OBAMA SOTTO ACCUSA: bye bye President

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wheaton80
00venerdì 26 aprile 2013 18:19



Impeachment a OBAMA per l’inchiesta sull’attacco di Bengasi
Una notizia che ancora per un po’ i media di massa cercheranno di tenere nascosta per ovvii motivi; è la madre di tutte le breaking news del web: il Presidente degli U.S.A. Obama sarebbe sotto procedimento di “Impeachment” in seguito all’inchiesta relativa all’attacco di Bengasi del settembre 2012.

I risultati del rapporto rilasciato il 23 Aprile scorso dimostrano che:

1. L’Amministrazione ha deliberatamente perpetuato una narrazione volutamente ingannevole e incompleta secondo cui gli attacchi si sarebbero evoluti da una manifestazione politica causata da un video di YouTube.

2. I funzionari dell’amministrazione hanno realizzato e hanno continuato a fare affidamento su punti di discussione incompleti ed ingannevoli.

3. Le prove confutano le affermazioni dell’Amministrazione che sostiene che i punti di discussione sono stati modificati per proteggere le informazioni classificate o per proteggere una ricerca del Federal Bureau of Investigation (FBI).

4. Le affermazioni dell’Amministrazione hanno deviato le responsabilità incolpando l’IC per le informazioni comunicate al pubblico in entrambi i punti di discussione e la successiva narrazione che si è perpetuata.

5. La decisione dell’Amministrazione di rispondere agli attacchi di Bengasi con un’indagine dell’FBI, piuttosto che con le risorse di intelligence militare o altro, ha contribuito alla mancanza di trasparenza del governo sulla natura dell’attacco.

6. Rispondendo agli attacchi con un’indagine dell’FBI ha ritardato in misura significativa l’accesso degli Stati Uniti ai testimoni chiave e alle prove e minato la capacità del governo di portare i responsabili degli attacchi alla giustizia in modo tempestivo.

Ecco comunque qui il link al pdf dell’inchiesta: www.speaker.gov/sites/speaker.house.gov/files/documents/libya-progress-re...

Ed ecco qui un commento di Lyndon Larouche:
www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=tV8...

Jervé
www.iconicon.it/blog/2013/04/obama-sotto-accusa-bye-bye-pr...




Da un articolo di Benjamin Fulford:

“…Vi è anche apparentemente qualche trama complicata che si sta sviluppando tra il Congresso e il Senato che porterà alla fine a mettere in stato di accusa Obama, almeno così la CIA sta dicendo. Dopo che Obama sarà messo sotto accusa, annuncerà che egli è solo un portavoce e il vicepresidente Biden ha effettivamente prestato giuramento come reale presidente. A seguito di ciò, i membri del Congresso e del Senato saranno arrestati e Obama sarà formalmente reintegrato come presidente, la CIA dice. A questo punto una purga sistematica di traditori avrebbe inizio e cittadini israeliani/americani non saranno più ammessi nel governo. Una volta fatto ciò, la nuova Repubblica degli Stati Uniti rinuncerà legalmente e legittimamente al debito del consorzio privato della Federal Reserve Board verso il resto del mondo, o almeno così dice la storia. Credeteci soltanto quando lo vedete...”.

2012risveglio.blogspot.it/2013/02/benjamin-fulford-aggiornamento-compl...

Vedremo presto se a Fulford abbiano fornito anticipazioni fondate o meno :)
wheaton80
00mercoledì 29 maggio 2013 04:13
OBAMA: ammissione di colpa
Un discorso epocale di Obama smonta un decennio di attacchi mediatici

28 maggio 2013

Il Presidente degli Stati Uniti ha tenuto un lunghissimo discorso durante una cerimonia che si è tenuta al teatro Fox di Redwood City in California, lo scorso 23 Maggio 2013. Il discorso chiave di Obama ha reso sensazionali ammissioni di illeciti e di errori del governo americano ammettendo per esempio la sua incapacità di chiudere, come promesso il centro di detenzione illegale Guantanamo, Cuba. Poiché non ci sono state smentite in merito all’accuratezza e al dettaglio degli aspetti salienti della dichiarazione che vedete nel video, anche il congresso è sotto la luce dei riflettori per il suo ruolo attivo e continuativo in palese violazione della Carta Costituzionale.

I mezzi di comunicazione, anche se il discorso è andato in onda in forma integrale (per quanti lo abbiano ascoltato in forma integrale) hanno sistematicamente e volutamente scelto di censurare quello che è stato effettivamente detto. Se avessero invece lavorato in modo coerente con il diritto alla libertà di parola e onorando la Deontologia giornalistica, sarebbero certamente emersi seguenti punti fondamentali:

- Obama ammette che gli Stati Uniti supportano gruppi eversivi e sanguinari in Siria e sa che questo ha provocato una devastante guerra civile. Ha definito i ribelli “un pericolo per il Mondo”

- Obama ammette che siano impiegate tecniche di tortura violenta nelle prigioni detentive come Guantanamo e che nessun tentativo di porre fine a queste pratiche sia stato fatto finora.

- Obama ammette che le procedure di arresto ed incriminazione, che i tribunali militari che giudicano questi sospetti e i protocolli di indagine utilizzati siano in completa violazione della costituzione americana e dei trattati internazionali sottoscritti in materia di diritti civili dei prigionieri.

- Obama ammette che ‘utilizzo dei droni è una radicalizzazione troppo estrema del conflitto, sottolinea che il Congresso (che sta facendo audizioni per questo) è sempre stato informato di ogni azione condotta a distanza su civili sospetti ed inermi coinvolti con l’utilizzo di droni.

- Obama ammette che il raid in Pakistan per uccidere Bin Laden è stata un’evidente violazione della sovranità del Paese e che il Pakistan ha pagato un altissimo tributo di vite umane per supportare gli Stati uniti nella lotta al “terrorismo”

- Obama ammette che i droni potevano essere utilizzati SOLO in territorio nazionale e che l’utilizzo altrove costituisce pesante violazione degli accordi ONU, di fatto quindi si dichiara già colpevole e reo confesso di crimini contro l’umanità.

- Obama ammette ed è stato molto chiaro, che cambiamenti politici negli Stati Uniti legati a un decennio di guerra hanno portato ad abusi costituzionali, leggi illegali, tattiche da stato di polizia e che nessun governo democratico può sopravvivere come tale durante la guerra. Una tale affermazione non sarebbe mai stata fatta dal presidente degli Stati Uniti se non per ammettere e comunicare la presa di coscienza del fatto che la costituzione americana è stata ripetutamente violata nei suoi emendamenti e che i diritti umani sono stati calpestati reiteratamente.

- Obama ammette che il Governo “ha perso il controllo” in materia di intercettazioni sulla privacy dei cittadini, che questo avviene ogni giorno, in totale assenza di mandato giudiziario, per ogni tipo di conversazione, VOIP, Skype, Social, Cellulari, fissi, lettere, mail etc etc senza criterio, random, per chiunque e ovunque. Questo, ammette, viola ogni e qualsiasi diritto dei cittadini alla propria libertà di comunicare.

- Obama ammette “che è un errore che un presidente abbia mandato univoco ed indipendente dal congresso di inviare contingenti e mezzi americani nei vari teatri di guerra nel mondo” . Obama ha promesso che metterà in campo forze e dispositivi di legge “mirati a frenare i compiti arbitrari del Presidente nel compiere tali azioni incontrollate”

- Riferendosi a questo ultimo punto, Obama ha chiesto che l’A.U.M.F., l’uso autorizzato delle forze armate, sia fortemente limitato e controllato dal congresso in futuro e che gli interventi militari siano impediti quanto più possibile.

E’ evidente quindi che possiamo tenere conto di ciò che i Media Mainstream ci comunicano solamente quando parlano di risultati sportivi e di Meteo.

www.youtube.com/watch?v=hsp5xtUERmk&feature=player_...

www.opptitalia.org/index.php/mainstream-news/128-obama-ammission...
wheaton80
00giovedì 25 luglio 2013 00:27
Obamagate e la fine degli islamisti al potere
Perché Obama insiste sulla liberazione di Mursi. La maledetta “primavera araba”. L’allusione all’”Obamagate” è inevitabile e si conferma sempre più come il grande scandalo che minaccia la Casa Bianca

"Ogni cosa in questo mondo ha un termine e nessun regno sfugge al suo declino" (proverbio algerino)



Si evoca anche l’impeachment del presidente degli Stati Uniti, Barack Hussein Obama, sostenuto da molti senatori repubblicani guidati dal senatore dell’Oklahoma James Inhofe, decano del Senato sconvolto dalle menzogne sul caso dell’attacco a Bengasi e dell’assassinio dell’ambasciatore Christopher Stevens, determinato ad arrivare fino al punto di far processare Obama. La genesi della vicenda risale all’invio di documenti compromettenti, per l’amministrazione Obama, ad alcuni senatori repubblicani da parte dei servizi segreti algerini, alleati ai servizi russi. In effetti, molti senatori repubblicani e due grandi giornali molto influenti, Washington Post e New York Times, sono stati i destinatari dei molto imbarazzanti documenti che dimostrano che l’attacco terroristico a Bengasi era stato accuratamente preparato da molti mesi, corroborando così il rapporto della CIA stilato dai suoi agenti presenti in Libia, che avvertirono di un imminente attacco terroristico da parte di al-Qaida.

Le dodici versioni del rapporto della CIA, ottenuti dal giornalista di ABC Jonathan Karl, mostrano che i termini “terrorismo” e “al-Qaida” sono stati volontariamente rimossi dalla versione originale, scoprendo anche che Victoria Nuland, portavoce del dipartimento di Stato, aveva chiesto ai suoi dipendenti d’evitare di menzionare gli avvertimenti della CIA su un possibile attentato per l’anniversario dell’11 settembre, in modo da non portare acqua ai repubblicani molto critici verso la politica estera di Obama. Alla luce di queste rivelazioni esplosive, il deputato della Florida Ted Yoho ha presentato un disegno di legge il 26 giugno, che afferma il divieto di stanziare fondi per fornire assistenza militare ai gruppi armati in Siria, da parte di qualsiasi agenzia o istituzione statunitense, dichiarando alla Commissione esteri della Camera dei Rappresentanti: “Chi pensa che armare l’opposizione dei ribelli in Siria sia una buona idea deve imparare le lezioni del passato. Le stesse politiche hanno creato mostri in Iraq, Afghanistan e altrove. L’opposizione siriana è una miscela di gruppi come i Fratelli musulmani in Siria e altre organizzazioni che hanno giurato fedeltà ad al-Qaida.”

Il tentativo di nascondere alcune verità sull’attacco a Bengasi da parte della Casa Bianca, è definito “la menzogna di Stato più evidente della storia americana“, e il senatore John McCain, la sinistra figura conosciuta per le sue posizioni filo-sioniste e che non ha esitato a visitare la Siria grazie all’infiltrazione clandestina turca a sostegno dei terroristi sul posto, è stato chiamato in soccorso del povero Barack Obama per cercare di calmare l’ardore dei senatori che chiedono la testa del presidente, trasformando la loro richiesta di rimozione in una “commissione speciale d’indagine del Senato.” Ricordiamoci che Hillary Clinton, segretaria di Stato, aveva confessato, alla fine di una riunione non-stop di tredici ore con i nostri funzionari algerini, di aver appreso molte cose sui tentacoli del terrorismo internazionale, ed espresso ammirazione per il lavoro dei servizi di sicurezza algerini e la loro efficacia nel sradicare questo flagello. Inoltre, quando Clinton venne ascoltata al Senato sull’attacco terroristico a Bengasi, disse che l’attacco con esplosivi e armi da guerra, perpetrato dalle milizie islamiste affiliate ad al-Qaida, “non si era verificato nel vuoto.”

A suo avviso, “le rivoluzioni arabe hanno cambiato l’equilibrio delle forze nella regione e l’instabilità in Mali ha creato un santuario per i terroristi che cercano di estendere la loro influenza e di perpetrare ulteriori attacchi come quello della settimana scorsa in Algeria”, riferendosi all’attacco a Tiguenturin. La crisi degli ostaggi in Algeria e la guerra in Mali hanno alimentato i timori degli Stati Uniti sulla destabilizzazione del Nord Africa da parte dell’AQIM. Le “preoccupazioni per il terrorismo e l’instabilità in Nord Africa non sono nuove“, ha riconosciuto Hillary Clinton. “Ma dopo Bengasi, abbiamo accelerato la nostra campagna diplomatica per aumentare la pressione su AQIM e altri gruppi terroristici nella regione.” Mentre il presidente Obama ha detto, a sua volta, che l’attacco al consolato di Bengasi era opera di pochi fanatici scatenati dall’uscita del film sul Profeta Muhammad (pace su di lui). La discrepanza maggiore tra la versione del presidente e quella della sua segretaria di Stato è chiara, e siamo portati a chiederci se le dimissioni anticipate di Clinton non siano legate a questo dissenso.

La menzogna del presidente degli Stati Uniti potrebbe costargli caro e le conseguenze già iniziano a farsi sentire con la rimozione dell’emiro del Qatar, sacrificato per il suo coinvolgimento nel sostegno militare ai vari gruppi armati, soprattutto in Nord Africa, nel nord del Mali, e altrove nel mondo. Il Qatar, nel suo ruolo di finanziatore dei terroristi attraverso la Qatar Charity e altre ONG, ha visto fischiare la fine della ricreazione da parte del grande fratello statunitense, che ha sloggiato il suo lacchè per salvarsi la testa da “Nobel della Pace” alla guida “della più grande democrazia del mondo”, accusato di sostenere il terrorismo globale, cosa che fa una brutta impressione… Solo che l’effetto domino è già iniziato verso i regimi islamisti incondizionati alleati del Qatar, con la rimozione del presidente dei Fratelli musulmani Mursi, che paga lo scotto subito dopo la caduta dello sceicco panzone Hamad. Le battute d’arresto e gli scandali dell’amministrazione Obama sono solo all’inizio, perché un altro scandalo, ma non meno importante, questa volta legato al deposto presidente Mursi, ossessiona le notti di Obama.

Perché Obama insiste sulla liberazione di Mursi
Gli statunitensi hanno ufficialmente mollato Mursi come hanno fatto con l’emiro del Qatar, e ce ne saranno altri. Ciò non gli impedisce di rivendicare con forza il rilascio del californiano Mursi. Perché? Si scopre che il presidente islamista egiziano ha stipulato uno sconcertante contratto per vendere il 40% del territorio del Sinai ai profughi palestinesi. Non è certo una dimostrazione di solidarietà nei confronti del popolo palestinese, ma piuttosto un’idea del Ministero del Tesoro degli Stati Uniti, da cui la Fratellanza musulmana ha intascato 8 miliardi di dollari per la transazione. Il documento di transazione firmato dal deposto presidente Mursi, dalla guida suprema dei Fratelli musulmani Muhammad Badie e da Qairat al-Shatir, il miliardario islamista dell’import-export, è stato inviato dal Generale al-Sisi al Senato degli Stati Uniti. Un ex-membro del governo Mursi non ha avuto paura di dichiarare che questa operazione sia stata assai vantaggiosa per i Fratelli musulmani, Obama, Israele e Hamas.

In un momento in cui città statunitensi come Detroit sono in bancarotta, i senatori repubblicani, furiosi nel veder sperperare i soldi dello Stato e del contribuente, pretendono l’immediata restituzione degli 8 miliardi di dollari di questa transazione oscena e disastrosa. Comprendiamo l’ossessione disperata di Barack Obama per il rilascio di Mursi, incarcerato e passibile di pena di morte per tradimento, sapendo che potrebbe fornire informazioni molto pericolose e compromettenti per il presidente degli Stati Uniti e Israele. Obama cerca con disperata energia di salvarlo invocando una finta ragion di Stato e un presunto desiderio di voler “risolvere” il conflitto israelo-palestinese, optando per la soluzione della patria alternativa per il popolo palestinese.

Interrogato nei giorni scorsi dal Senato degli Stati Uniti, Obama ha confessato che il suo governo aveva speso 25 miliardi dollari, “prima e dopo la rivoluzione egiziana affinché i Fratelli musulmani prendessero il potere, in particolare in occasione delle elezioni legislative e presidenziali.” Ha continuato, rispondendo ad una domanda, “Abbiamo anche sostenuto i salafiti, ma meno dei Fratelli musulmani che erano così ansiosi di arrivare al potere che si sono offerti di lavorare per i nostri interessi e quelli d’Israele“, aggiungendo che “il rapporto dei Fratelli musulmani con Hamas e i movimenti estremisti nel Sinai era molto forte. Riducendo in tal modo gli attacchi contro Israele. Muhammad Mursi ha svolto assai rapidamente un grande servizio nella crisi in Siria, quando ha reciso i legami con quel Paese e ha esortato gli egiziani a condurre il jihad contro la Siria“. Davanti all’osservazione di un senatore che ha indicato il fallimento di questa politica dato che il regime dei Fratelli musulmani è crollato, Barack Obama s’è difeso accusando i servizi d’intelligence e l’ambasciatrice degli Stati Uniti a Cairo Patterson, che gli avevano fornito analisi sostenendo che l’Egitto era definitivamente sotto il controllo dei Fratelli musulmani. Nessun commento. Questo è il presidente della “più grande” potenza mondiale che dà lezioni interferendo sfacciatamente negli affari interni e nella sovranità di un Paese e che si è smarrito in calcoli sordidi e mostruosi, minacciando la stabilità di intere regioni, partecipando attivamente al massacro di persone inermi solo per l’interesse e la sicurezza dei sionisti e dell’impero degli Stati Uniti, dimostrandone ancora una volta la pericolosità e la tossicità per i popoli di tutto il mondo, mentre il suo popolo soffre la bancarotta e la miseria imposte dal mortale sistema di predazione capitalista.

I contribuenti statunitensi dovrebbero chiedere conto al presidente, che terrorizzato dalla grandezza dello scandalo globale, nasconde la sua nullità politica dietro una foglia di fico deviando su una notizia certamente spiacevole ma comune negli Stati Uniti, dove le armi circolano liberamente grazie al secondo emendamento della Costituzione, e agitando la folla di colore affermando che, da uomo di colore, potrebbe essere stato il giovane adolescente Trayvon Martin ucciso da un poliziotto. E quindi Obama è entrato nel settarismo di Mursi, agitando le folle e dividendo i popoli per salvare il proprio dominio. Questo atto di diversione che strumentalizza il malessere di una famiglia per la perdita di uno dei suoi figli, non è glorioso per un presidente che dovrebbe spiegare le sue dannose azioni contro l’Egitto, la Siria, la Libia e altrove, invece di gettarsi a capofitto in una falsa pista politica. Ricordate che quando l’Egitto era in grave crisi, Obama girava in perpetuo in Sud Africa e in Tanzania per un safari in famiglia.

La necessità di un mondo multipolare è di vitale importanza per tutti i popoli della terra. Basta con l’egemonia statunitense che ci ha portato al disastro! In questi tempi in cui la cospirazione viene rivelata dai suoi stessi promotori, senza aver bisogno di offrirgli un viaggio a Guantanamo Bay per subire l’interrogatorio duro riservato ai terroristi e ai loro complici, come il waterboarding o il gegene della rete francese, Obama ha confermato l’esistenza del complotto, rinfacciando il servilismo abietto dei media mainstream che ci rintronano con le loro balle sulle “rivoluzioni arabe”. I Fratelli di Mursi, seduti nell’internazionale islamica e spaventati, si sono profusi in dichiarazioni fantasiose e malsane che riflettono la paura di perdere i piaceri terreni e il potere assoluto concessi in preparazione del grande califfato. Temendo di vedere evaporare il loro sogno allucinato di dirigere per sempre il mondo arabo-musulmano verso il loro retrogrado sogno wahhabita, che c’immergerebbe nelle profondità infernali, questi ipocriti hanno creato un coro cacofonico per chiedere la liberazione del loro fratello oppresso, la “vittima” che si scopre essere un agente del sionismo e dell’imperialismo.

E ora Erdogan, che picchia e uccide il suo popolo, che ha partecipato al massacro dei siriani e ne ha spezzato le infrastrutture economiche, dice che Muhammad Mursi è l’unico legittimo capo di stato dell’Egitto. E ora anche Ghannuchi, il sinistro fascista che ha ordinato la morte di Shuqri Belaid, l’oppositore politico il cui omicidio è ancora irrisolto, Ennahda camuffa i propri crimini, e che invia in Siria giovani vergini in affitto con la fatwa per la jihad niqah degli amici e fratelli di al-Qaradawi (a proposito, dove è? Su un cammello nel deserto in cerca di un rifugio sicuro?) e di al-Arifi (agli arresti domiciliari in Arabia Saudita), osa sollevare la legittimità delle urne. Questo imbroglione di Ghannuchi che ha dimenticato i suoi legami con i terroristi del Jebel Shambi, che il nostro glorioso esercito ANP ha ripulito dai parassiti terroristi sostenuti dal governo di Ennahda.

Mohsen Abdelmoumen – Algerie Patriotique, Tunisie-Secret.com 22 luglio 2013
23 luglio, 2013

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
aurorasito.wordpress.com/2013/07/23/obamagate-e-la-fine-degli-islamisti-al...


wheaton80
00domenica 20 ottobre 2013 00:08
Ma siamo sicuri che è davvero come sembra?

Come tutti sappiamo nei piani del Nuovo Ordine Mondiale c’è lo scoppio della terza guerra mondiale. Ne più ne meno di questo. La situazione finanziaria attuale, che vede indebolirsi sempre di più il ruolo del Dollaro come moneta per gli scambi internazionali e avvicinarsi lo spettro della bancarotta per la Federal Reserve non ha fatto altro che rendere ancora più impellente questo impegno di creare un disordine globale come unico mezzo per riuscire a mantenere lo status quo. Tutto sembrerebbe muoversi verso questa strada allora, non parrebbe esserci via di scampo. Il presidente degli Stati Uniti sembra andare avanti nel suo percorso rispettando, punto per punto, i dettami impostogli da chi lo ha messo dove sta ora.

Ma siamo sicuri che sia davvero così? Gli Stati Uniti sono una repubblica presidenziale, ciò significa che il ruolo centrale nelle decisioni più importanti spetta al presidente, quindi ancora il caro Obama, è lui e nessun altro che ha il potere di dichiarare la guerra contro un altro paese. Il presidente degli Stati Uniti non ha bisogno dell’approvazione del congresso, né del parlamento né dell’ONU né di nessun’altro, se vuole portare il paese alla guerra lo fa, come è sempre stato da quando esiste la “democrazia costituzionale più antica al mondo”. A cosa servono allora tutte queste moine? Mi sembra di rivedere, la situazione che si era creata pochi mesi fa, quando Obama, pur sicuro che Edward Snowden, la talpa dell’NSA, avrebbe ottenuto asilo politico da un qualunque paese (l’aveva già ottenuto dal Venezuela), si dava tanto da fare per far sapere al mondo che quella persona che aveva rivelato delle verità indiscutibili andava presa ed incriminata per tradimento nei confronti dello stato, nei confronti di uno stato che, all’insaputa di tutti e senza consenso, spiava telefonate, conversazioni e qualunque movimento di ogni privato cittadino.

Perché il presidente si preoccupava tanto di far sapere al mondo che negli Stati Uniti, paese che da secoli si vanta di essere la patria delle libertà, sia vietato dire la verità se questa possa far comprendere quanto gli Stati Uniti stessi abbiano limitato la libertà dei propri cittadini? Spesso mi sono dilettato a fantasticare sulla possibilità che questo o quel presidente di turno accetti di divulgare al mondo la verità, totale o parziale, riguardo al colossale inganno che abbiamo subito per secoli da parte della finanza mondiale, della politica, dell’educazione ecc. Ho dovuto subito accantonare l’idea, ben consapevole che era solo una fantasia perché, se un qualunque presidente americano avesse osato pronunciare un discorso del genere, sarebbe stato immediatamente attaccato da tutta l’opposizione o per meglio dire da tutto il mondo politico, che lo avrebbe accusato di tradimento, di essere un sovversivo o di voler rovesciare i valori su cui si fonda la gloriosa nazione degli Stati Uniti. Un simile attacco non sarebbe neanche risultato troppo difficile visto che avrebbe ottenuto facilmente l’appoggio dell’opinione pubblica. Questo fino solo a pochissimi mesi fa. Ora? Sono cambiate le cose?

Se ci riflettete bene per buona parte è così! In pochi mesi sono diventare sempre meno le persone che credono nella dedizione dei paesi occidentali a difendere i valori e le libertà inviolabili del cittadino; sono sempre meno le persone che credono nell’utilità della guerra per risolvere le controversie internazionali; sempre meno credono allo scopo altruistico di una nazione che dichiara guerra ad un’altra e sempre meno persone credono che nazioni come gli Stati Uniti basino la propria politica sulla difesa delle libertà. Allora perché il presidente degli Stati Uniti si dà tanto da fare per parlare al pubblico e convincerlo dell’utilità di una guerra alla quale in pochissimi credono (tra oggi e domani sarà intervistato da ben 6 televisioni) quando sa benissimo che questo sforzo è del tutto inutile?

Perché ama tanto mettersi in ridicolo? Perché si dà tanto da fare per avere un pubblico, il più grande possibile, cui raccontare le sue discutibili verità? Pensa davvero di poter far cambiare idea all’opinione pubblica? Non si accorge che sta ottenendo l’effetto contrario? Tutto questo quando avrebbe facoltà di attaccare senza necessità di alcuna autorizzazione realizzando, senza il minimo sforzo, gli interessi di chi governa veramente il mondo. Alcuni mesi fa scrissi un articolo che, come il mio libro (“Lo Specchio del Pensiero”), parlava del risveglio delle coscienze. Allora non ero tanto sicuro che questo potesse realmente accadere, lo sentivo fortemente ma di prove ne avevo davvero poche.

Non dico altro, guardate solamente cosa sta succedendo ora nel mondo! Questo breve post non racconta nessuna verità ma ha l’unico scopo di stimolare la riflessione e far aprire la mente a tutte le possibilità, d’altronde le cose non sono sempre come sembrano e magari, chissà, potrebbe esserci una regia occulta in tutto quello che stiamo vivendo e questa volta potrebbe prevedere un finale diverso da quello cui siamo abituati e che ormai conosciamo a memoria. Moltissimo altro ci sarebbe da dire, credo però che i tempi non siano ancora maturi; però, se andiamo avanti di questo passo, lo saranno davvero prestissimo. Ultimissima riflessione: manca solamente una divulgazione più completa sull’11 Settembre e ci siamo…

Nicola Zegrini
9 settembre, 2013
ununiverso.altervista.org/blog/ma-siamo-sicuri-che-e-davvero-come...
wheaton80
00domenica 20 ottobre 2013 00:12
Ancora dubbi?

Scrivo questo breve articolo per analizzare gli eventi che ci hanno tenuto un pò con il fiato sospeso negli ultimi tempi e per cercare di dare una valutazione riguardo al personaggio protagonista di queste vicende: il presidente degli Stati Uniti Barak Obama. Alla fine non pretendo che siate d’accordo con me nell’affibbiare a questa entità una connotazione positiva ma spero che ammetterete che il suo comportamento è quantomeno anomalo.

Il sistema dell’innalzamento del debito pubblico degli Stati Uniti funziona così: può deciderlo il congresso insieme al senato con approvazione per votazione, come effettivamente è stato fatto (anche se non si è arrivati ad un’innalzamento ma solamente a rimandare il problema) oppure, sistema notevolmente più semplice, può farlo direttamente il presidente in carica. Il presidente può innalzare il tetto del debito e sottoporre l’iniziativa ad approvazione delle camere le quali hanno solo due scelte: approvare l’iniziativa o rigettarla ma, a questa seconda opzione, può essere posto il veto dello stesso presidente il quale in questo modo può rimandare l’iniziativa di nuovo alle camere che, in questa seconda votazione, se vogliono rigettare l’innalzamento devono farlo con una maggioranza dei 2/3, maggioranza che, sappiamo, fosse inesistente al momento della votazione.

Tutto questo significa una cosa sola: il presidente Obama poteva innalzare il tetto del debito pubblico in qualunque momento cosa che ha preferito non fare demandando l’iniziativa al voto parlamentare, rischiando in questo modo di arrivare allo scadere del tempo senza arrivare ad una soluzione al riguardo. Vorrei ricordare che la votazione che ha approvato il rinvio è arrivata solo due ore prima dello scadere dei termini e che, come si può leggere in qualunque quotidiano tradizionale, i repubblicani si sono piegati totalmente alle richieste dei democratici (il partito di Obama) senza che questi ultimi abbiano concesso alcunché. In sostanza i democratici hanno dettato le regole alle quali i repubblicani sono stati costretti ad attenersi in toto. Perché rischiare così tanto? E’ mai possibile che un presidente possa aver scelto coscientemente di mettere a rischio l’economia stessa del proprio paese quando poteva con una semplice mossa metterla al sicuro?

Non è che forse volesse proprio il default? Se fosse così sappiamo che non ci è riuscito (anche se per un pelo e solo fino a febbraio) ma il risultato di quello che è successo è davanti agli occhi di tutti ed è il seguente: sempre più persone in America, ma anche da altre parti, stanno prendendo coscienza del fatto che la “crisi economico finanziaria” non è un castigo divino, come i media di regime si sforzano tanto di farci credere, ma un’escamotage creato ad arte da finanzieri e politici i quali potrebbero risolverla con poche semplici mosse. E se non l’hanno capito hanno almeno qualcosa su cui riflettere.

Perché il presidente Obama si è preoccupato tanto di far sapere al pubblico di tutto il mondo che Edward Snowden, una persona che, per ammissione dello stesso presidente aveva detto la verità, avrebbe dovuto essere arrestata e condannata a morte? Perché farlo quando non aveva alcuna possibilità di attuare le sue minacce visto che Snowden aveva già ottenuto l’asilo da parte del Venezuela e, con ogni probabilità, come di fatto è successo, lo avrebbe ottenuto anche dal paese dove si trovava al momento, la Russia? Non sarebbe stato più logico, una volta constatata la sconfitta, cercare di limitare le perdite evitandosi una figuraccia con l’intero pianeta? Il risultato delle sue azioni anche qui è davanti agli occhi di tutti: sempre più persone si sono rese conto che la tanto decantata America non è una vera democrazia, ma un paese nel quale una persona che dice verità scomode per le élites di potere può essere incriminata o addirittura messa a morte. Perché poi un presidente che sappiamo poteva decidere autonomamente di dichiarare guerra alla Siria non l’ha fatto e ha demandato la decisione anche questa volta al congresso?

E perché si è preoccupato tanto di farsi vedere in tutte le più importanti televisioni del suo paese mettendosi in ridicolo con frasi tipo “L’America non è il gendarme del mondo ma Assad va fermato”? Ricordiamo che al momento, secondo molti sondaggi, gli americani erano contrari alla guerra e che non esisteva nessuna prova che il regime siriano avesse usato le armi chimiche; la Russia al contrario aveva detto di poter provare che fossero stati i ribelli a farlo. Non sarebbe stato più logico andare in guerra se era quello che voleva ed evitare di essere messo ulteriormente in ridicolo davanti al pubblico di tutto il mondo? Qui il risultato è stato che sempre più gente si sta rendendo conto che le guerre non vengono combattute per scopi umanitari, come vogliono farci credere, ma per ragioni di dominio politico o economico e che non sempre lo stato che impone la propria “democrazia” può essere visto come un salvatore. Sarà pure un folle assassino alla mercé della Cabala ma se è così allora non è neanche in grado di fare il proprio lavoro perché sta ottenendo tutto l’opposto di quello che vuole. Ma non è che invece i suoi scopi possano essere diversi?

Nicola Zegrini
19 ottobre, 2013
ununiverso.altervista.org/blog/ancora-dubbi/
wheaton80
00giovedì 1 ottobre 2015 18:19
La Terza Guerra Mondiale non ci sarà


Nell'illustrazione qui sopra, l'ideologo e fondatore dei Fratelli Musulmani, Hasan al-Banna (1906-1949). Per lui, il mondo musulmano ha cominciato a essere corrotto dal mondo moderno e dalla decadenza occidentale a partire dalla caduta del califfato ottomano (Trattato di Sèvres, 1923). Per tornare alla «età dell'oro» creò una società segreta, i Fratelli Musulmani, il cui unico scopo è la restaurazione del califfato tramite il jihad. Nel dicembre del 2010, sostenuta dal Qatar e dalla CIA, la Fratellanza lancia la "primavera araba" e cerca di prendere il potere in Tunisia, Egitto, Libia e Siria. Dopo averla data a bere alle folle per un anno, i Fratelli vengono improvvisamente respinti in ogni Stato. Alcuni di loro tentano allora il tutto per tutto e proclamano il califfato in Siria e in Iraq


Nel giro di una settimana tutti i leader occidentali, uno dopo l'altro, hanno rinunciato all'obiettivo perseguito insieme per quasi cinque anni: rovesciare la Repubblica Araba Siriana e il suo Presidente democraticamente eletto, Bashar al-Assad. Bisogna riconoscere che se tutto è cambiato dalla firma dell'accordo 5+1 con l'Iran non è semplicemente a causa delle volontà della Guida Suprema (l'Ayatollah Ali Khamenei, ndt) né del Presidente Putin, ma anche perché esse sono coordinate con la volontà della Casa Bianca. Durante il primo semestre del 2012, gli Stati Uniti e la Russia avevano constatato l'assurdità del progetto di presa del potere dei Fratelli Musulmani − la "primavera araba" − e immaginato una nuova spartizione del «Medio Oriente allargato» che hanno cominciato a concretizzare con la conferenza di Ginevra. Ma il Presidente Obama si è dimostrato incapace di onorare la sua parola. Una settimana dopo, Hollande ha chiamato gli «Amici della Siria» a riavviare la guerra, Kofi Annan ha rassegnato clamorosamente le dimissioni dalle funzioni di mediatore, mentre Francia, Qatar, Giordania e Israele lanciavano l'operazione "Vulcano di Damasco" e assassinavano i capi del Consiglio Nazionale di sicurezza (CNS) siriano. Molto in breve, è emerso che il Segretario di Stato Hillary Clinton, il direttore della CIA David Petraeus e il nuovo Direttore del Dipartimento per gli Affari Politici dell'ONU, Jeffrey Feltman, tenevano le fila fin dall'inizio.

È stato necessario attendere la fine della campagna elettorale statunitense e la rielezione di Obama per arrivare ad arrestare - nel senso poliziesco del termine - il generale Petraeus e a licenziare Hillary Clinton. Quanto a Feltman, è rimasto nell'ombra e ha continuato il sabotaggio della politica della Casa Bianca, assicurando agli uni e agli altri, tramite i suoi subalterni Lakhdar Brahimi e Staffan De Mistura, che la Repubblica Siriana sarebbe stata sconfitta e che prima o poi sarebbe stata costretta a una resa totale e incondizionata. La politica di Obama (distensione con la Russia e rotazione delle truppe statunitensi verso l'Estremo Oriente) è stata brutalmente vanificata dal successo della "rivoluzione colorata" in Ucraina nel novembre 2013. Questa operazione, che ha completato il processo di distruzione dell'Ucraina e l'isolamento della Russia, partito dal crollo dell'Unione Sovietica, è stata avviata all'insaputa della Casa Bianca. Gli Stati Uniti preparano le loro operazioni segrete con anni d'anticipo e le innescano quando ne avvertono l'opportunità politica. Stavolta qualcuno ne ha dato l'ordine senza consultare il Consiglio di Sicurezza Nazionale USA. Il risultato è stato una crisi senza precedenti: l'indipendenza della Crimea, che ha rifiutato il colpo di Stato, la sua annessione alla Federazione Russa, la rivolta del Donbass e di Lugansk, le sanzioni occidentali contro Mosca e le sanzioni a sua volta della Russia contro l'Occidente. In breve, l'interruzione di tutti i rapporti Est-Ovest. Stranamente, Obama sembrava essersi lasciato imporre dai suoi "falchi" una politica che non aveva scelto.

Tuttavia ha segretamente continuato le trattative cominciate con l'Iran all'inizio del suo secondo mandato. Le cose si sono trascinate a lungo ed è stato necessario attendere fino al luglio del 2015 per raggiungere un accordo [1]. Da allora stiamo assistendo a un disgelo tra Washington e Mosca, a una soluzione della crisi ucraina − gli accordi di Minsk II stanno cominciando a essere applicati mentre la Russia ha firmato, il 26 settembre, un accordo per la fornitura di gas all'Ucraina − nonché a una svolta politica nel Vicino Oriente. Ci ritroviamo di fatto nella posizione in cui eravamo il 30 giugno 2012, quando fu pubblicato il comunicato di Ginevra. Solo che nel corso di questi tre anni la Siria è stata in gran parte distrutta e ha perso più di 200 mila anime, i Fratelli Musulmani hanno proclamato quel califfato per cui fanno il jihad dal 1928, mentre la loro ambizione minaccia ormai l'intera regione. In ogni caso, la resistenza del popolo siriano e dei suoi alleati − soprattutto Hezbollah (partito politico sciita del Libano, ndt) − e la determinazione di Iran e Russia hanno dato a Obama il tempo per diventare signore in casa propria. L'ex braccio destro di Petraeus, il generale John Allen, che era riuscito a sfuggire all'epurazione del novembre 2012, è stato congedato. Ha comandato la coalizione "anti"- Daesh (ISIS). E le carte di Feltman circolano tra i membri del Consiglio di Sicurezza. Uomini coraggiosi e saggi hanno impedito che questo conflitto artificiale, la "primavera araba", degenerasse in Terza Guerra Mondiale.

Da ricordare

- La "primavera araba" mirava a mettere i Fratelli Musulmani al potere nel mondo arabo. Reagendo al loro fallimento, alcuni Fratelli hanno proclamato il califfato con Daesh

- I falchi liberali e i neoconservatori vogliono provocare la guerra contro la Russia. Per questo, hanno promosso la "primavera araba", si sono ulteriormente opposti alla pace in Siria, e poi hanno organizzato la rivoluzione colorata in Ucraina, prima di sostenere Daesh in Iraq e in Siria

- Il presidente Obama avrebbe poi avuto bisogno di tre anni per ripulire la sua amministrazione e tuttavia, non ha ancora finito

- C'è un accordo tra Barack Obama, Vladimir Putin e l'ayatollah Ali Khamenei per ristabilire la pace in Medio Oriente

Nota
[1] In articoli precedenti ho già analizzato questo accordo come un disastro per la resistenza anti-imperialista nel lungo periodo, e come una pausa per la regione nel breve periodo. Ma questa è un'altra storia [Nda]

Thierry Meyssan
28 settembre 2015
Traduzione a cura di Emilio Marco Piano

Fonte:«Sotto i nostri occhi» - Cronaca di politica internazionale n°147
megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=124182&...
wheaton80
00sabato 24 ottobre 2015 22:27
Carter invia a Putin le posizioni dell’ISIS

Il Cremlino ha confermato la clamorosa (e apparentemente improbabile) notizia riguardo la fornitura, da parte dell’ex Presidente americano, Jimmy Carter, di una serie di mappe sulla Siria, complete di postazioni dell’ISIS. Il tutto, badate bene, dopo che, nei giorni passati, gli USA e la Gran Bretagna si erano espressamente rifiutati di condividere queste informazioni con la Russia. La conferma è stata data dalla portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, e riportata da Sputnik. Il tutto può essere letto in vari modi, il più superficiale dei quali è di certo l’attribuzione del tutto a candore, ingenuità e cose simili. La verità è che i due (veri) partiti americani, cioè i cosiddetti realisti (di cui fanno parte Kissinger e Kerry, tanto per dirne due) stanno riguadagnando terreno nei confronti degli “idealisti”, vale a dire i neocon/teocon variamente declinati, compresi quelli del partito democratico (Hillary Clinton in testa). Il tutto quindi può essere letto come un tentativo da parte del primo gruppo di salvare il salvabile in Medioriente e – perché no? – togliersi qualche soddisfazione ai danni dei rivali interni. Senza dimenticare Obama: giunto ormai alla fine, come Presidente, può scegliere se spegnersi nel nulla, o cercare di entrare nella Storia (quanto meno quella americana) con un guizzo finale che sparigli le carte. Che ci sia lo zampino di Obama, troppo debole per sfidare apertamente i neocon, dietro la mossa di Carter? Il Presidente americano, infatti, ultimamente ha dato segni di insofferenza per gli eccessivi maneggi da parte di alcuni tronconi statali ormai praticamente autonomi e che non rispondono alla presidenza.

Massimiliano Greco
22 ottobre, 2015
www.opinione-pubblica.com/2015/10/22/carter-invia-a-putin-le-posizioni-d...
wheaton80
00martedì 5 luglio 2016 01:21
Generale NATO complottava contro Obama per escalation militare con Russia

Il Generale statunitense in congedo ed ex Comandante delle forze NATO in Europa, Philip Breedlove ha cercato di superare l'opposizione del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ad esasperare le tensioni militari con la Russia nel conflitto ucraino iniziato nel 2014. Lo riporta il sito The Intercept (https://theintercept.com/2016/07/01/nato-general-emails/), riferendosi all'analisi dei messaggi di posta elettronica dell'account G-Mail di Breedlove hackerati da un gruppo di sconosciuti pirati informatici che hanno reso pubblica la corrispondenza sul sito DC Leaks (http://dcleaks.com/). Obama ha resistito alle pressioni politiche del Congresso e delle forze armate in merito alla fornitura di armi letali all'Esercito Ucraino, temendo un aggravamento dello spargimento di sangue nel conflitto e di regalare al Presidente della Russia Vladimir Putin il pretesto per un aggressione più decisa contro l'Ucraina. Durante le audizioni al Congresso, Breedlove ha più volte discusso e criticato l'amministrazione Obama relativamente alla situazione in Ucraina: alla fine sono circolate notizie di un braccio di ferro tra il Presidente degli Stati Uniti e il Generale. In una serie di messaggi del 2014 emerge che Breedlove ambiva ad un incontro con l'ex Segretario di Stato Colin Powell per chiedere consigli su come mettere sotto pressione l'amministrazione Obama per farle prendere una posizione più aggressiva nei confronti della Russia.

"Potrei sbagliarmi, ma non vedo come Washington sia in realtà "predisposta" a lavorare con l'Europa e la NATO. Francamente penso che siamo preoccupati… Minaccia di portare la nazione al conflitto", Breedlove ha scritto in una e-mail a Powell, chiedendo un incontro per discutere questa situazione. "Chiedo il suo consiglio tenendo conto di due aspetti… Come sfruttare questa opportunità in un momento in cui tutti gli occhi sono puntati contro l'ISIS… Il secondo… Come risolvere questo problema personalmente con POTUS (abbreviazione che indica il Presidente degli Stati Uniti, ndr)", scrive Breedlove. Cercava di esercitare pressioni sull'amministrazione Obama attraverso più canali, inviando e-mail ad esperti di geopolitica e ad ufficiali militari in pensione, tra cui l'ex Comandante Supremo della NATO Wesley Clark, contando sull'appoggio all'idea di fornire assistenza militare alle forze ucraine. "Penso che POTUS ci consideri come una minaccia da ridurre al minimo… Non entrare in una guerra????", Breedlove ha scritto in una lettera ad Harlan Ullman, consulente dell'Atlantic Council (Consiglio Atlantico), descrivendo gli sforzi per ottenere il sostegno di Powell per influenzare Obama. "Date le istruzioni di Obama per non iniziare una guerra, forse può essere difficile da realizzare", ha detto Ullman pochi mesi dopo rispondendo alle nuove richieste di Breedlove per "persuadere, convincere o costringere" gli Stati Uniti ad una risposta alle azioni della Russia. Breedlove non ha risposto alle richieste dei giornalisti di commentare la sua corrispondenza.

02.07.2016
it.sputniknews.com/mondo/20160702/3028031/guerra-Donbass-USA-Putin-Europa-geopolitica-Breedl...
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