Romano Guardini

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LettereDiBerlicche
00domenica 10 gennaio 2010 23:45
LettereDiBerlicche
00lunedì 11 gennaio 2010 00:34
SATANA, IL NEMICO, NEL PENSIERO DI ROMANO GUARDINI di Francesco Lamendola
quello che segue è uno stralcio piuttosto impegnativo.

Buona lettura.

[SM=g10765]
LettereDiBerlicche
00lunedì 11 gennaio 2010 00:34
Abbiamo già avuto occasione di occuparci del pensiero del grande teologo tedesco Romano Guardini (Verona, 1885- Monaco di Baviera, 1968) nel saggio La riflessione sul potere nel pensiero di Romano Guardini (sul sito di Arianna Editrice). In quella sede avevamo concentrato la nostra attenzione su un aspetto ben preciso dell'etica del pensatore cattolico: quello, appunto, relativo alla natura e ai limiti del potere in rapporto alla sfera del politico, così come a quella della vita individuale.
Ora, invece, desideriamo soffermarci su un altro aspetto particolare della sua riflessione teologica: la presenza del Male nel mondo e nell'animo umano; non di una generica tendenza al male o, agostinianamente, del male come privazione ontologica del bene; bensì del Male con la M maiuscola, del Male come realtà personale e individuale. Si tratta di un aspetto "scomodo" del pensiero teologico, non solo di Guardini, ma di tutta la concezione cristiana; tanto è vero che non sono certo pochi i teologi à la page che cercano in ogni modo - specialmente dopo il Concilio Vaticano II, e nonostante alcune chiare e inequivocabili prese di posizione del magistero ecclesiastico - di minimizzarne la portata e di presentare ai credenti un concetto di "male" in sedicesimo, come realtà impersonale che l'uomo, sulla scia dell'eresia pelagiana, può contrastare benissimo con le proprie forze e con la propria libera volontà.
Eppure, qui risiedono i due misteri centrali della teologia cristiana: il mistero della Grazia e quello della divina Incarnazione. A che cosa servirebbe la Grazia, se la persona umana avesse in sé medesima la capacità di optare, senza alcuna incertezza, per il bene; nonché quella di raggiungerlo e conservarlo, senza alcun aiuto soprannaturale? E per quale motivo la Persona Divina si sarebbe incarnata in Gesù Cristo; perché Cristo, assunta su di sé la condizione umana, sarebbe morto e risorto, dal momento che gli uomini non recano in sé le conseguenze della Caduta e non hanno alcun bisogno di essere salvati? È facile vedere, pertanto, che quelle tendenze del pensiero cristiano contemporaneo che tendono a mettere sullo sfondo, o addirittura a negare, la consistenza ontologica e personale del Male, quasi fosse un residuo del dualismo persiano (che gli Ebrei avrebbero assimilato durante l'esilio a Babilonia e che i Cristiani avrebbero ereditato da essi), vengono a minare, forse inconsapevolmente, le basi stesse della concezione cristiana: niente Male, niente peccato, niente Incarnazione, niente Grazia.
Già nel precedente lavoro avevamo avuto modo di soffermarci sulla convinzione di Romano Guardini circa l'esistenza di un Essere personale interamente dedito al male dell'umanità, che insidia la creazione di Dio nelle vesti di Suo "avversario". Secondo il filosofo tedesco di origine italiana, l'irruzione di Satana nel mondo è facilitata dai meccanismi della società moderna e, in modo particolare, dal "vuoto" morale e psicologico che si forma all'interno della coscienza umana, là dove l'atteggiamento prevalente di essa è quello della infedeltà verso l'Essere, verso l'armonia del piano provvidenziale sotteso alla creazione.
Nel suo libro Il potere (titolo originale: Die Macht, Würzburg, 1951; traduzione italiana di Marisetta Paronettoo Valier, Brescia, Morcelliana, 1954; 1963, pp. 19-20), egli chiarisce questo concetto con estrema lucidità e precisione:

"Il vuoto che si forma non dove la persona scompare, poiché essa non può essere né rigettata dall'uomo né tolta all'uomo, ma là dove essa viene ignorata, negata, violentata non si limita a rimanere tale: ciò significherebbe che in un certo modo l'uomo diventa un essere naturale e la sua potenza una energia della natura. Il che non è possibile. In verità quel vuoto rappresenta una infedeltà divenuta atteggiamento permanente e là dove manca il padrone, si avanza un'altra iniziativa, quella demoniaca. Nella sicurezza della sua fede nel progresso, il secolo diciannovesimo ha deriso la figura del demonio, diciamo più onestamente e più esattamente, di satana; ma chi è capace di vedere non ride. Sa che egli esiste ed è al lavoro. Certo anche il nostro tempo non si pone di fronte alla sua realtà effettiva. Quando parla di 'demoniaco', come tanto spesso avviene, non c'è serietà nelle sue parole. Per lo più sono vane chiacchiere; e dove sene parla sul serio si esprime una paura indistinta o si intende qualche stato psicologico, ovvero qualcosa di simbolico. Quando la scienza delle religioni, e la psicologia del profondo, il dramma, il film, il romanzo d'appendice parlano di demoniaco, esprimono semplicemente il sentimento che ci sia nella esistenza un elemento di disarmonia, di contraddizione, di malizia, qualche cosa di estremamente incomprensibile e di sinistro che emerge con particolare evidenza in date situazioni individuali e storiche ed al quale corrisponde una particolare angoscia. In realtà si tratta non del 'demoniaco', ma di Satana. E chi sia Satana lo dice in modo completo solo la Rivelazione."

LiviaGloria
00lunedì 11 gennaio 2010 08:50
Grazie Maura,certamente molto interessante e concordo anche io su tale tematica.
[SM=g27823]
LettereDiBerlicche
00lunedì 11 gennaio 2010 14:49
Per quanto riguarda le situazioni storiche nelle quali emerge con particolare evidenza questa presenza sinistra e personale, Guardini non ha esitazioni nell'indicare la minaccia di autodistruzione dell'intera umanità; minaccia più che mai incombente allorché egli, appena sei anni dopo il "fungo" di Hiroshima, scriveva Il potere. Mai prima di allora la libertà umana era giunta alle soglie di un simile abisso: della possibilità, cioè, di annichilire se non la creazione stessa, la vita (e non solo umana) che di essa appare il coronamento e il punto culminante, in quanto creazione divenuta autocosciente.
Romano Guardini, comunque, si è occupato in un altro suo libro, e in maniera specifica, del grande mistero rappresentato dal Male; di questa spina confitta sanguinosamente nella carne viva della creazione divina. Si tratta del fondamentale saggio Il Signore. Considerazioni sulla vita e la persona di Gesù Cristo (edizione originale 1937), dal quale riportiamo il passo centrale che si riferisce a Satana, "principe del mondo" (traduzione italiana Milano, Vita e Pensiero, 1949, pp. 115-116 e 118-119).


"Per Gesù non esiste soltanto la possibilità del male, che è nella libertà umana; neppure soltanto l'inclinazione al male, che proviene dalla colpa dell'individuo e dei progenitori, ma una potenza personale che vuole sistematicamente il male. Non solo valori in sé buoni li vuole sinistramente o chiudendo un occhio sul male, ma vuole il male stesso. Vi è qualcuno che è espressamente schierato contro Dio, che vuole strappare il mondo dalle mani di Dio, schiantare lo stesso Dio. Siccome però Dio è il bene, il programma può avverarsi soltanto nel senso di voler ridurre il mondo allo stato di sterminio e di ribellione a Dio.
"Quando la Scrittura afferma che satana produce quelle tenebre le quali non comprendono la luce che viene da Dio, e conduce l'uomo alla perdizione, lui che fu «omicida fin da principio» (Giov., 8, 44),intende precisamente questo. Sempre secondo la Scrittura, satana è dominatore di un regno. Egli ricama sul male una contraffazione di ordine, dove il cuore dell'uomo, il suo spirito, le sue azioni ed iniziative, le sue relazioni con uomini e cose stanno in rapporto apparentemente logico, ma realmente assurdo. Ne parlano soprattutto i grandi discorsi di Giovanni nel Vangelo: Satana intento a instaurare un regno contro il santo regno di Dio, un mondo in opposizione alla crescente nuova creazione divina. Questo non ha nulla a che fare con ciò che vaneggia, poniamo, il pensiero romantico, quando parla di un polo opposto a Dio; di tenebre in antagonismo con la luce; di male contro il bene, in funzione di economia per il tutto, nel senso che la vita risulti dal gioco contrastante di queste due potenze.
"Tali pensieri non sono cristiani e, del resto, sono quasi sempre frivoli. Dio non ha nessun polo opposto. Dio vive in se stesso di pura santità e libertà, e basta a se stesso. Egli solo è l'Ente Verace, e accanto a lui e di fronte a lui non esiste altro. Satana non è principio, non è potenza primordiale, ma è una creatura corrotta, caduta nella rivolta, che presume erigere contro Dio un desolato regno di inganno e di confusione. Egli ha forza, senza dubbio, ma unicamente in quanto l'uomo ha peccato. Di fronte al cuore saldo nell'umiltà e nella verità Satana non può nulla. Tanto si estende il suo potere quanto si estende la colpa dell'uomo. E dura fino al giudizio, non oltre. Lungo tratto in sé, perché ogni istante di male è terribilmente lungo per l'umanità che soggiace alla sua minaccia, ma tanto breve nei confronti dell'eternità… «Presto, come dice l'Apocalisse (3,11; 22, 7), non è più».
"Gesù sa di essere inviato contro Satana: con la verità divina scinderà le tenebre causate da lui; al sole della carità scioglierà i crampi dell'egoismo e la rigidezza dell'odio; con la forza edificatrice di Dio riparerà le devastazioni del maligno; con la sua santa purezza dissiperà il fango che Satana aduna nell'uomo schiavo dei sensi. Così Gesù combatte contro lo spirito d'iniquità; cercando di farsi strada nell'anima umana messa a soqquadro, per illuminare la coscienza, destare il cuore, e infondere moto alle buone risorse.
"Satana oppone resistenza, anzi egli stesso attacca. La tentazione nel deserto è già un assalto del genere, con l'intento di abbassare Gesù a un concetto vile della sua missione e corrompere la sua volontà redentrice, commutandola in egoismo (Mt., 4, 1-11). Satana suscita nei cuori umani lo scandalo. Fa in modo che siano irritati. Ne indura il senso, affinché respingano la buona novella. Crea l'intimo inganno, cosicché essi, sotto parvenza di zelare la disciplina e l'onore di Dio, si ribellino al suo Figliuolo. Ottiene che nell'ora della infinita possibilità si compia l'incomprensibile: che cioè il contraente del patto respinga la fede, insorga anzi contro l'Inviato di Dio, e lo calpesti.
"Ma Gesù, imperturbabile, sta. In tersa chiarezza egli persegue la redenzione. Non si lascia scuotere da nessun avversario. Non attenua di un pollice il suo messaggio. Non si lascia nemmeno trascinare all'odio a rispondere con la stessa moneta, dalla violenza allo spirito della violenza, dal cavillo a una prudenza perversa, ma lancia risolutamente il mandato divino, la santa realtà del regno di Dio. Non potendolo pertanto vincere in ciò che gli è proprio, Satana lo conculca nell'umanità, ma proprio ciò che confonde la grande possibilità messianica arreca la redenzione. Gesù vede che con la sua forza immediata non infrange l'ostinazione. Qui egli è debole. L'amore ,la grazia, «la luce, che pure è la vita degli uomini» (Giov., 1, 4), non sono in grado di penetrare. Allora l'intenzione del Redentore spazia nel cielo incomprensibile della maestà del sacrificio: egli accetta la catastrofe in funzione espiatrice. Quello che dovrebbe annientare diviene liberazione. (…)
"L'uomo moderno ha tolto di mezzo Satana ed il suo regno. La cosa avvenne in modo curioso. Si è incominciato col metterlo in ridicolo; poi, a grado a grado, se ne è fatto una figura comica. Un po' l'abbiamo tutti nel sangue questa tendenza, tant'è vero che è assai difficile tracciare una descrizione del diavolo senza che essa ricada sempre da capo nel comico. Alla base sta originariamente un sentimento cristiano: l'ironia dell'anima redenta contro il signore di un tempo. Senonché questo ludibrio nel credente divenne riso nel miscredente, e pure questo serve di nuovo alla causa di Satana: in nessun posto infatti egli domina con maggior sicurezza come là dove gli uomini si ridon di lui… O se ne è fatto un eroe. Se ne è ricamata la maestà del male, la sublimità della disperazione, la tenebrosa potenza necessaria alla feracità della vita, che «pensa il male ed opera il bene», e di lì una odiosa venerazione… O si è preteso provare che il sapere cristiano intorno a Satana sia qualche cosa di simile alla fede dei demoni, la quale dappertutto ha i suoi corsi e ricorsi, secondo determinati gradi religiosi, e viene gradatamente superata; un'azione di certe tensioni psicologiche destinata a scomparire non appena il soggetto è più sano e più libero…
"L'uomo d'oggi - consapevole o inconsapevole, e in quest'ultimo caso al prezzo di risonanze ancor più profonde - ha una volontà spirituale a modo suo. Così l'esistenza sarebbe insieme naturale e ideale: come naturale, una compagine di forze e sostanze fisiche; come ideale, una compagine di leggi, valori, norme. Non è personalmente che dev'essere determinata. L'essere persona l'uomo lo rivendica per sé solo. Di fronte a lui si devono dare soltanto realtà impersonali e norme impersonali. Ammettere alla base della natura alcunché di personale varrà per lui come forma poetica: non appena si fa sul serio, egli lo spiega come superstizione mitologica… Il Cristianesimo invece dice: l'essere, in ultima analisi, dev'essere determinato dalla persona. Questa è la sua aspettazione!
"Vi è però qualcuno che lo vorrebbe volgere al male. Beninteso, egli non si presenta com'è, anzi, per celarsi, invoca proprio concretezza e ragione. Sul terreno della scienza, che vuol essere pura oggettività, ottenebra l'occhio perché non colga l'immediata evidenza; suscita un'interminabile contraddizione ove un asserto nega l'altro; una distinzione della comunanza di spirito, per cui lo studioso finisce per confinarsi sempre da capo nella rigida specializzazione. Dalla razionalità tecnicamente e umanamente orientata ha tratto la macchina dell'attuale ordine economico, fucina di schiavi - o preferiremo affermare che, nella sua prudenza, l'uomo sia diventato insipiente al punto da prendere il mezzo per il fine e da fare del signore della macchina il suo servo? Se così fosse avremmo precisamente l'espressione del demoniaco…Ed altro ancora. Non è certo agevole vedere e descrivere, poiché l'oggetto stesso in questione entra nell'occhio e l'acceca. La confusione di quello che avviene, la cecità nello sguardo, l'aridità nel cuore e il falso orientamento nella volontà - costituiscono una sola ed identica cosa. Chi vi resta impigliato, scorge solo cose, fatti, conseguenze, logica, e non mai il nemico.
"Gesù l'ha messo al muro; gli ha guardato negli occhi e l'ha vinto. Nella misura in cui diventiamo capaci di guardare con gli occhi di Cristo, anche noi lo vediamo. Nella misura in cui lo Spirito e il cuore di Cristo si avvivano in noi, diventiamo signori sopra di lui… I savi, evidentemente, sorrideranno di tali pensieri."
LettereDiBerlicche
00lunedì 11 gennaio 2010 14:50
Re:
LiviaGloria, 11/01/2010 8.50:

Grazie Maura,certamente molto interessante e concordo anche io su tale tematica.
[SM=g27823]




mi fa piacere che ti interessi.
LiviaGloria
00lunedì 11 gennaio 2010 21:23
Sì,mi interessae mi piacerebbe sviluppare tale discorso comprando dei libri quando arrivo in Italia,ma dei buoni libri.

Per mio conto,anche quando "non ero cattolica",quando ero piccola e anche nel corso della mia vita,nonostante i vari periodi,non ho mai sorriso di satana,anzi...

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