L’American Enterprise minaccia l’Italia

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-Ocean-
00lunedì 20 marzo 2006 03:38
Sulla nave che affonda...

L’American Enterprise minaccia l’Italia

Sul Financial Times è apparso un ennesimo articolo che minaccia l’Italia (1).
Lo firma Desmond Lachman.
Chi è?
E’ uno dei membri dell’American Enterprise, la fondazione «culturale» di Richard Perle, Paul Wolfowitz e Michael Leeden, insomma dei neocon ebraico-americani.
Lo stesso organismo che ha spinto l’America alla guerra in Iraq, ed ora la sta spingendo contro l’Iran.
E’ dunque una minaccia da prendere sul serio.
L’Italia, dice Lachman, «sta scendendo la china che ha portato l’Argentina al disastro».
Ed elenca le analogie.
Nel 1991, l’Argentina agganciò la sua moneta al dollaro, divisa troppo forte per la sua debole economia.
L’Italia ha abbandonato la lira per l’euro, troppo forte.
Entrambi i Paesi speravano così di imporsi, in un regime di bassa inflazione, la disciplina fiscale e le dure riforme del lavoro («flessibilità») necessarie per competere sul mercato globale.
Così facendo, anche l’Italia, come l’Argentina, ha rinunciato alla facoltà di stabilizzare la sua economia come ha sempre fatto: con svalutazioni periodiche per far costare meno le sue merci all’estero, e con inflazione per diluire il suo debito pubblico.



Privatasi della sua politica monetaria sovrana, l’Italia deve ora accettare i tassi d’interesse imposti - uguali per tutti i Paesi europei - dalla BCE, Banca Centrale Europea.
E ora, la BCE ha aumentato i tassi, aggravando gli interessi che l’Italia paga sul suo debito pubblico colossale.
Ora, i liberisti sanno che se la moneta è «rigida», a dover diventare «flessibili» sono le paghe dei lavoratori.
L’Italia non taglia i salari, né il bilancio statale.
Né Berlusconi né Prodi danno garanzie che lo faranno in futuro.
Intanto, l’Italia perde competitività (15 punti sotto la Germania, perché «gli aumenti salariali» - quali? - «non sono stati compensati da un aumento di produttività»), perde quote di mercato, esporta sempre meno.
Nella recessione deflazionista in cui l’ha gettata la moneta forte, l’Italia vede diminuire gli introiti fiscali: sicchè aumenta sia il deficit pubblico (4% del PIL, fuori dai parametri di Maastricht) sia il debito.
Prossimamente, prevede Lachman, le agenzie di rating declasseranno di nuovo il debito italiano: i BOT.
Fino ad oggi, la BCE accetta i BOT italiani al tasso d’interesse (lieve) che ha imposto a tutta l’Europa.



Così facendo, in pratica, sono i Paesi «forti» (Germania, Belgio, Olanda, Francia) ad accollarsi il costo-Italia, di fatto accollandosi la differenza tra il rendimento dei BOT attuale e quello che dovremmo offrire se fossimo fuori dall’euro.
Questa cosa non può continuare, intima Lachman.
Anche l’Argentina confidò che il Fondo Monetario avrebbe continuato a coprire le sue perdite per sempre: si sbagliò.
«L’Italia commetterebbe un grave errore se rimandasse le dolorose riforme di mercato necessarie, confidando nell’indefinita indulgenza della BCE».
Articolo notevole, per vari motivi.
Il primo è che un americano dica, o piuttosto ordini, le future mosse della Banca Europea contro l’Italia.
Il secondo: il messaggio dei neocon è rivolto a Prodi, che hanno deciso dovrà vincere le elezioni.
Ma l’amico Claudio Celani, che lavora per l’Executive Intelligence Review, ci fa notare che il messaggio contiene qualcosa di peggio: delineerebbe il piano per sbattere fuori l’Italia dai benefici dell’euro.
Espellendola di fatto dall’Unione Europea.



Il primo a parlare del piano è stato Joachim Fels, economista della Morgan Stanley.
In un’intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung rilasciata l’8 agosto 2005: proprio il giorno in cui l’agenzia di rating Standard & Poor’s aveva decretato il passaggio dell’economia italiana da «stabile» a «negativa», preludio al declassamento del nostro debito pubblico.
In altri tempi, questo fatto avrebbe costretto il Tesoro ad aumentare gli interessi dei nostri BOT, aggravando il nostro deficit; ma poiché siamo nell’euro, i nostri tassi sono quelli europei.
Bassi.
Per questo, Fels disse al giornale tedesco: «ritengo improbabile che l’Italia esca dal sistema monetario europeo di sua volontà. E’ più probabile che un giorno i Paesi che vogliono la stabilità [dell’euro] diranno: noi introduciamo una nuova moneta forte, che chiamiamo Neuro (sic). E così gli italiani, e gli altri che diluiscono la qualità e stabilità dell’euro, saranno lasciati fuori».
Pochi giorni dopo (il 13 agosto) l’Economist, che è l’organo ufficioso della City di Londra, chiedeva le dimissioni di Fazio da Bankitalia: segnale d’inizio della lotta che è finita come sappiamo.
Come disse allora Tremonti, era la preparazione allo stesso scenario «del Britannia».
Ricordate?



Nel 1992 il Britannia, il panfilo della regina d’Inghilterra, comparve al largo di Civitavecchia: era pieno di banchieri inglesi, che imbarcarono una quantità di banchieri ed esponenti di poteri forti italiani.
C’era anche Mario Draghi, allora funzionario del Tesoro: che tacque di quell’incontro per ammettere solo due anni dopo, interrogato da una commissione parlamentare, che sul Britannia c’era anche lui.
I banchieri inglesi erano venuti a «fare la spesa», ossia a comprarsi i gioielli dell’industria pubblica italiana; e per rendere economica la spesa, anche allora Standard & Poor’s declassò il debito italiano; nello stesso periodo, George Soros lanciò il suo famoso attacco contro la lira che portò alla svalutazione della nostra moneta.
E in lire svalutate lorsignori comprarono i gioielli dell’IRI.
Insomma: una strategia concertata.
Ora si sta ripetendo lo stesso scenario, con Draghi a Bankitalia.
Ci si chiederà: che cosa ci vogliono prendere ancora, i banchieri della City e del Bilderberg Club? Facile risposta, viste le teleguidate sventure di Fiorani e Consorte: vogliono mettere le mani sul risparmio delle famiglie italiane, valutato a 140 miliardi di euro, e gestito dalle banche italiane nel noto modo criminale, rifilandoci obbligazioni Parmalat e bond argentini.



Ma può essere peggio, se a gestire il risparmio nostro sono quelli del Britannia.
Vediamo la strategia.
Bernard Connolly, il capo-economista della AIG (il più grosso gruppo assicurativo mondiale) ha scritto recentemente su The Wall Street Italia un articolo significativo: «l’Italia può uscire dall’euro?».
E anche lui traccia un parallelo fra noi e l’Argentina.
Dice Connolly: come l’Argentina agganciò la sua moneta al dollaro - moneta troppo forte per la sua fragile economia - così l’Italia si è voluta agganciare all’euro per darsi una disciplina di spesa. Ormai, la sola strada che resta agli italiani per mettere ordine nei conti pubblici è «tagliare i salari», e attuare una politica deflazionista dura.
Sicchè l’Italia ha davanti la prospettiva di «un orribile martirio», come quello sofferto dagli argentini: dovrà andare in recessione, e lo Stato dovrà chiedere al popolo italiano - disoccupato o malpagato - «di sopportare l’insopportabile».
Perché in realtà l’Italia dovrebbe svalutare del 20 %, e non può, poiché è nell’euro.



Subito dopo Martin Wolf, direttore del Financial Times nonché membro del Bilderberg (la società segreta dei miliardari delle due sponde dell’Atlantico) rilanciava lo «scenario Argentina» per il nostro Paese.
E diceva: se vuol restare nell’euro, l’Italia deve darsi «un governo tecnocratico con largo appoggio popolare» (sic) che tagli i salari all’osso: il programma che da quel momento viene adottato da Montezemolo.
Ma Connolly diceva un’altra cosa: l’Italia deve uscire dall’euro, diciamo così, per il suo bene.
Ci converrebbe infatti, salvo un piccolo particolare: i nostri debiti sono in euro, e con un ritorno alla lira svalutata, dovremmo continuare a pagare gli interessi in euro.
Ci siamo indebitati in euro, si noti, senza necessità: perché i risparmiatori italiani hanno sempre acquistato i BOT italiani, ed hanno i mezzi per farlo.
Invece Ciampi, sia come governatore di Bankitalia sia come ministro e premier, ha emesso una quantità enorme di BOT che ha venduto sui mercati europei.
La metà dei titoli che galleggiano sul mercato degli eurobond è costituito dai nostri BOT in moneta forte.
Ed è questo che ci rende fragili di fronte alle manovre.
L’autunno scorso la Banca Centrale Europea ha intimato che non accetterà più buoni del Tesoro di Stati che non abbiano un rating superiore ad A-.



L’intimazione apparentemente era mirata alla Grecia, che ha un rating A; anche ad essa si prospetta uno scenario argentino. Ma la Grecia non ha tanto debito all’estero come noi.
Il vero bersaglio era l’Italia: proprio allora, guarda caso, la solita Standard & Poor’s ci aveva declassato i BOT ad AA- «negativo», peggio del Portogallo (AA- «stabile»).
Che cosa vuol dire?
Nel succo, vuol dire questo: che non ci permetteranno di abbandonare l’euro.
Perché se l’Italia torna alla lira, può fare davvero come l’Argentina: ripudiare il suo debito in euro, dichiarare fallimento, e lasciare chi detiene i nostri eurobond con pacchi di carta straccia.
Ma gli stranieri, che hanno i nostri eurobond, non ce lo lasceranno fare.
Ecco il senso del progetto di Fels della Morgan Stanley: ci vogliono lasciare nell’euro, ma un euro «indebolito», con Grecia e Portogallo.
Mentre Germania, Francia, Olanda e Lussemburgo, Belgio e forse Spagna, si daranno una nuova moneta forte, il new-euro o «neuro».
Così, noi dovremo continuare a pagare gli interessi sul nostro debito in euro: il punto è che l’euro, benché «indebolito», continuerà ad essere emesso dalla Banca Centrale Europea.
L’Italia non recupererà la propria sovranità monetaria, che comprende anche la sovrana decisione di… non pagare il debito.



E' il progetto «neuro», ma non è da neurodeliri.
Questa non è solo una minaccia, è un ordine.
Vogliono cacciarci dal club dell’Europa forte, ma tenerci incatenati all’euro, per impedirci di tornare padroni della nostra moneta.
Il Problema sarà di Prodi.
Ma soprattutto nostro.
Perché Prodi, il signor Goldman Sachs, eseguirà gli ordini ricevuti a nostre spese.
Ci farà «sopportare l’insopportabile», risucchiando i risparmi, tassando case e tagliando salari.
Poi, potrà dire che, grazie ai «sacrifici» (nostri), «ha tenuto l'Italia nell’euro» (debole).

Maurizio Blondet

@Yoghurt@
00lunedì 20 marzo 2006 11:26
Quindi secondo questo articolo?......
e l´euro che ci frega?......altrimenti andava tutto bene?......
si ´la situazione italiana e come quella Argentina non c´e dubbio....il paese e debole perche per anni ha vissuto con un sistema che non ha fatto altro che indebolirlo sempre di piu....creare inflazione.....far crescere il debito pubblico.....coprendo tutto con la svalutazione.....direi che non e certo colpa dell´euro tutto questo.....il paese era povero gia da tempo prima.....se siemo entrati nell´euro era proprio per cercare di aggangiarci ad un nuovo treno che ci portasse su di un bianrio migliore di quello intrapreso....le regole dell´euro sono feree?....certo perche sono delle regole prima si viveva in un clima di semicriminalita governativa....e cosi che bisogna gestire le cose?.....e ora che bisogna rispettare le regole che richiedono interventi mirati e precisi a livello politico a molti la cosa non piace......gli stranieri ci vogliono speculare sopra?....perche prima non lo facevano?....cos´e colpa degli stranieri la nostra situazione?....direi proprio.....io oggi lavoro in germania dopo aver lavorato per una delle piu grosse compagnie italiane la FIAT....direi che la situazione di quell´azienda alla luce di quello che vedo qua in germania e disastrosa e a portato ai risultati che vediamo oggi...e non e per colpa dell´euro...e che in Italia non si sa gestire organizzare decidere agire come si dovrebbe quello e l´unico problema.....e se qualche straniero ne approfitta e solo colpa nostra....l´euro ci ha messi dentro un "sistema" e noi non siamo mai stati abituati a vivere dentro un "sistema" sta li il problema......inutile cercare le colpe altrove...
Piertheoriginal
00lunedì 20 marzo 2006 12:28
Ocean
Da quel poco che ho letto di Maurizio Blondet mi sembra un giornalista un po' troppo di parte.......cattolica e, probabilmente, di centro destra, infatti in quell'articolo se noti c'è un tentativo di addossare le colpe alle scelte fatte a suo tempo da Prodi, ed inoltre si fanno dei riferimenti sul suo possibile futuro coinvolgimento nel giochetto che si sta preparando....non dico che ciò non sia possibile, ma quello che non mi convince è il voler accusare solo una delle due parti in gioco
@Yoghurt@
00lunedì 20 marzo 2006 12:48
anche secondo me...
l´articolo e un po di parte e non da l´idea esatta del quadro generale futuro.....ho gia sentito commenti del genere e anche se mettono alla luce "certi rischi possibili" al quale l´italia sta andando incontro.....si sbilancia troppo sul tipo di soluzione da dare e su le forze in gioco che starebbero agendo sulla situazione del paese stesso.....e una visione troppo di comodo che non tiene conto degli errori commessi dall´Italia in primis e che non analizza a fondo gli effetti dell´euro in generale....d´altronde se esistono paesi forti e paesi deboli un motivo ci sara.....
-Ocean-
00lunedì 20 marzo 2006 13:30
Io sono assolutamente pro - euro, mi trovo completamente d'accordo con la prima parte dell'articolo, quando si dice che la nostra economia era troppo debole per un euro troppo forte...Il paragone con l'Argentina è più che accettabile.
Non penso che l'europa ci voglia tener fuori come non penso che arriveranno veramente a New Euro, sta di fatto che noi perdiamo sempre più credibilità come fanno notare le società di rating.
Ci vorrebbero leggi drastiche per ripartire che ovviamente colpirebbero il popolo, ma chi in periodo elettorale ha le palle di dire ora bisogna soffrire se non vogliamo cadere...
Non voleva essere un articolo di parte assolutamente, non so se Blondet è cattolico ne se è di Destra, lui è convinto che la Goldman Sachs faccia da padrona in Italia, spalleggiata dai vari Draghi, Prodi, Monti, tutti alti funzionari di questa potentissima banca.
@Yoghurt@
00lunedì 20 marzo 2006 14:12
L´allarmismo e giustificato....
per quanto riguarda la situazione italiana....chiedo inoltre...se a causa del nostro forte debito pubblico l´ingerenza da parte di "strutture" straniere sul nostro paese puo essere cosi forte da "influenzarne" le scelte politiche....cioee chiaro che questo succede in generale perche ormai sie e legati gli uni agli altri ma possono veramente queste spingere il mondo politco a prendere decisioni oltre la sovranita nazionale....e quindi la democrazia di quest´ultimo?....nel caso dell´italia, se si, in che modo....per quanto riguarda l´euro invece piu in generale come vedete la situazione attuale e futura di questa moneta....possiamo grazie ad essa reggere altre botte dovute a crisi internazionali economichee politiche......mi domando se l´economia globale non sia un po troppo pompata rispetto alle "reali" possibilita....cioe questa richezza globale (in parte) e reale o fittizia?....si prospettano crisi veramente serie nel futuro o comunque le basi sono solide al massimo si dovranno rivedere i conti e le spese?.....credete che potrebbe nascere pian piano una nuova politica economica piu attenta ai problemi reali del mondo?.....
Qulacuno mi puo fare un breve sunto degli effetti positivi dell´euro in questi anni?...
Giusto per ripasso..... :)
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