerei, che non possiedono tanto fuoco da essersi resi trasparenti, né tanta terra da potersi manifestare al tatto e tutto il loro corpo è un amalgama della serenità dell’etere e della liquidità dell’aria unite in alcunché d’inalterabile.

I demoni malvagi non sono costantemente invisibili e si manifestano talora assumendo aspetti diversi, per lo più di forme ombratiche di simulacri esangui, con il viscido del corpo grasso, ed hanno una eccessiva comunione con la selva (che gli antichi chiamavano anima maligna); e, a causa della loro prossimità alla terra e all’acqua, sono anche soggetti alle concupiscenze terrestri e alla lubricità, come le lamie gl’incubi e i succubi, ne senza fondamento Melusina è stata compresa nel loro numero. Nondimeno fra i demoni non esiste distinzione di sesso, come opina Marco, distinzione esclusiva dei corpi composti laddove i corpi dei demoni sono semplici. Ne ogni specie di demoni può rendersi visibile sotto l’aspetto che più gli aggradi, facoltà riservata solo a quelli composti d’aria e di fuoco e limitata pei demoni sotterranei e tenebrosi, di cui la capacità fantastica resta imprigionata entro un involucro più denso e più pesante. I demoni acquatici e quelli che abitano la superficie della terra, per la mollezza del loro elemento costitutivo, assumono per lo più aspetto femminile, come le Naiadi e le Driadi; quelli invece che abitano luoghi secchi e aridi e hanno corpi piùasciutti, assumono il sesso maschile e appaiono sotto la figura di satiri, d’Onosceli a zampe d’asino, di Fauni, di Silvani e d’incubi, dei quali ultimi Agostino dice che molti hanno appreso per esperienza che essi molestano le donne e ne desiderano e ne ottengono il concubito, e certi demoni che i Galli chiamano Dusii, ricercano assiduamente la libidine.







CAPITOLO XX.





Dell’infestazione dei demoni malvagi e della protezione che ci accordano i demoni buoni.



E’ opinione generale fra i teologhi che i demoni cattivi detestino in modo eguale gli dei e gli uomini e perciò la Divina Provvidenza ha disposto acch’ noi siamo vigilati da demoni più puri, i quali ci guidino, ci ispirino, ci assistano e tengano da noi lontani i cattivi demoni, come leggiamo in Tobia che l’angelo Raffaele catturasse il demone Asmodeo e lo relegasse in fondo al deserto dell’Alto Egitto. Esiodo così parla di questi spiriti buoni: Sono trentamila e vivono sulla terra che li nutrisce, preposti da Giove in qualità di guardiani immortali a dispensare la giustizia e la misericordia. Sono plasmati d’aria e vanno ovunque sulla terra.

Se tali spiriti non vigilassero, o se i demoni malvagi avessero licenza di appagare le voglie sfrenate degli uomini, nessun principe potrebbe vivere in sicurezza, nessuna donna potrebbe serbare intatta la sua purezza, nessuna creatura in questa valle d’ignoranza potrebbe raggiungere la meta stabilita dalla divinità. Ciascuno di noi ha per suo custode particolare uno di cotesti demoni buoni, inviatoci per fortificare lo spirito e indirizzarci al bene, mentre i demoni malvagi sono i nostri nemici e governano la nostra carne e le sue appetenze. Il demone buono lotta contro l’influsso del demone cattivo e contro la carne e l’uomo è lasciato arbitro di concedere la vittoria a chi voglia.

Gli uomini non possono dunque accusare gli angeli se non conducono gli esseri confidati loro verso il vero Dio, verso la pietà e la religione e se li lasciano cadere nell’errore e nei culti perversi. La colpa ne ricade tutta su coloro che volontariamente hanno abbandonata la retta via, per seguire gli spiriti dell’errore e per far trionfare il diavolo, perché l’uomo ha facoltà di aderire a chi vuole e di vincere chi vuole e s’egli prende il sopravvento sul diavolo, questi diviene lo schiavo suo e una volta vinto non può piùinsidiare altri, ma è reso innocuo come una vespa privata del suo pungiglione. Tale è l’opinione di Origene nel libro Periarcon, il quale conclude che i santi combattono implacabilmente gli spiriti maligni e, trionfandone, ne spuntano le armi e non è più lecito a quello che è stato vinto di molestare altri.

Come dunque a ciascun uomo è stato largito uno spirito buono, così pure gli è stato dato uno spirito diabolico. Entrambi cercano di unirsi con l’anima nostra, e si sforzano di trarla a se e di mescolarsi ad essa come vino con acqua. Da un lato lo spirito buono, a mezzo delle opere buone, cerca riunirci agli angeli e modifica la nostra natura, come è scritto in Malachia a proposito di Giovanni Battista,: Ecco che invio l’angelo mio al tuo cospetto. E di simile unione e trasmutazione è scritto altrove: Chi aderisce a Dio, diventa un’anima sola con Lui. Similmente, da un altro lato, lo spirito cattivo opera a renderci simili a lui e a renderci uniti a lui, come dice Cristo a proposito di Giuda: Non ho io scelto voi dodici? Pure uno di voi è diavolo. Ed Ermete dice: Quando un demone s’introduce in un’anima umana, vi sparge i semi della propria nozione, il che fa si che tale anima, conspersa dai semi, accesa di furore, possa operare cose meravigliose a simiglianza di quelle demoniache. Quando il demone buono penetra in un’anima santa, l’eleva allo splendore della saggezza; ma il cattivo demone, introdottosi in un’anima depravata, la trascina al furto, all’omicidio, alla libidine e a tutte le occupazioni abituali a sé stesso. Giamblico dice che i buoni demoni purificano perfettamente le anime, con la loro presenza ci danno la salute corporale, la fermezza dello spirito, la tranquillità del pensiero, distruggono i germi della morte, attivano il calore necessario a conservare la vita, e rispandono in modo armonico una luce continua nel pensiero intelligibile.

I teologhi disputano tra loro per stabilire se l’uomo abbia uno o più angeli custodi. Noi personalmente crediamo che ne abbia più d’uno, secondo il parere del Profeta: Egli ti ha dato in custodia ai suoi angeli per proteggerti ovunque tu sia. Il che, secondo l’interpretazione di Girolamo, deve intendersi non solo di Cristo ma di ogni uomo. Tutti gli uomini dunque sono governati da diversi spiriti e sono guidati attraverso i vari gradi di virtù di merito e di dignità, secondo che si saranno resi degni di essi e delle loro premure. Gl’indegni invece vengono abbassati dai cattivi demoni e a un tempo dai buoni e respinti sino all’infimo grado di miseria morale, secondo lo esigano i loro demeriti. Tutti coloro che sono custoditi da angeli più sublimi, sono al disopra degli altri uomini, perché questi angeli, elevandoli, sommettono loro le anime inferiori in dignità mercè un certo potere occulto, e bench’ nessuno se ne accorga, sente nondimeno un certo giogo e si sente suddito di qualche cosa che presiede e da cui non può sciogliersi; al contrario teme e riverisce quella forza che i superiori inviano ai superiori e per mezzo di un certo terrore inducono negli inferiori il timore della presidenza.

Sembra che Omero sia stato di questa opinione, quando dice che le Muse, figlie di Giove, accompagnano sempre i re, figli di Giove, e li rendono venerabili e maestosi.

E leggiamo che Marco Antonio, essendosi fatto grande amico di Ottaviano Augusto, era solito giocare con lui e poiché Augusto vinceva sempre, un certo mago disse ad Antonio: Perché ricerchi questo adolescente? Fuggilo ed evitalo, perché sebbene tu sia più in là con gli anni, più esperto negli affari, di famiglia più illustre e più volte imperator nelle guerre, nondimeno il tuo genio ha paura del genio di questo adolescente e la tua fortuna gli è sottoposta; se non fuggi via, sembrerà che tutto si riversi su lui. Non è un principe simile agli altri uomini? In che modo essi lo temerebbero e lo riverirebbero, se un terrore divino non lo elevasse al disopra degli altri uomini e incutendo timore agli altri non li deprimesse, in modo che lo riveriscano come principe?

Per conseguenza dobbiamo compiere quanto è in noi, affinch’, purificati dalle opere buone e tendendo alle cose divine con opportuna scelta dei tempi e dei luoghi, si possa pervenire insino all’ordine degli angeli più elevati e piùpossenti i quali ci prendono in custodia e ci fanno primeggiare sugli altri.



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