Don Bosco

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oraminutosecondo
00mercoledì 31 gennaio 2007 13:51
La vigilia dell'Epifania dell'anno corrente 1870 scomparvero gli oggetti materiali dalla camera e mi trovai alla considerazione di cose soprannaturali. Fu cosa di brevi istanti, ma si vide molto".

"Sebbene di forma, di apparenze sensibili, tuttavia non si possono se non con grande difficoltà comunicare ad altri con segni esterni e sensibili. Se ne ha un' idea di quanto segue. Ivi è la parola di Dio accomodata alla parola dell'uomo. Da Sud viene la guerra, da Nord viene la pace".

"Le leggi della Francia non riconoscono più il Creatore ed il Creatore si farà conoscere e la visiterà tre volte con la verga del furore.

Nella prima, abbatterà la sua superbia colle sconfitte, col saccheggio e colla strage dei raccolti, degli animali e degli uomini.

Nella seconda, la grande prostituta di Babilonia, quella che i buoni sospirando chiamano il "postribolo d'Europa", sarà privata dal capo in preda al disordine. Parigi, Parigi! Invece di armarti del nome del Signore ti circondi di case d'immoralità Esse saranno da te stessa distrutte, l'idolo tuo il Phantheon sarà incenerito, affinché si avveri che mentita est iniquitas sibi"

"I tuoi nemici si metteranno nelle angustie, nella fame, nello spavento e nell'abominio delle nazioni. Ma guai a te se non riconoscerai la mano che ti percuote! Voglio punire l'immoralità l'abbandono, il disprezzo della mia legge, dice il Signore.

Nella terza. Cadrai in mano straniera, i tuoi nemici di lontano vedranno i tuoi palagi in fiamme. Le tue abitazioni divenute un mucchio di rovine bagnate dal sangue dè tuoi prodi che non sono più.

"Ma ecco il Gran Guerriero dal Nord; porta uno Stendardo sulla destra che lo regge dove sta scritto: Irresistibile mano del Signore. In quell'istante il Venerando Vecchio del Lazio gli andò incontro sventolando una fiaccola ardentissima. Allora lo stendardo si dilatò di nero che era divenne bianco come la neve. Nel mezzo dello stendardo in caratteri d'oro stava scritto il nome di Chi tutto può.

"Il Guerriero cò suoi fece un profondo inchino al Vecchio e si strinsero la mano".

"Ora la voce del Cielo è il Pastore dei Pastori. Tu sei nella grande conferenza cò suoi assessori; ma il nemico del bene non istà un istante in quiete. Egli studia e pratica tutte le arti contro di te. Seminerà la discordia fra i tuoi assessori, susciterà nemici tra figli miei".

"Le potenze del secolo vomiteranno fuoco e vorrebbero che le parole fossero soffocate nella gola ai Custodi della mia legge. Ciò non sarà. Faranno male, male a se stessi. Tu accellera; se non si sciolgono le difficoltà siano troncate. Se sarai nelle angustie non arrestarti, ma continua finché sia troncato il Capo dell'Idra dell'errore".

"Questo colpo farà ´remare la terra e l'inferno; ma il mondo sarà assicurato e tutti i buoni esulteranno. Raccogli adunque attorno a te anche due soli assessori, ma ovunque tu vada continua e termina l'opera che ti fu affidata".

"I giorni corrono veloci, gli anni tuoi si avanzano nel numero stabilito, ma la Gran Regina sarà sempre il tuo aiuto e come nei tempi passati, così per l'avvenire sarà sempre magnum et singulare in ecclesia praesidium. Ma tu Italia, terra di benedizioni, chi ti ha sommersa nella desolazione? Non dire i nemici, ma gli amici tuoi".

"Non odi che i tuoi figli domandano il pane della fede e non trovi chi lo spezzi? Che farò Batterò pastori, disperderò il gregge affinché i sedenti sopra la cattedra di Mosè cerchino buoni pascoli e il gregge docilmente ascolti e si nutrisca. Ma sopra il gregge e sopra i pastori peserà la mia mano. La carestia, la pestilenza faranno sì che le madri dovranno piangere il sangue dei figli e dei mariti morti in terra nemica".

"E di te o Roma; che sarà Roma ingrata, Roma effemminata; Roma superba. Tu sei giunta a tale che non cerchi altro nè altro ammiri nel tuo sovrano se non il lusso dimenticando che la tua e la sola vera gloria sta sul Golgota. Ora egli è vecchio, cadente, inerme; spogliato, tuttavia colla schiava parola fa tremare tutto il mondo".

"Roma...! Io verrò quatto volte a te. Nella prima percuoterò le tue terre e gli abitanti di esse. Nella seconda porterò la strage e lo sterminio fino alle tue mura. Non apri ancor l'occhio? Verrò la terza e abbatterò le difese ed i difensori e al comando del Padre subentrerà il regno del terrore, dello spavento e della desolazione. Ma i mie savii fuggono. La mia legge è tuttora calpestata. Perciò farò la quarta visita. Guai a te se la mia legge sarà ancora un nome vano per te. Succederanno prevaricazioni nei dotti, e negli ignoranti. Il tuo sangue ed il sangue dei figli tuoi laveranno le macchie che tu fai alla legge di Dio".

"La guerra, la peste e la fame sono i flagelli con cui sarà percossa la superbia e la malizia degli uomini. Dove sono, o ricchi, le vostre magnificenze, le vostre ville, i vostri palagi? Sono divenuti la spazzatura, delle piazze e delle strade".

"Ma voi, o sacerdoti, perché non correte a piangere, tra il vestibolo e l'altare, invocando la sospensione dei flagelli? Perché non prendete lo scudo della fede, e non andate sopra i tetti, nelle case, nelle vie, nelle piazze, in ogni luogo anche inaccessibile a portare il seme della mia parola?"

"Ignorate che questa è la terribile spada a due tagli che abbatte i miei nemici; che rompe le ire di Dio e degli uomini? Queste cose dovranno inesorabilmente venire una dopo l'altra. Le cose succedonsi troppo lentamente. Ma l'augusta Regina del Cielo è presente. La potenza del Signore è nelle sue mani".

"Disperde come nebbia i suoi nemici; riveste il Venerando Vecchio di tutti i suoi antichi abiti. Succederà ancora un violento uragano".

"L'iniquità consumata, il peccato avrà fine (e prima che trascorrano due pleniluni nel mese dei fiori l'iride di pace comparirà sulla terra)".

"Il Gran Ministro vedrà la Sposa del suo Re vestita a Festa. In tutto il Mondo apparirà un sole così luminoso quale non fu mai, dalle fiamme del Cenacolo fino ad oggi, né più si vedrà fino all'ultimo dei giorni".


"Era una notte oscura, gli uomini non potevano più discernere quale fosse la via a tenersi per fare ritorno ai loro paesi, quando apparve nel cielo una splendidissima luce che rischiarava i passi d'è viaggiatori come nel mezzodì. In quel momento fu veduta una moltitudine di uomini, di donne, di vecchi, di fanciulli, di monaci, monache e sacerdoti con alla testa il Pontefice uscire dal Vaticano schierandosi in forma di processione".

"Ma ecco un furioso temporale oscurando alquanto quella luce sembrava ingaggiarsi una battaglia tra la luce e le tenebre. Intanto si giunse a una piccola piazza coperta di morti e di feriti, di cui parecchi dimandavano ad alta voce conforto. Le file della processione di diradarono assai. Dopo avere camminato per uno spazio che corrisponde a dugento levate del sole, ognuno si accorse che non era più in Roma. Lo sgomento invase l'animo di tutti, ed ognuno si raccolse intorno al Pontefice per tutelarne la persona ed assisterlo né tuoi bisogni".

"In quel momento furono vedute due Angeli che portando uno stendardo l'andarono a presentare al Pontefice dicendo: Ricevi il vessillo di Colei che combatte e disperde i più forti eserciti della terra. I tuoi nemici sono scomparsi, i tuoi figli colle lagrime e coi sospiri invocano il tuo ritorno. Portando poi lo sguardo nello stendardo vedevasi scritto da una parte: Regina sine labe concepta; e dall'altra: Auxilium Christianorum. Il Pontefice prese con gioia lo stendardo, ma rimirando il piccolo numero di quelli che erano rimasti intorno a se divenne afflittissimo".

"I due Angeli soggiunsero: Va tosto a consolare i tuoi figli. Scrivi à tuoi fratelli dispersi nelle varie parti del mondo che è necessaria una riforma né costumi e negli uomini. Ciò non si può ottenere se non spezzando ai popoli il pane della Divina Parola. Catechizzate i fanciulli, predicate il distacco dalle cose della terra.

È venuto il tempo, conchiusero i due angeli che i poveri saranno evangelizzatori dei popoli. I Leviti saranno cercati tra la zappa, la vanga ed il martello, affinché si compiano le parole di Davide: Dio ha sollevato il povero dalla terra per collocarlo sul trono d'è principi del tuo popolo.

Ciò udito il Pontefice si mosse e le fila della processione cominciarono a ingrossarsi. Quando poi pose piede nella santa città si mise a piangere per la desolazione in cui erano i cittadini, di cui molti non erano più. Rientrato poi in San Pietro intonò il Te Deum, cui rispose un coro di angeli cantando: Gloria in excelsis Deo, et in terra pax hominibus bonae voluntatis.

Terminato il canto cessò di fatto ogni oscurità e si manifestò un fulgidissimo sole. Le città i paesi, le campagne erano assai diminuite di popolazione, la terra era pesta come da un uragano, da un acquazzone e dalla grandine, e le genti andavano uno verso dell'altro con animo commosso dicendo: Est deus in Israel".

"Dal cominciare dell'esilio fino al canto del Te Deum, il sole si levo dugento volte. Tutto il tempo che passò nel compiersi quelle cose corrisponde a quattrocento levate del sole".

Il 30 maggio 1862, don Bosco raccontò ai ragazzi questo sogno:"Mi trovavo su uno scoglio, prospiciente al mare e vedevo una grande flotta di navi, ordinata per dare battaglia... C'era una nave maestosa, bene armata, scortata da altre navi, ma aveva il vento contrario.... e in mare sembrava favorire i nemici.

Ad un certo punto ho visto come spuntare dal mare due altissime colonne di granito, l'una poco distante dall'altra. Sopra una di queste c'era la scritta:"Ausiliatrice dei cristiani", mentre sulla seconda colonna, molto più alta e consistente, c'era una enorme ostia, con le parole: "Salute dei credenti".

Il comandante supremo della grande nave era il pontefice. Nel notare il furore dei nemici e il pericolo al quale erano esposti i suoi fedeli, egli pensò di convocare intorno a sé i piloti delle navi secondarie per tenere consiglio e decidere sul da farsi. Perciò tutti i piloti salirono sulla nave ammiraglia per radunarsi intorno al papa...

Ma il vento infuriava sempre più gagliardo e la tempesta era così forte che i piloti dovettero ritornare quanto prima a governare le loro navi. Ma fattasi bonaccia, il pontefice li radunò nuovamente, mentre la nave ammiraglia seguiva la sua rotta. Quando la burrasca imperversava maggiormente, il pontefice si pose al timone per guidare la sua nave verso le due colonne, dalle cui sommità pendevano ancore e grossi ganci attaccati alle catene.

Intanto le navi avversarie si muovevano per assalirla... e il combattimento diventava sempre più accanito. Ma la nave ammiraglia continuava sicura e franca la propria rotta. Talvolta però percossa da formidabili colpi, essa riportava alla carena larghe e profonde falle, ma queste si saldavano al soffio del maestrale. Intanto molte navi avversarie sprofondavano dentro il mare. Allora i nemici diventavano furibondi...

A un tratto il pontefice resta colpito gravemente e cade con onore. Sollecitamente soccorso, colpito per la seconda volta, ricade e muore. Un grido di vittoria erompe allora dal petto degli avversari, ma mentre sulle loro navi si tripudia, subentra un altro pontefice, che sostituisce il caduto nel governare la nave ammiraglia... Il nuovo pontefice supera ogni ostacolo e guida la nave fino alle colonne... Allora succede un grave capovolgimento: tutte le navi che avevano combattuto contro il pontefice fuggono e si disperdono, si urtano e si fracassano a vicenda...".


Il 6 luglio 1862 don Bosco sognava di trovarsi insieme con la marchesa di Barolo, in una piazzetta prospiciente a un'ampia pianura. Il Santo "vedeva" i giovani dell'oratorio ricrearsi allegramente.

Nel parlare di essi al Santo, la marchesa approvava il suo apostolato... Mentre si discuteva, i giovani, divenuti a un tratto silenziosi, fuggirono terrorizzati, chi da una parte e chi dall'altra, per la improvvisa comparsa di un cavallo rosso, che correva velocemente verso di essi, con la criniera al vento. Con le orecchie dritte, e gli occhi corruscati. Correva così velocemente da sembrare che avesse le ali.

Che razza di cavallo è mai quello? domandò don Bosco.

E poi aggiunse: È forse un demonio sbucato dagli abissi infernali?

È un cavallo dell'Apocalisse! qualcuno rispose...

"Sembra che quel cavallo raffigurasse la democrazia settaria la quale, infuriata contro la chiesa, si avanzava con grave danno dell'ordine sociale; essa s'imponeva sui governi, sulle scuole, sui municipi e sui tribunali; anelava a compiere l'opera devastatrice incominciata dalle sue complici autorità costituite, a danno della società religiosa, dei pii istituti e del diritto di proprietà privata.

A tale proposito don Bosco diceva che tutti i buoni, con zelo e coraggio, procurassero di fermar quella bestiaccia irrompente, senza freno...".

"... Una innumerevole moltitudine di selvaggi gremiva una radura, al centro della foresta. I loro visi erano deformi e le persone coperte di pellicce. Essi circondavano un uomo legato a un cippo di pietra. Era prigioniero e per la regolarità nei lineamenti sembrava europeo... A un tratto però un selvaggio si alzava e poi, brandendo una lunga asta di ferro affilata, si scagliava sul prigioniero per troncargli la testa..."


Siamo nel luglio 1886. Don Bosco sogna di trovarsi in un casolare:

"... I contadini salgono sul fienile per vedere se c'è ancora del fieno, ma non ne trovano. Discendono quindi verso la stalla per osservare le greppie, dove ne rinvengono qualche rimasuglio.

I contadini, disperati si chiedevano: Come faremo?... La primavera è alla fine e noi siamo senza fieno.

Non ci rimane altro da fare - rispondeva un contadino - che uccidere la mandria e mangiarne la carne...

Ma poi - osservò un altro - faremo anche noi come le mucche del faraone, che si divoravano a vicenda?

A questo punto, don Bosco vede tante belle valigie chiuse, che nessuno apriva. Spinto dalla curiosità, si avvicina e inizia ad aprire una di queste valigie... Erano piene di soldoni di rame. Che significa tutto questo?

Chiede il veggente alla sua Guida. Che i ricchi avranno queste monete, mentre tra le mani dei poveri passeranno invece diamanti, oro, argento e pietre preziose. I ricchi saranno spodestati e resi spogli delle loro proprietà".


Tra i sogni più curiosi raccontati da Don Bosco è da ricordare anche il seguente:

"... Mi trovavo nella mia cameretta, quando ho visto entrare un mostro, che si avvicinò subito al mio letto: sembrava un mastodontico rospo, con le dimensioni di un bue.

Era verde e aveva una striscia rossa intorno alla bocca e lungo la gola. Mi fissava con gli occhi infuocati e aveva due corna sul naso, mentre dai fianchi gli spuntavano due ali verdastre.

Le sue zampe erano quasi leonine e il corpo finiva con una lunga coda bifida... Il mostro dilatò l'ampia bocca, fornita di due grosse zanne.

Don Bosco si fece coraggio: Che cosa vuoi da me, brutto rospaccio? Esclamò terrorizzato.

Ma il mostro non rispondeva: aveva posato le zampe anteriori sul fondo del letto e poi lentamente si tirava su alla lettiera, facendo leva con le zampe posteriori... Poi si allungava in avanti protendendo l'orrendo muso..."


"Durante la notte del 7 aprile 1876, don Berto (che dormiva in una camera vicina) sentì gridare don Bosco nel sonno:

Aiuto!Aiuto! Il mattino dopo, il veggente, raccontò di aver sognato qualcosa di particolarmente traumatizzante.

Aveva avuto l'impressione di trovarsi al fondo di una scala, e aveva visto avvicinarsi una iena, che gl'impediva di andare oltre.

Non sapendo come liberarsi della fiera, aveva chiamato il fratellastro Antonio, ma intanto la iena si avvicinava rabbiosamente, con la bocca spalancata.

Allora, trovandosi privo di ogni mezzo per la difesa, in un moto istintivo, le aveva cacciato una mano in gola. Si guardò poi d'attorno e vide scendere dai monti un pastore, che diceva:

L'aiuto deve venire dall'alto, ma per ottenerlo bisogna discendere molto in basso. Quella bestiaccia fa del male soltanto a chi lo voglia..."


È noto il carisma di S. Giovanni Bosco, i suoi famosi sogni profetici raccontati ad allievi e confratelli, che puntualmente si avveravano e che erano per lui un mezzo di catechesi del tutto eccezionale ed avvincente. Nei suoi sogni sono contenuti anche numerosi riferimenti ad avvenimenti futuri della Chiesa e del mondo. Sull'argomento ci sono svariate pubblicazioni facilmente reperibili.
Meno nota è invece una sua profezia su una vittoria della Madonna prevista per il nostro secolo. Ne circolano alcune versioni e qui ci è parso opportuno riportare la versione di Giov. Battista Lemoyne, che ne ha redatto - lui uno dei primi salesiani e intimo del Santo - una biografia ufficiale e minuziosa che riempie 24 volumi. Il passo si trova nel volume 9 a pag. 583.

Il nome Lepanto si riferisce alla grande battaglia navale del 1571 con la vittoria delle forze cristiane contro i turchi che segnò l'inizio del declino della minaccia ottomana in l'Europa; per l'occasione il Papa aveva indetto una crociata del Rosario e aveva attribuito all'intercessione di Maria l'esito favorevole della lotta.
Don Bosco parlava di tali avvenimenti futuri intorno all'anno 1869. Circa 40 anni dopo la Madonna confermerà a Lucia di Fatima - tuttora vivente - tale prospettiva e annuncerà la finale "Vittoria del Suo Cuore Immacolato". Anche il nostro attuale Papa si aspetta grandi cambiamenti per la fine del secolo a partire dagli eventi di Fatima.

La misteriosa data 19.. con le due cifre finali lasciate libere per i posteri (il Santo avrebbe detto: "le altre due cifre le metterete voi"), poteva essere meno interessante 30 o 50 anni fa, ma lo è sicuramente di più ora, dato che ormai al posto delle decine possiamo mettere un 9 e al posto delle unità c'è poco da scegliere. Dunque se il Santo onorerà la sua predizione, mancherebbe poco tempo a quella sequenza di eventi che, sempre secondo il Santo, dovrebbero comportare circa un anno di travagli e guerre, concludersi in una notte di 72 ore e far rivedere all'umanità la luce di un mondo splendidamente rinnovato dove regnerà solo gioia e pace.
I Salesiani affermano che finora tutte le profezie di Don Bosco si sono avverate.

(...) Mentre santificavansi le anime, si andavano compiendo nuovi lavori per la Chiesa di Maria Ausiliatrice. Ciascuno de' due campanili, fiancheggianti la facciata, doveva essere sormontato da un angelo in rame battuto e indorato, dell'altezza di due metri e mezzo. Don Bosco ne aveva dato il disegno, e si vedono ancora. A destra: un angelo, recante colla mano sinistra una bandiera, in cui, a traforo nel metallo e a grossi caratteri, è scritto: "Lepanto". A sinistra un altro, in atto di offrire colla mano destra una corona d'alloro alla Santa Vergine, dominatrice sulla cupola.
In un primo disegno, che noi abbiam visto, anche il secondo angelo sollevava una bandiera sulla quale era, pur a traforo la cifra 19... seguita da due fori. Indicava una nuova data e cioè il mille novecento, omesse le decine ed unità di anni. Si mise poi, come si e detto, in mano all'angelo una corona: ma noi non abbiam mai dimenticato quella data misteriosa, la quale a parer nostro, indicava un nuovo trionfo della Madonna. Che questo si affretti e attiri tutte le genti sotto il manto di Maria!
L'esecuzione di questi angeli venne affidata ai fratelli Broggi di Milano per il prezzo di lire 3300; e le statue riuscirono decorose e di bell'effetto. Don Bosco ne riceveva l'annunzio con questa lettera.

Milano, 24 marzo 1869.

Mto. Rev.do Sig. D. Gio. Bosco









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