Demonologia

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LiviaGloria
00venerdì 4 aprile 2008 22:20

Demonologia e prassi dell'esorcismo (parte I)
Data: Wednesday, 24 November @ 16:28:51 CET
Argomento: Chiesa



www.cesnur.org

Demonologia e prassi dell'esorcismo e delle preghiere di liberazione:

un punto di vista cattolico

di

Pietro Cantoni

(Studio Teologico Interdiocesano di Camaiore)




Prefazione


Questo opuscolo riflette integralmente - con poche necessarie correzioni - il testo delle dispense di un corso che ho tenuto negli anni 2001-2003 presso lo Studio Teologico Interdiocesano di Camaiore, affiliato alla Facoltr Teologica dell'Italia Centrale. Il corso era concepito come "modulo" di poche ore all'interno del corso di Teologia Pastorale, ha quindi un carattere teoretico-pratico finalizzato a fornire a dei giovani aspiranti al presbiterato, per lo piu gir diaconi, alcune necessarie e succinte informazioni su un punto molto delicato e controverso, ma certamente ormai non piu marginale del loro ormai prossimo ministero pastorale.


Della scuola il testo conserva tutti i pregi e i difetti: stile "parlato", carattere molto sintetico e poco organico… Alcuni amici mi hanno proposto di metterlo a disposizione di un pubblico piu vasto. Rileggendolo mi si c subito affacciato alla memoria l'antico detto «cetera desiderantur», a cui si c pern immediatamente affiancato il trito «l'ottimo c nemico del bene». Dato il vuoto teologico che circonda l'argomento penso effettivamente che anche queste brevi e scarne note, che non hanno nessuna pretesa né di originalitr, né tanto meno di completezza possano svolgere una loro benefica funzione. Se non altro quella di introdurre alla materia e di dare delle primissime informazioni.


Oltre che dalla scuola il testo c supportato dall'esperienza pastorale. Sono stato infatti incaricato dal mio Ordinario di coadiuvarlo nelle questioni riguardanti la celebrazione degli esorcismi e ho svolto questo ministero per piu di dieci anni nella mia diocesi. Solo ora sono stato sollevato dall'incarico per ragioni di salute. Continuern pern a tenere il corso (che si affianca alla materia di cui sono docente stabile: la metafisica) e quindi - spero - ad approfondire e integrare.


Un sentito ringraziamento ai colleghi che mi hanno chiesto di tenere il corso e agli studenti che hanno seguito e partecipato con straordinario interesse.

1. Teologia degli angeli e dei demóni


Si impone un punto di partenza teologico-speculativo per due ragioni.


Una di carattere generale: il legame teoria - prassi in campo teologico c troppo stretto perché si possa procedere semplicemente "dando per scontato" il presupposto teorico.


L’altra di valore piu circostanziale riguarda la particolare situazione della demonologia (a cui c strettamente connessa l’angelologia) nell’attuale economia degli studi teologici. Molto semplicemente: si tratta di argomenti che - per lo piu - non sono trattati.


1.1 Gli angeli: a che cosa servono?


Fino a qualche tempo fa si poteva parlare di una situazione di crisi della credenza negli angeli. Oggi il panorama c assai cambiato.


I problemi per il credente (e, a maggior ragione, per il non credente) sono due: ci sono? E, se ci sono, a che servono? Cioc: che cosa cambia nella mia vita se credo alla presenza degli angeli? Io inizierei dal secondo dei quesiti. Siamo infatti abituati a impostare cose i problemi da una certa mentalitr. Ci interessa cin che serve. Giudicare tutto dal punto di vista dell'utile. E dell’utile immediato.


Incomincio di qui, ma proprio per contestare questo punto di partenza. Con i problemi della fede (e non solo con quelli…) dobbiamo rovesciare il discorso. Non ci credo perché serve, ma certamente serve perché ci debbo credere. Dio non rivela cose inutili. In effetti il mistero di Dio e della sua provvidenza appare in ben altra prospettiva se lo vedo circondato dalle schiere degli angeli adoratori e messaggeri. Cose come il mistero del male acquisisce spessore e profonditr nuove se ammetto che la sua «centrale» si situa in una dimensione «altra» rispetto a quella soltanto umana.


1.2. Esistono?


Ma ci debbo veramente credere? Cioc Dio lo ha veramente rivelato? Prima di affrontare direttamente il problema dal punto di vista della Rivelazione, poniamoci un problema: c l’unica fonte?


a) Indizi


1. La prima cultura che ha ignorato o respinto il mondo angelico c quella del razionalismo europeo del XVIII secolo. La credenza in esseri intermedi c universale, nel tempo e nello spazio.


2. Questo interesse non abbandona neppure l'Occidente illuminista e post-illuminista. «Ernst Bloch ha distinto nella storia del marxismo una "corrente fredda" che sottolinea il materialismo e il razionalismo, e una "corrente calda" che insiste sul novum radicale dell’utopia rivoluzionaria. Un’analoga distinzione sembra presente nella storia della spiritualitr massonica, dove coesistono una "corrente fredda" razionalista e scettica, con una gamma di variazioni che va dal deismo illuministico all’ateismo, e una "corrente calda" irrazionalistica e interessata a tutti i tipi di occultismo»[1].


3. Anche l'interesse per gli UFO testimonia di una nostalgia degli angeli. Ma c'c un argomento piu serio. La completezza dell'universo. Nell’universo c’c una componente materiale e una componente materiale-spirituale, che c l’uomo. Posto che il mondo creato da Dio, manifesta nel suo insieme una grande armonia e che componente dell’armonia c la corrispondenza delle parti e la completezza dell’insieme, tutto lascia supporre che debba esistere anche una componente puramente spirituale. Non sarr forse Dio stesso, secondo lo schema: mondo materiale - mondo materiale-spirituale (uomo) - Dio. No, perché Dio c fuori serie! Deve quindi esistere un mondo solo spirituale come componente della realtr complessiva del l’universo creato. Questo argomento, che c "solo" di convenienza[2], mette in risalto il ruolo dell’angelologia come bastione della trascendenza di Dio nell’ambito della teologia globale[3]. Dio non c riducibile alla componente spirituale del cosmo, perché ne c il principio trascendente, che contiene in sé - in modo virtuale ed eminente - tutte le sue componenti. In Dio non c’c materia, ma vi deve essere l’idea della materia e l’idea archetipa.[4] L’assenza della consapevolezza di un mondo di spiriti finiti finisce per indurre ad una visione onto-teologica di Dio e viceversa. Non dimentichiamo che la prima negazione riflessa del mondo angelico c dell’Illuminismo, solidale con la sua visuale razionalistica e "deistica" di Dio. Gli angeli trovano invece un indiscusso spazio in una visione che riconosca all’apofatismo il suo indispensabile ruolo teologico.


b) Prove


La Bibbia. Molti teologi ed esegeti dicono che il suo linguaggio a proposito di angeli e demóni fa parte di quel rivestimento culturale che noi, appartenenti ad una cultura diversa e piu evoluta, dobbiamo lasciar cadere. Ma quali gli argomenti?


«Chi accetta Dio non si vede quale razionale difficoltr "a priori" possa avere ad accettare la risurrezione di Cristo o la maternitr verginale di Maria o la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Non ho mai capito l'allergia "a priori", che si riscontra in molti teologi, ad ammettere gli angeli, se non identificandola come una "zona di incredulitr" sussistente per incoerenza in una mentalitr che dovrebbe essere tutta permeata dalla fede. Una volta appurata nella fede l'esistenza del mondo invisibile, "a priori" non ho obiezioni da opporre non solo agli angeli, ma nemmeno agli arcangeli, ai cherubini, ai serafini a chi sa quali altre creature siano state pensate e volute dalla divina fantasia.


«O l'universo c vuoto, e allora si capisce che sia sordo e muto; o c'c la possibilitr che sia popolato, e allora mi aspetto che ci siano molti esseri in grado di porsi in ascolto delle nostre voci e in grado di farci arrivare la loro.


«Il credente c uno che si attende molte sorprese. Una volta conosciuta l'esistenza di un Dio che c fantasioso e onnipotente, cioc "capace di tutto", la ragionevolezza sta nell'aspettarsi che la divina immaginazione a poco a poco si manifesti, oltrepassando sempre ogni previsione e stupendo sempre la nostra connaturale propensione per cin che c consueto, prevedibile, convenzionale.


«L'uomo nativamente "religioso" "a priori" non esclude niente. Sa che, se c arduo dimostrare l'esistenza di qualche cosa, c ancora piu arduo dimostrarne apoditticamente l'inesistenza.


«L'uomo "areligioso" c quello che possiede la piu arrischiata e irragionevole delle certezze: la certezza di cin che non c'c. E' una certezza che conviene solo a Dio: solo colui che c onnisciente pun elencare le cose che non ci sono. Sicché paradossalmente potremmo dire che l'uomo areligioso possiede la piu arbitraria e ingiustificata delle fedi. E, ancora paradossalmente, soltanto da una divina rivelazione potrei avere la notizia indubitabile che oltre la zona accessibile alla mia conoscenza naturale non ci sia niente.»[5].


La Bibbia ne parla. Certamente la Bibbia ha bisogno di una interpretazione. Leggere la Bibbia «alla lettera», fidandosi di un senso che sarebbe sempre ovvio e immediato, c una illusione. Non c neppure la lettura antica o tradizionale, ma qualcosa di moderno e di legato anch'esso - come la lettura razionalista - all'Illuminismo. Il «fondamentalismo» come corrente all'interno del Protestantesimo c nato con John Nelson Darby (1800-1882), mentre il nome risale all'inizio di questo secolo.


Quando per es. leggiamo: « il Signore Dio plasmn l'uomo con polvere del suolo e soffin nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente» (Gen 2,7), dobbiamo far intervenire una pre-comprensione metafisica di Dio, per cui, escludendo da Dio tutto cin che c corporeo, leggiamo le espressioni che lo fanno come un vasaio che plasma il suo manufatto alla stregua di espressioni simboliche. Per scoprire subito che esse non cessano di essere profonde. L'uomo ha due componenti: una terrestre, che viene dalla materia informe (fango) e una celeste, che viene direttamente da Dio (soffio) e che ha una analogia con quel «soffio» divino che appare gir nell'AT come una realtr personificata in Dio. Soffio c indizio di vita e di movimento. Soffio, vento c la realtr materiale piu… immateriale. Piu «spirituale».


A volte per rendersi pienamente conto del significato esclusivamente simbolico di una data rappresentazione c'c voluto un certo itinerario di indagine scientifica, come l'affermarsi della teoria Copernicana (pure molto antica) su quella Tolemaica. Cin non toglie che il senso simbolico fosse gir presente e spessissimo anche l'intuizione della precarietr della visione scientifica corrente (per es. in san Tommaso d'Aquino proprio a proposito del moto dei cieli).


Qualcuno ha voluto coinvolgere angeli e demoni nell'ambito precario di una immagine del mondo destinata ad essere coinvolta nell'aggiornamento scientifico, per cui la loro funzione sarebbe ormai solo simbolica e anche questa da rivedere con il mutare della sensibilitr dell'uomo moderno. Ecco per es. la posizione di un campione del razionalismo biblico dell'Ottocento - David Friedrich Strauß (1808-1874) -: a noi «mediante la concezione copernicana c stato tolto il luogo in cui l'antichitr giudaica e cristiana pensava posto il trono di Dio»[6]. Non c'c piu posto per il trono di Dio e nemmeno per i suoi angeli.


Il problema c


• che non c'c nessuna ragione metafisica per interpretare l'angelo (buono o cattivo) come un simbolo, la metafora di qualcosa. Mentre Dio non pun avere un corpo e quindi sedere su un trono, pun benissimo aver creato dei puri spiriti ed esserne «circondato», cioc essere oggetto della loro adorazione amante, costruire con loro una famiglia di amore e servirsi della loro opera per guidare le sorti del mondo.


• Che non c'c neppure nessuna ragione scientifica per operare questa de-mitologizzazione. La scienza non pun certamente provare che gli angeli esistono, ma non pun neppure dimostrare che non ci sono…


• Che se si esamina con un po' di attenzione tutto il quadro della rivelazione biblica ci si accorge che il dramma della storia della salvezza conosce anche questi personaggi. Se non sono i protagonisti, non sono neppure delle comparse. Nella prima lettera di san Giovanni troviamo questa affermazione sulla finalitr di tutta l'azione redentiva del Verbo Incarnato: «il Figlio di Dio c apparso per distruggere le opere del diavolo» (1 Gv 3,8).


• Se poi andiamo a riesaminare la posizione dei demitologizzanti ad oltranza ci accorgiamo facilmente di un fatto paradossale: dietro l'immagine innocente di un mero problema di metodo e di adattamento ai progressi della scienza e del costume, ci sono delle posizioni teoriche antitetiche alla fede: per es. il manicheismo e la gnosi.


Davanti a testi che ci parlano di angeli e demóni occorrono dunque dei criteri. Non possiamo muoverci in essi arbitrariamente.


Il criterio, lo abbiamo gir visto non pun essere quello fondamentalista. Esso annulla il problema eliminando (o occultando) l'alteritr della forma.


Il racconto richiede di essere decodificato.


In base a quale chiave di comprensione?


C nota l'infelice espressione di Bultmann: «Non ci si pun servire della luce elettrica e della radio, o far ricorso in caso di malattia ai moderni ritrovati medici e clinici, e nello stesso tempo credere nel mondo degli spiriti e dei miracoli propostoci dal Nuovo Testamento»[7].


Qui il criterio c la concezione del mondo dell'uomo moderno, frutto del progresso scientifico tecnico.


A Bultmann fa eco H. Haag: «Tutto quanto si afferma su Satana nel Nuovo Testamento non appartiene al messaggio vincolante della Rivelazione, ma solo a quell'immagine del mondo caratteristica degli scrittori biblici ossia della mentalitr della loro epoca»[8]. «Questa concezione non c piu compatibile con l'immagine che oggi ci facciamo del mondo e percin abbiamo il diritto di non accettarla»[9].


Qui andrebbe osservato subito che la «concezione dell'uomo moderno» c in continua evoluzione. Bultmann sarebbe sorpreso nel vedere quanti uomini del nostro tempo accendono tranquillamente la luce elettrica, si siedono davanti al televisore e, nello stesso tempo, frequentano l'astrologo e credono ai folletti e alle fate…[10] Ma a lui va concessa una attenuante: la sua conferenza c del 1941. Ben altra responsabilitr hanno coloro che continuano a propagandare oggi la favola dell'uomo moderno.


Ma, al di lr di considerazioni circostanziali, resta il rilievo di fondo: c possibile elevare la concezione del mondo dell'uomo moderno a criterio ermeneutico decisivo del testo biblico e dei documenti della fede? Certamente la scienza rientra fra i momenti regolativi nell'interpretazione di questi documenti, ma non potrr mai costituire l'ultima istanza.


C interessante vedere come Pannenberg - che pure vuole porsi nella linea della demitologizzazione piu conseguente - sottopone oggi a critica l'argomentazione classica della scuola liberale per sbarazzarsi di angeli e demóni:


«David Friedrich Strauß ha parlato, proprio a proposito della "attivitr mondana degli angeli" di una "contraddizione della concezione moderna della natura", perché considera questi fenomeni naturali, come lampo e tuono, terremoto, pestilenza, ecc." non come "speciali manifestazioni di Dio", ma li riconduce a "cause che si situano all'interno del contesto naturale". Ora questa obienzione colpisce non solo l'operare degli angeli ma anche il particolare agire di Dio negli avvenimenti della natura e presuppone una concezione del contesto naturale come un sistema chiuso (in corrispondenza all'immagine meccanicistica del mondo) e vede nelle affermazioni teologiche sull'agire di Dio o degli angeli negli accadimenti del mondo, in ogni caso nei singoli eventi della natura, spiegazioni di procedimenti naturali che fanno concorrenza con le descrizioni scientifiche e i fattori da loro addotti»[11].


1.3. Chi sono?


Si tratta di esseri personali e spirituali. Intrattengono una certa somiglianza col platonico mondo delle idee. Sono come gli archetipi e i prototipi personali di tutto cin che esiste. Con san Tommaso d'Aquino si afferma la concezione che gli angeli non differiscono tra loro "numericamente" ma come specie da specie. Ogni angelo un'idea. Fra angelo e angelo c'c, di per sé, una ben piu grande distanza che fra uomo e uomo, piu grande che fra razza e razza.


1.4. Che fanno?


Angelo: messaggero, inviato. mal’ak - mal’achim dalla radice semitica l’k = mandare, che i LXX e il NT rendono con ánghelos - ángheloi.


La vita e il destino c in comunione. Uno pun pensare: che bisogno c'c di tutta questa miltitudine di esseri intermedi? In fondo io posso vedermela direttamente con Dio. Perché dunque Dio non mi ha fatto da solo? E perché ho bisogno dell'altro? Questo certamente obbedisce alla logica dell'amore personale. C il riflesso nell'uomo - solo dell'uomo c detto che c immagine e somiglianza di Dio - della Trinitr e della infinita perfezione di Dio. Collegamento, influsso, dramma, comunione fraterna. All'uomo si pun togliere tutto, ma c'c una cosa di cui ha supremamente bisogno: dell'altro. La Scrittura dice: «guai ai soli!». E l'eremita? E colui che ha trovato altra compagnia. La compagnia di Dio (che c una eterna compagnia) e, appunto, degli angeli. I valori materiali se con-divisi (la torta...) diminuiscono, quelli spirituali aumentano! L'uomo desidera ardentemente comunicarli. Si ama comunicare le belle notizie.


Esiste un legame riconosciuto tra angeli e liturgia[12]. I veri valori stanno al cospetto di Dio da cui segue con logica stringente il primato della contemplazione. Torniamo qui, in certo qual modo al punto di partenza: a che cosa serve? Serve a questo. E questo? A quest'altro. Serve, serve, serve. Ma non si pun andare all'infinito. Bisogna arrivare ad un punto in cui si incontra qualcosa (o Qualcuno) che non serve a niente. Non perché c inutile, ma proprio per il motivo contrario, perché c il termine di ogni utile, cioc c il Fine supremo. E chi si occupa direttamente di questo Fine supremo, chi fissa il suo sguardo in quel Volto, ed c sempre occupato a questo c colui che ha trovato nel suo agire la massima intensitr di senso possibile. E, per gli angeli non esiste quella tensione spesso dilacerante che c tipica della condizione umana: azione o contemplazione? Per occuparsi degli uomini non devono distogliere lo sguardo dal Volto, anzi, da quello sguardo traggono tutta la loro energia e la loro luce. Il mio direttore spirituale (potremmo dire il mio guru). Un direttore sapiente e prudente. C'c un famoso detto anglosassone denso di saggezza pedagogica: «Per insegnare il latino a John bisogna conoscere il latino, ma soprattutto bisogna conoscere John...». E chi pun meglio conoscermi del mio «Moi céleste»[13]? Fra l'uomo e il suo angelo c'c una profonda simpatia, una simpatia "metafisica", radicata in Dio e nella creazione. Una tale simpatia che i suoi sussurri sono impercettibili e possono facilmente essere scambiati per i nostri stessi pensieri... Una guida che vive innanzitutto quello che suggerisce. Come una guida di montagna esperta che conosce le cime come le sue tasche. Lui conosce le cime, perché c sempre al cospetto di Dio, e il suo volto sorridente (l'angelo di Chartres!) fissa lo sguardo nel Volto di Dio


1.5. Gli angeli malvagi


La negazione del demonio e della sua azione nella teologia contemporanea


Come si c arrivati a negare l'esistenza del demonio?


Partiamo dalla data che, almeno nella Chiesa cattolica, ha rappresentato il punto di partenza emblematico della crisi. La data c il 1969 con la pubblicazione di un libretto da parte di un esegeta tedesco - esperto di Antico Testamento - Herbert Haag. Molto noto, autore anche di un importante dizionario biblico. Il libretto c intitolato Abschied vom Teufel, cioc «Commiato dal diavolo», tradotto subito l'anno successivo in italiano dalle edizioni Queriniana di Brescia. Un dettaglio significativo: alla traduzione c stato aggiunto un punto interrogativo nel titolo, per cui diventa «Liquidazione del diavolo?», anche se nella versione tedesca originale questo punto interrogativo non c'c. In Italia certe frasi forti mettono un po' piu di scrupoli… ma la sostanza c la stessa.


Alla pubblicazione di questo libro c connesso anche un aneddoto. Haag insegnava all'universitr di Tubinga e tra i suoi colleghi c'era il professor Joseph Ratzinger. Quando Ratzinger fu trasferito - credo - a Monaco, fecero una festicciola tra docenti, una festa di congedo; in quell'occasione il professor Haag consegnn a Ratzinger il suo libretto dal titolo appunto «Commiato dal diavolo»…


In seguito Ratzinger lesse quel libro e lo criticn anche pesantemente.


La tesi di Haag c semplice: il demonio non esiste, c soltanto un simbolo, il simbolo della malvagitr nel mondo. Quali gli argomenti? Si riassumono tutti in questa frase: «Tutto quanto si afferma su Satana nel Nuovo Testamento non appartiene al messaggio vincolante della Rivelazione, ma solo a quell’immagine del mondo caratteristica degli scrittori biblici ossia della mentalitr della loro epoca»[14]. Questa concezione non c piu compatibile con l'immagine che oggi ci facciamo del mondo e percin non possiamo piu accettarla.


Questa credenza in un mondo di spiriti intermediari fra Dio e l'uomo - angeli e demoni, spiriti buoni e spiriti cattivi - fa parte di quella concezione del mondo che noi oggi, alla luce del progresso scientifico e tecnico, non siamo piu autorizzati ad ammettere. Per «concezione del mondo» qui si intende in modo indifferenziato non soltanto un certo modo di interpretare scientificamente i fenomeni della natura, ma anche un determinato modo di concepire Dio, l'al di lr e i suoi rapporti con l'al di qua. Questa concezione del mondo era condivisa da tutti a quell'epoca e Haag non ha difficoltr ad ammettere che era condivisa anche da Gesu e da tutti i personaggi del Nuovo Testamento. Ci rendiamo conto, gir da questo punto di vista, come l'impostazione sia molto debole, perché in fondo, una impostazione di questo genere fa assurgere il modo con cui l'uomo interpreta scientificamente il mondo, con tutta la sua intrinseca incertezza e mutevolezza, a criterio ultimo di giudizio per l'interpretazione dei contenuti della fede. Le idee dell'uomo cambiano spesso… Oggi per es. assistiamo a una netta inversione di tendenza, per cui, con gli stessi criteri dovremmo prepararci ad ammettere nella teologia le cose piu favolose e incredibili.


Il personaggio piu significativo, ed il primo - per quanto abbia potuto indagare io - che ha ragionato cose c David Friedrich Strauß (1808-1874), noto soprattutto per i suoi studi sul Vangelo e sulla vita di Gesu, il quale afferma praticamente le stesse cose, dice: «mediante la concezione copernicana c stato tolto il luogo in cui l’antichitr giudaica e cristiana pensava posto il trono di Dio»[15], per cui tolto il trono, bisogna togliere anche la corte, e non abbiamo piu motivo di credere ad angeli e demoni. Una cosa va pern sottolineata: questa posizione non c mai stata una posizione di maggioranza anche nell'ambito della teologia protestante liberale. La posizione piu frequente c quella che si trova incarnata in un altro teologo importante, Friedrich Schleiermacher (1768-1834): una posizione agnostica o di disinteresse. Gli angeli (e i demóni) si possono lasciare alla pietr popolare, ma il teologo che si rispetti non li deve prendere in considerazione. Karl Barth (1886-1968) critica questa impostazione chiamandola «l'angelologia dell'alzata di spalle»[16]. Che ci possano essere angeli non c ragionevole negarlo, perché c una possibilitr che certo non possiamo mettere in discussione, pern il teologo se ne deve disinteressare, perché c un argomento indegno della sua considerazione; d'altra parte che ci siano gli angeli o che non ci siano, non cambia assolutamente nulla della vita cristiana, per cui lasciamo pure che la gente ci creda, lasciamo che l'angelologia e la demonologia siano ancora presunti, per esempio, nella liturgia e nella preghiera dei cristiani, pern il teologo deve guardarsi bene dall'occuparsi di queste cose. Questa c una linea che ha avuto un certo seguito. Diciamo pure che ha influenzato parecchio anche la teologia cattolica. Molto spesso infatti piu che una aperta negazione, si c diffusa una impostazione di questo genere: un'atteggiamento che si riassume plasticamente nell'espressione usata da Barth: gli angeli? una «spalluccia»… Se proprio dobbiamo parlarne, sbrighiamo la cosa alla svelta cose passiamo a cose piu serie.


Soffermiamoci un momento sulla teologia cattolica. Qui una presa di posizione di Karl Rahner ha influenzato pesantemente negli anni passati piu ancora che il contenuto della demonologia l’affettato disinteresse che l’ha colpita. «Non c’c alcun motivo, oggi, - scrive Rahner -, per collocare la dottrina del d. [demonio], compresa nell’annuncio, al primo piano della ‘gerarchia delle veritr’, come in parte avvenne in tempi passati (ancora in Lutero, per esempio). Non perché non esista una enunciazione di fede, di valore permanente, sul d., ma perché quello che essa dice per il concreto compimento dell’esistenza cristiana, pun essere detto, nel suo contenuto determinante, anche senza una tale dottrina esplicita sul d., o, quanto meno, l’accesso a questa dottrina c relativamente difficile per l’uomo d’oggi. Il discorso riguardante il d. non si trova infatti nelle grandi professioni di fede».[17]


Qui si pun e - a mio avviso - si deve contestare che il messaggio di Cristo possa essere esistenzialmente trasmesso senza un riferimento all’opera del diavolo nella storia della salvezza e nella vita concreta del singolo. Se c vero che la veritr sul demónio e gli angeli malvagi non si trova al vertice della gerarchia delle veritr, non si pun neppure affermare che si trovi in fondo… Certamente il demónio non c’c né nel credo apostolico né in quello niceno costantinopolitano. Lo troviamo pern nel Padre Nostro. C infatti quanto meno assai probabile che la domanda rysai hemas apn tou ponerou debba essere correttamente tradotta liberaci dal Maligno[18]. C comunque presente con assoluta certezza nella professione di fede del concilio Lateranense IV, come vedremo piu avanti.


Per tornare ad Haag: non possiamo leggere la Scrittura partendo da questo presupposto cose fragile: la mentalitr o la visione del mondo dell'uomo moderno, non c certamente questo il modo corretto di impostare il discorso. Qual'c il criterio determinante per fare discernimento, per distinguere nella Scrittura quello che c soltanto un dato culturale, secondario e caduco, e quello che c invece l'elemento determinante dal punto di vista della fede? Non pun essere che l'insegnamento della Chiesa, il suo magistero. Il Magistero si c pronunciato in molti modi, tra l'altro proprio a proposito del libro di Haag. Nel '72 Paolo VI ha parlato dell'esistenza del demonio come essere personale, della sua azione, del suo influsso. E' uscito anche un documento che vi invito a leggere e a rileggere, pubblicato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1975, intitolato Fede cristiana e demonologia, dove viene affrontato in modo teologico, dottrinale, il tema della demonologia[19].


Riguardo all'esistenza degli angeli e dei demoni il testo magisteriale piu importante c costituito certamente dal capitolo Firmiter della professione di fede del Concilio Lateranense IV (1215 - papa Innocenzo III): «Crediamo fermamente e confessiamo apertamente che uno solo c il vero Dio. […] Con la sua forza onnipotente fin dal principio del tempo cren dal nulla l'uno e l'altro ordine di creature: quello spirituale e quello materiale, cioc gli angeli e il mondo terrestre, e poi l'uomo, quasi partecipe dell'uno e dell'altro, composto di anima e di corpo. Il diavolo, infatti, e gli altri demoni da Dio sono stati creati buoni, ma da se stessi si sono trasformati in malvagi. L'uomo poi ha peccato per suggestione del demonio» (DS 800).


Questo testo conciliare cose chiaro, c stato esaminato da qualche teologo e ne c stata messa in dubbio la portata di definizione dogmatica. L'argomento c piu o meno questo: tutte le volte che la Chiesa definisce una veritr, dobbiamo vedere quale c la sua intenzione e quale c l'errore che la Chiesa vuole scartare. Ora noi sappiamo che il Concilio Lateranense IV aveva in mente l'errore del manicheismo. Secondo il manicheismo il mondo c la creazione di un dio cattivo, quindi il male ha una sua consistenza ontologica. Ora qui la Chiesa ha voluto dire, semplicemente, che questo non c vero, ha voluto dire che la creazione c buona, ma non ha voluto dire che veramente Dio ha creato gli angeli e che alcuni di essi sono poi diventati cattivi.


Questa c l'obiezione che c stata fatta a questo testo del Magistero.


Qui bisogna rispondere in questo modo.


Non tutti i testi del Magistero sono testi condannatori, quello che abbiamo detto qui va bene quando ci troviamo di davanti ad una condanna e, quindi effettivamente, per capire la portata della condanna dobbiamo partire da quell'errore che c condannato ed evincere da le e solo da le la portata effettiva di quello che la Chiesa voleva dire.


Qui, invece, il genere di cose c diverso, ci troviamo davanti ad una professione di fede, la Chiesa semplicemente fa professione di quello che crede; davanti ad una professione di fede, tutto quello che qui viene esplicitamente detto fa parte del patrimonio di fede della Chiesa.[20] In piu c'c anche un legame profondo tra le cose: non c un caso che questa affermazione della Chiesa salti fuori in corrispondenza dell'errore manicheo. Facciamo qualche passo indietro.


Il problema del male accompagna l'uomo da che esiste. Ogni riflessione religiosa o filosofica c sempre in fondo stimolata da questo problema: da dove viene il male?


Anche nel racconto (o nei racconti) della creazione che apre il libro del Genesi l'interesse principale c quello di dare una risposta a questo quesito. Il testo ci dice che in principio Dio ha creato il cielo e la terra, poi descrive tutte le varie realtr che Dio ha creato e quasi a mo' di ritornello ripete: «E Dio vide che cin era buono». Se contate tutte le volte che questo c detto, vedete che corrisponde al numero sette, perché la Scrittura usa un linguaggio anche simbolico: il numero sette c un numero di perfezione, per sette volte viene detto «cin c buono».


Poi dopo - solo dopo - si parla del peccato. Nel capitolo terzo fa capolino il male, ma il male fa capolino nel modo e sotto la forma di deviazione della libertr di uno spirito finito. Anche dalla forma letteraria di questi racconti, noi vediamo che l'autore sacro c quasi in polemica nei confronti di altre visioni dell'uomo che circolavano nell'ambiente, visioni in cui il problema del male veniva risolto in fondo in questo modo: nella natura delle cose c'c il bene e c'c il male. Il male fa parte integrante della natura delle cose. Le cosmologie dei popoli circostanti Israele interpretavano l'origine del mondo e del cosmo come una composizione fra elementi diversi tra cui c'c anche un elemento cattivo. Perché c'c il male? Perché fra le varie nature che ci sono, fra le varie cose che ci sono, c'c anche il male, quindi il male c'c strutturalmente. Il manicheismo non farr altro che portare alle estreme conseguenze questo concetto. Questo tipo di spiegazione prenderr altre forme, affermando come addirittura succede nella speculazione della Cabala ebraica, che il male c una qualitr di Dio, o come avviene nell'idealismo di Hegel, che il negativo entra dentro la costituzione dell'assoluto, che l'assoluto ha bisogno del negativo per essere quello che c. Allora il male diventa qualche cosa di costitutivo nella natura delle cose e addirittura nella natura stessa di Dio.


No! sembra dire il testo sacro. Il male non c nella natura delle cose, ma c entrato nel mondo solo con un atto di libertr. Con il peccato dei progenitori. Il male non c né in Dio né nelle cose, ma il male c saltato fuori perché Dio ha creato degli esseri liberi, i quali hanno usato male questa loro libertr. Non solo, la Scrittura subito ci fa notare una cosa: cioc che l'uomo non c stato l'inventore del male, lo ha fatto con tutta la sua responsabilitr, ma in qualche modo lo ha trovato, perché qualcuno glielo ha suggerito, e qui abbiamo quel personaggio misterioso che c il serpente, di cui non si dice inizialmente chi veramente sia.


Nell'Antico Testamento infatti del demonio si parla molto poco.


Abbiamo pochi passi in cui si parla di lui. In fondo questo serpente, viene interpretato come tale nell'Antico Testamento soltanto nel tardivo libro della Sapienza, dove si dice che la morte c entrata nel mondo a causa dell'invidia del diavolo (cfr. Sap 2,24), quindi si interpreta l'evento che ha per protagonista il serpente, come operato dal diavolo, si dice appunto che il serpente c il diavolo.


Nel libro di Giobbe si dice che il demonio c uno degli angeli che sono presenti alla corte di Dio e da tutto il racconto si evince che il demonio fa comunque e sempre solo quello che Dio gli permette di fare.


Ecco che quadro nasce da questa spiegazione biblica: il male non c una cosa, non c una virtu, ma c strutturalmente privazione. Dire che il male c privazione non vuol dire che non sia niente. Dire che il male non esiste pun sembrare una ingiusta banalizzazione del male e il male non va mai banalizzato; pern si pun dire che il male c sempre una mancanza di perfezione, il male c carenza di cin che si dovrebbe avere e fare secondo la propria natura e la causa ultima del male si radica nell'uso cattivo, deviato di una libertr.

La Scrittura ci dice anche che non tutto il male che c'c c fatto dall'uomo, anzi, originariamente l'uomo ha se fatto il male, ma lo ha fatto per una suggestione che veniva da lontano. Se noi leggiamo attentamente il racconto del Genesi, ci rendiamo conto che non autorizza nessuna deresponsabilizzazione, perché non dice che, dato che Adamo ed Eva sono stati tentati dal diavolo non erano responsabili… Si dice solo che la suggestione era molto forte e che c'c stata e c'c ancora una presenza del male che in qualche modo precede l'attivitr dell'uomo. Il male, potremmo dire, ha una sua dimensione metastorica che c appunto questa presenza degli spiriti cattivi che sono diventati tali per una deviazione della loro volontr. La cosa c allusa, per cose dire, nella Scrittura sia per quello che riguarda la creazione degli angeli, sia per quello che riguarda la loro caduta. Nella Scrittura non abbiamo delle affermazioni cose aperte o perlomeno cose importanti come quelle riguardanti la creazione del mondo e dell'uomo, pern troviamo delle allusioni che sono sufficientemente chiare. Nella seconda lettera di san Pietro (2 Pt 2,4), nella lettera di san Giuda (Gd 6), troviamo dei passi abbastanza espliciti per quello che riguarda la caduta, mentre san Paolo, parlando di principati e potenze, dice che sono creature (Rm 8,38).


Che succede quando si nega l'esistenza del demonio dicendo che c il simbolo del male? Si finisce fatalmente per fare di questo male un qualcosa che ha una sua consistenza, cioc per ricadere nel manicheismo, proprio in quelle concezioni che la parola di Dio voleva confutare rivelando l'esistenza di spiriti celesti decaduti. Questo esito fatale lo troviamo per esempio in quei teologi protestanti che affermano che i demóni sono «strutture mentali». Che cosa significa? O che il male ha una sua consistenza oggettiva, oppure che il demonio c una inclinazione cattiva che c nel cuore dell'uomo. Una teoria molto antica che troviamo anche nel Talmud. Ma il problema c solo spostato: se nel cuore dell'uomo c'c, fin dalla nascita, una inclinazione cattiva allora questa inclinazione viene da Dio.


Molti di questi teologi affermano che «Gesu come tutti gli uomini del suo tempo condivideva la concezione dell'esistenza di demoni, angeli, ecc.». C una affermazione profondamente inesatta, perché anche al tempo di Gesu c'erano gir delle correnti che negavano l'esistenza del diavolo e degli angeli: i Sadducei infatti negavano l'esistenza degli angeli (cfr. At 23,8). C invece chiaro dai Vangeli che il Signore molto spesso contraddice apertamente le convinzioni diffuse nel suo tempo, mostrando la sua piena indipendenza.


La ricerca piu avveduta ha riscontrato che l'Apocalittica piu che un "genere letterario" costituisce piuttosto una corrente teologica. L'essenziale dell'apocalittica non sarebbe quindi da ricercarsi in una questione di metodo, ma a livello di contenuti. Ora il contenuto centrale della teologia apocalittica c proprio il problema del male, dove il demonio non rappresenta piu una cifra simbolica, ma proprio la sostanza della soluzione: il male non c un "qualcosa", ma c in radice il frutto dell'uso sbagliato della libertr, quindi ha un fondamento personale. La lotta contro il male c dunque se drammatica, ma, avendo per oggetto non incoercibili leggi della natura, ma potenze personali, pun essere vinta e le foze del male depotenziate. Ecco tutta l'ambiguitr e il paradosso dell'apocalittica: messaggio insieme di estrema drammaticitr e di sfolgorante speranza.


«La figura del diavolo nei suoi molteplici aspetti non c frutto della fantasia […]. Il diavolo non rappresenta affatto il trionfo dell'estetica sulla logica, ma condensa su di sé esigenze razionalissime del pensiero umano di fronte al problema del male. Il diavolo c quella x che risolve una complessa equazione di non so quale grado, dove si tiene conto di molteplici fattori non facilmente fra loro conciliabili, quali l'esistenza di un Dio giusto, della libertr dell'uomo che si fa tale davanti ad una scelta fra bene e male, nella quale uno dei due termini, la Luce, viene fatto risalire a Dio, mentre l'altro, la Tenebra c impossibile riportarcelo, almeno direttamente. Nella figura del diavolo c'c anche l'intuizione del male come forza organizzata, in quanto ha uno scopo di distruzione che non colpisce soltanto questo o quello, ma c rivolta contro tutto e contro tutti e quindi non pun essere opera di un semplice spirito maligno. Il diavolo c una forza che l'uomo avverte al tempo stesso come a lui esterna ed a lui interiore. Il diavolo del giudaismo non "c quella parte del tutto chiamata Tenebra" di Goethe, né la morte che va al suo posto come gli antichi miti cananaici; il diavolo spiega che il male c'c ed c sempre, per cose dire, fuori posto, perché c quella forza che si oppone all'ordine e non si pun, in nessun modo, farlo rientrare in nessuna rassicurante struttura dell'essere»[21]


Perché questa attenzione alla negazione dell'esistenza del demonio? Perché sono convinto che ha portato molta confusione. Ha distolto infatti la teologia e la catechesi da una riflessione attenta sul tema, favorendo cose una situazione di vuoto. Ma il pensiero dell'uomo, come la natura, fugge il vuoto, cose che lo spazio lasciato libero si c riempito in modo disordinato. Si c trascurato di coltivare un angolo del giardino, non ci si deve meravigliare che si sia riempito di erbacce…


2. Il problema della possessione diabolica e dell’azione demoniaca in generale


Riguardo all'azione che le forze demoniache esercitano nella vita dell'uomo dobbiamo stare attenti ad una polarizzazione eccessiva, esagerata, sul tema della possessione.


Il peccato angelico ha avuto un influsso non solo sul mondo "umano", ma su tutto il creato nel suo insieme. Tutto giace nelle doglie del parto a causa del peccato. La morte non faceva parte del primitivo piano di Dio e quindi neppure la malattia. Il disordine portato dal peccato c la causa delle malattie. Cin non significa che ogni malattia sia causata dal peccato personale di chi ne c affetto: la Scrittura ci invita piuttosto a pensare il contrario. Rimane pern vero che c’c un collegamento tra malattia e peccato. La vittoria sul peccato tuttavia non determina per cin stesso la scomparsa della malattia che rimane come mezzo di espiazione e purificazione e anche come mezzo di elevazione. Con l’accettazione, nella fede e nell’amore, della sofferenza che la malattia comporta l’uomo pun anzi partecipare alla redenzione di Cristo. C nel contesto della teologia della malattia che dobbiamo innanzitutto collocare la problematica della possessione.


In quest’ottica si deve dire che l’azione dei demóni c di duplice natura: indiretta e diretta[22]. L’azione indiretta c quella che si manifesta nella debolezza della carne che sfocia cose spesso in malattia e ultimamente nella morte. Cose come il disordine del cuore umano porta con sé un disordine della sua vita associata, il sorgere di strutture di peccato e ultimamente di quell’ambiente permeato dal peccato e che spinge ad esso che c il "mondo". In questo senso il demonio c il "principe di questo mondo". Accanto pern a quest’azione indiretta c’c un’azione diretta degli spiriti malvagi che si manifesta soprattutto come "tentazione", cioc come suggestione del male. L’azione c finalizzata a modificare l’orientamento della volontr dell’uomo, portandola a dis-orientarsi da Dio. Quest’opera di dis-orientamento, se ha il suo fulcro nel fondo dell’anima e nel "cuore" dell’uomo come centro delle sue decisioni personali e libere, si attua partendo - per cose dire - dalla periferia, cioc dalle facoltr di cui l’uomo si serve per pensare e decidere, soprattutto la fantasia. L’azione del maligno non pun essere diretta sulla libertr, ma c "diplomatica", cioc avviene attraverso mediazioni che sono quelle delle potenze corporee di cui si serve l’uomo per attuare la sua moralitr (c tutto l’ambito morale fondamentale degli atti imperati e delle passioni). La "possessione" quindi (in senso lato) va vista come un tentativo messo in atto da entitr personali spirituali malvagie per prendere possesso dell’uomo in tutte le sue componenti al fine di assoggettarlo e spingerlo contro Dio. In questo si manifesta l’odio verso Dio che non potendo estrinsecarsi anche qui in forma diretta, si esprime attraverso il danneggiamento del creato e soprattutto del capolavoro del creato che c l’uomo[23]. Questo sforzo di assoggettamento pun giungere in qualche caso fino a rendere tecnicamente "folle" l’uomo. Cioc fino al punto di fargli perdere il controllo delle sue facoltr compiendo atti di cui non c piu responsabile, atti che hanno di norma una valenza autodistruttiva o aggressiva, sia verbale che fisica nei confronti di Dio, delle cose sacre e delle persone. Anche qui con un crescendo di intensitr che di norma si esprime con due termini distinti: ossessione e possessione.


Per valutare bene questo discorso c importante rifarsi ad una antropologia corretta, cioc che non indulga - in modo piu o meno consapevole - a precomprensioni di stampo cartesiano e meccanicistico. Occorre cioc avere ben chiaro che l’uomo c corpore et anima unus. Se c importante distinguere cin che rileva della sfera dell’anime e del corpo, tutto pern deve avvenire senza compromettere in nulla l’unitr sostanziale del composto. Ogni distinzione deve cin operarsi nell’unito. Non solo: c importante recuperare la visione biblica e tradizionale dell’uomo a tre dimensioni, cioc somatica, psichica e pneumatica. Non si tratta affatto di ipotizzare tre componenti dell’uomo, ma modalitr diverse di esprimersi della componente immateriale. L’anima, che c il principio vitale, non esprime tutta la sua capacitr vitale nel dinamismo vegetativo e animale del corpo (dimensione psichica), ma dispone di operazioni che trascendono la materia - pur essendo ad essa sempre strettamente legata (dimensione pneumatica).


Sempre in una prospettiva di teologia della malattia si pun allora elaborare questa classificazione eziologica: le malattie hanno una dimensione somatica e psichica (la malattia spirituale in senso vero e proprio c il peccato, che si annida nella volontr della persona). La malattia psichica, che c quella che qui ci interessa direttamente, pun avere una causa somatica, demoniaca o spirituale. Pun cioc ricollegarsi in modo piu o meno evidente alla dimensione corporea, quindi materiale, dell’uomo; pun essere invece frutto di un diretto intervento demoniaco; oppure ricollegarsi a una o piu malvagie passioni umane (soprattutto la philautía, cioc lo smodato amore di sé, in particolare del proprio corpo[24]). Tutte queste considerazioni che meriterebbero certamente uno sviluppo piu ampio, possono servire qui ad introdurci al difficile tema della diagnosi degli interventi malefici. Dovrebbe essere ormai chiaro che la questione c complessa e che una diagnosi corretta deve rifarsi ad una eziologia differenziata. Per esempio c evidente che l’azione malefica non esclude di per sé che il soggetto sia malato, anche psichicamente, per altra causa. Cose come appare evidente che l’azione malefica sul soggetto induce di necessitr un disordine nelle sue facoltr, quindi una malattia, la quale di norma presenta sintomi che possono essere letti anche solo in chiave somatica. Questo naturalmente se non immaginiamo l’uomo come non c, cioc la somma giustapposta di anima e corpo. Il fatto che un disturbo sia di origine endogena od esogena non modifica ordinariamente piu di quel tanto il suo immediato proporsi fenomenico.


In che cosa consiste dunque la possessione?


Si intende per possessione una aggressione da parte di forze demoniache di un soggetto umano per cui questo si trova limitato o del tutto inibito nel disporre delle sue proprie funzioni psichiche.


Questa c la possessione in senso stretto, cioc la possessione accompagnata da follia, perché la possessione senza particolari e veri e propri disturbi psichici c un fatto piu ampio che pun essere considerato coestensivo con tutta l’azione dei demóni quando si manifesta in interiore homine.


«C spesso difficile dire perché questo tipo di possessione accompagnato da follia sovente agitata tocca certi individui piuttosto che altri, cose come c difficile spiegare per quale ragione la malattia, a paritr di condizioni, tocca quel tale piuttosto che il tal altro. Il diavolo sceglie di manifestarsi in questa forma in certi individui per delle ragioni che non sono sempre chiare. Non si potrebbe sempre invocare uno stato peccaminoso piu grande in colui che c vittima, perché altri sono risparmiati da questa forma di possessione quando il loro stato spirituale sembra pur tuttavia equivalente. Se a volte l’intervento demoniaco fa seguito a un peccato personale, questo ne c piuttosto - propriamente parlando - l’occasione che la causa. Cin che determina la scelta particolare dei demóni appare tuttavia nel caso in cui l’uomo si c volontariamente e coscientemente abbandonato al potere di Satana (qui il prototipo c Giuda), nel caso ugualmente in cui la possessione e la follia che ne risulta sono stati indotti da pratiche di stregoneria e magia, come nel caso infine in cui si pun vedere nella possessione/follia una prova permessa da Dio per permettere una purificazione e un progresso spirituale che, in certuni, non avrebbe potuto effettuarsi in altro modo»[25].


Il ministero dell'esorcismo era inizialmente qualcosa di molto diffuso nella comunitr cristiana e il cui esercizio era abbastanza libero. Ben presto si c arrivati a determinare la funzione specifica dell'esorcistato e poi, successivamente il ministero c stato circoscritto ai presbiteri. In seguito si c stabilito (Benedetto XIV, 1 ottobre 1745) che il sacerdote pun amministrare l’esorcismo solo se ha licenza da parte del suo vescovo, e questa c la norma che si c andata consolidando nella Chiesa cattolica.


Cose il Codice di Diritto Canonico del 1917 diceva che nessuno poteva esorcizzare senza espressa licenza del vescovo, e la stessa cosa c stata ribadita nel codice del 1983.


Fino al 1998 era in vigore un rituale dell’esorcismo risalente al 1614. Esso c tuttora utilizzato ancora da molti esorcisti. La Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti ne concede l’uso ai vescovi che ne fanno richiesta per i loro esorcisti. Riporta una serie di regole iniziali sul modo di amministrare questo sacramentale e contiene anche delle norme di discernimento. Vi si dice prima di tutto che il sacerdote non deve credere facilmente che qualcuno sia posseduto dal demonio: «In primis, ne facile credat, aliquem a daemonio esse obsessum»[26]. Nel 1991 c stato concesso alla CEI e distribuito ai vescovi e ai sacerdoti da loro incaricati un Rito degli esorcismi ad interim in lingua italiana. Finalmente nel 1998 c arrivato il nuovo rito nell’edizione tipica latina con il titolo De exorcismis et supplicationibus quibusdam che revisiona e sostituisce il Titulus XII del Rituale romano del 1614. Il rituale aveva gir subito alcune modifiche. La piu significativa risale a Pio XII: gli indizi di possessione vengono qualificati come indizi possibili, anziché come indizi sicuri. Evidentemente si trattava di sottolineare la necessitr di un discernimento che poggiasse su un quadro diagnostico globale, dove il punto focale era costituito dall’avversione per il sacro. I criteri di discernimento - con questa precisazione - sono transitati senza modifiche nel nuovo rito.

C rimasta intatta la formula «ne facile credat». Se quindi l'esorcista messo davanti ad un caso di presunta possessione avanza delle esigenze di esame piu dettagliato, questo non c indizio di incredulitr, ma solo di obbedienza alle leggi della Chiesa. Bisogna fare discernimento, cioc non si deve procedere in modo spontaneo, quasi meccanico, a praticare un esorcismo.


L’esorcismo c una preghiera con cui «la Chiesa domanda pubblicamente e con autoritr, in nome di Gesu Cristo, che una persona o un oggetto sia protetto contro l'influenza del Maligno e sottratto al suo dominio»[27]. L’esorcismo che pun compiere solo il presbitero autorizzato dal vescovo c quello sulle persone e riguarda solo i casi di possessione[28]. Dunque sulle cose o sulle persone nei casi di vessazioni che non arrivano alla possessione qualunque sacerdote c competente. C un sacramentale e come tale la sua efficacia dipende dalla fede di chi lo amministra, dalla fede di chi lo riceve e dalla fede delle persone che sono presenti, per cui c chiaro che la presenza di curiosi, di persone che sono le soltanto per godersi lo spettacolo danneggia la riuscita del sacramentale stesso.


L'elemento decisivo c sempre la fede per cui l'esorcista deve continuamente esortare la persona esorcizzata ad assecondare con la preghiera, con una vita di fede, con il suo impegno, l'azione che viene svolta.


Anche l'esorcista deve impegnarsi personalmente con una vita di preghiera, di fedeltr a Dio, di impegno, questo perché un sacerdote pun celebrare validamente una Messa anche essendo - purtroppo - molto lontano da Dio, pur dubitando anche della veritr di quello che sta dicendo. La Messa c pur sempre valida. Diverso c il caso del sacramentale. L’efficacia del sacramentale non c sempre garantita, perché chi lo amministra e chi lo riceve non danno tutto quello che potrebbero dare in termini di fede e di preghiera e anche naturalmente perché Dio pun avere degli altri progetti…


Il tema del maleficio (fattura) c un argomento molto delicato. Anche su questo punto, esistono effettivamente diversitr di opinioni nel campo della teologia.


Per esempio, ancora recentemente, un teologo brasiliano di origine tedesca, mons. Boaventura Kloppenburg, vescovo di Novo Hamburgo e membro della Commissione Teologica Internazionale (un organismo della Santa Sede), in un convegno di otto anni fa, a Lione, ha sostenuto che la cosiddetta magia nera c una illusione[29]. Il diavolo non agirebbe su commissione. Il che non vuol dire che il demonio non possa nuocere alle persone, solo che per farlo non si servirebbe di intermediari.


Bisogna pern riconoscere che la patristica e la grande maggioranza dei teologi ha sempre ritenuto il maleficio possibile e reale[30].


Recentemente se ne c parlato anche in una nota pastorale della conferenza episcopale toscana intitolata A proposito di magia e demonologia[31]. Che io sappia c il primo documento episcopale che si occupa cose distesamene di demonologia, affrontando anche questioni pratiche. In tema di maleficio ci dice questo: «Alcuni fedeli si domandano: c vera la "fattura"? Ha effetti reali? Il demonio si pun servire di persone cattive e quindi di gesti come la "fattura" o il "malocchio" per fare del male a qualcuno? La risposta c certamente difficile per i singoli casi, ma non si pun escludere, in pratiche di questo genere, una qualche partecipazione del gesto malefico al mondo demoniaco, e viceversa. Per questa ragione la Chiesa ha sempre fermamente rifiutato e rifiuta il "maleficium" e qualunque azione ad esso affine»[32].


Una cosa c certissima: la persona che fa la fattura - posta le ovvie condizioni della piena avvertenza e del deliberato consenso - commette un peccato grave, gravissimo, perché vuole fare del male, odia e quindi c chiaro che si mette in sintonia con colui che c omicida fin dal principio, e questa sintonia non c solo un fatto psicologico, c qualcosa di piu. Mettersi in sintonia vuol dire entrare in una certa sfera di influenza.


Non si pun pern neanche escludere che ci sia una partecipazione in senso rovesciato, cioc non solo del soggetto alla malvagitr del demonio, ma anche del demonio al soggetto che compie l'azione malefica, cose che questi partecipa in qualche modo della sua forza e la persona (o la cosa) oggetto del maleficio ne c colpita. Questo naturalmente solo per permissione di Dio e nei limiti di questa permissione.


Il tema c delicatissimo perché mai come in questo campo sono possibili le illusioni e lo scivolamento in forme maniacali di delirio di persecuzione. Al demonio interessa stare nascosto, pern uno pun occultare la sua vera esistenza sia perché non se ne parla mai, sia perché se ne parla troppo. Anche l’eccessiva e disordinata pubblicitr c un modo di occultare la propria natura. Clive S. Lewis, che ci ha regalato una serie di gustosi ma anche profondi libretti sul diavolo, nota con arguzia: «Vi sono due errori, uguali ed opposti, nei quali la nostra razza pun cadere nei riguardi dei Diavoli. Uno c di non credere alla loro esistenza. L’altro, di credervi, e di sentire per essi un interesse eccessivo e non sano. I Diavoli sono contenti d’ambedue gli errori e salutano con la stessa gioia il materialista e il mago»[33].


La caccia alle streghe, c un tema che deve far riflettere: noi oggi possiamo dire con certezza che non c vero che c stata la Chiesa a causare la caccia alle streghe, essa c'c stata per altre ragioni. Oggi siamo anche in grado di dire che l'intervento dell'Inquisizione fu un intervento che ha messo molta piu moderazione di quanta non ce ne fosse nei tribunali civili[34]. Pern - attenzione! - perché effettivamente c'c stato un periodo storico in cui la gente si c lasciata prendere da una vera e propria mania che un grande demonologo, Egon von Petersdorff non esita a qualificare - nei suoi eccessi - essa stessa come diabolica…[35]


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LiviaGloria
00sabato 5 aprile 2008 18:58
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Premetto questo scritto affrontando le pagine dell'aldilà

"Alla sera della vita saremo giudicati sull'amore" (S. Giovanni della Croce)

La morte pone fine alla vita dell'uomo come tempo aperto all'accoglienza o al rifiuto della grazia divina apparsa in Cristo. Il Nuovo Testamento parla del giudizio principalmente nella prospettiva dell'incontro finale con Cristo alla sua seconda venuta, ma afferma anche, a più riprese, l'immediata retribuzione che, dopo la morte, sarà data a ciascuno in rapporto alle sue opere e alla sua fede. Ogni uomo, fin dal momento della sua morte riceve nella sua anima immortale la retribuzione eterna, in un giudizio particolare che mette la sua vita in rapporto a Cristo, per cui o passerà attraverso una purificazione o entrerà immediatamente nella beatitudine del cielo, oppure si dannerà immediatamente per sempre.

La risurrezione di tutti i morti, "dei giusti e delgi ingiusti", precederà il Giudizio finale. Sarà "l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce [del Figlio dell'Uomo] e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna" (Gv. 5, 28-29). Allora Cristo verrà nella sua gloria, con tutti i suoi angeli... E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sua sinistra...

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Come combattere il maligno




Da questo numero inizia uria collaborazione assai significativa il nostro caro amico don Gabriele Amorth, il più noto ed esperto esorcista del nostro tempo. A lui un grazie da parte nostra e dì tantissimi lettori che desideravano approfondire l'argomento specifico.i proponiamo di esporre al lettori, in forma semplice e pratica, una breve serie di articoli in cui trattare quello che in realtà è il compito principale della nostra vita terrena. Lo scopo è chiaro: è quello di vivere con Dio, uniti a Dio in terra per goderlo eternamente in Cielo. Ma questo che, come insegnavail vecchio catechismo di Pio X, è il fine per cui Iddio ci ha creati, non può essere raggiunto senza combattere Satana, che cerca in tutti i modi di strapparci dalla fede e dall'osservanza delle leggi divine.
Credere all'effistenza di Satana Il punto di partenza è credere che Satana c'è e che agisce incessantemente su di noi. è importante ricordarlo perché oggi in molti, in troppi, non credono nell'esistenza del demonio e quindi gli aprono tutte le porte. Da qui la situazione attuale di perdita del senso del bene e del male, di sfascio della famiglia, di sfacciata immoralità, di perdita di ogni valore, di cedimento agli istinti più perversi. E non è certo esente da questa colpa, di aver fatto dimenticare il demonio e la sua attività, il clero con la sua doverosa predicazione della verità.Scrive il card. Biffi, arcivescovo di Bologna: "Alcuni teologi, più o meno implicitamente, sono arrivati a dichiarare la morte del diavolo, lo hanno liquidato. Essi sono partiti da un'ermeneutica dei testi della Scrittura e del Magistero basandosi sulla mentalità moderna, che relega il diavolo a mito e simbolo. La prospettiva, invece, in cui si colloca la S. Scrittura è la descrizione della storia della salvezza attuata da Cristo. L'azione di Gesù, fin dal suo inizio, si pone come un'azione che contrasta quella del demonio: il Regno di Dio è giunto sulla terra e lotta contro l'altro regno, quello del "padre delle tenebre". Per questo non ci interessa tanto il demonio in se stesso, ma perché è inserito nella vicenda di Cristo" (Osservatore Romano, 17 settembre 1998).E' chiarissimo Giovanni quando scrive: "Per questo il Figlio di Dio è venuto al mondo, per distruggere le opere di Satana" (1 Gv 3,8). Chi non crede nel demonio e nella sua continua azione, non capirà mai lo scopo della venuta di Cristo e da che cosa Cristo ci ha redenti. La lotta è stata tra Cristo vincitore e Satana sconfitto. E per ogni uomo la scelta da operare è tra Cristo e Satana.Riguardo al demonio non posso fare a meno di riportare le fortissime espressioni usate da Paolo VI nel suo famoso discorso del 15 novembre 1972, in cui scosse il mondo cattolico sulla presenza del maligno. "Quali sono oggi i maggiori bisogni della Chiesa? Uno dei maggiori è la difesa da quel male che chiamiamo demonio. à il nemico numero uno. E agente oscuro pervertito e pervertitore, dall'azione misteriosa e paurosa. Tentatore per eccellenza, è il nemico occulto che semina errori. Non è un solo demonio, ma una paurosa pluralità. Questo essere oscuro e conturbante esiste davvero: esce dal quadro biblico ed ecclesiastico (ossia dalla Chiesa) chi si rifiuta di riconoscere questa esistenza".Ma allora bisogna vedere il demonio dappertutto? t questa una frase più volte ripetuta e che contiene un equivoco. Se tu vedi il demonio nel mal di denti o mentre inciampi per strada (ossia in qualunque caso che ti capita nella vita), sei certamente fuori strada e rischi di diventare un maniaco. Ma che il demonio sia dappertutto e ci assalga 24 ore al giorno è una realtà. Ce lo ricorda S. Pietro quando afferma che Satana, come leone ruggente, ci circuisce cercando chi divorare (1 Pt 5,8-9). Ce lo ripete S. Paolo affermando: "Non lottiamo contro una natura umana mortale, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo oscuro, contro gli spiriti maligni delle regioni celesti" (Ef 6,12);ossia lottiamo contro i demoni che ci avvolgono completamente. Si fa eco della Scrittura il Vaticano Il quando afferma: "Tutta intera la storia umana è pervasa da una lotta tremenda, cominciata dall'origine del mondo e che durerà, come dice il Signore, fino all'ultimo giorno" (Gs 37).Mai la Bibbia ci dice di avere paura del demonio, ma ci pone sempre in guardia e ci dice di resistergli con fede forte, e lui fuggirà da noi.Siamo avvertiti. La vita è una lotta tra il bene e il male: a noi la scelta. Poi ognuno sarà giudicato in base a questa scelta: se avrà ascoltato la voce di Dio o la voce del demonio. Dio ci dà tutti i mezzi per riconoscere Satana e vincerlo. Ma la prima condizione è credere nella sua esistenza e nella sua attività:egli cerca di farci ribellare a Dio e di farci finire dove lui si trova. Usa sempre la stessa tattica, quella adoperata con Adamo ed Eva: "Non è vero che morirete" (quindi non dovete credere alle parole di Dio); "Anzi, sarete simili a lui perché conoscerete il bene e il male" (ossia disubbidire a Dio è unvantaggio, è imparare qualche cosa che non si sapeva; non è peccato ma è esperienza).Come può l'uomo salvarsi dalla tentazione e dall'opera del maligno? t quello che un po' per volta vedremo. Ma il primo passo per vincere un pericolo è renderci conto che questo pericolo esiste. Solo così useremo i mezzi per superarlo.1 libro della Bibbia che più si occupa di Satana, benché tutto il Sacro Testo se ne occupi continuamente, è l'Apocalisse. Dal capitolo 12 di questo libro entusiasmante traggo qualche frase significativa. "Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i piedi, e sul capo una corona di dodici stelle... E un altro segno apparve nel cielo: Michele con i suoi angeli ingaggiò battaglia contro il dragone, che combatté con i suoi angeli, ma non prevalsero... Non ci fu più posto per loro nel cielo. Fu infatti scacciato il grande dragone, il serpente antico, quello che è chiamato 'Diavolo' o 'Satana', colui che inganna tutta la terra abitata; fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli... Si mise quindi a far guerra contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e posseggono la testimonianza di Gesù".Ecco come inizia l'azione di Satana: precipitato dal cielo cerca di corrompere gli uomini. Il suo destino è deciso in eterno e sbagliano coloro che, intendendo falsamente la misericordia di Dio, affermano che anche il demonio, anche i dannati, potranno un giorno raggiungere la salvezza. Questi teologi sono traditori della Bibbia e ingannatori del popolo. Dimenticano che anche la giustizia di Dio è una divina virtù, che non si oppone affatto alla sua misericordia. Così facendo favoriscono l'opera di Satana,dando da bere che anche la condanna eterna ("Via da me, maledetti, al fuoco eterno", Mt: 25,41) sia in sostanza una buffonata. Questa è una derisione di tutta la Bibbia e della storia umana, quale la Bibbia ci insegna.L'azione di Satana contro l'uomo è duplice: ordinaria e straordinaria. L'azione ordinaria, di cui parliamo in questa puntata, è di tentare l'uomo al male, allontanarlo da Dio facendolo cadere nel peccato, ossia nella ribellione a Dio, e trascinandolo così a quello stesso inferno eterno in cui lui si trova. L'azione straordinaria è il potere che Satana ha, nei limiti consentiti da Dio, di infliggere all'uomo mali straordinari, che possono arrivare alla vera e propria possessione diabolica. Ci occuperemo di questo secondo caso negli articoli seguenti.L'azione ordinaria di Satana contro l'uomo Tutti gli uomini, in tutto il corso della loro vita terrena, soggiacciono all'azione ordinaria del demonio, ossia debbono lottare contro le sue tentazioni. E una condizione umana così insita nella vita attuale, che neppure Gesù, facendosi uomo, è stato sottratto da questo stato. Ricordava il Santo Padre, nel discorso del mercoledì 3 giugno 1998: 1niziata nel deserto la lotta con Satana prosegue per tutta la vita di GesJ. Tante volte ci viene chiesto come mai Dio non blocca l'attività di Satana, perché la permette. Il motivo è evidente: Dio offre all'uomo decaduto l'occasione per dimostrargli la sua fedeltà. Addirittura la Bibbia tratta la tentazione come una beatitudine:"Beato l'uomo che sostiene la tentazione, poiché una volta collaudato riceverà la corona della vita che Dio promise a quanti lo amano" (Giacomo 1,12). Già scriveva il Siracide: "Beato l'uomo che poteva trasgredire e non ha trasgredito, che poteva fare il male e non lo fece" (Sir 31,10). Un grande santo e dottore della Chiesa, S.Giovanni Crisostomo, arrivò ad affermare che il demonio (certamente suo malgrado) è il "santificatore delle anime".Prima di tutto nelle virtù teologali: fede, speranza e carità. Poi ci tenta nei nostri punti deboli, che sono le grandi passioni: il piacere, la ricchezza, il successo (ossia il potere). E studia per ciascuno le condizioni in cui si trova, le persone che incontra, gli stati d'animo, specie se depressi, le occasioni che la vita fa incontrare. Esempi di persone, amicizie, letture, spettacoli... tutto il demonio cerca di sfruttare per i suoi scopi, accompagnando sempre ogni occasione col far ignorare o non credere alle parole di Dio, alle sue leggi, alle sue stesse minacce di castigo.La Bibbia ci assicura che mai saremo tentati sopra le nostre forze. Ma attenzione, ci dice anche che le nostre forze non bastano. "Vigilate e pregate per non cadere in tentazionè. Il grande ammonimento che Gesù ci dà nel tragico momento del Getzemam contiene le due condizioni indispensabili per vincere l'azione ordinaria del demonio. Vigilate e pregate. La vigilanza significa autocontrollo; significa fuga dalle occasioni; significa istruzione continua sulla legge di Dio. Ma anche con tutta la nostra buona volontà noi non siamo in grado di vincere le tentazioni. t necessaria la grazia di Dio. Senza il suo aiuto saremmo sempre dei vinti. Quindi occorre la preghiera costante, la frequenza al sacramenti, l'uso di tutti quei mezzi di grazia che il Signore ci mette largamente a disposizione.Da notare che la lotta è proporzionata anche all'età: non dobbiamo stupirci se, invecchiando, le tentazioni si fanno più violente. Anche un caro amico, arcivescovo e ultra settantenne, può sbagliare. Mai tradisco l'amicizia e mai la rinnego, anche se posso disapprovare il comportamento di un amico. Ma ho tanto pregato e fatto pregare, che ben volentieri ho ucciso il vitello grasso e ho fatto festa al suo rientro. Per 26 anni sono stato da Padre Pio; solo dopo la sua morte, quando sono state pubblicate le sue lettere ai direttori spirituali, ho imparato che P. Pio è vissuto sempre con due incubi, due terrori: la paura di cadere in peccato e la paura di perdere la fede. Giustissimo; i santi hanno la vista lunga e lui sapeva bene che né la vita in convento né le stimmate lo mettevano al riparo da questi due pericoli.Ma il Signore ci aiuta e ci perdona, la Madonna ci protegge, gli angeli e i santi ci assistono. Io credo che cadere nel peccaro e perseverare in esso sia molto più difficile e più raro che sconfiggere le insidie del demonio.Come si combatte ildemonio?", si chiede Paolo VI nel famoso discorso del 15 novembre 1972. E risponde: "Tutto ciò che combatte il peccato combatte il demomo". La lotta contro il peccato è il punto di partenza imprescindibile per sconfiggere il maligno. La Sacra Scrittura è chiara: la morte è entrata nel mondo a causa del peccato; il peccato è entrato nel mondo a causa del maligno.E' molto difficile far comprendere oggi la gravità e il senso del peccato, in un mondo che ha perso la fede e ritiene tutto lecito, tutto permesso. Ma diciamo francamente: è sempre stato difficile far comprendere la gravità del peccato alla nostra umanità immersa nei pensieri, nelle preoccupazioni, nel desideri terreni, e così restia a riflettere sul serio che la vita presente è tutta in funzione della vita eterna. Da qui i grandi ammonimenti del vangelo: "Che giova all'uomo guadagnare il mondo se perde l'anima sua? Che cosa potrà dare in cambio della sua anima?" (Matteo 16,26). Noi siamo esseri limitati; il peccato ha invece un aspetto di illimitatezza, per le sue conseguenze eterne. Perciò ci resta difficile comprenderne la portata. Cerchiamo allora di provare a capirlo riflettendo sulle sue conseguenze: negli angeli ribelli, in Adamo ed Eva, nel mistero della Redenzione, nelle conseguenze per chi muore in peccato.Obbedienza e ribellione Dio ha creato tutte le cose buone e belle; le ha create tutte per il bene e per la felicità. Quando creò miriadi di angeli, erano tutti splendenti e felici. Ma diede loro il dono più grande, ciò che li avrebbe resi responsabili del loro destino: il dono del libero arbitrio. Non può esistere vera grandezza senza fatica e senza merito. Ora noi non sappiamo quale fu la prova a cui furono sottoposti gli angeli: i Padri della Chiesa e i teologi si cimentano nel presentare delle ipotesi. Quella che è certa è la sostanza della prova: si è trattato di ubbidire a Dio o di ribellarsi a lui. Dio non sa che farsene di una obbedienza costretta e irresponsabile; i suoi doni, anche i più fondamentali, li offre, non li impone. Sappiamo che una parte di angeli si è ribellata a Dio,ha voluto contestarlo ed erigersi contro di lui. La condanna è stata inesorabile: cacciati dal Cielo, si sono costruiti l'inferno con le loro mani.Opponendosi a Dio lo hanno odiato e per odio contro di lui tentano l'uomo al male: vogliono spingerlo alla stessa ribellione e alla stessa fine. Vediamo così, anche se pallidamente, l'effetto eterno del peccato e la perversa volontà di contagiarne gli altri.Anche in Adamo ed Eva la ribellione a Dio, ossia il peccato, ci si presenta con tutta la sua estrema gravità: cacciati dal paradiso terrestre, ossia da una condizione felice, vengono sottoposti alla morte, alla fatica, alla malattia, alla durezza di guadagnarsi il pane con fatica, a essere esclusi per sempre dalla visione beatifica di Dio. E vediamo come una buona parte di queste conseguenze, quelle soggette al tempo passeggero, perdurano e perdureranno fino alla fine del mondo. Ecco il peccato: ergersi contro Dio ribellandosi a lui, come se tutto quello che ci ha ordinato non fosse per il nostro bene. Diciamo pure che il peccato è qualcosa di orribile, è l'unico vero male, se queste ne sono state le conseguenze.
La redenzione
Vediamo allora a quale prezzo Dio è ricorso per salvarlo. Seguendo l'insegnamento dei Padri, riviviamo l'episodio del peccato e la sua riparazione. C'era Eva, la donna del peccato; ora c'è Paria, la piena di grazia. C'era Adamo, il capostipite dei caduti; ora c'è il nuovo Adamo, Gesù, il Figlio stesso di Dio venuto a salvarci. Da Eva il frutto del peccato; da Maria il frutto della vita. C'era l'albero della tentazione, ora c'è la croce, il segno della redenzione. C'era la presenza di Satana, che ha vinto i progenitori; ora c'è ancora Satana, ma che viene sconfitto da Cristo. E quale ne è il segno più smagliante? Alla disobbedienza di Adamo è seguita la morte; all'obbedienza di Cristo è seguita la risurrezione. Ma la gravità di che cosa sia il peccato risulta evidente dalla enormità del sacrificio a cui Cristo si è sottoposto per redimerci. Infine il nostro sguardo si ferma sul giudizio universale: "Venite benedetti... Via da me maledetti, al fuoco eterno" (Matteo 25,34 e 41). Per cui il mondo terreno si concluderà con quelle parole definitive: "E questi se ne andranno al castigo eterno, i giusti invece alla vita eterna" (Matteo 25,46). Eterno il paradiso, eterno l'inferno. Ecco la conseguenza per cui ognuno raccoglierà quello che ha seminato; ognuno sarà giudicato secondo le sue azioni."Tutto ciò che combatte il peccato combatte il demonio". Così abbiamo iniziato, con le parole di Paolo VI. La vita dell'uomo è un continuo combattimento: dobbiamo rendercene conto, sapendo di dover lottare contro un nemico fortissimo, e che siamo in grado di vincere solo con la fede ("è questa la vittoria che vince il mondo: la vostra fede", 1 Giovanni 5,4), di fronte a cui il diavolo fugge. Dobbiamo usare i mezzi di grazia (preghiera,sacramenti). In particolare possedere la forza della parola di Dio. Mi limito anche solo a citare due ammonimenti di S. Paolo: "Siete chiamati alla libertà,purché la libertà non diventi un pretesto per vivere secondo la carne" (Gal 5, 19). E ancora: "Non conformatevi alla mentalità di questo inondo" (Rom 12,2). Così il demonio: ci tenta facendoci passare il peccato come espressione di libertà; ci tenta spingendoci a seguire le correnti del mondo, che allontanano sempre più da Dio. Abbbiamo già parlato, partendo dall'esempio dei progenitori, del metodo monotono, ma efficace, che usa Satana per farci cadere nel peccato: togliere la fede nella parola di Dio ("Non è vero che morirete") e fare apparire il male come un bene ("Anzi, sarete simili a lui"). Consideriamo ora come questi due aspetti dell'azione di Satana vengano attuati in pratica nella vita sociale.Ignoranza sulla parola di Dio Oggi è un vero gioco per il demonio farci perdere la fiducia nella parola di Dio. In questo periodo di storia del cristianesimo credo che si sia raggiunto il massimo di ignoranza sulla parola di Dio. La famiglia non insegna più nulla, neppure a pregare (mi riferisco naturalmente alla maggioranza dei casi). La scuola è dominata dalla totale assenza di Dio; non si tratta solo di fatti esteriori, come i crocifissi tolti, ma di Dio non si parla più neppure nelle lezioni di religione (si raccomanda agli insegnanti di religione di fare "culturd', non catechesi). Nelle parrocchie i giovani spariscono completamente dopo la cresima; il corso di preparazione al matrimonio, il più delle volte, non serve a niente.Si dirà, ed è vero, che oggi finalmente anche i cattolici hanno ripreso in mano la Bibbia; ma quale è la percentuale di chi la legge sul serio e con fede? Si dirà che oggi ci sono i nuovi catechismi ben fatti. Qui mi si permetta una critica. Sono troppi, troppo voluminosi, privi di praticità. Anche il nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, scoraggiante per la sua mole, è valido come libro di consultazione su l'uno o l'altro argomento, ma non potrà mai essere valido come testo di studio. Sarebbe stato molto più pratico rivedere il vecchio catechismo di Pio X, uguale per tutte le età, e riprendere quel metodo che lasciava in testa princìpi precisi, il metodo delle domande e risposte, brevi e chiare.La conclusione è che oggi la gente non conosce più neppure i dieci comandamenti e non ha più il senso che sia un peccato grave trascredirli. Ad esempio, se,ritenendolo opportu no, durante il sacramento della confessione, si domanda alla persona se va a messa tutte le domeniche, si vede come questo comandamento sia trascurato senza che ci si senta in colpa. Peggio ancora se si passa al sesto comandamento. Ma il più trascurato è la premessa, che è la colonna di sostegno del decalogo: 1o sono il Signore Dio tuo". Se non si mette Dio al primo posto nella nostra vita, ogni altro insegnamento religioso è,inefficace.Il Papa parla di "nuova evangelizzazione"; tutti i sacerdoti sentono il bisogno di catechesi. Ma di fatto l'istruzione cristiana non arriva alla gente neppure nella forma più elementare e più essenziale. La parola di Dio è ignorata nel suo contenuto e nella sua importanza vitale. In questo Satana oggi ha vinto. Sarà una dura fatica ricuperare il terreno perduto, che coinvolge l'impegno della famiglia, della parrocchia, della società.L'azione del demonio sugli organi sociali
Passiamo al secondo punto: come fa il demonio a convincere che il peccato è un guadagno, un acquisto di espenienza, un vantaggio e un superamento dei falsi tabù del passato? Anche qui il demonio ha saputo agire su tutti gli organi sociali, su tutti i mezzi di informazione e di divertimento, su tutte le invenzioni, che tanto avrebbero potuto contribuire alla formazione dei cittadini.Incomincio proprio da questi ultimi, che sempre più hanno acquistato la forza di creare il costume, la entalità, il comportamento. Si è iniziato con il cinema, poi con la televisione, poi con i computer, poi con internet... Invenzioni in sé validissime e che avrebbero potuto contribuire al progresso spirituale dell'uomo. Ma in realtà quale è l'uso più frequente che ne viene fatto? Ricordo, all'inizio della televisione, come Padre Pio era furente. E a chi gli diceva: "Padre, ma è un'invenzione meravigliosa!", lui rispondeva: "Lo so, è una conquista stupenda. Ma vedrete che uso ne verrà fatto! Vedrete quale corruzione porterà nelle famiglie e nei conventi'.Credo che proprio da questi grandi mezzi, divenuti arbitri della mentalità e del costume di vita, sia venuto lo sfacelo della famiglia, dell'amore, della scuola, dei luoghi di lavoro, di ogni ambiente. Ne è derivata l'immoralità più sfrenata, la perdita di ogni valore, il vuoto nei giovani: quel vuoto che li spinge alle esperienze più deleterie, come la droga; spesso al rifiuto di ogni lavoro, di ogni fatica, di ogni sacrificio. E, come sempre avviene, quando cala la fede, aumenta la superstizione. Ecco allora il crescere dell'occultismo in tutte le sue pratiche: tredici milioni d'italiani che frequentano maghi e cartomanti; oltre ottocento sètte sataniche in Italia; sedute spiritiche che, nelle loro varie forme, interessano, almeno qualche volta, il 40% della popolazione.Anche questa battaglia è stata vinta da Satana e spinge a riflettere sulla sentenza di Giovanni: "Tutto il mondo giace sotto il potere del maligno". Il quale sa agire nascostamente, tanto che molti, i più, del clero non credono alla sua azione; e guai a parlare di esorcismi a certi vescovi e preti. Come ricuperare gli autentici valori della vita? Il punto di partenza è uno solo: tornare a Dio, perché "senza di me non potete fare nulla". La vita ci viene da Dio e torniamo a Dio, a cui dovremo rendere conto di ogni nostra azione. Poi il retto uso dei beni umani, delle invenzioni umane: che valgano a educare e non a corrompere. La scelta delle compagnie: ci sono gruppi sani di Azione Cattolica, del Rinnovamento, dei focolarini, di R Pio, dei terziari,gli scout... La salvezza della gioventù sta nel frequentare ambienti buoni: "dimmi con chi vai e ti dirò chi sei". Comprendere il valore della vita umana in ordine alla vita eterna: solo così si spuntano le frecce del nemico
IMALI MALEFICI
. Numeri precedenti della nostra rivista abbiamo parlato dell'azione ordinaria dei demonio: tentare l'uomo al male, farlo cadere nel peccato, allontanarlo da Dio. E la principale attività di Satana, quella che più gli preme, stante il suo odio verso Dio, che vuole invece la salvezza di tutti. Abbiamo detto che a questa azione diabolica siamo tutti sottoposti e lo saremo fino alla morte. Gesù stesso, assumendo la natura umana, non ha voluto esimersi da questa condizione. Ma abbiamo da Dio tutti i mezzi per resistere agli assalti del demonio, per cui la Bibbia mai ci dice di avere paura di Satana, ma di sconfiggerlo con la nostra fede. ~ una lotta durissima che, come sottolinea anche il Vaticano Il (GS 37), durerà fino alla fine del mondo.Ma il demonio esercita anche un'attività straordinaria, rara perché non interessa tutti: può dare mali malefici tali da raggiungere il loro culmine nella possessione diabolica. Affermiamo subito che, in generale, chi vive in grazia di Dio è corazzato e il demonio non può usare questa attività straordinana contro di lui. Perciò ripetiamo l'insegnamento di Paolo VI: "Come si combatte il demonio? Tutto ciò che combatte il peccato combatte il derricinio".
L'azione straordinarla dei demonio
Non è facile parlare dell'azione straordinaria del demonio in questo nostro tempo in cui anche preti e vescovi sono i primi a non crederci; in cui regna un'ignoranza così profonda che la gente invece di rivolgersi a Dio, si rivolge al mondo dell'occulto, senza che nessuno la metta in guardia. Per cui dodici milioni di italiani frequentano maghi e cartomanti, reclamizzati dalle reti televisive e dalle pagine gialle telefoniche; in cui c'è un crescente sviluppo delle sedute spiritiche e delle sètte sataniche; in cui c'è una corsa verso i riti onientali; per non parlare delle lunghe file davanti a falsi veggenti, carismatici, guaritori e imbroglioni vari; per non parlare di chi si dà al seguito di guru, tipo Sai Baba.Come si è caduti in questa situazione? In uno dei miei libri, Esorcisti e psicbiatr~ espongo i motivi per cui da tre secoli, nella Chiesa latina, si è quasi cessato l'uso degli esorcismi. Già ho riportato, in un precedente articolo, le parole del card. Biffi: "Alcum teologi, più o meno implicitamente, sono arrivati a dichiarare la morte del diavolo, lo hanno liquidato. Essi sono partiti da un'ermeneutica dei testi della Scrittura e del Magistero basandosi sulla mentalità moderna, che relega il diavolo a mito o simbolo". Non pochi biblisti, per dimostrarsi aggiornati, hanno negato perfino gli esorcismi del Vangelo, affermando che si tratta di un linguaggio culturale, in cui gli evangelisti si sono adattati alla mentalità dei contemporanei; ma si è solo trattato di guarigioni da mali naturali. Di fatto in molti seminari da decenni si è omesso l'insegnamento di tre parti di trattati teologici: in dogmatica, la creazione e la prova a cui furono sottoposti gli angeli; in morale i peccari contro il primo comandamento, per ciò che riguarda la superstizione e le pratiche di magia (anche i più recenti dizionari di morale sono del tutto carenti su questi argomenti); in teologia spirituale si è omessa interamente la parte che riguarda l'azione straordinaria del demonio e l'uso degli esorcismi.Dalle cattedre le omissioni si sono ripercosse su tutto il clero e dal clero sono ricadute sui fedeli. Così la gente non si rivolge più ai sacerdoti, che trova increduli, impreparati e talvolta addirittura offensivi; ma si rivolge ai maghi e al mondo dell'occulto.
I disturbi malefici
Qui vediamo brevemente quali sono i disturbi malefici; nel prossimo articolo vedremo come se ne può essere colpiti; nell'ultimo articolo vedremo come ci si difende. Purtroppo non esiste ancora un linguaggio ufficiale, per cui spesso le stesse parole vengono usate dai vari autori con significati diversi. lo mi sforzo di proporre una terminologia precisa.1 mali malefici sono di quattro tipi e li riporto iniziando dal più grave.1) Possessione diabolica. Ne abbiamo un chiaro esempio evangelico dall'indemoniato di Gerasa. Il demonio si impossessa di un corpo umano (mai dell'amma) e agisce usandone le membra: la bocca, che può dire anche cose occulte o parlare lingue ignote alla persona; le membra, a cui può imprimere una forza innaturale; può bestemmiare, assalire le persone, compiere azioni del tutto contrarie al comportamento della persona invasata. Aggiungo che ci sono molti gradi diversi di possessione, come gravità e come modo d'esprimersi.2) Vessazione diabolica. Il demonio non è nella persona, ma agisce dall'esterno. Pensiamo alle gravi percosse che il Curato d'Ars o P. Pio hanno ricevuto dal demonio. Ma c'è anche un altro modo, assai più difficile da identificare. Il demonio può colpire nella salute, negli affetti, nel lavoro (o nei beni materiali). Quasi sempre questi mali sono dovuti a cause naturali, per cui occorrono modalità particolari ed esperienza per capire se c'è intervento demoniaco.3) Ossessione diabolica. Quando si è assaliti quasi incessantemente da pensieri ossessivi invincibili, incubi, sogni, visioni terrifflcanti. Con lo scopo evidente del demonio di portare alla disperazione e spesso al suicidio, almeno tentato.4) Infestazione diabolica. Riservo questo termine non alle persone, ma alle case, agli oggetti, agli animali.Quando cala la fede aumenta la superstizione. Per cui questi disturbi sono molto aumentati in questi ultimi tempi e continuano ad aumentare. La gente vive tranquillamente nel peccato e magari qualche volta si accosta anche alla comunione, senza neppure confessarsi. "Credo in Dio, ma non sono praticante": a questa espressione, così comune, rispondo: "Tutti i diavoli credono in Dio, ma non sono praticanti". t così chi non osserva le leggi di Dio.Abbiamo visto nel numero precedente i vari disturbi straordinari che il demonio può arrecare: possessione, vessazione, ossessione, infestazione.Vediamo ora quali sono le cause per cui si può rimanere colpiti da questi mali. ~ molto importante conoscere le cause, per poterle evitare. Non mi stanco di ripetere che tutta l'azione straordinaria del demonio è rara, per cui è inutile avere false paure. Mentre invece è continua l'azione ordinaria del demonio,ossia la tentazione, a cui tutti siamo esposti per tutta la vita.Vedremo poi nella prossima e ultima puntata quali sono i mezzi per liberarsi dai mali malefici da cui si è stati colpiti. Il Signore non ci abbandona mai,neppure quando, per nostra colpa, siamo caduti nei lacci di Satana. Sappiamo tutti che Dio è un Padre misericordioso e che viene sempre in aiuto dei suoi figli, anche quando si trovano in difficoltà per loro colpa.Come è possibile cadere nei disturbi straordinari di Satana? In quattro modi diversi, alcuni colpevoli, altri no. Per cui è importante conoscerli per evitarli.1) Per iniziativa del demonio, in cui il Signore non interviene a impedirla, dal momento che vi vede un modo di santificare maggiormente la persona già buona. E il caso biblico di Giobbe; è il caso di tanti santi, che hanno subìto le vessazioni o anche la possessione da parte del demonio.4)Penso alla Piccola Araba, Suor Maria di Gesù Crocifisso; penso a S. Maria Maddalena de' Pazzi, a s. Gemma Galgani, a Sant'Angela da Foligno, al Curato d'Ars, a P. Pio...2) Una seconda causa, questa volta col pevole, è data da un indurimento in peccati gravi, tale da escludere ogni possibilità di ravvedimento. è il caso evangelico di Giuda Iscaniota. Chissà quanti tentativi ha fatto il Signore per farlo ravvedere dalla sua cupidi gia di danaro, che lo rendeva un ladro. Ma dopo che egli giunse al cultriine, recandosi dai farisei chiedendo: "Quarito mi pagate, se io ve lo consegno?", e gli promisero la cifra di trenta denari; allora l'evangelista Giovanni ci dice: "Da quel momento Satana entrò in lui" (Gv 13,27). Ho avuto due casi di uomini posseduti da Satana, che erano coscienti di questo e che si sono rifiutati di esserne liberati. Come si capisce, è un caso rarissimo.3) La terza causa, di gran lunga la più frequente, si ha quando una persona subisce un maleficio. Maleficio è fare dei male per mezzo del demonio.Tale male può essere fatto in tante forme diverse. Quando si sente parlare di fatture, legature, malocchio, maledizione, rito satanico, macumba, vodoo...sono tutte forme diverse di maleficio. Intendiamoci: anche il maleficio, come tutti i mali malefici, è raro. Ci tengo a dirlo perché è molto facile cadere nell'errore di attribuire a maleficio le sfortune o la male sorte da cui tanti sono perseguitati; ci sono troppe persone che hanno la mania di essere vittime di maleficio, mentre non hanno niente di malefico. Ed è molto comune che maghi o cartomanti, che sono quasi tutti semplici imbroglioni, affermino: "Ti hanno fatto una fatturd'. E chiedono cifre anche molto alte di danaro per toglierle. Menzogneri, reclamizzati da reti televisive o dalle pagine gialle dei telefoni, che hanno l'unico potere di vuotare il portafoglio dei malcapitati creduloni.Il quarto modo per aprire le porte al dernonio, subendo vessazioni o addirittura la possessione diabolica, è la pratica dell'occultismo, oggi quanto mai in auge. Sotto la voce occultismo intendo racchiudere tutte le forme di pratiche condannate dalla Bibbia, quali: la magia, lo spiritismo, il satanismo.Abbiamo tredici milioni di italiani che frequentano maghi e cartomanti. Abbiamo le sedute spiritiche reclamizzate da associazioni tipo 1l movimento della speranza"; non occorre più chiamare un medium. che vada in trance ed evochi un defunto: si può fare tutto da soli, soprattutto col metodo della scrittura automatica o facendo uso del registratore; i giovani, che amano fare le cose insieme, preferiscono il cosiddetto "giocci" del cartellone, praticato almeno qualche volta dal 37% dei giovani delle scuole superiori. Il satanismo è diffuso da libri, da giornali anche per bambini, dalla musica rock. Ci sono certe discoteche (non generalizzo) in cui il percorso è fisso: prima l'alcol, poi la droga, poi il sesso, e infine la sètta satanica. E ci sono satanistì con larghissimo seguito, tipo Marylin Manson, e farricisi complessi musicali che diffondono messaggi subliminali inneggianti a Satana, alla consacrazione a Satana, proclamando la libertà da qualsiasi perversione. Tutte queste pratiche sono porte aperte per i demoni.Non c'è dubbio che i mass media dettano legge sulla mentalità, sul comportamento, sulla morale. Cinema, televisione, Internet, potrebbero essere strumenti di formazione e di bene. Purtroppo assai spesso sfornano programmi di sesso, violenza e orrore. In tal modo si è fatto perdere ogni senso del pudore; non si capisce più cosa è bene e cosa è male. La conclusione è che siamo arrivati all'abbandono delle chiese, allo sfascio delle famiglie.Quando ero giovane sacerdote ci si adoperava perché i fidanzati scegliessero il matrimonio religioso, anziché quello civile; oggi molti, di tutte le età e non solo i giovani, scelgono di convivere; oppure capita che trascinino il fidanzamento per quindici anni, si sposano, e dopo due mesi sono già divisi;capita pure che da fidanzati vivano come se fossero sposati, e da sposati vivano come fratello e sorella. Sono tutti trionfi del demonio. Perché tra l'azione ordinaria del demonio e la sua azione straordinaria non c'è una netta separazione.La prossima volta chiudo il mio argomento con il settimo articolo. Poi, chi volesse intervenire su quanto ho scritto, può inviare alla direzione della rivista le sue osservazioni o richieste, e io sarò ben lieto di rispondere.
Le armi di difesa
ricominciamo con l'affermare che mai la Sacra Scrittura ci dice di temere il maligno. Ci dice che è molto forte, Gesù lo chiama ripetutamente "principe di questo mondo" e San Paolo addirittura lo chiama "dio di questo mondo". Ci viene detto di stare in guardia perché "come leone ruggente ci circuisce cercando chi divorare" (1 Pietro 5,8-9); ma ci viene detto che se gli resistiamo con fede lui fuggirà da noi. Possiamo dire che, in linea di massima, il demonio non può farci niente senza il nostro consenso. E vero che questa regola ha qualche eccezione, ad esempio gli assalti dei demoni ai Santi. Ma si tratta di persone eccezionali per l'unione con Dio e quindi per la forza di resistere al demonio.Se vogliamo parlare delle armi di difesa, credo che prima di tutto si debba parlare dei mezzi di prevenzione. Chi vive in grazia di Dio,chi prega, chi non commette l'errore di darsi alle pratiche d'occultismo (in particolare: magia, sedute spiritiche, satanismo), è corazzato.Ma se ci fossero state delle debolezze o dei casi particolari, i tre grandi mezzi di difesa dal demonio sono questi:A - Ricorso al mezzi normali di grazia: preghiera, sacramenti, lettura della Parola di Dio. Sono mezzi che rafforzano la fede e in questo campo la fede è fondamentale. S. Giacomo ci dice: "Resistete al diavolo con fede e lui fuggirà da voi Dobbiamo partire dalla convinzione che è il demonio ad avere paura di noi: siamo creati a immagine di Dio, con il Battesimo abbiamo il sigillo della SS. Trinità, siamo uniti a Cristo come membra del suo corpo... Ce n'è d'avanzo e da vendere per pensare che è il demonio a tremare di fronte a un cristiano.Eppure il demonio tenta di assalirci e talvolta può farlo con una forza particolare.Gesù ci dice, nell'episodio del giovane indemoniato al piedi del Tabor, che certi generi di demoni si cacciano via solo con la preghiera e il digiuno. Anche ai nostri tempi sappiamo di santi, come D. Bosco e D. Calabria, che hanno avuto dei periodi in cui sono stati assaliti da attacchi furiosi del demonio, e si sono liberati da soli, ricorrendo ai comuni mezzi di grazia, al digiuno, ad altri sacrifici.E se i comuni mezzi di grazia, pur necessari e pure usati con larghezza non bastano, quali altri aiuti ci offre la Chiesa? E una domanda giusta. Uno può restare colpito da un male malefico per colpa propria, perché in un periodo di sbandamento dalla fede si è dedicato a pratiche di occultismo, oppure perché è stato vittima di un maleficio fatto da altri. A quali aiuti si può ricorrere? B - Sono efficaci le benedizioni dei sacerdoti, ricevute con fede, ma ci sono anche le preghiere di liberazione, che hanno il diretto scopo di liberare dalla presenza del maligno o da disturbi da lui causati. Oggi Finalmente, grazie al Cielo, si sono diffuse le preghiere di liberazione, per merito soprattutto di quel grande movimento che è il Rinnovamento Carismatico Cattolico. Si dice che vi aderiscano circa 85 milioni di fedeli; è senza dubbio il movimento numericamente più grande della Chiesa Cattolica e ha il merito, tra l'altro, di prendere sul serio i mali di carattere malefico e di combatterli con le preghiere di liberazione.Cosa sono queste preghiere? Sono preghiere private, che non seguono formulari ufficiali, e che tutti possono fare, basandosi sulla facoltà concessa da Gesù stesso. Leggiamo nel Vangelo che Gesù in un primo tempo ha dato al dodici apostoli il potere di scacciare i demoni;poi ha esteso questo potere ai settantadue discepoli; infine lo ha concesso a tutti i fedeli: "Coloro che crederanno in me, nel mio nome cacceranno i demoni" (Marco 16,17). è meglio che queste preghiere siano guidate da un sacerdote, ma non è necessario; anche se non esistono formulari fissi, debbono essere fatte con ordine, seguendo le disposizioni che l'autorità ecclesiastica ha emanato a tale riguardo.C - Ha detto il Santo Padre, nell'udienza pubblica del 20 agosto 1986: "Alla vittoria di Cristo sul diavolo partecipa la Chiesa. Cristo infatti ha dato al suoi discepoli il potere di cacciare i demoni. La Chiesa esercita tale potere vittorioso mediante la fede in Cristo e la preghiera che, in casi specifici, può assumere la forma dell'esorcismo". Ecco allora il mezzo più forte per i casi più difficili. Mentre la preghiera di liberazione è una preghiera privata, l'esorcismo è preghiera pubblica, ossia fatta in nome e per conto della Chiesa. Può essere fatta solo dai sacerdoti che ne hanno ricevuto la facoltà dal loro vescovi. Giova sia nel casi di vera e propria possessione diabolica, sia nel casi di mali causati dal demonio. Può essere fatta su persone, ma anche su case, oggetti, animali. 2 consigliabile che gli esorcismi siano preceduti da preghiere di liberazione, attraverso le quali si evidenzia se ci si trova di fronte a un caso veramente grave, che richieda il ricorso all'esorcismo.Dobbiamo riconoscere che, riguardo agli esorcismi, la Chiesa Cattolica Latina negli ultimi tempi è stata trascurata. Non così la Chiesa Ortodossa e talune confessioni protestanti. Ora si cerca di recuperare il terreno perduto, in aiuto a tante anime che soffrono e che hanno il diritto di ricevere dalla Chiesa tutto l'aiuto che il Signore ha disposto per loro.
Chi volesse intervenire su quanto ho scritto, può inviare alla direzione della rivista le sue osservazioni o richieste, e io sarò ben lieto di rispondere.
Direzione SEGNO DEL SOPRANNATURALE VIA E.FERMI,80-33010 TAVAGNACCO (UD) TEL.0432/575179
Don Gabriele Amorth, il noto esorcista di Roma, intervistato da "Medjugorje-Torino" ha risposto così a proposito del rapporto fra Fatima e Medjugorje e in particolare sul famoso terzo segreto. (dal numero 99, maggio-giugno 2001)
(...) Domanda - Lei ha più volte affermato di vedere in Medjugorje una continuazione di Fatima. Come spiega questo rapporto?
Risposta - A mio parere il rapporto e strettissimo. Le apparizioni di Fatima costituiscono il grande messaggio della Madonna per il nostro secolo. Alla fine della prima guerra mondiale, afferma che, se non si fosse seguito quanto la Vergine ha raccomandato, sotto il pontificato di Pio XI sarebbe incominciata una guerra peggiore. E c'è stata. Poi ha proseguito chiedendo la consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato, se no... E' stata forse fatta nel 1984: tardi, quando già la Russia aveva sparso nel mondo i suoi errori. Poi c'è stata la profezia del terzo segreto. Non mi ci fermo, ma dico solo che non si è ancora realizzato: non c'è nessun segno di conversione della Russia, nessun segno di sicura pace, nessun segno del trionfo finale del Cuore Immacolato di Maria.
In questi anni, specie prima dei viaggi a Fatima di questo Pontefice, il messaggio di Fatima era stato quasi accantonato; i richiami della Madonna erano rimasti disattesi; intanto la situazione generale del mondo si aggravava, con una continua crescita del male: calo di fede, aborto, divorzio, pornografia imperante, corsa alle vane forme di occultismo, soprattutto magia, spiritismo, sette sataniche. Era indispensabile una nuova spinta. Questa e venuta da Medjugorje, e poi dalle altre apparizioni mariane in tutto il mondo.
Ma Medjugorje è l'apparizione-pilota. Il messaggio punta, come a Fatima, sul ritorno alla vita cristiana, alla preghiera, al sacrificio (ci sono tante forme di digiuno!).
Punta decisamente, come a Fatima, sulla pace e, come a Fatima, contiene pericoli di guerra. Credo che con Medjugorje il messaggio di Fatima abbia ripreso vigore e non c'è dubbio che i pellegrinaggi a Medjugorje integrano i pellegrinaggi a Fatima, e hanno gli stessi scopi...
Il messaggio di Medjugorje del 25.8.1991 che si riferisce esplicitamente a Fatima
"Cari figli anche oggi vi invito alla preghiera, adesso come mai prima, quando il mio piano ha cominciato a realizzarsi. Satana è forte e desidera bloccare i piani della pace e della gioia e farvi pensare che mio Figlio non sia forte nelle sue decisioni. Perciò vi invito, cari figli, a pregare e digiunare ancora più fortemente. Vi invito alla rinuncia durante nove giorni, affinché con il vostro aiuto sia realizzato tutto quello che voglio realizzare attraverso i segreti che ho iniziato a Fatima. Vi invito, cari figli, a comprendere l'importanza della mia venuta e la serietà della situazione. Desidero salvare tutte le anime e presentarle a Dio. Perciò preghiamo affinché tutto quello che ho cominciato sia realizzato completamente. Grazie per aver risposto alla mia chiamata."
LiviaGloria
00giovedì 2 aprile 2009 15:25
LiviaGloria
00lunedì 27 aprile 2009 23:47
www.papanews.it/dettaglio_interviste.asp?IdNews=10223


“Vi spiego chi è e come agisce Satana nella vita degli uomini” - Intervista esclusiva a Don Renzo Lavatori, uno dei massimi esperti di Angeli e Demoni

di Gianluca Barile

CITTA’ DEL VATICANO - Satana, questo sconosciuto! Purtroppo, sempre meno si parla di dell‘essere perverso e pervertitore, così definito da Paolo Vi durante una indimenticabile Udienza Generale del 1972, causa e origine del peccato e di ogni male. Per delineare un ‘ritratto’, se così lo si può definire, del Maligno, ‘Petrus’ ha dunque intervistato Don Renzo Lavatori (nella foto), 70 anni, sacerdote dal 1964, laureato in teologia e filosofia, membro della Pontificia Accademia di Teologia, docente di Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Urbaniana e altre Università ecclesiastiche di Roma. Conosciuto per numerose pubblicazioni sui temi fondamentali della fede e per le sue trasmissioni mensili a Radio Maria, Don Lavatori è uno dei massimi esperti in ‘mistagogia’, la disciplina che consente di entrare nel mistero divino per coglierne gli elementi essenziali e utili per l'uomo, nonchè un grandissimo studioso di Angeli e Demoni. Dall’intervista emerge un quadro chiaro sulla reale esistenza di Satana e sulle cause che spingono molti cattolici a non credere che il Male sia un essere reale.

Don Renzo, come mai tantio scetticismo intorno alla figura del Diavolo?

“Dubitare dell'esistenza di Satana come ente reale, soggetto concreto e individuale, è una questione piuttosto recente, sorta, in ambito cattolico, dopo il Concilio Vaticano II, verso gli anni 1968-70. Prima di questo tempo, l'esistenza reale del demonio era di pacifica accettazione da parte di tutti i credenti e pensatori cristiani. Una verità che rientrava nel deposito della fede o nella dottrina professata dalla Chiesa. Alcuni teologi, e filosofi e pensatori in genere, si sono posti la domanda di fondo: Satana esiste realmente o è solo un genere letterario biblico per indicare il male? E’ soltanto un simbolo o una raffigurazione concettuale dell'uomo per segnalare il fatto della cattiveria nel mondo? La questione era già sorta, in ambito filosofico e scientifico, da parte dell'empirismo inglese, in particolare da Hobbes (1588-1679) con la sua opera ‘Il Leviatano’, in cui affermava la sostanziale impostazione simbolica delle affermazioni bibliche intorno agli esseri spirituali, tra cui gli angeli e i demoni. Nell'area cattolica il primo teologo che ha negato in modo netto ed eclatante l'esistenza di Satana è stato il tedesco Haag, nel 1970, con il famoso libro: ‘La liquidazione del diavolo’. A lui seguirono altri teologi e pensatori”.

Cosa pensano in propiosito la Dottrina della Chiesa e il recente Magistero dei Papi?

“Il recente insegnamento dei Pastori della Chiesa si è pronunciato più volte per difendere e sostenere come Dottrina certa e vera la reale esistenza di Satana. Il Concilio Vaticano II espone 18 frasi sulla realtà e l'opera del diavolo nelle sue nefaste azioni nei confronti del mondo, degli uomini e dei fedeli cristiani, riconfermando la fede cattolica tradizionale. Alla fine proclama la vittoria di Cristo, iniziata con la sua morte e risurrezione e che sarà portata a compimento con la sua gloriosa venuta alla fine dei secoli. Il Pontefice Paolo VI si è soffermato in modo esplicito sulla questione del diavolo, due volte nel 1972 e una volta nel 1977, momenti nei quali ha manifestato la sua impressione che ‘da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio’. Similmente Giovanni Paolo II, in due catechesi al popolo di Dio nel 1986, ripropone le tesi essenziali della Dottrina cristiana, ribadita dal nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, pubblicato nel 1992, e come è noto anche Benedetto XVI non ha perso occasione per parlarne ai fedeli”.

Quale è l’origine dei demoni? Chi li ha creati e da dove vengono?

“Una questione fondamentale riguarda l’origine dei demoni. Essi sono stati creati da Dio quali esseri angelici e in quanto tali erano buoni. La loro cattiveria non trova la causa in Dio sommo bene, ma unicamente da una loro libera scelta (concilio Lateranense IV del 1215). Sono perciò creature a tutti gli effetti e non possono essere considerati come dei o semidei, similmente ai demiurghi greci. Sotto questo aspetto essi hanno i limiti degli enti creati, dipendenti dal Creatore che ha dato loro l'esistenza”.

Perché da angeli buoni si sono trasformati angeli cattivi o diavoli?

“Da qui sorge la domanda di sapere quale sia stata la loro colpa o il loro peccato, che li ha resi malvagi da buoni che erano. L'opinione primitiva fu quella di un peccato carnale, in conformità alla tradizione legata ad Enoc, secondo il quale gli angeli si sarebbero innamorati delle belle figlie degli uomini e si sarebbero uniti ad esse, generando dei giganti terribilmente malvagi e fautori di ogni male sulla terra. (Cf. Gen 6,1-4). Ben presto i pensatori cristiani si orientarono verso altre spiegazioni, basandosi in particolare sul testo biblico di Sap 2,24, in cui si dice che la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo, indicando nell'invidia per Adamo la causa del peccato diabolico. Ma anche questa opinione fu abbandonata per far posto all'idea di un peccato di superbia e di ribellione a Dio, sostenuta unanimemente dai pensatori cristiani dopo Origene.( III Sec. D.C.)”.

Quale, con ‘precisione’, la colpa commessa da Satana?

“Infatuato della sua bellezza e della sua altezza spirituale, Lucifero (questo il suo nome in origine) ha pensato di potersi mettere al posto del Signore del cielo e della terra e non essere più sottomesso a lui, non accettando la propria condizione di creatura, ma ribellandosi al dominio e all’onnipotenza divina. Ha trascinato dietro di sé una moltitudine di suoi simili, i quali si sono congiunti a lui nell'insubordinazione a Dio, divenendo suoi compagni di cattiveria. Si parla giustamente del peccato angelico come di uno stato d'alienazione, di un essere che non è più se stesso e non accetta di relazionarsi agli altri e di comunicare con loro, ma di lottare contro Dio e contro gli uomini e tutte le altre creature, rimanendo irrigidito in se stesso con una forma di tronfio orgoglio e di profondo egoismo”.

Quale è stata la pena succeduta al peccato satanico?

“Per quanto concerne la loro pena, si ritiene che i demoni siano stati condannati subito dopo il loro peccato, ma non ancora in maniera definitiva, come avverrà alla fine dei secoli. Nel frattempo essi sono operanti nel mondo e nell'umanità, ma al giudizio universale subiranno la sconfitta totale e saranno puniti nel fuoco eterno. Circa la determinazione della natura del fuoco infernale, alcuni gli attribuiscono una consistenza fisica, mentre altri propendono per una realtà interiore e spirituale. Oggi la Chiesa ritiene che si tratti di un fuoco sia a livello sensibile ed esteriore sia di valore intimo quale inasprimento e turbamento dello spirito”.

Quali gli atteggiamenti profondi dell’essere diabolico?

“L'intento principale del diavolo e dei suoi compagni è quello di allontanare l'uomo dal suo rapporto ordinato con Dio e, di riflesso, con gli altri, con se stesso e con il mondo. Vuole fomentare il disordine, il disorientamento dei valori, il sovvertimento della verità in falsità, del bene in male, dell’amore in odio. A tale scopo i demoni suscitano tensioni, rivalità, guerre, antagonismi. Secondo i Padri della Chiesa, sono sempre loro che causano malattie e sciagure naturali, inventano la magia e l'astrologia, imitano i riti cristiani, favorendo l'idolatria e la mitologia, corrompono la sana Dottrina incitando all'eresia, stimolano gli uomini al peccato e al vizio”.

Quali i limiti invalicabili per l’azione dei demoni?

“E’ altrettanto chiaro che la loro azione nefasta non è illimitata, poiché sono sottomessi, come tutte le creature, alla volontà divina e agiscono secondo la divina provvidenza. La parola decisiva non spetta ai demoni, ma a Dio. Ugualmente si deve supporre che alle azioni malvagie dei demoni si contrappongono gli interventi degli angeli buoni, i quali vengono in difesa e protezione dell'uomo. Soprattutto, e questa è un'idea presente ovunque e ben salda nella Dottrina cattolica, i demoni non possono costringere la libertà umana, la quale, con l'aiuto di Dio e con la propria disponibilità, può sempre rigettare le seduzioni del Maligno e opporsi ad esse”.

Quali sono le azioni principali di Satana nei confronti degli uomini?

“L’azione principale più comune del Diavolo è quella della tentazione, che consiste nella seduzione della mente e della volontà dell’uomo affinché compia azioni contrarie alla verità, alla giustizia e al bene. Così è stato fin dalle origini, quando il serpente o diavolo ha tentato Adamo ed Eva per farli disobbedire al comando divino. La tentazione si ripete frequentemente nella vita del cristiano e può assumere configurazioni molto diverse e complicate. Addirittura, alle volte il diavolo si può travestire da angelo buono e suggerire atteggiamenti apparentemente positivi ma che di fatto portano al male. La seconda azione è la vessazione, che causa forti attacchi contro l’uomo anche a livello fisico come incidenti, malattie, ulcerazioni, lacerazioni. I Santi hanno subìto tali vessazioni con gravi conseguenze a livello corporeo. La terza azione è data dalla infestazione, per mezzo della quale il diavolo svolge il suo influsso malvagio negli ambienti in cui vive l’uomo, come nelle abitazioni, nei locali pubblici, nelle strade, nei campi, negli uffici. La quarta azione è detta ossessione, con la quale il diavolo colpisce la psiche umana, causando situazioni di dolore, di smarrimento, di ottenebramento e di confusione. Gli effetti poi sono spiacevoli, poiché comportano stati di depressione o di angoscia o di ansia o di tensione che spesse volte sono molto pesanti e incontrollabili. Neanche le medicine possono risolverle. La quinta ed ultima azione, la più tremenda, è la possessione, con cui il Diavolo domina sia sul corpo sia sulla psiche umana in modo che l’individuo non sia più capace di governare se stesso e di essere autonomo nelle proprie scelte. Per questo ultimo caso, quando è sicuramente accertato, è necessario l’intervento dell’esorcista legittimamente autorizzato dalla Chiesa”.

Come si vincono le seduzioni sataniche?

“Noi abbiamo i mezzi sufficienti per vincere e sconfiggere le azioni malvagie di Satana. Tra essi la più usuale è la preghiera con cui chiediamo aiuto a Dio per sorreggere la nostra volontà a non cedere alle seduzioni del Maligno. Un altro mezzo è dato dalla frequenza ai Sacramenti, come la confessione e la Comunione Eucaristica. Sono importanti anche alcune benedizioni o strumenti che la Chiesa pone a nostra disposizione, come il segno della Croce, l’uso dell’acqua benedetta e altre buone cose. Ciò che conta è l’educazione interiore alla vita di grazia e di unione con Dio, con l’intercessione dei Santi e l’aiuto degli angeli”.

Quale il rapporto tra l’azione di Satana e l’opera redentrice di Cristo?

“Un'ultima considerazione scaturisce dal primato di Cristo con la sua opera redentrice, che costituisce l'evento capitale della vittoria contro Satana. Con la morte in Croce di Gesù si attua la salvezza redentrice totale, di fronte alla quale tutte le potenze avverse come il peccato, la morte e Satana, che ne è il capo, sono annientate. In effetti il male cagionato dal Diavolo trova la sua soluzione, anzi la sua definitiva sconfitta, proprio dall'offerta liberatrice attuata dal sacrificio di Cristo e dalla sua gloriosa risurrezione. Il riscatto di Cristo stabilisce non solo la vittoria su Satana, ma anche un capovolgimento di situazioni: il male stesso può diventare occasione di crescita e di maturazione nella fede, esso è trasformato in un momento salvifico, se vissuto in unione all'atto redentore di Cristo. A questo punto la potenza demoniaca non solo non ha più forza contro il cristiano, ma si fa strumento di gloria e di santità, come è avvenuto per numerosi testimoni dell’ascesi e della spiritualità nel cristianesimo”.

LiviaGloria
00sabato 16 maggio 2009 10:23
medjugorje.altervista.org/doc/testimonianze/gloriapolo.html


Testimonianza della Signora Gloria Polo

La Misericordia di Dio si manifesta grazie alla intensa e spontanea preghiera di un paesano sconosciuto di Gloria Polo.
"La signora Gloria Polo, dentista a Bogotà (Colombia), era a Lisbona e Fatima, l’ultima settimana di Febbraio 2007, per dare la sua testimonianza. Sul suo sito internet: www.gloriapolo.com, appare un estratto (in inglese) di un intervista che lei ha dato a Radio Maria in Colombia. Noi ringraziamo il signor Ph. D. di aver voluto volentieri farci la traduzione.

“Fratelli e sorelle, è meraviglioso per me condividere con voi in questo istante, l’ineffabile grazia che mi ha dato Nostro Signore, ormai più di dieci anni fa.

Mi trovavo all’Università Nazionale della Colombia a Bogotà (nel maggio 1995). Con mio nipote, dentista come me, noi preparavamo una lezione.

Quel venerdì pomeriggio, mio marito ci accompagnò perchè noi dovevamo prendere dei libri alla Facoltà. Pioveva molto e mio nipote ed io stessa, ci riparavamo sotto un piccolo ombrello. Mio marito, coperto da un impermeabile si avvicinò alla biblioteca del Campus. Mio nipote ed io lo seguivamo, ci siamo diretti verso degli alberi per sfuggire agli scrosci d’acqua.

In quell’attimo siamo stati tutt’e due colpiti da un fulmine. Mio nipote è morto sul colpo; era giovane e nonostante la sua giovane età, si era consacrato a Nostro Signore; aveva una grande devozione per Gesù Bambino.

Portava ogni giorno la Sua Santa Immagine in un cristallo di quarzo sul suo petto. Secondo l’autopsia il fulmine era passato per l’immagine; carbonizzò il suo cuore e uscì sotto i suoi piedi.

Esteriormente non presentava alcuna traccia di bruciature.

Per quanto mi riguarda, il mio corpo fu bruciato in modo orribile, sia all’interno che all’esterno. Questo corpo che voi ora avete davanti, risanato, lo è per la grazia della misericordia divina. Il fulmine mi aveva carbonizzato, io non avevo più i seni e praticamente tutta la mia carne e una parte delle mie costo erano scomparse. Il fulmine è uscito dal mio piede destro dopo aver bruciato quasi completamente il mio stomaco, il mio fegato, i miei reni e i miei polmoni.

Io praticavo la contraccezione e portavo una spirale intra uterina in rame. Il rame essendo un eccellente conduttore d’elettricità, carbonizzò le mie ovaie. Mi trovai perciò con un arresto cardiaco, senza vita, il mio corpo aveva dei soprassalti a causa dell’elettricità che aveva ancora.

Ma questo è solamente per quello che riguarda la parte fisica di me stessa perché, quando la mia carne fu bruciata, nello stesso istante mi ritrovai in un bellissimo tunnel di luce bianca, piena di gioia e di pace; nessuna parola può descrivere la grandezza di quel momento di ferità. L’apoteosi dell’istante era immensa.

Io mi sentivo felice e piena di gioia, perché non ero più soggetta alla legge di gravità. Alla fine del tunnel, io vidi come un sole da dove proveniva una luce straordinaria. Ve la descriverei come bianca per darvene una certa idea, ma in realtà

Nessun colore di questa terra è paragonabile a questo splendore. Io ne percepivo la sorgente di tutt’amore e pace.

Nel mentre che mi elevavo, realizzai che stavo morendo. In quell’istante ho pensato ai miei figli e mi sono detta: “Oh, mio Dio, i miei figli, che penseranno di me? La mamma molto attiva che ero stata, non ha mai avuto tempo da dedicare a loro!” Mi era possibile vedere la mia vita quale era stata realmente e questo mi rattristava.

Io lasciavo la casa ogni giorno per cambiare il mondo e non ero mai stata capace di occuparmi dei miei figli.

In quell’istante di vuoto che provavo a causa dei miei figli io vidi qualcosa di magnifico: il mio corpo non faceva più parte dello spazio e del tempo. In un istante mi era possibile abbracciare con lo sguardo tutto il mondo: quello dei vivi e quello dei morti.

Ho potuto sentire i miei nonni e i miei genitori defunti. Ho potuto stringere a me tutto il mondo, era un bellissimo momento!

Capii allora di aver sbagliato credendo alla reincarnazione di cui mi ero fatta avvocato.

Io avevo l’abitudine di “vedere” dappertutto mio nonno e mio bisnonno. Ma là essi mi abbracciavano ed ero in mezzo a loro. Nel medesimo istante noi eravamo vicini a tutte le persone che io avevo conosciuto nella mia vita.

Durante questi così belli fuori dal mio corpo, io avevo perduto la nozione del tempo. Il mio modo di vedere era cambiato: (sulla terra) io distinguevo tra chi era grasso, chi era di altra razza o disgraziato, perché avevo sempre dei pregiudizi.

Fuori del mio corpo io consideravo le persone interiormente (l’anima), . Com’è bello vedere la gente interiormente (l’anima)!

Io potevo conoscere i loro pensieri e i loro sentimenti. Io li abbracciavo tutti in un istante mentre continuavo a salire sempre più in alto e piena di gioia. Capii allora che potevo godere di una vista magnifica, di n lago di una bellezza straordinaria.

Ma in quel momento, sentii la voce di mio marito che piangeva e mi chiamava singhiozzando:”Gloria, ti prego, non andartene! Gloria svegliati! Non abbandonare i ragazzi, Gloria” L’ho guardato e non solo l’ho visto ma ho sentito il suo profondo dolore.

E il Signore mi ha permesso di tornare anche se non era mio desiderio. Io provavo una si grande gioia, tanta pace e felicità! Ed ecco che discendo ormai lentamente verso il mio corpo ove io giacevo senza vita. Esso era posto su una barella, al centro medico del Campus.

Io potevo vedere i medici che mi facevano l’elettrochoc e tentavano di rianimarmi dopo l’arresto cardiaco che avevo avuto. Noi siamo rimasti lì per due ore e mezzo. Prima, questi dottori non ci potevano toccare perché i nostri corpi erano ancora troppo conduttori di elettricità; dopo quando poterono, si sforzarono di richiamarci alla vita.

Io mi posai vicino alla testa e sentii come uno choc che mi entrò violentemente all’interno del mio corpo. Questo fu doloroso perché questo faceva scintille da tutte le parti. Io mi vidi incorporato a qualcosa di così stretto. Le mie carni morte e bruciate mi facevano male. Esse sprigionavano fumo e vapore.

Ma la ferita più orribile era quella della mia vanità: Io ero una donna di mondo, un dirigente, un’ intellettuale, una studiosa schiava del suo corpo, della bellezza e della moda. Io facevo della ginnastica quattro ore al giorno, per avere un corpo snello: massaggi terapie, diete di ogni genere, etc. Questa era la mia vita, una routine che mi incatenava al culto della bellezza del corpo. Io mi dicevo: “Ho dei bei seni, tanto vale mostrarli. Non c’è nessuna ragione di nasconderli.”

Lo stesso per le mie gambe, perché io credevo di avere delle belle gambe e un bel petto! Ma in un istante, avevo visto con orrore che avevo passato la mia vita a prendere cura del mio corpo. L’amore per il mio corpo era divenuto il centro della mia esistenza.

Ora, in questo momento, non avevo più corpo, niente petto, niente se non un orribile buco. Il mio seno sinistro in particolare era sparito. Ma il peggio, era che le mie gambe non erano che piaghe aperte senza carne, completamente bruciate e carbonizzate.

Di là, mi trasportano all’ospedale ove mi dirigono d’urgenza alla sala operatoria ove cominciano a raschiare e pulire le bruciature.

Quando ero sotto anestesia, ecco che esco di nuovo dal mio corpo e che vedo ciò che i chirurghi sono in procinto di farmi.

Io ero preoccupata per le mie gambe.

Di colpo passai un momento orribile: tutta la mia vita, io non ero stata che una cattolica di “regime”: Il mio rapporto con il Signore era la Santa Messa della domenica, per non più di 25 minuti, là dove l’omelìa del sacerdote era più breve, perchè non ne potevo sopportare di più. Tale era la mia relazione con il Signore. Tutte le correnti (di pensiero) del mondo m’avevano influenzato come una banderuola.

Un giorno, quand’ero gia Dentista professionista avevo sentito un prete affermare che l’inferno come i diavoli, non esistevano. Ora questa era la sola cosa che mi tratteneva per frequentare la Chiesa. Sentendo tale affermazione, io mi dissi che saremo andati tutti in paradiso, indipendentemente da quello che noi siamo e mi allontanai completamente dal Signore.

Le mie conversazioni divennero malsane perché non potevo più reprimere il peccato. Io cominciai a dire a tutti che il diavolo non esisteva e che quella era una invenzione dei preti, che c’era della manipolazione…

Quando uscivo con i miei colleghi dell’università, dicevo loro che Dio non esisteva e che noi eravamo un prodotto dell’evoluzione. Ma in quell’istante, là, nella sala operatoria, io ero veramente terrificata vedevo dei diavoli venire verso di me perché io ero la loro preda. Dai muri della sala operatoria io vidi spuntare molta gente.

All’inizio, sembravano normali, ma in seguito essi avevano dei visi pieni di odio, detestabili. In quel momento, per una certa perspicacia che mi fu data, capii che io appartavo a ciascuno di loro.

Io compresi che il peccato non era senza conseguenze e che la menzogna più infame del demonio, era quella di far credere che egli non esisteva.

Io li vedevo tutti venire a cercarmi, immaginate il mio spavento! Il mio spirito intellettuale e scientifico non mi era di nessun aiuto. Io volevo ritornare nel mio corpo , ma quello non mi lasciava entrare. Io corsi allora verso l’esterno della stanza, sperando di nascondermi da qualche parte tra i corridoi dell’ospedale ma di fatto finii di saltare nel vuoto.

Io cadevo in un tunnel ce mi aspirava verso il basso. All’inizio c’era della luce e questo assomigliava a un alveare d’api. C’era moltissima gente. Ma presto cominciai a discendere passando per dei tunnels completamente oscuri.

Non c’è alcun paragone tra l’oscurità di quel luogo e la più totale oscurità della terra quando non potrebbe comparire la luce delle stelle. Questa oscurità suscita sofferenza, orrore e vergogna. L’odore era pestilenziale.

Quando infine finii di discendere questi tunnels, io atterrai su una piattaforma. Io che avevo l’abitudine di dichiarare che avevo una volontà d’acciaio e che nulla era troppo per me… là, la mia volontà non serviva a niente, io non riuscivo affatto a risalire.

A un certo punto, io vidi aprirsi al suolo come un gigantesco baratro e vidi un immenso abisso senza fondo. La cosa più orribile di questo buco spalancato era che vi si percepiva l’assenza assoluta dell’amore di Dio e questo, senza la minima speranza.

Il precipizio mi aspirava ed io ero terrificata. Sapevo che se andavo là dentro, la mia anima ne moriva. Io ero trascinata verso questo orrore, qualcuno m’aveva preso per i piedi. Il mio corpo entrava ormai in questo buco e fu un momento di estrema sofferenza e di spavento.

Il mio ateismo mi abbandonò e cominciai a gridare verso le anime del Purgatorio per avere dell’aiuto.

Mentre urlavo, sentivo un dolore fortissimo perché mi fu dato di capire che migliaia e migliaia di esseri umani si trovavano là, soprattutto dei giovani.

E’ con terrore che sento stridore di denti, grida orribili, e dei gemiti che mi scuotevano nel più profondo del mio essere.

Mi sono stati necessari degli anni prima di rimettermi perché ogni volta che mi ricordavo di questi istanti, piangevo pensando alle loro terribili sofferenze. Compresi che è là che vanno le anime dei suicidi, che in un attimo di disperazione, si ritrovano in mezzo a questi orrori. Ma il tormento più indicibile, era l’assenza di Dio. Non si poteva percepire Dio.

In quei tormenti, mi sono messa a gridare:”Chi ha potuto commettere un errore simile?

Io sono quasi una santa: non ho mai rubato, non ho mai ucciso, ho dato da mangiare ai poveri, ho fatto cure dentarie gratuite a che ne necessitava; che ci faccio qui? Io andavo alla Messa la domenica… io ho mai mancato alla messa domenicale non più di cinque volte nella mia vita! Allora perché sono qui? Io sono cattolica, vi prego, sono cattolica, fatemi uscire di qui!”

Mentre gridavo che ero cattolica scorsi un debole bagliore. E io vi posso assicurare che in quel posto la più piccola luce era il più bello dei doni. Io vidi dei gradini al di sopra del precipizio e ho riconosciuto mio padre, deceduto cinque anni prima.

Molto vicina e quattro gradini più in alto, stava mia madre in preghiera, illuminata di più dalla luce.

Il vederli, mi riempì di gioia e dissi loro: ”Papà, Mamma, fatemi uscire! Vi supplico, fatemi uscire!

Quando si chinarono verso l’abisso. Voi dovreste vedere il loro immenso dispiacere.

Il quel posto, voi potete percepire i sentimenti degli altri e sentire le loro pene. Mio padre si mise a piangere tenendo la testa tra le sue mani:”Figlia mia, figlia mia!” diceva. Mamma pregava e capii che essi non mi potevano far uscire di là, la mia pena si accrebbe della loro perché essi condividevano la mia.

Così, io mi misi a gridare di nuovo: “Vi supplico, fatemi uscire di qui! Io sono cattolica! Chi ha potuto commettere un tale errore? Vi supplico, fatemi uscire di qui!

Questa volta, una voce si fece sentire, una voce così dolce che fece tremare la mia anima. Tutto allora fu inondato d’amore e di pace e tutte queste tetre creature che mi circondavano scapparono perché esse non possono stare di fronte all’Amore. Questa voce preziosa mi dice: ”Benissimo, poiché tu sei cattolica, dimmi quali sono i comandamenti di Dio.”

Ecco una mossa sbagliata da parte mia. Sapevo che aveva dieci comandamenti, punto e nient’altro. Che fare? Mamma mi parlava sempre del primo comandamento d’amore: non avevo che da ripetere ciò che lei mi diceva. Pensai di improvvisare e nascondere così la mia ignoranza degli altri (comandamenti). Io credevo di potermela cavare, come sulla terra dove trovavo sempre una buona scusa; e mi giustificai difendendomi per mascherare la mia ignoranza.

Dissi: “Amerai il Signore, tuo Dio al di sopra di tutto ed il prossimo come te stesso”. Sentii allora: “Benissimo, li hai tu amati?” I risposi. “Sì li ho amati, li ho amati, li ho amati!”

E mi fu risposto: “No. Tu non hai amato il Signore tuo Dio al di sopra di tutto e ancora meno il tuo prossimo come te stessa. Tu ti sei creata un dio che tu adattavi alla tua vita e tu te ne servivi solamente nel caso di urgente bisogno.

Tu ti prosternavi davanti a lui quando eri povera, quando la tua famiglia era umile e quando desideravi andare all’università. In quei momenti, tu pregavi sovente e ti inginocchiavi per delle ore per supplicare il tuo dio di farti uscire dalla miseria; perché ti accordasse il diploma che ti permetteva di diventare qualcuno. Ogni volta che tu avevi bisogno di soldi tu recitavi il rosario. Ecco la tua relazione con il Signore”.

Sì, devo riconoscere che prendevo il rosario e aspettavo del denaro in cambio, tale era la mia relazione con il Signore.

Mi fu dato da vedere subito il diploma preso e la notorietà ottenuta, non ebbi mai il minimo sentimento d’amore per il Signore. Essere riconoscente, no, mai!

Quando aprivo gli occhi al mattino, io non avevo mai un grazie per il giorno nuovo che il Signore mi dava da vivere, non Lo ringraziavo mai per la mia salute, per la vita dei miei figli, per tutto ciò che mi aveva donato.

Era l’ingratitudine più totale. Io non avevo compassione per i bisognosi. In pratica, tu collocavi il Signore così in basso che avevi più confidenza con i responsi di Mercurio e di Venere.

Tu eri accecata dall’Astrologia, proclamando che le stelle dirigevano la tua vita!

Tu vagabondavi verso tutte le dottrine del mondo, Tu credevi che saresti morta per rinascere ancora! E tu hai dimenticato la misericordia. Tu ti sei dimenticata che sei stata riscattata dal Sangue di Dio. Ora mi mette alla prova con i dieci comandamenti. Ora mi dimostra che pretendevo di amare Dio ma che in realtà, era satana che io amavo.

Così, un giorno, una donna era entrata nel mio studio dentistico per offrirmi i suoi servizi di magìa ed io le avevo detto: “Non ci credo, ma lasciate questo portafortuna qui nel caso che funzioni”. Io avevo messo in un angolo, un ferro da cavallo ed un cactus, tenuti per allontanare le energie cattive.

Come tutto questo era vergognoso! Questo fu un esame della mia vita a partire dai dieci comandamenti. Mi fu mostrato quel che era stato il mio comportamento faccia a faccia col mio prossimo. Mi fu fatto vedere come io pretendessi di amare Dio mentre avevo l’abitudine di criticare tutti, di puntare il dito su ciascuno, io la santissima Gloria! Mi si mostrò come ero invidiosa ed ingrata! Io non avevo mai provato riconoscenza verso i miei genitori che mi avevano dato il loro amore ed avevano fatto tanti sacrifici per educarmi e mandarmi all’Università. Dall’ottenimento del diploma, essi divennero anche miei inferiori; aveva anche vergogna di mia madre a causa della sua povertà, della sua semplicità e della sua umiltà.

Per quanto concerne il mio comportamento come moglie,mi fu mostrato che mi lamentavo sempre, dalla mattina alla sera. Se mio marito mi diceva: “Buongiorno”, io replicavo: “Perché questo giorno sia buono quando fuori piove”. Mi lamentavo anche continuamente dei miei figli: Mi fu mostrato che non avevo mai amato né avuto compassione per i miei fratelli e sorelle della terra.

E il Signore mi dice: “Tu non hai mai avuto considerazione per i malati nella loro solitudine, tu non hai mai tenuto loro compagnia. Tu non hai mai avuto compassione degli orfani, di tutti questi bambini infelici”. Io avevo un cuore di pietra dentro un guscio di noce. Su questa prova dei dieci comandamenti, io non avevo una mezza risposta corretta.

Era terribile, devastante! Io ero completamente sconvolta. E mi dicevo: “Almeno on mi potrà rimproverare di avere ucciso qualcuno! Per esempio, compravo delle provviste per i bisognosi; questo non era per amore, piuttosto per apparire generosa, e per il piacere che avevo di manipolare quelli che erano nel bisogno. Dicevo loro: “Prendete queste provviste e andate al mio posto alla riunione dei genitori e dei professori perché io non ho il tempo di parteciparvi”.

Inoltre, amavo essere circondata da persone che mi incensavano. Mi ero fatta una certa immagine di me stessa.

Il tuo dio era il denaro, mi ha ancora detto. Tu sei stata condannata a causa del denaro. E’ per questa ragione che sei sprofondata nell’abisso e che tu ti sei allontanata dal Signore.

Noi eravamo stati effettivamente ricchi, ma alla fine eravamo diventati insolvibili, senza un soldo e peni di debiti. Per tutta risposta, gridai: “ Che denaro? Sulla terra, noi abbiamo lasciato un sacco di debiti!”

Quando venni ad un secondo comandamento, io vidi con tristezza che nella mia infanzia, avevo presto capito che la menzogna era un eccellente mezzo per evitare le severe punizioni di mamma.

Io cominciai mano nella mano con il padre della menzogna (satana) e divenni bugiarda. I miei peccati aumentavano come le mie menzogne. Io avevo osservato come mamma rispettava il Signore ed il Suo Nome Santissimo. I vi trovai un’arma per me e mi misi a bestemmiare il Suo Nome. Dicevo: Mamma, io giuro su Dio che…”. E così evitavo le punizioni. Immaginate le mie menzogne , implicando il Nome Santissimo del Signore…

E notate, fratelli e sorelle che le parole non sono mai vane perché quando mia madre non mi credeva, avevo preso l’abitudine di dirle: “ Mamma, se io mento, che un fulmine mi colpisca qui e subito”. Se le parole sono volate via con il tempo, si riscontra che il fulmine mi ha bella e ben colpito; mi ha carbonizzato ed è grazie alla misericordia divina che io ora sono qui.

Mi fu mostrato come, io che mi dichiaravo cattolica, non rispettassi nessuna delle mie promesse e come utilizzavo futilmente il nome di Dio.

Io fui sorpresa di vedere che alla presenza del Signore, tutte queste orribili creature che mi circondavano, si prosternavano in adorazione. Io vidi la Vergine Maria ai piedi del Signore che pregava ed intercedeva per me.

Per quel che riguarda il rispetto del giorno del Signore. Ero pietosa e ne provai un dolore intenso. La voce mi diceva che le domeniche, passavo quattro o cinque ore ad occuparmi del mio corpo; io non avevo nemmeno dieci minuti di azione di grazia o di preghiera da consacrare al Signore. Se cominciavo un rosario, mi dicevo: “ Lo posso fare durante la pubblicità, prima del telefilm”. La mia ingratitudine di fronte al Signore mi fu rimproverata. Quando non volevo partecipare alla Messa, dicevo a mamma: “ Dio è dappertutto, perché dovrei andare lì?...

La voce mi ricordò ugualmente che Dio vegliava su di me notte e giorno e che in cambio io non Lo pregavo per niente; e le domeniche, non Lo ringraziavo e non Gli manifestavo la mia gratitudine o il mio amore. Al contrario, prendevo cura del mio corpo, ne ero schiava e dimenticavo totalmente che avevo un’anima e che la dovevo nutrire. Ma mai la nutrii della parola di Dio, perché dicevo che chi legge la Parola di Dio (Bibbia), diviene pazzo.

E per quanto concerne i Sacramenti, avevo sbagliato in tutto. Dicevo non sarei mai andata a confessarmi perché quei vecchi signori erano peggiori di me. Il diavolo mi stornava dalla confessione ed è così che impediva la mia anima d’essere pulita e di guarire.

La bianca purezza della mia anima ne pagava il prezzo ogni volta che peccavo. Satana lasciava il suo marchio: un marchio oscuro.

Eccetto che per la mia prima Comunione , io non avevo mai fatto una buona confessione. A partire di là, non ho mai ricevuto il Signore degnamente.

La mancanza di coerenza aveva raggiunto un tale degrado che io bestemmiavo:“ La Santa Eucaristia?

Si può immaginare Dio vendo in un pezzo di pane?” Ecco in che stato era ridotta la mia relazione con Dio. Non avevo mai nutrito la mia anima e più ancora , criticavo i preti costantemente. Voi dovevate vedere come mi ci dedicavo! Dalla mia più tenera infanzia, mio padre aveva l’abitudine di dire che quella gente là erano ancora più donnaioli dei laici. E il Signore mi dice: “Chi sei tu per giudicare così i Miei consacrati? Questi sono degli uomini e la santità di un sacerdote è sostenuta dalla sua comunità che prega per lui, che l’ama e lo aiuta.

Quando un prete commette un errore, è la sua comunità che ne è responsabile, mai lui”. Ad un certo momento della mia vita, accusai un prete di omosessualità e la comunità ne fu informata. Voi non potete immaginare il male che ho fatto!

Per quanto attiene al quarto comandamento”Onorerai tuo padre e tua madre” come vi ho detto, il Signore mi fece vedere la mia ingratitudine faccia a faccia dei miei genitori. Io mi lamentavo perché essi non potevano offrirmi tutte quelle cose di cui disponevano i miei compagni.

Io ero ingrata verso di essi per tutto quello che hanno fatto per me ed io non ero nemmeno arrivata al punto dove dicevo che non conoscevo mia madre perché lei non era al mio livello. Il Signore mi mostrò come avrei pertanto potuto osservare questo comandamento.

In effetti io avevo pagato le fatture delle medicine e del medico quando i mie genitori erano malati, ma come analizzavo tutto in funzione dei soldi. Io allora ne approfittai per manipolarli ed ero arrivata a schiacciarli.

Io mi sentivo male nel vedere mio padre piangere tristemente perché anche se fu un buon padre che m’aveva insegnato a lavorare duramente ed ad intraprendere, egli aveva dimenticato un dettaglio importante: che io avevo un’anima e che per il suo cattivo esempio la mia vita aveva cominciato a vacillare. Egli fumava, beveva, andava dietro alle donne a tal punto che un giorno suggerii a mamma di abbandonare suo marito. “Tu non dovrai più continuare per lungo tempo con un uomo come lui. Sii dignitosa, fagli vedere che vali qualcosa”. E mamma risponde: “No mia cara, io soffro ma mi sacrifico perché ho sette figli e perché alfine della giornata, tuo papà dimostra di essere un buon padre; non potrei mai andarmene e separarvi da vostro padre; di più se io me ne andassi, chi pregherebbe per la sua salvezza. Io sono la sola che lo possa fare perché tutte queste pene e ferite che mi infligge, io le unisco alle sofferenze di Cristo sulla Croce. Ogni giorno dico al Signor: il mio dolore è niente in confronto della vostra Croce, così, vi prego, salvate mio marito e i miei figli”.

Da parte mia, non riuscivo a comprenderla e divenni ribelle, cominciai a prendere la difesa delle donne, ad incoraggiare l’aborto, la coabitazione ed il divorzio.

Quando venne al quinto comandamento, il Signore mi fece vedere l’assassinio orribile che avevo fatto commettendo il più orribile dei crimini: l’aborto.

Di più, io avevo finanziato diversi aborti perché io sostenevo che una donna aveva il diritto di sceglie di rimanere incinta o no. Mi fu dato da leggere nel Libro della Vita e fui profondamente mortificata, perché una ragazzina di 14 anni aveva abortito su miei consigli.

Io avevo ugualmente prodigato dei cattivi consigli a delle ragazzine tre delle quali erano mie nipoti parlando loro della seduzione, della moda, consigliando loro di approfittare del loro corpo, e dicendo loro di usare la contraccezione: Questo è una specie di corruzione dei minori che aggravava l’orribile peccato dell’aborto.

Ogni volta che viene versato il sangue di un bambino, è un olocausto a satana, che ferisce e fa tremare il Signore. Io vidi nel libro della Vita come la nostra anima si formava, al momento che il seme perviene nell’ovulo Una bella scintilla scocca, una luce che come un raggio di sole di Dio Padre. Appena il ventre della mamma è in seminato si illumina della luce dell’anima

Durante l’aborto, l’anima geme e grida per il dolore e se ne ode il grido al Cielo perché ne è scosso. Questo grido risuona ugualmente all’Inferno, ma è un grido di gioia. Quanti bambini sono uccisi ogni giorno!

E’ una vittoria dell’Inferno. Il prezzo di questo sangue innocente libera ogni volta un demone di più. Io, mi sono immersa in questo sangue e la mia anima divenne totalmente ottenebrata. In seguito a questi aborti, avevo perduto la percezione del peccato. Per me, tutto era O. K.. E che dire di tutti quei bambini a cui io avevo rifiutato la vita a causa della spirale (anticoncezionale) che utilizzavo. E così sprofondavo ancora di più nell’abisso. Come potevo affermare che io non avevo mai ammazzato!

E tutte le persone che io ho disprezzato, odiato, che non ho amato! Anche così sono stata un’assassina perché non si uccide solamente con una pallottola della pistola. Si può egualmente uccidere odiando, commettendo degli atti di cattiveria, invidiando ed essendo gelosi.

Per quel che riguarda il sesto comandamento, mio marito fu l’unico uomo della mia vita. Ma mi fu dato di vedere che ogni volta che

Mettevo in mostra il mio petto e che portavo i miei pantaloni – leopardati Io incitavo gli uomini all’impurità e li inducevo al peccato.

Di più, io consigliavo alle donne d’essere infedeli al loro marito, predicavo contro il perdono e incoraggiavo il divorzio. Realizzai allora che i peccati della carne sono terribili e condannabili anche se il mondo attuale trova accettabile che ci si comporti come degli animali.

Era particolarmente doloroso vedere come i peccati d’adulterio di mio padre avevano ferito i suoi figli.

I miei tre fratelli divennero delle copie conforme al loro padre, donnaioli e bevitori, incoscienti del torto che facevano ai loro figli. Ecco perché mio padre piangeva con tanto dispiacere constatando che il cattivo esempio che aveva dato s’era ripercosso su tutti i suoi figli.

Quanto al settimo comandamento, - non rubare -., io che mi giudicavo onesta, il Signore mi fece vedere il cibo era sprecato nella mia casa mentre il resto del mondo soffriva la fame. Egli mi disse: “Io avevo fame e guarda quello che tu hai fatto con quello che ti ho dato, come l’hai sprecato! Io avevo freddo e tu guarda come eri schiava della moda e delle apparenze, buttando via tanto denaro nelle diete per dimagrire.

Del tuo corpo ne hai fatto un dio!

Mi fece comprendere che io avevo una parte di colpa nella povertà del mio paese. Mi dimostrò anche che ogni volta che criticavo qualcuno, rubavo il suo onore. Sarebbe stato più facile per me rubare del denaro, perché il denaro, si può sempre restituire, ma la reputazione!... Di più io derubavo i miei figli la grazia i avere una madre tenera e piena d’amore.

Io abbandonavo i miei figli per andare nel mondo, li lasciavo davanti alla televisivo, al computer, ai video giochi; e per tacitarmi la coscienza, compravo loro dei vestiti di marca. Com’è orribile! Che immenso dispiacere!

Nel Libro della Vita si vede tutto come in un film. I miei figli dicevano: ”Speriamo che mamma non rientri troppo presto e che ci siano degli ingorghi perché è fastidiosa e brontolona”.

Infatti, io avevo rubato loro la madre, avevo rubato loro la pace che dovevo portare nella mio focolare. Non avevo insegnato l’amore di Dio né l’amore del prossimo. E’ semplice: se non amo i miei fratelli, non ho niente a che vedere con il Signore: se io non ho della compassione, io non ho niente a che vedere con Lui non più.

Ora parlerò delle false testimonianze e della menzogna perché ero diventata un’esperta nella materia. Non ci sono bugie innocenti, tutto viene da satana che è il loro padre. Le colpe che ho commesso con la lingua erano veramente spaventose.

Ho visto come ho ferito con la mia lingua. Ogni volta che io spettegolavo, che mi facevo beffe di qualcuno, o gli attribuivo un sopranome dispregiativo, io ferivo quella persona. Quanto un sopranome può far male! Io potevo complessare una donna chiamandola: “la grossa”...

Nel corso di questo giudizio sui dieci comandamenti, mi si mostrò che tutti miei peccati avevano come causa la bramosìa, questo desiderio malsano. Mi sono vista felice con tanti soldi. E il denaro divenne la mia ossessione. E’ veramente triste, perché per la mia anima il momento più terribile era stato quando avevo a disposizione molto denaro.

Io avevo anche pensato al suicidio. Avevo tanto denaro e mi sentivo sola, vuota, amara e frustrata. Questa ossessione del denaro mi allontanò dal Signore e fece sì che mi allontanai delle sue mani.

Dopo l’esame dei 10 comandamenti, il Libro della Vita mi fu mostrato. Io avrei voluto le parole adeguate per descriverlo. Il mio Libro della Vita cominciò quando le cellule dei miei genitori si unirono. Presso che immediatamente, ci fu una scintilla, una magnifica esplosione e un’anima era così formata, la mia, creata dalle mani di Dio, nostro padre, un Dio così buono! E’ veramente meraviglioso! Egli veglia su di noi 24 ore su 24. Il Suo Amore era il mio castigo perché Lui non guardava il mio corpo di carne ma la mia anima e Lui vedeva come mi allontanavo dalla salvezza.

Io vorrei anche dirvi che a quel punto ero un’ipocrita! Io dicevo ad una amica: “Sei incantevole in questo abito, ti sta così bene!” Ma io pensavo tra me e me: è un vestito grottesco, e si crede pure una regina!

Nel Libro della Vita, tutto appariva esattamente tale e quale l’avevo pensato si vede anche l'ambiente interno dell’anima. Tutte le mie menzogne erano esposte ed ognuno poteva vederle.

Marinavo sovente la scuola, perché mamma perché mamma non mi permetteva di andare dove volevo.

Per esempio, le mentivo a proposito di un lavoro di ricerca che dovevo fare alla biblioteca universitaria e di fatto, andavo invece a vedere un film porno o a bere una birra i un bar con degli amici. Quando penso che mamma ha visto sfilare la mia vita e che niente è stato dimenticato!

Il Libro della Vita è veramente bellissimo. Mia madre aveva l’abitudine di mettere nel mio cestino delle banane per il mio pranzo, pasta di guava così del latte, perché nella mia infanzia, eravamo poverissimi. Mi capitava di mangiare le banane e di buttare per terra le bucce senza pensare che qualcuno poteva scivolare su di esse e farsi male.

Il Signore mi mostrò come una persona scivolò su una delle mie bucce di banana; avrei potuto ucciderla per la mia mancanza di compassione. L’unica volta della mia vita che mi confessai con dispiacere e pentimento, quando una donna mi rese 4500 pesos in più in un negozio alimentare di Bogotà. Mio padre ci aveva insegnato l’onestà. Andando al lavoro, mentre guidavo, mi resi conto dell’errore.

“Quest’idiota m’ha dato 4500 peso in più e devo subito ritornare al suo negozio”, mi dissi. C’era un ingorgo enorme e decisi di non tornare indietro. Ma il rimorso l’avevo dentro di me ed andai a confessarmi la domenica seguente accusandomi di aver rubato 4500 pesos senza averli restituiti. Io non prestai ascolto alle parole del confessore.

Ma sapete cosa mi disse il Signore? “Tu non hai compensato questa mancanza di carità. Per te, non era che del denaro per le piccole spese, ma per quella donna che non guadagnava che il minimo, quella somma rappresentava tre giorni di nutrimento”.

Il Signore mi mostrò come ella ne soffrì, privandosi per più giorni così anche i suoi due piccoli che avevano fame.

In seguito il Signor mi fa la seguente domanda: ”Che tesori spirituali porti?”

Dei tesori spirituali? Le mie mani sono vuote!

“A cosa ti serve, aggiunse, di possedere due appartamenti, delle case e degli uffici se tu non puoi nemmeno portarmene non sarà ciò che un po’ di polvere?

Che hai fatto dei talenti che ti ho dato? Tu avevi una missione: questa missione, era quella di difendere il Regno dell’Amore, il Regno di Dio”.

Sì, avevo dimenticato che avevo un’anima, così come mi potevo ricordare che avevo dei talenti; tutto questo bene che non ho potuto fare , ha offeso il Signore.

Il Signore mi parlò ancora della mancanza d’amore e di compassione. Mi parlò ugualmente della mia morte spirituale. Sulla terra, ero viva, ma in realtà ero morta. Se voi poteste vedere cos’è la morte spirituale*! E’ come un’anima odiosa, un’anima amara e disgustata di tutto, piena di peccati e che ferisce tutto il mondo.

Io vedevo la mia anima che esteriormente, era ben agghindata e stava bene, ma interiormente era una vera fogna e la mia anima abitava nelle profondità dell’abisso. Non è strano che fossi così acre e depressa.

E il Signore mi disse: “La tua morte spirituale e cominciata quando tu hai cessato di essere sensibile al tuo prossimo”.

Io ti avvertii mostrandoti la loro miseria. Quando tu vedevi dei servizi televisivi, dei morti, dei rapimenti, la situazione dei rifugiati, tu dicevi: “povera gente, com’è triste”. Ma in realtà, ma in realtà tu provavi dolore per essi, tu non sentivi niente nel tuo cuore. Il peccato ha cambiato il tuo cuore in pietra”.

Voi non potete immaginare la grandezza del mio dolore quando il Mio Libro della Vita si richiuse.

Io avevo dispiacere per Dio, mio Padre, per essermi comportata così perchè, a riscatto di tutti i miei peccati, per la mia salvezza, di tutte le mie indifferenze e dei miei orribili sentimenti, il Signore a cercato di attendermi fino alla fine.

Mi ha inviato delle persone che ebbero una buona influenza su di me. Mi ha protetto fino ala fine. Dio mendica la nostra conversione!

Sia ben inteso, io non avrei potuto biasimarlo di condannarmi Di mia propria volontà, io scelsi come mio padre, satana, al posto di Dio. Dopo che il Libro della Vita si richiuse, mi accorsi che mi stavo dirigendo un pozzo nel cui fondo c’era una botola.

Nel mentre vi precipitavo cominciai a chiamare tutti i Santi del Cielo per salvarmi.

Voi non avte un’idea di tutti i nomi dei Santi che mi vennero in mente, a me che ero una pessima cattolica! Chiamai Sant’Isidoro o San Francesco d’Assisi e quando la mia lista finì, cadde il silenzio.

Provai allora un grande vuoto ed una pena profonda.

Pensavo che tutte le persone della terra, credevano che fossi morta in odore di santità, può essere che essi stessi s’attendessero la mia intercessione!

E guardate dove atterravo! Alzai allora gli occhi e il mio sguardo incrociò quello i mia madre. Con un grandissimo dolore gridai verso di lei: “Mamma, come ho vergogna! Sono condannata, mamma. Là dove vado, tu non mi vedrai mai più.

In quel momento una grazia magnifica le fu accordata. Ella si tendeva senza muoversi ma le sue dita si misero a puntare verso l’alto. Delle scaglie si distaccarono dolorosamente dai miei occhi: l’accecamento spirituale. Rividi allora in un istante la mia vita passata, quando un mio paziente una volta mi disse. “Dottore, voi siete troppo materialista, e un giorno voi avrete bisogno di questo: in caso di pericolo immediato, chiedete a Gesù Cristo di coprirvi del Suo Sangue, perché mai Egli vi abbandonerà. Egli pago il prezzo del Suo Sangue per voi”.

Con grandissima vergogna, mi misi a singhiozzare: “Signore Gesù, abbiate pietà di me! Perdonatemi, datemi una seconda occasione!”

E il più bel momento della mia vita mi si presenta, non ci sono parole per descriverlo. Gesù viene e mi tira fuori dal pozzo e tutte quelle orribili creature si appiattirono al suolo.

Quando mi depose, mi disse con tutto il Suo amore: “Stai per ritornare sulla terra, ti do una seconda possibilità”.

Ma precisò che non era a causa delle preghiere della mia famiglia. “E’ giusto da loro parte implorare per te.

Questo è grazie all’intercessione di tutti quelli che ti sono estranei e che hanno pianto, pregato e hanno alzato il loro cuore con un profondo amore per te”.

Vidi molte luci accendersi, come delle piccole fiamme d’amore. Io vidi delle persone che pregavano per me. Ma c’era una fiamma molto più grande, era quella che mi dava molta più luce e che brillava più d’amore.

Tentai di conoscere chi fosse questa persona. Il Signore mi disse. 2 Colui che ti ama tanto, neanche ti conosce”. Mi spiegò che quest’uomo aveva letto un ritaglio di giornale del mattino.

Era un povero paesano che abitava ai piedi della Sierra Nevada di Santa Marta ( a nord-est della Colombia). Questo pover’uomo si era recato in città per acquistare dello zucchero di canna. Lo zucchero era stato avvolto nella carta da giornale e c’era una mia foto, tutta bruciata come ero.

Come l’uomo mi vide così, senza neanche aver letto l’articolo interamente, cadde inginocchio e cominciò a singhiozzare con profondo amore. Disse: “Signore, abbiate pietà della mia piccola sorella. Signore salvatela. Se voi la salvate vi prometto che andrò in pellegrinaggio al Santuario di Buga ( che si trova nel sud-ovest della Colombia). Ma Vi prego, salvatela”.

Immaginate questo pover’uomo, non si lamentava di aver fame, e aveva una grande capacità d’amore perché si offriva di attraversare tutta una regione per qualcuno che neanche conosceva!

E il signore mi disse: “Questo è amare il suo prossimo”. E aggiunse: “ Tu sta per tornare (sulla terra) e darai la tua testimonianza non mille volte, ma mille volte mille volte.

E sventura a quelli che non cambieranno dopo aver inteso la tua testimonianza, perché essi saranno giudicati più severamente, come te quando ritornerai qui un giorno; lo stesso per i miei consacrati, i sacerdoti, perché non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”.

Questa testimonianza , fratelli e sorelle miei, non è una minaccia. Il Signore non ha bisogno di minacciarci. E’ una occasione che vi si presenta, e a Dio grazie, io ho esperimentato ciò che è necessario per vivere!

Quando qualcuno di voi morirà e si aprirà davanti a lui il suo Libro della Vita, voi vedrete tutto quanto come io l’ho visto.

E noi tutti vedremo come siamo, la sola differenza è che noi sentiremo i nostri pensieri alla presenza di Dio: La cosa più bella è che il Signore sarà di fronte a noi, mendicando ogni giorno la nostra conversione affinché diventiamo una nuova creatura con Lui, perché senza di Lui non possiamo fare niente.

Che il Signore vi benedica tutti abbondantemente.

Gloria a Dio.
LiviaGloria
00sabato 16 maggio 2009 10:34
Le lettere di berlicche
I Cristiani descrivono il Nemico come uno "senza il quale Nulla è forte". E il Nulla è assai forte: è tanto da rubare all'uomo gli anni migliori non in dolci peccati, ma in una terribile volubilità della mente che si aggira in non sa che cosa senza saperne il perchè, nell'appagamento di curiosità così deboli che ne è consapevole soltanto a metà, nel fare il tamburiello con le dita e battersi i tacchi, nello zufolare ariette che non gli piacciono, o nel lungo, oscuro labirinto di sogni privi perfino di quel piacere o di quell'ambizione che diano loro un certo gusto, ma che, una volta che un incontro fortuito abbia dato il via, la creatura è troppo debole e troppo intossicata per scrollarli da sè. Dirai che questi sono peccati veniali. Senza dubbio, come tutti i tentatori giovani, tu hai una gran voglia di poter fare un rapporto con qualche delitto spettacolare. Ma ricordati che la sola cosa che ha importanza è la distanza con la quale riuscirai a separare il giovanotto dal nemico. La piccolezza dei peccati non ha importanza, purchè il loro effetto cumulativo scacci l'uomo nel Nulla, lontano dalla Luce. Un assassinio non è migliore delle carte da gioco, se le carte riescono a fare il gioco. La strada più sicura per l'Inferno, ricordalo, è quella graduale - è il dolce pendio, il soffice suolo, senza brusche voltate, senza pietre miliari, senza indicazioni. Tuo affezionatissimo Zio. Berlicche. (Clive Staples Lewis 1898-1963, Le Lettere di berlicche, 1942)
LiviaGloria
00sabato 16 maggio 2009 10:36
il capitolo I delle Lettere di Berlicche sembra essere attinente proprio a quanto avviene in questo forum: le discussioni.

Buona lettura.


I.

Mio caro Malacoda,
ho notato quanto mi dici sull'opportunità di dirigere le
letture del paziente sottoposto alla tua cura, e di far sì
che il più spesso possibile stia in compagnia di quel suo
amico materialista. Ma non ti pare di essere un pochino
ingenuo? Le tue parole fan pensare che tu sia d'opinione
che la discussione sia il metodo per tenerlo lontano
dalle grinfie del Nemico. Avrebbe potuto essere
così se egli fosse vissuto alcuni secoli fa. A quei tempi
gli uomini avevano una coscienza ancora abbastanza
chiara di quando una cosa veniva provata e di quando
no; e, se gli argomenti erano convincenti, la credevano
veramente. Mantenevano ancora una relazione fra il pensare
e l'agire, ed erano pronti, come risultato di una
serie di ragionamenti, a mutar vita. Ma, un po' per
mezzo della stampa settimanale, un po' con altre armi,
siamo riusciti in gran parte a mutare questo stato di
cose. Il tuo giovanotto è stato abituato, fin da ragazzo,
ad avere nella testa una dozzina di filosofie irriconciliabili
fra di loro, che danzano insieme allegramente. Non
considera le dottrine come, in primo luogo, "vere" o
"false", ma come "accademiche" o "pratiche", "superate"
o "contemporanee", "convenzionali" o "audaci".

Il gergo corrente, non la discussione, è il tuo alleato migliore
per tenerlo lontano dalla chiesa. Non perder
tempo nel tentare di fargli pensare che il materialismo
è vero. Mettigli in mente che è forte, o robusto, o coraggioso
- che è la filosofia del futuro. È di questo che
si preoccupa.
(...)continua(...)
[Modificato da LettereDiBerlicche 16/10/2007 22.32]

Maura


(Clive Staples Lewis 1898-1963, Le Lettere di berlicche, 1942)
"è importante esserci, più importante condividere ma più di tutto lo è testimoniare"

"Ogni regime totalitario è iniziato con la soppressione della libertà religiosa."
LiviaGloria
00sabato 16 maggio 2009 10:38
IV.





Mio caro Malacoda,
le proposte da dilettante che appaiono nella tua ultima
lettera mi suggeriscono che è ormai tempo che ti scriva
esaurientemente sul penoso argomento della preghiera.
Avresti potuto fare a meno di dire che il mio consiglio
relativo alle sue preghiere per la madre « si è dimostrato
singolarmente sfortunato ». Non sono cose che un
nipote dovrebbe permettersi di scrivere a suo zio - e
neppure un tentatore jr al Sottosegretario di una sezione.
Quel tuo modo di fare rivela pure un desiderio
spiacevole di scaricare le responsabilità. Devi imparare
a pagare per le tue balordaggini.
La cosa migliore, se fosse possibile, sarebbe di tenere
il paziente completamente lontano da qualsiasi seria intenzione
di pregare. Quando il paziente è un adulto riconvertito
da poco al partito del Nemico, come il tuo
giovanotto, la cosa migliore è di incoraggiarlo a ricordare,
o di fargli pensare che ricorda il modo pappagallesco
con il quale pregava quand'era fanciullo. Come
reazione a ciò lo si potrebbe persuadere a tendere a
qualcosa che sia del tutto spontaneo, interiore, non formalistico,
non regolarizzato. Ciò, per un principiante
come lui, significherebbe di fatto uno sforzo per produrre
in se stesso un umore vagamente devoto in cui
non avrebbe parte alcuna la vera concentrazione della
volontà e dell'intelletto. Uno dei loro poeti, il Coleridge,
ha lasciato scritto che egli non pregava « movendo le
labbra e piegati i ginocchi », ma semplicemente con
« lo spirito composto nell'amore » e indulgendo a « un
sentimento di supplica ». Esattamente il genere di preghiera
che vogliamo noi. E dal momento che esso presenta
una rassomiglianza superficiale con la preghiera
del silenzio praticata da coloro che sono assai progrediti
nel servizio del Nemico, pazienti intelligenti e pigri possono
venire irretiti da un tal genere di orazione per un
tempo considerevole. Almeno li si può convincere che
la posizione del corpo non ha influenza alcuna sulle loro
preghiere; poiché essi dimenticano costantemente ciò
che tu devi sempre ricordare, vale a dire che sono animali
e che qualunque cosa i loro corpi facciano incide
sulle loro anime.

È buffo che i mortali ci rappresentino
sempre come esseri che mettono loro in testa questa o
quella cosa: in realtà il nostro lavoro migliore consiste
nel tenere le cose fuori della loro testa.
Se questo non riesce, devi ripiegare sopra un più sottile
indirizzo sbagliato della sua intenzione. Ogni volta
che essi stanno servendo direttamente al Nemico noi
siamo sconfitti, ma vi sono molte maniere per impedire
loro di farlo. La più semplice è di stornare il loro sguardo
da Lui verso loro stessi.

Fa' in modo che si preoccupino
della loro mente tentando di suscitarvi sentimenti
per mezzo della volontà. Quando avessero intenzione di
chiedere a Lui la carità, fa' in modo, invece, che comincino
a tentare di fabbricarsi da sé sentimenti caritatevoli
senza aver coscienza di ciò che stanno facendo. Quando
avessero l'intenzione di pregare per ottenere il coraggio,
fa' in modo che di fatto si sforzino di sentirsi coraggiosi.
Quando dicono che stanno pregando per
ottenere il perdono, fa' in modo che si sforzino di sentirsi
perdonati. Insegna loro a stimare il valore di ciascuna
preghiera a seconda del successo di essa nel produrre
il sentimento desiderato. E che non abbiano mai il sospetto
che un successo o un insuccesso di quel genere
dipendono in gran parte dal fatto che in quel momento
si sentono bene o si sentono male, sono pieni d'energia
oppure stanchi.
Ma è chiaro che nel frattempo il Nemico non starà
in ozio. Dove c'è preghiera c'è il pericolo della sua azione
immediata. Egli è cinicamente indifferente alla dignità
della Sua posizione, e della nostra, come puri spiriti,
e agli animali umani che si mettono in ginocchio.
Egli riserva la conoscenza di se stessi senz'alcun ritegno.
Ma, dato pure che riesca a sconfiggere il tuo primo tentativo
di direzione sbagliata, noi possediamo un'arma
più sottile. Gli esseri umani non partono da quella percezione
diretta di Lui che noi, sfortunatamente, non
possiamo evitare. Essi non hanno mai conosciuto quella
orrenda luminosità, quel bagliore lacerante e bruciante
che forma lo sfondo del dolore perenne della nostra vita.
(...)
Ma di qualsivoglia
natura sia quell'oggetto composto, bisogna che
egli si fissi nel pregare ad esso — a quella cosa che egli
stesso ha fatto, non alla Persona che ha fatto lui, che
lo ha fatto uomo. Puoi giungere fino a incoraggiarlo a
dare grande importanza alla correzione e al miglioramento
dell'oggetto composto, e al tenerlo sempre fisso
davanti all'immaginazione durante tutto il tempo della
preghiera. Poiché, se mai giunge a fare la distinzione,
se mai, con piena avvertenza, 'dirige le sue preghiere
« non a ciò che io penso che tu sia, ma a ciò che tu sai
di essere », la nostra situazione diventa, per quel momento,
disperata. Una volta che tutti i suoi pensieri e
tutte le sue immagini vengono cacciate da parte, o, se
ancora ritenute, ritenute con la piena cognizione della
loro natura puramente soggettiva, mentre pone la sua
fiducia in quella Presenza perfettamente reale, esterna,
invisibile, là nella stanza con lui, e che egli non conoscerà
mai come invece viene conosciuto da essa - be',
allora è proprio il momento che può capitare l'incalcolabile.
Nel lavoro onde evitare codesta situazione - codesta
vera nudità dell'anima in preghiera — sarai aiutato
dal fatto che gli stessi uomini non la desiderano tanto
quanto suppongono. Sì, esiste quella cosa che consiste
nell'ottenere più di quanto s'è contrattato!
Tuo affezionatissimo zio


Berlicche
[Modificato da LettereDiBerlicche 23/10/2007 21.53]

Maura


(Clive Staples Lewis 1898-1963, Le Lettere di berlicche, 1942)
"è importante esserci, più importante condividere ma più di tutto lo è testimoniare"

"Ogni regime totalitario è iniziato con la soppressione della libertà religiosa."
LiviaGloria
00sabato 16 maggio 2009 10:42
XXVII.


(...)
Egli aggiungerebbe che il tempo di una data giornata
può essere fatto risalire, attraverso le sue cause,
alla originaria creazione della materia stessa - così che
tutto l'affare, sia dalla parte dell'uomo sia da quella della
materia, è stabilito "dal principio". Ciò che invece
dovrebbe dire è, naturalmente per noi, evidente: che
cioè il problema di adattare un tempo particolare a particolari
preghiere è la semplice apparizione in due punti
della sua maniera temporale di percezione, del problema
totale di adattare l'intero universo spirituale all'intero
universo corporeo; che la creazione opera nella sua
interezza in ogni punto dello spazio e del tempo, o piuttosto
che il loro genere di consapevolezza li obbliga ad
affrontare l'atto creativo, intero e che basta a sé, come
una serie di eventi successivi. Ver che quell'atto creativo
lasci spazio per il loro libero arbitrio è il problema dei
problemi, il segreto dietro il nonsenso del Nemico intorno
"all'amore". Come, poi, avvenga non è per nulla un
problema;- poiché il Nemico non prevede gli esseri umani
che danno i loro liberi contributi in un futuro, ma li
vede agire così nel Suo illimitato ora. Ed è evidente che
osservare un uomo fare una cosa non è fargliela fare.
Si potrebbe rispondere che alcuni scrittori umani che
s'impicciano di tutto, soprattutto Boezio, hanno svelato
questo segreto. Ma nel clima intellettuale che siamo finalménte
riusciti a produrre per tutta l'Europa occidentale,
non bisogna preoccuparsi di ciò. Soltanto i dotti
leggono i libri vecchi e noi abbiamo trattato i dotti in
tale maniera che, di tutti gli uomini, essi sono quelli che
con minore probabilità diverranno più saggi, facendolo.
Siamo riusciti a ciò inculcando il "punto di vista storico".
Il "punto di vista storico" significa, in poche parole,
che quando un uomo dotto incontra una qualsiasi
affermazione in un libro vecchio, la domanda che non
si farà mai è se tale affermazione sia vera. Si chiede chi
ha fatto sentire il suo influsso sul vecchio scrittore, e
fino a qual punto l'affermazione s'accorda con ciò che
ha detto in altri libri, e quale fase esso illustra nello
sviluppo dell'autore, o nella storia generale del pensiero,
e come incise su scrittori più recenti, e se è stato
spesso capito male (particolarmente dai colleghi dell'uomo
dotto), e quale è stata la tendenza generale della
critica negli ultimi dieci anni, e quale è lo "stato attuale
della questione". Considerare l'antico scrittore come
una possibile fonte di conoscenza - anticipare che ciò
che egli disse potrebbe possibilmente modificare i tuoi
pensieri o il tuo modo di comportarti - sarebbe rigettato
come segno di un'indicibile semplicità di mente.
E dal momento che noi non possiamo imbrogliare l'intera
razza umana per tutta la lunghezza del tempo, ci è
di suprema importanza tagliare ogni generazione fuori
da tutte le altre. Dove infatti la cultura commercia liberamente
fra le età sorge sempre il pericolo che gli errori
caratteristici di una possano venir corretti dalle verità
caratteristiche di un'altra. Ma grazie a Nostro Padre e
al "punto di vista storico", i grandi studiosi sono nu-
triti di passato tanto poco quanto la maggior parte degli
zotici ignoranti che sostengono che « la storia son tutte
balle ».
Tuo aftezionatissimo zio
Berlicche
[Modificato da LettereDiBerlicche 27/10/2007 17.07]

Maura


(Clive Staples Lewis 1898-1963, Le Lettere di berlicche, 1942)
"è importante esserci, più importante condividere ma più di tutto lo è testimoniare"
LiviaGloria
00sabato 16 maggio 2009 10:56
Mio caro Malacoda,
dunque tu « nutrì grandi speranze che la fase religiosa
del paziente stia morendo »? Io sono sempre stato d'opinione
che la scuola di tirocinio fosse bell'e spacciata da
quando Ciriatto Sannuto vi fu messo a capo, e ora ne
sono sicuro. Non v'è mai stato nessuno che t'ha detto
qualcosa sulla legge dell'Ondulazione?
Gli esseri umani sono anfibi - mezzo spirito e mezzo
animale. (La risoluzione del Nemico di produrre un
ibrido talmente ributtante fu una delle cose che decisero
Nostro Padre a ritirargli il suo appoggio.) Come
spiriti essi appartengono al mondo dell'eternità, ma come
animali sono abitatori del tempo. Ciò significa che,
mentre il loro spirito può essere diretto verso un oggetto
eterno, il loro corpo, le passioni e l'immaginazione
sono in continuo divenire, poiché essere nel tempo significa
mutare. Perciò la cosa che più li avvicina alla
costanza è l'ondulazione - cioè il ripetuto ritorno a un
livello dal quale ripetutamente si allontanano, una serie
di depressioni e di elevazioni. Se tu avessi osservato
attentamente il tuo paziente avresti scorto quest'ondulazione
in ogni settore della sua vita - l'interesse per
il lavoro, l'affetto verso gli amici, gli appetiti fisici, tutto
va su e giù. Finché egli vivrà sulla terra periodi di ric-
chezza e di vivacità emotiva e corporale si alterneranno
a periodi di torpore e di povertà. La fase di aridità e di
ottusità che il tuo paziente sta ora attraversando non
sono, come tu scioccamente supponi, effetto della tua
abilità; sono puri fenomeni naturali che non ci apporteranno
utilità alcuna, a meno che tu non li sappia
usar bene.
Per decidere quale sia il miglior uso che ne puoi fare,
devi chiederti qual è l'uso che desidera farne il Nemico,
e poi agire all'opposto. Ora, può essere per te una sorpresa
venire a sapere che nei suoi sforzi di impossessarsi
per sempre di un'anima, Egli si basa sulle depressioni
ancor più che sulle elevazioni. Alcuni dei suoi speciali
favoriti sono passati attraverso depressioni più lunghe
e più profonde di qualsiasi altro. La ragione è questa.
Per noi un essere umano è innanzi tutto cibo; nostro
scopo è l'assorbimento della sua volontà nella nostra,
l'aumento, a sue spese, della nostra area di egoismo.
Ma l'obbedienza che il Nemico chiede all'uomo è cosa
del tutto diversa. Bisogna guardare in faccia al fatto
che tutto quel parlare intorno al Suo amore per gli uomini,
e intorno al Suo servizio come perfetta libertà,
non è (come si vorrebbe allegramente credere) pura propaganda,
ma una terribile verità. Egli vuole proprio
riempire l'universo di una quantità di nauseanti piccole
imitazioni di Se stesso - creature la cui vita, in miniatura,
sarà qualitativamente come la Sua, non perché
Egli li assorbirà, ma perché le loro volontà si conformeranno
liberamente alla Sua. Noi vogliamo mandrie
che finiranno per diventare cibo; Egli vuole servi che
diverranno infine, figliuoli. Noi vogliamo assorbire, Egli
vuol concedere in abbondanza. Noi siamo vuoti e vorremmo
riempirci; Egli possiede la pienezza e trabocca.
La nostra guerra ha per scopo un mondo nel quale il
Nostro Padre Laggiù abbia attratto in sé tutti gli altri
esseri; il Nemico vuole un mondo pieno di esseri uniti
a Lui, ma sempre distinti.

Maura


(Clive Staples Lewis 1898-1963, Le Lettere di berlicche, 1942)
"è importante esserci, più importante condividere ma più di tutto lo è testimoniare"

"Ogni regime totalitario è iniziato con la soppressione della libertà religiosa."
LiviaGloria
00sabato 16 maggio 2009 10:58
Mio caro Malacoda,
spero che la mia ultima lettera t'abbia convinto che la
fase depressiva di ottusità o di "aridità" che il tuo paziente
sta ora attraversando non ti può dare, per se stessa,
la sua anima, ma deve essere sfruttata convenientemente.
Ora voglio considerare le forme che dovrebbe
prendere lo sfruttamento.
In primo luogo ho sempre visto che il periodo di
depressione dell'ondulazione umana offre un'occasione
eccellente per tutte le tentazioni sensuali in particolar
modo per quelle che hanno relazione col sesso. Ciò può
recarti sorpresa perché, naturalmente, l'energia fisica,
e perciò l'appetito potenziale sono maggiori nei periodi
dell'elevazione che non in quelli della depressione; ma
devi ricordare che allora anche le forze della resistenza
sono al massimo grado. La salute e la vivacità che tu
hai bisogno di usare nel produrre la libidine, possono
anche, ahimè! essere usati molto facilmente per il lavoro,
o per il giuoco, per il pensiero, per un divertimento
innocuo. L'attacco ha una ben più grande possibilità
di successo quando tutto il mondo interiore dell'uomo
è grigio, freddo, vuoto. E si deve inoltre notare
che la sessualità della depressione possiede una qualità
sottilmente diversa da quella della elevazione - che vi
sono minori probabilità di dirigerla a quel fenomeno
d'acqua e di latte che gli umani chiamano "essere innamorati",
che si può molto più facilmente trascinare alla
perversione, che è molto meno contaminata da quelle
qualità concomitanti, generose e colme d'immaginazione
e perfino di spiritualità, che spesso rendono la sessualità
umana fonte di tante disillusioni. Lo stesso avviene con
desideri della carne d'altro genere. È molto più probabile
che tu riesca a fare un ubriacone del tuo giovanotto
spingendolo al bere come a un qualcosa di anodino
quando è stanco e insensibile che non incoraggiandolo
a usarne come di un mezzo per stare allegro con i suoi
amici quando è felice ed espansivo. Non dimenticare
mai che quando stiamo trattando con il piacere, con
qualsiasi piacere, nella sua forma sana e normale e soddisfacente,
siamo, in un certo senso, sul terreno del Nemico.
So benissimo che abbiamo guadagnato un buon
numero di anime attraverso il piacere. Tuttavia il piacere
è un'invenzione Sua, non nostra. I piaceri li ha inventati
Lui. Finora tutte le nostre ricerche non ci hanno
reso capaci di produrne neppure uno. Tutto quanto ci
è dato di fare è di incoraggiare gli umani a servirsi dei
piaceri che il Nemico ha prodotto, nei tempi, o nei modi,
o nella misura che gli ha proibito. Per cui noi ci
sforziamo sempre di allontanare dalla condizione naturale
del piacere per far scivolare in quella che è meno
naturale, che ha meno l'odore del suo Fattore, e che è
meno piacevole. La formula è questa: una brama che
aumenta continuamente per un piacere che continuamente
diminuisce. È più sicuro; ed è stile migliore. Impossessarsi
dell'anima dell'uomo e non dargli nulla in
cambio - ecco ciò che riempie veramente di gioia il
cuore di Nostro Padre. E i momenti di depressione sono
i momenti nei quali cominciare il processo.
Ma v'è una maniera ancora maggiore per sfruttare la
depressione: fare in modo che l'ammalato ci pensi. Come
sempre, il primo passo consiste nel tener lontano
dalla sua mente la conoscenza. Non bisogna permettere
che abbia neppure un sospetto sulla legge dell'ondulazione.
Fagli credere che i primi ardori della sua conversione
si sarebbe potuto attendersi che continuassero, e
che avrebbero dovuto continuare, e che la sua attuale
aridità è anch'essa una condizione permanente. Una volta
che gli si sia ben fissata nella mente codesta concezione
errata, puoi continuare in vari modi. Tutto dipende
dalla classe alla quale appartiene il tuo uomo. Può
appartenere alla classe di coloro che facilmente si scoraggiano
e quindi essere preso da disperazione, oppure
alla classe di quelli che sono pieni di desideri, ai quali
si può infondere la sicurezza che tutto va bene. La prima
classe si fa sempre più smilza fra gli esseri umani. Se per
caso il tuo ammalato vi appartenesse, allora tutto è facile.
Le sole cose da farsi sono di non fargli incontrare
cristiani sperimentati (compito facile oggigiorno), di guidare
la sua attenzione ai brani adatti della scrittura, e
poi di metterlo al lavoro nell'impresa disperata di risentire
i suoi vecchi sentimenti unicamente con la forza della
volontà, e il gioco è vinto. Se invece è un tipo speranzoso
il tuo lavoro consisterà nel farlo star tranquillo
nella bassa temperatura del suo presente stato di spirito
e di assuefarlo a poco a poco, infondendo la persuasione
che dopo tutto la temperatura non è poi tanto bassa.
In una settimana o due gli metterai il dubbio che forse
nei primi giorni della sua vita cristiana egli era un pochino
eccessivo. Parlagli della "moderazione in tutto".
Se ti accadrà di condurlo al punto di pensare che "la
religione, sì, va bene, ma fino a un certo punto", potrai
sentirti felicissimo nei riguardi della sua anima.
(...)
[Modificato da LettereDiBerlicche 19/11/2007 23.18]

Maura


(Clive Staples Lewis 1898-1963, Le Lettere di berlicche, 1942)
"è importante esserci, più importante condividere ma più di tutto lo è testimoniare"
LiviaGloria
00sabato 16 maggio 2009 11:01
X


Mio caro Malacoda,
ho saputo con grande piacere da Scarmiglione che il tuo
paziente ha fatto alcune conoscenze molto desiderabili
e che pare che tu abbia adoperato codesto nuovo evento
in maniera veramente promettente. Mi sembra di capire
che quei coniugi di mezz'età che gli hanno fatto visita
nel suo ufficio sono proprio quel genere dì persone che
noi desideriamo che egli conosca - ricche, eleganti, superficialmente
intellettuali, e brillantemente scettiche intorno
a ogni cosa che v'è nel mondo. Mi par di capire
che siano perfino vagamente pacifisti, non per motivi morali,
ma per un'inveterata abitudine di minimizzare tutto
ciò che interessa la gran massa dei loro simili e per
uno spruzzo di comunismo puramente di moda e letterario.
Egregiamente! E pare anche che tu abbia fatto
buon uso di tutta la sua vanità sociale, sessuale e intellettuale.
Fammi sapere qualcosa di più. Si è compromesso
molto? Non voglio dire a parole. V'è un gioco
sottile di sguardi, di toni, di riso, con il quale un mortale
può far sottintendere che egli appartiene allo stesso
partito di coloro con i quali sta parlando. Questo è il
genere di tradimento che dovresti incoraggiare, perché
il tuo giovanotto non lo comprende proprio bene nep-
pure lui; e quando giungerà a comprenderlo tu gli avrai
reso difficile il retrocedere.
Senza dubbio capirà molto presto che la sua fede è
in diretta opposizione ai principi sui quali si basa tutta
la conversazione coi suoi nuovi amici. Non credo che ciò
sia molto importante, purché tu riesca a convincerlo a
posporre ogni esplicito riconoscimento di questo fatto;
cosa molto facile a ottenersi, con l'aiuto della vergogna,
dell'orgoglio, della modestia e della vanità. Finché lo
stato d'attesa dura egli si troverà in una posizione falsa.
Starà in silenzio quando dovrebbe parlare e riderà quando
dovrebbe stare in silenzio. Dimostrerà, dapprima solo
con il modo di fare, ma presto anche a parole, ogni
sorta di atteggiamenti cinici e scettici che in realtà non
sono suoi. Ma se lo saprai giocar bene, potranno diventare
suoi. Tutti i mortali tendono a diventare ciò che
pretendono di essere. È una cosa elementare. Il problema
veramente importante è come prepararsi al contrattacco
del Nemico.
Per prima cosa bisogna differire il più tardi possibile
il momento nel quale egli s'accorga che questo nuovo
piacere è una tentazione. E, poiché i servi del Nemico
hanno predicato per duemila anni del "Mondo" come
di una delle grandi tentazioni tipo, ti sembrerà difficile
farlo. Ma, per fortuna, negli ultimi decenni ne hanno
parlato pochissimo. Negli scritti moderni dei cristiani,
quantunque vi legga molto (anzi più di quanto mi piaccia)
intorno a Mammona, scorgo ben poco degli antichi
moniti sulla vanità del mondo, sulla scelta degli amici,
sul valore del tempo. Il tuo ammalato probabilmente
classificherebbe tutto ciò come "puritanesimo" — e mi
piace farti notare, per transenna, che il valore che abbiamo
dato a quel termine è uno dei più sicuri trionfi
che abbiamo ottenuto in questi ultimi' cent'anni. Per
suo mezzo riscattiamo ogni anno centinaia di esseri umani
dalla temperanza, dalla castità, e dalla sobrietà della
vita.
Presto o tardi, ad ogni modo, gli si presenterà chiara
la vera natura dei suoi nuovi amici, e allora la tua tattica
dovrà adattarsi all'intelligenza del tuo paziente. Se è
uno sciocco abbastanza grosso farai in modo che comprenda
il carattere dei suoi amici soltanto quando sono
assenti. La loro presenza spazzerà poi via ogni critica.
Se si riesce in ciò, lo si può indurre a vivere, come so
che molti esseri umani vivono, due vite parallele, e per
un periodo di tempo considerevole; non soltanto sembrerà,
ma sarà di fatto un uomo diverso in ciascuno dei
circoli che frequenta. Se ciò non riesce v'è un metodo più
sottile e più divertente. Lo si può indurre a godere positivamente
nell'accorgersi che le due parti della sua vita
sono contraddittorie. Ciò, si ottiene sfruttando la sua
vanità. Gli si può insegnare a godere di inginocchiarsi
la domenica presso il suo droghiere proprio perché egli
ricorda che il droghiere non ha neppure la possibilità
di capire il mondo urbano scanzonato con il quale egli
si è intrattenuto il sabato sera; e, al contrario, a godere
quella conversazione pornografica e blasfema durante il
caffè con i suoi amici con tanto maggior gusto in quanto
consapevole di un mondo "più profondo", "spirituale",
che c'è nel suo intimo, e che essi non comprendono.
Tu capisci di che si tratta. I suoi amici mondani lo toccano
da una parte e il droghiere dall'altra, mentre lui è
l'uomo completo, equilibrato, complesso, che li comprende
tutti a fondo. Così, mentre si comporterà da traditore
in permanenza di almeno due gruppi di persone,
proverà invece di vergogna, una continua segreta corrente
di compiacimento di sé. Da ultimo, se tutto il resto
non otterrà nessun effetto, lo potrai convincere, sfi-
dando la coscienza, a continuare a frequentare i nuovi
conoscenti, adducendo come pretesto che, in qualche
modo non ben definito, egli sta facendo del "bene" a
questa gente, per il solo fatto di bere i loro cocktail e
di ridere alle loro arguzie, e che troncare questo modo
di comportarsi sarebbe "far lo schizzinoso", essere "intollerante",
e (naturalmente) "puritano".
Nel frattempo prenderai naturalmente la precauzione
ovvia di far sì che questo nuovo sviluppo lo induca a
spendere più di quanto può disporre e a trascurare il
suo lavoro e sua madre. La gelosia, l'allarme di costei,
la crescente evasività e villania da parte di lui, saranno
un elemento impagabile per l'aggravamento della tensione
domestica.

Tuo affezionatissimo zio

Berlicche

Maura


(Clive Staples Lewis 1898-1963, Le Lettere di berlicche, 1942)
"è importante esserci, più importante condividere ma più di tutto lo è testimoniare"

"Ogni regime totalitario è iniziato con la soppressione della libertà religiosa."
LiviaGloria
00sabato 16 maggio 2009 11:04
umiltà
XIV

(...)

Il tuo paziente è diventato umile; glielo hai fatto notare? Tutte
le virtù sono per noi meno formidabili una volta che
l'uomo è consapevole di possederle, ma ciò è vero in
modo particolare dell'umiltà. Sorprendilo nel momento
che ha lo spirito veramente depresso, e contrabbanda
nella sua mente la riflessione consolante: « Per Giove!
ma io sono umile! » e quasi immediatamente l'orgoglio
- l'orgoglio della sua stessa umiltà - farà la sua apparizione.
Se s'accorge del pericolo e tenta di soffocare codesta
nuova forma d'orgoglio, fallo inorgoglire del sue
, tentativo — e così di seguito, per tutte le fasi che vorrai.
Ma non tentare ciò per troppo lungo tempo, perché c'è
I pericolo di svegliare in lui il senso dell'umorismo e del-
la proporzione. Nel qual caso ti riderà in faccia, e se
ne andrà a dormire.
Ma vi sono altre materie utili per fissargli l'attenzione
sulla virtù dell'Umiltà. Per mezzo di questa virtù il
nostro Nemico vuol stornare l'attenzione dell'uomo dal
proprio io per volgerla verso di Sé e verso il prossimo.
Tutta l'abiezione e l'odio di sé vengono diretti, in fin
dei conti, a questo scopo; e, fin quando non lo raggiungono,
ci possono recare poco danno. Possono perfino
esserci utili, se tengono l'uomo preoccupato, di sé, e,
soprattutto, se il disprezzo per la propria persona può
venir preso come punto di partenza per il disprezzo
della persona degli altri, e di conseguenza per la musoneria,
il cinismo, e la crudeltà.

Bisogna perciò che tu nasconda al paziente il vero
scopo dell'Umiltà. Non deve ritenerla dimenticanza di
sé, ma una certa opinione (cioè una bassa opinione) dei
suoi talenti e del suo carattere. Mi pare che alcuni talenti
li abbia davvero. Piantagli in mente l'idea che
l'umiltà consiste nello sforzarsi di credere che quei talenti
valgono meno di quanto egli crede che valgano.
Senza dubbio è vero che di fatto valgono meno di quanto
crede, ma ciò non ha importanza. Ha invece importanza
fargli valutare un'opinione per un aspetto diverso
dalla verità, introducendo in tal modo un elemento di
disonestà e di pretesa nel cuore di ciò che altrimenti minaccia
di diventare una virtù. Con questo metodo migliaia
di uomini sono stati indotti a pensare che l'umiltà
significa donne carine che si sforzano di credersi brutte
e uomini intelligenti che si sforzano di credersi sciocchi.
E poiché quanto si sforzano di credere può essere, in
qualche caso, una lampante assurdità, essi non possono
riuscire a crederlo e noi abbiamo l'occasione di far girar
la loro mente in un continuo giro su se stessa nello
sforzo di raggiungere l'impossibile. Al fine di prevenire
la strategia del Nemico dobbiamo considerare i suoi
scopi. Ciò che il Nemico vuole è di portare l'uomo a
uno stato mentale nel quale egli possa concepire la miglior
cattedrale del mondo, e sapere che si tratta della
migliore, e goderne, senza essere più (o meno) o altrimenti
contento di averla fatta lui, che se fosse stata fatta
da un altro. Il Nemico vuole che, alla fine, egli sia
libero da ogni pregiudizio in suo favore, talmente libero
da saper godere dei suoi propri talenti con la stessa
franchezza e la stessa gratitudine che dei talenti del suo
prossimo o della levata del sole, o di un elefante, o di
una cascata. Vuole che, in fin dei conti, ogni uomo sia
in grado di riconoscere tutte le creature (perfino se stesso)
come cose gloriose ed eccellenti. Vuole distruggere
al più presto il loro amor proprio naturale; ma la Sua
lungimirante politica consiste nel fatto, temo, di ridonare
loro un nuovo genere di amor proprio - una carità
e una gratitudine per tutte le persone, compresa la
propria. Quando avranno veramente imparato ad amare
il prossimo come se stessi, sarà loro permesso di amare
se stessi come il prossimo. Non dobbiamo mai dimenticare
ciò che è il tratto repellente e inesplicabile
del nostro Nemico: Egli ama veramente quei bipedi
spelati che ha creato e sempre restituisce con la destra
ciò che ha tolto con la sinistra.
Tutto il suo sforzo consisterà dunque nel tener la
mente dell'uomo del tutto lontana dall'argomento del
suo valore. Preferisce che l'uomo si creda un grande
architetto e un grande poeta, e poi se ne dimentichi,
anziché egli spenda molto tempo e molta fatica nello
sforzarsi di essere un architetto o un poeta da nulla.

Maura


(Clive Staples Lewis 1898-1963, Le Lettere di berlicche, 1942)
"è importante esserci, più importante condividere ma più di tutto lo è testimoniare"

"Ogni regime totalitario è iniziato con la soppressione della libertà religiosa."
LiviaGloria
00sabato 16 maggio 2009 11:10
cause
Non ho dimenticato la promessa di considerare se
dobbiamo fare del tuo paziente un estremo patriota o
un estremo pacifista. Tutti gli estremi, eccetto la estrema
devozione al Nemico, sono da incoraggiarsi. Non
sempre, naturalmente, ma sì in questo periodo. Alcune
età sono tiepide e compiacenti, ed è nostro affare cullarle
in un sonno ancor più profondo. Altre età, delle
quali la presente è una, sono squilibrate e pronte alla
faziosità, e allora il nostro compito è di eccitarle. Qualsiasi
piccola cricca, tenuta insieme da qualche interesse
che gli altri ignorano o che dispiace, tende a sviluppare
nel suo seno un'ammirazione reciproca, da serra, e verso
il mondo esterno un bel po' d'orgoglio e di odio ai quali
si concede senza vergogna perché la "Causa" ne è
garante e perché si pensa che quel sentimento sia impersonale.
Perfino qualora il gruppetto abbia avuto origine
per gli scopi del Nemico tutto quanto ho detto rimane
vero. Noi vogliamo che la chiesa sia piccola non
solo perché meno uomini conoscano il Nemico, ma anche
perché quanti lo conoscono acquistino quell'intensità
agitata e quel senso difensivo della propria rettitudine
che è la caratteristica delle società segrete e della
cricca. La chiesa stessa è, naturalmente, difesa da grosse
batterie, e finora non siamo mai riusciti completamente
a darle tutte le caratteristiche di una fazione; ma fazioni
secondarie nel suo seno hanno prodotto spesso risultati
ammirevoli, dai partiti di Paolo e di Apollo a Corinto,
giù giù fino ai partiti della Chiesa Alta e della Chiesa
Bassa in Inghilterra.

Se si riuscirà a indurre il tuo paziente a rifiutarsi di
combattere per motivi di coscienza, egli si troverà automaticamente
membro di una società piccina, vocale, organizzata
e impopolare, e gli effetti di una tale posizione,
in uno che è ancor novellino nel cristianesimo,
saranno quasi certamente buoni. Ma soltanto quasi certamente.
Ha mai avuto dubbi seri sulla legittimità di
servire in una guerra giusta prima che s'iniziasse la
guerra presente? È un uomo che possiede un grande
coraggio fisico - tanto grande che non verrà assalito da
semiavvertite apprensioni rispetto ai veri motivi del suo
pacifismo? Può, qualora si trovasse vicinissimo all'onestà
(nessun essere umano le è mai molto vicino), può
sentirsi senz'altro convinto d'essere spinto completamente
dal desiderio di obbedire al Nemico? Se è un
uomo di questo genere il suo pacifismo non ci farà probabilmente
gran che bene,, e il Nemico lo proteggerà
dalle conseguenze che solitamente derivano dal fatto di
appartenere a una setta. Il miglior piano che, in tal caso,
potresti scegliere sarebbe di tentare una crisi emotiva
subitanea e confusa, dalla quale egli possa emergere come
un inquieto convertito al patriottismo. Spesso si
riesce in cose di questo genere. Ma se è il tipo che mi
pare sia, tenta il pacifismo.

Qualunque strada egli prenda, il tuo compito principale
sarà sempre lo stesso. Incomincia con il fargli
trattare il patriottismo o il pacifismo come parte della
sua religione. Poi, sotto l'influsso dello spirito di partigianeria,
fa' in modo che lo consideri come la parte principale.
Poi, senza chiasso e per gradi, curalo in maniera
da portarlo al livello nel quale la religione diviene soltanto
una parte della "Causa", nel quale il cristianesimo
è valutato principalmente per gli argomenti eccellenti
che può produrre in favore dello sforzo bellico britannico
o del pacifismo. L'atteggiamento dal quale è necessario
che tu lo difenda è quello nel quale gli affari temporali
vengono trattati soprattutto come materiale per
l'obbedienza. Una volta che sarai riuscito a fare del
Mondo il fine e della fede un mezzo, avrai quasi guadagnato
il tuo uomo, e poco importa il genere dello scopo
mondano al quale tenderà. Una volta che i comizi, gli
opuscoli, le mosse politiche, i movimenti, le cause, e le
crociate, saranno per lui più importanti delle preghiere
e dei sacramenti e della carità, sarà tuo - e più sarà
"religioso" (in quel senso) e più sicuramente sarà tuo.
Te ne potrei far vedere una gabbia abbastanza piena
laggiù.

Tuo affezionatissimo zio

Berlicche









Maura


(Clive Staples Lewis 1898-1963, Le Lettere di berlicche, 1942)
"è importante esserci, più importante condividere ma più di tutto lo è testimoniare"

"Ogni regime totalitario è iniziato con la soppressione della libertà religiosa."
LiviaGloria
00sabato 16 maggio 2009 11:15
ricerche effettuate con la parola "religione"



pag. 10 - l'apparenza



Il tuo paziente, grazie al Nostro Padre Laggiù, è uno sciocco. Se uno qualsiasi di questi vicini canta con voce stonata, se ha le scarpe che gli scricchiolano, o la pappagorgia, o se porta vestiti strani, il paziente crederà con la massima facilità che perciò la loro religione dev'essere qualcosa di ridicolo. Vedi, nella fase in cui si trova al presente,
egli ha in mente una certa idea dei "cristiani", che crede sia spirituale, ma che, di fatto, è per molta parte pittoresca.
Ha la mente piena di toghe, di sandali, di corazze e di gambe nude, e il solo fatto che l'altra gente in chiesa porta vestiti moderni è per lui una seria difficoltà, quantunque, naturalmente, inconscia. Non permettere mai che venga alla superficie; non permettere che si domandi
a che cosa s'aspettava che fossero uguali. Fa' in modo che ogni cosa rimanga ora nebulosa nella sua mente, e avrai a disposizione tutta l'eternità per divertirti a produrre in lui quella speciale chiarezza che l'Inferno offre.






pag 11,12


Quanto sono venuto esponendo finora vale nella ipotesi che la gente del banco vicino non offra alcun motivo ragionevole di disillusione. È chiaro che se invece lo offrono - se il paziente sa che quella donna con quel cappellino assurdo è una fanatica giocatrice di bridge, che quel signore con le scarpe scricchiolanti è un avaro e uno strozzino - allora il compito ti sarà molto più facile. Si ridurrà a tenergli lontano dalla mente questa domanda: « Se io, essendo ciò che sono, posso in qualche senso ritenermi cristiano, per quale motivo i vizi diversi di quella gente che sta lì in quel banco dovrebbero essere una prova che la loro religione non è che ipocrisia e convenzione? ». Forse mi chiederai se è possibile tener lontano perfino dalla mente" umana un pensiero
così evidente. Sì, Malacoda, sì, è possibile! Trattalo come deve essere trattato, e vedrai che non gli passerà neppure per l'anticamera del cervello. Non è ancora stato a sufficienza con il Nemico per possedere già una vera umiltà. Le parole che ripete, anche in ginocchio, sui suoi numerosi peccati, le ripete pappagallescamente.
In fondo crede ancora che lasciandosi convertire, ha fatto salire di molto un saldo attivo in suo favore nel libro mastro del Nemico, e crede di dimostrare grande
umiltà e degnazione solo andando in chiesa con codesti "compiaciuti" vicini, gente comune. Mantiengli la mente in questo stato il più a lungo possibile.






pag. 31,32 - snaturamento


Qualunque strada egli prenda, il tuo compito principale sarà sempre lo stesso. Incomincia con il fargli trattare il patriottismo o il pacifismo come parte della sua religione. Poi, sotto l'influsso dello spirito di partigianeria, fa' in modo che lo consideri come la parte principale. Poi, senza chiasso e per gradi, curalo in maniera da portarlo al livello nel quale la religione diviene soltanto una parte della "Causa", nel quale il cristianesimo è valutato principalmente per gli argomenti eccellenti che può produrre in favore dello sforzo bellico britannico o del pacifismo. L'atteggiamento dal quale è necessario che tu lo difenda è quello nel quale gli affari temporali vengono trattati soprattutto come materiale per l'obbedienza. Una volta che sarai riuscito a fare del Mondo il fine e della fede un mezzo, avrai quasi guadagnato il tuo uomo, e poco importa il genere dello scopo mondano al quale tenderà. Una volta che i comizi, gli opuscoli, le mosse politiche, i movimenti, le cause, e le crociate, saranno per lui più importanti delle preghiere e dei sacramenti e della carità, sarà tuo - e più sarà
"religioso" (in quel senso) e più sicuramente sarà tuo.
Te ne potrei far vedere una gabbia abbastanza piena laggiù.






pag. 39,40 - religione come "fase" - (interessantissimo...)


In una settimana o due gli metterai il dubbio che forse nei primi giorni della sua vita cristiana egli era un pochino eccessivo. Parlagli della "moderazione in tutto".
Se ti accadrà di condurlo al punto di pensare che "la religione, sì, va bene, ma fino a un certo punto", potrai sentirti felicissimo nei riguardi della sua anima. Per noi una religione moderata vale quanto una religione nulla - ed è più divertente, V'è anche la possibilità di un attacco diretto alla sua fede. Una volta che sarai riuscito a fargli ritenere che il periodo di depressione è permanente, perché non potrai convincerlo che la sua "fase religiosa" sta morendosene, proprio come tutte le sue altre fasi precedenti?
Naturalmente non si può concepire che sia ragionevole passare dalla proposizione: « Sto perdendo interesse in questa cosa » alla proposizione: « Questa cosa è falsa ».
Ma, come ho già detto, è sul gergo, non sulla ragione che ti devi appoggiare. La stessa parola Fase potrà molto probabilmente raggiungere lo scopo. Ritengo che quella creatura sia passata prima attraverso molte fasi - lo hanno fatto tutte - e che si senta sempre superiore e in una posizione di compassione protettrice verso quegli stati d'animo dai quali è uscita, non proprio perché ne abbia fatto una vera critica, ma semplicemente perché sono nel passato.






pag. 93,94 - riguardo al cap XXIII penso ci sia molto da dire... Gesù Cristo è inscalfibile. Molti detrattori del cristianesimo non sono mai riusciti a demolirlo totalmente. E' interessante notare come in questo caso in epoche diverse cambi l'idea riguardo a Lui. Sarebbe molto interessante chiedersi quale sia l'idea che viene offerta dai mezzi di comunicazione di massa, il cosidetto "gergo corrente" (riguardo al "gergo corrente vedi il cap. I")


sarebbe la linea di confine fra la teologia e la politica. Diversi, fra
codesti suoi nuovi amici, sono molto sensibili alle conclusioni nel campo sociale della loro religione. In sé ciò è una brutta cosa; ma se ne può cavare del bene.
T'accorgerai che molti scrittori cristiano-politici sono d'opinione che il cristianesimo cominciò molto presto a prendere una strada sbagliata e ad allontanarsi dalla dottrina del suo fondatore. Orbene, codesta idea deve essere sfruttata da noi per incoraggiare di nuovo la concezione di un "Gesù storico" che può saltar fuori togliendo "le aggiunte e le perversioni" più recenti, e che poi si deve porre in contrasto con l'intera tradizione
cristiana. Nell'ultima generazione abbiamo promosso la costruzione di un tale "Gesù storico" sopra una falsariga liberale e umanitaria; ed ora stiamo mettendo innanzi
un nuovo "Gesù storico" su una falsariga marxistica, catastrofica, e rivoluzionaria. I vantaggi di costruzioni come queste, che abbiamo intenzione di cambiare ogni trent'anni circa, sono molteplici. In primo luogo, tendono a dirigere la devozione degli uomini verso qualcosa che non esiste, poiché ogni "Gesù storico" non è storico. I documenti dicono ciò che dicono, e non si può aggiungere loro nulla. Quindi ogni "Gesù storico" è da cavarsi da loro sopprimendo un punto ed esagerandone un altro, e per mezzo di quella specie di gioco ad indovinare {brillante è l'aggettivo che insegnamo agli uomini ad applicargli) per il quale nessuno si sentirebbe di arrischiare dieci scellini nella vita ordinaria, ma che basta per produrre una messe di nuovi Napoleoni, di nuovi Shakespeare, di nuovi Swift, nella lista autunnale di ogni editore. In secondo luogo, tutte codeste costruzioni pongono l'importanza del loro "Gesù storico" in una qualche teoria particolare che si suppone che abbia promulgato. Deve essere .un "grande uomo" nel significato moderno della frase - uno che stia alla fine di una linea di pensiero centrifuga e non equilibrata - un pazzoide che vende una panacea. In tal modo noi riusciamo a distrarre le menti degli uomini da ciò che Egli è e da ciò che fece. Dapprima lo facciamo un puro maestro, e poi nascondiamo l'accordo sostanzialissimo fra i suoi insegnamenti e quelli degli altri maestri di moralità.







pag. 99,100 - l'identità religiosa costruita non da dentro ma a partire. L'idea di appartenere ad un circolo chiuso. Brutta tentazione! Brutta idea!


Qui il successo dipende dal confonderlo. Se tenti di renderlo esplicitamente orgoglioso di essere cristiano, probabilmente farai fallimento. Gli ammonimenti del Nemico sono conosciuti troppo bene. Se, d'altra parte, lasci cadere del tutto l'idea del "noi cristiani" e gli suggerisci la compiacenza unicamente nel « suo gruppo », non produrrai in lui il vero orgoglio spirituale, ma soltanto una vanità sociale, che è, al paragone, un orpello, un peccatuccio da nulla. Tu devi fare in modo che un sottile felicitarsi si infiltri in tutti i suoi pensieri senza mai permettergli di sollevare questa domanda: « Di che cosa, precisamente, mi sto congratulando? ». L'idea di appartenere a un circolo chiuso, di far parte di un segreto, è molto dolce al suo palato. Pizzica quel nervo.
Insegnagli, usando dell'influenza di codesta ragazza quando è nei momenti di maggiore stupidità, ad assumere un'aria di divertimento per le cose che dicono gli infedeli. Alcune teorie con le quali può venire in contatto nei moderni ambienti cristiani possono dimostrarsi qui di grande aiuto; le teorie, intendo dire, che ripongono
la speranza della società in qualche circolo chiuso di "dotti", in qualche minoranza educata di teocrati. Non è affar tuo se quelle teorie sono vere o false. La cosa più importante è di fare del cristianesimo una religione misteriosa nella quale egli si senta uno degli iniziati.






pag. 101,102 - l'orrore per la "cosa vecchia" e le "mode"


Mio caro Malacoda,
la vera preoccupazione che dà il gruppo nel quale si trova il tuo paziente è di essere unicamente cristiano. Ciascuno di loro ha interessi individuali, naturalmente, ma il legame rimane il cristianesimo. Ciò che noi desideriamo, se gli uomini diventano in qualche modo cristiani, è di mantenerli in quello stato mentale che io chiamo: « Il cristianesimo e ». Sai: il cristianesimo e la crisi, il cristianesimo e la nuova psicologia, il cristianesimo e l'ordine nuovo, il cristianesimo e la ricerca psichica, il cristianesimo e il vegetarianesimo, il cristianesimo e la riforma dell'ortografia. Se devono essere cristiani siano almeno cristiani con una differenza. Sostituisci alla fede stessa qualche moda con una tinta cristiana (occhio al mio precedente post...). Lavora sul loro orrore per la cosa vecchia, sempre quella.
L'orrore per la cosa vecchia, sempre quella, è una delle passioni più importanti che abbiamo prodotto nel cuore umano - una fonte infinita d'eresie in religione, di sciocchezza nel consiglio, d'infedeltà nel matrimonio, e d'incostanza nell'amicizia. Gli esseri umani vivono nel tempo, ed esperimentano la realtà per gradi successivi.
Perciò, al fine di farne molta esperienza, devono sperimentare molte cose diverse; in altre parole devono sperimentare il cambiamento. E poiché hanno bisogno di mutamento, il Nemico (essendo in fondo al cuore un edonista) ha reso loro piacevole il cambiamento, precisamente come ha reso piacevole il mangiare. Ma poiché non desidera che essi facciano del mutamento uno scopo fine a se stesso, non più del mangiare, ha equilibrato in essi l'amore a ciò che muta con l'amore a ciò che permane. È riuscito ad accontentare entrambi i gusti insieme nel mondo stesso che ha fatto, per mezzo di quell'unione di mutazione e di permanenza che noi chiamiamo "ritmo".







pag. 116 - vecchiaia e gioventù e l'attaccamento alla terra


La verità è che il Nemico, avendo stranamente destinato questi semplici animali a vivere nel suo stesso mondo eterno, li ha tenuti lontano con un successo abbastanza ben riuscito dal pericolo di sentirsi a casa propria altrove. Questa è la ragione per la quale dobbiamo spesso desiderare che i nostri pazienti vivano a lungo; settant'anni non sono troppo per il difficile compito di districare le loro anime dal cielo e di stabilire un tenace attaccamento alla terra. Durante la giovinezza ci accorgiamo che sfuggono sempre a una tangente. Anche se riusciamo a mantenerli nell'ignoranza di una religione
esplicita, i venti della fantasia, della musica sui quali non si può far assegnamento - magari solo il volto di una fanciulla, il canto di un uccello, o uno sguardo all'orizzonte
- ci fanno saltare per aria tutta la nostra costruzione. Non si vogliono applicare con impegno a far carriera nel mondo, a stringere relazioni prudenti, e alla politica della "pelle innanzitutto". È talmente inveterato il loro appetito per il cielo che, in questa fase, il miglior metodo a nostra disposizione per attaccarli alla terra è di farli credere che la terra può venir mutata in cielo a una data futura, per mezzo della politica, o dell'eugenetica, o della "scienza", o della psicologia, o di che so io. La vera mondanità è opera del tempo assistito, naturalmente, dall'orgoglio, poiché noi insegnamo loro a chiamare buon senso o maturità o esperienza, la morte che s'avvicina strisciando. Un grande filosofo umano arrivò quasi vicino a scoprire il nostro segreto quando affermò che, dove è questione di Virtù « l'esperienza è la madre dell'illusione »; ma, grazie al mutamento di moda, e anche, naturalmente, al "punto di vista storico", abbiamo reso il suo libro in gran parte innocuo.







pag. 125,126 - uno degli spunti più interessanti. Quante volte abbiamo sentito l'espressione "guarda cosa è un realtà" riferendosi ai soli fatti fisici... Attenzione al termine "emotività"


Probabilmente le scene delle quali è ora spettatore (parla della guerra) non offriranno materiale per un attacco intellettuale contro la,sua fede - i tuoi insuccessi precedenti ti hanno reso incapace di ottenere questo. Ma c'è una specie di attacco contro le emozioni che si può ancora tentare. Consiste nel fargli sentire, quando vedrà per la prima volta brandelli d'uomo appiccicati al muro, che questo è « ciò che il mondo è in realtà » e che tutta la sua religione non è che fantasia. T'accorgerai che noi li abbiamo completamente annebbiati sul significato della parola "realtà". Si dicono fra di loro, di qualche grande esperienza: « Tutto ciò che in realtà avvenne fu che tu hai ascoltato una musica in un palazzo illuminato »; qui "realtà" significa i nudi fatti fisici, separati dagli altri elementi nell'esperienza che hanno provato di fatto. D'altra parte, diranno anche: «Va tutto bene discutere quel tuffo dall'alto mentre stai qui seduto in poltrona, ma vacci tu là, e vedrai che cosa è in realtà »: il termine "realtà" viene usato in questo caso nel significato opposto, e vuol dire non i fatti fisici (che essi già conoscono mentre stanno discutendo seduti sulla poltrona) ma l'effetto emozionale che quei fatti avranno sulla coscienza umana. Entrambe le applicazioni del termine potrebbero essere difese: ma è nostro compito fare in modo che i due vadano insieme, sicché il valore emotivo della parola "realtà" possa essere messo una volta su una parte del conto, e un'altra volta sull'altra parte, come capita che ci convenga. La regola generale che abbiamo abbastanza ben radicata fra loro è che in tutte le esperienze che possono renderli più felici o migliori, soltanto i fatti fisici sono "reali", mentre gli elementi spirituali sono "soggettivi"; in tutte le esperienze che possono dar loro un senso di depressione, o corromperli, gli elementi spirituali sono la principale realtà e ignorarli significa essere di coloro che vogliono evadere.
Così, nella nascita il sangue e il dolore sono "reali", mentre il godimento è un puro punto di vista soggettivo; nella morte il terrore e la bruttezza rivelano ciò che la morte "realmente significa". L'odiosità di una persona odiata e "reale" - nell'odio si vedono gli uomini come sono, senza pericoli d'illusioni; ma l'amabilità di una persona amata è soltanto una nebbia soggettiva che nasconde un "reale" intimo nucleo di appetito sessuale e di associazione economica. La guerra e la povertà sono "realmente" orribili; la pace e l'abbondanza puri fatti fisici sui quali avviene che gli uomini abbiano certi sentimenti. Le creature si accusano continuamente fra di loro di voler « mangiare la torta e di mantenerla intatta »: ma grazie alle nostre fatiche si trovano più spesso nella spiacevole situazione di pagare per la torta e di non mangiarla. II tuo paziente, trattato come si deve, non avrà difficoltà alcuna a considerare la sua emozione alla vista delle viscere umane come una rivelazione di "realtà", e la sua emozione alla vista di bambini felici o del bel tempo come puro sentimento.
























[Modificato da LettereDiBerlicche 12/04/2008 0.16]

Maura


(Clive Staples Lewis 1898-1963, Le Lettere di berlicche, 1942)
"è importante esserci, più importante condividere ma più di tutto lo è testimoniare"

"Ogni regime totalitario è iniziato con la soppressione della libertà religiosa."
LiviaGloria
00sabato 16 maggio 2009 11:18
VII
VII


Mio caro Malacoda,
mi fa meraviglia che tu mi chieda se sia essenziale tenere
il tuo paziente nell'ignoranza della tua esistenza.
A codesta domanda, almeno per l'attuale fase della lotta,
è già stato risposto per noi dall'Alto Comando. La
nostra politica per il momento, è di tenerci nascosti.
Naturalmente non è stato sempre così. Noi siamo di
fronte a un dilemma crudele. Quando gli esseri umani
non credono alla nostra esistenza perdiamo tutti i piacevoli
risultati del terrorismo diretto e non riusciamo
a far sorgere i fattucchieri. D'altra parte, quando credono
in noi non siamo capaci di farli diventare materialisti
o scettici. Almeno, non ancora. Ho grandi speranze
che apprenderemo, a tempo debito, il modo di
emozionalizzare e mitologizzare la loro scienza a tal
punto che ciò che è, in realtà, fede in noi (quantunque
non sotto questo nome) riuscirà a insinuarsi, mentre la
mente umana rimarrà chiusa alla fede nel Nemico. La
"Forza Vitale", l'adorazione del sesso, e alcuni aspetti
della psicanalisi, potranno qui dimostrarsi utili. Se riusciremo
a produrre il nostro capolavoro — il Mago Materialista,
l'uomo che, non usi, ma veramente adori ciò
che chiama vagamente "forze" mentre nega l'esistenza
degli "spiriti" - allora sarà in vista la fine della guerra.
Ma nel frattempo dobbiamo obbedire ai nostri ordini.
Non credo che sarà molto difficile tenere all'oscuro il
tuo paziente. Il fatto che i "diavoli" sono soprattutto
figure comiche nella fantasia moderna, ti sarà d'aiuto.
Se qualche debole sospetto della tua esistenza cominciasse
a sorgergli in mente, suggeriscigli la figura di
qualcosa vestito con il costume scarlatto, e fa' in modo
di convincerlo che dal momento che non può credere
in quella cosa (è un metodo di confondere le loro idee
che si trova in vecchi libri di testo), dal momento, adunque,
che non può credere in quella cosa, non può credere
in te.
(...)



pare incredibile che quest'opera sia stata scritta nel 1942 eppure sembra parlare di certe dottrine "contemporanee" (non tutte, non generalizziamo...)
[Modificato da LettereDiBerlicche 26/05/2008 21.15]

Maura


(Clive Staples Lewis 1898-1963, Le Lettere di berlicche, 1942)
"è importante esserci, più importante condividere ma più di tutto lo è testimoniare"

"Ogni regime totalitario è iniziato con la soppressione della libertà religiosa."
LiviaGloria
00sabato 16 maggio 2009 11:21
XII


Mio caro Malacoda,
è evidente che stai facendo un meraviglioso progresso.
L'unico mio timore è che nel tentativo di far affrettare
il paziente, tu non lo risvegli al senso della posizione
reale. Tu ed io, che vediamo la posizione com'è in realtà,
non dobbiamo mai dimenticare che a lui essa appare
totalmente differente. Noi sappiamo d'avere già introdotto
un cambiamento di rotta nel suo corso, un cambiamento
che lo sta già trasportando fuori della sua
orbita intorno al Nemico; ma bisogna far sì che egli si
immagini che tutte le decisioni che hanno effettuato
questo cambiamento di rotta sono triviali e revocabili.
Non gli si deve permettere di nutrire il sospetto che
egli è ora su una direzione che, sia pure adagio, lo allontana
dal sole, su una linea che lo porterà nel freddo
e nella tenebra dello spazio più lontano.
Per questa ragione sono quasi contento di sapere che
va ancora in chiesa e che ancora si comunica. So che in
ciò non mancano i pericoli; ma ogni cosa è preferibile
alla scoperta della rottura che ha fatto con i primi mesi
della sua vita cristiana. Finché ritiene esternamente le
abitudini di un cristiano, gli si può ancora far credere
di essere uno che ha adottato alcuni nuovi amici e nuovi
divertimenti, ma il cui stato spirituale è quasi lo stesso
di sei mesi fa. E fintanto che pensa così, dobbiamo preoc- |
cuparci non del pentimento esplicito di un peccato ben
definito, e riconosciuto completamente per tale, ma soltanto
del sentimento vago, quantunque inquietante, che
di recente non si sia comportato proprio bene.
Codesta oscura inquietudine deve essere maneggiata
con molta cura. Se divenisse troppo forte potrebbe
svegliarlo e rovinare tutto il gioco. D'altra parte, se la !
sopprimi del tutto - il che, fra parentesi, il Nemico \
probabilmente non ti permetterà di fare - perdiamo un I
elemento nella situazione che può essere volto a buon ;
fine. Se si permette di vivere a un tale sentimento, pur
non permettendogli di diventare irresistibile e di fiorire
in pentimento vero e proprio, esso possiede una tendenza
incalcolabile. Aumenta la riluttanza del paziente
a pensare al Nemico. Tutti gli esseri umani provano
una tale riluttanza in quasi tutti i tempi; ma quando
pensare a Lui significa porsi di fronte, e intensificare
tutta una vaga nube di colpevolezza semiconsapevole,
codesta riluttanza viene accresciuta dieci volte. Essi
odiano ogni idea che abbia riferimento a Lui, precisamente
come un uomo che si trovi in strettezze finanziarie
odia la vista stessa di un libretto bancario. In questo
stato il tuo paziente non ometterà i suoi doveri religiosi,
ma gli diverranno sempre più antipatici. Prima
di compierli ci penserà il meno possibile, se lo potrà
fare decentemente, e, terminati che li abbia, li dimenticherà
al più presto. Alcune settimane fa dovevi tentarlo
all'irrealtà e alla disattenzione nelle preghiere; ma ora
lo troverai che ti apre le braccia e quasi ti prega di distrarlo
dal suo proposito e di ottundergli il cuore. Desidererà
che le sue preghiere siano irreali, poiché di nulla
avrà tanto spavento quanto del contatto reale con il
Nemico. Suo scopo sarà di lasciare che i vermi che dormono
continuino a dormire.
Una volta che codesta condizione si sarà stabilita
sempre più pienamente, ti libererai dello stucchevole
compito di dovergli offrire i piaceri come tentazioni.
Poiché l'inquetudine e la sua riluttanza ad affrontarla
lo taglieranno fuori sempre maggiormente dalla vera felicità,
e poiché l'abitudine rende i piaceri della vanità e
dell'eccitazione e della volubilità meno piacevoli e insieme
più difficili a lasciarsi (questo è infatti ciò che h
abitudine fortunatamente dona al piacere) t'accorgerai
che qualsiasi cosa, magari un nulla, basterà ad attrarre
a sé la sua vagante attenzione. Non ti sarà più necessario
un buon libro, che veramente gli piaccia, per tenerlo
lontano dalle preghiere o dal lavoro, o dal sonno; basterà
una colonna di pubblicità del giornale di ieri. Potrai
fargli perdere tempo non soltanto nella conversazione
della quale gode, con gente che veramente gli piace,
ma in conversazioni con coloro dei quali non gli importa
nulla, intorno ad argomenti che lo stancano terribilmente.
Potrai riuscire a non fargli far nulla del tutto
per lunghi periodi di tempo.
(...)


Maura


(Clive Staples Lewis 1898-1963, Le Lettere di berlicche, 1942)
"è importante esserci, più importante condividere ma più di tutto lo è testimoniare"

"Ogni regime totalitario è iniziato con la soppressione della libertà religiosa."
29/07/2008 21.36

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ciao Maura!

Ho comprato e letto tutto il libro!

Stu - pe - fa - cen - te !

Grazie per averci fatto conoscere quest'opera!


Ciao!
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Zio Berlicche scrive a Malacoda: Il Papa ripete in modo martellante di allargare la ragione. Tu datti alla mistica :-)) (Tempi)
paparatzinger-blograffaella.blogspot.com/2008/10/zio-berlicche-scrive-malacoda-il-p...

Mi sa che hanno mangiato la foglia

di Berlicche

Mio
caro Malacoda, per la propaganda va bene così: bisogna ricondurre e
ridurre ogni pronunciamento di Benedetto XVI alla dimensione
etico-comportamentale.
Per cui se il Papa parla della vita umana
(per dirla alla latina, “humanae vitae”) bisogna dire e scrivere che ha
parlato di “morale sessuale” o di “morale coniugale”.
Benedetto
XVI dice che «la possibilità di procreare una nuova vita umana è
inclusa nell’integrale donazione dei coniugi» perché il loro amore «non
solo assomiglia, ma partecipa all’amore di Dio, che vuole comunicarsi
chiamando alla vita le persone umane», fa quindi un discorso sulla
verità e sulla dignità dell’amore, sulla sua bellezza. Noi dobbiamo
impedire che qualcuno possa restare ferito dalla bellezza; a noi
interessa l’incoerenza, l’incapacità, la difficoltà dell’uomo di fronte
al bello. Tra l’uomo e l’immagine possibile della sua felicità («se
dell’eterne idee l’una sei tu, cui di sensibil forma…») noi dobbiamo
interporre uno specchio, così che l’uomo veda sempre solo se stesso e
la sua miseria, e dichiari inarrivabile la bellezza che pure ha
intravisto (“io prendo te come mia sposa…”). A meno che
all’impraticabilità dell’ideale noi non si riesca a sostituire la sua
impensabilità.

Il gioco ci era quasi riuscito, abbiamo
impegnato i preti a parlare di morale per quarant’anni e intanto
svuotavamo il cervello ai fedeli. Il problema è che adesso se ne sono
accorti e nelle file del Nemico c’è chi torna a parlare della fede come
di un “metodo di conoscenza”, o di un “atto dell’intelligenza”.

C’è,
per esempio, questo vescovo di Bologna che parlando dell’uomo e della
sua vita (humanae vitae) l’ha detto papale papale: «L’Humanae Vitae
nella post-modernità è diventata ormai incomprensibile perché è
diventata completamente impensabile». Convincendo l’uomo moderno
dell’idea che si può vivere “anche se Dio non c’è”, abbiamo fatto
crescere una generazione che ha deliberatamente estromesso la persona
di Suo Figlio dalla storia, con la conseguenza che abbiamo colpito al
cuore del sistema, che è il cuore dell’uomo, separando la sua libertà
dalla sua verità. Il risultato è che oggi siamo riusciti e mettere in
dubbio, e quindi in pericolo secondo il cardinal Caffarra, l’humanitas
della persona come tale. «Se infatti – dice il vescovo bolognese – è la
libertà stessa a decidere non di “compiere” il bene o il male, ma a
stabilire che cosa è bene e che cosa è male… parlare di male morale non
ha senso.
Il dramma della libertà – possibilità di negare con le
proprie scelte ciò che si è affermato vero colla propria ragione – si
trasforma in una farsa». Nella confusione generale derivata dallo
scambiare tra loro l’organo della libertà con quello dell’intelligenza
avevamo ottenuto il disarmo dell’uomo, la frase “non so più cosa
pensare” esprimeva bene il suo smarrimento, anzi, meglio, lo
smarrimento di sé.

Ora però siamo costretti a giocare
a carte scoperte, nel senso che ci hanno scoperto il gioco: «Bisogna
allargare la ragione» ripete in modo martellante questo Papa. Un bel
contrappasso per noi, dopo due secoli che cavalchiamo la tigre del
razionalismo. Datti alla mistica.

Tuo affezionatissimo zio

Berlicche
[Modificato da LettereDiBerlicche 10/10/2008 22.37]

Maura


(Clive Staples Lewis 1898-1963, Le Lettere di berlicche, 1942)
"è importante esserci, più importante condividere ma più di tutto lo è testimoniare"

"Ogni regime totalitario è iniziato con la soppressione della libertà religiosa."
LiviaGloria
00sabato 16 maggio 2009 11:25
Zio Berlicche scrive a Malacoda: Il Papa ripete in modo martellante di allargare la ragione. Tu datti alla mistica :-)) (Tempi)
paparatzinger-blograffaella.blogspot.com/2008/10/zio-berlicche-scrive-malacoda-il-p...

Mi sa che hanno mangiato la foglia

di Berlicche

Mio
caro Malacoda, per la propaganda va bene così: bisogna ricondurre e
ridurre ogni pronunciamento di Benedetto XVI alla dimensione
etico-comportamentale.
Per cui se il Papa parla della vita umana
(per dirla alla latina, “humanae vitae”) bisogna dire e scrivere che ha
parlato di “morale sessuale” o di “morale coniugale”.
Benedetto
XVI dice che «la possibilità di procreare una nuova vita umana è
inclusa nell’integrale donazione dei coniugi» perché il loro amore «non
solo assomiglia, ma partecipa all’amore di Dio, che vuole comunicarsi
chiamando alla vita le persone umane», fa quindi un discorso sulla
verità e sulla dignità dell’amore, sulla sua bellezza. Noi dobbiamo
impedire che qualcuno possa restare ferito dalla bellezza; a noi
interessa l’incoerenza, l’incapacità, la difficoltà dell’uomo di fronte
al bello. Tra l’uomo e l’immagine possibile della sua felicità («se
dell’eterne idee l’una sei tu, cui di sensibil forma…») noi dobbiamo
interporre uno specchio, così che l’uomo veda sempre solo se stesso e
la sua miseria, e dichiari inarrivabile la bellezza che pure ha
intravisto (“io prendo te come mia sposa…”). A meno che
all’impraticabilità dell’ideale noi non si riesca a sostituire la sua
impensabilità.

Il gioco ci era quasi riuscito, abbiamo
impegnato i preti a parlare di morale per quarant’anni e intanto
svuotavamo il cervello ai fedeli. Il problema è che adesso se ne sono
accorti e nelle file del Nemico c’è chi torna a parlare della fede come
di un “metodo di conoscenza”, o di un “atto dell’intelligenza”.

C’è,
per esempio, questo vescovo di Bologna che parlando dell’uomo e della
sua vita (humanae vitae) l’ha detto papale papale: «L’Humanae Vitae
nella post-modernità è diventata ormai incomprensibile perché è
diventata completamente impensabile». Convincendo l’uomo moderno
dell’idea che si può vivere “anche se Dio non c’è”, abbiamo fatto
crescere una generazione che ha deliberatamente estromesso la persona
di Suo Figlio dalla storia, con la conseguenza che abbiamo colpito al
cuore del sistema, che è il cuore dell’uomo, separando la sua libertà
dalla sua verità. Il risultato è che oggi siamo riusciti e mettere in
dubbio, e quindi in pericolo secondo il cardinal Caffarra, l’humanitas
della persona come tale. «Se infatti – dice il vescovo bolognese – è la
libertà stessa a decidere non di “compiere” il bene o il male, ma a
stabilire che cosa è bene e che cosa è male… parlare di male morale non
ha senso.
Il dramma della libertà – possibilità di negare con le
proprie scelte ciò che si è affermato vero colla propria ragione – si
trasforma in una farsa». Nella confusione generale derivata dallo
scambiare tra loro l’organo della libertà con quello dell’intelligenza
avevamo ottenuto il disarmo dell’uomo, la frase “non so più cosa
pensare” esprimeva bene il suo smarrimento, anzi, meglio, lo
smarrimento di sé.

Ora però siamo costretti a giocare
a carte scoperte, nel senso che ci hanno scoperto il gioco: «Bisogna
allargare la ragione» ripete in modo martellante questo Papa. Un bel
contrappasso per noi, dopo due secoli che cavalchiamo la tigre del
razionalismo. Datti alla mistica.

Tuo affezionatissimo zio

Berlicche
[Modificato da LettereDiBerlicche 10/10/2008 22.37]

Maura


(Clive Staples Lewis 1898-1963, Le Lettere di berlicche, 1942)
"è importante esserci, più importante condividere ma più di tutto lo è testimoniare"

"Ogni regime totalitario è iniziato con la soppressione della libertà religiosa."
LiviaGloria
00sabato 16 maggio 2009 11:34
"Mio caro Malacoda,





è evidente che tutto va bene. Godo soprattutto di sapere che i due
nuovi amici gli hanno ora fatto conoscere tutta la compagnia. Son
tutta gente, come ho potuto controllare dall'archivio, sulla quale
si può fare completo assegnamento: beffardi e mondani ben piantati e
sicuri che, senza delitti spettacolari, progrediscono quietamente e
comodamente verso la casa di Nostro Padre. Tu parli di loro come di
grandi ridanciani. Voglio sperare che ciò non significhi che tu
abbia l'impressione che il riso come tale sia in nostro favore. Val
la pena di rivolgere l'attenzione su questo punto.






lo divido le cause del riso umano in: gioia,
allegria, scherzo propriamente detto, e volubilità. La prima la
troverai fra amici e persone che si vogliono bene, riuniti alla
vigilia di un giorno di festa. Fra le persone adulte si presenta di
solito qualche pretesto simile agli scherzi, ma la facilità con la
quale il minimo motto di spirito produce il riso in un dato momento
è una prova che la vera causa non sono gli scherzi. La vera causa
noi la conosciamo. Qualcosa di simile viene espresso in molta di
quell'arte detestabile che gli esseri umani chiamano Musica, e
qualcosa di simile ha luogo in Cielo - un'accelerazione priva di
senso del ritmo dell'esperienza celeste, e completamente opaca per
noi. Un riso di questo genere non ci porta nessun vantaggio, e
dovrebbe sempre essere sconsigliato. Inoltre quel fenomeno è in se
stesso disgustoso, così come è un diretto insulto al

realismo, alla
dignità, e all'austerità dell'Inferno.






L'allegria è strettamente
associata alla gioia - è una specie di spuma emozionale che sorge
dall'istinto del gioco. E’ di pochissima utilità per noi. Può
essere, naturalmente, usata talvolta per allontanare gli umani da
qualcosa che il Nemico desidererebbe far loro sentire o fare; ma in
se stesse le sue tendenze sono assolutamente indesiderabili;
promuove la carità, il coraggio, il contento, e molti altri mali.






Lo scherzo
propriamente detto, che sorge dalla subita percezione di
un'incongruità è un campo molto più promettente. Non intendo parlare
in primo luogo dell'umorismo indecente e immorale, che spesso
disillude nei suoi risultati, benché tentatori di second'ordine ne
abbiano una grande fiducia. La verità è che su questo argomento gli
esseri umani sono abbastanza chiaramente divisi in due classi. Vi
sono alcuni per i quali «nessuna passione è tanto seria quanto la
lussuria» e per i quali una storiella indecente cessa di produrre un
senso di lascivia proprio in quanto diventa ridicola; mentre in
altri il riso e la lussuria vengono eccitati nello stesso momento e
dalle stesse cose. Il primo genere scherza sul sesso per molte
incongruenze che suscita; i secondi coltivano le incongruenze in
quanto offrono un pretesto per parlare del sesso. Se il tuo uomo è
del primo tipo, l'umorismo indecente non ti servirà a nulla - non
dimenticherò mai le ore perdute (ore per me di tedio insopportabile)
con uno dei miei primi pazienti nel bar e nelle sale per fumatori
prima che sapessi di questa regola. Cerca di scoprire il gruppo al
quale appartiene il tuo ammalato - e procura che egli
non lo scopra.



L'utilità reale degli scherzi o dell'umorismo consiste in una
direzione completamente diversa, e promette bene particolarmente fra
gli inglesi, i quali prendono talmente sul serio il loro «senso
dell'umorismo» che una insufficienza in questo senso è quasi l'unica
insufficienza della quale sentano vergogna. L'umorismo è per loro la
grazia vitale che porta ogni consolazione e (nota bene) ogni scusa.
E’ quindi incalcolabile come mezzo per distruggere la vergogna. Se
uno semplicemente lascia che gli altri paghino per lui, è «avaro»;
se se ne fa un vanto in modo scherzoso e rinfaccia ai suoi simili di
aver fatto le spese per lui, non è più «avaro» ma è un tipo ameno.
Essere vile semplicemente è vergognoso; esserlo gloriandosene con
esagerazioni umoristiche e gesti grotteschi, è cosa alla quale si
può passar sopra come divertente. La crudeltà è cosa vergognosa - a
meno che l'uomo crudele la possa presentare come uno scherzo a
un'altra persona. Mille scherzi indecenti e magari blasfemi, non
sono d'aiuto per la dannazione d'un uomo tanto quanto la sua
scoperta che quasi ogni cosa che desidera fare può farsi, non
soltanto senza la disapprovazione, ma con l'ammirazione dei suoi
simili, se soltanto si riesce a farla in modo che la si tratti come
uno scherzo. Codesta tentazione può rimanere quasi totalmente celata
al tuo paziente per mezzo della serietà inglese intorno
all'umorismo. Qualsiasi dubbio che ve ne possa essere troppo può
essergli presentata come «puritana» o come una prova di «mancanza di
umorismo».






Ma la
volubilità è la migliore di tutte queste cose.
In primo luogo è molto economica. Soltanto un essere umano
intelligente può fare del vero spirito sulla virtù, e, a dire il
vero, su qualsiasi altra cosa; qualsiasi uomo lo si può educare a
parlare come se la
virtù fosse ridicola. Fra la gente volubile si ritiene sempre che lo
scherzo sia stato fatto. Nessuno, in realtà lo fa; ma ogni argomento
serio vien discusso in modo tale che si suppone di averne gia
trovato il lato ridicolo. Se vien prolungato, l'abitudine di fare il
chiacchierone leggero e volubile costruisce intorno a un uomo la più
fine armatura contro il Nemico che io conosca, ed essa è
completamente libera dai pericoli che s'accompagnano alle altre
fonti del riso.




E’ lontana dalla gioia le mille miglia; ottunde l'intelletto, invece
di renderlo acuto; e non eccita affetto alcuno fra coloro che la
praticano.





Tuo affezionatissimo zio



Berlicche"

Maura


(Clive Staples Lewis 1898-1963, Le Lettere di berlicche, 1942)
"è importante esserci, più importante condividere ma più di tutto lo è testimoniare"

"Ogni regime totalitario è iniziato con la soppressione della libertà religiosa."
LiviaGloria
00lunedì 25 maggio 2009 14:32
utenti.lycos.it/Armeria/Rap_fede_10.htm

CAPITOLO DECIMO

SU ALCUNE "COSE ULTIME"

Il Diavolo e la sua coda

Tra le molte cose dettemi dal card. Ratzinger e anticipate nel servizio giornalistico che ha preceduto questo libro, è un aspetto non centrale che sembra avere monopolizzato l'attenzione di tanti commentatori. Molti articoli (con relativi titoli) sono stati dedicati non tanto alle severe analisi teologiche, esegetiche, ecclesiologiche del Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, quanto, piuttosto, agli accenni (pochi capoversi su decine di cartelle) a quella realtà che la tradizione cristiana indica con il nome di "Diavolo Demonio Satana".

Perché questo accentrarsi dell'attenzione dei commentatori su un tema che pure, ripetiamo, non era affatto centrale nel discorso del Prefetto?

Gusto del pittoresco, curiosità divertita per quello che molti (magari anche tra i cristiani) considerano come una sopravvivenza folkloristica, come un aspetto comunque "inaccettabile per una fede divenuta adulta"? O qualcosa di più, di più profondo, un'inquietudine mascherata dal riso? Serena tranquillità o esorcismo che prende la forma dell'ironia?

Non tocca a noi rispondere. A noi tocca semmai registrare il fatto oggettivo: non c'è argomento come quello del "Diavolo" che risvegli subito il rimescolio frenetico dei mass media della società secolarizzata.

È difficile dimenticare l'eco - immensa e non soltanto ironica, anzi talvolta rabbiosa - suscitata da un papa, Paolo VI, il quale, nell'allocuzione durante l'udienza generale del 15 novembre 1972 ritornò su quanto aveva detto il 29 giugno precedente nella basilica di san Pietro dove, rifacendosi alle condizioni della Chiesa, confidava: "Ho la sensazione che da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio". Aveva poi aggiunto che "se tante volte nel vangelo, sulle labbra di Cristo, ritorna la menzione di questo nemico degli uomini", anche per il nostro tempo egli, Paolo VI, credeva "in qualcosa di preternaturale venuto nel mondo proprio per turbare, per soffocare i frutti del Concilio Ecumenico e per impedire alla Chiesa di prorompere nell'inno della gioia, seminando il dubbio, l'incertezza, la problematica, l'inquietudine, l'insoddisfazione".

Già a quei primi cenni si levarono nel mondo brontolii di protesta.

La quale esplose senza freni - durando mesi, nei media del mondo intero - in quel 15 novembre 1972 divenuto famoso: "Il male che è nel mondo è occasione e effetto d'un intervento in noi e nella nostra società d'un agente oscuro e nemico, il Demonio. Il male non è soltanto una deficienza, ma un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa. Esce dal quadro biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerla esistente; ovvero chi ne fa un principio a sé stante, non avente essa pure, come ogni creatura, origine da Dio; oppure la spiega come una pseudo-realtà, una personificazione concettuale fantastica delle cause ignote dei nostri malanni".

Dopo una serie di citazioni bibliche ad appoggio del suo discorso, Paolo VI aveva proseguito: "Il Demonio è il nemico numero uno, è il tentatore per eccellenza. Sappiamo così che questo essere oscuro e conturbante esiste davvero e agisce ancora, è l'insidiatore sofistico dell'equilibrio morale dell'uomo, il perfido incantatore che in noi sa insinuarsi (per la via dei sensi, della fantasia, della concupiscenza, della logica utopistica o dei disordinati contatti sociali) per introdurvi deviazioni...".

Il Papa aveva poi lamentato l'insufficiente attenzione al problema da parte della teologia contemporanea: "Sarebbe, questo sul Demonio e sull'influsso che egli può esercitare, un capitolo molto importante da ristudiare della dottrina cattolica, mentre oggi poco lo è".

Sull'argomento, a difesa ovviamente della dottrina ribadita dal papa, intervenne poi la Congregazione per la dottrina della fede con il documento del giugno 1975: "Gli enunciati sul Diavolo sono un'affermazione indiscussa della coscienza cristiana"; se "l'esistenza di Satana e dei demoni non è mai stata fatta oggetto di una dichiarazione dogmatica", è proprio perché sembrava superflua, essendo quella credenza ovvia "per la fede costante e universale della Chiesa basata sulla sua fonte maggiore: l'insegnamento del Cristo, oltre che su quell'espressione concreta della fede vissuta che è la liturgia, che sempre ha insistito sulla esistenza dei demoni e sulla minaccia che essi costituiscono".

A un anno dalla morte, Paolo VI volle ritornare ancora sull'argomento, in un'altra udienza generale: "Non è meraviglia se la nostra società degrada e se la Scrittura acerbamente ci ammonisce che " tutto il mondo (nel senso deteriore del termine) giace sotto il potere del "Maligno", quello che la stessa Scrittura chiama " il Principe di questo mondo "".

Ogni volta, dopo le parole del Papa, furono grida, proteste: e curiosamente, soprattutto in quei giornali e da parte di quei commentatori ai quali nulla dovrebbe importare della riaffermazione di un aspetto di una fede che dicono di rifiutare nella sua totalità. In questa loro prospettiva, l'ironia è giustificata. Ma l'ira, perché?

Un discorso sempre attuale

E stato così puntualmente, anche questa volta, dopo il nostro anticipo delle affermazioni su questo argomento del card. Ratzinger. Diceva quel sommario delle sue parole, inserite nel discorso su certa caduta della tensione missionaria, conseguente al fatto che alcuni autori portano oggi quella che egli chiama "un'enfasi eccessiva sui valori delle religioni non cristiane" (il riferimento del Prefetto era rivolto in quel momento in modo speciale all'Africa):

"Non sembra il caso di esaltare la condizione precristiana, quel tempo degli idoli che era anche il tempo della paura, in un mondo dove Dio è lontano e la terra è abbandonata ai demoni. Come già avvenne nel bacino del Mediterraneo al tempo degli apostoli, così in Africa l'annuncio del Cristo che può vincere le forze del male è stato un'esperienza di liberazione dal terrore. Il paganesimo innocente, sereno, è uno dei tanti miti dell'età contemporanea".

Ratzinger aveva poi continuato: "Checché ne dicano certi teologi superficiali, il Diavolo è, per la fede cristiana, una presenza misteriosa ma reale, personale, non simbolica. Ed è una realtà potente ("il Principe di questo mondo", come lo chiama il Nuovo Testamento, che più e più volte ne ricorda l'esistenza), una malefica libertà sovrumana opposta a quella di Dio: come mostra una lettura realistica della storia, con il suo abisso di atrocità sempre rinnovate e non spiegabili soltanto con l'uomo. Il quale da solo non ha la forza di opporsi a Satana; ma questo non è un altro dio, uniti a Gesù abbiamo la certezza di vincerlo. E Cristo il "Dio vicino" che ha forza e volontà di liberarci: per questo il Vangelo è davvero "buona notizia". E per questo dobbiamo continuare ad annunciarlo a quei regimi di terrore che sono spesso le religioni non cristiane. Dirò di più: la cultura atea dell'Occidente moderno vive ancora grazie alla libertà dalla paura dei demoni portata dal cristianesimo. Ma se questa luce redentrice del Cristo dovesse spegnersi, pur con tutta la sua sapienza e con tutta la sua tecnologia il mondo ricadrebbe nel terrore e nella disperazione. Ci sono già segni di questo ritorno di forze oscure, mentre crescono nel mondo secolarizzato i culti satanici".

È nostro dovere di informatori segnalare che simili dichiarazioni sono (com'è ovvio) del tutto nel quadro della dottrina tradizionale della Chiesa, quella stessa ribadita dal Vaticano II che di "Satana", "Demonio", "Maligno", " antico Serpente ", " Potere delle tenebre ", " Principe di questo mondo " parla in 17 passi e per ben cinque volte lo fa nella Gaudium et spes, il testo più " ottimista " dell'intero Concilio. Eppure, in quel documento i Padri non esitano a scrivere, tra l'altro: "Tutta intera la storia umana è pervasa da una lotta tremenda contro le Potenze delle tenebre; lotta cominciata fin dall'origine del mondo e che durerà, come dice il Signore, fino all'ultimo giorno" (G.S., n. 37).

Quanto alle religioni non cristiane, e al Cristo liberatore anche dalla paura, è ben vero che il Vaticano II apre fortunatamente una nuova fase, di dialogo autentico, con le religioni non cristiane ("La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini", Nostra Aetate, n. 2). Ma lo stesso Concilio, nel Decreto sull'attività missionaria, per tre volte nel testo e una volta in una nota, ribadisce la dottrina tradizionale, che è direttamente biblica, come il Concilio stesso ricorda con abbondanza di citazioni scritturali: "Dio ( ... ) inviò suo Figlio a noi con un corpo simile al nostro, per sottrarre a suo mezzo gli uomini dal potere delle tenebre e di Satana (Col 1,13; Atti 10,38)" (Ad gentes, n. 3). "Cristo rovescia il regno del Demonio e allontana la multiforme malizia del peccato" (Ad gentes, n. 9). "Siamo liberati grazie ai sacramenti dell'iniziazione cristiana dal Potere delle tenebre"; e qui, "intorno a questa liberazione dalla schiavitù del demonio e delle tenebre" come dice il testo, una nota ufficiale rinvia a cinque passi del Nuovo Testamento e alla liturgia del Battesimo Romano (n. 14).

Questo constatiamo per dovere di informazione oggettiva, ben consapevoli tuttavia del fatto che è sempre rischioso (e talvolta fuorviante) andare raccogliendo citazioni isolate dal contesto.

Per quanto riguarda infine il riferimento di Ratzinger all'attualità ("crescono nel mondo secolarizzato i culti satanici"), chi è informato sa bene che ciò che emerge nell'attualità ed appare sui giornali è già inquietante, ma non è che la punta di un iceberg che ha le sue basi proprio nelle zone del mondo più avanzate tecnologicamente, a cominciare dalla California e dal Nord Europa.

Tutte le precisazioni e le constatazioni che abbiamo fatto sono necessarie ma al contempo inutili, ignorate come sono a priori da commentatori per i quali ogni accenno a queste realtà inquietanti è "medievale". Dove Medio Evo, naturalmente, è inteso nell'accezione dell'uomo della strada, che di quella "età di mezzo" ha ancora la visione imposta dai libellisti anticristiani e dai romanzieri popolari del Settecento e dell'Ottocento europei.

" Un addio" sospetto

Joseph Ratzinger, forte anche dei suoi vastissimi studi teologici, non è uomo che si lasci impressionare dalle reazioni né di giornalisti né di certuni "specialisti". Si legge in un documento a sua firma questa esortazione tratta dalla Scrittura: "E necessario resistere, forti nella fede, all'errore, anche quando si manifesta sotto l'apparenza di pietà, per potere abbracciare gli erranti nella carità del Signore, professando la verità nella carità".

Non mette di certo al centro della sua riflessione il discorso sul Diavolo (ben consapevole che ciò che è decisivo è semmai la vittoria che su di esso ha riportato il Cristo), ma un simile discorso gli sembra esemplare perché gli permette di denunciare metodi di lavoro teologico che giudica inaccettabili. Anche per questo carattere di "esemplarità" non sembri eccessivo lo spazio dato all'argomento. Qui, del resto (lo vedremo) è in gioco anche l'escatologia, dunque la fondamentale, irrinunciabile fede cristiana nell'esistenza di un'aldilà.

È certo per questo che uno dei suoi libri più noti - Dogma e predicazione - inserisce la trattazione della dottrina tradizionale sul Demonio nei "temi basilari della predicazione". Ed è ancora per questo, crediamo, che - già Prefetto della Congregazione per la fede - ha steso la prefazione al libro di un suo collega nel cardinalato, Léon Joseph Suenens, intenzionato a ribadire la visione cattolica di Satana come "realtà non simbolica, ma personale".

Mi ha parlato del celebre libretto con il quale un suo collega, docente di esegesi all'università di Túbingen, ha voluto, sin dal titolo, dire "addio al Diavolo". (Tra l'altro - è un piccolo aneddoto raccontandomi il quale ha riso di gusto - quel volume gli fu donato dall'autore in occasione della festicciola tra professori per salutarlo dopo che il Papa lo aveva designato arcivescovo di Monaco. Diceva la dedica sul libro: "Al caro collega professor Joseph Ratzinger, dire addio al quale mi costa assai di più che dire addio al diavolo...").

L'amicizia personale con il collega non gli ha impedito allora né gli impedisce adesso di seguire la sua linea di azione: "Noi dobbiamo rispettare le esperienze, le sofferenze, le scelte umane, anche le esigenze concrete che si trovano dietro certe teologie. Ma dobbiamo però contestare con estrema risolutezza che si tratti ancora di teologie cattoliche".

Per lui, quel libro scritto per congedarsi dal Diavolo (e che prende ad esempio di una serie intera che da qualche anno giunge in libreria) non è "cattolico" perché "è superficiale l'affermazione nella quale culmina tutta l'argomentazione: " Nel Nuovo Testamento il concetto di diavolo sta semplicemente al posto del concetto di peccato, di cui il diavolo non è che un'immagine, un simbolo"". Ricorda, Ratzinger, che "quando Paolo VI sottolineò la reale esistenza di Satana e condannò i tentativi di dissolverlo in un concetto astratto, fu quello stesso teologo che - dando voce all'opinione di tanti suoi colleghi rimproverò al Papa di ricadere in una visione arcaica del mondo, di fare confusione tra ciò che nella Scrittura è struttura di fede (il peccato) e ciò che non è che espressione storica, transitoria (Satana)".

Osserva invece il Prefetto (rifacendosi del resto a ciò che già aveva scritto da teologo) che "se si leggono con attenzione questi libri che vorrebbero sbarazzarsi dell'ingombrante presenza diabolica, alla fine se ne esce convinti del contrario: gli evangelisti ne parlano molto e non intendono affatto parlarne in senso simbolico. Come Gesù stesso' erano convinti - e così volevano insegnare - che si tratta di una potenza concreta, non certo di un'astrazione. L'uomo è minacciato da essa e ne viene liberato per opera di Cristo, perché Egli solo, nella sua qualità di " più forte ", può legare l'uomo "forte" per usare le stesse parole evangeliche".

"Biblisti o sociologi?"

Ma allora, se l'insegnamento della Scrittura sembra così chiaro, come giustificare la sostituzione (oggi così diffusa tra gli specialisti) con l'astratto "peccato " del concreto "Satana"?

È proprio qui che individua un metodo utilizzato da molta esegesi e da molta teologia contemporanee e che vuole respingere: "In questo caso specifico, si ammette - non può farsi diversamente - che Gesù, gli apostoli, gli evangelisti erano convinti dell'esistenza delle forze demoniache. Ma, nello stesso tempo, si dà per scontato che in questa loro credenza erano " vittime delle forme di pensiero giudaiche di allora ". Ma, siccome si dà anche per scontato che "quelle forme di pensiero non sono più conciliabili con la nostra immagine del mondo ", ecco che per una sorta di gioco di prestigio ciò che si considera incomprensibile all'uomo medio di oggi viene cancellato".

Dunque, continua, "ciò significa che per dire "addio al Diavolo" non ci si appoggia sulla Scrittura (la quale, anzi, afferma proprio il contrario) ma si fa riferimento a noi, alla nostra visione del mondo. Per congedarsi da questo e da ogni altro aspetto della fede scomodo al conformismo contemporaneo non ci si comporta pertanto come esegeti, come interpreti della Scrittura, ma come uomini del nostro tempo".

Da questi metodi discende per lui una conseguenza grave: "Alla fine, l'autorità sulla quale simili specialisti della Bibbia basano il loro giudizio non è la Bibbia stessa, ma la visione del mondo contemporanea al biblista. Il quale parla dunque come filosofo o come sociologo e la sua filosofia non consiste che in una banale, acritica adesione alle sempre provvisorie persuasioni dell'epoca".

Dunque, se ho ben capito, sarebbe il rovesciamento del tradizionale metodo di lavoro teologico: non più la Scrittura che giudica il "mondo", ma il "mondo" che giudica la Scrittura.

"In effetti - dice -. È la ricerca continua di un annuncio che presenti ciò che già sappiamo o che comunque sia gradito a chi ascolta. Comunque, per quanto è del Diavolo, la fede anche di oggi ne confessa, come sempre ha fatto, la realtà misteriosa e insieme oggettiva, personale. Ma il cristiano sa che chi teme Dio non deve temere niente e nessuno: il timore di Dio è fede, qualcosa di ben diverso da un timore servile, da una paura dei demoni. Eppure, il timore di Dio è anche qualcosa di molto diverso da un coraggio millantatore che non vuole vedere la serietà della realtà. È proprio del vero coraggio non nascondersi le dimensioni del pericolo, ma considerarle con realismo".

Secondo il Cardinale, la pastorale della Chiesa deve "trovare il linguaggio adatto per un contenuto sempre valido: la vita è una questione estremamente seria, dobbiamo stare attenti a non rifiutare la proposta di vita eterna, di eterna amicizia col Cristo che viene fatta a ciascuno. Non dobbiamo adagiarci nella mentalità di tanti credenti d'oggi, i quali pensano che basti comportarsi più o meno come si comporta la maggioranza e per forza tutto andrà bene".

Continua: "La catechesi deve tornare ad essere non un'opinione accanto a un'altra ma una certezza che attinge alla fede della Chiesa, con i suoi contenuti che sorpassano di gran lunga l'opinione diffusa. Invece, in non poca catechesi moderna la nozione di vita eterna si trova appena accennata, la questione della morte è solo sfiorata e, la maggior parte delle volte, lo è solo per interrogarsi sul come ritardarne l'arrivo o per renderne meno penose le condizioni. Sparito in tanti cristiani il senso escatologico, la morte è stata circondata dal silenzio, dalla paura o dal tentativo di banalizzarla. Per secoli la Chiesa ci ha insegnato a pregare perché la morte non ci sorprenda all'improvviso, dandoci tempo per prepararci; ora è proprio la morte improvvisa che viene considerata una grazia. Ma non accettare e non rispettare la morte significa non accettare e non rispettare neppure la vita".

Dal purgatorio al limbo

Sembra, dico, che l'escatologia cristiana (quando ancora se ne parla) sia ridotta al solo " paradiso ", anche se questo nome stesso fa problema, lo si scrive tra virgolette; non mancano neppure qui le voci per dissolverlo in qualche mito orientale. Saremmo tutti contenti - è ben chiaro - se nel nostro futuro non fosse possibile altro che la felicità eterna. E in effetti, chi rilegge i vangeli vi trova innanzitutto la buona notizia per eccellenza, l'annuncio consolante dell'amore senza fine e misura di Dio. Ma, accanto a questo, nei vangeli troviamo anche la chiara indicazione che uno scacco è possibile, che un nostro rifiuto dell'amore non è impossibile. Proprio perché " veri ", i vangeli non sono testi al contempo consolanti e impegnativi, proposte rivolte a uomini liberi e quindi aperti a diversi destini? Il purgatorio, ad esempio che fine ha fatto?

Lo vedo scuotere il capo: "Il fatto è che oggi tutti ci crediamo talmente buoni da non potere meritare altro che il paradiso! Qui c'è certamente la responsabilità di una cultura che, a forza di attenuanti e alibi, tende a sottrarre agli uomini il senso della loro colpa, del loro peccato. Qualcuno ha osservato che le ideologie che oggi dominano sono tutte unite da un comune dogma fondamentale: l'ostinata negazione del peccato, cioè proprio di quella realtà che la fede lega all'inferno, al purgatorio. Ma nel silenzio attorno al purgatorio c'è anche qualche altra responsabilità".

Quale?

"Lo scritturismo di origine protestante che è penetrato anche nella teologia cattolica. Per cui si afferma che non sarebbero sufficienti e sufficientemente chiari i testi della Scrittura su quello stato che la Tradizione ha chiamato " purgatorio " (forse il termine è tardivo, ma la realtà appare subito creduta dai cristiani). Ma questo scritturismo, ho già avuto occasione di dirlo, ha poco a che fare con il concetto cattolico di Scrittura, che va letta nella Chiesa e con la sua fede. lo dico che se il purgatorio non esistesse, bisognerebbe inventarlo".

E per qual motivo?

"Perché poche cose sono così spontanee, umane, universalmente diffuse - in ogni tempo, in ogni cultura - della preghiera per i propri cari defunti".

Calvino, il riformatore di Ginevra, fece frustare una donna sorpresa a pregare sulla tomba del figlio e dunque, secondo lui, colpevole di "superstizione".

"La Riforma in teoria non ammette purgatorio, dunque non ammette preghiera per i defunti. In realtà, almeno i luterani tedeschi nella pratica vi sono ritornati e trovano anche delle argomentazioni teologiche degne di attenzione per darle un fondamento. Pregare per i propri cari è un moto troppo spontaneo per soffocarlo; è una testimonianza bellissima di solidarietà, di amore, di aiuto che va al di là delle barriere della morte. Dal mio ricordo o dalla mia dimenticanza dipende un poco della felicità e dell'infelicità di chi mi fu caro ed è passato ora all'altra sponda ma non cessa di avere bisogno del mio amore".

Però, il concetto di " indulgenza -, ottenibile per se stessi in vita o per qualcuno in morte, sembra sparito dalla pratica e forse anche dalla catechesi ufficiale.

"Non direi sparito, direi indebolito, perché non ha evidenza nel pensiero attuale. La catechesi, però, non ha il diritto di ometterne il concetto. Non ci si dovrebbe vergognare di riconoscere che - in certi contesti culturali - la pastorale ha difficoltà a rendere comprensibile una verità della fede. Forse questo è il caso dell' "indulgenza". Ma i problemi di ritraduzione in linguaggio contemporaneo non significano certo che la verità di cui si tratta non sia più tale. E ciò valga per molti altri aspetti della fede".

Sempre a proposito di escatologia, è però sparito il "limbo", quel luogo intermedio dove andrebbero i bambini morti senza battesimo, dunque con la sola "macchia" del peccato originale. Non ce ne è più traccia, ad esempio, nei catechismi ufficiali dell'episcopato italiano.

"Il limbo non è mai stata verità definita di fede. Personalmente - parlando più che mai come teologo e non come Prefetto della Congregazione lascerei cadere questa che è sempre stata soltanto un'ipotesi teologica. Si trattava di una tesi secondaria a servizio di una verità che è assolutamente primaria per la fede: l'importanza del battesimo. Per dirla con le parole stesse di Gesù a Nicodemo: " In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio "

(Gv 3,5). Si lasci pure cadere il concetto di " limbo " se è necessario (del resto, gli stessi teologi che lo sostenevano affermavano al contempo che i genitori potevano evitarlo al figlio con il desiderio del suo battesimo e la preghiera); ma non si lasci cadere la preoccupazione che lo sosteneva. Il battesimo non è mai stato, non è né mai sarà cosa accessoria per la fede".

Un servizio al mondo

E qui, dal battesimo risaliamo al peccato e dal peccato allo scomodo argomento da cui eravamo partiti.

Dice, per completare il suo pensiero: "Quanto più si capisce la santità di Dio, tanto più si capisce l'opposizione a ciò che è santo: e cioè, le ingannevoli maschere del Demonio. Esempio massimo di questo è Gesù Cristo stesso: accanto a Lui, il Santo per eccellenza, Satana non poteva nascondersi e la sua realtà era costretta continuamente a rivelarsi. Per questo si potrebbe forse dire che la sparizione della consapevolezza del demoniaco segnala una caduta parallela della santità. Il Diavolo può rifugiarsi nel suo elemento preferito, l'anonimato, quando non risplende, a svelarlo, la luce di chi è unito a Cristo".

Temo proprio, cardinal Ratzinger, che con simili discorsi l'aggrediranno ancora e ancor più violentemente con l'accusa di "oscurantismo".

"Non so che farci. Posso solo ricordare che un teologo così " libero da pregiudizi ", così " moderno " come Harvey Cox scrisse - ed era ancora nella sua fase secolarizzante, demitizzante -che " i mass media (specchio della nostra società) presentando certi modelli di comportamento, proponendo certi ideali umani, fanno appello ai demoni non esorcizzati che stanno in noi e attorno a noi ". Tanto che, per Cox stesso, da parte dei cristiani sarebbe "necessario tornare a chiare parole di esorcismo"".

Dunque, azzardo, la riscoperta dell'esorcismo come una sorta di "servizio sociale"?

Dice: "Chi vede con lucidità i baratri della nostra era vi vede all'opera potenze che si adoperano per disgregare i rapporti tra gli uomini. Il cristiano può allora scoprire che il suo compito di esorcista deve riacquistare quell'attualità che possedette agli inizi della fede. Il termine "esorcismo" non deve evidentemente essere inteso, qui, in senso tecnico ma indicare l'atteggiamento complessivo della fede che " vince il mondo " e ne scaccia il suo " Principe ". Il cristiano sa - se giunge a scorgere davvero l'abisso - che è debitore di un servizio al mondo. Non lasciamoci contagiare da quella mentalità corrente secondo la quale " con un po' di buona volontà possiamo risolvere tutti i problemi ". In realtà, anche se non avessimo la fede ma fossimo davvero realisti, ci renderemmo conto che senza l'aiuto di una forza superiore - che per il cristiano è solo il suo Signore - siamo prigionieri di una storia insanabile".

Tutto questo non rischia di essere tacciato di pessimismo "?

"No di certo - risponde -, perché se restiamo uniti a Cristo siamo certi di ottenere la vittoria. Ce lo ripete anche Paolo: " Attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell'armatura di Dio per potere resistere alle insidie del Diavolo... " (Ef 6,10 s.). Se guardiamo alla cultura laica più moderna, attenta, ci accorgiamo come l'ottimismo facile, ingenuo si stia rovesciando nel suo contrario: il pessimismo radicale, il nichilismo disperato. Può darsi dunque che quei cristiani accusati sino ad ora di essere " pessimisti " debbano aiutare i fratelli ad uscire dalla disperazione, proponendo loro l'ottimismo radicale - non ingannevole, questo - il cui nome è Gesù Cristo".

Degli angeli da non dimenticare

"Del Diavolo - ha detto qualcuno - si finisce sempre col parlare troppo o troppo poco". Denunciato il " troppo poco " di oggi, il Cardinale ci tiene a tornare sul rischio opposto del " troppo ": "Il mistero dell'iniquità è da inserire nella prospettiva cristiana fondamentale, quella della Risurrezione di Gesù Cristo e della vittoria sulle Potenze del Male. In un'ottica del genere, la libertà del cristiano e la sua tranquilla sicurezza " che scaccia il timore " (1 Gv 4,18) assumono tutta la loro dimensione: la verità esclude il timore e, per ciò stesso, consente di riconoscere la potenza del Maligno. Se l'ambiguità è la caratteristica del fenomeno demoniaco, l'essenza del combattimento del cristiano contro il Demonio consiste nel vivere giorno per giorno alla chiarezza della luce della fede".

È stato poi notato che, per non squilibrare la verità cattolica, va ricordata ai credenti l'altra faccia della verità che la Chiesa, in accordo con la Scrittura, ha sempre professato: l'esistenza cioè degli angeli buoni di Dio, quegli spiriti che vivono in comunione con gli uomini con il compito di aiutarli nella quotidiana lotta.

Siamo naturalmente anche qui nel regno dello "scandaloso" per una mentalità moderna che crede di tutto sapere. Ma nella fede tout se tient, non si possono isolare o espellere mattoni del complesso edificio: agli angeli misteriosamente " decaduti " e ai quali è stato concesso un oscuro ruolo di tentatori, si affianca "la visione luminosa di un popolo spirituale unito agli uomini nella carità. Un mondo che ha grande spazio nella liturgia dell'Occidente e dell'Oriente cristiani e del quale fa parte la fiducia in quell'ulteriore prova di sollecitudine di Dio per gli uomini che è " l'angelo custode " dato a ciascuno al quale si rivolge una delle preghiere più amate e diffuse della cristianità. È una presenza benefica che la coscienza del popolo di Dio ha sempre colto come un segno concreto e ulteriore della Provvidenza, dell'interesse del Padre per i suoi figli".

Ma il Cardinale sottolinea che "la Realtà opposta alle categorie del demoniaco è la Terza Persona della Trinità, è lo Spirito Santo". Spiega: "Satana è per eccellenza il disgregatore, è il dissolutore di ogni rapporto: quello dell'uomo con se stesso e quelli degli uomini tra loro. È dunque il contrario esatto dello Spirito Santo, " Intermediario " assoluto che assicura il Rapporto sul quale tutti gli altri si fondano e dal quale derivano: il Rapporto trinitario, per mezzo del quale il Padre e il Figlio costituiscono una cosa sola, l'unico Dio nell'unità dello Spirito".

Il ritorno dello Spirito

Oggi, osservo, è in atto una riscoperta dello Spirito Santo, forse troppo dimenticato dalla teologia occidentale. È una riscoperta non solo teorica, ma che coinvolge crescenti masse popolari nei movimenti detti di "Rinnovamento carismatico" o "nello Spirito".

"È così - conferma -. Il periodo postconciliare è sembrato corrispondere ben poco alle speranze di Giovanni XXIII che si riprometteva una "novella Pentecoste". Tuttavia, la sua preghiera non è rimasta inascoltata: nel cuore di un mondo inaridito dallo scetticismo razionalistico è nata una nuova esperienza dello Spirito Santo che ha assunto l'ampiezza di un moto di rinnovamento su scala mondiale. Quanto il Nuovo Testamento scrive a proposito dei carismi che apparvero come segni visibili della venuta dello Spirito, non è più soltanto storia antica, finita per sempre: questa storia ridiventa oggi fremente di attualità".

Non è un caso - sottolinea a conferma della sua visione dello Spirito come antitesi al demoniaco che "mentre una teologia riduzionista tratta il Demonio e il mondo degli spiriti cattivi come una semplice etichetta, nel contesto del Rinnovamento è spuntata una nuova, concreta presa di coscienza delle Potenze del male, beninteso accanto alla serena certezza della Potenza di Cristo che tutte le sottomette".

Dovere istituzionale del Cardinale è però - qui come altrove - esaminare le possibili altre facce della medaglia. Per quanto attiene al movimento carismatico, avverte: "Bisogna innanzitutto salvaguardare l'equilibrio, guardarsi da un'enfasi esclusiva sullo Spirito che, lo ricorda Gesù stesso, non " parla da se stesso" ma vive e opera all'interno della vita trinitaria". Una simile enfasi, dice, "potrebbe portare ad opporre a una Chiesa organizzata sulla gerarchia (fondata a sua volta sul Cristo) una Chiesa " carismatica ", basata soltanto sulla "libertà dello Spirito ", una Chiesa che consideri se stessa come d'avvenimento sempre rinnovato".

"Salvaguardare l'equilibrio - continua - significa anche mantenere il giusto rapporto tra istituzione e carisma, tra fede comune della Chiesa ed esperienza personale. Una fede dogmatica senza esperienza personale resta vuota; una pura esperienza senza legami con la fede della Chiesa è cieca. Alla fine, non è il " noi " del gruppo che conta, bensì il grande " noi " della grande Chiesa universale; la quale, essa sola, può fornire il quadro adeguato per Il non spegnere lo Spirito e tenere ciò che è buono secondo l'esortazione dell'Apostolo".

Inoltre, per esaurire il panorama dei "rischi" "occorre guardarsi da un ecumenismo troppo facile per cui gruppi carismatici cattolici possono perdere di vista la loro identità e unirsi in modo acritico a forme di pentecostalismo di origine non cattolica, in nome appunto dello " Spirito " visto come opposto all'istituzione". I gruppi cattolici di Rinnovamento nello Spirito devono dunque "più che mai sentire cum Ecclesia, agire in ogni caso in comunione con il vescovo, anche per evitare i guasti che si presentano ogni volta che la Scrittura è sradicata dal suo contesto comunitario: il fondamentalismo, l'esoterismo, il settarismo".

Dopo avere messo in guardia dai rischi, il Prefetto vede comunque favorevolmente l'irrompere alla ribalta della Chiesa del movimento di Rinnovamento nello Spirito? "Certamente - conferma - si tratta di una speranza, di un positivo segno dei tempi, di un dono di Dio alla nostra epoca. È la riscoperta della gioia e della ricchezza del pregare contro teorie e prassi sempre più irrigidite e rinsecchite nel razionalismo secolarizzato. lo stesso ne ho constatato di persona l'efficacia: a Monaco, dal movimento mi sono giunte alcune buone vocazioni al sacerdozio. Come dicevo, alla pari di ogni realtà affidata all'uomo, anche questa è esposta a equivoci, a fraintendimenti, a esagerazioni. Il pericolo però sarebbe vedere solo i pericoli e non il dono offertoci dello Spirito. La necessaria cautela non cambia dunque il giudizio positivo di fondo".
LiviaGloria
00venerdì 12 giugno 2009 23:36
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INIZIO SECONDA PARTE
OLOFERNE NON CAPISCE
Cap. 5,1-4
'Fu riferito intanto ad Oloferne, comandante supremo dell'esercito di Assur, che gli Israeliti si
preparavano alla guerra e avevano bloccato i passi montani, avevano fortificato tutte le sommità
dei monti e avevano disposto ostacoli nelle pianure. 'Egli montò in gran furore e convocò tutti i
capi di Moab e gli strateghi di Ammon e tutti i satrapi delle regioni marittime, 3e disse loro:
“Spiegatemi un po', voi figli di Canaan, che popolo è questo che dimora sui monti e come sono le
città che esso abita, quanti sono gli effettivi del suo esercito, dove risiede la loro forza e il loro
vigore, chi si è messo alla loro testa come re e condottiero del loro esercito 4e perché hanno
rifiutato di venire incontro a me a differenza di tutte le popolazioni dell'occidente”.
In questi pochi versetti abbiamo la reazione del generale Oloferne alla difesa di Israele. I
Giudei hanno messo dei presidi sulle montagne, hanno alzato le mura di ogni villaggio e si sono
preparati alla resistenza e all'assedio, portando dentro le case, dentro l'abitato le vettovaglie. Era
appena finita la mietitura, ci ha detto il libro ispirato. Hanno fatto quello che potevano.
Oloferne è stupito, non riesce a capire ed entra [più che in grande stupore,] nel furore. Chi
è questo popolo che osa resistere alla potenza di Nabucodonosor?
Cari ascoltatori: il primo insegnamento ci viene precisamente da qui. Quando ti prepari alla
lotta contro il nemico, più ancora il nemico s'infuria contro di te. Più violento si scatena l'odio
contro chi presume la difesa. Non ci meraviglia se a un fermo proposito, a un impegno religioso
più grande, risponde la rabbia impotente del maligno: il male, il maligno non ha da combattere
contro coloro che si abbandonano docilmente alla sua azione. Le altre nazioni hanno rifiutato di
combattere e si sono abbandonate al nemico. Hanno detto a Oloferne: “Ecco, siamo tuoi servi,
vieni e trattaci come ti piacerà” (3,4). Oloferne non ha infierito su di loro, ha distrutto i loro templi,
ma non ha minacciato la loro vita, anzi ha fatto di loro i suoi ausiliari. Prima erano nemici, ora
divengono gli alleati di Nabucodonosor, per portare la guerra contro coloro che osano resistere
alla sua potenza.
È quello che avviene quando un'anima si abbandona al male. Non si abbandona soltanto
per sé, diviene ausiliaria del maligno per fare del male anche agli altri. Non è possibile rimanere
neutrali. Se tu non ti difendi, se tu non osi resistere (come dice San Pietro) alla pressione che il
maligno ti fa e non combatti, se ti abbandoni e ti lasci dominare dal male, allora tu stesso divieni
per gli altri strumento del male, un alleato del nemico per operare il male anche ai fratelli. Il
peccatore non scende da solo nell'inferno. Nei confronti, invece, di coloro che resistono e osano
difendersi contro il nemico, la reazione del nemico è il furore. E prima del furore, lo stupore. In che
cosa può confidare il popolo di Giuda contro la potenza del suo esercito? Oloferne non può capire.
Israele può sperare che il Signore abbia pietà del suo popolo, ma Oloferne è sicuro della vittoria,
neppure può dubitare della sua vittoria. Come può, colui che aveva assoggettato tutte le nazioni,
rendersi conto della difesa di una nazione tanto piccola e insignificante? È incomprensibile per
Oloferne la fedeltà a un Dio che sembra lasciare i suoi fedeli disarmati, senza potere, nelle mani
del forte. Di fatto il potere del nemico può creare sgomento, ma ciò non tocca la fede in Dio. Colui
che veramente crede, sa che Dio è più forte di tutti, anche se non può esser sicuro della sua
volontà onnipotente.
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Anche nella vita spirituale dell'anima (nel combattimento interiore) l'ultima difesa è la
porta del cuore; soltanto il vertice dello spirito emerge nello sconvolgimento della tempesta, il
corpo può essere squassato, l'anima desolata e oppressa dall'angoscia. Non è detto che Dio ti
risparmi. Sembra veramente che il maligno abbia ogni potere su di te. Se tu non sei sgomento, se
tu non senti la desolazione più profonda, se, scosso dalle tentazioni, non provi l'angoscia della
morte, così da temere di poter cadere e precipitare nell'inferno, vuol dire che il maligno non ti
considera nemmeno degno di lottare con lui. Sono i santi che hanno provato di più la forza della
tentazione, la violenza dell'assalto nemico. Hanno combattuto il male, appoggiati al Cristo
vincitore del male e della morte.
Il furore di Oloferne è uno dei temi fondamentali del libro.
Il furore di Oloferne esalta la grandezza di Giuditta.
Non aveva trovato nessuna resistenza e l'unica gli viene da un popolo che non aveva sentito
neppur nominare. L'esercito di Nabucodonosor aveva vinto l'impero dei Medi, aveva
sbaragliato i nemici, aveva tutto distrutto. Fra tutti i popoli non era nemmeno nominato il
regno di Giuda, perché era così piccolo, così insignificante che era inutile ricordarlo. Ed ecco,
proprio questa nazione da nulla osa resistere all'esercito di Nabucodonosor.
Cari ascoltatori la protezione di Dio può essere sperimentata solo da chi crede in Lui, ma
Oloferne non crede in questo Dio invisibile e muto. È forse diverso dagli altri dèi che non hanno
potuto difendere le nazioni che egli aveva assoggettato a Nabucodonosor? Oloferne non conosce
il popolo di Israele.
Non si spiega come l'uomo possa resistere. Alle persecuzioni dal di fuori, alle tentazioni dal
di dentro, alla stanchezza, alle angustie del cuore, alle desolazioni interiori, com'è che resiste?
Dov'è la forza di Israele? Oloferne si meraviglia e non pensa nemmeno di mettere in conto
il loro Dio. Oloferne domanda: “che popolo è questo che dimora sui monti?” (5,3). Non può capire.
Il mondo non può capire Dio, non può conoscere la sua potenza. Solo la fede può scoprire il Dio
vivente. E la fede appartiene soltanto a chi vive in rapporto di amicizia con Dio.
Un ammonita, Achior (5,5-24), gli dice: bada, generale, che questo popolo onora un Dio che
l'ha sempre salvato. La prima cosa che tu devi chiederti è se questo popolo è fedele al suo Dio o se
invece ha commesso qualche peccato. Se è fedele al suo Dio è meglio lasciarlo in pace, perché Egli
stesso ne prenderà le difese. Se invece ha commesso qualche peccato, allora puoi pensare di
combatterlo e forse ottenere qualcosa. Oloferne si irrita per queste considerazioni: chi è Dio,
tranne Nabucodonosor? Lega in ceppi Achior e lo trascina vicino a Betulia perché lo prendano
schiavo in quella città. Questo è importante perché Achior non è ebreo ma ammonita. E sarà
accolto dagli Israeliti, come segno che la salvezza è per tutti gli uomini.
Achior dice le stesse cose che dirà Stefano nel suo discorso a coloro che lo vogliono
lapidare. Achior dice che la conoscenza di Dio porta Abramo fuori da Ur dei Caldei. Il Dio di Israele
è un Dio che vive, che soccorre, che ama, che salva.
Achior afferma la onnipotenza di Dio. Nemmeno Nabucodonosor con tutta la sua forza,
nemmeno Oloferne col suo esercito sterminato avranno ragione del regno di Giuda se Dio è con il
suo popolo. Le parole di Achior sono un atto di fede. Il Dio degli Ebrei è più grande di
Nabucodonosor. La potenza dell’esercito di Oloferne non potrà misurarsi con la potenza del Dio di
Israele. Achior non è israelita ma fa una professione solenne di fede nella onnipotenza del Dio
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unico, che si è stretto in alleanza con il popolo di Israele.
La reazione di Oloferne è durissima. Oloferne fa legare Achior, e lo fa trascinare vicino a
Betulia, dove sarà accolto nella città, e nella comunità israelita, perché Dio non guarda a ciò che
guarda l’uomo, ma guarda il cuore.
Qui il libro di Giuditta si fa preciso. Con le parole di Achior lo scontro diviene inevitabile e
appare frontale. Non solo l’esercito di Oloferne è contro l’esercito di Giuda, ma Nabucodonosor,
dio della terra, è contro il Dio del cielo, il dio che ha creato il cielo e la terra.
L’uomo si è voluto dichiarare dio, proclamare dio. Il mondo appare come un campo di
battaglia in cui si scontrano l’esercito del maligno e l’esercito di Dio. Non ci sono altre alternative,
nella storia degli uomini. Gli uomini sono al servizio o dell’uno o dell’altro: da una parte
Nabucodonosor rappresenta il male, anzi il maligno; dall’altra il popolo dell alleanza rappresenta
Dio. Il dio di questo mondo sembra avere ogni potere, un esercito sterminato. Dio non ha bisogno
di nulla per vincere. Dio si fa presente nel popolo dell’Alleanza; chiede solo che Israele lo riconosca
re e suo Dio e speri nel suo aiuto. L’unica forza della nazione giudaica sarà la preghiera, perché non
l’uomo combatte, ma Dio combatte in favore dell’uomo; perché non l’uomo intraprende per sé la
difesa, ma Dio soccorre e difende.
10.OLOFERNE (6,1-9) non capisce e dice “Chi sei tu Achior, e i mercenari di Efraim, per profetare
in mezzo a noi come hai fatto oggi… non vedrai più la mia faccia da oggi fino a quando farò
vendetta di questa razza che viene dall'Egitto. I miei servi ora ti esporranno sulla montagna e ti
porranno in una delle città sul percorso; 'non morirai finché non sarai sterminato con loro. Ma se
speri in cuor tuo che essi non saranno presi, non sia il tuo aspetto così depresso. Ho detto:
nessuna mia parola andrà a vuoto”.
La tracotanza dell'uomo vuole soppiantare Dio, l'uomo vuole sostituirsi a Dio. Nelle parole
di Oloferne si scopre il carattere idolatrico del potere. Nel suo orgoglio l'uomo non sopporta
nessuno al di sopra di sé e si attribuisce poteri divini, ma nella misura che non rende testimonianza
a Dio, vuole anzi sostituirsi a Dio e affermare se stesso, di fatto prepara e realizza la propria rovina.
L'uomo non è che una creatura e perciò è in dipendenza assoluta da Dio; in sé non ha ragione di
essere, ricade nel nulla.
Achior viene portato ai piedi del monte su cui era edificata Betulia. Ozia e i capi della città
lo vanno a prendere, lo sciolgono, lo introducono nella città. Questo, quello che dice il testo
biblico.
Gli Israeliti, asserragliati entro le mura vogliono capire, vogliono investigare quali siano i
propositi dell'esercito invasore. Achior è solo un prigioniero, non possono aver timore, aprono le
porte e scendono, prendono il prigioniero, lo portano in città, lo interrogano e Achior narra la sua
avventura. Ha parlato a Oloferne, gli ha detto che sarebbe stato vano combattere se Israele fosse
rimasto fedele a Dio; nemmeno Nabucodonosor avrebbe potuto vincere il Dio del cielo.
Tutti presi da grande stupore i Giudei sciolgono Achior e già lo ammettono come libero
cittadino nella città. Conoscendo ora i propositi di Oloferne, che ha reagito al discorso di Achior
con la volontà determinata allo sterminio di tutta la nazione, supplicano Dio. Poi, al termine della
giornata, Ozia, il capo della piccola città, celebra come in una festa, un banchetto.
Cari ascoltatori: la condizione unica alla presenza di Dio in Israele e alla vittoria di Israele
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00martedì 16 giugno 2009 18:50
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Paolo VI e quel fumo di Satana che entrò nelle fessure del Vaticano

giu 7, 2009 il Riformista

29 giugno 1972. Omelia nella festa dei santi Pietro e Paolo: «Ho la sensazione che da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio. C’è il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine, l’insoddisfazione, il confronto. Non ci si fida della Chiesa… Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. È venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio, di ricerca, di incertezza… Crediamo in qualche cosa di preternaturale (il Diavolo) venuto nel mondo proprio a turbare, per soffocare, i frutti del Concilio Ecumenico e per impedire che la Chiesa prorompesse nell’inno di gioia di aver riavuto in pienezza la coscienza di sé».
15 novembre 1972. Udienza generale: «Uno dei bisogni maggiori della Chiesa è la difesa da quel male che chiamiamo Demonio. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa… Esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerla esistente… È il nemico numero uno, è il tentatore per eccellenza. Sappiamo che questo essere oscuro e conturbante esiste davvero e con proditoria astuzia agisce ancora: è il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana».
3 febbraio 1977. Udienza generale: «Non è meraviglia se la Scrittura acerbamente ci ammonisce che “tutto il mondo giace sotto il potere del Maligno”».
Siamo agli sgoccioli del pontificato di Paolo VI. Papa Giovanni Battista Montini ripete, quasi ossessivamente, un solo concetto: la Chiesa è sotto l’attacco di Satana, il tentatore, un essere oscuro realmente esistente. Parole, quelle di Montini, ricordate in uno degli ultimi capitoli d’una biografia in uscita per Mondadori (Le Scie) e firmata dal vaticanista del Giornale Andrea Tornielli: Paolo VI. L’audacia di un papa (pp.728, euro 28). Una biografia basata su documenti inediti scovati in archivi ancora non esplorati. Una biografia che in uno dei suoi punti più avvincenti, proprio di Satana tratta. O meglio, del perché il successore del popolarissimo Giovanni XXIII e insieme predecessore del grande Giovanni Paolo II, Paolo VI appunto - «Paolo mesto», «Papa amletico», come lo ribattezzarono - si trovò a parlare più volte del Diavolo, avvertendone la presenza nel marasma post conciliare.
Perché questo continuo riferirsi a Satana? Tutto iniziò il 21 maggio 1972. Un episodio grave: un geologo australiano di origini ungheresi, instabile di mente, Laszlo Toth, dopo aver eluso la sorveglianza si arrampica sulla Pietà di Michelangelo e la sfigura con quindici colpi. La Pietà subisce danni seri ma non irreparabili. Montini, tuttavia, è sconvolto. Percepisce l’attentato come un segno, un presagio. Fu da quel mese di maggio che cominciò a parlare della presenza di Satana nella Chiesa.
Ne parlò anche in colloqui privati. Utili per capire come, al di là dell’episodio della Pietà, quando parlava del demonio Montini pensasse a fatti precisi, a circostanze concrete che la sua Chiesa stava attraversando nel difficilissimo periodo dell’immediato post Concilio.
Anzitutto la crisi dei preti: in molti abbandonavano l’abito: «Satana agisce - disse al vescovo Bernardo Citterio -. Non è possibile arrivare a tanta malvagità senza l’influsso di una forza prenaturale che insidia l’uomo e lo rovina».
Quindi il problema degli abusi liturgici: «Parlando di Satana - rivelò il cardinale Virgilio Noè - Montini pensava a tutti quei preti che della santa messa facevano paglia in nome della creatività»: persone «possedute da vanagloria e dalla superbia del Maligno».
Fu alla fine del 1975 che Paolo VI prese una decisione clamorosa. Rimosse - senza promuoverlo - uno dei protagonisti della riforma liturgica del post Concilio: l’arcivescovo Annibale Bugnini, spostato dalla curia romana direttamente in Iran, come pro nunzio. Allontanato senza preavviso. Bugnini si convinse che venne spostato a motivo di una vera e propria congiura imbastita su documenti che riportavano una sua presunta appartenenza massonica. Era un momento particolare per la curia romana: lotte sotterranee, combattute a suon di dossier, si sprecavano. Ma, a conti fatti, Bugnini non comprese il vero motivo dell’allontanamento: non tanto il contenuto del dossier, quanto, come disse l’allora segretario di Stato Jean-Marie Villot, il fatto «che nella riforma liturgica alcune cose vennero nascoste al Papa».
Erano anni difficili. Il Satana di Montini sembrava davvero presente un po’ ovunque: preti in aperto contrasto con la Chiesa e il Papa. Una riforma liturgica che lo stesso Paolo VI non riuscì a gestire come probabilmente avrebbe voluto. Il referendum abrogativo della legge sul divorzio che lacerò il mondo cattolico: Montini si accorse d’incanto della massiccia secolarizzazione in atto. La rottura con l’arcivescovo tradizionalista Marcel Lefebvre. La sospensione a divinis dell’abate di San Paolo fuori le Mura, Giovanni Franzoni. Le accuse al Papa d’aver avuto una relazione con l’attore teatrale Paolo Carlini mosse dallo scrittore omosessuale francese Roger Peyrefitte. E poi le voci intorno alle possibili dimissioni proprio del Pontefice. Lo stesso Paolo VI, nel 1976, «meditò seriamente di dimettersi», scrive Tornielli. Non lo fece. E chissà se se ne penti quando, poco dopo, nel 1978, a pochi mesi dalla morte, dovette attraversare uno dei casi più devastanti nella storia della Repubblica italiana: il rapimento e la morte di Aldo Moro: «Tra i brigatisti coinvolti nel rapimento - spiega Tornielli - c’era il figlio di un dipendente del Vaticano dal Papa ben conosciuto, del quale aveva celebrato il matrimonio».
Come se non bastasse, un altro pesante macigno sul cuore. In Italia si sta per arrivare all’approvazione della legge sull’aborto. Montini è particolarmente colpito dalle voci di dissenso sull’argomento che si sollevano all’interno della Chiesa: articoli in favore di un ammorbidimento della dottrina cattolica antiabortista vengono pubblicati dalla rivista dei gesuiti francesi Études, mentre in Italia è il gruppo di padre Ernesto Balducci ad affermare che non si può imporre alla donna di generare contro la sua volontà.
Dopo l’introduzione del divorzio in Italia, una scossa che aveva dimostrato come il paese fosse cambiato, la messa in discussione del valore inviolabile della vita nascente amareggia profondamente il Pontefice, le cui condizioni di salute si vanno visibilmente deteriorando. Per Montini è l’inizio della fine. Apparentemente sembra la vittoria del Demonio, di quel Demonio il cui fumo era già precedentemente entrato nel tempio di Dio, attraverso una qualche fessura.
Tratto da:
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