Il mea culpa dei Gesuiti per la disobbedienza al Pontefice

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Ghergon
00sabato 7 giugno 2008 18:48
CITTA’ DEL VATICANO - La compagnia di Gesu' chiede ''perdono al Signore per quelle volte in cui i suoi membri hanno avuto mancanza di amore, discrezione o fedelta' nel loro servizio alla Chiesa''. Lo si legge nei 'decreti' conclusivi della congregazione generale dei Gesuiti che si e' svolta a Roma in gennaio e in cui e' stato eletto il nuovo generale, lo spagnolo padre Nicolas (nella foto). I 'decreti', pubblicati sul sito della Compagnia, appaiono come una risposta diretta ad una lettera scritta dal Papa ad inizio anno, in cui veniva chiesto ai gesuiti di ''riaffermare, nello spirito di sant'Ignazio, la propria totale adesione alla dottrina cattolica, in particolare su punti nevralgici oggi fortemente attaccati dalla cultura secolare, come ad esempio la relazione tra Cristo e le religioni, alcuni aspetti della teologia della liberazione e vari punti della morale sessuale, soprattutto per quel che riguarda l'indissolubilita' del matrimonio e la pastorale delle persone omosessuali''. Negli anni passati, diversi teologi gesuiti, da Anthony De Mello a Roger Haigt, da Jacques Dupuis a Jon Sobrino, erano stati censurati per le loro tesi, considerate trotto ardite in materia dottrinale o morale, dalla Congregazione per la Dottrina della fede, guidata dall'allora cardinale Jospeh Ratzingere poi dall'attuale card. Levada. Nei documenti finali approvati a marzo e pubblicati oggi in francese, inglese e spagnolo, la Congregazione generale dei dei gesuiti fa autocritica in particolare sul tema dell'obbedienza. ''Un desiderio eccessivo di autonomia - vi si legge - ha condotto alcuni a dimostrare diverse forme di autosufficienza e di mancanza di impegno''. ''Mancanza di disponibilita' verso i nostri superiori, mancanza di prudenza nell'espressione delle nostre opinioni, assenza di spirito di cooperazione nei nostri rapporti con la Chiesa locale, o disaffezione verso la Chiesa e la Compagnia'', proseguono i decreti. Tuttavia, si puntualizza, ''la fiducia che caratterizza l'obbedienza e' reciproca'' e ''l'esercizio dell'autorita' puo' ridursi all'esercizio di un potere che marginalizza gli altri, o ad una domanda di essere ascoltati che non accompagna una sufficiente disponibilita' ad ascoltare''. ''Questa congregazione - sintetizza il documento - riafferma l'impegno della Compagnia a crescere ogni giorno nell'amore della Chiesa e nella disponibilita' verso il Papa''. I 'decreti' ribadiscono poi l'opzione preferenziale per i poveri', e l'impegno della Compagnia fondata da Sant'Ignazio di Loyola a stare ''sulle frontiere'', geografiche e intellettuali del mondo contemporaneo.

petrus on line
Ghergon
00sabato 7 giugno 2008 18:49
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