Filo d arianna...
Da leggere molto attentamente...come se si fosse spettatori...e non attori coinvolti ogniuno nel suo "vissuto"...
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ARCHEOLOGANDO...
I SERPENTI CHE RIDISCESERO
di Mauro Paoletti
per Edicolaweb
Prima che i mammiferi prendessero possesso di questo pianeta furono i grandi rettili a calpestarne il suolo. Sessanta milioni di anni fa si estinsero, ma l’uomo ha mantenuto in vita il mito e il culto del serpente, tramandando che fra le sue spire è racchiusa l’origine dell’umanità. Difatti il serpente viene rappresentato alato, piumato, avvolto a spirale come la forma delle galassie e noi sappiamo che per molti popoli la spirale rappresenta il segno della creazione e dell’Universo.
L’uomo ha assegnato al serpente l’antico sapere ed lo ha innalzato a creatore ed istruttore della razza umana.
Ecco sorgere dalla notte dei tempi il mito e la credenza che inquadra i serpenti, i Naga dell’India, come i remoti creatori dell’Universo: "I serpenti che ridiscesero, che fecero pace con la quinta razza, l’ammaestrarono e l’istruirono", come recitano le Stanze di Dzyan.
Ad Angkor Watt è ben illustrata la storia dei Naga e dei Deva; di Visnù che riposa fra le spire del serpente Ananta mentre concepisce la creazione dell’Universo.
Sui muri del tempio il Naga Vasuki, un cobra dalle cinque teste, come le cinque parti di 72° in cui è divisa la Terra, viene tirato da un demone originando quel movimento noto come la "Frullatura del Latte", ossia la Precessione degli Equinozi.
In Egitto Horus e Seth tirano una corda che gira intorno ad una specie di trapano con lo scopo di farlo ruotare.
La disposizione dei templi ad Angkor, ove il cobra è più volte raffigurato con il disco solare, raffigura la costellazione del Drago in terra.
Cambogia ed Egitto si gemellano in tal modo attraverso il simbolo del serpente. Il cobra si trova impresso insieme al disco solare su ogni tempio egizio, negli ornamenti delle corone reali, quale quella di Tutankamon. Simboleggia l’Uraeus, nota arma che emetteva raggi infuocati quando Orus la usava per eliminare i suoi nemici.
In Egitto Orione si riflette fra le piramidi della piana di Giza e il condotto della camera della regina punta la stella Thuban della costellazione del Drago.
Innegabile il collegamento con i Naga; gli stessi esseri dalle lunghe code intrecciate raffigurati in un rilievo ad Orissa. Anche Iside ed Osiride verranno simboleggiati da un cobra dal popolo dei Frigi che abitava l’Anatolia e la Cappadocia.
Fenici ed Egizi hanno reso divina la razza dei serpenti; i Fenici chiamavano il serpente Agathodemon, per gli Egizi era Kneph simbolo del Nilo con la coda che termina in un fiore di loto.
Agathodemon era il genio buono, conosciuto col nome di Chnoupi, l’Anima del Mondo, rappresentato da "un enorme serpente eretto su due gambe umane", dotato della conoscenza del bene e del male, della Saggezza Divina.
In Liberia si racconta di un serpente provvisto di braccia e molte teste.
È curioso che nel Libro dei Morti si raccomandi di leggere il capitolo 163 in presenza di un "serpente a due gambe", cioè un alto iniziato.
In Cina i primi discepoli dei Dhyani venivano chiamati "Draghi di Saggezza"; erano i primi adepti della Terza Razza e lo divennero per la Quarta e la Quinta. I Figli della Sapienza dimoravano presso il Drago dalle quattro bocche quando l’umanità raggiunse la sua Quinta razza.
"Serpenti di Fuoco" è il nome dato ai Leviti della casta sacerdotale quando abbandonarono gli insegnamenti di Mosè e seguirono la Magia Nera; appellativo da non confondere con i Draghi della Saggezza cinesi.
Thoth, Ermes, Ermete, Padre della Sapienza, inventore delle arti, delle scienze, della scrittura, della musica e dell’astronomia; nascose i libri della scienza, sotto due colonne. Alcune fonti riportano che la scienza fu incisa, su tali colonne, e ricopiata in tutti i templi dell’Egitto divenendo la sorgente di saggezza e di sapere del popolo.
Si racconta che le due colonne furono costruite dai "Figli del Dio Serpente", o "Figli del Drago", nome dato a tutti gli Ierofanti, gli alti iniziati di Egitto, di Babilonia, di Atlantide.
Per i Babilonesi e gli Accadi nel Mare dello Spazio viveva lo spirito di Dio, il grande Dio invisibile; questo luogo divenne l’acqua sulla Terra, la sede della grande Madre, il Grande Drago Tiamat, Il Serpente Marino.
I Serpenti sono i protagonisti nella Battaglia del Cielo fra gli Asura e le Divinità Maggiori contro le quali si schierano gli Ushana, la Legione di Venere comandata da Lucifero (il Genio della stella del giorno); i Daitya e i Danava, i Giganti nati dall’unione dei Figli di Dio con le Figlie degli uomini; e infine i Naga, chiamati anche Sarpa, serpenti, cioè i Serafini.
Lucifero viene sconfitto e cade sulla Terra con le sue schiere celesti. Ma fra gli spiriti caduti troviamo anche Brahma cacciato da Shiva; Ahriman sconfitto da Ahura Madza, il Drago Volante che beve l’ambrosia proibita.
Secondo la dottrina Maccabea, il Drago Rosso, Lucifero, il portatore di luce, l’Angelo caduto, punito da Dio per il suo atto di ribellione con l’esilio su questa terra, creò l’uomo per la necessità di disporre di corpi per inserirvi le anime dei suoi angeli.
In tal modo l’uomo diviene creazione di Lucifero, l’angelo tentatore che nelle vicende bibliche, vestendo la pelle del serpente, induce Eva al peccato. Il Drago è la raffigurazione del serpente Naga, il cobra dalle sette teste che protegge Budda dalla tempesta senza fine.
Non dissimile ai miti che vedono l’uomo come concezione dei Naga. L’episodio di Adamo, Eva ed il serpente, richiama la storia sumera di Enki, signore del regno terrestre che voleva tramandare la conoscenza all’uomo suo prediletto, creato dal potere del serpente per asservire gli Annunaki, inviati per sfruttare le risorse minerarie della terra. Il Dio è il serpente Nahash detentore dei segreti, raffigurato con due serpenti intrecciati, preludio alla spirale del DNA, l’Ankh egizia.
Il pantheon sumero comprende Enlil definito "il serpente con gli occhi splendenti", e sua moglie Ninlil, signora di Karsag, chiamata "Signora serpente".
Enki non riuscirà a compiere fino in fondo il compito prefissato perché il fratello; Enlil, signore dei cieli, gli impedirà di condurre l’uomo davanti all’Albero della Vita che dona l’immortalità. È la cacciata dall’Eden descritta nel Vecchio Testamento.
Lo sbarco degli Annunaki ricorda quello dei duecento Veglianti sul Monte Hermon, descritto anche nel libro di Enoch. Guidati da Semyaza s’invaghirono delle donne degli uomini e generarono con loro i giganti, i Nephilim definiti prole dei serpenti dal momento che i Veglianti vengono descritti come "creature dal volto di vipera". Le stesse fattezze che si osservano nelle statuette della cultura Ubaid scoperte a Jarmo nell’Iraq superiore. Figure rettiliformi con teste allungate, occhi grandi obliqui che venivano poste nelle tombe. Simili alle immagini rinvenute a Mohenjo Daro.
Nel Kurdistan iracheno gli Yezidi venerano un serpente nero simbolo di Azazel, l’Angelo Supremo conosciuto come l’Angelo Pavone.
I serpenti sono i Veglianti che trasmetteranno agli uomini la conoscenza. Amram padre di Mosè descrive questi esseri: " Vidi due Vigilanti che lottavano per me. Chiesi loro: Chi siete voi che avete tanto potere su di me? Ed essi mi risposero: Abbiamo avuto il potere su tutta l’umanità e la governiamo. Scegli, chi di noi deve governarti."
Amram li osservò e vide in uno il terribile aspetto del serpente, il suo volto era come quello di una vipera. Il suo nome era Belial, principe delle tenebre, re del male; l’altro era Michele, principe della luce, Melchisedech re di giustizia. Viso lungo e sottile, labbra piccole e occhi obliqui, "color dell’oro, brillanti come lampade accese". In pratica gialli come quelli del serpente.
Ad Abido sono stati rinvenuti crani allungati e stretti facilmente assimilabili alla razza dai volti di vipera. Infatti in Egitto vi erano esseri divini chiamati Urshu, Vigilanti, menzionati nella lista di Torino come intermediari fra gli Dei e gli Umani; gli Shemsu Hor.
Il serpente ci conduce al di là delle colonne d’Ercole, attraverso quella terra dalla quale si approda ad un più vasto continente circondato da un vero oceano; un continente che verrà scoperto, ufficialmente, solo nella metà del secondo millennio: l’America.
Qui, in queste terre, troviamo molti popoli ove il serpente riveste una rilevante importanza e segna la loro ancestrale origine. Il culto del serpente piumato introdotto dal popolo Olmeco è potente nel territorio americano. I suoi colori sgargianti, i disegni della sua pelle, influenzeranno l’architettura e l’orientamento di quei popoli secondo i quali l’intera umanità è nata nelle viscere della terra.
Nei miti Maya si ricorda l’arrivo nello Yucatan di uomini biondi e barbuti, dalla pelle bianca e gli occhi azzurri, a bordo di zattere che risplendevano "come le squame del serpente". Erano i Chanes, i serpenti, guidati da Itzamna, capace di guarire col tocco delle mani e risuscitare i morti. Così iniziò il culto del "Gran Serpente", L’Ahau Can, il Serpente Piumato, l’Azteco Quetzalcoatl. Si racconta che quest’ultimo scese sulla terra da un buco praticato nel cielo. È il serpente piumato dei Toltechi, figlio di Mixcoatl, Serpente delle Nuvole, e di Chipalman, detta "scudo Giacente"; che insegnò agli uomini le scienze, l’agricoltura, le leggi. Chiamato Viracocha dagli Incas e Kukulkan dai Maya.
Nella luce degli equinozi il serpente piumato discende i gradini della piramide a Chichen Itza e si mescola con gli uomini suoi adoratori. Proprio per somigliare ai serpenti, ai Chanes, quelle popolazioni usavano deformare i crani dei nati, per dotarli di un intelletto superiore. Molti i crani allungati rinvenuti in ogni parte del mondo; a Merida e a Ica, perfino ad Abido in Egitto.
Il mito del serpente invade l’intero globo, anche Mosè viene immortalato nelle antiche scritture mentre innalza un serpente di rame nel deserto per fronteggiare, sembra con successo, un’epidemia. Forse semplice e fortuita coincidenza, dal momento che sono le proprietà terapeutiche del rame a depurare il sangue e le cellule del nostro corpo.
Un episodio ripetuto anche nel Vangelo di Giovanni ove Gesù afferma che deve essere innalzato il Figlio dell’uomo, come Mosè innalzò il serpente nel deserto, perché chi crede in lui avrà al vita eterna.
Il nostro viaggio dietro le spire del serpente prende una strana piega e ritorna indietro verso il punto di partenza. Tutti i popoli mesoamericani narrano di essere giunti dal mare sfuggiti da Aztlan e da una immane catastrofe che colpì una terra in mezzo all’oceano.
Lecito quindi supporre che la perduta Atlantide fosse la terra d’origine del popolo dei serpenti.
Ripartiamo da Cuba per il nostro viaggio di ritorno, dalle sue caverne ove sono dipinte misteriosi spirali, croci ovali e una lunga cometa serpentiforme dalle quale si dipartono anelli concentrici, simili a quelli rinvenuti dall’ingegnere russo Paulina Zelitsky fra le rovine di una città sepolta a seicento metri sotto l’oceano davanti a Cuba.
Dai fori presenti nelle caverne si può osservare il tragitto di Venere, guarda caso raffigurato dai Maya dal sonaglio del serpente. A Cuba è vivo il ricordo di un asteroide caduto migliaia di anni fa, che venne descritto come un grande rettile di fuoco.
Si ritorna alla caduta del Dragone, agli scritti biblici, alla "stella del mattino", Venere; a Lucifero indicato con tale stella.
Approdiamo nella terra degli Etruschi il cui dio dei morti, Charu, viene raffigurato sotto forma di un rettile con il becco di uccello che ricorda il serpente piumato e i draghi cinesi. Torniamo ai culti greci, ad Ofione che generò l’Uovo primordiale; ad Atene eretta dal serpente Cecrope e suo figlio Erittonio; al Culto di Atena, dea della sapienza, patrona di Atene e della civiltà Minoica, che tiene fra le mani due serpenti. Anche le dee cretesi e di Chavin ne stringono uno in ogni mano.
Troviamo Asclepio che sottrasse alla morte il figlio di Minosse usando un medicamento erbaceo indicatogli da un serpente.
Asclepio diverrà Ofiuco, salirà al cielo come tredicesima costellazione e verrà raffigurato come un uomo che stringe un serpente.
Era quindi il popolo di Atlantide quello dal volto di vipera descritto da Amram? Era quello raffigurato nelle statuette Ubaid adorate come divinità dai Sumeri?
Il Chan Hai Chin, il Libro delle Montagne e dei Mari, parla del regno di Ki Kung, un luogo abitato da strani esseri ermafroditi con tre occhi.
Come un lampo di luce improvviso che squarcia le tenebre appare inaspettata l’immagine del serpente fornita da Sanconiatone: "Un veicolo veloce coperto di squame lucenti e brillanti che illumina la notte con le sue fiamme".
Non si sarebbe trattato dunque proprio di un animale ma di un "ordigno volante"; un misterioso serpente descritto come un "oggetto luminoso fra le nubi, rombante e veloce come il lampo". I testi di Edfu parlano di un serpente fiammeggiante che scese sulla terra in tempi remoti; gli scritti della Piramide riportano: "Sono colui che è fuggito dal serpente attorcigliato". "Io sono Uadjit dalla testa serpentina, sono una emanazione dell’occhio divino di Orus".
Nel libro dei morti si legge: "Steso lungo il fianco della montagna dorme il Grande Serpente. Lungo trenta aune e largo otto (54 metri per 15). Il suo ventre è ornato da silici e piastre scintillanti. Ora io conosco il nome del serpente della montagna. Eccolo: colui che vive nelle fiamme. Dopo aver navigato in silenzio Ra lancia uno sguardo al serpente. Repentinamente la sua navigazione s’arresta."
Un chiaro riferimento ad oggetti volanti e di conseguenza ad esseri giunti dallo spazio.
Ritroviamo gli Occhi solari degli egizi, i Vimana Indù, le visioni di Ezechiele e le descrizioni di Enoch, le storie dei Sumeri, le teorie di Sitchin e quant’altro ma di questo parleremo un’altra volta.