India: vietati spettacoli con i delfini, definiti persone non umane

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wheaton80
00lunedì 30 dicembre 2013 00:16



Il rispetto degli indiani per gli animali è ormai risaputo, infatti l’India ha ufficialmente riconosciuto uno status speciale a cetacei come orche e delfini, e disposto l’abbattimento di tutti i parchi acquatici destinati ad ospitarli. Il Ministro dell’Ambiente e delle Foreste ha proibito tutto ciò che implichi la cattura e il confinamento di questi animali, spiegando che la scienza ha chiaramente stabilito la loro intelligenza e sensibilità, definendoli come “persone non umane con loro determinati diritti”, come ha reso noto in un comunicato ufficiale, un pò di tempo fa, ma passato in sordina. Insieme a Costa Rica, Ungheria e Cile, l’India si iscrive così al piccolo ma determinato manipolo di Stati che ha già bandito la cattura e l’importazione di cetacei per scopi di intrattenimento commerciale. Tutto è iniziato tre anni fa a Helsinki, Finlandia, dove ricercatori e animalisti hanno firmato la Dichiarazione dei diritti dei cetacei, con l’obiettivo di riconoscere balene e delfini come individui dotati di coscienza di sé. Tra gli scienziati, Lori Marino ha portato i risultati di esperimenti determinanti: ha mostrato che il cervello dei cetacei è sviluppato e complesso, specialmente nelle parti coinvolte nella comunicazione e nell’apprendimento. I suoi studi hanno dimostrato che i delfini hanno livelli di consapevolezza di sé del tutto simili a quelli umani: pensano, usano strumenti e capiscono concetti astratti. Utilizzano sistemi per identificarsi proprio come le persone si riconoscono in un nome. “Condividono legami intimi tra gruppi famigliari, hanno una cultura propria e metodi di caccia che sono varianti del loro stile di comunicazione”, continua Puja Mitra. Negli ultimi anni, le migliori condizioni economiche degli indiani avevano reso popolare il mercato dell’intrattenimento “acquatico”. Del resto, lo spettacolo garantito proprio da queste eccezionali capacità cognitive sono altamente spettacolari e le persone spesso non sono consapevoli delle sofferenze che stanno dietro agli spettacoli. Basti pensare che i delfini che si esibiscono nelle strutture di tutto il mondo arrivano da operazioni violentissime di cattura, come quelle tristemente note di Taiji, in Giappone, o nelle isole Solomone e in Russia.

6 dicembre, 2013
ambientebio.it/india-vietati-spettacoli-con-i-delfini-definiti-persone-no...
wheaton80
00sabato 4 gennaio 2014 00:42
Fermiamo la caccia ai delfini nei mari del Perù

www.avaaz.org/it/dolphin_hunt_peru/?bQyuQbb&v=33628
wheaton80
00martedì 3 giugno 2014 00:54
Eminenti scienziati sottoscrivono la dichiarazione che gli animali hanno una coscienza, proprio come noi

Un gruppo internazionale di scienziati eminenti ha sottoscritto la Dichiarazione di Cambridge sulla Coscienza (The Cambridge Declaration on Consciousness) nella quale proclamano il loro sostegno all'idea che gli animali sono coscienti e consapevoli allo stesso livello degli esseri umani - una lista di animali che comprende tutti i mammiferi, gli uccelli, e persino il polpo. Ma questo sarà sufficiente a farci smettere di trattare gli animali in modi totalmente disumani? Anche se potrebbe sembrare poca cosa per gli scienziati dichiarare che molti animali non umani hanno stati di coscienza, la grande novità in questo caso consiste nella proclamazione e riconoscimento pubblico. L’evidenza scientifica sta dimostrando sempre di più che la maggior parte degli animali è cosciente allo stesso modo in cui lo siamo noi, e che non è più qualcosa che possiamo ignorare. Un altro aspetto molto interessante della Dichiarazione è il riconoscimento del gruppo che la coscienza può emergere in quegli animali che sono molto differenti dagli umani, compreso quelli che si sono sviluppati su percorsi evolutivi differenti, ossia uccelli e alcuni cefalopodi.

“L'assenza di neocorteccia non sembra impedire ad un organismo di sperimentare stati affettivi”, scrivono. "Prove convergenti indicano che gli animali non-umani hanno substrati neuroanatomici, neurochimici e neurofisiologici degli stati di coscienza, insieme alla capacità di esibire comportamenti intenzionali”. “Di conseguenza”, dicono i firmatari, “l'evidenza scientifica indica sempre di più che gli esseri umani non sono gli unici a possedere i substrati neurologici che generano coscienza”. Il gruppo è composto da scienziati cognitivi, neurofarmacologi, neurofisiologi, neuroanatomisti e neuroscienziati computazionali – tutti quelli presenti alla Francis Crick Memorial Conference on Consciousness in Human and Non-Human Animals (Conferenza Annuale in Memoria di Francis Crick sulla Coscienza negli Uomini e negli Animali Non-Umani). La dichiarazione è stata sottoscritta in presenza di Stephen Hawking, e tra i firmatari ci sono Christof Koch, David Edelman, Edward Boyden, Philip Low, Irene Pepperberg, e molti altri.

La dichiarazione formula le seguenti osservazioni:

• Il campo della ricerca sulla coscienza è in rapida evoluzione. Sono state sviluppate abbondanti nuove tecniche e strategie di ricerca sugli animali umani e non-umani. Di conseguenza, si sta rendendo sempre più facilmente disponibile una maggiore quantità di dati, e ciò richiede una rivalutazione periodica dei preconcetti precedentemente detenuti in questo settore. Studi di animali non-umani hanno dimostrato che omologhi circuiti cerebrali correlati all'esperienza cosciente e alla percezione possono essere selettivamente facilitati e interrotti per valutare se sono in realtà necessari a tali esperienze. Inoltre, negli esseri umani, sono facilmente disponibili nuove tecniche non invasive per rilevare i termini di correlazione della coscienza.

• I substrati neurali delle emozioni sembrano non essere limitati alle strutture corticali. In realtà, le reti neurali subcorticali stimolate durante gli stati affettivi negli esseri umani sono di cruciale importanza per la generazione di comportamenti emotivi anche negli animali. La stimolazione artificiale delle stesse regioni cerebrali genera un comportamento corrispondente e stati emotivi sia negli umani sia negli animali non-umani. Ovunque nel cervello in animali non-umani uno evochi comportamenti emotivi istintivi, molti dei comportamenti che ne derivano sono coerenti con stati emotivi sperimentati, compresi gli stati interni del premiare e del punire. Una stimolazione cerebrale profonda di questi sistemi negli umani può generare stati affettivi simili. I sistemi connessi con l’affetto sono concentrati nelle regioni subcorticali dove abbondano omologie neurali. I giovani animali umani e non umani senza neocorteccia conservano queste funzioni cervello-mente. Inoltre, i circuiti neurali che sostengono gli stati comportamentali/elettrofisiologici dell’attenzione, del sonno e del processo decisionale sembrano essere comparsi nella fase iniziale dell’evoluzione così come la radiazione degli invertebrati, evidente negli insetti e nei molluschi cefalopodi (ad esempio, il polpo).

• Gli uccelli sembrano offrire, nel loro comportamento, nella loro neurofisiologia e nella loro neuroanatomia, un caso eclatante di evoluzione parallela della coscienza. La prova dei livelli di coscienza analoghi a quelli umani è stata osservata in modo più evidente nei pappagalli africani grigi. Reti emotive mammifere e aviarie e microcircuiti cognitivi sembrano essere di gran lunga più omologhi di quanto si pensasse in precedenza. Inoltre, si è scoperto che alcune specie di uccelli mostrano modelli neurali del sonno simili a quelli dei mammiferi, incluso il sonno REM e, come dimostrato nel diamante mandarino, modelli neurofisiologici che precedentemente si pensava richiedessero una neocorteccia mammifera. In particolare le gazze hanno dimostrato presentare eclatanti analogie con umani, grandi scimmie, delfini e elefanti in studi di auto-riconoscimento allo specchio.

• Negli esseri umani, l'effetto di certi allucinogeni sembra essere associato ad una interruzione del processo corticale di tipo feedforward e feedback. Interventi farmacologici in animali non-umani con preparati noti per influenzare il comportamento cosciente negli esseri umani possono portare a turbamenti nel comportamento simili negli animali non-umani. Negli esseri umani, ci sono prove che indicano che la coscienza è correlata all'attività corticale, che tuttavia non esclude un possibile contributo del processo di elaborazione subcorticale o pre-corticale, come nella consapevolezza visiva. La dimostrazione che le emozioni negli uomini e negli animali derivano da reti cerebrali subcorticali omologhe fornisce la prova convincente e irrefutabile della condivisione a livello evolutivo dei qualia delle emozioni e affetti primari.

George Dvorsky - io9.com/Science
Traduzione a cura della redazione di coscienza.org - Erica Dellago
www.coscienza.org/_ArticoloDB1.asp?ID=1291
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