Polonia, frankisti ...

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LiviaGloria
00martedì 13 febbraio 2007 15:30
religione

Polonia, frankisti e omicidi rituali: il figlio del rabbino conferma…
Domenico Savino
07/02/2007
Il Rilievo di Francesco Orlandini , il martirio di San Simonino sulle porte del palazzo Salvadori a TrentoC'è davvero lo zampino della setta frankista nello scandalo che ha travolto l'episcopato polacco, monsignor Wielgus e i suoi trascorsi di informatore della polizia politica comunista, come suggerisce Maurizio Blondet nel suo articolo al riguardo? (1)
Questa chiave di lettura delle vicende della Chiesa polacca, che partirebbe da lontano e che arriva fino a noi, è già stata ampiamente percorsa dallo stesso Blondet nel suo libro «Cronache dell'Anticristo» (Effedieffe edizioni) e ribadita al Mensile «30 Giorni» del mese di dicembre 2001, in una intervista di Davide Malacaria dal titolo «Jacob Frank, il messia militante». (2)
Su quello stesso periodico, vicino alle posizioni di Comunione e Liberazione, la tesi di Blondet è stata criticata due mesi dopo dal più noto dei registi polacchi, Krzysztof Zanussi, amico di Papa Woityla, che in una intervista di Paolo Mattei (3), ha accusato Blondet di avere scritto un libro che «sorprende per il numero dei dettagli, ma anche delle inesattezze, a cominciare dai nomi che sono quasi tutti sbagliati. Il nome del nostro attuale presidente - dice Zanussi - è tutto un errore, sembra si parli di una persona che non esiste. Il nome di Adam Mickiewicz è scritto con un grande errore di ortografia. Il numero di dettagli dà l'impressione che si tratti di un lavoro molto preciso. Ma, al medesimo tempo, gli errori nel testo suggeriscono un giudizio diverso, cioè che sia un lavoro compiuto molto emotivamente. Blondet ignora poi molte cose che in Polonia sono note».
Lungi però dallo screditare del tutto il libro, egli ne dà un giudizio ambivalente: «Una ricostruzione un po' frammentaria, pure se moltissime cose sono interessantissime», con una ammissione finale: «Conosco benissimo la figura di Jacob Frank - dice Zanussi - e' un soggetto molto affascinante, sul quale volevo addirittura girare un film. La presenza dei frankisti nella vita culturale polacca rimane sempre enorme. E nell'ambito cattolico i frankisti sono moltissimi».
Ammissione interessante…!



Al contrario di ciò che pensa Blondet, però, Zanussi nella medesima intervista afferma «che questa minoranza frankista ha accettato il cristianesimo, e l' ha accettato profondamente, contribuendo poi a infondere nel cattolicesimo polacco grandi valori. Questo è fuori dubbio. Interessantissimo - prosegue - è anche il processo di conversione al cattolicesimo dei frankisti, che durò vent'anni. Il dialogo di Frank coi Domenicani, i passi compiuti per arrivare alla conversione… Sono tutti elementi storici avvincenti e ancora da approfondire. La conversione dei frankisti al cattolicesimo nel XVIII secolo non mi sembra per niente un atto superficiale o falso. Mi pare invece il risultato di un grandissimo dibattito teologico, durato due decenni, durante il quale questo gruppo di ebrei ha accettato il parere dell'avversario. E' una cosa affascinante come processo intellettuale. E le sue conseguenze culturali ovviamente esistono ancora oggi. Io, come artista, sono molto affascinato dall'immaginare come avrebbero reagito i Domenicani nell'ipotesi in cui, durante questo dialogo, si fossero trovati senza più argomenti da opporre a quegli avversari… Chissà se anche loro sarebbero stati pronti ad accettare le argomentazioni sostenute dagli ebrei… Questa disposizione d'animo in un dialogo è indispensabile. E' un rischio mettere in conto l'ipotesi che il mio avversario abbia ragione. Tutto ciò, ripeto, è affascinante».
Alla domanda su cosa pensi degli elementi di gnosi aberrante e delle derive sataniste che informerebbero il frankismo, Zanussi risponde: «Non ci credo per niente. Per quello che sappiamo dei frankisti, niente di tutto questo è accertato. Si tratta di ornamenti letterari. Scientificamente, da tutto quello che ho letto sul frankismo, posso trarre la conclusione che sia un'interpretazione un po' parziale».
Chi ha ragione?
E quando e come Frank e i suoi seguaci entrarono nella Chiesa cattolica?
A partire dal XVI secolo il giudaismo della Diaspora è fortemente influenzato dalla Qabbalah di Itzhak Luria, ove uno dei concetti fondamentali è quello del ritiro di Dio (lo «tzimtzum»), all'origine di tutto, per lasciar posto al mondo, e quindi all'uomo.
A partire dalla «Qabbalah luriana» viene istituito nella riflessione del tempo un parallelismo tra diaspora di Israele ed esilio divino, ove l'esilio del popolo ebraico viene visto come specchio di quello di Dio.
Il sorgere del messia avrebbe consentito di reintegrare l'ordine cosmico e consentire al popolo ebraico il ritorno in Eretz Israel.
Tra il XVI e XVIII secolo l'ebraismo vive la stagione dei falsi messia: il primo è Shelomoh Molko, (marrano portoghese, ritornato al giudaismo e convinto di essere il messia) che rifiuterà di abiurare la fede giudaica, giustiziato a Mantova nel 1532 per ordine dell'imperatore Carlo V.
Il secolo successivo è la volta di Sabettay Þevi (4), che abiurerà invece la fede giudaica, abbracciando formalmente l'Islam e infine nel XVIII secolo tocca a Jakob Frank, che ripercorrerà l'itinerario di Sabettay, apostatando però a favore del cattolicesimo.
Se per la vicenda di Sabettay non vi sono dubbi sul fatto che, come ampiamente documenta Gershom Sholem nel suo monumentale volume, la conversione forzata all'Islam è da considerarsi come pura e indiscussa simulazione per evitare il patibolo, l'affermazione di Zanussi circa una sincera conversione di Jakob Frank al cattolicesimo merita di essere approfondita.
Insomma i frankisti sono giudei ben convertiti e divenuti buoni cattolici, o marrani galiziani che si insinuano nella Chiesa come zizzania?



Lasciamo parlare storici e ricercatori.
Secondo Gershom Sholem: « Solo due volte il sabbatianesimo assunse la forma di apostasia organizzata di gruppi più numerosi, che riportando così in maniera affatto nuova il fenomeno dei marrani, ripetevano di trovare la vera via verso la redenzione. Una volta ciò avvenne a Salonicco, dove nel 1683 si costituì la setta dei Doenmeh, 'apostati', come li chiamarono anche i turchi, i quali professavano esternamente l'Islam; e la seconda volta nella Galizia orientale, dove i seguaci dell'oscuro profeta Jakob Frank nel 1759 si convertirono in gran numero al cattolicesimo. Tutti e due i gruppi assunsero anche il nome di Ma'aminìm (credenti cioè nella missione di Sabettay Þevi) che era poi il nome che i sabbatiani usavano comunemente tra loro. […] specialmente per i seguaci di Frank […] dei quali i boemi e i moravi quasi tutti, gli ungheresi e i rumeni in gran parte, rimasero fedeli all'ebraismo». (5)
Cosi poi Scholem definisce Frank: «Una personalità dai tratti ben definiti, le cui parole esercitano un notevole fascino, anche se sinistro. Ma certamente questo Messia, vera persona in ogni singola fibra del suo essere, rappresenta anche la più tenebrosa e paurosa figura mai apparsa nella storia del messianismo ebraico». (6)
E ancora, con riferimento alla pratica del peccato e all'eliminazione di ogni senso di vergogna, egli riferisce che questa è una via che «è stata consapevolmente e espressamente proclamata tra i sabbatiani radicali da Jacob Frank. L'abissale antico detto della Mishnà che si possa amare Dio anche con 'l'impulso malvagio' acquisì un significato al quale il suo autore non aveva certo pensato. Mosè Chagiz - prosegue Sholem - così parla delle due correnti dell'eresia sabbatiana: 'La via di una setta è di ritenere un santo ogni persona impura che si macchi di peccati più o meno gravi'». (7)
Circa l'ambiguità delle due dottrine, Scholem non ha dubbi: «Il cuore e la bocca non devono concordare … poteva darsi se si seguiva l'esempio di Sabettay Þevi che la fede esterna fosse l'Islam o, in seguito, quando fu imitato l'esempio di Jakob Frank, il cattolicesimo». (8)
E per finire: «Jakob Frank (1726-1790) è un Messia assetato di potere: anzi la brama del potere in lui ha sommerso tutto il resto, conferendo alla sua figura un aspetto tanto affascinante quanto ignobile, con un alone di grandezza demoniaca […] Frank ha cercato di assaporare fino in fondo questo gusto del potere, ultimo valore che resta del nichilismo». (9)
Nel volume dedicato specificamente a Shabettai Zevi, poi, parlando di Jakob Frank, riferisce che sulla base di un racconto idealizzato di Avraham Cueenque sulla prigionia di Sabettay, egli era servito da settanta bellissime vergini, le figlie dei rabbini più illustri, tutte vestite di abiti regali.
E specifica che «la descrizione ricorda stranamente situazioni simili - e niente affatto leggendarie o platoniche - alla corte di Jakob Frank». (10)



Nato nel 1726 nel villaggio polacco di Korolowka, figlio di un seguace di Sabettay Þevi, Jacob Frank, nel 1753, durante un suo soggiorno a Salonicco, che era un centro di sabbataiani, si proclama a sua volta messia e reincarnazione dello stesso Sabettay, dichiarando che questi era stato incapace di compiere la sua missione, perché non aveva assaporato la «dolcezza del potere».
Ma gli andò male.
Fu sfrattato di casa, dovette dormire all'addiaccio e persino mendicare il cibo, infine si ammalò e il suo corpo si coprì di foruncoli.
Decise allora di darsi al traffico di gioielli.
Ma tornò ad ammalarsi e fu sul punto di morire.
Tuttavia - stando al suo racconto - mentre tutti erano oramai convinti della sua dipartita, gli apparve come in visione un uomo nudo, con lunghi capelli e barba, con ferite alle mani e ai piedi, che egli identificò con Cristo e che gli intimò di recarsi in Polonia, promettendogli l'aiuto del profeta Elia. Frank obbedì: lasciò la moglie a Nicopoli, in Bulgaria, ove ella partorì la figlia Eva; qui subì pure un tentativo di omicidio, prima di giungere di nuovo a Korolowka, suo luogo natale, alloggiando presso lo zio e compì - secondo le cronache dei suoi seguaci - alcuni prodigi. (11)
Massimo Introvigne, attingendo a piene mani al volume di Arthur Mandel «Il messia militante» scrive: «Ritornato in Polonia, riesce a far breccia negli ambienti ebraici già contagiati dal sabbatianismo, con la sua gnosi aberrante che proclama la 'purificazione attraverso il peccato'. L'ebraismo ufficiale getta l'anatema su di lui e i suoi seguaci. Ma loro, presentandosi come perseguitati dagli ebrei, trovano paradossalmente protezione da parte di vescovi e prelati della gerarchia cattolica, facendo leva sul loro tradizionale antigiudaismo». (12)
In effetti Frank e suoi seguaci, sorpresi durante la celebrazione di riti orgiastici nella città di Kopyczynce, chiesero ed ottennero la protezione del vescovo Dembowski di Kamemtz-Podolsk, noto paradossalmente per il suo rigido antigiudaismo.
Egli ordinò che Frank e suoi fossero rilasciati e ingiunse di far seguire una disputa religiosa tra loro e i rabbini locali.
Pareva infatti che le tesi dei frankisti presupponessero l'idea del superamento dell'Antica alleanza, dell'Incarnazione, della Trinità e che dunque costoro fossero giunti vicino alla verità cristiana. (13)
E' ancora Introvigne a ricordare che «molto spesso questi messia, rifiutati e condannati dall'ebraismo, hanno cercato e trovato protezione in ambienti cattolici o islamici […] la vicenda di Frank, in fondo, non ha tratti molto originali, è una delle tante manifestazioni ricorrenti del messianismo ebraico. Se c'è un punto originale, è stata proprio l'accoglienza che ha trovato all'interno della Chiesa cattolica [… quando torna] dall'esilio in Polonia, e fa balenare ai vescovi polacchi la possibilità di una conversione sua e dei suoi trentamila seguaci al cattolicesimo». (14)



Pochi lo rammentano, ma prima che ciò accadesse, costretto a fuggire nell'impero turco dopo la morte del suo primo protettore, il vescovo Dembowski, Jakob Frank si fece mussulmano, seguendo le orme di Sabettay Þevi: «Anni dopo, davanti al tribunale dell'Inquisizione di Varsavia, difese questo passo, in quanto compiuto sotto costrizione e solo per salvare le apparenze». (15)
Rientrato in Polonia, nell'estate del 1759 circa 1.200 Frankisti salgono al fonte battesimale della cattedrale di Leopoli.
Un numero pressoché uguale fecero altrettanto in diversi luoghi.
Alcune fonti danno un numero totale di 20.000 convertiti.
Secondo un vecchio costume polacco, furono innalzati al rango nobiliare di Generosus o Nobilis (che fruttava al tesoro reale 500 fiorini per titolo) e ricevettero spade e stemmi, con dei membri dell'alta nobiltà e del clero per padrini. (16)
Tra loro non c'è Jakob Frank che, con la stessa disinvoltura con cui si era fatto seguace di Maometto, riceverà il Sacramento «solo il 18 novembre a Varsavia, con il re Augusto III come padrino (il vescovo officiante in quell'occasione perse la mitra: gli cadde dal capo e i frankisti vi videro la mano di Dio)». (17)
A questo punto «il neo-convertito Frank - racconta Introvigne - si mette a sfidare i rabbini polacchi - che si sono sempre opposti al suo movimento - in dispute teologiche, dove sostiene apertamente la tesi che 'il Talmud obbliga i suoi adepti a fare uso di sangue cristiano'». (18)
Introvigne sostiene sia stato il vescovo Soltyk di Zitomir, una cittadina ove si era già celebrato un processo in cui gli ebrei venivano accusati di omicidio rituale, ad alterare il testo dell'accusa rivolta da Frank verso i suoi correligionari giudei, testo che inizialmente pare riferisse solo che il Talmud (come in effetti è) usa espressioni blasfeme verso la Fede cristiana. (19)
Precisa Introvigne che «il nunzio Nicola Serra riferisce le sue affermazioni a Roma, aggiungendo prudentemente che 'è assai difficile verificarle' (Tollet 2000, 206-207)».
L'accusa di compiere omicidi rituali è fatta «per compiacere - sostiene Introvigne - l'antigiudaismo di un certo clero polacco. A novembre si fa battezzare lo stesso Frank. A fargli da padrino è Augusto III in persona, il re di Polonia. […] Molto spesso, riguardo a personaggi simili a Frank, ambienti della Chiesa cattolica si sono illusi di far giocare questi messia per la conversione di massa del popolo ebraico al cristianesimo. In tanti hanno coltivato l'ambizione di passare alla storia come gli artefici dell'entrata in massa del popolo eletto dentro la Chiesa cattolica. Con una prospettiva escatologica, visto che la conversione degli ebrei è sempre stata considerata uno dei segni premonitori della fine dei tempi. David Reubeni, un pretendente cinquecentesco al ruolo di messia ebraico, fu accolto addirittura a Roma da papa Clemente VII». (20)


Jakob Frank

Ma quale siano i veri sentimenti di Jakob Frank, ce li riferisce Galinski, un transfuga ed ex-rabbino, secondo il quale il falso messia rivolge ai suoi adepti questo comando: «Nostro signore e re Sabettay Þevi dovette passare per la fede degli ismaeliti... Ma io, Jacob, il perfetto, devo passare attraverso la fede nazarena, perché Gesù di Nazareth era la pelle o la buccia del frutto e la sua venuta ha solo permesso di aprire un sentiero per il vero Messia. Perciò noi dobbiamo accettare pro forma questa religione nazarena, e osservarla meticolosamente per apparire cristiani migliori dei cristiani stessi. Tuttavia, non dobbiamo sposare nessuno di loro, né godere di nessuna delle loro puttane… ed in alcun modo mescolarci con le altre nazioni. E benché professiamo il cristianesimo e seguiamo rispettosi tutti i loro comandamenti, non dobbiamo mai dimenticare nei nostri cuori i tre capi della nostra fede: i Signori - Re Sabettay Þevi, Berakhya [il suo successore morto nel 1720] e Jakob Frank, il più perfetto di tutti». (21)
Scrive ancora Introvigne: «I seguaci del suo movimento non aderiscono alle pratiche cristiane per chiedere la salvezza: loro si sentono superiori, già salvati, già appartenenti al regno divino. Se si accostano pro forma ai sacramenti, li considerano non un bene necessario alla salvezza, ma un male necessario per penetrare di più in mezzo ai membri della Chiesa senza insospettirli, per poi emanciparli dalla materia ed elevarli alla vera conoscenza». (22)
Arthur Mandel nel suo volume precisa come i seguaci del falso messia potevano tollerare la conversione di Sabettay Þevi all'Islam, ma il battesimo cristiano non lo potevano digerire.
Cosi Frank cercò «di renderlo loro gradevole, insaporendolo con ogni specie di ingredienti. Il battesimo era un male necessario, il punto più basso della discesa nell'abisso, dopo il quale avrebbe avuto inizio l'ascesa. Bisognava cambiare la scorza, non il nocciolo, la brocca, non il vino. Come Sabettay Þevi prima di loro avrebbero dovuto scegliere, anche solo in apparenza, un credo odioso per continuare il loro lavoro senza essere molestati da alcuno. Il battesimo sarebbe stato l'inizio della fine della Chiesa e della società ed essi, i Frankisti, erano scelti per realizzare la distruzione dall'interno 'come soldati che prendono d'assalto una città passando per le fogne'. Ora erano richieste segretezza assoluta e disciplina rigidissima, insieme a un meticoloso conformismo agli ordini e alle pratiche della Chiesa per non destare sospetti». (23)



La disciplina è custodita da una rigidissima endogamia, capace di mantenere assieme al sangue anche il segreto.
Ricordiamo la frase di Frank: «Tuttavia, non dobbiamo sposare nessuno di loro, né godere di nessuna delle loro puttane… ed in alcun modo mescolarci con le altre nazioni».
Continua ancora Introvigne: «Approfittando del suo rapporto diretto col re, Frank si azzarda a chiedere il permesso di costituire coi suoi adepti un esercito e l'assegnazione di un territorio per la fondazione di uno Stato ebraico. La manovra insospettisce l'Inquisizione, e allora Frank viene esiliato a Czestochowa. Anche lì comincia a fomentare tra i suoi adepti un culto verso la propria figlia Eva, palesemente ricalcato sul locale culto alla Madonna nera. Czestochowa diventa meta di pellegrinaggio dei frankisti, che però vi si recano a venerare Eva Frank, e non Maria! Anche Jacob si sottomette al culto di Eva. Dice ai suoi seguaci: 'E' lei il vero messia!'. Nell'ultima fase della sua permanenza a Czestochowa, Frank viene imprigionato. Quando, con la spartizione della Polonia, i russi arrivano in città, manda a Mosca una delegazione per trattare la sua conversione all'Ortodossia, ma non ottiene risultati. Così si trasferisce a Brno, in Moravia, sotto l'Impero asburgico, ospite dei suoi parenti, i Dobruska. E poi a Offenbach, in Germania, ospite del duca di Isemburg. Per un certo periodo frequenta la corte di Maria Antonietta e Giuseppe Il, a Vienna. Quando muore, nel 1791, il suo è un funerale di Stato grandioso. Nel 1813 sarà ancora lo zar Alessandro I Romanov a recarsi in visita da Eva Frank». (24)
Durante questi anni il movimento frankista entra in contatto con la nascente Massoneria, a cui sarebbe stato iniziato e seguendo la corrente cosiddetta «calda» della Massoneria tedesca si infiltra misticamente in tutti i sussulti rivoluzionari che seguiranno.
Scrive ancora Introvigne: «Il prototipo del frankista pronto a saltare sul carro di tutte le rivoluzioni è Moses Dobruska, cugino e erede di Frank. Ebreo, poi cattolico, poi massone, poi giacobino, col nome di Junius Brutus Frey. Si recherà nel 1792 nella Francia rivoluzionaria, dove sarà ghigliottinato nel 1794, insieme a Danton. Poi, ci furono molti frankisti anche tra gli ispiratori di molte rivolte polacche...». (25)

Quanto alla Chiesa, nel volume «Il pensiero di Karol Wojtyla», Rocco Buttiglione accenna anche all'influenza del frankismo, [«che identifica la Vergine di Jasna Gora con la Shekinah, la parte femminile di Dio (secondo la cabala ebraica nda) perduta nel mondo»], sulle grandi figure del romanticismo nazionalista polacco, come Adam Mickiewicz, Zygmunt Krasinski e Juljusz Slowacki, colui che in una sua poesia aveva preannunziato l'avvento di un Papa slavo («Attenti, un papa slavo viene/ un fratello del popolo»).
Le difficoltà e le sofferenze della nazione polacca, spesso oppressa dai potenti vicini, producono una fuga in sogni messianici, che attribuiscono - scrive ancora Introvigne - «alla sofferenza polacca un valore redentivo universale. […] Così, ritroviamo anche nel messianismo romantico polacco l'idea dell'imminente nascita di una Chiesa nuova, spirituale, compiuta, che sorgerà dalla Chiesa storica, quella concreta, pellegrina sulla terra, imperfetta, carnale. 'Come la farfalla nasce dalla crisalide', suggerisce un'immagine cara ad Adam Mickiewicz».
E' la grande eresia spiritualista!
Magari nel libro di Blondet - come sottolinea con ambigua civetteria Zanussi - «il nome di Adam Mickiewicz è scritto con un grande errore di ortografia», ma non certamente con un grande errore di prospettiva riguardo all'inquietante fenomeno frankista.
E stupiscono queste affermazioni del regista polacco riguardo alla sincerità della conversione dei frankisti al cattolicesimo, a meno che non siano anch'esse parte del grande gioco della dissimulazione…
Tuttavia ciò che ancora deve essere indagato è il modo in cui la mala pianta del frankismo attecchì all'interno della Chiesa cattolica.
Paradossalmente ciò avvenne quando Frank e i suoi validarono con la propria testimonianza una secolare accusa rivolta agli ebrei: l'accusa del sangue, l'accusa cioè di uccidere dei cristiani, di prelevarne il sangue, da usare a scopo rituale.
Un'accusa che è stata oggetto di dure polemiche antigiudaiche da parte della Civiltà Cattolica nel corso del XIX secolo, ancora viva negli ambienti tradizionalisti e che invece è stata - specie negli anni del post-Concilio - ritenuta falsa ed infondata dalla Chiesa cattolica, al punto che è stato abolito quasi ovunque - su richiesta delle comunità ebraiche - il culto dei cosiddetti «Martiri fanciulli», quali Simonino di Trento o Andrea da Rinn.
La presunta falsità dell'accusa è stata di recente ribadita attraverso tre importanti lavori di David Kertzer, Ruggero Taradel e - appunto - Massimo Introvigne (26).
Tutti hanno concordato nel ritenere calunniosa quest'accusa, frutto essenzialmente di un pregiudizio antiebraico da parte cattolica.



Onestà intellettuale vuole che sinceramente ammetta che fino ad ieri anch'io facevo mia questa tesi, sicchè, quando ieri mattina ho aperto Il Corriere della Sera, stentavo a credere a ciò che leggevo.
Sergio Luzzatto, docente di Storia moderna all'Università di Torino, recensendo il libro «Pasque di sangue», scritto da Ariel Toaff, figlio dell'ex gran rabbino di Roma Elio Toaff, l'unica persona nominata nel testamento di Papa Woityla, scrive così: «'Pasque di sangue' propone una tesi originale e, in qualche modo, sconvolgente. Sostiene Toaff che dal 1100 al 1500 circa, nell'epoca compresa tra la prima crociata e l'autunno del Medioevo, alcune crocifissioni di 'putti' cristiani - o forse molte - avvennero davvero, salvo dare luogo alla rappresaglia contro intere comunità ebraiche, al massacro punitivo di uomini, donne, bambini. Né a Trento nel 1475, né altrove nell'Europa medievale, gli ebrei furono vittime sempre e comunque innocenti. In una vasta area geografica di lingua tedesca compresa fra il Reno, il Danubio e l'Adige, una minoranza di askenaziti fondamentalisti compì veramente e più volte, sacrifici umani». (27)

Domenico Savino




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Note
1) www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=1696¶metro=r...
2) www.30giorni.it/it/articolo.asp?id=4170
3) www.30giorni.it/it/articolo.asp?id=286
4) www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=1417¶metro=r...
5) Gershom Sholem, «Le grandi correnti della mistica ebraica», Einaudi, pagina 312.
6) idem, pagina 315.
7) idem, pagine 321-322.
8) idem, pagina 325.
9) idem, pagina 342.
10) Gershom Sholem, «Šabbetai Ševi - Il messia mistico», Einaudi, pagina 658.
11) Arthur Mandel, «Il messia militante ovvero fuga dal ghetto. La storia di Jakob Frank e del movimento frankista», Archè, pagine 46 - 49.
12) www.cesnur.org/2001/mi_frank.htm «30 Giorni», anno XIX, numero 3, marzo 2001, pagine 78 - 81.
13) Arthur Mandel, «Il messia etc.», pagine 68 - 69.
14) www.cesnur.org/2001/mi_frank.htm «30 Giorni», anno XIX, numero 3, marzo 2001, pagine 78 - 81.
15) Arthur Mandel, «Il messia etc.», pagina 72.
16) Arthur Mandel, «Il messia etc.», pagine 91 - 92.
17) Arthur Mandel, «Il messia etc.», pagina 93.
18) www.cesnur.org/2001/mi_frank.htm «30 Giorni», anno XIX, numero 3, marzo 2001, pagine 78 - 81.
19) Arthur Mandel, «Il messia etc.», pagina 82.
20) www.cesnur.org/2001/mi_frank.htm «30 Giorni», anno XIX, numero 3, marzo 2001, pagine 78 - 81.
21) Arthur Mandel, «Il messia etc.», pagina 86.
22) www.cesnur.org/2001/mi_frank.htm «30 Giorni», anno XIX, n. 3, marzo 2001, pagina 78 - 81.
23) Arthur Mandel, «Il messia etc.», pagina 85.
24) www.cesnur.org/2001/mi_frank.htm «30 Giorni», anno XIX, numero 3, marzo 2001, pagine 78 – 81.
25) www.cesnur.org/2001/mi_frank.htm «30 Giorni», anno XIX, numero 3, marzo 2001, pagine 78 - 81.
26) Ruggero Taradel «L'omicidio rituale», Editori Riuniti, Roma, 2002; David I. Kertzer, «I Papi contro gli Ebrei», Rizzoli, 2001, Massimo Introvigne, «Cattolici, antisemitismo e sangue. Il mito dell'omicidio rituale», Sugarco, 2004.
27) Il Corriere della Sera, 6 febbraio 2007, «Quelle Pasque di Sangue» di Sergio Luzzatto, pagina 41.

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