Ratzinger chiede tolleranza zero

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Ghergon
00lunedì 1 ottobre 2007 23:22
Ratzinger chiede tolleranza zero

Chiesa e scandali, Papa Ratzinger toglie il velo e chiede tolleranza zero

Ignazio Ingrao

La questione morale è la nuova emergenza della Chiesa italiana.
A tre mesi dal successo del Family day la Chiesa finisce sul banco degli imputati. Sotto accusa parroci, religiosi e persino due vescovi. La Chiesa “non ha paura della verità” e “i vescovi hanno tutti gli elementi per dimostrare l’infondatezza delle accuse” contrattacca il segretario della Cei, Giuseppe Betori.

Ma Papa Ratzinger chiede il massimo rigore e non fa sconti.
Il primo decreto emesso dalla Congregazione per la dottrina della fede, il 27 maggio 2005 (un mese dopo l’elezione di Benedetto XVI), è stata la condanna di padre Gino Burresi, fondatore dei Servi del cuore immacolato di Maria, per abusi sessuali, abusi nella confessione e nella direzione spirituale. La causa era ferma da anni di fronte all’ex Sant’Uffizio.
Il Papa ha voluto inviare un messaggio chiaro ai vertici della Chiesa italiana: tolleranza zero, non c’è più spazio per coperture e reticenze.
Da quel momento si è voltato pagina, come testimoniano le drammatiche cronache dei mesi successivi: da padre Fedele Bisceglie di Cosenza a don Lelio Cantini di Firenze.
Abusi sessuali e malversazioni finanziarie sono i principali reati contestati a sacerdoti. In realtà si tratta di una piccolissima percentuale sul totale degli oltre 50 mila preti italiani. Ma sono casi che riempiono le cronache giudiziarie con un’inedita frequenza.
Il 7 marzo 2007 cambia la guida della Chiesa italiana. Angelo Bagnasco prende il posto del cardinale Camillo Ruini. E poche settimane dopo le cronache giudiziarie danno ampio risalto alle inchieste che chiamano in causa due fedelissimi di Ruini: l’arcivescovo di Siena, Antonio Buoncristiani, e il vescovo ausiliare di Firenze, Claudio Maniago. Il primo era stato inviato a suo tempo dal cardinale a commissariare Famiglia cristiana, ritenuta poco organica con la Cei. Il secondo è il braccio destro dell’ex segretario generale della Cei, il cardinale Ennio Antonelli.
Enfant prodige della Chiesa italiana, Maniago è stato ordinato vescovo a soli 44 anni, su indicazione del cardinale Ruini. Ora è finito sotto accusa per festini a luci rosse e malversazioni nella gestione dei beni della diocesi. Gli innocentisti gridano al complotto. I colpevolisti annunciano una “mani pulite” della Chiesa italiana. Le indagini della magistratura sono ancora in corso e le accuse restano tutte da provare.
La Chiesa italiana è divisa: c’è chi agita lo spettro degli scandali di pedofilia come negli Stati Uniti e c’è chi accusa la stampa di aver ordito una campagna denigratoria.
Massimo Camisasca, fondatore della Fraternità sacerdotale di San Carlo Borromeo, una delle congregazioni religiose più attive e ricche di vocazioni tra quelle sorte negli ultimi trent’anni, invita a considerare entrambi gli aspetti: “Al primo posto dobbiamo mettere l’urgente necessità di una riforma della Chiesa. Al secondo posto c’è l’indubbio attacco sferrato alla Chiesa da parte di quei poteri che puntano a ridurla a una forza solo spirituale, priva di incidenza nella storia”.
Camisasca cita la denuncia fatta da Ratzinger poche settimane prima di essere eletto Papa: “Nelle meditazioni per la via Crucis del Venerdì santo 2005 il futuro Benedetto XVI ha lamentato la sporcizia che vi è nella Chiesa. La veste e il volto così sporchi della Chiesa ci sgomentano, ha scritto Ratzinger. Parole molto forti che danno idea di quanto sia chiara nella mente del Papa l’urgenza di una riforma della Chiesa. Benedetto XVI ha voluto dare un altro segnale molto forte in questa direzione: presto sarà beatificato Antonio Rosmini che denunciò le cinque piaghe della Chiesa e venne messo all’indice”.
La riforma della Chiesa per Camisasca deve partire dall’alto: “Si sente l’urgenza di porre mano a una riforma delle procedure con le quali vengono designati i vescovi. La Chiesa ha urgente bisogno di pastori: vescovi che siano capaci di prendersi cura dei propri sacerdoti, che li aiutino a discernere la propria vocazione e che seguano attentamente i seminari dove vengono formati i futuri preti”.
Una nuova tensione morale, insomma, “che coinvolga tutta la comunità cristiana senza occultare o minimizzare le mancanze e le difficoltà che oggi si presentano. Una Chiesa reticente sui propri peccati offre maggiori argomenti ai propri accusatori”.
D’altro canto il sacerdote invita a non sottovalutare “l’evidente attacco mediatico sferrato contro la Chiesa in generale e quella italiana in particolare”.
La principale ragione sta, a suo avviso, nelle posizioni assunte da Papa Benedetto XVI. Anche in questo senso si può fare un paragone con quanto accaduto negli Stati Uniti: la Chiesa americana è stata duramente attaccata sulla pedofilia per impedirle di alzare la voce contro il conflitto in Iraq voluto dall’amministrazione Bush.

“Oggi le parole di Ratzinger, che ripropone la forza dell’avvenimento cristiano contro la dittatura del relativismo, danno molto fastidio. Così come il continuo richiamo del Papa ai valori non negoziabili: vita, famiglia, libertà religiosa e libertà di educazione. Giovanni Paolo II proponeva con forza il medesimo messaggio ma la stampa e l’opinione pubblica sembravano concentrarsi più sul suo carisma mediatico che sulle sue parole esigenti. Con Ratzinger, invece, la reazione della cultura laica e dei mass media non si è fatta attendere”.

Analoga convinzione esprime lo storico Giovanni Miccoli, autore di un recente saggio che mette a confronto il pontificato degli ultimi due papi (In difesa della fede. La Chiesa di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, Rizzoli): “Il messaggio di Benedetto XVI si caratterizza per una decisa contrapposizione ad alcuni aspetti essenziali della civiltà odierna. In primo luogo la tradizione illuministica. A essa Ratzinger riconosce il merito di alcune acquisizioni importanti come il rispetto dei diritti dell’uomo. Ma gravissimo torto dell’illuminismo per Ratzinger è quello di aver misconosciuto le radici cristiane, escludendo Dio dalla coscienza pubblica e imponendo il relativismo etico”.
Secondo Benedetto XVI, spiega Miccoli, “l’uomo contemporaneo è minacciato da una cultura che fa della libertà la misura di tutto, aprendo la strada a conflitti devastanti, come nel caso dell’aborto o dell’eutanasia”.
A questo, osserva lo storico, si aggiunge “un’enfatizzazione del ruolo del magistero che richiede obbedienza da parte dei fedeli senza possibilità di essere messo in discussione”, come su temi quali il celibato ecclesiastico e l’omosessualità. La Chiesa di Ratzinger insomma non accetta compromessi con il mondo contemporaneo. E non fa sconti a chi non rispetta le regole.

Panorama.it




BAGAVAN
00lunedì 1 ottobre 2007 23:38
Re:
si ma è sempre intolleranza quella delle autorità religiose, mai una prevenzione provvidenziale, ma una cura estrema e tardiva, dopo molti anni di complicità e di omertà canonica!

non è certo una dimostrazione del disegno intelligente trascendentale di una chiesa celeste, che dovrebbe in teoria un giorno unirsi al corpo mistico di cristo; ma che schifo direbbe! non vorrebbe certo la chiesa celeste compromettere l'eterna santità con l'attuale immorale situazione ecclessiale militante.

chissà perchè la si chiama ancora santa romana chiesa?

meh... mi sembra di rivedere la storia medioevale della chiesa che ha ancora dei contenziosi con l'ex sant'ufizio.

buona notte chiesa, ci rivedremo al giudizio universale!

Ghergon, 01/10/2007 23.22:

Ratzinger chiede tolleranza zero

Chiesa e scandali, Papa Ratzinger toglie il velo e chiede tolleranza zero

Ignazio Ingrao

La questione morale è la nuova emergenza della Chiesa italiana.
A tre mesi dal successo del Family day la Chiesa finisce sul banco degli imputati. Sotto accusa parroci, religiosi e persino due vescovi. La Chiesa “non ha paura della verità” e “i vescovi hanno tutti gli elementi per dimostrare l’infondatezza delle accuse” contrattacca il segretario della Cei, Giuseppe Betori.

Ma Papa Ratzinger chiede il massimo rigore e non fa sconti.
Il primo decreto emesso dalla Congregazione per la dottrina della fede, il 27 maggio 2005 (un mese dopo l’elezione di Benedetto XVI), è stata la condanna di padre Gino Burresi, fondatore dei Servi del cuore immacolato di Maria, per abusi sessuali, abusi nella confessione e nella direzione spirituale. La causa era ferma da anni di fronte all’ex Sant’Uffizio.
Il Papa ha voluto inviare un messaggio chiaro ai vertici della Chiesa italiana: tolleranza zero, non c’è più spazio per coperture e reticenze.
Da quel momento si è voltato pagina, come testimoniano le drammatiche cronache dei mesi successivi: da padre Fedele Bisceglie di Cosenza a don Lelio Cantini di Firenze.
Abusi sessuali e malversazioni finanziarie sono i principali reati contestati a sacerdoti. In realtà si tratta di una piccolissima percentuale sul totale degli oltre 50 mila preti italiani. Ma sono casi che riempiono le cronache giudiziarie con un’inedita frequenza.
Il 7 marzo 2007 cambia la guida della Chiesa italiana. Angelo Bagnasco prende il posto del cardinale Camillo Ruini. E poche settimane dopo le cronache giudiziarie danno ampio risalto alle inchieste che chiamano in causa due fedelissimi di Ruini: l’arcivescovo di Siena, Antonio Buoncristiani, e il vescovo ausiliare di Firenze, Claudio Maniago. Il primo era stato inviato a suo tempo dal cardinale a commissariare Famiglia cristiana, ritenuta poco organica con la Cei. Il secondo è il braccio destro dell’ex segretario generale della Cei, il cardinale Ennio Antonelli.
Enfant prodige della Chiesa italiana, Maniago è stato ordinato vescovo a soli 44 anni, su indicazione del cardinale Ruini. Ora è finito sotto accusa per festini a luci rosse e malversazioni nella gestione dei beni della diocesi. Gli innocentisti gridano al complotto. I colpevolisti annunciano una “mani pulite” della Chiesa italiana. Le indagini della magistratura sono ancora in corso e le accuse restano tutte da provare.
La Chiesa italiana è divisa: c’è chi agita lo spettro degli scandali di pedofilia come negli Stati Uniti e c’è chi accusa la stampa di aver ordito una campagna denigratoria.
Massimo Camisasca, fondatore della Fraternità sacerdotale di San Carlo Borromeo, una delle congregazioni religiose più attive e ricche di vocazioni tra quelle sorte negli ultimi trent’anni, invita a considerare entrambi gli aspetti: “Al primo posto dobbiamo mettere l’urgente necessità di una riforma della Chiesa. Al secondo posto c’è l’indubbio attacco sferrato alla Chiesa da parte di quei poteri che puntano a ridurla a una forza solo spirituale, priva di incidenza nella storia”.
Camisasca cita la denuncia fatta da Ratzinger poche settimane prima di essere eletto Papa: “Nelle meditazioni per la via Crucis del Venerdì santo 2005 il futuro Benedetto XVI ha lamentato la sporcizia che vi è nella Chiesa. La veste e il volto così sporchi della Chiesa ci sgomentano, ha scritto Ratzinger. Parole molto forti che danno idea di quanto sia chiara nella mente del Papa l’urgenza di una riforma della Chiesa. Benedetto XVI ha voluto dare un altro segnale molto forte in questa direzione: presto sarà beatificato Antonio Rosmini che denunciò le cinque piaghe della Chiesa e venne messo all’indice”.
La riforma della Chiesa per Camisasca deve partire dall’alto: “Si sente l’urgenza di porre mano a una riforma delle procedure con le quali vengono designati i vescovi. La Chiesa ha urgente bisogno di pastori: vescovi che siano capaci di prendersi cura dei propri sacerdoti, che li aiutino a discernere la propria vocazione e che seguano attentamente i seminari dove vengono formati i futuri preti”.
Una nuova tensione morale, insomma, “che coinvolga tutta la comunità cristiana senza occultare o minimizzare le mancanze e le difficoltà che oggi si presentano. Una Chiesa reticente sui propri peccati offre maggiori argomenti ai propri accusatori”.
D’altro canto il sacerdote invita a non sottovalutare “l’evidente attacco mediatico sferrato contro la Chiesa in generale e quella italiana in particolare”.
La principale ragione sta, a suo avviso, nelle posizioni assunte da Papa Benedetto XVI. Anche in questo senso si può fare un paragone con quanto accaduto negli Stati Uniti: la Chiesa americana è stata duramente attaccata sulla pedofilia per impedirle di alzare la voce contro il conflitto in Iraq voluto dall’amministrazione Bush.

“Oggi le parole di Ratzinger, che ripropone la forza dell’avvenimento cristiano contro la dittatura del relativismo, danno molto fastidio. Così come il continuo richiamo del Papa ai valori non negoziabili: vita, famiglia, libertà religiosa e libertà di educazione. Giovanni Paolo II proponeva con forza il medesimo messaggio ma la stampa e l’opinione pubblica sembravano concentrarsi più sul suo carisma mediatico che sulle sue parole esigenti. Con Ratzinger, invece, la reazione della cultura laica e dei mass media non si è fatta attendere”.

Analoga convinzione esprime lo storico Giovanni Miccoli, autore di un recente saggio che mette a confronto il pontificato degli ultimi due papi (In difesa della fede. La Chiesa di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, Rizzoli): “Il messaggio di Benedetto XVI si caratterizza per una decisa contrapposizione ad alcuni aspetti essenziali della civiltà odierna. In primo luogo la tradizione illuministica. A essa Ratzinger riconosce il merito di alcune acquisizioni importanti come il rispetto dei diritti dell’uomo. Ma gravissimo torto dell’illuminismo per Ratzinger è quello di aver misconosciuto le radici cristiane, escludendo Dio dalla coscienza pubblica e imponendo il relativismo etico”.
Secondo Benedetto XVI, spiega Miccoli, “l’uomo contemporaneo è minacciato da una cultura che fa della libertà la misura di tutto, aprendo la strada a conflitti devastanti, come nel caso dell’aborto o dell’eutanasia”.
A questo, osserva lo storico, si aggiunge “un’enfatizzazione del ruolo del magistero che richiede obbedienza da parte dei fedeli senza possibilità di essere messo in discussione”, come su temi quali il celibato ecclesiastico e l’omosessualità. La Chiesa di Ratzinger insomma non accetta compromessi con il mondo contemporaneo. E non fa sconti a chi non rispetta le regole.

Panorama.it








Ghergon
00lunedì 1 ottobre 2007 23:41
Ma con che autorità parli della Chiesa?
Cosa ne sai tu dei disegni divini.
Voi laici state annaspando..
Ricorda che Cristo ha già vinto duemila anni fa.
BAGAVAN
00martedì 2 ottobre 2007 00:14
Re:
non fare la morale agli altri! tu certo non hai nessun potere dall'alto di intermediare tra dio e l'uomo, quindi nemmeno la chiesa ce l'ha e deve averlo!

i farisei credevano di avere autorità sui fedeli, ma gesù disse loro che avevano invece impedito ai fedeli di entrare nel regno del padre, e così la chiesa che ha assimilato il fariseismo fino ad oggi nega di fatto che ogni uomo è il solo interlocutore con la propria coscienza morale o etica, quindi vuole sempre essere la mediatrice tra gesù e l'uomo ma perde la ragione quando all'uomo nasconde la vera natura umana delle proprie reclute in seminario che diverranno sacerdoti più o meno frstrati sessualmente e sono già divenute oggi una mina pedofila vagante. altro che scandalizzarsi poi dopo, è meglio prevenire che curare, altrimenti la sentenza è sempre questo spauracchio del giudizionuniversale! e chi ci crede più!

magari nemmeno i sacerdoti!

Ghergon, 01/10/2007 23.41:

Ma con che autorità parli della Chiesa?
Cosa ne sai tu dei disegni divini.
Voi laici state annaspando..
Ricorda che Cristo ha già vinto duemila anni fa.




=FRANCESCKA=
00martedì 2 ottobre 2007 02:43
Re: Re:
BAGAVAN, 02/10/2007 0.14:

non fare la morale agli altri! tu certo non hai nessun potere dall'alto di intermediare tra dio e l'uomo, quindi nemmeno la chiesa ce l'ha e deve averlo!

i farisei credevano di avere autorità sui fedeli, ma gesù disse loro che avevano invece impedito ai fedeli di entrare nel regno del padre, e così la chiesa che ha assimilato il fariseismo fino ad oggi nega di fatto che ogni uomo è il solo interlocutore con la propria coscienza morale o etica, quindi vuole sempre essere la mediatrice tra gesù e l'uomo ma perde la ragione quando all'uomo nasconde la vera natura umana delle proprie reclute in seminario che diverranno sacerdoti più o meno frstrati sessualmente e sono già divenute oggi una mina pedofila vagante. altro che scandalizzarsi poi dopo, è meglio prevenire che curare, altrimenti la sentenza è sempre questo spauracchio del giudizionuniversale! e chi ci crede più!

magari nemmeno i sacerdoti!








QUOTO!QUOTO! [SM=g27811] [SM=x268955]
BAGAVAN
00martedì 2 ottobre 2007 21:55
Re: Re: Re:
Io sto tenendo d'occhio anche la romania, si parla di gettizzazione omofoba se andasse su la democrazia cristiana, detto tutto!

buona notte Franceska, [SM=x268963] ciao stammi bene, in fondo in fondo sono ancora un bravo ragaazzo!

[SM=x268951] ironia su me stesso [SM=x268943] forse! [SM=x268945] alla propria rinascita uscirò dal cappello di un mago [SM=x268951]

=FRANCESCKA=, 02/10/2007 2.43:




QUOTO!QUOTO! [SM=g27811] [SM=x268955]

venite fratelli alieni!




Ghergon
00martedì 2 ottobre 2007 22:49
Re: Re: Re:
=FRANCESCKA=, 10/2/2007 2:43 AM:




QUOTO!QUOTO! [SM=g27811] [SM=x268955]



Ah si eh? grr [SM=g27826] [SM=g27826] [SM=g27826] [SM=g27828]


Ghergon
00martedì 2 ottobre 2007 23:25
Ma bagavan è un giornale laico, non ti è piacuto l'articolo?
rastha
00mercoledì 3 ottobre 2007 01:20
non conta nulla il perdono?
Ghergon, 01/10/2007 23.22:

Ratzinger chiede tolleranza zero

Chiesa e scandali, Papa Ratzinger toglie il velo e chiede tolleranza zero

Ignazio Ingrao

La questione morale è la nuova emergenza della Chiesa italiana.
A tre mesi dal successo del Family day la Chiesa finisce sul banco degli imputati. Sotto accusa parroci, religiosi e persino due vescovi. La Chiesa “non ha paura della verità” e “i vescovi hanno tutti gli elementi per dimostrare l’infondatezza delle accuse” contrattacca il segretario della Cei, Giuseppe Betori.

Ma Papa Ratzinger chiede il massimo rigore e non fa sconti.
Il primo decreto emesso dalla Congregazione per la dottrina della fede, il 27 maggio 2005 (un mese dopo l’elezione di Benedetto XVI), è stata la condanna di padre Gino Burresi, fondatore dei Servi del cuore immacolato di Maria, per abusi sessuali, abusi nella confessione e nella direzione spirituale. La causa era ferma da anni di fronte all’ex Sant’Uffizio.
Il Papa ha voluto inviare un messaggio chiaro ai vertici della Chiesa italiana: tolleranza zero, non c’è più spazio per coperture e reticenze.
Da quel momento si è voltato pagina, come testimoniano le drammatiche cronache dei mesi successivi: da padre Fedele Bisceglie di Cosenza a don Lelio Cantini di Firenze.
Abusi sessuali e malversazioni finanziarie sono i principali reati contestati a sacerdoti. In realtà si tratta di una piccolissima percentuale sul totale degli oltre 50 mila preti italiani. Ma sono casi che riempiono le cronache giudiziarie con un’inedita frequenza.
Il 7 marzo 2007 cambia la guida della Chiesa italiana. Angelo Bagnasco prende il posto del cardinale Camillo Ruini. E poche settimane dopo le cronache giudiziarie danno ampio risalto alle inchieste che chiamano in causa due fedelissimi di Ruini: l’arcivescovo di Siena, Antonio Buoncristiani, e il vescovo ausiliare di Firenze, Claudio Maniago. Il primo era stato inviato a suo tempo dal cardinale a commissariare Famiglia cristiana, ritenuta poco organica con la Cei. Il secondo è il braccio destro dell’ex segretario generale della Cei, il cardinale Ennio Antonelli.
Enfant prodige della Chiesa italiana, Maniago è stato ordinato vescovo a soli 44 anni, su indicazione del cardinale Ruini. Ora è finito sotto accusa per festini a luci rosse e malversazioni nella gestione dei beni della diocesi. Gli innocentisti gridano al complotto. I colpevolisti annunciano una “mani pulite” della Chiesa italiana. Le indagini della magistratura sono ancora in corso e le accuse restano tutte da provare.
La Chiesa italiana è divisa: c’è chi agita lo spettro degli scandali di pedofilia come negli Stati Uniti e c’è chi accusa la stampa di aver ordito una campagna denigratoria.
Massimo Camisasca, fondatore della Fraternità sacerdotale di San Carlo Borromeo, una delle congregazioni religiose più attive e ricche di vocazioni tra quelle sorte negli ultimi trent’anni, invita a considerare entrambi gli aspetti: “Al primo posto dobbiamo mettere l’urgente necessità di una riforma della Chiesa. Al secondo posto c’è l’indubbio attacco sferrato alla Chiesa da parte di quei poteri che puntano a ridurla a una forza solo spirituale, priva di incidenza nella storia”.
Camisasca cita la denuncia fatta da Ratzinger poche settimane prima di essere eletto Papa: “Nelle meditazioni per la via Crucis del Venerdì santo 2005 il futuro Benedetto XVI ha lamentato la sporcizia che vi è nella Chiesa. La veste e il volto così sporchi della Chiesa ci sgomentano, ha scritto Ratzinger. Parole molto forti che danno idea di quanto sia chiara nella mente del Papa l’urgenza di una riforma della Chiesa. Benedetto XVI ha voluto dare un altro segnale molto forte in questa direzione: presto sarà beatificato Antonio Rosmini che denunciò le cinque piaghe della Chiesa e venne messo all’indice”.
La riforma della Chiesa per Camisasca deve partire dall’alto: “Si sente l’urgenza di porre mano a una riforma delle procedure con le quali vengono designati i vescovi. La Chiesa ha urgente bisogno di pastori: vescovi che siano capaci di prendersi cura dei propri sacerdoti, che li aiutino a discernere la propria vocazione e che seguano attentamente i seminari dove vengono formati i futuri preti”.
Una nuova tensione morale, insomma, “che coinvolga tutta la comunità cristiana senza occultare o minimizzare le mancanze e le difficoltà che oggi si presentano. Una Chiesa reticente sui propri peccati offre maggiori argomenti ai propri accusatori”.
D’altro canto il sacerdote invita a non sottovalutare “l’evidente attacco mediatico sferrato contro la Chiesa in generale e quella italiana in particolare”.
La principale ragione sta, a suo avviso, nelle posizioni assunte da Papa Benedetto XVI. Anche in questo senso si può fare un paragone con quanto accaduto negli Stati Uniti: la Chiesa americana è stata duramente attaccata sulla pedofilia per impedirle di alzare la voce contro il conflitto in Iraq voluto dall’amministrazione Bush.

“Oggi le parole di Ratzinger, che ripropone la forza dell’avvenimento cristiano contro la dittatura del relativismo, danno molto fastidio. Così come il continuo richiamo del Papa ai valori non negoziabili: vita, famiglia, libertà religiosa e libertà di educazione. Giovanni Paolo II proponeva con forza il medesimo messaggio ma la stampa e l’opinione pubblica sembravano concentrarsi più sul suo carisma mediatico che sulle sue parole esigenti. Con Ratzinger, invece, la reazione della cultura laica e dei mass media non si è fatta attendere”.

Analoga convinzione esprime lo storico Giovanni Miccoli, autore di un recente saggio che mette a confronto il pontificato degli ultimi due papi (In difesa della fede. La Chiesa di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, Rizzoli): “Il messaggio di Benedetto XVI si caratterizza per una decisa contrapposizione ad alcuni aspetti essenziali della civiltà odierna. In primo luogo la tradizione illuministica. A essa Ratzinger riconosce il merito di alcune acquisizioni importanti come il rispetto dei diritti dell’uomo. Ma gravissimo torto dell’illuminismo per Ratzinger è quello di aver misconosciuto le radici cristiane, escludendo Dio dalla coscienza pubblica e imponendo il relativismo etico”.
Secondo Benedetto XVI, spiega Miccoli, “l’uomo contemporaneo è minacciato da una cultura che fa della libertà la misura di tutto, aprendo la strada a conflitti devastanti, come nel caso dell’aborto o dell’eutanasia”.
A questo, osserva lo storico, si aggiunge “un’enfatizzazione del ruolo del magistero che richiede obbedienza da parte dei fedeli senza possibilità di essere messo in discussione”, come su temi quali il celibato ecclesiastico e l’omosessualità. La Chiesa di Ratzinger insomma non accetta compromessi con il mondo contemporaneo. E non fa sconti a chi non rispetta le regole.

Panorama.it








Per quanto gravi e per quanti peccati possano aver fatto gli uomini sarà tutto perdonato in presenza della fede verso lo spirito santo che tanto ha fatto per gli uomini attraverso Gesù e suo Padre.

Il solo peccato che non sarà perdonato invece è il peccato commesso contro quello che tutto ha voluto e permesso, anche il perdono.

E' proprio a cuasa di quella mancanza di quella fede chiesta agli uomini come unica qualità che sarà operato un giudizio.

Benedetto fà bene a dare un'ordine più severo che richiami gli uomini alla fede e li distolga dai vizi terreni, lui però lo sà già che quel giudizio è all'opera e secondo quella volontà.

Cosa conterà l'etica e la scienza chi potranno guidare o salvare?
Esse rappresentano soltanto il modo dei governi per allontanare gli uomini dalla fede, ma nessuno ha visto fin'ora quello che è in italia nessuno ha capito ancora con cosa hanno a che fare gli uomini, o meglio i governi lo sanno ma fanno le leggi contro Dio e la sua chiesa .
A cosa sarà servito allora ai governanti schierarsi dalla parte del male e sviare l'umanità quando questo sarà liberato?


Cosa ci guadagneranno se non una condanna sicura?

Ciao Ghergon
rasthafari
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