Perdite e scandali miliardari, a rischio 9mila dipendenti: la crisi di Deutsche Bank
«Siamo migliori della nostra reputazione. Di gran lunga migliori». Le parole spese ieri a Francoforte dal numero uno di Deutsche Bank, John Cryan, davanti ai 5.000 azionisti presenti all’assemblea annuale, fotografano la parabola di un gruppo che un tempo si profilava con orgoglio come la punta di diamante del sistema finanziario tedesco e che negli scorsi mesi ha subito un tracollo che sembrava impensabile. Le azioni di Deutsche Bank hanno perso metà del loro valore in dodici mesi; l’istituto ha registrato l’anno scorso una perdita-record di 6,8 miliardi di euro, vuole tagliare 9.000 posti e chiudere 200 delle circa 750 filiali in Germania entro il 2017; gli azionisti dovranno rinunciare anche quest’anno ai dividendi, come già nel 2015. Cryan, che con l’annunciata uscita del co-Ceo Jürgen Fitschen resterà da solo al timone, promette costi annuali inferiori (l’obiettivo è tagliarli di cinque miliardi entro fine 2018), meno rischi e una migliore base patrimoniale e si appella a qualità come “zelo” e “onestà”. “E qual’è la sua visione per il futuro?”, gli chiedono gli azionisti, che accolgono sì Cryan con favore, ma non nascondono la loro rabbia nei confronti del resto dei vertici.
I contenziosi
Già: qual è la strategia futura di Deutsche Bank? Una delle incognite più pesanti sono i contenziosi davanti i tribunali di mezzo mondo. Ad oggi Deutsche Bank è coinvolta in 7.800 procedimenti giudiziari, ha ammesso Cryan. In gran parte si tratta di controversie dal valore limitato, ma non mancano i casi spettacolari: in Russia la banca è accusata di aver aiutato i propri clienti a riciclare 10 miliardi di dollari; negli USA affronta svariati procedimenti, tra cui una class action per presunte manipolazioni sul mercato dei cambi; in Italia la procura di Trani ha aperto un’inchiesta per manipolazione del mercato in merito alla vendita di titoli di Stato italiani per 7 miliardi di euro nel primo semestre del 2011; e persino lo scandalo sulla manipolazione del tasso interbancario Libor, per il quale la banca ha già pagato una multa-record di 2,5 miliardi di dollari, non è chiuso, visto che sono ancora pendenti diverse cause civili. Dal 2012 l’istituto ha pagato 1,2 miliardi di euro solo in avvocati. L’anno scorso le spese giuridiche complessive hanno toccato 5,2 miliardi. Al momento Deutsche Bank ha messo da parte 5,4 miliardi per far fronte a nuovi possibili costi e c’è da attendersi nuovi oneri, ha spiegato Cryan, che ha definito gli elevati costi legali «assolutamente inaccettabili».
Difficoltà sul patrimonio
Altro fronte delicato è quello dei requisiti patrimoniali. Il core capital ratio, che a fine 2015 risultava dell’11,1%, è sceso nel primo trimestre dell’anno al 10,7%, lontano dall’obiettivo del 12,25% richiesto dalla BCE all’istituto di Francoforte entro il 2019.
Vertice sotto attacco
Un ulteriore capitolo spinoso è quello del consiglio di sorveglianza. Sotto attacco degli azionisti è finito il suo numero uno, Paul Achleitner, accusato di aver atteso troppo per sostituire l’ex co-Ceo Anshu Jain e di aver contribuito così al tracollo dell’istituto. Diversi azionisti si chiedono se sia ancora l’uomo giusto al posto giusto. A provocare forti polemiche è stato da ultimo lo scontro pubblico scoppiato intorno a Georg Thoma, che guidava una commissione incaricata di far piena luce sui vari scandali del gruppo e che è stato costretto a rassegnare un mese fa le dimissioni dopo essere stato accusato di eccessivo zelo da vari membri del consiglio. Un’uscita di scena che non è piaciuta agli azionisti.
Alessandro Alviani
20/05/2016
www.lastampa.it/2016/05/20/economia/perdite-e-scandali-miliardari-a-rischio-mila-dipendenti-la-crisi-di-deutsche-bank-JK7hQrCsMocxYlvdEB3ooK/pag...