RICORDANDO IGHINA

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LiviaGloria
00sabato 17 marzo 2007 11:19



RICORDANDO IGHINA
di Alberto (Anonimo)
per Edicolaweb


La ritmica scintilla del nostro Io, scaturendo in posizioni variabili della nostra anima e cioè del campo magnetico complessivo che racchiude in sé come livelli interni le tre sfere della Sensibilità e conseguente Mentalità, della Reattività o Sensualità e della Vitalità o Sentimentalità, determina una percezione distorta e quindi illusoria della realtà.

Faccio un esempio.
L’oceano contiene in sé innumerevoli forme di vita, che trascurando quelle microbiche, vanno dal plancton alle balene. Sulla superficie del mare poi, si agitano onde piccole e grandi, mentre al suo interno si muovono contrastanti correnti. In ogni forma di vita marina batte un cuore che si potrebbe definire, con una contraddizione in termini, la sede di un Io inconscio che pulsando in maniera sintonizzata, anche se non sincrona, con tutti gli altri, contribuisce a formare il grande Io del mare.
Ora supponiamo che i delfini, frequentando la superficie del mare, abbiano trovato il modo di prelevare l’ossigeno dall’aria invece che dall’acqua in cui comunque hanno continuato a vivere. Ne deriva così che appartenendo contemporaneamente a due diverse dimensioni entrambe indispensabili alla vita, una per la respirazione e l’altra per l’alimentazione, il loro Io che era inconscio finché partecipava ad un solo elemento, abbia acquistato la coscienza di essere diverso dalle altre creature marine. Questo perché la coscienza si manifesta nell’Io come conseguenza alla sua posizione intermedia fra due stati o poli fra loro contrapposti, che potrebbero essere definiti come la vecchia sede (l’acqua) e la nuova sede (l’aria) del loro Io.
Facendo riferimento alla psicologia, potremmo definire il mare la sede dell’inconscio collettivo dei delfini, l’aria nel momento in cui viene respirata come sede del loro Io individuale, l’aria trattenuta nei polmoni dei delfini durante le loro immersioni, come sede della loro coscienza. (Sto cercando di spiegarmi utilizzando parole e definizioni in maniera generica e grossolana, perché desidero soltanto farmi capire e non presentare una relazione scientifica.)

Abbandoniamo ora i delfini e torniamo all’uomo che alzando gli occhi al cielo scopre la dimensione della luce rappresentata dal sole che brilla nel cielo e quella delle tenebre rappresentata dalla luna e dalle stelle.
Vivendo durante il giorno in stato di veglia nella luce solare, l’uomo sviluppa l’Io personale, mentre la notte, dormendo, rientra nell’Inconscio collettivo delle tenebre in cui era vissuto lungamente in precedenza.
Per comprendere cos’erano queste tenebre, bisogna andare col pensiero ad un tempo molto lontano in cui l’uomo viveva all’interno della terra e cioè sulla superficie concava della crosta terrestre, che come una spessa membrana cellulare, contiene come nucleo centrale un piccolo sole.
In quei tempi remoti l’uomo "sentiva" che il piccolo sole che pulsava nel suo cuore, era un componente integrante ed inseparabile dal grande cuore-sole che brillava nel cielo sopra di lui. In questo modo egli partecipava in maniera inconscia alla vita complessiva che si svolgeva nella sfera della luce solare terrestre interna, così come una medusa nel mare esterno, vive partecipando alla vita inconscia di esso.
All’interno della terra non esisteva l’alternarsi del giorno e della notte e le forme di vita non erano materiali ma eteriche.
Dai poli interni della terra entrava ed usciva in maniera ritmica e perpendicolarmente opposta, l’Energia cosmica primordiale che proveniva dal Sole esterno e dal Firmamento che come una grande membrana racchiude il nostro Sistema solare. Tale Energia alimentava ed alimenta tuttora il battito del cuore-sole terrestre che la trasformava in luce, che riflettendosi in buona parte sulla crosta terrestre concava, ritornava sul sole stesso come luce tenebrosa indiretta perché attenuata ed opposta a quella diretta.
La luce riflessa intersecandosi con quella diretta, determinava una specie di penombra continua che si addensava soprattutto sulla superficie terrestre stessa, costituendo così le "tenebre" di cui si parlava in precedenza.
Ritornando sul sole, la luce riflessa veniva di nuovo trasformata in luce diretta, in un ritmo continuo di scambio fra il sole e la terra interni.

Tutto ciò che sto cercando di spiegare, è riportato nella Genesi biblica in modo semplice e sintetico, facile da credere per chi ha la Fede, ma impossibile da assimilare per chi cerca di comprenderne il significato in maniera logica.
Ora io cercherò di tradurre in termini razionali le parole dei Sacri Testi, per dimostrare che nella Fede è implicita una Sapienza universale sintetica e divina che non ha bisogno di capire in modo dettagliato per credere, perché "sa" che tutto si riunifica in un unico schema di comportamento energetico che sempre si ripete e che è alla base di ogni creazione generale e particolare.
Al contrario, la Logica che tutto separa, che tutto analizza e differenzia, non può assolutamente comprendere né Dio né la Sua Creazione, perché basandosi su fallaci percezioni sensoriali contraddittorie, non sa ritrovare l’Unità della Verità sotto le differenze delle apparenze formali esteriori.
Dunque è scritto nella Bibbia che Dio pose l’Uomo e la Donna che aveva creati, in un Giardino pieno di alberi, "in mezzo" al quale si trovava l’Albero della Conoscenza del Bene e del Male, ordinando loro di non mangiarne il Frutto perché altrimenti avrebbero conosciuto la morte.

Ora io non sarei in grado di dare le spiegazioni che sto per enunciare, se Ighina a suo tempo non mi avesse rivelato la Legge fondamentale del Ritmo, che ha appunto nella figura dell’albero, il Simbolo che meglio di ogni altro ne rivela l’interiore e segreta natura.
Tutto cominciò così.
Nel terreno adiacente alla sua casa, vi era un piccolo edificio che in passato era adibito a scuderia, nel cui retro era stato sistemato il pollaio. Vicino al recinto di quest’ultimo, erano nate spontaneamente delle piante di sambuco, una delle quali, grazie anche all’energia magnetica che fuoriusciva dal vicino laboratorio, in poco tempo si era trasformata in un albero di notevoli proporzioni creando un certo impedimento d’accesso al pollaio, per cui fu deciso di abbatterlo. Prima di tagliarlo, Gigi lo utilizzò per realizzare un memorabile esperimento di cui solo molto tempo dopo compresi l’enorme importanza.

- Vedi questo albero? - mi disse - Coi rami e con le foglie preleva l’energia solare e con le radici assorbe l’energia terrestre. Le due energie scontrandosi fra loro, determinano come tante invisibili scintille che sono la vitalità dell’albero e che poi le cellule utilizzano per riprodursi e quindi trasformarle in materia.

La parola "scintille" stimolò la mia curiosità e mi spinse a chiedergli:

- Beh, si sa che negli esseri viventi esiste una elettricità biologica come a suo tempo dimostrò Galvani. Ma tu pensi che si potrebbe ricavare da un albero energia sufficiente per accendere una piccola lampada?

- Certamente e te lo dimostrerò. Però sappi che le scintille di cui ti ho parlato non sono elettriche ma magnetiche, e l’uomo non saprà mai come utilizzarle in modo pratico finché il suo sguardo sarà attirato da ciò che si vede e si tocca senza comprendere ciò che c’è dietro che è invisibile e segreto.

- Delle scintille magnetiche? Non riesco a capire.

- Ti spiego. Gli uomini hanno scoperto i rapporti che intercorrono fra magnetismo ed elettricità perché quest’ultima si manifesta in maniera sensibile ed esteriore, ma non hanno ancora scoperto i rapporti fra il magnetismo e il ritmo interiore che è l’essenza della vita, di tutte le espressioni della vita. Si potrebbe anche dire che l’elettricità è l’aspetto materiale dell’energia ritmica, mentre la vitalità ne è per così dire l’aspetto spirituale. Dovunque esiste un campo magnetico, là vi sono sia elettricità che vita.

- Attorno ad una calamita vi è senz’altro un campo magnetico, ma non riesco assolutamente a capire dove si trovi l’elettricità né tanto meno la vita.

- Se al centro della calamita che è il suo cuore, non ci fosse la scintilla della vita sintonizzata con quella del nucleo centrale della terra che a sua volta è alimentata dal grande cuore solare che brilla nel cielo, non esisterebbe quella duplice circolazione di energie contrapposte che si dirama dal centro della calamita verso i poli per poi rifluire nuovamente verso il centro e così rialimentarne la vitalità.

- Fermati un attimo perché non ti seguo più. Si è sempre considerato statico il campo magnetico di una calamita ed è per questo motivo che lo si fa muovere artificialmente o si attiva un movimento al suo interno per ricavarne energia elettrica. Se le cose stessero come dici tu, sarebbe una rivoluzione scientifica di immensa portata, perché in teoria basterebbe trovare il modo di intercettare in qualche modo questo movimento circolatorio per avere una sorgente inesauribile di energia. Ma in pratica questo non è possibile perché si può trasformare una energia in un’altra consumando una per far nascere l’altra, ma non si può far nascere qualcosa dal nulla.

- Tu ragioni come un uomo del tuo tempo, per questo fai tanta fatica ad entrare nel mistero della vita. Che il tuo pensiero sia sbagliato lo dimostra quest’albero che ho deciso di tagliare. Pensi che sia cresciuto così in fretta perché ha consumato la terra, l’aria, la luce e l’acqua? Ma non ti rendi conto che la Vita produce e riproduce se stessa perché moltiplica nel tempo e nello spazio riflettendosi sul campo magnetico che circonda la sua piccola scintilla iniziale, l’energia della sua vitalità? TUTTA LA CREAZIONE È UN PROCESSO IN ATTO DI MOLTIPLICAZIONE DELL’ENERGIA E LA FINE DI UN UNIVERSO, DI TUTTI GLI UNIVERSI, NON AVVIENE PER ESAURIMENTO MA PER ESUBERANZA DELLA ENERGIA VITALE CHE SI CREA DEI CONFINI MATERIALI PER SATURARLI E CREARE COSÌ UNO STATO DI TENSIONE CHE AD UN CERTO PUNTO ESPLODERÀ’ PER DARE COSÌ INIZIO ALLA FORMAZIONE DI NUOVI UNIVERSI. Comunque per dimostrarti con i fatti la verità di quanto ti dico, prima di tagliare quest’albero ti farò vedere che può produrre elettricità allo stesso modo con cui produce l’accrescimento del suo sviluppo cellulare.

Io andavo a trovare Gigi tutte le sere e rimanevo con lui fino a tarda notte. Di solito l’aiutavo in tutti i suoi esperimenti, ma per quanto riguardò quello dell’albero, volle fare tutto da solo ed io notando il suo riserbo in proposito, non volli essere indiscreto. Circa una settimana dopo, mi accolse con un grande sorriso e mi disse:

- Vieni a vedere.

Uscimmo fuori dal laboratorio e vidi subito circa a metà del tronco del sambuco, la tenue luce di una piccola lampadina da cui si dipartivano dei grovigli di fili parte dei quali salivano ai rami e mentre altri scendevano alle radici. Alle mie domande di spiegazioni, non scese in particolari; mi disse soltanto:
- Questo che vedi si potrebbe chiamare Elettrolisi Magnetica di un Fluido vitale che trasforma parte del Ritmo naturale in corrente elettrica. CIÒ CHE VEDI QUI È LA DIMOSTRAZIONE CHE LA VITA SI TRASFORMA IN MATERIA E LUCE E CHE LA MATERIA E LA LUCE POSSONO DARE ORIGINE ALLA VITA. RICORDATI DI QUESTO SE VUOI COMPRENDERE IL MISTERO DEL SOLE E DEL CUORE.

Io rimasi estremamente meravigliato da queste parole, anche se devo confessare di aver pensato per un attimo che questo straordinario esperimento si sarebbe anche potuto spiegare con l’inserimento di una piccola pila nascosta. Quasi leggesse nei miei pensieri, Gigi mi disse:

- Fai fatica a credere perché non hai partecipato al lavoro e a tutte le difficoltà che ho dovuto superare per riuscirci. Comunque sappi che in un tempo lontano gli uomini conoscevano la tecnica per ottenere la luce dalle piante e dai semi vegetali e quindi dalla vita, e non solo la luce ma anche l’energia per neutralizzare la forza di gravità. La scissione dell’energia magnetica che io ho realizzato in modo moderno nell’elettrocalamita rotante e pulsante, un tempo si faceva sugli alberi e sulle sementi; ma il mondo non è ancora pronto per controllare ed utilizzare le infinite risorse energetiche contenute nella vita.

Per farla breve, la lampadina rimase accesa per alcuni giorni ed io per ricordare questo avvenimento (come possono testimoniare tutti coloro che hanno visitato il laboratorio di Ighina), scrissi su di una parete: "Data Memorabile (purtroppo non ricordo più il giorno e l’anno che mi pare fosse il 1968). Accesa lampada vegetale. Per il Gigi hip, hip, hurrà!"

L’albero fu tagliato, ma sembrò comunque voler lasciare una traccia imperitura di quanto era successo. Noi di tanto in tanto uscivamo nella notte per fotografare con una pellicola molto sensibile le scariche magnetiche che si manifestavano nell’aria attorno al laboratorio. Erano già passate alcune settimane dal taglio dell’albero e sviluppando le foto ci accorgemmo con nostra grande sorpresa, che in una di esse appariva con chiarezza il "fantasma" dell’albero che materialmente non esisteva più, ma che tuttavia aveva lasciato la sua impronta nell’etere. Questa fu un ulteriore dimostrazione di quante forme energetiche di vita invisibile esistono attorno all’uomo, ma vengono ignorate perché non se ne avverte sensibilmente la presenza.

Dopo questa lunga ma non inutile digressione, ritorniamo al Paradiso Terrestre all’interno del nostro pianeta e cerchiamo di capire cos’era l’Albero della Conoscenza del Bene e del Male, inoltre cos’era l’Albero della Vita di cui ci parla la Bibbia. A questo proposito leggendo la Genesi, salta all’occhio una evidente contraddizione. Infatti prima vi è scritto che è l’Albero della Vita ad essere situato in mezzo al Giardino, ma poi, poco più avanti, Eva dice al Serpente che è l’Albero della Conoscenza a trovarsi in tale luogo. Nessuno ha mai spiegato fino ad ora questo mistero che ora io descrivo:

IN REALTÀ L’ALBERO DELLA VITA E QUELLO DELLA CONOSCENZA DEL BENE E DEL MALE SONO UN UNICO ALBERO OSSERVATO DA DUE DIVERSE PROSPETTIVE. QUESTO UNICO ALBERO DAL DUPLICE ASPETTO ESISTE ALL’INTERNO DI OGNI ESSERE VIVENTE, SIA ESSO UN ATOMO, UNA CELLULA, UNA PIANTA, UN UOMO, UN PIANETA, UN SISTEMA SOLARE O UN INTERO UNIVERSO. L’ALBERO DIVENTA DELLA CONOSCENZA DEL BENE E DEL MALE SE LO SI PRENDE IN CONSIDERAZIONE NELLA CONTRAPPOSIZIONE DELLE SUE DUE POLARITÀ, CIOÈ RAMI E RADICI, POSITIVO E NEGATIVO, BENE E MALE, MENTRE DIVENTA L’ALBERO DELLA VITA SE VISTO NELLA SUA INTEGRALITÀ RAPPRESENTATA DAL SUO CENTRO, O SOLE, O CUORE, DOVE LE POLARITÀ SI SCONTRANO PRODUCENDO LUCE E VITA.

Finché era vissuto come "albero che cammina" in mezzo agli altri alberi, l’uomo si nutriva inconsciamente soprattutto della Luce-Vita che scaturiva dal sole e che riflettendosi sulla terra, alimentava il suo piccolo cuore-sole interiore e questo senza porsi alcuna domanda; ma come egli stese la mano verso una polarità del ritmo ( e questo avvenne sia esteriormente che interiormente, perché in quello stato primordiale tempo e spazio, dentro e fuori coincidevano), si aprirono i suoi occhi, cioè prese coscienza di sé e si accorse di esser nudo, cioè di non avere un corpo di carne, un corpo materiale che lo separasse nettamente dagli altri esseri viventi e allora "si nascose", cioè cercò di costruirsi un riparo che lo distinguesse anche materialmente dall’ambiente esterno.

Tutto ciò che ora descrivo in modo sommario, rappresenta una breve anticipazione di un libro che sto scrivendo e che spero di poter pubblicare fra non molto tempo. Comunque, come un frutto che appare fra i rami di un albero di un normale terreno agricolo, rappresenta il prevalere dell’energia di origine solare su quella di origine terrestre (in definitiva è il frutto della forza di gravità nel campo vitale riproduttivo), così nell’ambito della vita umana il "frutto" che si manifesta come forza prevalente, è la Mentalità che si manifesta nel polo superiore del suo campo magnetico o anima, rappresentato fisicamente dal cervello che si contrappone al sesso nel polo inferiore della stessa.
Ma se la mentalità è il frutto prodotto nel campo magnetico umano dal prevalere della polarità solare esterna e la sensualità è il frutto della polarità terrestre riflettente, qual è dunque nell’anima il Frutto dell’Albero della Vita, quello che se viene "mangiato" e quindi assimilato, dona l’Immortalità?
È il Sentimento dell’Amore che sgorga dal Cuore e che sfrutta pienamente e cioè nel Centro, il Ritmo perenne Sole-Terra per manifestarsi come Luce Vitale Creatrice che si alimenta non solo della contrapposizione ritmica di origine esteriore, ma anche dei Riflessi dell’Irradiazione della sua attività interiore che l’ambiente circostante gli restituisce.

Mi sono dilungato anche troppo e termino il mio intervento raccontandovi le ragioni che Gigi opponeva alla teoria della Reincarnazione, che lui definiva "l’ultima illusione" che separava gli uomini dalla piena conoscenza della Verità. Mi diceva:

- L’uomo non conosce se stesso, non sa chi è veramente perché vive fuori di sé. Il suo Io si identifica in modo del tutto provvisorio con i pensieri, gli istinti e i sentimenti che prevalgono maggiormente in lui nei vari momenti della sua vita che sono biologicamente scanditi dai battiti del suo cuore. Se l’Io dell’uomo risiedesse in maniera permanente nella casa in cui è nato e cioè il suo Cuore, il Centro del suo essere, vivrebbe nella Luce dell’Amore che il suo Cuore emana di continuo come un piccolo Sole, e sperimenterebbe la sua sostanziale identità non solo con tutte le creature viventi nella natura, ma anche con Dio che di tutto l’Universo è il Creatore. Tutto ciò che riconduce l’uomo a riconoscersi e a fondersi nel Crogiolo di un’Unica Energia Primordiale che ha creato tutte le forme esistenti scindendosi e riflettendosi in Se stessa, è la Verità. Al contrario tutto ciò che si oppone a questa Visione unitaria e mantiene le singole espressioni della Vita Universale in uno stato di separazione e quindi di individualità, è solo apparenza e illusione.

A dire il vero, Gigi esprimeva questi concetti in maniera molto più semplice ed efficace. Per esempio quello che io ho chiamato il "crogiolo", lui lo definiva il calderone da cui tutto era uscito e in cui tutto doveva rientrare.

Per molto tempo sono stato in completo disaccordo con lui su questo argomento, perché avevo avuto diverse esperienze interiori in cui mi ero riconosciuto in personaggi più o meno noti del passato vissuti in un arco di tempo che andava dai primordi dell’umanità fino al 1800, ma poi successe qualcosa che prima mi fece dubitare e poi mi convinse a cambiare idea.
Infatti, come l’articolo sulla verniciatura elettrostatica apparso tanti anni fa sulla rivista "Scienza e Vita" mi convinse ad accettare come realtà l’immobilità della Terra, del Sole e dei vari pianeti, (parlo di questo nel libro "Pier Luigi Ighina Profeta Sconosciuto"), così uno strano fenomeno che notai casualmente, mi spinse dopo un lungo travaglio interiore, a rinunciare alla convinzione più solida che avessi mai maturato nel corso della mia vita.
Si trattò di questo: nel laboratorio di Gigi c’era una apparecchiatura costituita da due grandi spirali di filo di rame fra loro contrapposte, che serviva per fare esperimenti sulla conservazione della frutta. Una sera passando vicino alle spirali, vidi con la coda dell’occhio, delle strisce luminose bianche che partendo dal vertice della spirale superiore, si diramavano verso il basso attraversando perpendicolarmente le varie spire come tanti raggi.
Lo dissi a Gigi, ma né lui né io demmo molto valore al fatto probabilmente causato da un semplice effetto ottico. Ma la sera dopo quando ritornai da lui, mi disse che in cielo (cioè nella dimensione spirituale a cui poteva accedere), avevano attribuito una enorme importanza al breve fenomeno che avevo osservato, definendolo "la Rivelazione del Mistero della Partecipazione che unificava lo Spazio e il Tempo".
Rimasi molto colpito da queste misteriose parole, ma per quanto mi sforzassi, allora non riuscii assolutamente a comprenderne il significato, anche perché Gigi dopo avermele comunicate, si chiuse in uno stretto riserbo.
Molto tempo dopo quando ormai stavo per sposarmi e quindi cambiare completamente vita, ebbi con lui un’ultima discussione sulla Reincarnazione.
Una sera mi disse con tono profetico:
- Presto sarai padre, perché dalla vostra unione nasceranno tre figli.

- Non tutti in una volta, spero - obbiettai ridendo. - No, nasceranno uno dopo l’altro e ciascuno di loro sarà un volto del vostro amore che così si moltiplicherà nel tempo e nello spazio. È l’Amore l’Energia Fondamentale dell’Universo, che tutto crea sempre in modo nuovo senza mai ripetersi.

- Già, è per questo che tu non credi alla Reincarnazione. Io però ci credo, perché mi sono riconosciuto in altre persone che erano vissute in passato.

- Ti sei riconosciuto in loro perché ti assomigliavano?

- Fisicamente, no di certo. Pensa che una di loro era una monaca di clausura che ha vissuto una vita di incredibili sofferenze, murata in una cella fino alla morte. Questa è stata la mia penultima reincarnazione in cui ho scontato, in dura penitenza, le conseguenze di quella precedente che avevo vissuto nei panni di un avventuriero spregiudicato che ne aveva fatto di tutti i colori.

- E adesso dove sono andati a finire la monaca e l’avventuriero?

- Sono dentro di me, sono parti di me che continuano ad esistere ma solo come predisposizioni inconsce verso certi atteggiamenti contrapposti che cerco di controllare e di superare fondendoli nella mia vita attuale.

- È indubbio che tu hai un rapporto di partecipazione alla vita di questi personaggi del passato che hanno vissuto in maniera così contrapposta, ma tu non sei certamente il solo ad averlo perché lo condividi con moltissimi altri. Ricordati che partecipare non vuol dire essere. Però se tu trasformi una semplice partecipazione condivisa, in una identificazione, allora per te diventa vero ciò che non è affatto reale. Guarda per esempio quante persone partecipano alla vita di personaggi famosi: attori, cantanti , atleti, uomini politici, ecc. Li ammirano, li imitano, li invidiano, li amano e in certi casi li odiano, perché rappresentano in maniera accentuata certe loro tendenze interiori, ma non si identificano certamente con loro. Vedi, è come il discorso sulla ereditarietà: nel nostro sangue sono presenti delle predisposizioni genetiche che affondano la loro origine nel sangue di innumerevoli generazioni di persone che ci hanno preceduto, anche se, ovviamente, sono i caratteri genetici dei nostri genitori quelli che prevalgono. Ma è forse questo un motivo sufficiente per affermare che siamo la reincarnazione biologica dei nostri genitori? Credimi, tu non sei la reincarnazione della monaca e dell’avventuriero, ma l’Incarnazione dello Spirito che ha scelto il corpo nato dall’amore dei tuoi genitori e che contiene in sé anche le più diverse predisposizioni animiche presenti sulla Spira del tempo del tuo concepimento, per manifestarsi nel Creato nel ricorrente tentativo di redimerlo.

- Fermati, fermati! La Spira del tempo, l’Incarnazione, la Redenzione… ma perché non me le hai dette prima queste cose?

- Perché non eri pronto, non era ancora il momento. Ma ora basta così. Lascia perdere tutti questi ragionamenti che ti distraggono dalla concretezza della nuova vita che stai per iniziare. Ciò che è importante è vivere, non pensare; essere e non capire. La Verità si manifesterà in te come un Dono quando meno te l’aspetti, quando rinuncerai a volerla strappare al Mistero con la violenza dei tuoi ragionamenti.

E come vedrete fra poco, anche quella volta fu buon profeta. Quella fu l’ultima volta che discutemmo di questo argomento, ma confesso che la mia fede nella Reincarnazione uscì piuttosto scossa da questo colloquio. Nel corso della mia felice vita coniugale, di tanto in tanto ripensavo a quelle parole di Gigi che mi avevano fatto intuire quanto sia diversa, quanto sia più ampia nella sua semplicità, la Realtà rivelata dalle umane interpretazioni.
Circa trent’anni dopo quanto ho qui sopra raccontato, mi trovavo in Egitto con mia moglie per una breve vacanza. L’Hotel in cui eravamo alloggiati, aveva come Logo, come simbolo, la stilizzazione di quella che credo si chiami la Barca di Rà che era stata tratta da un pettorale che era comunemente portato dai Faraoni e dai sacerdoti.
L’illustrazione a colori dell’originale, era riportata su di un depliant che avevamo trovato in camera.
In essa Rà o il Sole, vi era rappresentato come un cerchietto incavato su di uno sfondo azzurro, da cui scaturiscono sette raggi che terminano con altrettante mani. Osservandolo ebbi una straordinaria illuminazione, perché ricordai i raggi luminosi che avevo notato tanti anni prima sulle spirali nel laboratorio di Gigi e all’improvviso capii le sue misteriose parole.
Per farla breve, compresi in un attimo tutti i più grandi misteri dell’universo e il motivo per cui essi sono nascosti all’umana intelligenza.
Qui mi fermo perché ho già detto tutto e cioè troppo. Ma poiché conosco bene la natura umana e so che non molti non saranno soddisfatti di un simile finale, darò il modo di passare un po’ di tempo nel tentativo di capire ciò che a me è stato donato gratuitamente e cioè in modo intuitivo.

Dopo aver letto più volte quanto sopra, occorre disegnare una spirale frazionata in tanti puntini adiacenti uno all’altro, che può essere chiamata Spirale del Tempo o anche Campo Magnetico del Ritmo. Poi, partendo dal vertice della spirale, vanno tracciati dei raggi tendenzialmente perpendicolari alle spire, passanti fra gli spazi vuoti esistenti fra i punti che costituiscono le spire stesse. Si possono chiamare tali raggi Ipotenuse Spaziali. Perché ipotenuse? Perché sono tali se viene costruita la spirale attorno ad un triangolo equilatero o meglio ancora, attorno ad un cono avente il diametro della base uguale alla lunghezza del lato. Ci si accorge così che i raggi disegnati in precedenza sulle spire, in realtà sono l’ipotenusa di tutti i triangoli rettangoli metà di triangoli equilateri, che possono essere costruiti unendo in un punto qualsiasi tali raggi in maniera perpendicolare con l’asse centrale della spirale che è anche l’altezza del triangolo equilatero o del cono su cui è stata disegnata. I cateti minori che uniscono l’ipotenusa con l’altezza, vanno chiamati Generatori del Tempo, mentre l’altezza o cateto maggiore, va chiamato Generatore dello Spazio o anche Tensore del Ritmo.

In questo modo vi ho praticamente descritto gli elementi principali che costituiscono il Segreto fondamentale della Creazione dell’Universo, che risiede appunto nei rapporti che intercorrono fra la spirale e il triangolo rettangolo, e che un tempo si insegnavano solo, dopo lunghe e difficilissime prove, a coloro che venivano iniziati nelle Scuole Misteriche e in particolare in quelle Pitagoriche.

Va adesso osservata la spirale coi suoi raggi che partono dal vertice, dall’Alfa: sono i Raggi di Rà, il Sole, il Cuore, il Centro da cui scaturisce la Luce, la Vita, ma anche l’Omega in cui tutto viene riassorbito.

I Raggi di Rà terminano con una mano non tesa, ma concava per ricevere, per riportare alla Fonte ciò che la Sorgente aveva donato. Quei Raggi sono i veicoli della Partecipazione o anche le Arterie della Comunione della Luce, mentre le varie Spire sono le Vene della Distribuzione delle Tenebre o anche della Differenziazione. Infatti dove le Tenebre si "incrociano" con la Luce, nascono le Scintille che si trasformano in particelle materiali in cui Luce e Tenebre si equilibrano diventando non solo il limite, ma i "mattoni" con cui sono costruite tutte le forme che contengono la vita in modo precario ed apparente.

Ma come si fa a spiegare con parole ciò che si può solo sentire, esperimentare interiormente?
Ricordo che a tale proposito Gigi diceva:

- Come si può far conoscere la libertà a chi è sempre vissuto in prigione? Come si può far conoscere la luce a chi è sempre vissuto nel buio? Se all’improvviso apri dall’esterno la porta di una prigione oscura, la luce del sole entrando abbaglierà il prigioniero che ti urlerà: Chiudi quella porta, disgraziato! Prima nelle mie tenebre ci vedevo, mentre adesso con la tua luce mi hai accecato!

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