La Shell condannata in Olanda per inquinamento

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wheaton80
00domenica 3 febbraio 2013 17:26

Elencare le liste dei crimini Shell contro l'ambiente e contro i diritti umani, e' difficile da fare in modo sintetico. C'e' n'e' per tutti i colori con processi in Inghilterra, con un ruolo di spicco nella morte di Ken Saro Wiwa, e anche un reportage delle Nazioni Unite che non lascia scampo a malintesi. In Nigeria la Shell ha causato gravissimi danni all'ambiente.

E cosi' oggi 30 Gennaio 2013 una corte olandese a L'Aia si e' pronunciata contro la Shell ed in favore di un contadino nigeriano, rappresentato da Milieudefensie, la filiale Olandese di Friends of the Earth, una organizzazione mondiale che si occupa di questioni ambientali. E' la prima volta che una causa di questo genere si svolge in Olanda, non nel paese in cui i crimini sono stati commessi, la Nigeria, ma nella sede principale del colosso del petrolio.

La causa verteva su cinque casi di inquinamento di fiumi e laghi per la pesca nelle foreste nigeriane, come conseguenza di perdite di petrolio nelle annate 2004, 2005 e 2007. Da allora molti dei fiumi e dei laghi per la pesca dei residenti sono impraticabili ed i pesci sono morti. La Shell e' stata condannata a pagare i danni a uno dei quattro contadini, Friday Akpan, ma la corte dell'Aia ha esonerato la Shell da altri quattro casi che si discutevano contemporanemente. L'importanza di questo verdetto pero' non e' tanto nel fatto che la Shell debba risarcire il signor Akpan, ma che da adesso in poi anche altri nigeriani colpiti dalla negligenza - e dall'inquinamento - della Shell potranno portare in causa la ditta olandese in madrepatria. E infatti, gia' i vicini del signor Akpan si sono messi in fila.

L'evento per cui la Shell e' stata condannata e' l'inquinamento di ben 47 laghetti per la pesca commerciale che rappresentavano il sostentamento per il signor Akpan e la sua famiglia. Per gli altri quattro casi invece la corte ha accolto le richieste della Shell, secondo cui le perdite furono causate dal sabotaggio e non dalle scarse condizioni di manutenzione da parte della Shell. La rappresentante di Friends of the Earth Geert Ritsema dice pero' che faranno ricorso. Nel 2012 ci sono stati 198 perdite e riversamenti di petrolio nel Delta del Niger, con il rilascio di circa 26,000 barili di petrolio - cioe' circa 100,000 litri.

La Shell dice che di questi 161 sono ad opera di sabortaggio e 37 di propria responsabilita'. I residenti dicono che la Shell sottostima il numero di barili riversati e che le loro terre, acque, e zone di pesca sono del tutto impraticabili. I residenti vogliono gli stessi standard che altrove. Le loro richieste sono semplici: che la Shell pulisca il disastro che ha combinato, che ripaghi i contadini delle perdite subite e che gli oleodotti e tutte le attivita' connesse all'opera petrolifera siano piu' sicure e piu' rispettose di chi li vive.

Il commento della Shell al verdetto, per parola del vice presidente per l'ambiente della Shell (!!!) Allard Castelein e' stato:"Paghermemo la compensazione. Non abbiamo perso la causa. Non e' stato un fallimento operazionale. La falla e' stata la conseguenza del sabotaggio".

La cifra e' ancora da stimarsi. Il verdetto dice:"La Shell Nigeria avrebbe dovuto e potuto prevenire il sabotaggio in modo semplice. E' per questo che la corte ha condannato la Shell a pagare i danni". La Shell opera in Nigeria in un consorzio fatto dalla Nigerian National Petroleum Corporation, dalla Shell stessa, dalla Total, dalla Nigeria Limited e dalla Nigerian Agip Oil Company Limited. C'e' pure l'ENI/Agip.

dorsogna.blogspot.it/2013/01/la-shell-condannata-in-olanda-...
wheaton80
00venerdì 8 febbraio 2013 01:05
La regina Beatrice abdica in favore del figlio

La regina Beatrice d'Olanda ha deciso di abdicare in favore del figlio Willem-Alexander, dopo quasi 33 anni di regno. Lo ha annunciato, senza preavvisi, la stessa regina ieri in un discorso trasmesso in diretta da tv e radio. Il primogenito di Beatrice salirà così al trono a 45 anni, e sarà il primo re dopo Willem III, che ha regnato fino al 1890 e al quale sono succedute tre regine. Il secondo figlio della regina, Johan Friso, è ricoverato in stato di coma dopo un incidente di sci avvenuto quasi un anno fa in Austria. «Non abdico perché la funzione sarebbe troppo pesante, ma perché sono convinta di doverla trasmettere ad una nuova generazione. Ho la massima fiducia in mio figlio Willem-Alexander», ha dichiarato la regina, 75 anni, duramente criticata in passato per il suo matrimonio con il diplomatico tedesco, Claus von Amsberg, arruolato nella gioventù hitleriana e successivamente anche coinvolto nello scandalo Lockheed. Willem-Alexander è sposato dal 2002, con Maxima Zorreguieta, argentina figlia di un ministro del dittatore Jorge Videla. La coppia ha tre figlie: Catharina-Amalia (nata nel 2003), Alexia (nata nel 2005) e Ariane (2007). Pilota d'aereo, laureato in storia e membro del Comitato Olimpico, il nuovo re d'Olanda è considerato più progressista della madre.

www.ilsole24ore.com/art/notizie/20130129/reginabeatriceabdicafavore064119.shtml?uuid=...
wheaton80
00venerdì 8 febbraio 2013 01:08
Che le due notizie siano collegate?

"[...]

Tra i membri del gruppo Bilderberg vi sono diversi sovrani europei. Al meeting di quest’anno era presente la regina Beatrice d’Olanda, la maggiore azionista del Royal Dutch Shell (la Reale Compagnia Petrolifera Olandese, ndt), una delle più grandi corporazioni del mondo.

[... ]"

Dall'articolo "IL BILDERBERG E I PADRONI DEL MONDO" di Andrew G. Marshall del 18/04/2010
mikeplato.myblog.it/cospirazionismo/
wheaton80
00venerdì 10 ottobre 2014 15:12
La Lego rompe «alleanza» con Shell dopo campagna Greenpeace

Ha vinto Greenpeace. O meglio, ha vinto l’Artico. E anche se Shell continuerà lo stesso a trivellare i fondali in quella parte di mondo, se non altro non lo farà più «avvelenando l’immaginazione dei nostri bambini», come efficacemente denunciava il video postato su Youtube dall’associazione ambientalista nell’ambito della campagna iniziata lo scorso luglio per spingere la Lego a chiudere la storica partnership con la compagnia petrolifera. Intitolato «Lego: Everything is NOT awesome» (http://www.youtube.com/watch?v=qhbliUq0_r4) e raffigurante un paesaggio artico che viene progressivamente sommerso dal petrolio, il filmato ha ottenuto quasi 6 milioni di clic, mentre la petizione collegata, spinta anche dalle manifestazioni di protesta organizzate in ogni parte del mondo, compreso il parco di Legoland a Windsor, ha largamente superato il milione di adesioni.

Un’incessante campagna
E l’incessante martellamento mediatico ha portato al risultato sperato, visto che ieri il colosso danese dei giocattoli ha annunciato che non rinnoverà l’accordo con la Shell una volta scaduto quello attuale, firmato nel 2011. Nel comunicato ufficiale, l’amministratore delegato della Lego, Jorgen Vig Knudstorp, ha comunque ribadito quanto sostenuto già tre mesi fa, quando scoppiò il caso, ovvero che Greenpeace si sarebbe dovuta rivolgere direttamente a Shell e non già usare come tramite l’azienda dei celebri mattoncini per far arrivare il suo messaggio contro le trivellazioni nell’Artico, spiegando «di non approvare le tattiche usate da Greenpeace che possono aver creato delle incomprensioni fra i nostri azionisti sul modo in cui operiamo» e assicurando il totale impegno dell’azienda "nel continuare a produrre esperienze di gioco creative e stimolanti".

Una collaborazione che risaliva agli anni '60
Esperienze che non avranno più però lo storico simbolo della Shell, la cui collaborazione con Lego risaliva addirittura agli anni Sessanta. «La nostra campagna ha ottenuto una risposta straordinaria da parte del pubblico, che ha giudicato del tutto inappropriata la collaborazione fra un’azienda di giocattoli come la Lego e una compagnia petrolifera – sottolinea al Guardian John Sauven, direttore esecutivo di Greenpeace UK – e ci auguriamo che questo risultato spinga altre aziende che collaborano con Shell a ripensare alla loro partnership». E il riferimento, nemmeno troppo velato, è al Museo della Scienza di Londra, dove Shell compare infatti come sponsor di una mostra dedicata ai mutamenti climatici. «E’ chiaro che la strategia di Shell sia quella di tentare di cavalcare la credibilità di altri marchi, così da poter essere associata a valori positivi – conclude Sauven – ma come abbiamo dimostrato, se non riesci a farla franca, poi il danno è enorme».

Simona Marchetti
9 ottobre 2014
www.corriere.it/esteri/14_ottobre_09/lego-rompe-alleanza-shell-campagna-greenpeace-78bea078-4fb1-11e4-8d47-25ae818808...
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