Croce e Massoneria
Preferiamo soffermarci, invece, sul significato, davvero "sconcertante", che la Massoneria crede di poter attribuire alla Croce. Seguiremo sempre il Gorel Porciatti, al quale non si può rimproverare di diffondersi poco: "... il Simbolo, nel riferimento astronomico, si richiama alla grande Croce Zodiacale di cui l'asse equinoziale corrisponde al momento in cui il Sole copre dei suoi raggi la costellazione della Vergine - astronomicamente "entra in Vergine" -, dopo di ché cede, per poi risorgere a nuova vita nel successivo solstizio. Da questo ravvicinamento, strettamente connesso alla già cennata "chiave del Nilo" il cui limo è prodigio di nuova vita, si ha ragione di credere sia nato il concetto della Croce Fallica, che, quale simbolo di principio fecondante era dai sacerdoti di Osiride esposto alle feste di Dio, per offrirlo alla venerazione del popolo" (GORGS, 163-164).
Anche la Croce dunque, e purtroppo, è un elemento importantissimo del culto fallico, al quale i Massoni si dedicano senza risparmi di simboli e di parole. Vediamone partitamente i vari significati.
"Tale Croce era costituita da un triplice fallo e si richiamava così ai tre elementi: Terra, Aria, Fuoco, uniti nell'elemento primitivo, l'Acqua, che era considerato quale origine delle cose" (GORGS, 164, nota 18). E ancora: "... il concetto fondamentale di rappresentazione della Vita, attribuito alla Croce, si trova ovunque decisamente affermato, non soltanto nella sua materialità ma pure nella sua forma trascendentale.
Il tratto orizzontale, che richiama il senso di giacere, il principio passivo, è concordemente assegnato, nella metà di destra od in quella di sinistra, all'Acqua, al Caos generante, onde assume decisamente il carattere di Principio Femminile; il tratto verticale esprimerà, per contro, con la sua direzione ascendente, il concetto di virilità, di potere, assumendo così il carattere di Principio Maschile: l'uno di Capacità (produttiva), l'altro il Volere (creativo)" (GORGS, 166).
Per meglio spiegare la "Rosa Croce", il Gorel Porciatti aggiunge: "... la Croce Egizia, la Croce Ansata ... indirettamente, si richiama a quella di questo Grado, attraverso ad un ravvicinamento simbolico con il Loto, sacro simbolo orientale, di cui la Rosa è la delicata paretra (? - N.d.A.) Occidentale. La corolla circolare del Loto si schiude su di uno stelo verticale che attraversa, "fora" il piano orizzontale delle Acque. Nel suo assieme costituisce il geroglifico della Croce Ansata (un'asta verticale cui si posa una orizzontale al cui centro è un cerchietto) che, nell'ermetismo egizio significa "chiave della Vita", spiegando così, con un facile simbolismo vegetale, lo "Ad Rosam per Crucem" cioè il pervenire all'Essenza per mezzo della Croce" (GORGS, 167).
Non meno stupefacente è il significato che viene attribuito alle lettere I.N.R.I.
Il significato di esse, alle estremità dei bracci, "dovrebbe essere Jesus Nazarenus Rex Judaeorum. La scuola filosofica invece la fa corrispondere alle quattro iniziali delle quattro parole ebraiche il cui significato intrinseco si riferisce ai quattro elementi; dalle iniziali trae il bellissimo aforisma: Igne Natura Renovatur Integra" (GORGS, 169- 170).
I significati che si sono voluti attribuire alle quattro lettere (dato che "varie ragioni" consigliano "ad essere estremamente prudenti nell'attribuire ai Vangeli un certo valore storico", come molto spicciativamente (e senza cognizione di causa) dice il Gorel Porciatti (GORGS, 170, nota 23), sono svariati e quindi hanno dato vita a numerosi altri aforismi che egli ripartisce "in tre grandi categorie: mistico-gesuistico-cattolica, ermetico-alchimistica, filosofica" (GORGS, 177, nota 28).
Chi avesse vaghezza di conoscerli tutti, non ha che da consultare il testo appena citato. Noi ci limitiamo ad accennare a perle come queste: IGNATII NATIONUM REGUMQUE INIMICI, cioè gli Ignaziani (i Gesuiti) sono i nemici delle Nazioni e dei Re, oppure: IGNE NITRUM RORIS INVENITUR, cioè con il fuoco si trova il nitro (azoto)!!
Già il Luzio, del resto, aveva notato che "i minori gregari ... si gingillano co' simboli interpretati per loro ad usum Delphini". E cita, in nota: "Un esempio per tutti, datoci dal Preuss, cap. III. In alcune Logge di rito scozzese, al grado di Rosacroce si lavora con dinanzi un bel crocifisso e tanto d'INRI sovrapposto. Credete che si debba intender per tutti Jesus Nazarenus Rex Judaeorum? Sarebbe un'ingenuità il supporlo. Il Jesus ecc. serve unicamente pe' goccioloni che avessero scrupoli religioso-cristiani; ma per i più scaltriti c'è l'imbarazzo della scelta tra le interpretazioni eterodosse, putacaso queste: Igne Natura renovatur integra (naturalistica); Igne nitrum roris invenitur (alchimistica); Iustum necare reges impios (tirannicida); o un'altra interpretazione basata sulle iniziali di parole ebraiche, denotanti i 4 elementi" (LMR, I, 55, più nota 1).
Ma il culto fallico massonico non si limita alle irriverenze, per non dire di più, compiute sulla Croce. I Massoni si dedicano ad un vero e proprio culto del fallo, fatto di cose concrete e non di simboli, fino ad ispirare ad esso una vera e propria morale e conformare a questa i propri comportamenti.
Nel giuramento di 1° Grado, quello di Apprendista, è detto, fra l'altro: "Prometto e giuro di non attentare all'onore delle famiglie dei miei Fratelli" (FLR, 68). E per le ... altre? Ecco un commento della Rivista della Massoneria: "La Massoneria, per vivere, per prosperare e per essere utile a sé ed alla umanità per cui lavora, deve sopprimere il prete, insegnare la sana morale, senza disgiungerla dal soddisfacimento dei bisogni della natura, e libera affatto d'ogni ipocrisia larvata, proseguire guardinga ma sicura, il suo corso conquistatore. Potrà esser certa di aver vinto il prete, il giorno in cui sarà padrone della donna, e questo giorno, purtroppo è assai lontano. La donna è del prete e col prete, perché questi la compiange, la perdona, e ne liquida i peccati a un tanto il braccio quando gli si presenta al confessionario. Il prete perdona le scappatelle delle fanciulle; il prete perdona le infedeltà delle maritate; il prete consola le vedove; ed in santa emulazione col frate, ha una parola e un'opera per le attempate e le dimenticate!
Noi invece, mentre desideriamo le mogli degli altri, mentre tendiamo reti alle sorelle ed alle figlie degli altri, vorremmo che le nostre mogli, figlie e sorelle, portassero un cartellino sulla fronte, ove fosse scritto: Guai a chi le tocca. Finché non daremo alle donne tutta la libertà e tutta l'istruzione possibile, finché non accorderemo loro perdono e tolleranza - giacché sono fatte come noi, ossa delle nostre ossa, e carne della nostra carne - le avremo sempre ossequienti e devote al prete, che in questo solo ha saputo seguire l'esempio del Cristo, il quale volle perdonato alla donna adultera ..." (RIMA, 15 febb. 1879, 43 - corsivo nel testo).