Salute: cellulare favorisce il cancro? Per i giudici sì

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wheaton80
00lunedì 24 aprile 2017 14:40

TORINO – La notizia è destinata a far discutere e sicuramente accende il dibattito sull’utilizzo del telefono cellulare. Il tribunale di Ivrea ha condannato l’INAIL a pagare una rendita perpetua ad un dipendente Telecom, costretto a usare per motivi lavorativi il cellulare per più di 3 ore al giorno per circa 15 anni e poi colpito da neurinoma, un tumore benigno che interessa il nervo acustico. Come ha raccontato lo stesso dipendente, Roberto Romeo:“Non voglio demonizzare l’uso del telefono cellulare ma per evitare quello che mi è successo bisogna saperlo utilizzare in modo corretto. All’inizio pensavo di essermi preso un’infezione all’orecchio ma poi ho capito che la cosa era ben più grave (…). Per 15 anni ho fatto innumerevoli telefonate anche di venti e trenta minuti, a casa, in macchina. Poi ho iniziato ad avere la continua sensazione di orecchie tappate, di disturbi all’udito. E nel 2010 mi è stato diagnosticato il tumore. Ora non sento più nulla dall’orecchio destro perché mi è stato asportato il nervo acustico”. Un giudice quindi riconosce quanto già fatto dal 2001 dalla IARC, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, secondo cui le onde elettromagnetiche del telefonino hanno un effetto cancerogeno. L’Agenzia difatti ha classificato le onde elettromagnetiche tra i possibili cancerogeni e in questa lista (gruppo 2B) si ritrovano tutti gli agenti per i quali al momento esiste solo qualche sospetto di pericolosità per l’uomo. Il perito di parte nella causa, il professore Angelo Levis, ha esortato nel documento depositato in tribunale l’urgenza di revisionare le attuali linee guida finalizzate alla fissazione di limiti di esposizione realmente cautelativi. “I risultati delle indagini (…) non lasciano dubbi circa l’esistenza di un rapporto causa-effetto tra esposizione abituale e per lungo tempo ai telefoni mobili (TM – cellulari e cordless, analogici e digitali) e rischio – almeno raddoppiato e statisticamente significativo al 95% di probabilità – di tumori ipsilaterali alla testa: gliomi cerebrali, meningiomi e neurinomi acustici”.

Alessandra Caparello
21 aprile 2017
www.wallstreetitalia.com/salute-cellulare-favorisce-il-cancro-per-i-giu...
wheaton80
00sabato 6 luglio 2019 16:32
Via libera al 5G (senza studi)

Non la abbiamo votata. Non da cittadini, non da parlamentari italiani, non in Europa. Eppure è bastata una delibera dell’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) e, da gennaio, in 120 comuni italiani, sono state impiantate le antenne per il 5G, l’ultima tecnologia a radio frequenze millimetriche che permetterà connessioni super veloci. Il Belgio per il momento l’ha rifiutata e la Svizzera ha chiesto di sospendere le nuove installazioni (https://www.rsi.ch/news/svizzera/5G-dubbi-per-la-salute-11828612.html). Il motivo? “Non se ne conoscono gli effetti sulla salute. Non si sa se il livello delle radiazioni che nei prossimi anni interesserà la superficie terreste e l’atmosfera ci farà male oppure no. E se dovesse danneggiarci, quanto potrebbe farlo e in che forma”. Qui l’elenco dei comuni sperimentatori:

www.ilcambiamento.it/articoli/pericolo-elettrosmog-ecco-i-primi-120-comuni-dove-si-sperimen...

Carenza di studi
“Sul 5G non esistono studi in vitro (cellule), in vivo (cavie) ed epidemiologici”, ci spiega Livio Giuliani, dirigente di ricerca e biofisico, uno dei massimi esperti dell’argomento nonché estensore della prima legge italiana che nel 1998 fissò il tetto limite delle radiofrequenze. Allora c’era il 2G. “Da sempre sono previste cautele all’esposizione elettromagnetica; nel 1998 abbiamo revisionato gli studi scientifici esistenti e costruito la legge fissando per la prima volta un limite di esposizione (sei Volt metro per ogni intervallo di 6 minuti). Abbiamo aperto una strada sulla protezione ambientale che è stata poi seguita da molti Paesi. Durante il governo Monti però (effetto di un decreto) il nostro limite di sicurezza è stato “allentato” e l’esposizione calcolata nell’arco delle 24 ore. Così l’irradiazione consentita potrebbe aumentare di 1.440 volte in un intervallo di 6 minuti”:

www.pandoratv.it/il-mondo-nuovo-pnt-23-il-5g-e-linternet-delle-cose-livio-giu...

Nessuno ha protestato?

“No, il provvedimento non ebbe risonanza: la misura venne inserita nel “decreto crescita”. È stata la prima volta che un organismo tecnico come la CEI (al quale ci siamo ispirati per costruire la nostra legge che in Italia detta le norme per fare le misure elettriche e magnetiche) è stato soppiantato da una decisione politica”.

Perché occorre prudenza riguardo all’esposizione ai campi elettromagnetici? Che cosa si sa oggi?
“Già gli esperimenti condotti negli anni ‘70 sui pulcini mostrarono l’effetto tossico dei campi elettromagnetici sulle cellule, in particolare si osservò un’alterazione della pompa del calcio intracellulare. Significa che le onde interagiscono con i fondamenti della vita. Nel 2011 la IARC (l’agenzia dell’OMS che ricerca le sostanze cancerogene) stabilì che le radiazioni comprese fra i 30 kHz e i 300 Ghz (quindi anche i 2,6 Ghz del 4G e i 27,5 Ghz del 5G) sono possibili cancerogeni per l’uomo (Gruppo 2B). Sono almeno 10.000 gli studi che supportano il principio di precauzione (perfino il 27% di quelli finanziati dall’industria della telefonia)”.

Studi IARC: www.iarc.fr/wp-content/uploads/2018/07/pr208_E.pdf

Gli studi sul 2 e 3 G
Dopo il 2011 sono stati condotti due importanti studi sperimentali sul 2G e sul 3G dall’istituto Ramazzini italiano e dal National Toxological Program (NTP) americano. Entrambi sono arrivati agli stessi risultati analizzando diverse frequenze. È emersa nei topi un’incidenza maggiore di glioblastomi al cervello e di un raro tumore delle cellule del sistema nervoso di cuore e cervello (Schwann). Combinazione sono i due tipi di tumore emersi anche da uno studio epidemiologico sulla popolazione (Philps et al. Regno Unito): dopo 10 anni di utilizzo di telefono per almeno tre ore al giorno. “Una coincidenza tra studi osservazionali e sperimentali a migliaia di chilometri di distanza non può essere dovuta al caso”, ha fatto notare Fiorella Belpoggi, direttrice dell’Area Ricerca dell’Istituto Ramazzini e responsabile dello studio italiano:

www.ramazzini.org/comunicato/ripetitori-telefonia-mobile-listituto-ramazzini-comunica-gli-esiti-del-suo...

“Nei forti utilizzatori di cellulari sono state colpite le aree temporale e frontale, quelle più coinvolte durante l’uso del telefonino”, ha spiegato Belpoggi durante un’audizione parlamentare nel mese di febbraio.

L’incidenza
“L’evidenza degli studi in laboratorio e sull’uomo mostra un cancerogeno di bassa potenza”, ha aggiunto Belpoggi. “Ma si deve considerare che il numero delle persone esposte è altissimo, sono miliardi di persone in tutto il globo. È un problema di salute pubblica, dato che molte migliaia (se non milioni) potrebbero essere le persone suscettibili ai danni biologici da radiofrequenze”.

La lezione del passato
La ricercatrice del Ramazzini ricorda che “amianto, fumo di tabacco, benzene, formaldeide e altre sostanze hanno mostrato cancerogenicità in studi sperimentali decenni prima che le agenzie regolatorie prendessero provvedimenti restrittivi, fino al bando”. Che il benzene fosse coinvolto in tutte le leucemie, ad esempio, si sapeva dal 1979. Eppure…

Le aziende di tecnologia non sono tenute a presentare studi di sicurezza
“La telefonia è inspiegabilmente una zona franca. Per le normative mondiali qualsiasi prodotto abbia un impatto sulla salute deve essere corredato da studi di sicurezza. L’industria chimica produce corposi dossier di valutazione del rischio per ogni nuova sostanza immessa sul mercato, altrettanto bisognerebbe fare per le radiofrequenze. Anche l’industria automobilistica oggi è soggetta a valutazioni sulla sicurezza meccanica e delle emissioni, perché no la telefonia mobile? Se mi metto alla guida di un mezzo, a certe condizioni, so che potrei rischiare, ma appunto ‘so’ e mi assumo il rischio. Non solo. Tutti gli elettrodomestici devono superare i test di certificazione ma se non vi sono limiti chiari per il 5G come potranno certificare? Ai governi ricordo che oggi abbiamo tutti i mezzi per condurre studi adeguati, perché non ci impegniamo?”.

Sconti miliardari alle compagnie di telefonia

Livio Giuliani fa notare che la gara per il 5G porterà nelle casse dello Stato la metà dei miliardi che arrivarono nel 2000 per il 3G. “Evidentemente sono l’unico a stupirsi, nel 2000 l’Italia incassò 13,6 miliardi per concedere le frequenze alle varie compagnie. Quest’ultima gara ne porterà poco più di 6. Ho sentito esponenti del governo esultare e non ne capisco le ragioni…”.

L’Internet delle cose
Grazie al 5G si sperimentano i droni che volano sulle nostre teste; le spie nei cassonetti dell’immondizia (segnalano il momento di svuotarli); i sensori sui palazzi all’Aquila che al minimo tremolio chiudono i rubinetti del gas e lanciano l’allarme; le ambulanze smart. Arriveranno le auto senza conducente, i frigoriferi che mostrano quando un alimento è scaduto, gli elettrodomestici che si azioneranno a distanza e i campi di grano che diranno al contadino quando devono essere annaffiati. Il prezzo da pagare sono onde elettromagnetiche dappertutto, giorno e notte. Perché il 5G viaggia su frequenze altissime, ma che ha una “portata” di viaggio limitata. Richiede mini antenne disposte a distanza ravvicinata, ogni cento metri per poter connettere fino a un milione di oggetti per chilometro quadrato.

L’invito alla prudenza
Fiorella Belpoggi, intervistata da Massimo Mazzucco, rilancia il suo appello ai governi:“Non si tratta di tornare indietro e respingere in blocco le nuove tecnologie ma di conoscerle per darsi delle regole. Questo è lo sviluppo sostenibile: impostare le decisioni politiche sulla ricerca. Dopo una valutazione attenta si potrebbe decidere cosa dotare di strumenti super efficienti. Se ha senso un ospedale smart, magari non lo hanno un frigorifero o un pannolino da neonato dotato di 5G. Mi prendo la responsabilità di quello che conosco: quei tumori li ho visti. E tacere oggi è da criminali” (https://youtu.be/XJLFdzzu3vE).

Come difenderci

Da un lato vi sono le misure che possono mettere in atto i governi. Livio Giuliani ricorda che “le nostre leggi prevedono il principio di precauzione (legge quadro 36 del 2001) e, in Europa, la Risoluzione Ambientale del 2009, ove si osserva con orgoglio che 9 Paesi europei hanno rispettato i limiti di sicurezza stabiliti da noi. Questi testi sono il risultato di anni di battaglie e dimostrano che ha prevalso l’attenzione alla salute. Si tratta di un successo italiano nella protezione ambientale”.

Già, ma il 5G ha ottenuto il via libera con un decreto
“Occorre ricordare ai governi che non siamo al punto zero. E che abbiamo già gli strumenti per tutelarci”. Per quanto riguarda la protezione individuale ecco alcuni accorgimenti da privilegiare: meglio parlare al telefono con il viva voce tenendolo a 15-20 centimetri di distanza (come riportato nel foglietto illustrativo); l’auricolare con il filo, per un verso riduce l’esposizione, per l’altro funge da antenna. Quello senza filo si comporta come una radio. Non tenere lo smartphone nella tasca dei pantaloni, si è visto che le onde agiscono sulla motilità degli spermatozoi; non dare ai bambini iPad o telefonini connessi (soprattutto sui mezzi in movimento come treni, autobus o automobili), piuttosto scaricare film e canzoni e spegnere la connessione; abitudine, quest’ultima, da adottare durante la notte.

Gioia Locati
11 giugno 2019
blog.ilgiornale.it/locati/2019/06/11/via-libera-al-5g-senz...
wheaton80
00venerdì 12 luglio 2019 16:55
Il Progetto “5G-Monarch”, ovvero il 5G secondo Telecom Italia
A cosa serve il 5G? Ve lo dicono nel logo…



Il progetto europeo per il 5G si chiama appunto “Monarch”: come la farfalla “monarca” e come un terribile progetto di “ricondizionamento mentale” sperimentato nei decenni passati. L’acronimo è: MoNArch = Mobile Network Architecture. Ma la lettera ‘A’ della parola Monarch è un compasso: che tutti sanno essere il simbolo principe massonico. Il logo la dice lunga e non può essere casuale. Secondo molti studi, infatti, i campi elettromagnetici influenzano i pensieri. La tecnologia del 5G andrà quindi potenzialmente in qualche modo ad influire sul libero arbitrio? È probabilissimo che sia così. “5G MoNArch” non può non richiamare il famoso “Progetto Monarch”, creato dalla CIA tra gli anni ’50 e ’60, che veniva testato su civili e militari, con tecniche come l’elettroshock, l’ipnosi e le droghe e serviva per la disgregazione totale del soggetto psichico per farlo diventare uno “schiavo obbediente”. Oltre 2 milioni di americani (dati stimati dagli studiosi) sarebbero stati sottoposti a questo orribile trattamento. Il 5G, invece, sottopone la popolazione globale ad una sperimentazione con una roadmap intuibile grazie a questo video:



Il “Progetto Monarch”
Svolto all’ombra del popolo credulone, attraverso una moltitudine di mezzi manipolati, si trova una delle più diaboliche atrocità perpetrate su un segmento della razza umana, una forma di controllo mentale sistematico, che ha permeato ogni aspetto della società per quasi cinquant’anni. “Monarch”, monarca (in riferimento non solo, come molti credono, alla farfalla, simbolo dell’anima), è una parola chiave-accesso legata alla programmazione mentale e un progetto segreto di controllo mentale, inizialmente creato e supervisionato della Central Intelligence Agency e da specifici scienziati che studiarono la mente umana sotto tortura, deprivazione, ecc... Solo in seguito, sono entrati nella sperimentazione anche specifici battaglioni militari specializzati nella guerra psicologica, creando le truppe “delta” impiegate sui campi di battaglia (super-assassini senza emozioni). Altri soggetti vennero impiegati nei servizi segreti vaticani e per un sottobosco di persone dedite al satanismo, alla pedofilia, alla pornografia, creando lo “schiavo beta” (schiavi sessuali, solitamente bambini e donne, le cosiddette “bambole presidenziali”, molto richieste dalla Casa Bianca fin dai tempi dei Kennedy, fino ad arrivare ai Bush).

Nel progetto di controllo mentale MK-Ultra, da cui è derivato il Progetto Monarch, si sono impiegate molteplici droghe e successivamente anche frequenze acustiche, luminose e poi frequenze su etere (solitamente a onde corte). Tecnologia di controllo mentale su radiofrequenze o ad alta frequenza in cui riversare nel sistema parietale e nel lobo visivo immagini, parole, comandi, ecc... Oramai ci sono decine e decine di brevetti e forse il 5G non è altro che la messa in opera di uno o più brevetti con lo scopo di “arma silenziosa” con cui il Grande Fratello inizierà a riprogrammare la mente umana via etere. Tutto questo è ormai noto e confermato da documenti declassificati del governo USA, da individui precedentemente collegati all’Intelligence degli Stati Uniti, da scritti storici, da ricercatori ed esperti in controllo della mente, da pubblicazioni da parte di operatori della salute mentale, da interviste prese dai sopravvissuti, involontariamente sottoposti ad una forma altamente complessa di trauma e controllo mentale, conosciuta come “Programmazione Monarch”.

Fonti
www.telecomitalia.com/tit/it/innovazione/la-rete-5G-in-italia/5G-MoNA...
www.nogeoingegneria.com/librifilms/il-progetto-5g-monarch/

8 Luglio 2019
www.conoscenzealconfine.it/il-progetto-5g-monarch/
wheaton80
00venerdì 19 luglio 2019 23:15
5G Apocalypse



Documentario sui pericoli del 5G sottotitolato in italiano (segnalo una traduzione molto imprecisa in vari passaggi, ma cmq il tutto risulta comprensibile. E data l'importanza dell'argomento ne consiglio quindi l'attenta visione)
wheaton80
00martedì 6 agosto 2019 18:13
I sindaci contro il 5G

Il complotto del 5G si arricchisce di nuovi protagonisti: i sindaci. I primi cittadini di alcuni dei 120 Comuni scelti per la sperimentazione si sono messi di traverso. Pompu, Segariu e Noragugume, i tre paesini-laboratorio della Sardegna, hanno fermato il 5G. Poi è stata la volta di Cogne (Aosta), Ricaldone e Solonghello (Alessandria). L’ultimo a vietare le antenne è stato il sindaco di Scanzano Jonico, in Basilicata. Racconta oggi La Stampa:“Anche il CODACONS si è unito alla rivolta e ha annunciato «una crociata contro la nuova tecnologia. Abbiamo scritto agli ottomila sindaci italiani chiedendo loro di adottare provvedimenti simili». L’associazione dei consumatori ha anche presentato un esposto a 104 procure della Repubblica per indagare sui rischi per la salute. Il guru della rivolta è Maurizio Martucci, Presidente del Comitato Stop 5G:«Di questa nuova tecnologia si sa poco o nulla. Qualora ci sia anche un solo dubbio deve sempre prevalere il principio di precauzione per tutelare la salute dei cittadini». Il tam tam sui social ha diffuso numerose bufale sul 5G. Una semplice ricerca su Google ne svela decine (una su tutte:«Le radiazioni porteranno all’estinzione del genere umano»). I tecnoribelli, però, presentano come prove due studi scientifici indipendenti, uno dell’Istituto Ramazzini di Bologna e uno dello statunitense National Toxicology Program:«Entrambi attestano il nesso tra i campi elettromagnetici creati da 2G e 3G e il cancro», sostiene Martucci. Gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità ribattono che quelle ricerche non sono applicabili al 5G. Intanto, il dibattito su internet ultraveloce sta creando imbarazzo all’interno del M5S, creando una spaccatura. Cataldo Curatella, Presidente della Commissione «Smart Cities» nel Consiglio comunale di Torino e grillino della prima ora, ricorda le battaglie del Movimento delle origini per la tutela della salute:«Fa parte del nostro DNA. Da un anno proviamo a parlare con i nostri deputati ma ci hanno detto che sul 5G si è già deciso e non si torna indietro». La deputata Mirella Liuzzi, da parte sua, liquida le polemiche:«L’implementazione del 5G è stata approvata dalla base su Rousseau»”.

5 agosto 2019
www.nextquotidiano.it/sindaci-contro-5g/
wheaton80
00lunedì 2 settembre 2019 18:03
Apple e Samsung citati in giudizio per “rischio di cancro” causa radiazione di cellulari

Apple e Samsung dovranno affrontare un'azione collettiva per l’ipotesi sulle emissioni di radiofrequnza fino al 500% sopra la soglia stabilita dalle autorità statunitensi. Nel frattempo si accende il dibattito sui danni alla salute dagli smartphone. La causa è stata presentata nel distretto settentrionale della California dopo un’indagine del quotidiano Chicago Tribune che ha stabilito che il livello delle emissioni di radiofrequenza dei cellulari di Apple e Samsung, in particolare iPhone 8, iPhone X e Galaxy S8, “supera di gran lunga i limiti federali”. I rischi di tali livelli di radiazioni, continua il rapporto, includono “aumento del rischio di cancro, stress cellulare (…), danni genetici, peggioramento delle capacità di apprendimento e memoria, disturbi neurologici” e un elenco di altri problemi salutari. La Commissione Federale per le Comunicazioni (Federal Communications Commission) degli Stati Uniti esamina i telefoni in base al loro “tasso di assorbimento specifico”, misurato in watt di energia assorbita per chilogrammo di tessuto corporeo. Nessun cellulare acquistabile negli USA può superare 1,6 w/kg, mentre le leggi europee consentono 2w/kg. Tuttavia, gli attivisti della salute ritengono che questi limiti siano obsoleti.

In effetti, le norme furono stabilite dalla Commissione Federale per le Comunicazioni nel 1997 e si basarono in gran parte sui test condotti dalle forze armate degli USA che coinvolsero dei soldati da 100 kg. I bambini possono assorbire oltre il 150% di radiazioni telefoniche in più rispetto agli adulti e fino a dieci volte più radiazioni attraverso i loro crani. I ricercatori dicono che applicare ai bambini le norme del tasso di assorbimento specifico che non danneggiano l’elite dell’esercito non è un atteggiamento adeguato. Praticamente nessuno dei querelanti nella causa afferma di aver sofferto di malattie o problemi di salute. Eppure stanno facendo causa a Apple e Samsung con l’accusa di averli indotti in errore nell'acquistare dispositivi potenzialmente pericolosi. L'imminente lancio delle infrastrutture di telefonia mobile 5G ha generato dei campanelli d'allarme. I ripetitori 5G usano onde radio più corte rispetto a quelli della attuale generazione, il che significa che più città americane si adegueranno all'uso del 5G, più ripetitori dovranno essere costruiti per garantirne la copertura. Tuttavia, queste onde più corte viaggiano ad una frequenza molto più alta rispetto alle precedenti, risultando in una maggiore esposizione degli utenti alle radiazioni.

31.08.2019
it.sputniknews.com/mondo/201908318023729-apple-e-samsung-citati-in-giudizio-per-rischio-di-cancro-causa-radiazione-di-cellulari/?fbclid=IwAR3Z4d0k8aLTbQQWgRz1-7cUDCE0M1V3IDLO7fh0dJiveydnMbj...
wheaton80
00sabato 7 settembre 2019 18:31
Conte Bis, atto primo: scatta lo scudo speciale sul 5G

Le prime mosse del Governo Conte Bis attivano lo scudo sulle tecnologie 5G. Il Consiglio dei Ministri numero uno ha esercitato il Golden Power, i poteri speciali istituiti nel 2012 per proteggere aziende strategiche da acquirenti stranieri ed esteso a fine marzo alle reti di quinta generazione, su contratti e acquisti di cinque compagnie telefoniche: Vodafone, Tim, Fastweb, Linkem e Wind Tre. Una mossa in extremis, quella dell’esecutivo Movimento 5 Stelle-Partito Democratico, visto che lunedì 9 settembre lo scudo introdotto dal decreto legge 22 dello scorso 25 marzo sarebbe scaduto. Questa, insomma, era l’ultima occasione per dire la propria sulle scelte degli operatori in merito alle forniture per il 5G. Specie quelle dalla Cina, finite nel mirino degli Stati Uniti, che ha caldeggiato gli alleati europei a un giro di vite sulla tecnologia orientale. E il verdetto è arrivato. Il neo Ministro dello Sviluppo Economico (MISE), Stefano Patuanelli, ha esercitato il Golden Power su contratti per “l’acquisto di beni e servizi” da parte di Linkem, poi su un’operazione di Vodafone, sulle forniture di Huawei e ZTE, i due campioni cinesi delle telecomunicazioni, rispettivamente a Wind Tre e Fastweb. Anche TIM è finita nel mirino della manovra. Osservati speciali sono “accordi conclusi prima del 26 marzo”, quindi prima dell’entrata in vigore del decreto sul Golden Power rafforzato, per “apparati e sistemi di comunicazione rispetto ai quali la tecnologia 5G può essere considerata una naturale evoluzione”.

Cosa prevede il Golden Power

Il nuovo Golden Power impone alle aziende di telecomunicazioni di notificare gli acquisti da aziende extra-europee per costruire le reti di 5G. Il governo ha l’ultima parola sui contratti: può accettarli in toto, bloccarli o imporre condizioni o prescrizioni. Come ha fatto, in questo caso, con Vodafone e Wind Tre, per esempio. Di fatto, l’obiettivo dello scudo è di monitorare tecnologie critiche come quelle di comunicazione, specie per il 5G, prima che siano installate. La partita sulle future tecnologie di comunicazione in Italia si gioca tra cinque operatori: le europee Nokia ed Ericsson, la statunitense Cisco e ZTE e Huawei dalla Cina. Il timore degli operatori è che possa rallentare la corsa alle reti di quinta generazione, che vede l’Italia tra i Paesi più avanzati in Europa. A luglio Thomas Miao, Amministratore Delegato di Huawei in Italia, ha chiesto “regole trasparenti e uguali per tutti”. E un accorciamento dei tempi per il rilascio delle autorizzazioni, che passano attraverso il vaglio del MISE, chiamato a leggere le carte dei componenti da installare. Le regole, tuttavia, potrebbero presto cambiare. Il Golden Power così com’è stato scritto a marzo, senza legge di conversione, scade il 9 settembre. I poteri, tuttavia, non sembrano destinati a essere cancellati, ma saranno ripristinati sotto altra forma, per esempio attraverso il veicolo della legge sulla cybersecurity.

Luca Zorloni
5 settembre 2019
www.wired.it/internet/tlc/2019/09/05/5g-golden-power-conte-bis/?ref...
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00sabato 16 novembre 2019 18:17
RAI - Cosa sta per succedere con il 5G

www.youtube.com/watch?v=ip5jqWy70t0&feature=emb_title
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00sabato 16 novembre 2019 20:14
ITALIA STOP 5G, atti ufficiali per la precauzione

Questa pagina elenca tutti gli atti ufficiali presentati in qualsiasi sede istituzionale italiana per fermare il pericoloso 5G. Qui c'è la lista aggiornata al 15 Novembre 2019 di tutti gli atti prodotti tra Parlamento, Regioni, Province e Comuni in nome del principio di precauzione: question time, interrogazioni, delibere, mozioni, ordini del giorno ed ordinanze sindacali.

L'elenco è suddiviso tra gli atti presentati e quelli poi ufficialmente approvati:

www.alleanzaitalianastop5g.it/443193497
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00sabato 30 novembre 2019 17:18
Digitale a scuola, si fa marcia indietro:«Troppa tecnologia»

Digitale a scuola, dopo la sbornia si fa marcia indietro. E si punta sugli aspetti umani. Sono le incredibili conclusioni di una ricerca condotta dall’Università Bocconi e dall’Università di Padova insieme all’associazione ImparaDigitale, che verrà presentata domani agli Stati Generali della Scuola Digitale a Bergamo: condotta su 1.499 studenti dai 6 ai 16 anni, 848 genitori, 80 consigli di classe, 134 insegnanti, che hanno portato oltre 600mila risposte, dimostra che di digitale ce n’è fin troppo nella vita dei bambini e dei ragazzi, e che quindi la scuola deve concentrarsi su altro. “È la prima volta che vengono incrociate le risposte dei figli con quelle dei genitori, e che si ha la percezione netta di come madri e padri non siano abbastanza consapevoli dell’uso che i figli fanno dei mezzi tecnologici”, spiega Francesco Sacco, curatore della ricerca. Persino sull’età a cui i ragazzi hanno avuto accesso ad un cellulare le risposte divergono: il 30% dei figli dice di averlo ricevuto tra i 6 e gli 8 anni, contro il 19% dei genitori; lo 0,5% dei ragazzi dice di averlo avuto prima dei 3 anni, cosa che ammette solo lo 0,2% dei genitori. Sul tempo di utilizzo si tende al ribasso: le 3 ore dichiarate in media a settimana non tornano con il resto delle risposte. Alle primarie tutti dicono di non portare il telefonino in classe, ma gli insegnanti testimoniano di averlo visto: a scuola il 23% lo usa di nascosto, per lo più per copiare. “C’è un gap generazionale che condiziona il rapporto docente alunno. Ma non esiste più neanche un controllo reale da parte dei genitori”, spiega Dianora Bardi, professoressa e Presidente di ImparaDigitale.

Come dice il prof. Matteo Lancini dell’Università Bicocca, esiste la mamma virtuale, che pensa con i messaggini di poter controllare i propri figli, mentre il padre autorevole/autoritario non esiste più, sostituito dal padre simbolico, che preferisce puntare sul dialogo”. Un dialogo che però non sembra sempre funzionare. Persino sulle regole di utilizzo della tecnologia ci sono reazioni diverse: i genitori sono convinti di aver messo paletti stretti (81%), ma solo una parte degli studenti (69%) li riconosce, e l’11% dice di non rispettarli. Del resto, la maggior parte dei ragazzi ha ricevuto uno smartphone solo per omologazione agli altri: lo ammette l’88% dei genitori. Lo schermo è pervasivo nella vita dei ragazzi, anche dopo cena: i bimbi della primaria lo usano fino alle 23.10, i ragazzi delle medie fino alle 23.40, quelli delle superiori fin oltre mezzanotte. E questo nonostante il 52% dei genitori dica di non aver autorizzato l’uso in camera. “Portare il telefono in camera implica un aumento della perdita di ore di sonno”, sottolinea nelle considerazioni Daniela Lucangeli, esperta di psicologia dell’apprendimento e prorettore dell’Università di Padova.

E la stanchezza va a braccetto con l’ansia fisiologica, l’irrequietezza: insonnia, mal di testa, stanchezza, nausea, che, come evidenzia Lucangeli, sono correlati all’uso delle tecnologie. Lo studente trascura le attività per usare le tecnologie, prende brutti voti, dà risposte brusche mentre usa tablet o telefonino. E non è vero che, come vorrebbero credere i genitori, il cellulare è alleato dello studio: il 68% lo usa poco o mai per i compiti. Le conseguenze? L’ambizione degli studenti è sempre più modesta, il 58% fa il minimo. Ma allora, il digitale va usato a scuola, sì o no? “Dobbiamo ricrederci. Non si può pensare che si possa parlare di innovazione focalizzandoci solo sul digitale senza un contesto progettuale più ampio”, conclude amara Bardi. “Il vero cambiamento si potrà attuare se il docente non avrà paura di ascoltare gli studenti, far sviluppare i talenti, supportarli rispettando i tempi di apprendimento, renderli davvero liberi di scegliere, e di sbagliare, per diventare autonomi. Per salvare il digitale, insomma, dobbiamo dimenticare il digitale».

27 novembre 2019
www.corriere.it/scuola/medie/19_novembre_27/digitale-scuola-si-fa-marcia-indietro-troppa-tecnologia-cf4c3072-1153-11ea-957c-6caba63f0e63.shtml?fbclid=IwAR3PPiS3yzt5kZYuRakQMDhoIIKicg-pkK7REMdbLfVZ1mdc99341jQM3N8&refre...
wheaton80
00sabato 14 dicembre 2019 20:31
Il 5G (ora) è (pure) un problema democratico: 100 Comuni d’Italia sono ufficialmente Stop 5G - Ecco la lista, unica in Europa

Un piccolo miracolo italiano in difesa della salute pubblica. A soli 9 mesi dell’approvazione della Risoluzione di Vicovaro nel consenso del 1° meeting nazionale Stop 5G promosso il 2 marzo 2019 dall’Alleanza Italiana Stop 5G, oggi ben 100 Comuni d’Italia sono ufficialmente Stop 5G. Prima di Vicovaro il vuoto: nelle amministrazioni locali dello tsunami del wireless di quinta generazione non se ne parlava affatto, ignorato completamente il rischio, mentre adesso, a meno di 300 giorni dal primo storico evento, una marea montante di consapevolezza nella rivendicazione di un diritto sancito dall’art. 32 della Costituzione, richiamato l’europeo principio di precauzione, dilaga senza sosta dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, dalla provincia di Bolzano a quella di Caltanissetta e Nuoro, passando per le città di Roma (Municipio XII), Torino, Catania, Firenze e Bologna. E siamo solo all’inizio. In rapida sequenza sono stati approvati atti per la precauzione e la moratoria, mozioni e delibere di giunta e consiglio comunale, ordini del giorno, sospensioni tecniche e regolamenti con diniego all’installazione dell’Internet delle cose, emendamenti con stanziamento di bilancio per la ricerca scientifica indipendente, ma soprattutto ordinanze urgenti e contingibili emanate dal Sindaco come massima autorità sanitaria sul territorio: in molti documenti, la Risoluzione di Vicovaro è esplicitamente richiamata e citata, così come le audizioni in commissione parlamentare dei medici di ISDE Italia e degli scienziati dell’Istituto Ramazzini.

Un grande riconoscimento all’immenso lavoro profuso da ogni componente dell’alleanza che rema unito nella stessa direzione. Attraverso il sito ufficiale, l’Alleanza Italiana Stop 5G rende nota la lista completa dei primi 100 Comuni per la prevenzione dei danni da elettrosmog, un risultato unico in Europa, conseguito grazie all’azione capillare condotta dal basso tra gli enti locali, dall’Associazione Nazionale Piccoli Comuni d’Italia, dagli attivisti, militanti e cittadini consapevoli, dalle innumerevoli raccolte firme, dalle manifestazioni unitarie, ma anche da organizzazioni, comitati e associazioni indipendenti; un risultato straordinario conseguito soprattutto grazie alla sensibilità e tenacia di sindaci coraggiosi, encomiabili assessori e consiglieri comunali, di maggioranza e opposizione, di qualsiasi collocazione partitica. Sia chiaro: il dato parziale dei primi 100 è frutto di un aggregato che fonda su un approccio eterogeneo e diversificato, centrato sull’unanime denuncia nei rischi per ambiente e umanità derivabili dal 5G. Perché ogni mozione ha una storia a sé, un iter diverso dall’altro, un contenuto diverso dall’altro. Così come una mozione approvata in Consiglio o Giunta Comunale, o magari una delibera o un ordine del giorno approvato da maggioranza o unanimità di consiglieri o assessori, in realtà sono meri atti di indirizzo non in grado di arrestare il 5G sul territorio, trattandosi esclusivamente di protocolli formali per impegnare il sindaco a proteggere i suoi concittadini in maniera più concreta. Cosa diversa sono invece le Ordinanze urgenti e contingibili sindacali, cioè l’emanazione di una decisione assunta dal primo cittadino, responsabile della tutela socio-sanitaria sul territorio amministrato. L’ordinanza sindacale, giurisprudenza amministrativa alla mano, è infatti l’unico strumento capace di fermare il 5G. Ma deve essere motivata, ben istruita dall’ufficio tecnico, corredata da sufficienti elementi probanti in grado di reggere in un’eventuale ricorso alla magistratura amministrativa a cui potrebbe ricorrere, evidentemente, chi ha interessi legittimi divergenti rispetto all’esclusiva linea ispirata al principio di precauzione.

Il dato è importante: se 100 amministrazioni per la precauzione hanno espresso perplessità e opposizione al 5G, sono solo 13 invece quelle dove si sta sperimentando con approvazione e avallo di sindaci negazionisti dei rischi, con “progetti sia pubblici sia privati (il 24% dedicato alla sicurezza pubblica, il 20% a temi legati alle smart city)”. Emblematici i numeri dello scollamento democratico in atto, tra Comuni Stop 5G (100) e Comuni Pro 5G (13), evidenziati nel doppio grafico della Net.Consulting (https://inno3.it/2019/12/09/5g-le-barriere-da-rimuovere-nel-2020-in-italia/), opposto a quello per la moratoria diffuso dall’alleanza. Uno per uno, ecco la lista completa dei primi 100 Comuni d’Italia ufficialmente Stop 5G, che del lato oscuro di Biga Data ne fa ora un vero e proprio problema di democrazia: il Governo Conte non può più continuare ad ignorare la secessione dal wireless. Per tutti, appuntamento poi il 25 gennaio 2020 per scendere ancora una volta nelle piazze, aderendo alla prima manifestazione mondiale unitaria Stop 5G:

oasisana.com/2019/11/27/25-gennaio-2020-stop-5g-tutti-in-piazza-mobilitazione-nazionale-unitaria-ognuno-nella-propri...

Atti di sindaci, giunte e consigli comunali

1. Comune di Alife (Caserta) DELIBERA APPROVATA
2. Comune di Arco (Trento) MOZIONE APPROVATA
3. Comune di Amorosi (Benevento) DELIBERA APPROVATA
4. Comune di Avolasca (Alessandria) DELIBERA APPROVATA
5. Comune di Baceno (Verbania-Cusio-Ossola) DELIBERA APPROVATA
6. Comune di Belluno ORDINE DEL GIORNO APPROVATO
7. Comune di Bologna ORDINE DEL GIORNO APPROVATO
8. Comune di Bronzolo (Bolzano) DELIBERA APPROVATA
9. Comune di Calderara di Reno (Bologna) MOZIONE APPROVATA
10. Comune di Camponogara (Venezia) MOZIONE APPROVATA
11. Comune di Capistrano (Vibo Valentia) MOZIONE APPROVATA
12. Comune di Capriati a Volturno (Caserta) DELIBERA APPROVATA
13. Comune di Cassano delle Murge (Bari) DELIBERA E MOZIONE APPROVATA
14. Comune di Castano Primo (Milano) DELIBERA APPROVATA
15. Comune di Castello D’Agogna (Pavia) DELIBERA APPROVATA
16. Comune di Catania MOZIONE APPROVATA
17. Comune di Chieti REGOLAMENTO APPROVATO CON DINIEGO AL 5G
18. Comune di Cinto Euganeo (Padova) DELIBERA APPROVATA
19. Comune di Città di Castello (Perugia) MOZIONE APPROVATA
20. Comune di Città S. Angelo (Pescara) APPROVATA VARIANTE REGOLAMENTO
21. Comune di Cervaro (Frosinone) DELIBERA APPROVATA
22. Comune di Conca Casale (Isernia) APPROVATA MOZIONE
23. Comune di Cuneo ORDINE DEL GIORNO APPROVATO
24. Comune di Durazzano (Benevento) MOZIONE APPROVATA
25. Comune di Egna (Bolzano) MOZIONE APPROVATA
26. Comune di Finale Ligure (Savona) DELIBERA APPROVATA
27. Comune di Filacciano (Roma) DELIBERA APPROVATA
28. Comune di Firenze MOZIONE APPROVATA
29. Comune di Fonte Nuova (Roma) MOZIONE APPROVATA
30. Comune di Fresagrandinaria (Chieti) MOZIONE APPROVATA
31. Comune di Gallo Matese (Caserta) DELIBERA APPROVATA
32. Comune di Gambugliano (Vicenza) MOZIONE APPROVATA
33. Comune di Giussago (Pavia) MOZIONE APPROVATA
34. Comune di Introdacqua (L’Aquila) ORDINE DEL GIORNO APPROVATO
35. Comune di Isasca (Cuneo) ORDINE DEL GIORNO APPROVATO
36. Comune di Ladispoli (Roma) MOZIONE APPROVATA
37. Comune di Loiano (Bologna) ORDINE DEL GIORNO APPROVATO
38. Comune di Lonigo (Vicenza) ORDINE DEL GIORNO APPROVATO
39. Comune di Laghi (Vicenza) DELIBERA APPROVATA
40. Comune di Lauco (Udine) DELIBERA APPROVATA
41. Comune di Malles Venosta (Bolzano) MOZIONE APPROVATA 
42. Comune di Marigliano (Napoli) MOZIONE APPROVATA
43. Comune di Modugno (Bari) DELIBERA APPROVATA
44. Comune di Mola di Bari (Bari) SOSPENSIONE TECNICA
45. Comune di Mongrando (Biella) ORDINE DEL GIORNO
46. Comune di Montagna (Bolzano) MOZIONE APPROVATA
47. Comune di Montegallo (Ascoli Piceno) MOZIONE APPROVATA
48. Comune di Montesilvano (Pescara) APPROVATA VARIANTE REGOLAMENTO
49. Comune di Monticelli Pavese (Pavia) DELIBERA APPROVATA
50. Comune di Monte San Pietro (Bologna) MOZIONE APPROVATA
51. Comune di Montesilvano (Pescara) MOZIONE APPROVATA
52. Comune di Montemarzino (Alessandria) DELIBERA APPROVATA
53. Comune di Noli (Savona) DELIBERA APPROVATA
54. Comune di Noragugume (Nuoro) DELIBERA APPROVATA
55. Comune di Ora (Bolzano) DELIBERA APPROVATA
56. Comune di Palmi (Reggio di Calabria) REGOLAMENTO APPROVATO
57. Comune di Pontestura (Alessandria) DELIBERA APPROVATA 
58. Comune di Prata Sannita (Caserta) DELIBERA APPROVATA
59. Comune di Policoro (Matera) MOZIONE APPROVATA
60. Comune di Quarto (Napoli) MOZIONE APPROVATA
61. Comune di Raviscanina (Caserta) DELIBERA APPROVATA
62. Comune di Riccione (Rimini) MOZIONE APPROVATA
63. Comune di Robecchetto con Induno (Milano) DELIBERA APPROVATA
64. Comune di Rocca di Papa (Roma) DELIBERA APPROVATA
65. Roma Capitale (Municipio XII) MOZIONE APPROVATA
66. Comune di Sambuco (Cuneo) DELIBERA APPROVATA
67. Comune di San Gregorio Matese (Caserta) VIETATA INSTALLAZIONE
68. Comune di San Potito Sannitico (Caserta) DELIBERA APPROVATA
69. Comune di San Salvatore Telesino (Benevento) DELIBERA APPROVATA
70. Comune di Sant’Angelo D’Alife (Caserta) MOZIONE APPROVATA
71. Comune di Savignano Irpino (Avellino) DELIBERA APPROVATA
72. Comune di Sesto Fiorentino (Firenze) MOZIONE APPROVATA
73. Comune di Solonghello (Alessandria) DELIBERA APPROVATA
74. Comune di Sovizzo (Vicenza) MOZIONE APPROVATA
75. Comune di Telese Terme (Benevento) DELIBERA APPROVATA
76. Comune di Torino MOZIONE APPROVATA
77. Comune di Torremaggiore (Foggia) MOZIONE APPROVATA
78. Comune di Tortoreto (Teramo) ORDINE DEL GIORNO APPROVATO
79. Comune di Trento EMENDAMENTO APPROVATO + RICERCA SCIENTIFICA
80. Comune di Villafranca Padovana (Padova) DELIBERA APPROVATA
81. Comune di Villaromagnano (Alessandria) DELIBERA APPROVATA

Ordinanze dei Sindaci

1. Comune di Baone (Padova) ORDINANZA EMANATA
2. Comune di Caneva (Pordenone) ORDINANZA EMANATA
3. Comune di Caresana (Vercelli) ORDINANZA EMANATA
4. Comune di Camponogara (Venezia) ORDINANZA EMANATA
5. Comune di Cogne (Aosta) ORDINANZA ANNUNCIATA – DA EMANARE
6. Comune di Castiglione Cosentino (Cosenza) ORDINANZA EMANATA
7. Comune di Delia (Caltanissetta) ORDINANZA EMANATA
8. Comune di Dozza (Bologna) ORDINANZA EMANATA
9. Comune di Longare (Vicenza) ORDINANZA EMANATA
10. Comune di Lozzolo (Vercelli) ORDINANZA EMANATA
11. Comune di Marsaglia (Cuneo) ORDINANZA EMANATA
12. Comune di Montecorvino Pugliano (Salerno) ORDINANZA EMANATA
13. Comune di Montegrotto Terme (Padova) ORDINANZA EMANATA
14. Comune di Perloz (Aosta) ORDINANZA EMANATA
15. Comune di Quarto (Napoli) ORDINANZA EMANATA
16. Comune di Ricaldone (Alessandria) ORDINANZA EMANATA
17. Comune di San Lazzaro di Savena (Bologna) ORDINANZA EMANATA
18. Comune di Scanzano Jonico (Matera) ORDINANZA EMANATA
19. Comune di Torreglia (Padova) ORDINANZA EMANATA
20. Comune di Tortoreto (Teramo) ORDINANZA EMANATA
21. Comune di Tribano (Padova) ORDINANZA EMANATA

10 dicembre 2019
Maurizio Martucci
oasisana.com/2019/12/10/il-5g-ora-e-pure-un-problema-democratico-100-comuni-ditalia-sono-ufficialmente-stop-5g-ecco-la-lista-unica-in...
wheaton80
00domenica 22 dicembre 2019 17:55
“Il 5G è un rischio altissimo”. L’allarme della Rete Sostenibilità e Salute

Tutta la popolazione è attualmente esposta a Campi Elettro Magnetici (CEM) ad alta e bassa frequenza, che hanno fatto aumentare, nei paesi industrializzati, il livello di esposizione in ambienti interni di 5.000 volte dal 1985 al 2005; a questo si aggiunge ora il 5G (“5th Generation”), che userà le bande 700 MHz, 3.4-3.8 GHz, 26 GHz e, successivamente, le bande comprese nella gamma tra 24.25 e 86 GHz (Fonte: AGCOM). Tale tecnologia è già stata autorizzata su circa 4 milioni di cittadini italiani senza alcuna autorizzazione specifica da parte dei Ministeri competenti, in particolare di quello della Salute. I limiti attualmente vigenti in Italia, che pur vanta una delle legislazioni più cautelative a livello internazionale, anche se dal 2012 i livelli di esposizione vengono calcolati come media delle 24 ore e non puntuali, non sono tuttavia adeguati a proteggere la salute umana, in quanto sono basati sul solo effetto acuto di riscaldamento dei tessuti, secondo le indicazioni dell’organizzazione privata “International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection” (ICNIRP), discussa per i conflitti di interesse di molti dei suoi componenti. Come Rete Sostenibilità e Salute non possiamo ignorare le migliaia di studi che attestano come gli effetti biologici dei CEM vadano ben oltre la sola azione di riscaldamento acuto e siano principalmente riferibili a: stress ossidativo, alterazione dei canali del Calcio, alterazione della conformazione delle proteine (“misfolding protein”), alterazioni nell’espressione genica, con conseguenze cliniche sia di tipo cancerogeno che non cancerogeno.

Per quanto attiene le onde del 5G, non disponiamo di studi epidemiologici (come per le altre frequenze) ma di studi sperimentali sia su animali che su linee cellulari che attestano l’insorgenza di effetti biologici potenzialmente pericolosi. La loro azione è stata oggetto di una recente ampia revisione. Data la loro bassa penetranza (10 mm), le ricadute possono essere locali (cellule cutanee, terminazioni nervose, microcircolo) ma anche sistemiche, in seguito al rilascio di mediatori infiammatori. Come documentato ormai da una vastissima letteratura scientifica, l’esposizione alle radiofrequenze rappresenta un rischio per tutte le forme di vita, comprese api ed insetti utili, così come è particolarmente inquietante l’azione sui batteri, in cui è stata dimostrata l’insorgenza di antibiotico resistenza. Nell’uomo sono stati descritti disturbi neuro-comportamentali e del neurosviluppo, alterazioni neurologiche, alterazioni spermatiche, disturbi metabolici ed endocrini, alterazioni del ritmo cardiaco.

Per quanto attiene l’azione cancerogena, i CEM sono stati classificati come cancerogeni possibili (2B) nel 2011 dalla IARC (aumentato rischio di gliomi cerebrali e neurinomi). Ampie metanalisi di studi caso/controllo pubblicate dopo il 2011 hanno dimostrato che per uso prolungato (10 anni) o per esposizione oltre 1640 ore al telefono mobile vi è un incremento statisticamente significativo di tumori cerebrali, in particolare glioblastomi, variabile dal +32% al + 44%. Studi in vivo condotti dal National Toxicology Program e dall’Istituto Ramazzini, pur se condotti con esposizione degli animali a tipi diversi di radiofrequenze (telefoni cellulari per lo studio NTP e stazioni radio base per lo studio Ramazzini) hanno dimostrato incremento negli animali della medesima tipologia di tumori a livello cardiaco e delle guaine nervose.

A seguito di queste recenti acquisizioni la riclassificazione della cancerogenicità delle radiofrequenze è stata inserita fra le priorità dalla IARC. Consideriamo inoltre che in Italia nel 2012 è stata riconosciuta la causa di servizio per un neurinoma di un nervo cranico insorto dal lato in cui veniva usato il telefono mobile per 5-6 ore al giorno per 12 anni per ragioni professionali. Facciamo nostre le raccomandazioni del Comitato Europeo per i Rischi da Radiazioni (ECRR), che, tenendo conto degli studi pubblicati nel 2018 dal National Toxicology Program (NTP) e dall’Istituto Ramazzini, propone che anche per le radiofrequenze (come per le radiazioni ionizzanti) vengano adottati limiti che tengano conto dell’effetto cumulativo e utilizzino fattori correttivi legati alla frequenza, all’età e alla tipologia delle persone esposte. Sempre a proposito dei limiti intendiamo stigmatizzare anche il comportamento “schizofrenico” dell’Europa, perché da un lato il Consiglio d’Europa raccomanda agli Stati membri di fissare soglie preventive che non superino gli 0,6 Volt/metro e di ridurre questo valore a 0,2 V/m, ma dall’altro, la Commissione Europea spinge per la commercializzazione su larga scala del 5G, con cui si prevede un aumento dei limiti fino a 61 V/m.

In particolare appare urgente conoscere il rischio di tumori cerebrali in bambini e adolescenti in relazione all’esposizione ai telefoni cellulari, il cui uso è sempre più massivo ed avviene in età sempre più precoce. A questo proposito ribadiamo con forza la richiesta che vengano al più presto resi pubblici i risultati di Moby Kids, ampio studio caso-controllo condotto con fondi pubblici europei in 14 Paesi, compresa l’Italia, che sono stati inviati alla Commissione Europea il 17 gennaio 2017, quasi tre anni fa. Per concludere, il 5G è una forma di sperimentazione preliminare, in assenza di qualunque studio di valutazione ambientale o di salute e di fatto viene installato:

– Violando palesemente il principio di precauzione della legislazione europea, senza svolgere la dovuta, e preventiva, valutazione ambientale strategica (VAS)

– Senza alcuna consultazione pubblica o consenso informato pubblico, violando l’atto dei diritti umani delle Nazioni Unite e la Convenzione del 2007 sui diritti umani per le persone e le disparità funzionali ed il Codice di Norimberga del 1947

– Senza adeguati limiti di esposizione basati sugli effetti biologici e su esposizioni croniche

– In assenza di strumenti tecnici e normativi utili al monitoraggio di questo specifico standard di trasmissione/ricezione

– In presenza di una massiccia quantità di studi indipendenti che dimostrano che le radiazioni elettromagnetiche artificiali, provenienti dal 2G, dal 3G, dal 4G, già in essere e a cui il 5G si aggiungerà, e da una serie di altri simili fonti, sono dannose alla salute pubblica e all’ecosistema

Rispetto ai rischi per la salute sopra delineati la Rete Sostenibilità e Salute, appellandosi al principio di precauzione, si associa alla richiesta di moratoria avanzata a più riprese da ISDE Italia, richiedendo di non promuovere l’utilizzo del 5G su ampia scala sino a quando non saranno effettuati seri studi indipendenti che documentino in maniera definitiva la nocività o meno per la salute umana di questa tecnologia e sino a quando non si renderanno disponibili strumenti tecnici e normativi adeguati alla tutela della salute pubblica. Come scrisse oltre 30 anni fa Lorenzo Tomatis:“Adottare il principio di precauzione e quello di responsabilità significa anche accettare il dovere di informare, impedire l’occultamento di informazioni su possibili rischi… evitare che si consideri l’intera specie umana come un insieme di cavie sulle quali sperimentare tutto quanto è in grado di inventare il progresso tecnologico”.

"Rete Sostenibilità e Salute: chi siamo?"
Siamo un insieme di associazioni che da anni si impegnano in maniera critica per proteggere, promuovere e tutelare la salute. Ogni associazione ha la sua storia e le sue specificità, ma siamo accomunati da una visione complessiva della salute e della sostenibilità.

1. AsSIS – Associazione di studi e informazione sulla salute 2. Associazione Dedalo 97 3. Associazione Frantz Fanon 4. Associazione Medici per l’Ambiente – ISDE Italia 5. Associazione per la Decrescita 6. Associazione Scientifica Andria 7. Centro Salute Internazionale-Università di Bologna 8. Federspecializzandi 9. Fondazione Allineare Sanità e Salute 10. Fondazione per la Salutogenesi ONLUS* 11. Giù le Mani dai Bambini ONLUS 12. Italia che Cambia 13. Medicina Democratica ONLUS 14. Movimento per la Decrescita Felice 15. NoGrazie 16. Osservatorio e Metodi per la Salute, Università di Milano-Bicocca 17. People’s Health Movement 18. Psichiatria Democratica 19. Rete Arte e Medicina 20. Rete Mediterranea per l’Umanizzazione della Medicina 21. Saluteglobale.it 22. Slow Food Italia 23. SIMP Società Italiana di Medicina Psicosomatica 24. Sportello Ti Ascolto – Rete di Psicoterapia sociale 25. Vivere sostenibile.

20 dicembre 2019
www.italiachecambia.org/2019/12/rete-sostenibilita-salute-5g-rischio-al...
wheaton80
00martedì 14 gennaio 2020 20:55
“C’è un nesso tra l’uso del cellulare e i tumori”. La conferma dalla Corte d’Appello

“Nuoce gravemente alla salute. A meno che non venga utilizzato correttamente”. È questa l'etichetta che Roberto Romeo vorrebbe apporre sulle scatole dei cellulari. Dipendente di Telecom Italia, ha passato la sua vita con il telefonino appiccicato all'orecchio. Anche per 4 o 5 ore al giorno. Poi si è ammalato. Ha scoperto di avere un neurinoma dell'acustico, tumore benigno, ma invalidante.

Il nesso
Tra le giornate passate al cellulare e il tumore al cervello c'è un nesso. Ad affermarlo è la Corte d'Appello di Torino, che ha confermato la sentenza di primo grado del Tribunale di Ivrea con cui, nell'aprile 2017, i giudici avevano condannato l'INAIL a corrispondere a Romeo una rendita vitalizia da malattia professionale. “Una sentenza storica, come lo era stata quella di Ivrea, la prima al mondo a confermare il nesso causa-effetto tra il tumore al cervello e l'uso del cellulare”, spiegano gli avvocati Stefano Bertone e Renato Ambrosio dello studio Ambrosio&Commodo di Torino, che hanno seguito la vicenda. “La nostra è una battaglia di sensibilizzazione sul tema. Manca informazione, eppure è una questione che interessa la salute dei cittadini”.

Il rischio
Basta usare il cellulare 30 minuti al giorno per otto anni per essere a rischio. “Le persone”, aggiungono gli avvocati, “devono conoscere le possibili conseguenze di un utilizzo prolungato del telefonino, così da poter analizzare con consapevolezza il loro rapporto, e quello dei loro figli, con i cellulari e altri strumenti dannosi per la salute”. La CODACONS, che commenta la sentenza della Corte d’Appello, chiede di inserire sulle confezioni dei telefoni cellulari indicazioni sulla pericolosità per la salute umana, come viene fatto sui pacchetti di sigarette. “Ancora una volta”, afferma il Presidente Carlo Rienzi, “viene confermata la pericolosità dei cellulari per la salute umana. Dallo IARC all'OMS, passando per i recenti studi condotti dal National Toxicology Program degli Stati Uniti (NTP) e dall'Istituto Ramazzini, tutti gli enti di ricerca affermano senza ombra di dubbio come l'esposizione alle onde elettromagnetiche prodotte dai telefonini sia potenzialmente cancerogena”. “I cittadini”, conclude Rienzi, “hanno ora il diritto di essere informati riguardo i rischi che corrono, e per tale motivo non basta avviare campagne informative: serve apporre sulle confezioni dei telefonini avvisi circa i rischi per la salute, al pari di quanto già avviene con i pacchetti di sigarette”.

Il parere dell’Istituto Superiore della Sanità
L'uso prolungato dei telefoni cellulari, su un arco di 10 anni, non è associato all'incremento del rischio di tumori maligni (glioma) o benigni (meningioma, neuroma acustico, tumori delle ghiandole salivari). E’ quanto è emerso dall'ultimo Rapporto Istisan “Esposizione a radiofrequenze e tumori”, curato dall'Istituto Superiore di Sanità, da Arpa Piemonte, ENEA e CNR-IREA, pubblicato lo scorso agosto, che arriva ad una conclusione differente rispetto a quello della Corte d'Appello di Torino, secondo cui l'uso prolungato del telefono cellulare può causare tumori alla testa. I dati attuali, tuttavia, si precisa nello studio, “non consentono valutazioni accurate del rischio dei tumori intracranici e mancano dati sugli effetti a lungo termine dell'uso del cellulare iniziato durante l'infanzia”. Si tratta del più recente studio pubblicato sul tema, ma le ricerche in merito all'eventuale nesso tra telefonini e tumori sono in corso da oltre 20 anni.

14 gennaio 2020
www.lastampa.it/torino/2020/01/14/news/scrivete-sui-cellulari-che-il-loro-uso-prolungato-e-non-corretto-puo-far-male-alla-salute-1....
wheaton80
00martedì 14 gennaio 2020 20:58
"5G Apocalypse" riproposto (data cancellazione)

wheaton80
00venerdì 21 febbraio 2020 16:18
Le Marche dicono no al 5G, approvata la mozione Bisonni

Approvata la mozione del Consigliere Regionale dei Verdi Sandro Bisonni contro la tecnologia di comunicazione 5G, in sperimentazione dal 2017, per i potenziali rischi per l’uomo. “Nell’atto vengono riportate informazioni dettagliate sulle possibili ripercussioni che potrebbe determinare l’applicazione della tecnologia in questione, soprattutto per quanto riguarda il rischio di collegamento con alcuni tipi di tumore”, si legge in una nota diffusa dal consigliere. “Il 5G opererà su frequenze più elevate di quelle sino ad ora utilizzate dai sistemi di radiotelefonia e renderà necessaria l’installazione in area urbana di numerosissimi ripetitori, con inevitabile aumento della densità espositiva”, scrive Bisonni. Intanto cresce la preoccupazione di molti sindaci italiani ed aumentano le sentenze che riconoscono la correlazione tra elettrosmog e cancro, quando ci si trova esposti in una condizione multipla e cumulativa. “Abbiamo applicato il principio di precauzione, visto che con il 5G in Italia si è deciso di condurre una 'sperimentazione' su 4 milioni di italiani senza autorizzazione preventiva di alcun comitato etico”, continua Bisonni, “eludendo il consenso informato e la necessaria informazione sui potenziali rischi, seguendo l’esempio di Bruxelles, che è stata la prima città a bloccare la sperimentazione del 5G per le preoccupazioni degli effetti sulla salute”.

La mozione impegna Presidente e Giunta Regionale a lanciare una campagna informativa pubblica, affinché i cittadini siano messi al corrente dei rischi che corrono utilizzando i cellulari in modo inappropriato, cercando in tal senso anche un impegno delle compagnie telefoniche. Si chiede inoltre “di intervenire presso il Governo italiano ed i Ministeri competenti affinché non siano attivati aumenti del valore di attenzione e dei limiti di esposizione previsti dal DPCM del 2003 e di sollecitare i Comuni per l’adozione dei Piani delle Antenne, così come indicato nella legge regionale del 2017”. “L’ultimo impegno contemplato nella mozione”, conclude Bisonni, “riguarda l’ARPAM, chiamata, prima di rilasciare pareri sulle installazioni con tecnologia 5G, ad acquisire preventivamente le indicazioni delle autorità sanitarie competenti in materia relativamente ai possibili rischi per la salute della popolazione esposta”.

19 febbraio 2020
www.cronachemaceratesi.it/2020/02/19/le-marche-dicono-no-al-5g-approvata-la-mozione-bisonni/...
wheaton80
00venerdì 10 aprile 2020 12:45
Nessuno come l’Italia: oltre 200 comuni sono ufficialmente Stop 5G e 76 sindaci l’hanno vietato

A 13 mesi dell’approvazione della Risoluzione di Vicovaro nel consenso del 1° meeting nazionale Stop 5G promosso il 2 Marzo 2019 dall’Alleanza Italiana Stop 5G, ben 204 Comuni d’Italia sono oggi ufficialmente Stop 5G. Prima di Vicovaro il vuoto, nelle amministrazioni locali dello tsunami del wireless di quinta generazione non se ne parlava affatto, ignorato completamente il rischio, mentre adesso, a poco più di un anno dal primo storico evento che ha avviato il dibattito in Italia, avanza inarrestabile una marea montante di consapevolezza nella rivendicazione di un diritto sancito dall’art. 32 della Costituzione, richiamato l’europeo principio di precauzione dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, dalla provincia di Bolzano a quella di Caltanissetta e Nuoro, passando per le città di Roma (Municipio XII), Torino, Catania, Firenze, Piacenza e Bologna, dove vere e proprie roccaforti con decine di amministrazioni contrarie a Big Data si contano tra i piccoli centri in Alto Adige, Campania, Abruzzo e Puglia. A queste, si aggiungono anche la Regione Toscana e la Regione Marche: i consigli regionali hanno infatti approvato mozioni precauzioniste. In rapida sequenza sono stati approvati atti per la precauzione e la moratoria, mozioni e delibere di giunta e consiglio comunale, ordini del giorno, sospensioni tecniche e regolamenti con diniego all’installazione dell’Internet delle cose, emendamenti con stanziamento di bilancio per la ricerca scientifica indipendente, come promosso dall’Alleanza Italiana Stop 5G nel progetto “Noi per la ricerca”, ma soprattutto ordinanze urgenti e contingibili emanate dal sindaco come massima autorità sanitaria sul territorio: in molti documenti, la Risoluzione di Vicovaro è esplicitamente richiamata e citata, così come le audizioni in commissione parlamentare dei medici di ISDE Italia e degli scienziati dell’Istituto Ramazzini.

www.youtube.com/watch?v=OxCHwhr3maU

Attraverso il sito ufficiale, l’Alleanza Italiana Stop 5G rende nota la lista completa dei 204 comuni per la prevenzione di danni da elettrosmog, un risultato unico in Europa e nel resto del mondo, conseguito grazie all’azione capillare condotta dal basso tra gli enti locali, dall’Associazione Nazionale Piccoli Comuni d’Italia, dagli attivisti, militanti e cittadini consapevoli, dalle innumerevoli raccolte firme, dalle manifestazioni unitarie, ma anche da organizzazioni, comitati e associazioni indipendenti, un risultato straordinario conseguito soprattutto grazie alla sensibilità e tenacia di Sindaci, assessori e consiglieri comunali, di maggioranza e opposizione, di qualsiasi collocazione partitica. Sia chiaro: il dato parziale dei primi 200 è frutto di un aggregato che fonda su un approccio eterogeneo e diversificato, centrato sull’unanime denuncia nei rischi per ambiente e umanità derivabili dal 5G. Perché ogni mozione ha una storia a sé, un iter diverso dall’altro, un contenuto diverso dall’altro. Così come una mozione approvata in Consiglio o Giunta Comunale, o magari una delibera o un ordine del giorno approvato da maggioranza o unanimità di consiglieri o assessori, in realtà sono meri atti di indirizzo non in grado di arrestare il 5G sul territorio, trattandosi esclusivamente di protocolli formali per impegnare il sindaco a proteggere i suoi concittadini in maniera più concreta.

www.youtube.com/watch?v=VNPtuBYrUGM

Cosa diversa sono invece le Ordinanze urgenti e contingibili sindacali, cioè l’emanazione di una decisione assunta dal primo cittadino, responsabile della tutela socio-sanitaria sul territorio amministrato. L’ordinanza sindacale, giurisprudenza amministrativa alla mano, è infatti l’unico strumento capace di fermare il 5G. Ma deve essere motivata, ben istruita dall’ufficio tecnico, corredata da sufficienti elementi probanti in grado di reggere in un’eventuale ricorso alla magistratura amministrativa a cui potrebbe ricorrere, evidentemente, chi ha interessi legittimi divergenti rispetto all’esclusiva linea ispirata al principio di precauzione.

Maurizio Martucci
9 aprile 2020
oasisana.com/2020/04/09/ecco-la-lista-nessuno-come-litalia-oltre-200-comuni-sono-ufficialmente-stop-5g-e-76-sindaci-lhanno-vietato/?fbclid=IwAR2zXY0KIM1DDcpkWdiqdQiTVu9hR5sJgt6Kl1GMzEj11a6_mI2...
wheaton80
00venerdì 24 aprile 2020 18:43
L'intero management di Huawei si è dimesso, compreso Ren Zhengfei, AD e fondatore



Fonte: www.resignation.info/list
wheaton80
00mercoledì 17 giugno 2020 01:59
Tabella dimissioni vertici Huawei (scomparsa nel post precedente)

www.resignation.info/list?q=huawei
wheaton80
00mercoledì 17 giugno 2020 02:02
Aumentano a 500 i comuni italiani No 5G

wheaton80
00venerdì 17 luglio 2020 13:36
Huawei bandita dal 5G e dal mercato delle telecomunicazioni britannico

La società cinese di telecomunicazioni Huawei è stata bandita dal Regno Unito il 14 luglio con un provvedimento che le impedirà non solo di partecipare alla realizzazione della rete 5G britannica, ma tutte le apparecchiature dell’azienda cinese dovranno essere rimosse dalle infrastrutture di telecomunicazioni del Paese. Si tratta di una inversione di rotta da parte del governo di Londra destinata ad avere conseguenze sulle relazioni tra Londra e Pechino, già surriscaldate dalla questione Hong Kong, con l’offerta della cittadinanza britannica a una platea potenziale di circa 3 milioni di cittadini dell’ex colonia di Sua Maestà. Parlando in Parlamento, il Ministro della Cultura dei Media e dello Sport Oliver Dowden ha annunciato che da fine anno gli operatori non potranno più acquistare apparecchiature da Huawei e avranno tempo fino al 2027 per eliminare le apparecchiature dell’azienda cinese dalle reti esistenti 4G e 3G oltre a quelle già installate per il 5G.

Una scadenza che tiene conto del monito lanciato nei giorni scorsi da British Telecom e Vodafone UK, secondo cui per rimpiazzare le apparecchiature Huawei nelle loro reti mobili ci vorranno tra i 5 e i 7 anni. A gennaio Londra aveva dato a Huawei un accesso limitato alle reti mobili di quinta generazione, permettendo agli operatori di ridurre la quota del kit Huawei nelle parti non core della loro infrastruttura al 35% entro il 2023. Le nuove sanzioni imposte dagli Stati Uniti a Huawei a maggio hanno complicato lo scenario: la società cinese non sarà più in grado di procurarsi apparecchiature chiave per chip da fornitori americani di fiducia. Una mossa che aveva spinto il National Cyber Security Center britannico ad avviare una revisione urgente delle procedure.

Dowden ha ammesso che l’iniziativa ritarderà lo sviluppo della rete 5G britannica, stimato in tre anni e con costi per due miliardi di sterline. La decisione, anticipata dai media, è stata formalizzata in una riunione del Consiglio di Sicurezza Nazionale presieduta dal Premier Boris Johnson, prima che venisse illustrato alla Camera dei Comuni dal Ministro Dowden. “Non è stata una decisione facile, ma era quella giusta da prendere”, ha detto il Ministro, invocando alla base della svolta le raccomandazioni aggiornate dell’Intelligence di Sua Maestà: chiamate a rivedere la questione in seguito alle sanzioni aggiuntive imposte dall’alleato americano all’azienda asiatica sui semiconduttori. “Abbiamo sempre valutato Huawei come un fornitore ad alto rischio”, ha puntualizzato, “e siamo stati chiari dal principio che il National Cyber Security Centre avrebbe riesaminato” le cose “se necessario”. L’ambasciata cinese in Gran Bretagna ha ventilato l’ipotesi di ripercussioni commerciali di fronte a un Regno che “parrebbe dimostrare di non avere una politica estera autonoma” dagli USA e di voler “diventare nemico” della Cina.

Huawei ha definito la decisione di Londra “una cattiva notizia per chiunque abbia un telefono cellulare nel Regno Unito”. La scelta, ha detto, “minaccia di spostare la Gran Bretagna nella fila lenta del digitale e di approfondire il digital divide”, ha commentato Ed Brewster, portavoce di Huawei nel Regno Unito. “Purtroppo, il nostro futuro in questo Paese è diventato politicizzato”, ha aggiunto. “Si tratta della politica commerciale degli USA e non di sicurezza”. Il governo di Boris Johnson si allinea quindi con Washington, che dalla Casa Bianca ha espresso soddisfazione per l’iniziativa e sta reiterando le pressioni su Italia, Germania, Francia e altri Paesi UE e NATO affinché assumano iniziative drastiche come quella britannica nei confronti di Huawei.

17 luglio 2020
www.analisidifesa.it/2020/07/huawei-bandita-dal-5g-e-dal-mercato-delle-telecomunicazioni-britannico/?fbclid=IwAR064ck7svAxtIjN4iRLFu9wW_rHuQZCMFsX_o6MvWT7aHD7tcD...
wheaton80
00martedì 21 luglio 2020 00:42
Claudia Zuncheddu:«L’Europa accoglie le istanze degli avvocati sardi Scifo e Appeddu sul 5G»

"Una svolta sul 5G. Accolte in Europa le istanze degli avvocati sardi Scifo e Appeddu. La Commissione UE preannuncia grandi rivoluzioni. I potenziali rischi per la salute da esposizione ai campi elettromagnetici, prodotti dalla tecnologia 5G, verranno valutati da organismi indipendenti che affiancheranno l’ICNIRP (Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti), nelle cui linee guida ha sempre escluso ogni sorta di rischio per la salute". Ad annunciarlo, in una nota, è la leader del Movimento Sardigna Libera, Claudia Zuncheddu, che aggiunge:"Questo ripensamento da parte della Commissione UE era inaspettato, viste le posizioni favorevoli espresse in precedenza sul 5G e sull’affidabilità delle linee guida di ICNIRP". "In Europa", sostiene Claudia Zuncheddu, "a rompere i giochi degli interessi finanziari e a riaprire la discussione su uno dei temi internazionali più dibattuti di questi tempi, sono gli avvocati sardi Francesco Scifo ed Alberto Appeddu. Le tesi dettagliate degli avvocati hanno consentito alla Commissione UE di valutare i potenziali rischi sulla salute derivanti dalla tecnologia 5G e di far luce sul conflitto d’interessi di ICNIRP, società privata notoriamente legata all’industria delle telecomunicazioni". "Chi legifera", secondo Claudia Zuncheddu, "non può che affidarsi ai dati della ricerca e alle raccomandazioni degli Istituti Internazionali di Ricerca, anche se i pareri non sono mai univoci. Di certo la maggior parte degli “studi rassicuranti” in materia di inquinamento elettromagnetico sono finanziati da privati, compresi gestori di telefonia mobile. Ciò chiarisce le ragioni per le quali la ricerca indipendente considera insufficienti gli studi dell’ICNIRP, poiché limitati solo agli “effetti termici” da esposizione ai campi elettromagnetici 5G, a differenza di altri studi, finanziati in prevalenza da fondi pubblici, che hanno riscontrato numerosi effetti biologici e sanitari “non termici” prodotti da onde elettromagnetiche anche a bassa e bassissima frequenza". "Stella Kyriakides della Commissione UE", aggiunge Claudia Zuncheddu, "ha accolto il contributo degli avvocati sardi con l’impegno di rivedere le linee guida ICNIRP che ignorano numerosi studi internazionali sugli effetti cancerogeni delle radiazioni 5G. L’auspicio è che si ponga fine alle pressioni dell’ICNIRP per l’adeguamento del limite italiano per le radiofrequenze, tra i più bassi d’Europa, ai livelli internazionali, ben più alti e pericolosi, stabiliti proprio dall’ICNIRP". "In sintonia con l’ICNIRP", prosegue Claudia Zuncheddu, "la beffa dell’iper-liberista Vittorio Colao. Colao, al timone della Vodafone per 10 anni e con alti ruoli nel mondo della finanza internazionale, oggi è stato scelto da Conte alla guida della Task Force per il “piano della ripartenza economica” in Italia. Il Piano Colao mira ad accelerare lo sviluppo del 5G innalzando i limiti delle emissioni elettromagnetiche e impedendo ai sindaci dissidenti di fermare i lavori per il 5G". "L’azione dei nostri avvocati è stata recepita dalla Commissione come un importante contributo all’organizzazione di un 'Piano europeo contro il cancro'", conclude Claudia Zuncheddu. Si apre un nuovo scenario che avrà i suoi riflessi ben oltre la Sardegna. ISDE Sardegna, Alleanza Italiana Stop 5G e il Comitato NO 5G Sardegna attendono che l’Europa dichiari una “moratoria sul 5G fino a quando la ricerca indipendente, condotta da scienziati senza legami con l’industria, ne confermasse la sicurezza”, così come richiesto dai nostri avvocati".

16 luglio 2020
www.laprovinciadelsulcisiglesiente.com/wordpress/2020/07/claudia-zuncheddu-leuropa-accoglie-le-istanze-degli-avvocati-sardi-scifo-e-appeddu-sul-5g/?fbclid=IwAR0WQXl14haFk3_fIHevKkGk-a8GcSLvu6hiPrRHxM1q8pGpqXA...
wheaton80
00lunedì 21 settembre 2020 20:58
La grande sorpresa di Apple: nessun nuovo prodotto include la compatibilità 5G

Quest’anno, la grande sorpresa durante l’evento annuale di lancio di Apple a metà settembre non è stata quale nuovo prodotto offrissero, ma cosa non offrissero i nuovi prodotti: nessuno dei nuovi dispositivi Apple include la compatibilità 5G. Un anno fa, Apple ha raggiunto un accordo con Qualcomme per l’acquisto dei suoi modem 5G e ha assunto tutti i dipendenti del reparto modem 5G di Intel. Chiaramente, l’assenza di adattabilità 5G nei suoi prodotti non è la mancanza della tecnologia e degli analisti necessari. Allora, perché Apple non ha lanciato i suoi prodotti 5G questo autunno? Apple non ha fornito una spiegazione per la sua decisione, ma ha sottolineato che i suoi nuovi prodotti sono il 60% più veloci delle reti 4G LTE esistenti. Di solito, l’evento di lancio di Apple a metà settembre è seguito da un’ampia copertura mediatica, ma non quest’anno. Gli articoli sono stati pochi e ben lontani tra loro e la maggior parte ha cercato di spiegare la mancanza di compatibilità con il 5G. Tra i motivi citati c’era la mancanza di un reale vantaggio del 5G nonostante il suo massiccio lancio e il fatto che la tecnologia 5G può causare il surriscaldamento e lo scarico della batteria. La delusione del 5G è evidente da numerosi articoli dei media e gli esperti di tecnologia stanno scoraggiando i clienti dall’acquistare telefoni 5G, definendo il 5G “un brutto scherzo”. Quest’anno è anche la prima volta che Apple non ha rilasciato un nuovo iPhone durante l’evento annuale di metà settembre. Nel suo rapporto di luglio ai suoi investitori, Apple ha dichiarato che l’iPhone 12 non sarebbe stato rilasciato prima di ottobre, e ha usato il COVID come scusa. Tuttavia, non vi è alcuna indicazione su quando Apple rilascerà l’iPhone 12. Nonostante ci siano delle indicazioni che Apple ha intenzione di rilasciare 75 milioni di telefoni 5G, Apple non ha confermato nessuno dei rapporti. È possibile che anche Apple veda il 5G come un fallimento e abbia deciso di andare sul sicuro e di aspettare?

Dafna Tachover
Fonte: childrenshealthdefense.org/news/apples-big-surprise-no-new-products-include-5g-compatibility/?utm_source=salsa&eType=EmailBlastContent&eId=0c3996da-ba6e-4ace-be1a-4ed6...

'Una conferma'
Secondo le fonti raccolte dalla stampa, in queste ore a Cupertino si starebbero tenendo una serie di riunioni di vertice per decidere sulla possibilità di un rinvio del lancio degli iPhone probabilmente dotati di connettività 5G. Solitamente Apple presenta i prodotti che diventeranno la chiave per gli acquisti del periodo natalizio durante settembre con un evento riservato alla stampa.
- Fonte: www.corrierecomunicazioni.it/tech-zone/apple-ci-ripensa-liphone-5g-rimandato-a-se...

Solo iPhone 12 Pro Max avrà il 5G millimetrico. La motivazione principale sta nel fatto che il modem che supporta la connessione alle cosiddette mmWave è lo Snapdragon x55 di Qualcomm, che è compatibile come ovvio anche con le reti già diffuse anche in Italia ovvero quelle 5G sub-6. Il network millimetrico può garantire alte prestazioni ma richiede un hardware più importante con un’antenna non certo di piccole dimensioni.
- Fonte: www.wired.it/mobile/smartphone/2020/09/05/iphone-12-pro...

18 settembre 2020
www.nogeoingegneria.com/campo-elettromagnetico/la-grande-sorpresa-di-apple-nessun-nuovo-prodotto-include-la-compatibilita-5g/?fbclid=IwAR0lSs1-CvdIKUh69Dw0pMyexNdI2YuxjE0mONgXNmzw-raBrT3...
wheaton80
00domenica 27 settembre 2020 00:58
Cina, divampa incendio in un centro ricerca Huawei: tre morti

Un enorme incendio è divampato nella giornata di ieri in Cina, con le fiamme che hanno raggiunto uno dei centri di ricerca di Huawei. Il rogo è avvenuto nella città cinese di Dongguan, colpendo uno degli edifici del colosso della telefonia cinese. Fiamme alte ed un'enorme nuvola di fumo nero hanno sovrastato la città cinese in pochissimo tempo. Sul posto però sono intervenuti subito i Vigili del Fuoco, con il Governo della città che ha dichiarato di aver avviato un’indagine. L’edificio colpito, inoltre, è molto importante per la multinazionale cinese, visto che proprio lì si stava costruendo una base di ricerca. Le forze dell’ordine hanno identificato le vittime come dipendenti dell’azienda. Inoltre, come anticipato in precedenza, sono state tre le persone che hanno perso la vita. In seguito all’incendio sono intervenuti ben 140 Vigili del Fuoco per spegnere l’incendio. Subito dopo il rogo, sui propri canali social, Huawei ha confermato che l’edificio faceva parte dell’azienda ma che al momento era ancora inutilizzato. Nonostante ciò, all’interno dell’edificio sono stati trovati tre corpi esanime. L’edificio, come anticipato, era in costruzione, quindi più che dipendenti Huawei c’è la possibilità che le tre vittime fossero degli operai al lavoro. A riportare la notizia con video ci ha pensato il Global Times. Sul proprio sito, il Global Times ha ricordato che l’edificio era in acciaio e che con molte probabilità il rogo sarebbe stato scatenato dall’incendio di alcuni materiali fonoassorbenti. Secondo alcune indiscrezioni, persone in camice bianco sarebbero state viste uscire di corsa dall’edificio. Al momento però non esistono prove concrete di una deflagrazione. Dongguan, inoltre, è la sede dove sorge il campus di Huawei, che può ospitare 25.000 dipendenti e che è costato 1,5 miliardi di dollari alla multinazionale della telefonia. Un edificio che, come affermarono i capi di Huawei, si ispirava alla cultura architettonica europea.

Loris Porciello
26 settembre 2020
www.inews24.it/2020/09/26/cina-incendio-centro-ricerca-huawei-tr...
wheaton80
00domenica 4 ottobre 2020 00:04
Militari USA, rapporto shock:“Elettrosmog nocivo per i piloti d’aereo. Già 72 incidenti, 101 morti e 65 aerei persi”

L’Agenzia per i Progetti di Ricerca Avanzata per la Difesa (DARPA) del Dipartimento della Difesa (DoD) degli Stati Uniti d’America ha pubblicato il rapporto "Impatto dell’elettromagnetismo della cabina di guida sulla neurologia dell’equipaggio", puntando sugli effetti biologici (e non termici come vorrebbero i negazionisti del rischio) delle radiazioni elettromagnetiche emesse dall’elettronica ad alta potenza sulle funzioni neurologica e cognitiva dei piloti d’aereo. La notizia proviene dalla storica rivista statunitense d’economia Forbes, secondo cui le radiazioni "potrebbero rendere i piloti così disorientati da far schiantare i loro aerei":

www.forbes.com/sites/michaelpeck/2020/09/14/cockpit-electromagnetic-fields-are-harming-pilots-the-us-military-fears/?fbclid=IwAR3vF635kN3-p8z50AT1HxrfCMhwTqevoTg7mLUodnJU8AQHpovg1vF8x18#75be...

"Il cervello umano percepisce i campi magnetici", afferma il rapporto, "come quelli usati dagli animali per la navigazione, e questo processo è ‘bloccato’ (cioè interrotto) dalle onde radio (RF), che influiscono sulle onde cerebrali e sul comportamento. Inoltre, scoperte recenti sono state le prime a dimostrare che anche i campi RF deboli e i campi magnetici “forza della terra” hanno effetti misurabili e riproducibili sulle onde cerebrali umane e sul comportamento inconscio in un ambiente controllato". Secondo le proposte DARPA, "gli attuali cockpit sono inondati di onde a radiofrequenza (RF) da emissioni a bordo, collegamenti di comunicazione ed elettronica di navigazione, inclusi forti campi elettromagnetici (EM) emessi da auricolari audio e tecnologie di tracciamento posizionati sul casco. E dal 1993 al 2013, il disorientamento spaziale nei piloti dell’aeronautica americana ha causato 72 incidenti di Classe A, 101 morti e 65 aerei persi. È stato ipotizzato che i campi a radiofrequenza ed elettromagnetici della cabina di pilotaggio possano influenzare le prestazioni cognitive causando disorientamento spaziale. Tuttavia, i campi elettromagnetici e le onde radio nelle cabine di pilotaggio non sono attualmente monitorati, sono stati fatti pochi sforzi per proteggere i piloti da questi campi e il potenziale impatto di questi campi sulla cognizione non è stato valutato". In un’intervista del 2012 rilasciata da Adamantia Fragopoulou del Dipartimento di Biologia e Biofisica dell’Università di Atene (oggi al Karolinska Institutet in Svezia) sui suoi studi in merito agli effetti biologici dei campi elettromagnetici, la ricercatrice greca sottolineava già le criticità a cui vengono sottoposti i piloti di aereo e controllori aerei.

03 ottobre 2020
oasisana.com/2020/10/03/militari-usa-rapporto-shock-elettrosmog-nocivo-per-i-piloti-daereo-gia-72-incidenti-101-morti-e-65-aerei-persi/?fbclid=IwAR2_15I4c63nrtKBKOpz7Xn8w5KRHTL6S2SpVLv1YxXr3-KC-MN...
wheaton80
00sabato 24 ottobre 2020 05:44
5G, guerra a Huawei: Svezia dice stop, Italia frena su Fastweb

La guerra del 5G si fa sempre più aspra. Il colosso cinese è ormai apertamente boicottato dai Paesi europei, che con il pretesto della sicurezza nazionale stanno ostacolando l’acquisto da parte dei propri operatori di materiale cinese per la rete ultraveloce, quella che sta abilitando l’economia dell’Internet delle cose, con tutti i risvolti industriali, strategici e anche di cybersecurity del caso. L’ultimo caso è quello della Svezia, che peraltro è parte in causa in quanto è lì che ha sede Ericsson, uno dei due player europei (insieme a Nokia) che sta recuperando il gap con Huawei e che, con il sostegno degli USA, vorrebbe diventare una delle alternative principali alla tecnologia cinese. Stoccolma ha annunciato che chiude ufficialmente le porte a Huawei: niente più acquisti e tutte le apparecchiature già installate sul suolo svedese andranno smontate entro il 2025. Una posizione netta, che fa seguito a quella del Regno Unito, ma stavolta da Pechino sta arrivando una reazione. Zhao Lijian, portavoce della diplomazia cinese, ha già minacciato la Svezia di sanzioni: nel mirino c’è soprattutto Ikea, uno dei gruppi scandinavi più noti e radicati nel mercato globale, che solo in Cina ha 35 punti vendita.

A rischio anche la stessa Ericsson, che in Asia ci lavora eccome e che ora verrebbe a sua volta ostacolata in tutti i modi. E nel frattempo monta anche il caso della Francia, dove la partita del 5G è doppiamente complicata: a causa del movimento No-5G (che tra l’altro ha sostenuto e portato alla vittoria molti sindaci green alle ultime amministrative, anche in città importanti), solo ora sono partiti i primi bandi per la rete, e ovviamente Huawei non è il cliente più gradito. Anche in Italia la posizione del Governo è ormai chiara e si sta allineando a quella euro-atlantica: comprare tutta l’infrastruttura da Huawei viene considerato rischioso per la sicurezza nazionale e l’ultima mossa dell’esecutivo è stata quella di esercitare la tutela preventiva prevista dal golden power (a difesa degli asset considerati strategici per il Paese, come la rete di telecomunicazioni mobile) sulla rete 5G di Fastweb. La TLC è infatti controllata da Swisscom, e sarebbe emerso che alcuni dati sensibili potrebbero essere filtrati da Huawei. Si tratterebbe al momento solo di un veto preventivo e temporaneo, anche se è la prima volta che il Governo lo usa apertamente: ora sta alla società guidata da Alberto Calcagno offrire una risposta che convinca o meno lo Stato a dare il via libera.

Questa notizia è arrivata poche ore dopo un’altra, che pure dà una fotografia della situazione: TIM ha annunciato la firma di un contratto biennale da oltre 70 milioni con ben cinque fornitori, non casualmente tutti italiani, per approvvigionarsi della fibra con cui andrà a sostituire il rame per ammodernare la sua rete di accesso detta Fibercop. L’operazione riguarda la fibra e non il 5G ma è importante perché arriva in un momento di difficoltà per le TLC italiane: proprio ieri uno studio di Mediobanca ha rivelato un calo dei ricavi, attribuibile in parte al Covid nel 2020, ma già nel 2019 i ricavi da telefonia in Italia erano scesi sotto i 30 miliardi, facendo scivolare il nostro Paese in quinta posizione, dietro alla Spagna.

23 ottobre 2020
www.firstonline.info/5g-guerra-a-huawei-svezia-dice-stop-italia-frena-su-...
wheaton80
00domenica 25 ottobre 2020 04:55
Samsung, morto il Presidente Lee Kun-hee

Lee Kun-hee, Presidente di Samsung Electronics, è morto oggi a Seul dopo un ricovero ospedaliero durato anni a seguito di un attacco di cuore avvenuto nel 2014. Lo riferisce una nota della prima conglomerata industriale della Corea del Sud, in cui si ricorda che Lee, autore della trasformazione di Samsung un un colosso mondiale, leader soprattutto nell'elettronica e nei microprocessori, aveva 78 anni.

25 ottobre 2020
www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2020/10/25/samsung-morto-il-presidente-lee-kun-hee_118f6489-8aa9-4dbf-820d-2b2a47d95...


Nota Wheaton80
Coincidenza o vittima collaterale dell'attuale guerra del 5G? Se è vero che Lee kun-he era malato da tempo è anche vero che in questo periodo Samsung stava scalzando Huawei come leader del 5G:

www.tomshw.it/smartphone/5g-con-huawei-assente-samsung-e-verizon-chiudono-un-contratto-da-66-m...

www.startmag.it/economia/svezia-5g/

wheaton80
00giovedì 21 gennaio 2021 12:39
Antenne per il 5G, si blocca tutto fino al 2022

La nuova tecnologia 5G è ormai fra di noi e le aziende fremono per installare i ripetitori. Diverse compagnie telefoniche hanno già avanzato le proprie richieste al Comune per ottenere le autorizzazioni per la messa in funzione dei trasmettitori di ultima generazione. Ma per adesso, vige il rinvio al 2022. Anche Palazzo Orsetti infatti, come hanno fatto altri Comuni, si è appellato alla sentenza del TAR dell’Emilia Romagna che rimanda le nuove installazioni del 5G al luglio 2022. Fino a quel momento il Comune, dunque, non accoglierà richieste di concessioni. La questione è dunque solo slittata, ma il comitato “Stop 5G Lucca“, che aveva dato vita a iniziative anche in piazza San Michele, resta in guardia:“Chiediamo che il sindaco tuteli la nostra salute con atti amministrativi precauzionali“, era stato uno dei maxi striscioni del flash mob. E ricordano che il sindaco di Altopascio ha detto no alla sperimentazione del 5G sul territorio. Il braccio di ferro è appena iniziato.

19 gennaio 2021
www.lanazione.it/lucca/cronaca/antenne-per-il-5g-si-blocca-tutto-fino-al-2022-1.5927032?fbclid=IwAR3eJP_7ID554lJg1UUJ3KLFPYdOwuKLBArzxNKVnH-0h73EEhi...
wheaton80
00martedì 2 febbraio 2021 19:54
Gli smartphone Huawei crollano del 42% a causa delle sanzioni di Trump

Huawei ha venduto il 42% in meno di smartphone nell’ultimo trimestre del 2020, passando dal primo al sesto posto nella classifica mondiale delle vendite. È quanto emerge dai calcoli di Counterpoint Research, pubblicati il 28 gennaio, secondo cui il crollo è dovuto alle sanzioni imposte dall’Amministrazione Trump al gigante tecnologico cinese. L’ex Presidente USA ha accusato più volte Huawei di spiare per conto del governo; dal febbraio scorso la compagnia cinese non può acquistare microchip prodotti da aziende USA o da compagnie di altri Paesi che però fanno uso di tecnologia statunitense. Il componente è essenziale nella produzione di telefonini di ultima generazione. Su pressione di Washington, molti Stati hanno rinunciato anche ad acquisire il sistema 5G di Huawei, considerato un leader mondiale nel settore. Tra ottobre e dicembre dello scorso anno, Huawei ha venduto 32,3 milioni di smartphone: nello stesso periodo del 2019 le vendite erano arrivate a 56,2 milioni. La sua quota di mercato mondiale è scesa dal 14 all’8%, e le previsioni per il futuro sono di un ulteriore peggioramento. Il nuovo Presidente USA Joe Biden ha sottolineato che continuerà a esercitare pressioni sulle imprese hi-tech cinesi. Jen Psaki, portavoce di Biden, ha detto il 27 gennaio che “i sistemi prodotti da venditori inaffidabili come Huawei sono una minaccia alla sicurezza degli Stati Uniti e dei suoi alleati”. Apple e Samsung hanno beneficiato della caduta di Huawei. Il colosso californiano ha venduto 90,1 milioni di smartphone nell’ultimo trimestre dello scorso anno, una crescita annua del 32%, che lo porta a controllare il 23,4% del mercato. La grande compagnia sudcoreana ha registrato invece un aumento del 10,7%. Huawei è stata superata anche da un concorrente interno, Xiaomi, diventato il terzo venditore mondiale. Le prospettive non sono buone nemmeno per questo produttore cinese, sanzionato da Trump poco prima di lasciare la Casa Bianca.

30/01/2021
asianews.it/notizie-it/Gli-smartphone-Huawei-crollano-del-42-a-causa-delle-sanzioni-di-Trump-52...
wheaton80
00sabato 20 marzo 2021 00:36
Nuova stretta sul 5G di Huawei: Biden come Trump

L’Amministrazione Biden ha imposto condizioni più stringenti a Huawei sulla vendita di componenti elettroniche prodotte da compagnie USA. Lo rivela oggi Bloomberg, che cita funzionari del governo USA a conoscenza del dossier. La misura, che entra in vigore questa settimana, prevede il divieto di esportare al colosso tecnologico cinese dotazioni per l’internet di ultima generazione (5G). Il bando riguarda soprattutto microchip, antenne e batterie per la produzione degli smartphone Huawei. Considerata una minaccia alla sicurezza nazionale per i suoi legami con l’Intelligence di Pechino, Huawei è inserita in una “lista nera” di compagnie cinesi monitorate da Washington. Per fare affari con l’impresa fondata da Ren Zhengfei, gli esportatori USA devono chiedere una speciale licenza governativa. Il boicottaggio di Washington ha fatto precipitare le vendite degli smartphone Huawei, passate nell’ultimo anno dal 3° al 5° posto a livello mondiale. La classifica è dominata da Apple; Huawei è superata anche dai concorrenti cinesi Xiaomi e OPPO. È ormai sempre più evidente che Biden vuole continuare sulla falsariga di quanto fatto dal suo predecessore Donald Trump, promotore della linea dura nei confronti dei cinesi. Democratici e repubblicani al Congresso concordano sulla necessità di limitare i trasferimenti tecnologici ai cinesi. Durante il suo mandato, Trump ha lanciato una campagna internazionale per boicottare Huawei. Molti Paesi europei hanno rinunciato all’acquisto di prodotti 5G dell’azienda cinese; alcuni Stati, come la Gran Bretagna, hanno adottato anche provvedimenti per rimuovere tutti i componenti di Huawei dai loro sistemi nazionali. L’ultima defezione si è avuta in Europa orientale. United Group ha annunciato di voler eliminare dal proprio network internet tutti gli strumenti forniti da Huawei, o almeno una buona parte. Per Pechino è un vero smacco: il gestore telefonico opera in Bulgaria, Croazia, Slovenia, Grecia e Serbia, tutti Paesi partner della Belt and Road Initiative, il grande piano di Xi Jinping per rafforzare il peso strategico-commerciale del gigante asiatico. Nikos Stathopoulos, Presidente di United Group, ha detto che l’approccio migliore per la sua compagnia è di “spostarsi verso qualcosa che sia approvato dagli Stati Uniti”. Nel summit odierno del Quad (Quadrilateral Security Dialogue), USA, Giappone, Australia e India annunceranno un approccio comune su 5G e standard tecnologici globali. Il gruppo, che si riunisce per la prima volta a livello di capi di Stato, è visto dalla Cina come una potenziale “NATO asiatica”.

12 marzo 2021
www.asianews.it/notizie-it/Nuova-stretta-sul-5G-di-Huawei:-Biden-come-Trump-52...
wheaton80
00martedì 27 aprile 2021 18:00
Draghi stoppa ancora il 5G cinese. Golden Power su Huawei e ZTE

Il governo di Mario Draghi ha imposto un nuovo stop alle aziende cinesi nella rete 5G. È il secondo caso in pochi giorni. Con un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri datato 25 marzo 2021 sono stati infatti esercitati i poteri speciali su un contratto di fornitura 5G alla società Linkem da parte di Huawei e ZTE. Cioè le aziende cinesi accusate dall’Intelligence statunitense di spionaggio per conto del governo di Pechino, messe al bando dalla Federal Communication Commission e definite una “minaccia” dal COPASIR nell’ormai celebre rapporto sul 5G di fine 2019. Il Governo Draghi ha imposto “prescrizioni” “in ordine alla notifica della società Linkem S.p.a., aventi ad oggetto l’acquisizione di elementi hardware e software da Huawei e ZTE per il completamento del progetto di architettura di rete 5G SA”, si legge nell’estratto del decreto consegnato al Parlamento. “5G SA” sta per 5G standalone, un’architettura che prevede che la rete sia totalmente autonoma, cioè che tra core e radio non ci siano intermediari. Potremmo definirla un’architettura “5G puro”, cioè indipendente dal 4G. Ed è per questo che per essere implementata richiede più tempo rispetto al 5G NSA (non-standalone). Alla normativa Golden Power, potenziata nel decreto legge “Liquidità” dell’8 aprile del 2020, Palazzo Chigi ha fatto crescente ricorso nel 2020: l’anno scorso i procedimenti conclusi con l’imposizione di prescrizioni o condizioni sono stati più della metà, 22 (di cui 18 sul 5G) su 39 totali, recita la Relazione Annuale sulla Sicurezza dell’Intelligence Italiana. Come detto, non è la prima volta che il Governo Draghi stoppa le aziende cinesi.

Il primo altolà era arrivato con un DPCM dell’11 marzo, trasmesso alle Camere il 24 marzo, cioè il giorno prima del secondo esercizio del Golden Power. Come rivelato su Formiche.net, quelle prescrizioni arrivarono su un contratto di fornitura di tecnologia 5G a Fastweb da parte dell’azienda cinese ZTE e della taiwanese Askey. Già dopo il primo stop del nuovo esecutivo sottolineavano come il ricorso ai poteri speciali, in attesa del completamento del Perimetro Nazionale di Sicurezza Cibernetica si completi sotto la supervisione del DIS, confermasse la prudenza scelta dal Governo Draghi sui temi più delicati della politica estera. Quella stessa prudenza che sembra aver suggerito a Mariastella Gelmini, Ministra per gli Affari Regionali, di dare forfait all’ultimo minuto all’inaugurazione del Cyber Security Transparency Centre di Roma aperto da Huawei in programma lo scorso 23 marzo. E che, ribadita con il secondo altolà in pochi giorni, sembra in linea con il percorso tracciato da Vittorio Colao, Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale, che poche settimane fa aveva illustrato al Senato il suo piano per l’Italia digitale sottolineando come “la transizione digitale come strategia industriale e geostrategica competitiva” dell’Italia debba essere “chiaramente europea e atlantica”.

Gabriele Carrer
08/04/2021
formiche.net/2021/04/golden-power-accordo-linked-huawei-zte/
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