Il millenarismo gioachimita -venuta intermedia di gesu'

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hhh.
00martedì 29 settembre 2009 20:41
Il millenarismo gioachimita
Gli studiosi sono unanimi nel costatare che Gioacchino ha proposto un’ecclesiologia della Nuovissima Alleanza, la quale avrebbe rimpiazzato la Nuova come quest’ultima aveva soppiantato la Vecchia.
San Tommaso d’Aquino ha mirabilmente confutato nella Somma Teologica tale errore.
Cercherò di presentare succintamente il panorama di tale problema, visto alla luce dell’influsso che ha esercitato sull’anti-trinitarismo degli eretici italiani del Cinquecento, rifugiatisi in Polonia ed emigrati (XVII secolo) dall’Olanda ed Inghilterra in USA.
Si può dire che l’origine prossima dell’americanismo è il Puritanesimo anglo-olandese, ma la fonte remota è senz’altro il millenarismo dei gioachimiti e forse di Gioacchino stesso.

α) Gioacchino da Fiore

Robert Moore ha affermato che attorno al XII secolo l’Europa occidentale venne trasformandosi in una «società persecutoria».
Se da una parte l’Europa dei secoli centrali del Medioevo fu una società confessionale e quindi discriminatoria nei confronti dei non cattolici, l’alternativa alla Cristianità fu rappresentata dal pensiero millenarista di Gioacchino da Fiore secondo il quale ebrei e cristiani si sarebbero riuniti in una sola società, nella terza èra dello Spirito, nella quale avrebbero avuto una comprensione «spirituale» della Bibbia, mentre nell’Antica e Nuova Alleanza gli ebrei e i cristiani avevano avuto solo una comprensione letterale della Scrittura.
Se - in tale epoca (XII secolo) - San Bernardo di Chiaravalle (ribadendo la tradizione patristica) affermava che Israele, dopo il deicidio, era il «fico secco e sterile» maledetto da Gesù e condannato ad essere bruciato, poiché privo di opere buone, mentre si sarebbero salvati solo coloro che seguendo Cristo avessero praticato la Legge del Vangelo, di qualunque popolo fossero stati (ebrei o gentili), «Gioacchino, invece, credeva che il popolo di Israele sarebbe stato fecondo (…), la stirpe di Sem si sarebbe fusa con quella di Jafet per formare un unico popolo in grado di produrre in sovrabbondanza frutti spirituali» (1).
Lo stesso Robert E. Lerner (nato a New York nel 1940, professore di storia medievale all’università di Northwestern, uno dei maggiori conoscitori del pensiero ereticale e millenarista del medioevo) ammette che la visione della teologia della storia sul rapporto giudaismo-cristianesimo di Gioacchino era «irenica» e che contraddice la tesi di Norman Cohn secondo il quale ogni millenarismo medievale fu antigiudaico.
Infatti, secondo l’Abate da Fiore, ebrei e gentili si sarebbero riuniti nella terza èra spirituale (che sarebbe durata mille anni) e avrebbero celebrato assieme le feste di sant’Abramo e di san David.
La parola di Dio sarebbe tornata al popolo al quale era stata affidata per primo.
Poiché grazie all’ispirazione finale dello Spirito Santo, gli ebrei avrebbero acquistato la vera «intelligenza spirituale».
Il professor Lerner conclude: «Ne conseguiva che in avvenire ci sarebbe stato un nuovo popolo eletto, proprio come i cristiani erano subentrati agli ebrei. Tale popolo sarebbe stato formato dai nuovi ‘uomini spirituali’, contemplativi che erano giunti al ‘terzo cielo’. Secondo Gioacchino il ‘primo cielo era l’Antico Testamento fondato sui Patriarchi. Il ‘secondo cielo’ il Nuovo Testamento fondato sugli Apostoli (…) c’era da attendersi che Gioacchino stabilisse che la progressione avrebbe condotto gli eletti il più lontano possibile dagli ebrei, ma sorprendentemente non fu così (…) essa prevedeva un riavvicinamento agli ebrei» (2).

Secondo Gioacchino il clero cattolico del Nuovo Testamento, avrebbe perseguitato (per gelosia del loro spirito profetico) i monaci spirituali della terza èra dello Spirito o «Nuovissimo Testamento» e quindi li avrebbe costretti a far ritorno a Sion, come se tornassero dai loro padri.
«A questo punto Gioacchino solleva un interrogativo cruciale: perché sarebbe stato più conveniente per i contemplativi coabitare con gli ebrei ora, piuttosto che in passato? (…) il ritorno dei perfetti (semiti) alla terra da cui provenivano avrebbe trasformato quella terra stessa, ed operato in favore di una salvezza mutualmente benefica. (…) Sorprendente in questo caso non tanto l’idea della conversione finale degli ebrei… L’aspetto innovativo… va ricercato nell’affermazione secondo cui, alla fine dei tempi, il mondo avrebbe assistito all’unione di gentili ed ebrei, unione da cui entrambi i popoli avrebbero tratto reciproco beneficio» (3).

Occorre precisare che Gioacchino esagerava nell’interpretazione dell’Apocalisse, cercandovi tutti i dettagli (date comprese) della storia dell’umanità sino alla fine del mondo; tuttavia non tutto ciò che scriveva era campato in aria. Un certo fondamento nella realtà lo si trova nell’opera dell’abate fiorense, ma portato a conseguenze che sono incompatibili con la dottrina cattolica e l’interpretazione della Scrittura data unanimemente dai Padri ecclesiastici. Per evitare l’eccesso gioachimita, non occorre cadere nel difetto origenista e di altri che, trattando il problema dell’Apocalisse dell’escatologia e della figura dell’Anticristo, vi vedono solo una rivelazione di ciò che è successo, sino all’Incarnazione e morte di Gesù (che porrebbero, in maniera assolutamente definitiva, fine all’economia della salvezza) (7); capisco che l’eccesso (alla testimone di Geova) sia ributtante, ma un errore non si corregge con un altro errore, ogni difetto è un eccesso.
Tali questioni non vanno esasperate ma neppure irrise, occorre studiarle pacatamente ed oggettivamente secondo l’interpretazione comune dei Padri e degli esegeti approvati.
Confutazione del Gioachimismo

San Tommaso d’Aquino, risponde e cònfuta (meglio di ogni altro) gli errori millenaristi di Gioacchino e della sua scuola.
Nella Somma Teologica dimostra che la Nuova Alleanza durerà sino alla fine del mondo (S.T., I-II, q. 106, a. 4).
Infatti, la Nuova Alleanza è succeduta alla Vecchia, come il più perfetto al meno perfetto.
Ora, nello stato della vita umana in questo mondo, nulla può essere più perfetto di Cristo e della Nuova Legge, poiché qualcosa è perfetto in quanto si avvicina al suo fine.
Ora, Cristo ci introduce - grazie alla sua Incarnazione e morte - in Cielo.
Quindi, non vi può essere - su questa terra - nulla di più perfetto di Gesù e della sua Chiesa.
Per quanto riguarda lo Spirito Santo, come perfezionatore dell’opera della Redenzione di Cristo, esso è inviato proprio da Cristo per confessare Cristo stesso, che ha promesso formalmente ai suoi Apostoli: «Lo Spirito Santo che Io vi manderò, procedendo dal Padre, renderà testimonianza di Me».
Quindi, il Paraclito non è l’iniziatore di una terza èra, ma testimonia e spiega Cristo agli uomini e li rafforza per poterlo imitare.
Onde, dopo l’Antica e la Nuova Legge, su questa terra non vi sarà una terza Alleanza, ma il terzo stato sarà quello dell’eternità, sempre felice del Cielo o sempre infelice in Inferno.
Gioacchino erra nel trasportare la realtà ultramondana o eterna su questa terra.
Il Regno di cui parla l’abate da Fiore, non riguarda questo mondo, ma l’aldilà.
Infatti, lo Spirito Santo ha spiegato agli Apostoli, (il giorno di Pentecoste, del 33 dopo Cristo), tutta la verità che Cristo aveva predicato e che loro non avevano ancora capito appieno.
Il Paraclito non deve insegnare una nuovissima Legge o un altro Vangelo più spirituale di quello di Cristo, ma deve solo illuminare e dar forza per ben conoscere e ben vivere la dottrina cristiana, che ha perfezionata quella mosaica (S.T., I-II, q. 106, a. 4).
Inoltre la Vecchia Legge, non fu solo del Padre, ma anche del Figlio (raffigurato e prefigurato da Mosè); come pure la Nuova Legge non fu solo del Figlio, ma anche dello Spirito promesso e inviato da Cristo ai suoi Apostoli.
La Legge di Cristo è la Grazia dello Spirito santo, che illumina, vivifica e irrobustisce per potere osservare La Legge divina.
Come già nell’Antico Testamento, era lo Spirito Santo ad illuminare e corroborare i Patriarchi e i Profeti, i quali pur vivendo sotto la Vecchia Legge, avevano già lo spirito della Nuova e la vivevano eroicamente, mediante la grazia dello Spirito Santo (per attribuzione).

Quando Gesù insegna agli Apostoli che «Il Regno dei Cieli è vicino», non si riferisce - spiega San Tommaso - solo alla distruzione di Gerusalemme, come termine definitivo della Vecchia Alleanza e inizio formale della Nuova, ma anche alla fine del mondo (S.T., I-II, q. 6, a. 4, ad 4; III, q. 34, a. 1, ad 1; III, q. 7, a. 4, ad 3-4).
Infatti, il Vangelo di Cristo è la «Buona Novella» del Regno (ancora imperfetto) della «Chiesa militante» su questa terra; e del Regno (oramai e per sempre perfetto) della «Chiesa trionfante» nei Cieli.
Inoltre, nel Commento a Matteo sul discorso escatologico di Gesù (XXIV, 36), San Tommaso postilla: «Qualcuno potrebbe credere che questo discorso di Cristo, riguardi solo la fine di Gerusalemme…; però sarebbe un grosso errore riferire tutto quanto è stato detto solo alla distruzione della Città santa e quindi la spiegazione è diversa, … cioè che tutti gli uomini e i fedeli in Cristo sono una sola generazione e che il genere umano e la fede cristiana durerà sino alla fine del mondo» (Expos. In Matth. c. XXIV, 34).
L’Angelico, si basa su tale testo per confutare l’errore gioachimita, secondo il quale la Nuova Alleanza o la Chiesa di Cristo non durerà sino alla fine di tempi; egli riprende l’insegnamento patristico (specialmente del Crisostomo e di San Gregorio Magno) e lo sviluppa anche nella Somma Teologica (I-II, q. 106, a. 4, sed contra).
Perciò, il cristianesimo durerà sino alla fine del mondo, non ci sarà bisogno di una «terza Alleanza pneumatica e universale» (Catolikòs), ma la Chiesa di Cristo è il Regno del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (con buona pace di Gioacchino e seguaci), non occorre sognare il rimpiazzamento del cristianesimo, basta solo viverlo sempre più intensamente.

β) I primi discepoli di Gioacchino

1) Il francescano Gerardino da Borgo San Donnino nel 1254 scrisse un libro intitolato «Il Vangelo eterno» nel quale «rivela un aspetto sorprendentemente filo-giudaico: ‘Il Signore riserverà loro delle benedizioni… anche se persistono nel giudaismo’. (…) questa proposizione errata, si trovava [secondo Gerardino] nel Liber de Concordia [di Gioacchino] (…), coloro che appartengono ai collegi dei monaci dovranno provvedere… ad allontanarsi dal clero secolare e prepararsi al ritorno dell’antico popolo d’Israele» (9).
2) Un altro discepolo di Gioacchino, dopo Pietro di Giovanni Olivi (+ 1298) fu Giovanni da Rupescissa, un francescano francese nato attorno al 1310, che profetizzava «la miracolosa conversione del popolo d’Israele, destinato a divenire il nuovo campione di una nuova fede cristiana purificata… Dal popolo d’Israele convertito sarebbe sorto un nuovo imperatore [una sorta di Messia militante] che avrebbe distrutto Roma… per rendere ancora più esplicita l’idea per cui gli ebrei avrebbero rimpiazzato Roma, Giovanni da Rupescissa definì il nuovo sovrano un ‘Augusto della stirpe di Abramo’. Non solo, dunque, gli ebrei avrebbero preso il posto dei romani come titolari dell’impero universale, ma nessun altro popolo li avrebbe scalzati dalla loro posizione sino alla fine dei tempi» (10).
La Chiesa si sarebbe trasferita da Roma a Gerusalemme.
3) Un altro discepolo dell’abate Gioacchino è stato Federico di Brunswick, un francescano nato nel 1389 in Sassonia.
Egli è ancora più esplicito di Rupescissa e afferma che vi sarebbe stato, nella terza èra, un secondo Messia (reparator) che sarebbe stato «sacerdote e assieme re e avrebbe regnato sino alla fine dei tempi, cioè per un millennio. In sostanza, fecero del reparator un secondo Cristo, senza tuttavia asserirne in maniera esplicita la natura divina. (…) Il reparator, avrebbe regnato realmente come un re…, rappresentando effettivamente un messia per gli ebrei (…), tutto il popolo d’Israele si sarebbe convertito. L’impero romano e quello bizantino sarebbero stati riunificati dando vita a un nuovo impero universale da affidare agli ebrei divenuti la nuova nazione dominante (...). L’accento posto sulla conversione del popolo d’Israele e sulla trasformazione del mondo sotto la guida degli ebrei, giungeva ai profeti da Giovanni da Rupescissa, ma essi mostravano un atteggiamento ancor più filo-giudaico, arrivando ad asserire che a compiere tale trasformazione sarebbe stato un ebreo (…), sotto la [sua] guida sarebbe avvenuta quella che, di fatto, rappresentava la riedificazione del terzo tempio, [che] si poneva in aperta contraddizione con la tradizionale credenza cristiana, secondo cui il popolo d’Israele non avrebbe mai… ricostruito Gerusalemme» (11).
4) Mentre il nostro faceva proseliti in Germania, un altro francescano Francesc Eiximenis (12) (1327-1409), in Catalogna, scriveva trattati millenaristi, egli dedicò la sua esistenza oltre che a scrivere trattati, ad intrecciare relazioni con i grandi di allora (Pietro IV d’Aragona e i suoi familiari), secondo Francesc «gli ebrei si sarebbero convertiti, la sede papale si sarebbe trasferita a Gerusalemme, dove avrebbero regnato un nuovo papa e un nuovo imperatore, entrambi provenienti dal popolo d’Israele»


freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8816351
=Foxtrott=
00martedì 29 settembre 2009 23:05
mi sembra un discorso che hai già toccato..perché lo vorresti riproporre? [SM=g27833]




hhh.
00martedì 29 settembre 2009 23:21
Re:
=Foxtrott=, 29/09/2009 23:05:

mi sembra un discorso che hai già toccato..perché lo vorresti riproporre? [SM=g27833]








ho portato dati piu' seri
=Foxtrott=
00mercoledì 30 settembre 2009 21:51
perché quelli di prima non lo erano? [SM=g27828]


hhh.
00giovedì 1 ottobre 2009 00:04
Re:
=Foxtrott=, 30/09/2009 21:51:

perché quelli di prima non lo erano? [SM=g27828]




[SM=g27824] non mi sentivo soddisfatto fox,adesso ho cercato le parole giuste

hhh.
00domenica 18 ottobre 2009 11:00
ECCO CHI CREDE ALLA VENUTA INTERMEDIA DI GESU E AL SUO GOVERNO DI 1000 ANNI,SETTE CRISTIANE DI PAZZI E PEDOFILI,NOI CATTOLICI STIAMO DIVENTANDO COSI,VOGLIAMO DIVENTARE COSI'?


it.wikipedia.org/wiki/Bambini_di_Dio
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