Fracking, la svolta di Cuomo: lo Stato di New York vieta le trivelle. Renzi prenda esempio

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wheaton80
00lunedì 19 gennaio 2015 02:01

Saranno le elezioni del 2016 che si avvicinano, sarà che la pressione è stata martellante, sarà che chissà forse un po’ ci crede anche lui, ma oggi 17 dicembre il governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo ha annunciato che il fracking sarà vietato nello Stato da lui amministrato. Perché? Perché ci sono “gravi preoccupazioni” per la salute delle persone. E’ un enorme cambio di rotta, e mostra quanto importante sia la protesta – i politici, alla fine sono solo tali, vanno dove va il vento e sta a noi alzare la voce, che sia New York, che sia Ortona. Sei, sette, otto anni fa, i petrolieri avevano cercato di promuovere il fracking nel Marcellus Shale come il miracolo del futuro, grazie al quale le zone economicamente depresse dello Stato di New York, quelle agricole, più interne, al confine con la Pennsylvania, avrebbero scoperto il miracolo economico. Andrew Cuomo è orgoglioso del suo modo veloce e deciso di governare ed ha affrontato molte altre questioni di petto a New York, fra cui l’approvazione di leggi più severe contro l’uso di armi. Sul fracking invece è stato a lungo silenzioso e titubante. Anzi, c’è stato un periodo in cui pensava anche di approvarlo nelle zone più povere di New York State. Ma si è ritrovato contro una gran mole di persone che di fracking non ne vogliono sapere. E così, invece di dire sì o no, e per non inimicarsi nessuno Cuomo ha continuato a rimandare ad altra sede, dicendo che prima di decidere si sarebbe dovuto completare un rapporto sulla salute pubblica. Sono circa sei anni che abbiamo aspettato questo rapporto! La cosa buona però è che nel frattempo lo Stato di New York ha imposto una moratoria che vige fin dal 2008, quando lo studio venne iniziato. Intanto arrivano le primarie per la candidatura alle elezioni del 2014.

Lo sfidante contro Cuomo nelle primarie, un semisconosciuto di nome Zephyr Teachout, era apertamente contro il fracking. Cuomo tentennava. Zephir ha preso inaspettatamente il 30% dei voti, anche grazie alle sue posizioni ambientaliste. Le elezioni hanno anche portato Cuomo a dover fare campagna elettorale, e ovunque si sia presentato è stato letteralmente assalito dalle proteste no-fracking. Intanto, molte città hanno imposto da sole dei divieti comunali, con il risultato che già il 60 per cento del Marcellus Shale era de facto vietato ai petrolieri. A Novembre Cuomo ha rivinto le elezioni contro il suo avversario repubblicano. Dopo poche settimane ecco che lo studio arriva a completamento: il commissario per la salute di New York State, Howard A. Zucker ha parlato di preoccupazioni per l’inquinamento di acqua e di aria e dice che il fracking non è sicuro. La domanda che il dottor Zucker si è posto è questa:“Avrebbe voluto lui che la sua famiglia vivesse vicino a pozzi da fracking?”. E quando ha concluso che no, non avrebbe voluto una cosa del genere per i suoi cari, ha deciso che non era giusto per nessun altro: il fracking pone rischi “inestimabili” alla salute pubblica. E così oggi Cuomo annuncia il divieto, aggiungendo che ovunque si sia fatto fracking le comunità hanno sofferto e che nessuno dice “che meraviglia, abbiamo il fracking”. C’è invece rassegnazione e desolazione. La domanda che invece vorrei fare io a Matteo Renzi, a tutti quei politici che hanno votato a favore dello Sblocca Italia, e a tutti quelli che pensano che le trivelle, con o senza fracking, porteranno l’America nelle nostre campagne e nei nostri mari, è molto semplice. Vorreste voi, Matteo ed Agnese Renzi, Gianluca Galletti, Federica Guidi che le vostre famiglie vivessero vicino a pozzi di gas e di petrolio? E se la risposta è no, beh, dovrebbe essere la stessa per tutti i cittadini italiani.

Maria Rita D'Orsogna
18 dicembre 2014
www.ilfattoquotidiano.it/2014/12/18/fracking-la-svolta-di-cuomo-lo-stato-di-new-york-vieta-le-trivelle-renzi-prenda-esempio/...
wheaton80
00venerdì 1 aprile 2016 19:36
Ora è ufficiale: il fracking provoca i terremoti

Secondo la nuova previsione annuale sul rischio di terremoti (https://www.washingtonpost.com/news/speaking-of-science/wp/2016/03/28/new-seismic-hazard-map-includes-fracking-related-quakes-for-the-first-time/), pubblicata martedì dal Geological Survey degli Stati Uniti, alcune parti del Texas e dell’Oklahoma correrebbero ora lo stesso pericolo delle aree maggiormente colpite da terremoti in California e si precisa che l’aumento è dovuto al riversamento sotterraneo delle acque reflue generate durante l’estrazione di petrolio e gas naturale. Quello delle acque reflue è un problema su due fronti. Stando allo USGS, l’incremento del rischio sismico in aree solitamente non soggette a terremoti metterebbe in pericolo la vita di sette milioni di persone. Queste scosse sismiche sono solitamente piccole ma, finora, i terremoti causati dall’uomo sono arrivati a toccare magnitudo 5.6 (https://www.washingtonpost.com/news/speaking-of-science/wp/2016/03/28/new-seismic-hazard-map-includes-fracking-related-quakes-for-the-first-time/).



L’acqua stessa presenta un problema. L’estrazione di petrolio e gas attraverso il processo conosciuto come fratturazione idraulica, o fracking, comporta il pompaggio ad alta pressione di grandi quantità di acqua nel sottosuolo per frantumare la roccia. Riaffiorando, l’acqua trasporta con sé le sostanze chimiche utilizzate nel processo, assieme ai sali e ai metalli pesanti rimossi dalle rocce (oltre al fracking, anche le convenzionali operazioni di estrazione del petrolio fanno riaffiorare acqua sporca). La maggior parte di quest’acqua viene pompata nuovamente nel sottosuolo, ma potrebbe presto non essere più necessario. Alternative emergenti per il trattamento delle acque reflue, come la desalinizzazione via membrane e il trattamento con ozono, potrebbero rendere quest’acqua nuovamente utilizzabile. Oltretutto, i ricercatori stanno lavorando a un processo di desalinizzazione su larga scala che utilizza relativamente poca energia.



Questi processi sono più cari rispetto al trasferimento e al pompaggio delle acque reflue in un pozzo di smaltimento, ma i costi non sono tanto elevati se consideriamo gli effetti collaterali dovuti all’inquinamento e ai terremoti, oltre che alla raccolta e all’utilizzo di acqua pulita. Nel frattempo, il rischio di terremoti causati dall’uomo continua ad aumentare. Specialmente nell’area di Dallas-Fort Worth, lo USGS dice che il rischio di terremoti è aumentato drammaticamente dal 2014, e sostiene che un terremoto in quella regione potrebbe provocare fino a 9,5 miliardi di dollari di danni.

David Talbot
Traduzione: Matteo Ovi

31 Marzo 2016
Fonte: www.technologyreview.it/il-fracking-e-i-terremoti-in-aumento-tutta-colpa-d...

www.linkiesta.it/it/article/2016/03/31/ora-e-ufficiale-il-fracking-provoca-i-terremot...
wheaton80
00sabato 16 aprile 2016 02:29
Se il referendum è “inutile”, perché tanto accanimento per farlo fallire?

Ormai mancano poche ore al referendum del 17 aprile, un referendum voluto da 10 regioni italiane, insieme ad altri 5 quesiti che hanno costretto il governo a tornare indietro rispetto alle sciagurate previsioni dello “Sblocca Italia”, giustamente ribattezzato “Trivella Italia”, che avevano peggiorato la situazione rispetto a quanto voluto dall’ex Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo (che a volte ci tocca rimpiangere se la si paragona all’attuale Ministro) e in linea con il governo Monti/Passera. Insomma, le Regioni, promuovendo i referendum, hanno già ottenuto diverse vittorie che ora il fronte del no/astensione e il governo cercano di far passare per proprie iniziative o concessioni magnanime, vantando “moratorie” sulle nuove trivellazioni – entro le 12 miglia – per sminuire l’importanza di questo referendum superstite dopo la ritirata dalle concessioni fossili dello “Sblocca Italia”. Insomma, per 5 quesiti referendari il governo ha dovuto ammettere di avere commesso un errore e nella legge di Stabilità ha fatto marcia indietro dando ragione alle regioni. Sul sesto quesito, quello cui tutti i cittadini italiani sono chiamati ad esprimersi con il voto di domenica, invece il governo non ha potuto o voluto farlo e la Cassazione prima e la Corte Costituzionale dopo hanno dovuto ammettere il referendum. Come d’altronde anche gli stessi ambientalisti che oggi sostengono il Sì hanno sempre dichiarato, un referendum non è certo lo strumento migliore per decidere di politica energetica nazionale: quel che davvero sarebbe auspicabile è un lungimirante Piano per l’energia e il clima, del quale però non c’è neanche l’ombra.

Adesso che gli italiani sono però stati trascinati al voto referendario, sono anche chiamati a fare una scelta di campo. Ma il governo avrebbe potuto evitarlo? Sì, almeno a sentire quel che dice – mai smentito – il 17 marzo in un comunicato ufficiale il Presidente (PD) della Regione Puglia Michele Emiliano rispondendo «con fraterna sincerità al comunicato dei due vice segretari del Partito Democratico sulla vicenda referendaria» (http://www.greenreport.it/news/energia/referendum-trivelle-pd-emiliano-guerini-serracchiani-disinfomati-falsa-rappresentazione/). Emiliano ricorda ai suoi stessi compagni di partito che «i primi a voler evitare il referendum sulle trivellazioni petrolifere in Adriatico e nello Ionio sono stati i Presidenti delle Regioni referendarie, che delegarono il sottoscritto e il Presidente della Basilicata Pittella a chiedere al governo, nella persona del Sottosegretario Vicari, un incontro tra regioni e governo sulla materia delle trivellazioni, che aveva scatenato l’ira popolare di sindaci, cittadini, operatori turistici e determinato la presa di posizione di molti esponenti della stessa Chiesa cattolica a seguito della Enciclica di Papa Francesco “Laudato Sì”. Durante questo incontro, svoltosi nell’agosto del 2015, il Sottosegretario, con grande gentilezza, prese atto delle nostre rimostranze di fronte al gran numero di permessi di prospezione di ricerca di idrocarburi nello Ionio e nell’Adriatico e si impegnò a convocarci entro la settimana successiva per definire il da farsi. Lo stesso Sottosegretario Vicari, dopo qualche tempo, ci comunicò che il governo non aveva interesse a effettuare l’incontro con le Regioni. Fu solo tale decisione a indurre a malincuore molte Regioni italiane governate dal PD a richiedere il referendum sulle norme del cosiddetto Sblocca Italia che rendevano l’attività di ricerca ed estrazione petrolifera più facile e libera da qualunque intesa con le Regioni».

E allora bisogna farsi alcune domande che, nonostante lo scandalo petrolifero lucano, sono rimaste senza risposta: perché questa caparbia volontà del governo Renzi/Guidi di far tenere il referendum e di provare al contempo a farlo fallire? Perché si continua a parlare di “spreco di denaro pubblico” quando il referendum poteva essere evitato accogliendo le proposte delle Regioni, oppure almeno accorpato alle prossime elezioni amministrative come chiesto dagli ambientalisti? Ma soprattutto, perché se il referendum è inutile e non avrà nessuna ripercussione (l’altra tesi, esposta magari dagli stessi minimizzatori, è che sarà una catastrofe economica e occupazionale) si è scatenata una impressionante campagna per l’astensionismo che ha visto protagonisti, oltre al Presidente del Consiglio, anche altre figure istituzionali? Perché questa imponente campagna di disinformazione e cattiva informazione che ha toccato vette imbarazzanti in alcune trasmissioni televisive? Dopo le discutibili performance astensionistiche del conduttore di Agorà, ieri SkyTG24 titolava ancora che il voto si sarebbe tenuto solo in 9 regioni e non in tutte come è in realtà. Una disinformazione inaccettabile in un organo di informazione con tale diffusione. Come dice la Presidente di Legambiente Rossella Muroni, anche in queste ore «sta proseguendo una inquietante campagna mediatica contro il referendum di domenica sulle trivellazioni. L’idea di fondo è che gli italiani siano distratti e che sia facile prenderli in giro, quindi si scoraggia ad andare a votare. Tutto l’opposto di quello che dovrebbe avvenire. Tutto questo è pericoloso per il Paese. La coesistenza sociale passa per la partecipazione. Il voto di domenica deve servire per diventare un Paese diverso, che comunque prima o poi diventeremo, perché la storia si può rallentare ma non fermare. Se una parte della politica definisce “inutile” il referendum di domenica, io dico che sarà invece utilissimo, e lo penso al di là del quorum che mi auguro raggiungeremo. Il messaggio di domenica è culturale, vogliamo far capire quello che ci aspettiamo per il futuro. Purtroppo c’è ancora molta disinformazione sull’argomento: la settimana scorsa ho dovuto spiegare ad un giornalista radiofonico che non si votava solo nelle 9 regioni che hanno chiesto il referendum. In questa situazione è complicato».

Infatti “l’inutile” referendum del 17 aprile è diventato – anche per “merito” del governo – un’altra cosa: negli intenti astensionistici di governo e petrolieri un suo clamoroso flop potrebbe rappresentare l’occasione per riaprire l’intera partita fossile dello “Sblocca Italia”, perché tanto gli italiani non sono interessati ad impedire le trivellazioni offshore; per il movimento referendario è l’occasione per avviare davvero la transizione verso una società e un’economia rinnovabili, verso quel mondo low carbon che prevede di lasciare sotto terra i combustibili fossili, lo stesso evocato da Matteo Renzi nel suo discorso all’ONU nel settembre 2015, lo stesso sottoscritto dall’Italia alla Conferenza climatica mondiale di Parigi nel dicembre 2015, lo stesso che compare nell’enciclica “Laudato Sì” di Papa Francesco che il governo e il Ministro dell’Ambiente hanno applaudito con pio e reverente entusiasmo. “L’inutile” referendum parla ormai di questo e ne avrebbe parlato ancora più e meglio se la politica politicante non avesse occupato le tribune referendarie per confondere le acque e discutere di altro, delle sue eterne beghe autoreferenziali che paralizzano il Paese in un dibattito fossile, mentre altri Paesi corrono a tutta birra verso il futuro, magari utilizzando tecnologia italiana. E il nostro futuro, come confermano le moratorie di Croazia e Francia sulle trivellazioni nel Mediterraneo, non saranno le poche gocce di petrolio e i pochi m3 di gas nascosti sotto il fondo del nostro mare, sarà quello rinnovabile che sta costruendo Tesla negli USA, quello verso cui si incamminano giganti come Cina e India per non restare soffocati e avvelenati dalla loro stessa crescita, quello dei Rockefeller, che disinvestono dagli idrocarburi, e quello fatto di auto elettriche che hanno votato i parlamenti di Olanda, Norvegia, Svezia, Danimarca, quello del piccolo Costarica già 100% rinnovabile e quello degli imponenti finanziamenti per le rinnovabili delle petromonarchie dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti, che si preparano alla fine dell’economia basata sui combustibili fossili. La redazione di Greenreport è convinta che questo sia il futuro del mondo, tanto auspicabile quanto inevitabile, e che l’Italia, con il suo genio troppo spesso sprecato e delocalizzato, possa esserne uno dei leader. Per questo ci siamo spesi così tanto per il Sì al referendum del 17 aprile, lo abbiamo certamente fatto in maniera partigiana, da partigiani di quel futuro che è già tra noi. Per questo voteremo con convinzione Sì e invitiamo i nostri lettori a votare Sì “all’inutile” referendum del 17 Aprile.

15 aprile 2016
www.greenreport.it/news/clima/referendum-inutile-perche-tanto-accanimento-farlo-...
wheaton80
00venerdì 22 aprile 2016 13:44
L'attore Mark Ruffalo sulla lista dei sospetti terroristi per un documentario

MILANO - E' finito nella lista delle persone sospettate di terrorismo solo perché ha promosso e organizzato diverse proiezioni di “Gasland”, documentario di denuncia che ha ottenuto il Premio Speciale della Giuria per il Documentario allo scorso Sundance Film Festival, la famosa rassegna cinematografica dedicata ai film indipendenti che si tiene ogni anno a Salt Lake City. L'attore Mark Ruffalo, protagonista di celebri pellicole come “Zodiac” e “I ragazzi stanno bene” è stato inserito nella famigerata ‘watch list’ dall'Ufficio di Sicurezza Nazionale della Pennsylvania, Stato in cui è ambientato il documentario, che tra l'altro ha anche partecipato al recente Festival del Cinema di Roma, nella sezione fuori concorso “Extra”.

Il fracking

Il documentario denuncia i pericoli per la salute dei cittadini causati dal fracking, un nuovo metodo di trivellazione e perforazione ideato negli Stati Uniti dalla Halliburton, la multinazionale specializzata in lavori pubblici e nello sfruttamento dei giacimenti petroliferi, per la quale in passato ha lavorato l’ex vicepresidente americano Dick Cheney e che è stata oggetto di dure critiche per le presunte attività illegali durante la guerra in Iraq. Attraverso la tecnica della ‘frattura idraulica dei pozzi’, le multinazionali inietterebbero grossi quantitativi di acqua e di sabbia misti a sostanze chimiche nelle falde acquifere causando infiltrazioni di gas nocivi negli acquedotti. Ciò avvelenerebbe in modo irreversibile l'acqua potabile e di conseguenza la salute degli abitanti.

Documentario

Il protagonista e autore del documentario è Josh Fox che, armato di telecamera e di infinita pazienza, gira in lungo e in largo per lo Stato americano scoprendo una catena di menzogne, reti di segreti inconfessabili, inusuali malattie (sono all'ordine del giorno emicranie croniche, dolori alle ossa e non mancano le morti premature) e l'incredibile inquinamento delle falde acquifere della Pennsylvania. Tra le tante cose assurde che avvengono in questo territorio, ribattezzato Gasland, vi è l'incendio dell'acqua potabile: i cittadini, come mostra il trailer del documentario, a causa del profondo inquinamento delle falde acquifere, avvicinando un accendino all’acqua che scorre dal rubinetto di casa, vedono quest'ultima infiammarsi, proprio come se fosse alcool puro.

Sdegno e critiche
L'attore quarantatreenne Ruffalo è stato segnalato come ‘terrorista sospetto’, secondo quanto scrive il San Francisco Chronicle, anche perché avrebbe espresso pubblicamente tutto il suo sdegno e innumerevoli critiche alla nuova tecnica di trivellazione. In un'intervista al mensile GQ l'attore ha ironizzato sulla vicenda:«Questa storia è assolutamente bella e divertente». Le principali industrie americane che lavorano all'estrazione del gas naturale si sono fortemente opposte alla produzione del documentario. L'organizzazione “Energy in Depht”, dopo che il film è stato presentato negli USA, ha pubblicato una lista di errori e di imprecisioni che comparirebbero nel documentario. Tuttavia, lo scorso novembre, l'EPA (l'Agenzia americana per la Protezione dell'Ambiente) ha fatto causa all'Halliburton perché quest'ultima non ha voluto rivelare i componenti chimici usati durante la trivellazione idraulica dei pozzi.

Francesco Tortora
30 novembre 2010
www.corriere.it/spettacoli/10_novembre_30/ruffalo-terrorista-francesco-tortora_a9044994-fc8c-11df-8fb3-00144f02aa...
wheaton80
00martedì 7 giugno 2016 00:59
La Scozia vieta il fracking... per sempre

Il Parlamento scozzese ha votato per vietare il fracking a livello nazionale in maniera permanente. La votazione segue la decisione del corpo legislativo di mettere fuori legge il fracking in maniera temporanea nel gennaio 2015 mentre si conduceva una valutazione dell'impatto sulla salute pubblica e sono stati consultati esperti ambientali. I Verdi scozzesi, i liberaldemocratici e il partito laburista si sono uniti per sconfiggere 32 a 29 i conservatori, che si sono opposti con veemenza alla misura permanente, riporta il Guardian. I legislatori affiliati al Partito Nazionale Scozzese hanno scelto di astenersi dal voto, spingendo i partiti alleati a chiedere al leader del gruppo di chiarire la sua posizione sul fracking e la sua piattaforma per l'energia. Il Ministro dell'Energia del Partito Nazionale Scozzese, Paul Wheelhouse, ha detto che lui e il suo governo rimangono "profondamente scettici" sul fracking e ha confermato che la pratica non sarebbe stata permessa in Scozia fino a quando non vi è la prova evidente che non provoca danno alla salute o danni ambientali. Maurice Golden, un membro eletto del Parlamento per il Partito Conservatore, si è espresso a favore del fracking, e ha detto che la "congiura di sinistra" dei tre partiti liberali "ignora" prove scientifiche per quanto riguarda la pratica che, se consentita, garantirebbe posti di lavoro e rilancerebbe l’economia. Il voto scozzese viene dopo che i leader locali della regione North Yorkshire del Regno Unito hanno approvato prove industriali che permetterebbero il fracking nel Paese per la prima volta in più di cinque anni. Il Guardian (http://www.theguardian.com/environment/2016/may/23/north-yorkshire-council-backs-first-uk-fracking-tests-for-five-years) riporta che il via libera ha "spazzato via" le proteste dei residenti e degli ambientalisti, che temono "l'attività sismica catastrofica, problemi di salute e inquinamento" se si procederà con la fratturazione idraulica. Il Regno Unito rimane uno dei pochi Paesi europei che non ha vietato il fracking a livello nazionale. La fratturazione idraulica è vista da molti come un mezzo per diminuire la dipendenza dalle forniture di gas naturale russo. In realtà, però, il CEO di Gazprom Alexei Miller ha detto il 1° giugno che le esportazioni di gas naturale verso il Regno Unito sono aumentate del 91,5 per cento a 3,85 miliardi di metri cubi nei primi cinque mesi dell'anno.

06/06/2016
www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=11&pg=16007
wheaton80
00domenica 3 novembre 2019 21:12
Il Regno Unito mette al bando il "fracking", vittoria per ambientalisti e comunità locali

Il Regno Unito mette al bando il 'fracking', la contestata tecnica di fratturazione idraulica del sottosuolo per l'estrazione del petrolio e dello "shale gas", detto anche gas di scisto. La decisione del governo di Boris Johnson, secondo le indiscrezioni del quotidiano The Guardian, ha effetto immediato e rappresenta una vittoria importante per gli ambientalisti e le comunità locali, che da anni chiedevano il divieto di queste operazioni. Alla base della decisione c'è un nuovo studio scientifico, secondo cui non è possibile escludere conseguenze "pericolose" e "inaccettabili" per i cittadini che vivono vicino a questi siti. Il rapporto, realizzato dall'Autorità per il Petrolio e il Gas (OGA), sottolinea inoltre che è impossibile prevedere la potenza dei terremoti provocati dal fracking. Per le associazioni ecologiste e per i comitati dei cittadini, il fracking, oltre alla sua pericolosità, era contrario all'impegno del Regno Unito di raggiungere l'obiettivo di Emissioni Zero entro il 2050. Lo scorso 12 ottobre un giudice dell'Alta Corte d'Inghilterra aveva, invece, respinto il ricorso presentato dall'attivista Bob Dennett a nome di un gruppo di ambientalisti e cittadini per fermare queste attività.

02/11/2019
it.euronews.com/2019/11/02/il-regno-unito-mette-al-bando-il-fracking-vittoria-per-ambientalisti-e-comunita-locali?utm_source=yahoo&utm_campaign=feeds_news&utm_medium=...
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