Intervista a don Ugo Carandino

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Ghergon
00venerdì 4 febbraio 2011 16:48
Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 8/11 del 26 gennaio 2011, San Policarpo

Inteviste della Torre: don Ugo Carandino

L'INTERVISTA DALLA TORRE. Intervista a don Ugo Carandino

Rieccoci con la nostra rubrica, L'intervista dalla Torre: oggi è il turno di don Ugo Carandino, un caro amico che tanti consigli ha fornito alla nostra associazione!

1) Caro don Ugo, iniziamo con le presentazioni...

Ringrazio innanzitutto l’Associazione La Torre per l’invito. Ho ricevuto l’ordinazione sacerdotale nel 1988, nel seminario svizzero della Fraternità San Pio X, società a cui ho appartenuto sino al 2001. Il 30 giugno del 2001 ho abbandonato la Fraternità San Pio X per motivi d’ordine dottrinale, relativi alla questione dell’autorità nella Chiesa. Da quel momento ho abbracciato pubblicamente la posizione dottrinale dell’Istituto Mater Boni Consilii (IMBC), che considera la Sede apostolica formalmente vacante. La mia residenza è (almeno teoricamente) la Casa San Pio X, nel riminese. Ho precisato “teoricamente” poiché ogni mese percorro quasi 4000 chilometri per assicurare l’apostolato dell’ IMBC a Roma, nelle Marche, in Abruzzo, in Basilicata e in Puglia. Il nostro apostolato ha come fondamento la difesa della fede cattolica e, come conseguenza, assicurare ai fedeli i mezzi per una buona vita cristiana: Messe, sacramenti, catechismi, conferenze e convegni, esercizi spirituali, pellegrinaggi, colonie per i bambini, buona stampa, ecc.

2) In questi anni quali sono state le principali soddisfazioni come sacerdote?

La prima soddisfazione è di aver risposto alla vocazione sacerdotale e di poter, in questo modo, essere uno strumento della Chiesa per venire incontro ai bisogni spirituali e sacramentali dei fedeli. Il nostro ministero è certamente non facile, a causa dell’ostilità che oggi la Fede incontra dentro e fuori la Chiesa. Ma le tante difficoltà sono ampiamente compensate dalla gioia di partecipare al sacerdozio di Nostro Signore e di incontrare, nel ministero, delle anime generose che ricercano sinceramente la Verità di Cristo e che si sforzano di vivere coerentemente con questa fede. E, ai giorni nostri, la coerenza è una virtù particolarmente rara...

3) Oltre al suo "lavoro" spirituale, lei ricopre il ruolo di presidente del Centro studi Federici rinomato per i suoi convegni ed i suoi comunicati...

Il Centro studi Giuseppe Federici è una delle associazioni culturali vicine all’ IMBC. In ambito riminese è dal 2001 che svolge conferenze pubbliche. Diffonde inoltre, via posta elettronica, una rassegna stampa per contribuire alla formazione dottrinale e culturale dei lettori. Il sito del Centro studi Federici permette di prendere visione delle attività e soprattutto, nell’archivio dei comunicati, dei temi trattati secondo un’angolazione oggi quasi scomparsa, basata sul ruolo centrale che Cristo dovrebbe avere nella società: è la dottrina della regalità sociale di Cristo, tanto invisa ai laicisti e ai cattolici del Vaticano II. I comunicati del “Federici” rispecchiano lo spirito dell’intransigenza cattolica (combattuta dal democratismo cristiano), che non intende servirsi della religione in modo strumentale (come fanno le fazioni ideologiche rappresentate dai partiti), bensì servire la religione in tutti i campi possibili, non ultimo quello della cultura. Il Centro studi Federici si interessa anche alla drammatica situazione in cui si trovano i cattolici nel Vicino Oriente (Terra Santa, Libano, Iraq), stretti tra sionismo e islamismo e abbandonati vergognosamente dall’Occidente laicista. Del resto l’attuale Occidente ha affossato la Cristianità del nostro glorioso passato e ha rinnegato la regalità di Cristo nella società.

4) Quindi un ruolo di denuncia dei poteri forti che risulta scomparso dalle parrocchie specie in seguito al Concilio Vaticano II?

Il Vaticano II ha fatto dimenticare ai cattolici l’ammonimento evangelico dei lupi che insidiano l’ovile, in nome di un erroneo concetto di carità, il famigerato “buonismo” che ha disarmato le coscienze dei credenti, come se non ci fossero più nemici di Cristo e della Sua Chiesa. Eppure il sacramento di Cresima fa del cattolico un soldato di Cristo proprio per difendere la fede dai nemici. E come insegnava monsignor Umberto Benigni, oggi i nemici sono interni ed esterni alla Chiesa, per cui il cattolico deve essere estremamente vigilante, deve informarsi su quello che succede nella Chiesa, capirne le cause (cioè il dilagare delle eresie moderniste condannate dai Papi sino a Pio XII) e prendere delle scelte coraggiose per non essere sradicato dall’autentica fede. Certamente i cosiddetti “poteri forti”, le lobby del pensiero unico, le congreghe mondialiste stanno portando avanti un progetto ben preciso per il controllo delle coscienze: non denunciare questo pericolo sarebbe una gravissima omissione.

5) Sono appena trascorsi i 40 anni dall'introduzione del Novus Ordo, cioè la “nuova messa”...

La riforma liturgica, o meglio la rivoluzione liturgica operata da Paolo VI, mette sotto gli occhi di tutti il cambiamento che è stato operato nella Chiesa negli ultimi 40 anni. Il nostro Istituto è stata una delle pochissime voci – se non l’unica, tra le congregazioni sacerdotali – a ribadire, in occasione dei 40 anni della riforma, il rifiuto del nuovo messale. Il problema infatti non è celebrare la Messa detta di san Pio V, bensì rifiutare il rito di Paolo VI: non celebrarlo per i sacerdoti, non parteciparvi per i fedeli. Perché una posizione così radicale? Perché, come denunciarono i cardinali Ottaviani e Bacci (cfr il “Breve Esame Critico del Novus Ordo Missae”) il nuovo rito non rappresenta più la teologia cattolica della Messa, non vuole più rappresentare la fede del concilio di Trento. Infatti delle comunità protestanti hanno affermato che è possibile officiare la “cena protestante” col messale di Paolo VI. Se oggi si parla ancora di Messa “tridentina” è perché un gruppo di “irriducibili” rifiutarono categoricamente il nuovo rito e conservarono la Messa della propria ordinazione sacerdotale: per questo furono emarginati, calunniati, costretti a mille difficoltà, non ultime economiche. Oggi si vuol far credere che Benedetto XVI abbia salvato il vecchio rito: invece lo ha inserito nel modernismo, riducendolo a una delle tante opzioni liturgiche, insieme, ad esempio, al “libro delle preghiere” di Cranmer concesso ai catto-anglicani. Non si può dissociare l’adesione al vecchio messale, espressione della dottrina tradizionale, dal rifiuto del nuovo messale, espressione del modernismo. Accettare i due riti è inaccettabile, non si possono servire due padroni...

6) A tal proposito, dia un consiglio a tutti coloro che ci leggono, in particolare i religiosi, in questo periodo di confusione generale.

Si, la confusione regna sovrana, anche perché siamo scivolati in una profonda ignoranza religiosa che impedisce di valutare le cose secondo la sana dottrina. Un consiglio da dare? Beh, nel 2010 sarà il centenario del giuramento antimodernista, introdotto nel 1910 da san Pio X (e soppresso da Paolo VI) nel tentativo di arginare il dilagare del modernismo nella Chiesa. Sarebbe opportuno rifarsi alla lettera e allo spirito di quel documento, per capire (come direbbe sant’Ignazio) sotto quale stendardo ci si trova. Troppo spesso tendiamo a scegliere tra due errori apparentemente in contrasto tra loro, mentre rappresentano la faccia della stessa medaglia. Oggi nella Chiesa, ad esempio, si fronteggiano due schieramenti: i modernisti conservatori e quelli progressisti. Ma per un cattolico la scelta è un’altra: il rifiuto di entrambi questi errori e l’adesione alla fede integralmente cattolica. Ma qui ritroviamo il grande problema dell’uomo moderno: la coerenza...

7) Insomma, qual’è la vera battaglia?

La battaglia è tra la Verità di Cristo e gli errori oggi imperanti, frutto del pensiero moderno, la battaglia tra ciò che è vero e ciò che è falso. Ma una visione esclusivamente terrena sarebbe inadeguata per rispondere a questa domanda così impegnativa. La vera battaglia consiste nel combattere il proprio disordine per vivere secondo l’ordine divino, secondo la bellezza della religione cattolica in vista della vita eterna. Inutile opporsi al disordine esterno se non si intende operare seriamente una conversione interiore. Ecco la parola determinante: la conversione. Il problema è che sono davvero pochi coloro che intendono vincere se stessi. I nemici della civiltà cristiana, con grembiulini o turbanti, non si vincono con i proclami e gli slogan, ma con una vita cristiana fedele e coerente. In questo senso auguro alla vostra associazione di continuare ad essere un valido strumento di formazione e di militanza cattolica, una voce libera al di fuori del coro, poiché - come insegna il Vangelo - è la verità che rende liberi.






Heleneadmin
00domenica 6 febbraio 2011 13:14
Posizione di scismatici,niente più.

Purtroppo posizioni politiche idologiche a cui si vuole portare la Chiesa in tali cose che esulano da Dio

L'assurdo è...che per contesti mondiali e politici,cioè di sbagli di uomini entro e fuori della Chiesa...voi per peccati altrui,commettete peccato ancor più grave:scisma.
e mi chiedo,ma chi puo ascoltare qualcuno che ammonendo si mette in posizione di un peccato maggiore che oltretutto và contro cio che è predicato dalla Chiesa in tutti i tempi?

La pura vi porta in oblii ancora peggiori di quelli che volete combattere.
Heleneadmin
00domenica 6 febbraio 2011 13:25
I canonisti medievali davano al termine eretico una larga ed elastica accezione, così da comprendere anche il delitto di scisma o di mancato raggiungimento dell'unità della Chiesa.

se dovessi seguire la Chiesa di allora nell'integralismo che alcuni gruppi la vogliono seguire,potrei dire che siete anche eretici,ma per fortuna,resto unita,anche nel dolore,a questa unica Santa apostolica Chiesa
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