Obamagate e la fine degli islamisti al potere
Perché Obama insiste sulla liberazione di Mursi. La maledetta “primavera araba”. L’allusione all’”Obamagate” è inevitabile e si conferma sempre più come il grande scandalo che minaccia la Casa Bianca
"Ogni cosa in questo mondo ha un termine e nessun regno sfugge al suo declino" (proverbio algerino)
Si evoca anche l’impeachment del presidente degli Stati Uniti, Barack Hussein Obama, sostenuto da molti senatori repubblicani guidati dal senatore dell’Oklahoma James Inhofe, decano del Senato sconvolto dalle menzogne sul caso dell’attacco a Bengasi e dell’assassinio dell’ambasciatore Christopher Stevens, determinato ad arrivare fino al punto di far processare Obama. La genesi della vicenda risale all’invio di documenti compromettenti, per l’amministrazione Obama, ad alcuni senatori repubblicani da parte dei servizi segreti algerini, alleati ai servizi russi. In effetti, molti senatori repubblicani e due grandi giornali molto influenti, Washington Post e New York Times, sono stati i destinatari dei molto imbarazzanti documenti che dimostrano che l’attacco terroristico a Bengasi era stato accuratamente preparato da molti mesi, corroborando così il rapporto della CIA stilato dai suoi agenti presenti in Libia, che avvertirono di un imminente attacco terroristico da parte di al-Qaida.
Le dodici versioni del rapporto della CIA, ottenuti dal giornalista di ABC Jonathan Karl, mostrano che i termini “terrorismo” e “al-Qaida” sono stati volontariamente rimossi dalla versione originale, scoprendo anche che Victoria Nuland, portavoce del dipartimento di Stato, aveva chiesto ai suoi dipendenti d’evitare di menzionare gli avvertimenti della CIA su un possibile attentato per l’anniversario dell’11 settembre, in modo da non portare acqua ai repubblicani molto critici verso la politica estera di Obama. Alla luce di queste rivelazioni esplosive, il deputato della Florida Ted Yoho ha presentato un disegno di legge il 26 giugno, che afferma il divieto di stanziare fondi per fornire assistenza militare ai gruppi armati in Siria, da parte di qualsiasi agenzia o istituzione statunitense, dichiarando alla Commissione esteri della Camera dei Rappresentanti: “Chi pensa che armare l’opposizione dei ribelli in Siria sia una buona idea deve imparare le lezioni del passato. Le stesse politiche hanno creato mostri in Iraq, Afghanistan e altrove. L’opposizione siriana è una miscela di gruppi come i Fratelli musulmani in Siria e altre organizzazioni che hanno giurato fedeltà ad al-Qaida.”
Il tentativo di nascondere alcune verità sull’attacco a Bengasi da parte della Casa Bianca, è definito “la menzogna di Stato più evidente della storia americana“, e il senatore John McCain, la sinistra figura conosciuta per le sue posizioni filo-sioniste e che non ha esitato a visitare la Siria grazie all’infiltrazione clandestina turca a sostegno dei terroristi sul posto, è stato chiamato in soccorso del povero Barack Obama per cercare di calmare l’ardore dei senatori che chiedono la testa del presidente, trasformando la loro richiesta di rimozione in una “commissione speciale d’indagine del Senato.” Ricordiamoci che Hillary Clinton, segretaria di Stato, aveva confessato, alla fine di una riunione non-stop di tredici ore con i nostri funzionari algerini, di aver appreso molte cose sui tentacoli del terrorismo internazionale, ed espresso ammirazione per il lavoro dei servizi di sicurezza algerini e la loro efficacia nel sradicare questo flagello. Inoltre, quando Clinton venne ascoltata al Senato sull’attacco terroristico a Bengasi, disse che l’attacco con esplosivi e armi da guerra, perpetrato dalle milizie islamiste affiliate ad al-Qaida, “non si era verificato nel vuoto.”
A suo avviso, “le rivoluzioni arabe hanno cambiato l’equilibrio delle forze nella regione e l’instabilità in Mali ha creato un santuario per i terroristi che cercano di estendere la loro influenza e di perpetrare ulteriori attacchi come quello della settimana scorsa in Algeria”, riferendosi all’attacco a Tiguenturin. La crisi degli ostaggi in Algeria e la guerra in Mali hanno alimentato i timori degli Stati Uniti sulla destabilizzazione del Nord Africa da parte dell’AQIM. Le “preoccupazioni per il terrorismo e l’instabilità in Nord Africa non sono nuove“, ha riconosciuto Hillary Clinton. “Ma dopo Bengasi, abbiamo accelerato la nostra campagna diplomatica per aumentare la pressione su AQIM e altri gruppi terroristici nella regione.” Mentre il presidente Obama ha detto, a sua volta, che l’attacco al consolato di Bengasi era opera di pochi fanatici scatenati dall’uscita del film sul Profeta Muhammad (pace su di lui). La discrepanza maggiore tra la versione del presidente e quella della sua segretaria di Stato è chiara, e siamo portati a chiederci se le dimissioni anticipate di Clinton non siano legate a questo dissenso.
La menzogna del presidente degli Stati Uniti potrebbe costargli caro e le conseguenze già iniziano a farsi sentire con la rimozione dell’emiro del Qatar, sacrificato per il suo coinvolgimento nel sostegno militare ai vari gruppi armati, soprattutto in Nord Africa, nel nord del Mali, e altrove nel mondo. Il Qatar, nel suo ruolo di finanziatore dei terroristi attraverso la Qatar Charity e altre ONG, ha visto fischiare la fine della ricreazione da parte del grande fratello statunitense, che ha sloggiato il suo lacchè per salvarsi la testa da “Nobel della Pace” alla guida “della più grande democrazia del mondo”, accusato di sostenere il terrorismo globale, cosa che fa una brutta impressione… Solo che l’effetto domino è già iniziato verso i regimi islamisti incondizionati alleati del Qatar, con la rimozione del presidente dei Fratelli musulmani Mursi, che paga lo scotto subito dopo la caduta dello sceicco panzone Hamad. Le battute d’arresto e gli scandali dell’amministrazione Obama sono solo all’inizio, perché un altro scandalo, ma non meno importante, questa volta legato al deposto presidente Mursi, ossessiona le notti di Obama.
Perché Obama insiste sulla liberazione di Mursi
Gli statunitensi hanno ufficialmente mollato Mursi come hanno fatto con l’emiro del Qatar, e ce ne saranno altri. Ciò non gli impedisce di rivendicare con forza il rilascio del californiano Mursi. Perché? Si scopre che il presidente islamista egiziano ha stipulato uno sconcertante contratto per vendere il 40% del territorio del Sinai ai profughi palestinesi. Non è certo una dimostrazione di solidarietà nei confronti del popolo palestinese, ma piuttosto un’idea del Ministero del Tesoro degli Stati Uniti, da cui la Fratellanza musulmana ha intascato 8 miliardi di dollari per la transazione. Il documento di transazione firmato dal deposto presidente Mursi, dalla guida suprema dei Fratelli musulmani Muhammad Badie e da Qairat al-Shatir, il miliardario islamista dell’import-export, è stato inviato dal Generale al-Sisi al Senato degli Stati Uniti. Un ex-membro del governo Mursi non ha avuto paura di dichiarare che questa operazione sia stata assai vantaggiosa per i Fratelli musulmani, Obama, Israele e Hamas.
In un momento in cui città statunitensi come Detroit sono in bancarotta, i senatori repubblicani, furiosi nel veder sperperare i soldi dello Stato e del contribuente, pretendono l’immediata restituzione degli 8 miliardi di dollari di questa transazione oscena e disastrosa. Comprendiamo l’ossessione disperata di Barack Obama per il rilascio di Mursi, incarcerato e passibile di pena di morte per tradimento, sapendo che potrebbe fornire informazioni molto pericolose e compromettenti per il presidente degli Stati Uniti e Israele. Obama cerca con disperata energia di salvarlo invocando una finta ragion di Stato e un presunto desiderio di voler “risolvere” il conflitto israelo-palestinese, optando per la soluzione della patria alternativa per il popolo palestinese.
Interrogato nei giorni scorsi dal Senato degli Stati Uniti, Obama ha confessato che il suo governo aveva speso 25 miliardi dollari, “prima e dopo la rivoluzione egiziana affinché i Fratelli musulmani prendessero il potere, in particolare in occasione delle elezioni legislative e presidenziali.” Ha continuato, rispondendo ad una domanda, “Abbiamo anche sostenuto i salafiti, ma meno dei Fratelli musulmani che erano così ansiosi di arrivare al potere che si sono offerti di lavorare per i nostri interessi e quelli d’Israele“, aggiungendo che “il rapporto dei Fratelli musulmani con Hamas e i movimenti estremisti nel Sinai era molto forte. Riducendo in tal modo gli attacchi contro Israele. Muhammad Mursi ha svolto assai rapidamente un grande servizio nella crisi in Siria, quando ha reciso i legami con quel Paese e ha esortato gli egiziani a condurre il jihad contro la Siria“. Davanti all’osservazione di un senatore che ha indicato il fallimento di questa politica dato che il regime dei Fratelli musulmani è crollato, Barack Obama s’è difeso accusando i servizi d’intelligence e l’ambasciatrice degli Stati Uniti a Cairo Patterson, che gli avevano fornito analisi sostenendo che l’Egitto era definitivamente sotto il controllo dei Fratelli musulmani. Nessun commento. Questo è il presidente della “più grande” potenza mondiale che dà lezioni interferendo sfacciatamente negli affari interni e nella sovranità di un Paese e che si è smarrito in calcoli sordidi e mostruosi, minacciando la stabilità di intere regioni, partecipando attivamente al massacro di persone inermi solo per l’interesse e la sicurezza dei sionisti e dell’impero degli Stati Uniti, dimostrandone ancora una volta la pericolosità e la tossicità per i popoli di tutto il mondo, mentre il suo popolo soffre la bancarotta e la miseria imposte dal mortale sistema di predazione capitalista.
I contribuenti statunitensi dovrebbero chiedere conto al presidente, che terrorizzato dalla grandezza dello scandalo globale, nasconde la sua nullità politica dietro una foglia di fico deviando su una notizia certamente spiacevole ma comune negli Stati Uniti, dove le armi circolano liberamente grazie al secondo emendamento della Costituzione, e agitando la folla di colore affermando che, da uomo di colore, potrebbe essere stato il giovane adolescente Trayvon Martin ucciso da un poliziotto. E quindi Obama è entrato nel settarismo di Mursi, agitando le folle e dividendo i popoli per salvare il proprio dominio. Questo atto di diversione che strumentalizza il malessere di una famiglia per la perdita di uno dei suoi figli, non è glorioso per un presidente che dovrebbe spiegare le sue dannose azioni contro l’Egitto, la Siria, la Libia e altrove, invece di gettarsi a capofitto in una falsa pista politica. Ricordate che quando l’Egitto era in grave crisi, Obama girava in perpetuo in Sud Africa e in Tanzania per un safari in famiglia.
La necessità di un mondo multipolare è di vitale importanza per tutti i popoli della terra. Basta con l’egemonia statunitense che ci ha portato al disastro! In questi tempi in cui la cospirazione viene rivelata dai suoi stessi promotori, senza aver bisogno di offrirgli un viaggio a Guantanamo Bay per subire l’interrogatorio duro riservato ai terroristi e ai loro complici, come il waterboarding o il gegene della rete francese, Obama ha confermato l’esistenza del complotto, rinfacciando il servilismo abietto dei media mainstream che ci rintronano con le loro balle sulle “rivoluzioni arabe”. I Fratelli di Mursi, seduti nell’internazionale islamica e spaventati, si sono profusi in dichiarazioni fantasiose e malsane che riflettono la paura di perdere i piaceri terreni e il potere assoluto concessi in preparazione del grande califfato. Temendo di vedere evaporare il loro sogno allucinato di dirigere per sempre il mondo arabo-musulmano verso il loro retrogrado sogno wahhabita, che c’immergerebbe nelle profondità infernali, questi ipocriti hanno creato un coro cacofonico per chiedere la liberazione del loro fratello oppresso, la “vittima” che si scopre essere un agente del sionismo e dell’imperialismo.
E ora Erdogan, che picchia e uccide il suo popolo, che ha partecipato al massacro dei siriani e ne ha spezzato le infrastrutture economiche, dice che Muhammad Mursi è l’unico legittimo capo di stato dell’Egitto. E ora anche Ghannuchi, il sinistro fascista che ha ordinato la morte di Shuqri Belaid, l’oppositore politico il cui omicidio è ancora irrisolto, Ennahda camuffa i propri crimini, e che invia in Siria giovani vergini in affitto con la fatwa per la jihad niqah degli amici e fratelli di al-Qaradawi (a proposito, dove è? Su un cammello nel deserto in cerca di un rifugio sicuro?) e di al-Arifi (agli arresti domiciliari in Arabia Saudita), osa sollevare la legittimità delle urne. Questo imbroglione di Ghannuchi che ha dimenticato i suoi legami con i terroristi del Jebel Shambi, che il nostro glorioso esercito ANP ha ripulito dai parassiti terroristi sostenuti dal governo di Ennahda.
Mohsen Abdelmoumen – Algerie Patriotique, Tunisie-Secret.com 22 luglio 2013
23 luglio, 2013
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
aurorasito.wordpress.com/2013/07/23/obamagate-e-la-fine-degli-islamisti-al...