I saggi consigli del Financial Times: “In Italia razionale ritirare i soldi dalle banche”

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wheaton80
00mercoledì 20 marzo 2013 15:37




Mentre su Monte dei Pacchi già sappiamo…e dunque stendiamo un velo pietoso(a proposito…come previsto stanno insabbiando le componenti più “scomode” dello scandalo ovvero la responsabilità di Draghi/Bankitalia e dei vertici del PD…9). Mentre anche le nostre Banche considerate più inossidabili si stanno avvicinando sempre più al livello di “junk” (spazzatura).

Crisi: Fitch declassa quattro banche italiane

Il rating di UniCredit e Intesa Sanpaolo è stato tagliato a “BBB+”.

it.finance.yahoo.com/notizie/crisi-fitch-declassa-quattro-banche-220230...

Mentre il nostro sistema bancario “più solido degli altri” (così ci raccontano da sempre fonti bancarie e giornali a libro paga…) avrebbe circa 135 miliardi di sofferenze (quelle ufficiali…)tanto che, con la Recessione che continua senza interruzione, si inizia a parlare di una Bad Bank italiana nella quale infilare tutti i crediti spazzatura….

Leggi: Cari banchieri, sicuri che non serva una bad bank?

Il ben noto editorialista del Financial Times Wolfgang Münchau in un suo articolo si domanda come sia possibile che i risparmiatori dei Paesi PIIGS – Italia compresa – ancora non abbiano ritirato i propri soldi dalle banche. Infatti, soprattutto dopo la “rapina cipriota, sarebbe il comportamento più razionalenei confronti dei propri risparmi………

"La cosa davvero sconcertante è perché la gente a Cipro non abbia ritirato i propri soldi prima? Non hanno letto i giornali? Forse avevano fiducia nel nuovo presidente di Cipro, che aveva promesso che mai, avrebbe accettato questo diktat europeo? E perché non ancora c’è stata una corsa alle banche negli altri paesi dell’Europa meridionale? Forse anche loro si fidano dei loro governi? Ancora più importante, continuano a farlo ora?

Ci sono alcuni impedimenti istituzionali all’interno della zona euro. Alcuni paesi impongono limiti di prelievo giornalieri, ufficialmente come misura contro il riciclaggio di denaro. Né è facile aprire un conto bancario in un paese straniero. In molti casi, è necessario avere la residenza. Ma non farei troppo affidamento su tali impedimenti. Una volta che la paura raggiunge una massa critica, la gente agisce, e quindi una corsa agli sportelli diventa un processo di auto-alimenta. C’è stato un sacco di rilassamento sulla crisi della zona euro negli ultimi otto mesi.

Molte persone, hanno pensato – erroneamcne – che la crisi fosse finita. I risparmiatori ora capiscono che, se la crisi era finita, era solo perché la zona euro aveva trovato una nuova fonte di finanziamento: i loro risparmi…. Non ho idea se ci sarà una corsa agli sportelli nelle prossime settimane. Ma sicuramente sarebbe razionale".

E Münchau rincara la dose in un articolo su Der Spiegel:

"Münchau: per difendere l’Euro presto serviranno i panzer
…I Ministri delle Finanze europei hanno deciso di espropriare i clienti delle banche cipriote – questa decisione è il peggiore degli incidenti possibili all’interno dell’unione monetaria. Chi continua ad affidare i propri risparmi ad una banca sud-europea, deve essere alquanto ingenuo….

….Con la decisione di far pagare prima di tutto i piccoli risparmiatori ciprioti, i Ministri delle Finanze europei ci hanno riportato nella fase acuta della crisi Euro. Perché ora i risparmiatori, non solo a Cipro ma in tutto il sud-Europa, cercheranno in ogni modo di mettere i loro risparmi fuori dalla portata degli stati. Ulteriori espropri forzati sono una certezza. La minaccia è concreta anche in Spagna e Italia. L’assalto alle banche è iniziato…..

….Io credo che da qui a mercoledi si raggiungerà un accordo su una franchigia oppure le cifre saranno riviste, in modo da avere il voto favorevole del parlamento di Nicosia. Il danno pero’ è già stato fatto. Il mondo intero sa che i Ministri delle Finanze europei non hanno alcun problema nell’aggirare l’assicurazione sui depositi…..

….Reazione a catena, dopo Cipro, la Grecia, il Portogallo, la Spagna e poi l’Italia".

Le banche sono in difficoltà anche in Italia, Spagna, Portogallo e Grecia. Questi stati sono troppo deboli per garantire l’assicurazione sui depositi in maniera credibile. In Spagna già si parla di una partecipazione dei piccoli risparmiatori. Alla prossima opportunità si tirerà fuori dal cassetto il modello Cipro e si chiederà ai risparmiatori di passare alla cassa. Chi non ritira il proprio denaro dalle banche sud-europee, è davvero un ingenuo.

www.informarexresistere.fr/2013/03/19/i-saggi-consigli-del-financial-times-in-italia-razionale-ritirare-i-soldi-dalle-banche/#ixzz2...

wheaton80
00sabato 13 luglio 2013 05:18
Banche: il “prelievo forzoso” diventa legge europea

Dall’eccezione alla regola. Avevano detto che lemodalità di salvataggio di Cipro non si sarebbero ripetute, ed invece è stata creata un’apposita normativa che nella pratica consente agli Stati dell’Eurozona di ripercorrere esattamente la stessa strada. Lo aveva preannunciato il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, per poi smentire di getto a causa del panico diffusosi in tutta Europa. Ma era buona la prima: Cipro è diventato un modello. In settimana è stato firmato l’accordo. Da adesso in poi prima che uno Stato intervenga a salvare una banca, il prezzo sarà pagato dai correntisti e dagli investitori ed ,in molti casi, sarà molto, molto alto.

Sono in molti a pensare che le parole “fallimento ordinato” nascondano in realtà la volontà di codificare a livello comunitario il ben più famoso prelievo forzoso che anche l’Italia ha sperimentato nell’ormai celeberrimo caso del 1992.

L’accordo: dal bail out al bail in

L’accordo siglato nella notte tra giovedì e venerdì dall’Ecofin, il Consiglio di Economia e Finanza, si basa appunto sul meccanismo di salvataggio messo in atto a Cipro per evitare il fantasma default.
Dal bail out, il sistema mediante il quale è lo stato, in caso di falle, a farsi carico della copertura, si passa albail in, il meccanismo che invece coinvolge in prima battuta i privati (e i loro soldi) e poi, eventualmente, i Governi.

Chi paga?
In caso di default di un istituto di credito i primi a pagare saranno gli azionisti, seguiti dagliobbligazionisti meno assicurati (le obbligazioni subordinate verranno coinvolte nel pagamento) e daidepositi bancari superiori ai 100mila euro, mentre quelli inferiori rimangono garantiti mediante una direttiva europea.
Chi non paga?

Risparmiati dal “prelievo forzoso” saranno invece i possessori di obbligazioni garantite (le ordinarie sono escluse), pensioni e salari dei dipendenti. Ogni Governo potrà poi decidere se escludere (parzialmente o totalmente) altri soggetti dalla partecipazione al fallimento ordinato.

Quando interviene lo Stato?L’accordo prevede che il Governo intervenga a salvare la banca utilizzando il denaro pubblico solo dopo che azionisti e creditori avranno pagato l’8% delle passività totalidell’istituto.Ogni Stato dovrà poi costruire un fondo nazionale che in 10 anni dovrà raggiungere un livello pari ad almeno lo 0,8% dei depositi garantiti non dalle singole banche , ma da tutte le istituzioni creditizie della Nazione, utilizzandolo per il 5% degli attivi.

www.signoraggio.it/banche-il-prelievo-forzoso-diventa-legge-europea-ecco-cosa-cambia-col-fallimento-o...

wheaton80
00lunedì 14 ottobre 2013 23:28
Fmi decide il prelievo forzoso su tutti i conti correnti europei

Prelievo forzoso sui conti correnti bancari. E'successo a Cipro a marzo, attraverso un diktat della Troika imposto per evitare che l'isola precipitasse nel default. Precisando agli Stati membri della UE che il "modello Cipro" non avrebbe creato alcun precedente, contestualizzando la scelta di prelevare dai depositi sopra i 100mila euro una percentuale di circa il 38% esclusivamente a questa situazione. E invece...

Invece pare che l'idea del prelievo forzoso potrebbe diventare una norma da applicare a tutti i conti correnti dei 15 Paesi dell'area Euro. La decisione arriverebbe direttamente da un report del Fondo Monetario Internazionale dal titolo "Monitor delle finanze pubbliche": "Per porre rimedio all’esperimento fallimentare della moneta unica - scrive il Wall Street Journal - il Fondo Monetario Internazionale ha aperto alla possibilità che le autorità europee impongano un prelievo forzoso del 10% sui conti correnti di 15 paesi dell’area euro. Tanto ci vorrebbe, secondo i calcoli degli economisti, per riportare il debito sovrano del blocco ai livelli pre crisi". Una decisione passata inosservata, riportata però da alcuni quotidiani, tra cui il greco Imerisia, che vede nel provvedimento una manovra suicida per tutti gli Stati europei interessati, oltre a provocare una fuga di capitali dalle banche europee.

"Il concetto è semplice - ribadisce il quotidiano statunitense - piuttosto che appesantire il carico fiscale delle imprese e far scendere ancora di più le buste paga, perché non andare a toccare i capitali "dormienti"?. In questo modo, attraverso il prelievo del 10% su tutti i conti correnti, sarebbero ancora una volta i cittadini a pagare la crisi del debito sovrano provocata da politiche monetarie europee sbagliate. Poco importa al FMI di inasprire ancora di più i rapporti con Bruxelles e Bce, andando ad innescare nuove e violente rivolte sociali in tutta Europa. Anzi, consapevole "che le misure drastiche non hanno avuto i risultati attesi e che non hanno portato ad una riduzione del debito pubblico", (come si legge nel rapporto) provocando una fuga di capitali all'estero e un'elevata inflazione per via del ritardo nell'attuazione delle stesse misure, il prelievo forzoso diventa la misura necessaria per "riportare il livello del debito pubblico a livelli pre-crisi". Come? Attraverso "un tasso di prelievo alto (10%) dei risparmi netti positivi dei nuclei familiari di 15 paesi della zona euro".

La missione è difficile, ma non impossibile, conclude il report del Fondo, perciò fa appello all'Unione e alla Bce di prendere in considerazione l'idea che messa a confronto "con i rischi e le alternative per ridurre il debito pubblico", come ad esempio una moratoria delle passività o l'inflazione, "è anche una sorta di tassa sul patrimonio". Una proposta inquietante, che però per molti potrebbe essere fattibile, come afferma l'economista belga Etienne de Callatay che la considera sì "perturbante, persino scioccante e scandalosa", ma non nega di vederla come "una alternativa alle altre misure preconizzate per uscire dalla crisi, come il ricorso all'inflazione". Staremo a vedere.

Angela Iannone
14 ottobre 2013
it.finance.yahoo.com/notizie/fmi-decide-prelievo-forzoso-su-tutti-conti-correnti-europei-152202...
wheaton80
00mercoledì 5 febbraio 2014 04:23
Irlanda:"Prelievi forzosi se banche fanno crac"

NEW YORK (WSI) - Per salvare le banche verrà attuata la confisca dei risparmi depositati. Sarà una delle strategie utilizzate in Eurozona in caso di nuovi shock finanziari. Durante una conferenza il ministro irlandese delle Finanze Michael Noonan ha confermato che questo sarà il futuro dell'area euro. Al convegno sul futuro della finanza in Europa (‘Future of Banking in Europe’) il ministro ha spiegato che quando le banche faranno crac saranno salvate anche sacrificando i depositi e conti correnti dei clienti presso l'istituto. Tutti gli strumenti per mettere in atto la misura sono spiegati nel Meccanismo di Risoluzione Unica, la risoluzione per il salvataggio delle banche che è stata accordata a giugno di quest'anno durante un Consiglio presieduto proprio dall'Irlanda. La proposta offre una serie di regole e potreri per aiutare i Paesi membri a gestire eventuali situazioni critiche in cui una banca nazionale è sull'orlo del crac. L'obiettivo è duplica: preservare le operazioni essenziali dell'istituto di credito commerciale e minimizzare l'esposizione dei contribuenti alle perdite. I quali nei piani del passato hanno dovuto pagare gran parte del conto.

04 dicembre 2013
www.wallstreetitalia.com/articolo-stampa.aspx?IdPage=1649264
wheaton80
00mercoledì 18 giugno 2014 20:25
Draghi fa alzare in volo gli elicotteri mentre prepara il prelievo forzoso

Mai nella storia, in nessun paese e in nessuna civiltà, il denaro è costato meno: giovedì 5 giugno Mario Draghi ha portato i tassi della BCE allo 0,15 per cento, praticamente zero; ha introdotto tassi negativi per i depositi bancari presso la BCE e ha annunciato nuovi prestiti a lungo termine per le banche, come pure acquisti di titoli e cartolarizzazioni. Inoltre, ha comunicato che la BCE non sterilizzerà più gli acquisti sul mercato secondario, il che significa aumento della liquidità nel sistema. Draghi stesso ha ammesso che la BCE ha raggiunto il limite del costo del denaro. Il passo successivo è quello di gettare soldi dall'elicottero, come promise il Presidente della Federal Reserve Ben Bernanke in un famoso discorso. Il discorso della BCE, terra terra, è: dobbiamo agire contro il pericolo della deflazione – e quindi creare inflazione. È come muovere la coda del cane per agitarne il corpo. Draghi ha promesso che i prestiti alle banche (si parla di un primo colpo di 400 miliardi) saranno concessi solo a condizione che verranno impiegati per finanziare le imprese. Ma in realtà la liquidità sparata col "bazooka" serve a salvare le banche da crac dietro l'angolo, denunciato dalla stessa BCE nell'ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria (vedi "Persino la BCE ammette che sta arrivando il crac"). Il modello indicato da Draghi, quello del "funds for lending" della Banca d'Inghilterra, è miseramente fallito. I prestiti alle imprese sono diminuiti invece che aumentare. Draghi, che si è guadagnato il soprannome di "Hjalmario" dal suo predecessore Schacht, persegue un altro piano, di criminalità efferata: eliminando il costo del denaro, egli spinge i risparmiatori a investire in borsa, l'unico posto dove i soldi sono nominalmente remunerati, e dove verranno regolarmente "tosati" quando la borsa crollerà o quando i neoazionisti o obbligazionisti si accorgeranno di essere diventati parte del paniere globale del bail-in, o prelievo forzoso per salvare le banche. Questo è l'allarme lanciato da Georg Fahrenschon, capo dell'Associazione delle Casse di Risparmio tedesche, in numerose interviste la scorsa settimana. Quando gli è stato chiesto se la politica della BCE costituisce un esproprio dei risparmi, Fahrenschon ha risposto:"Si, molto chiaramente! Con questa politica di bassi tassi d'interesse della BCE, le famiglie tedesche perderanno circa quindici miliardi all'anno di rendita. Questo fa… circa duecento euro a testa". Di fronte alla prospettiva di perdere entrate sui depositi (attualmente remunerati allo 0,2%) e sulle polizze di assicurazione vita, le famiglie tedesche sposteranno i propri risparmi in borsa, dove i rialzi si susseguono quotidianamente, spinti dalla bolla. Il 5 giugno, dopo l'annuncio della BCE, il DAX ha oltrepassato la soglia dei diecimila punti, e ha chiuso la settimana a 9987,19, un record storico. Mario Draghi è esperto negli espropri: quando era direttore generale del Tesoro e capo del Comitato privatizzazioni, egli fu tra i principali artefici della manovra che portò milioni di famiglie italiane a uscire dai Bot e investire in borsa, dove nel crac della new economy (2001-2002) persero 216 miliardi di euro.

15 giugno 2014
www.movisol.org/14news124.htm
wheaton80
00venerdì 11 luglio 2014 13:19
Germania: varata legge che obbliga correntisti, azionisti e obbligazionisti a ”salvare” banche tedesche in crisi

Nell’assoluto silenzio dei media e della stampa italiana e un anno prima di quanto richiesto dalla normativa europea, il governo tedesco ha approvato un piano d’azione che costringerà i creditori privati a sorreggere le banche in difficoltà. E per creditori privati si intendono i possessori di obbligazioni e azioni delle banche tedesche in crisi, nonchè i correnstisti delle medesime. Come scrive il Wall street Journal, Berlino “detta la via” in Europa attuando velocemente le regole europee e “crea strumenti che permettono la liquidazione volontaria delle istituzioni finanziarie rilevanti senza mettere a rischio il sistema finanzario”. Il governo tedesco ha approvato mercoledì – ieri – i piani per costringere i creditori a sostenere le banche in difficoltà dal 2015, un anno prima da quanto richiesto dalla nuova normativa europea prevista per i fallimenti bancari che prevede un unico supervisore centralizzato per tutta la zona euro che organizzi il salvataggio e la liquidazione. In un rapporto di esperti, la commissione indipendente tedesca Monopoly Commission, che consiglia il governo su concorrenza e regolamenti,si è dichiarata scettica che si possano trovare dal mercato il capitale sufficiente “per impedire che sia reso responsabile il pubblico”, ovvero i correntisti. Quello che significa, sottolinea Zero Hedge, è che i contribuenti non saranno in linea teorica chiamati a salvare le banche in fallimento, bensì coloro che (disgraziatamente) avranno un conto corrente acceso nelle banche in dissesto. Le autorità tedesche hanno dichiarato che questo meccanismo “assicura che in tempi di crisi molti proprietari e creditori contribuiranno a risolvere la crisi e non i contribuenti”. Ma, solo per rinfrescarvi la memoria, all’interno dei creditori sono intesi anche i correntisti. Vi ricordate Cipro? Quindi, prelievi forzosi annunciati da Djisselblom e dal Fondo Monetario Internazionale, applicati come esperimento già a Cipro si avvicinano sempre più…

10/07/2014
www.stopeuro.org/germania-varata-legge-obbliga-correntisti-azionisti-obbligazionisti-salvare-banche-tedesche-in-cri...
wheaton80
00domenica 1 marzo 2015 01:54
CGIA:“15 milioni di italiani hanno chiuso il conto in banca e usano solo contanti: +30,4% dal 2008”

Cresce enormemente l'ammontare di banconote in circolazione in Italia. Nel 2014 la massa monetaria complessiva ha sfiorato i 164,5 miliardi di euro. Negli ultimi 7 anni di crisi, fa sapere la CGIA di Mestre, l'incremento percentuale è stato del 30,4 per cento, a fronte di una variazione dell'incidenza delle banconote sul PIL del +2,4 per cento. Nonostante l'Italia abbia il limite all'utilizzo del contante più basso d'Europa, l'evasione fiscale non sembra averne risentito. Anzi, dall' analisi elaborata dall' Ufficio studi della CGIA, emerge un dato sorprendente: c'è pochissima correlazione tra la soglia limite all'uso di cartamoneta imposta per legge e il rapporto tra la base imponibile IVA non dichiarata e il PIL, vale a dire l'evasione fiscale. Tra il 2000 e il 2012 (ultimo anno in cui i dati sono disponibili), a fronte di una soglia limite all'uso del denaro che è rimasta pressoché stabile fino al giugno 2008, l'evasione ha registrato un andamento altalenante fino al 2006 per poi scivolare progressivamente fino al 2010. Se tra il 2010 e l'anno successivo l' "asticella" del limite al contante si è ulteriormente abbassata (passando da 5.000 e 1.000 euro), l'evasione, invece, è salita fino a sfiorare il 16 per cento del PIL, per poi ridiscendere nel 2012 sotto quota 14 per cento. Tra i principali membri dell' Unione Europea, ben 11 Paesi non prevedono alcun limite all' uso del contante. La Francia e il Belgio hanno una soglia di spesa con la cartamoneta di 3.000 euro, la Spagna di 2.500 euro e la Grecia di 1.500 euro. L'Italia e il Portogallo, invece, manifestano la situazione più restrittiva: la soglia massima oltre il quale non si può più usare il contante è pari a 1.000 euro.

Ma nonostante le leggi restrittive, l'uso del contante è aumentato del 30%, quindi si sono dimostrate stupide, oltre che inutili, le norme volute dall' allora capo del governo Monti. Una delle sue tante "genialate". "Il diffusissimo uso del contante è correlato al fatto che in Italia ci sono quasi 15 milioni di unbanked - dichiara Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA - ovvero di persone che non hanno un conto corrente presso una banca o che lo avevano e lo hanno chiuso negli ultimi anni, percentuale che rappresenta non meno del 35% dei 15 milioni di "unbanked". Un record non riscontrabile in nessun altro paese d'Europa. Non avendo nessun rapporto con gli istituti di credito, milioni di italiani non utilizzano alcuna forma di pagamento tracciabile, come la carta di credito, il bancomat o il libretto degli assegni. Questa specificità tutta italiana va ricercata nelle ragioni storiche e culturali sempre più diffuse a livello di massa: la sfiducia nelle banche e la difesa da uno stato di polizia fiscale, per il quale spendere sembra diventata una colpa e possedere denaro un reato da cui discolparsi a prescindere da ogni altra cosa. Non possiamo disconoscere - conclude Bortolussi - che molte persone di una certa età e con un livello di scolarizzazione molto basso preferiscono ancora adesso tenere i soldi in casa, anziché affidarli ad una banca. Del resto, i vantaggi economici non sono indifferenti, visto che i costi per la tenuta di un conto corrente sono in Italia i più elevati d'Europa. Ma queste sono molto meno della metà di tutti gli italiani che hanno deciso di abbandonare i circuiti bancari e le forme di pagamento elettroniche, meccanismi che fanno guadagnare solo le banche.

28 febbraio 2015
www.ilnord.it/c4103_CGIA_15_MILIONI_DI_ITALIANI_HANNO_CHIUSO_IL_CONTO_IN_BANCA_E_USANO_SOLO_CONTANTI_304_DAL_2008_B...
wheaton80
00giovedì 25 giugno 2015 15:18
Banche, approvato il 'bail in', anticamera del prelievo forzoso

La Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l’attuazione di altri atti dell’Unione Europea, Legge di delegazione europea 2014, atto Senato n. 1758, presentato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, approvato dal Senato il 14 maggio 2015 e trasmesso alla Camera, inserisce nella legislazione italiana un prelievo forzoso sui conti correnti in caso di dissesti bancari. La legge comunitaria, che deve passare l’esame della Camera, delega alla Banca d’Italia funzioni che travalicano la legge italiana ed il codice civile, prevedendo la possibilità di prelevare forzosamente i risparmi degli italiani in caso di difficoltà finanziarie dell’istituto di credito stesso.

Il bail-in
Inizia in sostanza l'era del 'bail-in' - il salvataggio del sistema dall'interno, ovvero con le risorse interne al sistema stesso - che si contrappone al 'bail-out', ovvero il salvataggio dall'esterno tramite le casse pubbliche. Quindi, quando una banca fallisce (e sta capitando in questi mesi sempre più frequentemente in Europa, dalla Hypo Bank carinziana alla sua gemella di Duesseldorf, passando per la Spagna e la Grecia), si bussa cassa agli azionisti. Siccome però è quanto mai probabile che i debiti travalichino di parecchio gli investimenti di questi ultimi, si batterà alla porta dei correntisti. Sopra i centomila euro, dicono. Il nodo del problema potrebbe infatti nascondersi nella tempistica dell’Europa, che ha imposto all’Italia (e ad altri dieci stati) di adottare queste misure entro due mesi. Si teme insomma che alla fine dell’estate arrivi qualche turbolenza? Molti annuiscono.

Le banche italiane
Il governatore di Bankitalia Visco, in audizione proprio al Senato, aveva avvertito che le banche "dovranno adottare un approccio nei confronti della clientela coerente con il cambiamento fondamentale apportato dalle nuove regole, che non consentono d'ora in poi il salvataggio di una banca senza un sacrificio significativo da parte dei suoi creditori". Ora le banche italiane, che hanno accumulato un record di sofferenze ed incagli per 330 miliardi di euro, si accingono a fare pagare i propri debiti e gli allegri affidamenti ad amici e compagni di merende agli ignari correntisti, grazie alla legge votata al Senato a maggioranza con poche eccezioni, replicando in tal modo l’esperimento di Cipro, quando le banche, senza alcun preavviso (e per di più in prossimità di una festività nazionale) hanno chiuso gli sportelli e bloccato i bancomat.

ADUSBEF e Federconsumatori

ADUSBEF e Federconsumatori, che si appellano ai parlamentari per non recepire norme europee truffaldine dei diritti dei risparmiatori, ritengono al contrario che "occorre informare i cittadini sull’ennesimo furto con destrezza perpetrato dall'oligarchia europea e dalla BCE di Mario Draghi, per dare ai risparmiatori e ai depositanti la possibilità di scelta".

16/06/2015
www.quifinanza.it/9574/soldi/banche-approvato-bail-in-anticamera-prelievo-forz...
wheaton80
00martedì 7 luglio 2015 03:36
Italia, sì al "prelievo forzoso": si potranno colpire conti correnti

ROMA (WSI) - In queste ore in cui tutti i riflettori sono puntati più che mai sulla Grecia, gli stessi italiani forse non si sono resi conto di quanto stava accadendo a casa loro. Nella giornata di ieri, l'aula della Camera ha approvato in via definitiva la legge di delegazione europea 2014 che recepisce 58 direttive europee, adegua la normativa nazionale a 6 regolamenti UE e attua 10 decisioni quadro. I sì sono stati 270, 113 i no, 22 gli astenuti. Il punto è di quali direttive europee si sta parlando. In un momento in cui le parole più scritte e ripetute ovunque sono controlli di capitali, pensioni, tasse, corsa agli sportelli, in un momento in cui si teme che la crisi delle banche e degli Stati alla fine sarà esclusivamente sulle spalle dei cittadini, la Camera ha detto sì anche alla direttiva comunitaria che di per sé ha già reso legittima la procedura del "bail-in". Cosa significa? Si tratta di un piano ben preciso che prevede che, in caso di crisi, siano i creditori e i correntisti a pagare per gli errori commessi dalle banche che, se non corretti, potrebbero tradursi in vere e proprie bombe sistemiche. La norma stabilisce che, con effetto a partire dal 2016, in caso di crisi di liquidità di banche, i problemi - come dice la parola bail-in, in contrapposizione a quella di bail-out (aiuti che vengono dall'esterno) - saranno risolti accedendo, in caso di necessità, anche ai depositi superiori ai 100.000 euro. Qualcuno potrà dire che alla fine saranno colpiti solo i ricchi. Ma la cosa non funziona proprio in questo modo, un pò perchè in un periodo di forti pressioni del fisco, chi non evade, comunque vede assottigliarsi l'ammontare dei risparmi di una vita, e anche perchè a pagare saranno anche azionisti e obbligazionisti meno assicurati. Sarà il governo italiano a dover valutare "l'opportunità di stabilire modalità applicative del bail-in coerenti con la forma societaria cooperativa". Il meccanismo è già scattato nella storia dell'Eurozona e ha un nome anche meno formale:"prelievo forzoso".

Nella scheda di lettura che ha accompagnato il testo in aula, si legge:"Sono escluse dall’applicazione del bail-in alcune categorie di passività, segnatamente quelle più rilevanti per la stabilità sistemica o quelle protette nell’ambito fallimentare, come i depositi di valore inferiore a 100.000 euro, le obbligazioni garantite da attivi della banca, i debiti a breve sul mercato interbancario. Altre categorie di passività potranno essere escluse dall’autorità di risoluzione, in casi particolari, sulla base di una valutazione specifica degli effetti sulla stabilità sistemica e del possibile contagio. Nell'allocazione delle perdite dovrà essere rispettata la gerarchia prevista dalla direttiva, che in parte modifica quella concorsuale prevedendo, tra l'altro, che i depositi superiori a 100.000 euro detenuti dalle persone fisiche e dalle piccole e medie imprese siano colpiti dopo gli altri crediti chirografari (c.d. pecking order). In ogni caso, il trattamento riservato agli azionisti e ai creditori nell’ambito della risoluzione non potrà essere peggiore rispetto a quello che essi avrebbero subìto in caso di liquidazione coatta amministrativa". Di "prelievo forzoso" dai conti correnti hanno parlato il Movimento 5 Stelle e Forza Italia, che hanno votato contro il recepimento della direttiva. La protesta arriva sul blog di Beppe Grillo:"Si chiama Direttiva Europea 2014/59/UE. Significa, brutalmente, che dal 1 gennaio 2016 se la vostra banca va in crisi dovrete pagare voi con i vostri conti correnti, azioni e obbligazioni. Oggi con limite superiore a 100 mila euro, ma si potrebbe finire a 30 mila come già in Germania", hanno scritto i parlamentari M5S. "Se ricordate è la stessa cosa che successe qualche anno fa a Cipro: per evitare il fallimento delle banche si rastrellarono i soldi dei risparmiatori con un bail-in, e questa bella idea piacque così tanto all'Europa che si decise di farla adottare a tutti quanti. Tutto ciò in barba ad ogni buonsenso, alla Costituzione e persino alle più recenti parole del Papa. I giornali opportunamente tacciono.

Tra qualche mese diventeremo tutti soci delle banche, ma sia chiaro, sempre con le consuete regole contrattuali: se le perdite saranno di tutti, i profitti restano i loro". Ma il MEF parla invece di tutele per i depositi. "Con le nuove norme nessun creditore può subire perdite maggiori di quelle che avrebbe sopportato in caso la banca fosse stata sottoposta a liquidazione coatta amministrativa secondo la normativa oggi in vigore". Ancora:"La direttiva invece esclude esplicitamente alcune categorie di crediti escluse dal contributo alla risoluzione della crisi bancaria. Ad esempio, oltre che i depositi protetti (cioè i depositi ammessi al rimborso da parte di un sistema di garanzia dei depositi, fino a 100.000 euro), sono escluse le passività garantite, le disponibilità detenute dalla banca per conto del cliente (per esempio il contenuto della cassetta di sicurezza o i titoli depositati in un conto apposito), o i crediti da lavoro o dei fornitori. L`autorità di risoluzione può escludere altre categorie di crediti, al ricorrere di determinate condizioni secondo una valutazione da fare caso per caso". Precisando:"La direttiva BRRD ha anche introdotto dei criteri di privilegio dei crediti (la cosiddetta depositor preference): gli Stati nazionali devono modificare la gerarchia dell`insolvenza in modo tale che i crediti dei depositanti siano preferiti rispetto ai crediti chirografari e così fa l'Italia con il recepimento della direttiva. Il massimo privilegio nella tutela riguarda tutti i depositi fino a 100.000 euro (depositi protetti) e i depositi oltre questa soglia di persone fisiche, microimprese e piccole e medie imprese. Infatti i depositi protetti sono sempre esclusi dal bail-in, mentre in ragione della depositor preference anche i depositi sopra soglia di persone fisiche e piccole e medie imprese potranno risultare sostanzialmente indenni".

Laura Naka Antonelli
03 luglio 2015
www.wallstreetitalia.com/article/1819590/crisi/italia-si-al-prelievo-forzoso-si-potranno-colpire-conti-corre...
wheaton80
00mercoledì 23 settembre 2015 23:41
Le 15 banche commissariate da Bankitalia a rischio bail-in

Con un comunicato del 21 settembre 2015 la Banca d’Italia, in qualità di Autorità nazionale di risoluzione delle crisi nell’ambito del Meccanismo di risoluzione unico europeo, ha istituito al suo interno l’Unità di Risoluzione e Gestione delle Crisi. L’Unità coopererà, oltre che con il Dipartimento Vigilanza Bancaria e Finanziaria della Banca d’Italia, con il Single Resolution Board e il Single Resolution Fund. Le procedure di amministrazione straordinaria in essere al 21 settembre 2015 e quelle di liquidazione volontaria e di liquidazione coatta amministrativa saranno da oggi gestite dall’Unità neo-istituita. Direttore dell’Unità di Risoluzione e Gestione delle Crisi è il dott. Stefano De Polis, coadiuvato dal vice direttore dott. Pierluigi Conti. Questa Unità di Crisi, come riporta Francesco De Dominicis per “Libero Quotidiano” (http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/vaffanbanka-bankitalia-nasce-task-force-gestire-istituti-109129.htm), “è stata appena istituita sulla base della direttiva dell’Unione Europea, che ha introdotto il meccanismo del bail in, vale a dire il principio che, in caso di crac di un istituto, impone un contributo di azionisti, obbligazionisti e (in ultima istanza) dei correntisti con depositi superiori a 100.000 euro”.

Le banche a rischio bail-in
Nell’elenco, pubblicato sul sito di Bankitalia (https://www.bancaditalia.it/compiti/vigilanza/avvisi-pub/elenco/amm-straord-20072015.pdf), risultano:

1. Istituto per il Credito Sportivo
2. Cassa di Risparmio di Ferrara
3. Banca delle Marche
4. BCC Irpina
5. Cassa di Risparmio di Loreto
6. Banca Popolare dell’Etna
7. Banca Padovana Credito Cooperativo
8. CRU di Folgaria
9. Credito Trevigiano
10. Banca Popolare delle Province Calabre
11. Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti
12. Banca di Cascina
13. BCC Banca Brutia
14. BCC di Terra d’Otranto
15. Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio

Gli intermediari a rischio

Oltre ai quindici istituti ci sono anche quattro intermediari non bancari a rischio bail-in:

1. Medioleasing S.p.A.
2. Commercio e Finanza S.p.A.
3. EstCapital sgr.
4. Prisma sgr.

Cosa fare?
Secondo la task force guidata da De Polis, “non risulterebbero, al momento, pericoli imminenti”, ma resta il fatto che con il bail-in in vigore da gennaio 2016 questi sono gli istituti e gli intermediari più esposti e, quindi, più deboli finanziariamente. In ogni caso, prima che tutto crolli e che i debiti degli istituti finiscano sulle spalle dei correntisti, l’Unità di Crisi avrà a disposizione tre strumenti:“Vendere una parte dell’attività a un acquirente privato; trasferire temporaneamente le attività e passività a un’entità (bridge bank) costituita e gestita dalle autorità per proseguire le funzioni più importanti, in vista di una successiva vendita sul mercato; trasferire le attività deteriorate a un veicolo (bad bank) che ne gestisca la liquidazione in tempi ragionevoli”. Solo in extrema ratio si arriverà al bail-in. Ma è del tutto evidente che i correntisti degli istituti commissariati non possono certo dormire sonni tranquilli.

23 settembre, 2015
www.infiltrato.it/economia/banche-commissariate-2015-banca-...
wheaton80
00venerdì 16 ottobre 2015 20:21
Nel silenzio più assoluto del governo, migliaia di correntisti di tre banche italiane potrebbero perdere tutto

E' una vera e propria corsa contro il tempo quella che è in corso in Italia: Banca delle Marche ha bisogno di circa 1,2 miliardi di capitali freschi ed è il Fondo Interbancario di Garanzia dei Depositi (FITD), alimentato dall'insieme degli istituti finanziari del Paese, che dovrà sborsarli nelle prossime settimane. Questa banca regionale è stata posta da un paio d'anni sotto amministrazione speciale dalla Banca d'Italia, dopo il fallimento dei diversi piani di salvataggio messi in opera per assorbire perdite per oltre 1 miliardo di euro ed a causa della sua incapacità a raccogliere fondi sul mercato. Ma il governo Renzi deve agire adesso se vuole evitare di procedere al primo bail-in di un istituto di credito della Penisola sotto il nuovo regime europeo dei fallimenti, che sarebbe gravido di conseguenze nefaste per il sistema finanziario del Paese. A partire dal 1° gennaio prossimo, infatti, sarà in vigore la nuova direttiva europea sulla risoluzione delle crisi bancarie (BRRD), che da poco è stata inserita anche nella legislazione italiana. La direttiva prevede che dopo gli azionisti ed i creditori, siano chiamati a contribuire in casi di fallimento anche i detentori di obbligazioni "unsecured" e persino i titolari di conti correnti al di sopra dei 100 mila euro di questo istituto di credito. Un disastro per i risparmiatori marchigiani, che formano la maggioranza degli - incolpevoli - correntisti.

Se la Banca delle Marche fallisse, inoltre, l'ammontare da coprire da parte di Banca d'Italia per i conti correnti che invece sono garantiti perché hanno importi inferiori ai 100.000 euro, sarebbe di 7,5 miliardi di euro. Un cifra formidabile, trattandosi di contanti. Che innescherebbe probabilmente un secco rialzo dello spread, dovendo essere reperita sui mercati. Il governo ovviamente si augura di evitare il ricorso a questa procedura; tanto più che ci sono altri due istituti di credito sotto tutela pubblica: la Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio e la Cassa di Risparmio di Ferrara (Carife), esattamente nelle medesime condizioni. Una catastrofe. In tutto il FIDT sarà chiamato a mobilitare circa 2 miliardi di euro in contanti per salvare le tre banche regionali. E saranno le banche più grandi a metter mano al portafogli: Intesa Sanpaolo e UniCredit in particolare, con un versamento di 200 milioni ciascuna, copriranno il 40 per cento della somma, seguite da MPS, che è tutto dire, viste le sue fragilissime condizioni finanziarie. I dettagli tuttavia di questo "salvataggio a catena" devono ancora essere approvati dalla Banca d'Italia e dalla Banca Centrale Europea. E il tempo stringe. Se non avverrà entro la fine dell'anno, moltissimi italiani correntisti di questi istituti di credito in dissesto si troveranno ad avere perso tutto. Proprio tutto.

12 ottobre 2015
www.ilnord.it/c4483_NEL_SILENZIO_PIU_ASSOLUTO_DEL_GOVERNO_MIGLIAIA_DI_CORRENTISTI_DI_TRE_BANCHE_ITALIANE_POTREBBERO_PERDE...
wheaton80
00giovedì 26 novembre 2015 19:40
CODACONS contro salvataggio

Il CODACONS lancia un'azione risarcitoria in favore dei risparmiatori di Banca Marche, che con il piano di salvataggio del Governo per le 4 banche in amministrazione straordinaria, ''da un giorno all'altro hanno perso i risparmi di una vita''. L'associazione, si legge in una nota, ''sta ricevendo le disperate richieste di aiuto dei piccoli investitori delle Marche, trascinati loro malgrado nel salvataggio della banca e che hanno subito l'azzeramento del valore dei titoli in loro possesso''. ''Stiamo predisponendo un'azione risarcitoria, riservata ai piccoli investitori di Banca Marche”, spiega il presidente Carlo Rienzi. “Lo scopo è far ottenere loro il rimborso totale del valore di azioni e obbligazioni subordinate, chiamando in causa i responsabili della mala-gestione dell'istituto di credito. A rispondere dei danni prodotti ai risparmiatori saranno anche quelle banche che hanno proposto agli utenti titoli ad elevato rischio, generalmente piazzati ad investitori istituzionali, senza fornire le dovute informazioni circa la pericolosità degli investimenti''. Sono oltre 100.000 i correntisti che perderanno tutti i loro risparmi per colpa del piano di ''salvataggio'' varato dal governo Renzi con 2 miliardi di euro che andranno in fumo.

26 novembre 2015
www.ilnord.it/i-2397_CODACONS_CONTRO_SALVATAGGIO
wheaton80
00giovedì 4 febbraio 2016 03:50
Arriva una mina sul bail-in:"Misura incostituzionale"

Il bail-in, cioé le regole europee che prevedono il salvataggio interno delle banche, è antigiuridico e anticostituzionale. Le direttiva europea che concentra il peso dei salvataggi su obbligazionisti e correntisti con depositi sopra i 100mila euro, rappresenta uno «stridente e violento vulnus alla nostra» Costituzione e per questo i nostri governanti dovrebbero «esigere una revisione del meccanismo» da parte delle istituzioni europee. A sostenerlo è Claudio De Rose, Presidente Onorario e Procuratore Generale Emerito della Corte dei Conti. La sua analisi, pubblicata ieri sul sito Formiche.net, è precedente all'appello di Ignazio Visco per introdurre modifiche alle norme europee, ma dà basi giuridiche alle tesi del Governatore di Bankitalia e anche argomenti utili a chi volesse fare ricorso. In generale, vale il rilievo fatto da più parti anche prima del recepimento della direttiva. Il bail-in è «del tutto incostituzionale, per contrasto con l'articolo 47 della Costituzione, secondo il quale la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme». La conversione forzosa delle azioni e delle obbligazioni in titoli di minor valore e il prelievo forzoso dei conti correnti sopra i 100mila euro, senza contropartite «né incoraggia né tutela il risparmio». Poi è «palese» anche una illegittimità alla luce dell'articolo 3 della Costituzione. Perché c'è una disparità di trattamento tra i depositanti e gli azionisti e obbligazionisti. Questi ultimi hanno una contropartita. I primi no. Il prelievo sui conti correnti è «un vero e proprio esproprio senza indennizzo, non motivato da un interesse generale, ma al dichiarato fine di soccorrere specifici soggetti privati». In questo caso il contrasto è con l'articolo 42 della Costituzione, quello che tutela la proprietà privata. La Costituzione prevede una «funzione sociale» delle banche che il bail-in riconosce solo a metà.

Il «bizzarro e cinico marchingegno» della direttiva, secondo l'ex Procuratore Generale della Corte dei Conti, fa sì che nelle premesse la direttiva dica da una parte che le banche offrono servizi pubblici essenziali e per questo «vanno comunque salvate dai pubblici poteri», ma dall'altro vieta che gli aiuti arrivino da «finanziamenti che graverebbero sui contribuenti». Non paga lo Stato, ma «quegli sfortunati privati» che si sono ritrovati loro malgrado ad essere correntisti. Non paga nemmeno il sistema bancario nel suo complesso. Ma «quello spicchio di esso che gravita intorno alla specifica banca in difficoltà». Un sistema «errato e ingiusto» perché solleva il sistema bancario nel suo complesso da oneri «nei riguardi di chi, come ad esempio i depositanti, non hanno alcuna colpa». Altri rilievi dell'ex giudice togato: i salvataggi fatti in Italia non hanno pesato sui conti pubblici. Poi, il fatto che «un gran numero di banche degli stati membri e anche un certo numero di banche italiane, ha usufruito di aiuti pubblici» che ora vengono negati ad altre. Questo «significa violare il principio della par condicio nella concorrenza». La normativa europea e italiana non dà la possibilità alle banche di tentare il recupero delle sofferenze, l'utilizzo delle riserve, la verifica di «illecite coperture» a favore di alcuni debitori, prima di avviare le procedure che coinvolgono obbligazionisti e correntisti. Tutti argomenti giuridici che l'Italia potrebbe fare valere in Europa. Utili anche a chi prepara «ricorsi individuali e class action contro» le leggi che fanno riferimento alla direttiva europea.

Antonio Signorini
01/02/2016
www.ilgiornale.it/news/politica/arriva-mina-sul-bail-misura-incostituzionale-1218...
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