Tar Lazio dà ragione alle aziende omeopatiche, bocciate le tariffe del decreto Balduzzi

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wheaton80
00sabato 15 febbraio 2014 16:57

Con la sentenza n. 1412/2014 depositata il 5 febbraio scorso (http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Roma/Sezione%203Q/2013/201304650/Provvedimenti/201401412_01.XML), il Tar del Lazio ha accolto il ricorso proposta da Omeoimprese, l’associazione delle imprese omeopatiche, e da Boiron contro il decreto con i quale, nel 2012, il ministero della Salute (allora affidato a Renato Balduzzi) dispose l’aggiornamento degli importi delle tariffe e dei diritti dovuti per la registrazione dei preparati. Nella sostanza, il giudice amministrativo ha riconosciuto l’illegittimità dell’aumento estremamente elevato imposto dal provvedimento agli importi dovuti per la registrazione semplificata dei medicinali omeopatici e il loro rinnovo, annullando al riguardo la misura del decreto. Per contro, per quanto riguarda le tariffe per i medicinali omeopatici di nuova registrazione, non soggetti a procedura semplificata, il Tar Lazio non ha accolto le “doglianze” dei ricorrenti: trattandosi di una nuova tariffazione il costo di registrazione non semplificata dei medicinali omeopatici è stato infatti ritenuto legittimo. In sostanza per i medicinali già in commercio non vanno applicate tariffe di registrazione, ma di rinnovo, di importo quindi più contenuto. “Un passo avanti senza dubbio per i medicinali che sono ora sul mercato – è il commento che arriva dalla Luimo, la Libera università internazionale di Medicina omeopatica – e che dovranno andar tutti in registrazione semplificata, e presumibilmente anche per i prossimi medicinali da registrare in forma semplificata. Per i medicinali in registrazione non semplificata invece vi è un costo equivalente a quello dei medicinali allopatici. Adesso è necessario che il Miinistero della Salute intervenga sulla tempistica di consegna delle domande di registrazione e sulla semplificazione della documentazione richiesta”. Analoga richiesta, ancora più circostanziata, arriva da Simonetta Bernardini, presidente della Siomi, la Società italiana di omeopatia e medicina integrata, secondo la quale, dopo l’intervento della magistratura amministrativa, “è auspicabile che la politica ritorni a fare il suo lavoro e che il ministero della Salute e l’Aifa si risolvano, finalmente, ad attivare una Commissione composta da esperti delle società scientifiche (medici e farmacisti), dalle associazioni dei medici omeopati e antroposofici, dei pazienti dell’omeopatia e antroposofia e dalle Aziende, allo scopo di arrivare ad un nuovo Decreto legge finalmente equo”. Nel frattempo, conclude Bernardini. in sintonia con quanto già osservato dalla Luimo ”resta da capire se la scadenza di registrazione dei medicinali omeopatici in Italia già fissata al 31 dicembre 2015, come sarebbe ragionevole pensare, dovrà essere posticipata, dato che le aziende hanno atteso quasi un anno per la sentenza del Tar”.

12 febbraio 2014
ordinedeifarmacisti.ised.it/?p=2993
wheaton80
00sabato 15 febbraio 2014 17:02
Petizione per salvare l'omeopatia

www.change.org/it/petizioni/salviamo-l-omeopatia-2
wheaton80
00martedì 25 marzo 2014 00:04
Omeopatia: non è solo un placebo. Un duro colpo ai piu' scettici

Due nuovi studi hanno dimostrato che l'omeopatia non è solo un placebo, a differenza di quanto hanno sostenuto diversi scienziati e, in particolare, uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista "The Lancet". Il dibattito si è acceso nel 2005 quando la rivista ha pubblicato un editoriale dal titolo "La fine dell'omeopatia", sottolineando l'inefficacia di questo tipo di trattamento con trial di confronto con la medicina convenzionale. La notizia ha fatto il giro del mondo, rimbalzando su tutti i media. Le conclusioni dell'editoriale hanno fatto riferimento a sei studi clinici di medicina convenzionale e 8 studi di omeopatia, ma non è mai stata rivelata l'identità dei trial. La nuova revisione, pubblicata sulla rivista "Journal of Clinical Epidemiology" e condotta da un gruppo di ricercatori dell'Università di Berna, ha concluso che: tutti i trial di "maggiore qualità" hanno dato risultati a favore dell'omeopatia; se alcuni trial hanno dimostrato che l'omeopatia funziona in alcuni casi, e in altri non dà alcun risultato, significa che non c'è effetto placebo; infine ci sono troppi dubbi sulla chiarezza degli studi analizzati. In pratica, ci sono "evidenze deboli di un effetto specifico dei rimedi omeopatici, ma ci sono forti elementi di prova sugli effetti specifici degli interventi convenzionali". Ma, secondo i ricercatori, questo non significa che bisogna interpretare queste conclusioni come "la fine dell'omeopatia" in quanto solo placebo. Al contrario, ma le conclusioni dello studio dimostrerebbero che l'omeopatia funziona, anche se lievemente, in alcuni casi.

news.paginemediche.it/it/230/ultime-notizie/omeopatia/agi-news/detail_96607_omeopatia-non-e-solo-un-placebo.aspx?c1=70&...
wheaton80
00sabato 12 aprile 2014 01:50
Omeopatia: in Toscana è entrata in ospedale

E' stato inaugurato a febbraio del 2011, su un progetto affidato nel 2009 dalla Regione Toscana a un comitato scientifico internazionale composto da membri dell'Università degli Ordini dei medici e, tra gli altri, dal direttore dall’ospedale omeopatico di Londra. "Si è trattato di un progetto di ricerca che non abbiamo potuto mutuare da esperienze internazionali perché al mondo non ha ancora eguali" spiega Simonetta Bernardini, responsabile del Centro di Medicina Integrata dell'Ospedale di Pitigliano, in provincia di Grosseto, medico pediatra, endocrinologo e omeopata e Presidente della SIOMI (Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata). Panorama.it le ha chiesto di raccontare come funziona il centro e cosa ne pensano medici e pazienti.

Dottoressa, che cos'ha di speciale l'ospedale Petruccioli di Pitigliano?

Ha un setting clinico di medicina integrata in corsia per pazienti ricoverati in cui lavorano insieme medici ortodossi, agopuntori e omeopati e il personale sanitario nel rispetto reciproco. Si è provato a far lavorare insieme su un paziente condiviso figure professionali di formazione molto diversa, cercando di costruire un rispetto tra medicine su cui l'Italia è molto indietro. Non c'è una grande considerazione per le medicine complementari da parte della medicina ortodossa, ma qui il senso era quello di unire le forze per migliorare la salute dei pazienti, ridurre gli effetti collaterali dei farmaci chimici e stimolare il potenziale di autoguarigione del paziente, verso la possibilità di liberarsi della malattia cronica.

Come convivono due approcci molto distanti tra loro?

Le due medicine non sono affatto incompatibili. Se io ho un paziente che fa terapia oncologica, le medicine complementari lo aiutano a sopportare meglio e ridurre gli effetti collaterali di radioterapia e chemioterapia e gli daranno uno slancio verso l'autoguarigione per imparare e far meglio la guerra alla sua malattia cronica e verosimilmente rischiare meno le recidive. Insomma c'è sinergia. e lo dimostra anche quello che accade al centro di Manciano.

Ci racconti.
Quello di Manciano è un presidio di riabilitazione neurologica e ortopedica con pazienti affetti da ictus, emorragie cerebrali o con malattie neurologiche gravi come la sclerosi a placche, la Sla, il Parkinson, e poi persone con protesi all'anca o al ginocchio. Abbiamo appena concluso una ricerca sui risultati di tre anni di sperimentazione. Ebbene, rispetto al 2010, quando i pazienti venivano curati solo con terapie ortodosse, si è registrato un miglioramento delle performance di riabilitazione neurologica e ortopedica misurato con scale specifiche di riabilitazione, compilate da fisioterapisti e neurologi che li hanno in cura. Inoltre i pazienti in terapia integrata hanno ridotto dell'85% il consumo di antidolorifici, grazie alla medicina integrata.

Come accolgono i pazienti la prospettiva di essere curati anche con le medicine non tradizionali? E' una scelta quella di venire nel vostro ospedale, proprio perché offrite questa possibilità?
I ricoveri si fanno solo da Pronto Soccorso nei casi di urgenze, quindi per chi è ricoverato qui non si tratta necessariamente di una scelta. Ci occupiamo principalmente della popolazione locale, che ha preso benissimo da subito le medicine integrate. Le basti un dato: il 97,4% dei pazienti nei tre anni di sperimentazione ha accettato le cure integrate quando gli sono state proposte.

Oltre ai ricoveri, offrite anche prestazioni ambulatoriali?

La mattina i medici lavorano in reparto con omeopati e agopuntori e al pomeriggio nei 5 ambulatori raggiungibili da tutta Italia. Il 20% degli utenti vengono da fuori regione, per farlo basta prenotare la visita, senza bisogno di ricetta medica, al Cup di Grosseto, pagando il ticket sanitario. Gli esenti non pagano, gli altri pagano 22 euro di ticket, chi viene da fuori regione paga il ticket stabilito sulla base degli accordi tra regioni.

Che tipo di pazienti arrivano?
Da fuori soprattutto pazienti molto gravi, con dolore cronico, in genere sono oncologici e neurologici. Dalla Toscana arrivano persone con le malattie croniche più comuni: allergie, artrosi, artriti, cefalee, patologie dermatologiche, dell'intestino e dello stomaco, ipertensione, acufeni. Proprio per gli acufeni (ronzii e fischi nelle orecchie, n.d.r.), che nessuno in pratica cura, abbiamo in corso una sperimentazione con l'agopuntura che ha portato a guarigione circa il 60% dei casi.

Diamo un po' di numeri.
In tre anni abbiamo fornito oltre 13.000 prestazioni sanitarie negli ambulatori, mentre nei reparti abbiamo curato circa 500 pazienti. Cerchiamo di ovviare alle liste di attesa il più possibile, aumentando il lavoro.

Come hanno accolto i medici tradizionali l'idea di lavorare al fianco di omeopati, naturopati e agopuntori?

Gli infermieri, il personale sanitario non medico, si sono dimostrati da subito entusiasti, curiosi e disponibili. I medici hanno fatto resistenza ad essere coinvolti in una realtà alla quale non erano culturalmente pronti. Non è stato facile, c'era smarrimento all'inizio, ma quello che ha fatto maturare il lavoro insieme è stato toccare con mano i risultati. Se un medico vede che un paziente sta meglio, anche se il suo background culturale non gli ha fornito la possibilità di conoscere queste medicine, perché all'Università di Medicina e di Farmacia non si insegna niente sulle medicine complementari, se vede che sono utili cambia idea.

Il vostro è destinato a restare un caso isolato?
Abbiamo fatto un esperimento per scopi di ricerca scientifica in un piccolo ospedale, che era il posto giusto per valutare l'utilità, la validità e le criticità di avviare un setting di medicina integrata in ospedale. Quello che abbiamo fatto è già stato oggetto di pubblicazione e posso dirle che, a differenza di altri, il nostro progetto non è fallito, ha funzionato. Chi vorrà prendere esempio da noi potrà replicare l'esperienza avendo qualcosa da cui partire, non come noi che siamo partiti da zero, costruendo un progetto totalmente innovativo. CI auguriamo che altri ospedali della nostra e di altre regioni siano interessati.

Marta Buonadonna
10-04-2014
scienza.panorama.it/salute/Giornata-dell-Omeopatia-in-Toscana-e-entrata-in-...
wheaton80
00martedì 29 aprile 2014 16:10
Salute: 100 mln di europei scelgono l’omeopatia, 11 mln gli italiani

Tre europei su quattro conoscono l’omeopatia. Piu’ di 100 milioni (il 29%) scelgono farmaci omeopatici e antroposofici (HAMPs) per la loro assistenza sanitaria. L’intera Unione Europea conta 60mila medici prescrittori di farmaci omeopatici, 11.400 ogni 100mila abitanti. Questi i dati diffusi da ECHAMP, associazione no profit che rappresenta l’industria dei medicinali omeopatici e antroposofici nell’UE, per discutere la situazione degli HAMPs in Italia nell’incontro di oggi con le istituzioni nazionali e locali. L’industria omeopatica affonda le sue radici nella tradizione e nella cultura europea. L’UE è il maggior produttore di HAMPs e in due terzi degli stati membri la domanda per questa tipologia di medicinali è in forte e continua crescita. Il mercato europeo del settore ha raggiunto un valore di 1 miliardo di euro all’anno e pur impiegando circa 8mila persone rappresenta lo 0,7% del mercato farmaceutico europeo e il 7% di quello per l’auto-medicazione. La situazione degli HAMPs in Italia – L’Italia è il terzo mercato in Europa, dopo Francia e Germania, con un fatturato annuo di oltre 170 milioni di euro. Sono 11 milioni gli italiani che usano medicinali omeopatici, di cui 3 milioni abitualmente (dati Doxa Pharma). 20mila i medici che prescrivono HAMPs. 30 milioni, circa, le confezioni vendute ogni anno (dati Omeoimprese) e 4000 il numero di famiglie, tra impiego diretto e indotto, che vivono del mercato degli omeopatici in Italia (Dati Omeoimprese). “I medicinali omeopatici e antroposofici in Italia stanno diventando una realtà. Consumatori e prescrittori riconoscono, in maniera sempre maggiore, il ruolo che l’omeopatia e la medicina antroposofica giocano e possono giocare nella cura della salute – spiega Fausto Panni, Presidente di Omeoimprese – Nonostante ciò, il nostro Paese è ancora lontano dal compiere passi in avanti, soprattutto a livello legislativo, per soddisfare la domanda e garantire l’adeguamento alle direttive europee in materia. La mancanza di una legge specifica mina la libertà di scelta in tema di salute negando l’uguaglianza ai cittadini che scelgono di curarsi con l’omeopatia e la medicina antroposofica”. “Da diverso tempo – denunciano le imprese – l’Unione europea chiede all’Italia di adeguarsi alla normativa e di sottoporre i prodotti omoeopatici a una registrazione e valutazione simile a quella dei farmaci tradizionali attraverso procedure stabilite dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ma l’Italia continua a rinviare. A svariati anni dalla prima proposta di legge, il Parlamento, infatti, non è ancora riuscito a legiferare e attualmente in Commissione si sta ancora discutendo sul tema”.

www.meteoweb.eu/2014/04/salute-100-mln-di-europei-scelgono-lomeopatia-11-mln-gli-italiani...
wheaton80
00venerdì 9 maggio 2014 21:42
In Svizzera le Medicine Complementari e Alternative saranno equiparate alle altre specialità mediche

Le prestazioni della Medicina Antroposofica, della Medicina Tradizionale Cinese, della Medicina Omeopatica e della Fitoterapia saranno per principio a carico dell'assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie. Solo le prestazioni controverse saranno esaminate per sapere se sono efficaci, appropriate ed economiche. Con questa procedura il Dipartimento federale dell'interno (DFI) intende adempiere un mandato costituzionale. Nel maggio 2009 Popolo e Cantoni hanno approvato a larga maggioranza il nuovo articolo costituzionale per una maggiore considerazione delle Medicine Complementari e Alternative. Dal 2012 e provvisoriamente fino al 2017 l'assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie (AOMS) assume i costi delle prestazioni della Medicina Antroposofica, della Medicina Tradizionale Cinese, della Medicina Omeopatica e della Fitoterapia. Il rimborso è provvisorio e a tempo determinato perché manca ancora la prova che le prestazioni delle quattro specialità di Medicine Complementari e Alternative sono efficaci, appropriate ed economiche. Dopo due anni si sta ora delineando l'impossibilità di apportare questa prova per l'insieme delle prestazioni di queste specialità. Pertanto il Dipartimento Federale dell'Interno (DFI) propone di equiparare queste specialità di Medicina Complementari e Alternative alle altre specialità mediche già rimborsate, facendo valere anche per esse il principio della fiducia e del rimborso delle prestazioni da parte dell'AOMS. Analogamente a quanto già avviene per le altre specialità, la verifica si limiterà a singole prestazioni controverse. Le modalità di applicazione dei criteri di efficacia, efficienza ed economicità alle Medicine Complementari e Alternative devono ancora essere precisate. Il DFI e l'Ufficio Federale della Sanità Pubblica (UFSP) hanno informato le cerchie interessate della procedura prevista, invitandole a collaborare all'elaborazione dei criteri e dei processi. Per adempiere in questo modo il mandato costituzionale, è necessario adeguare l'ordinanza sull'assicurazione malattie e l'ordinanza del DFI sulle prestazioni dell'assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie. La decisione in merito spetta rispettivamente al Consiglio Federale e al DFI in base alla propria competenza.

07/05/2014
www.informasalus.it/it/articoli/svizzera-medicine-complemen...
wheaton80
00lunedì 19 maggio 2014 00:12
Basta fobia in omeopatia, ma risultati certi

E’ uscita una pubblicazione contro la fobia sull’omeopatia che si intitola “Le evidenze scientifiche dell’efficacia di omeopatia-omotossicologia”, per GUNA editore. Si tratta della quarta edizione di un volume, che esce ogni due anni, che raccoglie i risultati dei migliori studi sui medicinali omeopatici-omotossicologici pubblicati su riviste scientifiche, non omeopatiche, di rilevanza internazionale. Su 2.000 articoli presi in considerazione, ne sono stati selezionati 192 considerati i più validi dal punto di vista scientifico, che presentano il confronto tra medicinale omeopatico e placebo (il 73,4% degli studi) o medicinale omeopatico e cura allopatica (il 26,6%). Le patologie più considerate sono quelle che riguardano l’apparato respiratorio e le sindromi influenzali, al secondo posto ci sono gli studi sull’apparato artro-mio-faciale ed al terzo troviamo gli articoli su ginecologia e ostetricia. In pratica una grossa fetta di disturbi che possono interessare bambini, donne e anziani. I risultati? Il farmaco omeopatico-omotossicologico è sempre risultato più efficace del placebo e di efficacia equivalente o superiore a quello allopatico, col vantaggio di non avere effetti collaterali. L’atteggiamento omeo-fobico, quindi, cioè di negazione della validità di omeopatia e omotossicologia, è smentito costantemente dagli studi in corso. La ricerca continua.

Ecco le 30 testate internazionali non omeopatiche da cui sono stati raccolti gli studi presi in considerazione:

1. Akta Rheumatologica
2. Allergologie
3. American Revue of Respiratory Diseases
4. Archives of Fascial and Plastic Surgery
5. Archives of Medical Emergency
6. British Journal of Clinical Pharmacology
7. British Medical Journal
8. Canadian Medical Association Journal
9. Journal of Head Trauma Rehabilitation
10. Journal of Psycosomatic Research
11. Lancet
12. Pediatrics
13. Pediatric Infectious Diseases Journal
14. Pediatrics International
15. Pédiatrie
16. Phlebology
17. Rheumatology
18. Torax
19. Annals of Internal Medicine
20. Archives of Otolaringology/Head and Neck Surgery
21. Arzneimittel Forshung/Drug Research
22. Bulletin of Cancerology
23. Cancer
24. European Journal of Heart Failure
25. Explore
26. International Journal of Clinical Practice
27. Journal of Clinical Pharmacology
28. Journal of Musculoskeletal Research
29. Pediatric Infectious Desease Journal
30. Thrombosis Research

Chiara Boracchi
www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/basta_con_l_omeo_fobia
wheaton80
00martedì 10 giugno 2014 03:42
Curare gli animali con l’Omeopatia. E’ possibile, ce lo spiega un medico veterinario

La gentilezza e la disponibilità del dott. Lorenzo Rossi, maestro e amico residente nell’Emilia Romagna, mi ha permesso di stendere questa intervista, avente lo scopo di illustrare in maniera semplice la misteriosa pratica dell’Omeopatia, utilizzata – con frequenza sempre maggiore – anche nell’ambito della medicina veterinaria.

Dunque Lorenzo, iniziamo dal principio: che cosa è l’Omeopatia in breve?
“L’Omeopatia è una medicina alternativa alla medicina classica, naturale e che ha diversi vantaggi: non è tossica, non lascia residui nell’ambiente e soprattutto – cosa molto importante oggi – non dà antibiotico resistenza”.

Che cosa ti ha spinto a intraprendere il lungo e affascinante cammino dell’Omeopatia?
“In primis la curiosità personale. Ho sempre avuto voglia di trovare qualcosa di alternativo alla medicina classica che mi avevano insegnato all’università. Poi la cultura personale. Mi sono sempre interessato di cose che esulavano dalla norma. In terzo luogo, mi ha stimolato in questa direzione un problema professionale: ho avuto aziende che – puntando verso il biologico – avevano necessità di gestire gli animali in un modo molto più naturale”.

Cosa ti ha permesso di sostituire, nel tempo, la classica terapia medica con quella di natura omeopatica?
“I grossi vantaggi che offre l’Omeopatia, tra cui quello di poter fare una terapia sia sul singolo sia sulla massa che non abbia effetti collaterali che, invece, possono verificarsi utilizzando la medicina classica, effetti che non sappiamo, il più delle volte, valutare nel tempo”.

Quali sono le sostanziali differenze tra l’approccio classico al paziente e l’approccio omeopatico?
“L’approccio di natura classica è di tipo impersonale. A volte quando noi stessi andiamo dal medico abbiamo la sensazione che ci ascolti sì e no, gli diciamo qualche sintomo e lui ci prescrive le solite cose di cui spesso non conosce gli effetti collaterali. L’Omeopatia ti obbliga a vivere con l’animale, ad avere un rapporto continuativo, a sapere come risponde al trattamento che tu hai impostato, a conoscere il suo trascorso, il suo presente, i suoi modi di vivere, i suoi sentimenti. Logicamente questo è possibile con un animale che vive a stretto contatto con l’uomo, quindi tendente all’antropomorfizzare certi sentimenti; in ambito di allevamento hai più difficoltà e sei costretto a fare un’omeopatia di secondo livello e più basata sui sintomi perché si tratta di animali che vivono fuori dal loro ambiente, ammassati e chiusi in stalle e porcilaie, che quindi non hanno la possibilità di esternare quella che è la propria natura”.

Quali sono i pro e i contro dell’Omeopatia?
“Il pro è la possibilità di vivere a contatto con l’animale. Ti accorgi di vederlo come un essere vivente nella sua totalità; l’Allopatia, di contro, crea un rapporto molto più distaccato e impersonale. I contro sono dati dal fatto che l’Omeopatia ti dà delle leggi e delle basi sicure da cui partire per studiare i pazienti, però è frutto di un lavoro continuo, mentale, impegnativo sul paziente che stimola moltissimo le tue capacità personali. Spesso ti trovi a dover ricorrere all’Allopatia non perché la terapia omeopatica non funzioni, ma perché ti sei trovato in difficoltà e hai sbagliato la repertorizzazione o la somministrazione del rimedio. Lo svantaggio è che a volte ti senti impotente di fronte alla tua incapacità nel capire il paziente che hai davanti”.

I proprietari come rispondono al tuo metodo terapeutico? Sono per lo più favorevoli? O sono scettici?

“I proprietari rispondono nei modi più disparati. Ci sono quelli che non ci credono assolutamente e che mai la useranno sui propri animali; poi ci sono quelli che ci credono in parte e sono di solito coloro a cui chiedo se mi lasciano curare qualcosa, soprattutto i casi incurabili e, se riscontro un buon risultato, rimangono perplessi e tendono loro stessi a farsi curare omeopaticamente da chi di competenza. Ci sono poi quelli che sono già predisposti e che quindi ti chiedono una omeopatia di primo livello e arrivano a chiederti anche l’urgenza: in questo casi devi saper scindere e capire quali sono le tue capacità per non perdere il paziente”.

Sei un veterinario che si occupa principalmente di bovini, ma con l’Omeopatia hai espanso la tua conoscenza anche ad altre realtà. Dove hai riscontrato le risposte migliori, nei grossi o nei piccoli animali?
“Essendo l’Omeopatia una legge universale, vale sia per l’uomo sia per l’animale (grande e piccolo) sia per le piante. Un cavallo che vive a stretto contatto col proprietario, coccolato, cavalcato, spazzolato, accudito arriva ad assumere per sua natura un comportamentale/mentale diverso da un bovino che nasce in un limite ristretto, vive in un limite ristretto, subisce stress ambientali perchè allevato per produrre e non per divertire: sono animali snaturati e con un mentale inesistente. I risultati migliori li hai in quegli animali che possono manifestare liberamente la loro natura, nonostante non si trovino a vivere nel loro ambiente di origine”.

Che cos’ha l’Omeopatia che non ha l’Allopatia?
Tutti gli esseri viventi sono un’unità inscindibile di mente, anima e corpo. Quello che succede nella mente si ripercuote sul fisico, per cui molti sintomi che curiamo, per esempio, con una pomata al cortisone, non sono problemi cutanei ma derivano da una causa che origina dall’interno. L’Allopatia cura il sintomo esterno, l’Omeopatia cura dall’interno all’esterno”.

Ti senti di dire qualcosa in più ai nostri lettori e amanti degli animali?
“Una delle più grosse critiche fatte all’omeopatia è che, usando le diluizioni successive, che è un metodo impiegato per la preparazione del rimedio, viene considerata acqua limpida. Una delle poche armi che abbiamo per dimostrare qualcosa a chi si vuole avvicinare a questo tipo di terapia, è che gli animali non sono sensibili all’effetto “placebo”, gli animali non sanno cosa gli somministriamo. Abbiamo dimostrato ampiamente che dopo una terapia omeopatica noi abbiamo un risultato: con pochi interventi, utilizzando sostanze che teoricamente non hanno alcun elemento chimico di riferimento su cui fare affidamento, nel momento in cui lo diamo all’animale questi guarisce o migliora, per l’assenza dell’effetto “placebo”. Se volete provare è sempre una bella cosa perché: non intossicate gli animali, non inquinate l’ambiente, usate una medicina naturale e vi accorgerete che il collega che si occupa della questione crea un rapporto veramente intimo e delicato con il vostro animale”.

Dai un saluto a RG ed a tutti gli amanti degli animali!
“Volentieri, continuate ad amarli perché sono esseri viventi e soprattutto cercate di trattarli bene e di considerare che non sono solo loro al vostro servizio ma siete anche voi al loro. Cerchiamo di instaurare un bel rapporto e … curateli con l’Omeopatia”.

A cura di Bacilla Franz
www.radiogiornale.info/2014/05/15/curare-gli-animali-con-lomeopatia-e-possibile-ce-lo-spiega-un-medico-vete...
wheaton80
00venerdì 8 agosto 2014 20:15
L'omeopatia funziona, ecco perché. Parola di Christian Boiron

Dopo le innumerevoli polemiche - diffuse soprattutto in Italia - che segnano, ormai da anni, lo scontro tra l'omeopatia e quella che viene definita la medicina ufficiale, prende la parola, in esclusiva per Affari, Christian Boiron, farmacista, docente del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali nella facoltà di Medicina di Lione e Presidente di una delle più importanti aziende farmaceutiche omeopatiche al mondo. Un'ora di intenso dialogo in cui ha raccontato il suo percorso di vita e in cui ha parlato, ovviamente, dell'omeopatia, ma in un modo che, dato il suo ruolo, potrà sorprendere.

Partiamo dalle origini. Come ha deciso di intraprendere la strada farmaceutica, prima, e omeopatica, poi?

"Farmacia e omeopatia sono arrivate per caso e per opportunità. Prima di intraprendere la Business School volevo avere, come si suol dire, qualcosa in mano. I miei genitori erano entrambi farmacisti e quindi ho scelto di laurearmi in farmacia. Facoltà che, però, non mi ha appassionato, per lo meno agli inizi. Dopo la Business School, volevo costruire una famiglia con la mia fidanzata, anch'essa farmacista. Mi serviva un lavoro ed è arrivata la proposta di mio padre: entrare nella sua azienda. Mi aveva sorpreso, perché il nostro rapporto era conflittuale, lo sentivo molto duro nei miei confronti e assente, ma era l'occasione di concretizzare il mio percorso di studi a livello professionale."

Vista la frequentazione della Business School, il suo principale desiderio era quello di diventare manager?
"Il mio obiettivo di vita è sempre stato socio-politico: intervenire sulla socialità degli uomini e cambiare qualcosa. In sintesi puntavo e punto ancora oggi alla ricerca della felicità. Inizialmente, avevo immaginato che la via del cambiamento passasse attraverso la religione. Ma quasi subito mi è parso che chi operava in campo religioso non fosse realmente interessato alla felicità, così come i politici. A quel punto ho pensato al mondo dell'impresa: vedevo l'azienda della mia famiglia e mi accorgevo che era una cellula sociale, con relazioni socio-affettive, aspetti economico-sanitari. E anche se all'epoca il mondo imprenditoriale era vissuto, in Francia, come diabolico, poteva essere uno strumento per fare qualcosa. Da qui il desiderio di applicare la gestione manageriale".

Per lei l'azienda, quindi, è un microcosmo su cui fare esperimenti?
"Proprio così. Del resto sono più un sociologo che un manager, ho un approccio più scientifico che da imprenditore. Sono consapevole di avere un carattere da leader, e penso che un leader sia colui che fa ciò che altrimenti non verrebbe messo in pratica da nessun altro, è colui che pensa per sapere come agire al meglio e agisce per cambiare le cose. Progressivamente sono entrato nell'idea che l'aspetto sociale di un'azienda possa essere modificato; mi è piaciuto da subito questo mondo, mentre a lungo ciò di cui l'azienda si occupava è rimasto in secondo piano ai miei occhi".

Mentre mi parla, non posso fare a meno di notare come ha "forgiato" l'azienda: gli uffici sono coloratissimi, con opere d'arte alle pareti, che rimandano all'omeopatia. Applicazioni di onde azzurre ornano il soffitto, la moquette sui pavimenti è colorata. All'ingresso si incontra un'enorme scultura di un orso. Tutto sembra fuorché un ufficio. Positivamente, intendo. Quindi la domanda mi sorge spontanea: anche questo rientra nel campo delle sperimentazioni in azienda?
"Sì, diciamo che è una conseguenza del mio agire per migliorare l'esistente. L'amore per i colori e per l'arte fanno parte della mia sensibilità. E, poiché ritengo che in un'azienda è il capo che deve fare certe scelte per tutti, perché altrimenti nessun altro le fa o le attuerebbe solo per se stesso, io ho fatto questa scelta".

E poi l'omeopatia l'ha catturata...
"Progressivamente ho scoperto la realtà farmaceutica e omeopatica e mi sono reso conto che l'omeopatia gioca, nella medicina, un ruolo simile a quello che tento di ricoprire io nel campo della filosofia economica: stimola a pensare diversamente la vita. Ritengo che cercare di vedere le cose in un altro modo sia la chiave per vivere meglio".

In uno dei libri che ha pubblicato, Il futuro dell'omeopatia, dice di aver raggiunto la consapevolezza che il management e la medicina sono parenti stretti, perché, citando testualmente "in entrambi i casi si devono affrontare la sofferenza e la paura, si ha a che fare al contempo con un insieme di tecniche e con un'arte, sono in gioco il potere e la responsabilità" . In tutto questo, che cosa è l'omeopatia?
"L'omeopatia è una branca terapeutica della medicina. Mi spiego meglio, partendo da un quadro più ampio. Da amministratore di una facoltà di medicina, ritengo che la salute non sia solo un affare medico: la salute deve interessare la scuola, la politica. La medicina è uno dei mezzi - oltre alla psicologia, allo sport, per fare alcuni esempi - che serve per preservare o ridare la salute. Certamente è un mezzo più specifico, scientifico, e come tale caratterizzato da un'etica del far del bene che dovrebbe integrare tutte le conoscenze che abbiamo su una questione prima di metterle in atto. All'interno della medicina ci sono tre atti: la diagnosi, la prognosi e la terapia. E in quest'ultimo ambito esistono diverse opzioni: la chirurgia, i vaccini, gli antibiotici, e anche l'omeopatia; sono tutte possibilità terapeutiche tra le quali il medico può scegliere."

Quindi considera l'omeopatia una parte della medicina e non una medicina alternativa?
"Esatto. L'omeopatia non esiste, esistono i farmaci omeopatici. Al contrario di molti medici e di molti omeopati, non penso che l'omeopatia sia una filosofia."

Nel suo volume La ricerca della felicità, sottolinea appunto l'importanza di "rispettare, coltivare, amare la differenza propria e degli altri". Un monito anche verso chi, credendo nell'omeopatia, si trincera in una sorta di assolutismo, tale da non prevedere cure alternative ad essa?
"Capisco che ogni forma di terapia porti a vedere la medicina attraverso quell'unico filtro, come se tutto il resto non esistesse o fosse secondario. Ma bisogna superare questa visione, dobbiamo accettare che esistono altri pensieri. Credo sia necessario organizzare la coesistenza pacifica di tutte le branche mediche, di tutte le forme di terapia."

Intanto, però, l'omeopatia si trova sempre al centro di polemiche, sia intestine (tra omeopatici unicisti, pluralisti, complessisti) sia provenienti dall'esterno: c'è chi definisce l'omeopatia solo acqua fresca. Senza contare gli ostacoli legislativi presenti in particolare in Italia: anche se i prodotti omeopatici sono considerati farmaci dal 1995 non possono essere pubblicizzati e non possono contenere il bugiardino, con le indicazioni d'uso, le avvertenze. Come la mettiamo?

"Chi non fa parte di un mondo, da fuori lo vede come un fronte omogeneo, ma basta avvicinarsi per vedere le differenze. Ci sono polemiche all'interno dell'omeopatia, come al suo esterno. La polemica, il dibattito sono la chiave del progresso. Il problema riguarda la forma della polemica e l'onestà all'interno della dialettica. Questa onestà spesso manca nella polemica contro l'omeopatia. Chi la critica, infatti, non la conosce e frequentemente non l'ha mai neppure usata. Ciò non toglie che ritengo il confronto utile e accettabile e investo molto sulle modalità con cui si entra in dialettica. Io sono scettico su tutto, lo scetticismo, il mettere in dubbio è segno di razionalità."

Scettico, ma pur sempre Presidente di un'azienda farmaceutica che produce medicinali omeopatici, quindi deve pur credere nella bontà dell'omeopatia…
"Come scettico dico che l'omeopatia è efficace, non sempre e non su tutte le persone allo stesso modo, ma è efficace. Allo stesso tempo, non ho paura di affermare che ad oggi non sappiamo perché l'omeopatia sia efficace. Si tratta di due aspetti ben distinti. L'omeopatia, inoltre, non fa male e quindi ha un punto a suo favore. Ma abbiamo bisogno di tutti i medicinali, non solo di quelli omeopatici, e abbiamo bisogno di capire meglio come funzionano. Certo, l'omeopatia si è sviluppata per oltre 200 anni, più di 300 mila medici prescrivono farmaci omeopatici e più di 400 milioni di malati la usano: si tratta di ragioni per pensare che sia efficace, anche se non si tratta certamente di una prova assoluta."

Ma un giorno si troveranno prove scientifiche dell'efficacia dell'omeopatia?

"Negli ultimi 70 anni abbiamo moltiplicato le prove, ma non sono assolute e, in qualsiasi campo scientifico non esistono prove assolute, perché c'è sempre una certa percentuale d'errore. Ora l'omeopatia si trova in una parentesi in cui funziona, ma non si sa come e perché. E' successo per tanti ambiti della scienza. Pensiamo ai vaccini: se ne parlò per la prima volta ne 1796, ma fino all'avvento di Pasteur nel 1822, non se ne comprendeva l'esatto funzionamento, ma si usavano ugualmente. Così è per l'omeopatia, Hanneman l'ha fondata ormai duecento anni fa, oggi funziona e con i mezzi e l'opportuna preparazione scientifica nel campo dell'infinitesimale, un giorno arriveremo a conoscerne i meccanismi esistenti".

Ghitti Valeria, informasalus.it
06 Luglio 2014
www.nuovagenesi.com/index.php?option=com_content&view=article&id=48%3Al-omeopatia-funziona-ecco-perche&catid=25&It...
wheaton80
00venerdì 29 agosto 2014 22:22
Un medicinale omeopatico agisce sull’espressione genica nelle cellule neuronali

Un recente studio del gruppo di Paolo Bellavite (Dipartimento di Patologia e Diagnostica dell’Università di Verona), riporta un effetto del medicinale Gelsemium sempervirens sulle cellule neuronali in coltura. L’articolo, pubblicato sulla prestigiosa rivista “BMC Complementary Alternative Medicine” il 19 marzo, è intitolato “Extreme sensitivity of gene expression in human SH-SY5Y neurocytes to ultra-low doses of Gelsemium sempervirens”. Autori, oltre a Bellavite, sono anche Marta Marzotto, Debora Olioso, Paola Tononi, Mirco Cristofoletti dell’Università di Verona e Maurizio Brizzi, professore di Statistica all’Università di Bologna che ha compiuto indipendentemente i calcoli. La ricerca è frutto di un accordo di collaborazione scientifica tra il Dipartimento universitario e Boiron. Il Gelsemium è una pianta tradizionalmente utilizzata in alte diluizioni (dosi ultra-basse) nella cura di pazienti che, tra l’altro, presentano sintomi di ansietà e di stress. In precedenza, lo stesso gruppo veronese (con studi confermati da altri laboratori) aveva dimostrato che alte diluizioni di Gelsemium agiscono come “tranquillanti” in modelli sperimentali sul topo di laboratorio. Per cercare di capire il meccanismo d’azione, i ricercatori hanno utilizzato una potente tecnica di indagine, basata su un “microarray” in cui si può analizzare l’espressione di tutti i geni della cellula attraverso la quantità di RNA presente dopo il trattamento col medicinale oppure con una soluzione di controllo (“placebo”). Il modello sperimentale è stato quello di neuroni umani in coltura (una linea cellulare utilizzata spesso per questo tipo di studi, ma mai usata con diluizioni così alte). L’esposizione per 24 ore al Gelsemium 2CH (seconda diluizione centesimale omeopatica), che contiene una quantità piccolissima di principio attivo della pianta (precisamente 6.5 × 10-9 M di gelsemina), ha causato la diminuzione significativa dell’espressione di 49 geni (su un totale di oltre 45.000 studiati!) facenti parte di diverse “famiglie” implicate nella trasmissione del segnale, nell’omeostasi del calcio e nella risposta infiammatoria. Tutto ciò rappresenta una prima identificazione di quelli che potrebbero essere i meccanismi coinvolti nei molteplici effetti terapeutici di tale rimedio. I più significativi di tali geni sono stati confermati anche con la tecnica della polymerase-chain-reaction. Mentre l’identificazione di un gruppo di geni sensibili al farmaco è comunque una novità, la cosa straordinaria è che, considerando tali geni “ultra-sensibili” al Gelsemium, una piccola ma significativa diminuzione globale di attività dei neuroni, coerente con un possibile effetto ansiolitico, è stata osservata anche con diluzioni sempre più alte (3CH, 4CH, 5CH). I ricercatori si sono spinti fino alla 9CH e 30CH, in cui teoricamente a causa della diluizione ci sono pochissime (o nessuna nella 30CH) molecole del principio attivo. Naturalmente tale ricerca andrà approfondita, ma rappresenta una solida conferma del principio secondo cui la preparazione omeopatica mantiene l’“imprinting” dell’attività farmacologica delle sostanze naturali persino ad altissime diluizioni. È suggestivo sapere che il DNA dei neuroni umani è ultra-sensibile a tale tipo di regolazione.

10 aprile 2014
www.notiziariochimicofarmaceutico.it/2014/04/10/un-medicinale-omeopatico-agisce-sullespressione-genica-nelle-cellule-ne...
wheaton80
00mercoledì 3 settembre 2014 16:03
«Non è un effetto placebo, i risultati sono lì da vedere». Le parole del medico di Villongo

Ha cominciato a praticare l’omeopatia nel 1982 e da allora ha continuato senza tentennamenti, mentre attorno a lui cresceva lo scetticismo della medicina ufficiale ma anche il numero di pazienti che facevano la sua stessa scelta. Giorgio Gambarini, 61 anni, con studio a Villongo, è stato uno dei primi medici bergamaschi a fare la scelta omeopatica. «Io ho cominciato con la fitoterapia, ero sempre andato con un mio zio a raccogliere le erbe e me ne intendevo - racconta -. Durante l’università ho fatto tirocinio in ospedale e quell’ambiente non mi piaceva, per cui prima di laurearmi ho cominciato a lavorare con le erbe. Quando mi sono laureato e ho cominciato con la fitoterapia la cosa ha funzionato, sono arrivati molti pazienti e ho continuato. All’epoca non c’erano altri medici che facessero scelte alternative». Poi è arrivata l’omeopatia. «Un giorno ero reduce da quattro turni di guardia medica e dovevo cominciare la settimana, ero distrutto. Allora mi sono ricordato del campione di un prodotto per l’iperlavoro che mi aveva lasciato un informatore farmaceutico, l’ho provato e ho sentito che mi cambiava completamente lo stato d’animo e lo stato dello stomaco. Ho capito che funzionava e ho approfondito lo studio. All’epoca a praticare l’omeopatia eravamo solo io e un collega di Verdellino. Oggi la situazione è molto diversa, credo che in tutta la provincia i medici che fanno la mia scelta siano una cinquantina. Anche se, basandomi sulle presenze ai corsi di aggiornamento, ad aumentare sono soprattutto i farmacisti. In generale la situazione nel settore non è molto buona, ma più che altro per colpa della crisi: la gente risparmia sulle visite specialistiche e sugli esami, e risparmia anche sulle terapie omeopatiche». Lo sa, vero, cosa si dice di voi nell’ambiente scientifico? «Siamo sempre stati considerati dei mentecatti, dei fuori di testa, degli imbonitori. E anche adesso sento gente come Garattini che ci stronca, ma lo fa in modo poco scientifico. Perché non ha mai portato prove, ma ripete da anni la stessa litania». Dicono che le vostre medicine sono solo placebo. «Ma mi fanno solo ridere. Come fanno a dire che è un effetto placebo quando vedo che i farmaci omeopatici fanno effetto anche in campo veterinario o pediatrico? Cosa ne sanno le mucche o i bambini piccoli di quello che gli dai, non possono certo autosuggestionarsi. Ci sono effetti che sono lì da vedere, che sono dimostrati. Solo che la medicina tradizionale non sa essere aperta. Se mi viene in studio una persona che ha 190/110 di pressione non le do certo il farmaco omeopatico, sarei folle. Le do l’anti ipertensivo. Ma in un secondo tempo utilizzo l’omeopatico per cercare di farla stare meglio. Così come sono equilibrato io nel considerare i vari tipi di farmaci, anche loro dovrebbero fare lo stesso e riconoscere che noi non siamo truffatori e venditori di acqua. Ma siamo professionisti che hanno studiato le stesse cose che hanno studiato loro, e poi anche qualcosa in più».

Fabio Paravisi
18 marzo 2014
bergamo.corriere.it/notizie/opinioni/14_marzo_18/non-effetto-placebo-risultati-sono-li-vedere-b1febba8-aec5-11e3-a415-108350ae7b...
wheaton80
00venerdì 7 novembre 2014 23:14
Tumori, omeopatia allevia effetti chemio del 55%

"I medicinali omeopatici migliorano di almeno il 55% la qualità di vita dei pazienti oncologici", al punto che, "in Europa, il 60%, soprattutto se si tratta di bambini, utilizza anche l'omeopatia, non come alternativa ma come integrazione alle cure tradizionali". A spiegarlo è Simonetta Bernardini, presidente della Società italiana di Omeopatia e Medicina Integrata e responsabile del Centro di Medicina Integrata dell'Ospedale di Pitigliano, primo in Europa con l'omeopatia in corsia. "Alcuni medicinali omeopatici come l'Ipeca - ha chiarito nel suo intervento al VI congresso di Oncologia Integrata in corso a Roma - aiutano a sopportare nausea e vomito tipici di alcuni chemioterapici. Altri, come Causticum, riducono i danni da radio come arrossamento e ustioni". Non si tratta, sottolinea, "di sostituire la terapia ortodossa, ma di integrarla per diminuirne gli effetti collaterali". Spesso, infatti, aggiunge l'esperta, "i farmaci convenzionali utilizzati a questo scopo non sono abbastanza efficaci e comunque aggiungono ulteriori effetti tossici". "Dagli ultimi dati del questionario che sottoponiamo ai malati neoplastici presso l'Ospedale di Pitigliano, abbiamo visto che la terapia integrata con omeopatia durante la chemio aumenta di oltre il 55% la percezione di benessere fisico e mentale. Chi ne fa uso riferisce migliore qualità del sonno, più forze e minor ansia".

7 novembre 2014
www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/medicina/2014/11/07/tumori-esperta-omeopatia-allevia-effetti-chemio-del-55_08f5c97f-0844-47d5-bbbc-09c84a0bb...
wheaton80
00domenica 16 novembre 2014 16:47
Omeopatia e oncologia. L’esperienza del reparto di omeopatia della Clinica Santa Croce di Orsellina

Dal 1997 presso la clinica Santa Croce di Orsellina (Locarno-Svizzera) è aperto un reparto di omeopatia diretto dal Dr. Dario Spinedi dove da 13 anni vengono presi in cura con l'omeopatia classica pazienti affetti da patologie gravi, principalmente tumorali, che richiedono per la loro complessità un ricovero ospedaliero. Il reparto dispone di 20 letti e insieme al Dr. Spinedi lavorano nove medici con formazione scolastica tradizionale e omeopatica. I casi che si presentano alla nostra osservazione sono molteplici, la maggior parte dei pazienti oncologici ha già percorso o sta percorrendo l'iter terapeutico ufficiale fatto di interventi chirurgici, chemioterapia, radioterapia, terapia ormonale, ecc… I pazienti di frequente lamentano disturbi riferibili agli effetti collaterali di queste terapie, spesso sono molto indeboliti perché il sistema immunitario diventa fragile a causa della tossicità delle terapie convenzionali. La chemioterapia e la radioterapia possono trasformarsi da potenti alleati a pericolosi nemici della salute della persona stessa. Durante le sedute di terapia, l'organismo viene indebolito sempre di più dai pesanti effetti collaterali di queste terapie. Queste sono le situazioni più frequenti che vediamo in Clinica e sono anche le più complesse da curare. La complessità si riscontra principalmente su due livelli: il primo prevede la cura della malattia indotta dai farmaci allopatici assunti; il secondo prende in considerazione la malattia oncologica di cui soffre il paziente.

Omeopatia e cure oncologiche allopatiche
Se mettiamo a confronto i principi che stanno alla base della cura omeopatica rispetto ai trattamenti oncologici della medicina ufficiale troviamo una netta differenza che sta proprio nei concetti che fondano i due modelli di cura. L'oncologia utilizza interventi chirurgici, sedute chemio e radio-terapiche mentre nell'omeopatia il rimedio omeopatico funge da catalizzatore dell'energia vitale dell'individuo: l'aggressività delle terapie convenzionali, seppur in grado in molti casi di distruggere le cellule tumorali e ridurre le masse neoplastiche, agisce anche diminuendo o annullando l'energia vitale che il paziente possiede e che è indispensabile per la vita, mentre l'omeopatia stimola tale energia (e il sistema immunitario) a combattere contro il male. L'efficacia in questo caso sta proprio nell'alleanza che si crea tra il rimedio e l'energia vitale. Per questo motivo è molto importante creare un rapporto di fiducia con i pazienti e con i medici oncologi che li seguono, allo scopo di definire insieme fino a quando è possibile aggredire l'organismo con terapie molto invasive e quando invece conviene riflettere se abbassare i dosaggi o sospendere le cure oncologiche classiche. Dalla nostra esperienza emerge che la prima cosa da curare nei pazienti oncologici è frequentemente il loro stato psicologico, la loro paura, la loro disperazione, a volte può essere lo shock della diagnosi ad ucciderli più che la malattia stessa. Ridare speranza a questi pazienti con l'aiuto delle cure omeopatiche è uno dei primi successi che possiamo immediatamente ottenere durante il ricovero e nelle prime settimane di terapia. Finché i pazienti continuano ad avere angosce di morte e paure profonde non si può sperare in una guarigione, per questo spesso si inizia il trattamento con rimedi acuti per lo stato psichico di profonda disperazione in cui questi pazienti si trovano (ad esempio aconitum, arsenicum, ignatia). Quando questo stato del paziente sarà curato, il corpo stesso indicherà all'omeopata, con nuovi sintomi, come proseguire la cura che a questo punto potrà andare sempre più in profondità verso la cura del tumore. Attraverso il colloquio, l'ascolto, l'osservazione del paziente, si intuisce cosa per primo deve essere curato nel malato, che per ogni persona è differente. Alcuni pazienti ci chiedono solo di alleviare i loro dolori e questo è quello su cui occorre concentrarsi nella prima fase della cura. Mentre altri, che hanno perso o non hanno mai avuto fiducia nella medicina ufficiale allopatica, ci chiedono di seguirli nella lunga strada della malattia tumorale solo con l'omeopatia. Si tratta di pazienti convinti che collaborano strettamente con noi; tale fiducia, associata al nostro impegno quasi quotidiano per anni al loro fianco, può portare alla guarigione di tumori solo con l'omeopatia. Alcuni di questi casi si possono trovare nel libro del Dr. Spinedi “La cura del cancro con l'omeopatia”, di recente pubblicazione. Molti pazienti arrivano da noi come ultima spiaggia. Per questi casi terminali la cura omeopatica può sostituirsi alle cure palliative tradizionali evitando o limitando il ricorso massivo a farmaci sedativi con i loro inevitabili effetti collaterali. Il primo atteggiamento che adottiamo nell’anamnesi è quello dell’ascolto del malato, delle sue richieste e delle sue esigenze. L’obiettivo è quello di costruire con ogni singola persona un percorso che sia il più adatto possibile alla sua situazione, considerata unica ed irripetibile.

È importante costruire un’alleanza di lavoro con il paziente: penso che il compito di noi medici non sia quello di imporre le nostre competenze ma di metterle a disposizione della persona perché si possa scegliere insieme la strada migliore da percorrere. L'omeopatia è una medicina che mette in primo piano l'individuo. In omeopatia non esistono protocolli, per ogni singola persona viene fatto un piano terapeutico individualizzato sulla base della prima anamnesi omeopatica e delle lunghe osservazioni sul decorso della cura durante il ricovero. L’omeopata è quindi interessato a tutto quello che il malato direttamente o indirettamente esprime, dalla stretta di mano iniziale al racconto dettagliato del disturbo fisico, anche quello in apparenza più banale. Il paziente svolge un ruolo attivo nella prescrizione del rimedio omeopatico. E’ molto importante infatti la sua capacità di osservarsi e di riferire al medico i sintomi nella maniera più precisa e dettagliata possibile. Il terapeuta deve conoscere l’orario in cui si presenta, migliora o peggiora un disturbo, i sintomi concomitanti, il tipo e la qualità del dolore, oltre che ad esempio la sensibilità del paziente agli agenti atmosferici, le abitudini alimentari, le variazioni del suo umore, la qualità del sonno, la sua storia personale e familiare in maniera molto dettagliata. L'omeopatia si differenzia dalla medicina allopatica per questo importante aspetto, è una disciplina democratica, il territorio stesso dell'anamnesi è un territorio democratico: se la medicina cosiddetta convenzionale spesso oggettivizza il malato, fa subire la terapia, l'omeopatia lo chiama in causa in quanto esperto dei propri disturbi, rendendolo attore partecipante della diagnosi e della cura. Il processo di questa disciplina si fonda sull'interpretazione dei sintomi del paziente, li elabora in base alle teorie omeopatiche giungendo alla prescrizione di un rimedio omeopatico adeguato. Nel nostro reparto, dopo una prima approfondita anamnesi con lo scopo di individuare un primo piano di cura, i pazienti vengono trattati somministrando loro dosi giornaliere del rimedio. Attraverso accurate visite quotidiane si monitora come il paziente reagisce al rimedio. Osservando l'evoluzione dei sintomi, la loro scomparsa o la comparsa di nuovi, il medico omeopata è in grado di affinare il piano di cura del paziente. Quando si accerta il procedimento positivo della terapia (circa 2 settimane di attenta osservazione), la cura prosegue ambulatorialmente. Per molti pazienti affetti da patologie tumorali questo già vuole dire riappropriarsi di se stessi, del proprio corpo, delle proprie sensazioni e non annullarsi come spesso succede nell'esito di una tac o di un marker tumorale. Come medici siamo molto interessati a tutti questi parametri oggettivi che ci indicano se la cura sta funzionando, se effettivamente c'è una regressione del tumore. Ma sono per noi solo degli strumenti di lavoro, siamo molto più profondamente interessati a come si sente il paziente e a come si sta ristabilendo il suo benessere psico-fisico. L'antropologia culturale ha studiato come il corpo malato diventa un'alterità che isola il paziente in luoghi precisi, separati, confinati all'interno di spazi che non sono quelli della “normalità”. Malattie come il cancro oggettivizzano le persone, proiettandole in un contesto di isolamento che spesso genera la perdita della propria dignità e della propria identità. Divenire oggetti per la scienza, subalterni alle terapie. L'omeopatia interpreta questa deprivazione anche come il rischio di indebolimento dell'energia vitale che ogni individuo possiede come risorsa per far fronte alle malattie. L'inscindibilità dell'aspetto psicologico dall'aspetto fisiologico è il potenziale che ci permette di contrastare le patologie che possono insorgere nell'organismo, ma è anche la garanzia di un equilibrio che previene il disordine che spesso troviamo nelle esperienze dei malati che vengono a curarsi da noi. La possibilità di restituire un ordine nel percorso di cura che un malato affronta è anche la garanzia di dare un senso a ciò che sta accadendo, un senso per se stessi e un senso per la società in cui si vive. Quando si parla di salute ci si riferisce ad una condizione di particolare benessere nella quale, oltre a non manifestare sintomi di malattia, si avverte, ad un livello più profondo, una sensazione di armonia interiore e di equilibrio che permettono di affrontare con serenità i problemi della vita quotidiana. Lo scopo dell’omeopatia è quello di ristabilire l’ordine nell’essere umano ammalato, rimuovendo tutti i sintomi di malattia e ripristinando una condizione di benessere psico-fisico. Nei malati affetti da patologie oncologiche questo può essere un traguardo che si ottiene solo dopo anni di cura omeopatica proprio perché malattie così gravi di solito sono legate ad uno squilibrio molto profondo dell'organismo e dell’energia vitale. Per questo motivo i pazienti che vengono ricoverati alla clinica vengono poi seguiti ambulatorialmente per molto tempo, con contatti settimanali, solo in questo modo si può sperare di arrivare a curare situazioni anche molto gravi. Le cause di questo squilibrio profondo dello stato energetico dell'organismo che sfocia nel tumore sono molteplici e per ciascuno diverse e non sempre totalmente note.

Oltre alle classiche cause prese in considerazione dagli oncologi e sicuramente valide, l'omeopata osserva come spesso nei malati oncologici ci sia una lunga storia di soppressioni. Il nostro organismo è molto intelligente e ci invia fin dall' infanzia dei segnali che indicano uno squilibrio dell’ energia vitale. Si tratta di sintomi a volte considerati irrilevanti per la salute delle persone come ad esempio eczemi, verruche, epistassi ricorrenti, che vengono trattati con terapie farmacologiche soppressive (ad es. cortisone) o piccoli interventi chirurgici, con il risultato di spegnere per sempre queste spie che il nostro corpo accende, senza curare il disagio profondo dell' organismo che ne sta alla base e anzi a volte aggravandolo. L'omeopatia presta molta attenzione a questo aspetto, a questo linguaggio che appartiene al corpo. Sentire, ascoltarlo è propriamente una caratteristica della disciplina omeopatica. Sopprimere questi segnali equivale a un rifiuto di comunicazione con il corpo stesso, importante per il paziente e per il clinico. L'omeopatia è una disciplina di cura che va in profondità perché "lavora sul terreno genetico", sui cosiddetti "Miasmi", concetto chiave e fondamentale nella medicina omeopatica. Tutti noi nasciamo con un "imprinting" particolare, qualcosa che ereditiamo dai nostri avi, ma spesso i medici stessi non sanno riconoscere queste tracce se non in caso di malattie gravi. Anche una verruca può essere espressione di un miasma e curandola con l'omeopatia invece che sopprimendola con altri sistemi, si garantisce un passo verso il riequilibrio dello stato energetico dell'organismo. Molto spesso chi si trova ad affrontare una malattia tumorale ci racconta di sapere il motivo per cui è venuto il tumore, ci racconta di profondi conflitti non risolti in famiglia, sul lavoro, nella vita quotidiana, il nostro compito è anche quello di indirizzarli verso specialisti in grado di aiutarli ad uscire da queste situazioni conflittuali da loro stessi avvertite come fonte di disagio e di sofferenza. Francisco Mele scrive:“Il corpo è la sede in cui si rappresenta il conflitto tra il soggetto e il mondo. Delle zone vengono per così dire privilegiate nell' esprimere questo conflitto con il mondo, con gli altri e con i propri fantasmi. Dietro una persona che si ammala c'è sempre una storia che è tutta da scoprire. Non si deve vedere la malattia isolata in se stessa, ma si deve vedere il malato nel suo contesto sociale e familiare; per capire se una persona è stanca di vivere oppure se vive con pienezza la sua esistenza. Se è subentrata la stanchezza, anche una difficoltà di scarso peso potrà portare quella persona a desiderare la morte; se ha desiderio di continuare la sua esistenza, potrà superare perfino una malattia grave” (L.M. Lombadi Satriani, M. Boggio, F. Mele “Il volto dell'altro”, Meltemi, Roma 1997). E' inutile sottolineare quanto sia importante anche una sana e corretta igiene di vita in tutte le persone e a maggior ragione in pazienti affetti da malattie tumorali: nutrirsi in maniera corretta e salutare, rispettare ritmi di vita più fisiologici ed umani. Sentirci in pace con noi stessi, con le persone che ci circondano e stare a contatto con la natura, godere di una profonda spiritualità sono tutti elementi indispensabili per raggiungere la salute intesa non solo come assenza di malattia ma come equilibrio tra corpo, mente e spirito.

Raffaella Ortelli, medico omeopata
www.percorsibiosalute.it/index.php?option=com_content&view=article&id=247%3Aomeopatia-e-oncologia-lesperienza-del-reparto-di-omeopatia-della-clinica-santa-croce-di-orsellina&catid=42%3Aomeopatia&I...
wheaton80
00venerdì 28 novembre 2014 22:53
Omeopatia, registrazioni più costose ma meccanismi più veloci

Via libera dalla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati all'emendamento alla legge di Stabilità che alza il costo per le registrazioni di medicinali omeopatici ma ne sveltisce i meccanismi e ne proroga i termini, sbloccando così di fatto milioni di euro. Atteso da imprese, associazioni di pazienti e medici, l'emendamento era stato approvato dalla Commissione Affari sociali della Camera e modifica il comma 34 dell'art. 39. Dopo l'annullamento da parte del TAR di quelle previste dal decreto Balduzzi, prevede la definizione delle tariffe a carico delle aziende titolari per il rilascio dei provvedimenti di rinnovo dell'autorizzazione all'immissione in commercio dei medicinali omeopatici, fissandole in 800 euro "per i medicinali unitari, indipendentemente dalle diluizioni e dalla forma farmaceutica, e in 1.200 euro per i medicinali complessi, indipendentemente dal numero dei componenti e dalla forma farmaceutica". Entro il 31 marzo 2015, si legge inoltre, l'Agenzia del Farmaco (Aifa) individuerà la documentazione necessaria per il rinnovo dell'autorizzazione all'immissione in commercio "secondo modalità semplificate". Infine, le aziende titolari possono provvedere "alla presentazione delle domande di rinnovo entro e non oltre il 30 giugno 2017", invece che a marzo 2015. Il testo è frutto di una nuova formulazione degli emendamenti proposti dai deputati Sbrollini, Lenzi, Amato, Miotto, Capone e Vargiu, Librandi. Le associazioni di pazienti e di medici omeopati plaudono l'approvazione dell'emendamento alla Legge di Stabilità per il riordino delle tariffe di rinnovo dei medicinali omeopatici, approvato dalla Commissione Bilancio. "Finalmente i pazienti vedono riconosciuta la loro libertà di scelta terapeutica in merito all'uso dei medicinali omeopatici. E' positivo perché sono state ascoltate sia le motivazioni scientifiche sia le esperienze degli 11 milioni di cittadini che si curano con questi medicinali". Lo dichiara Marino Tomà, presidente di Omeocom, comitato in difesa dell'omeopatia che aveva lanciato un appello per sensibilizzare l'opinione pubblica sottoscritto da centomila persone. Gli fa eco Simonetta Bernardini, presidente della Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata (Siomi). "Le istituzioni dovevano in qualche modo rimediare al pasticcio del decreto Balduzzi", commenta in riferimento al precedente tentativo di riordino delle tariffe che aveva suscitato polemiche e anche un ricorso al Tar, vinto dalle imprese produttrici. "Auspichiamo che le Aziende omeopatiche ne approfittino per affrontare il capitolo registrazione dei medicinali omeopatici con attenzione alle esigenze dei cittadini e dei medici. In particolare - conclude - cercando di mantenere sul mercato sia i medicinali meno prescritti sia le formule farmaceutiche più convenienti"

Fonte: Ansa
27/11/2014
www.dottnet.it/art/15385/omeopatia-registrazioni-pi-costose-ma-meccanismi-pi...
wheaton80
00domenica 1 marzo 2015 18:51
Svolta storica dei medicinali omeopatici

Quattromila posti di lavoro, oltre 300 milioni di fatturato annuo complessivo, crescita percentuale media annua circa 4%, terzo mercato in Europa, un’isola felice nel desolato panorama industriale italiano. È l’omeopatia, la «medicina del malato», non della malattia, scelta da circa 8 milioni di italiani (70 milioni in Europa, 200 nel mondo) e circa 8.000 medici che prescrivono farmaci omeopatici. Un settore che grazie alla legge di Stabilità approvata dal Parlamento ha raggiunto un risultato storico, come afferma Giovanni Gorga, consigliere Direttivo di Omeoimprese e figura di riferimento riconosciuta da tutti gli attori istituzionali legati all’Omeopatia. «La Stabilità contiene novità sulla regolamentazione dei medicinali omeopatici sul mercato. Per questi prodotti in commercio a fare data dal 1995 su autorizzazione del Ministero della Salute, quindi sicuri, esisteva il rischio di scomparsa se entro il dicembre 2015 AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco, non avesse approvato i rinnovi dopo l’esame di dossier che le aziende sono tenute ad inviare». Ovvero? «Come accade già da tempo in altri Paesi d’Europa, poichè medicinale, il prodotto omeopatico deve essere approvato dall’Aifa e non è più sufficiente una semplice autorizzazione del Ministero della Salute. Restava pochissimo tempo per autorizzare migliaia di medicinali che da anni sono utilizzati con successo da milioni di italiani e tenendo conto della complessità di ogni dossier, molti di questi medicinali rischiavano la scomparsa dal commercio, se al 31 dicembre 2015 non fossero stati approvati da AIFA». Un bel danno? «Certo, infatti responsabilmente, sia AIFA che le Istituzioni competenti, in primis il Ministro della Salute, hanno ben compreso le istanze del settore industriale, delle associazioni mediche e dei pazienti ed hanno prorogato il termine ultimo per la regolamentazione al 31 dicembre 2018». Che cambia per le aziende? «Hanno il tempo per fare piani industriali per il futuro e inoltre, la proroga, garantirà la permanenza di un numero congruo di medicinali». In soldoni? «Insieme alla proroga si è giunti ad una definizione delle tariffe di registrazione per questi medicinali, pertanto ad ogni prodotto registrato corrisponderà un’ entrata per le casse dello Stato che le aziende produttrici dovranno corrispondere. Le tariffe sono in linea con quelle europee e soprattutto risolvono un arcaicismo decisamente fuori luogo visti i tempi che corrono, che vedevano importi di alcune decine di euro. Irrisori». Le aziende lamentavano anche la complessità delle informazioni da presentare... «Vero, è stata semplificata la composizione dei dossier che le aziende devono inviare all’AIFA, rendendo l’esame più snello ma non certo meno rigoroso. Entro marzo saranno emanate le linee guida». Insomma, tutto risolto? «Pur essendo un ottimo risultato, qualche altro nodo resta, come quello legato alle piccole produzioni».

Si spieghi. «L’omeopatia è medicina del malato, non della malattia, quindi ci sono centinaia di medicinali che vengono utilizzati dai medici in pochissime occasioni, pertanto sono produzioni molto limitate da parte delle aziende. Questi prodotti devono comunque sottostare alla presentazione di un dossier il cui allestimento comporta oneri per l’azienda. che deve versare la tariffa di registrazione. Al fine di garantire la permanenza di questi prodotti sul mercato (è ovvio che investire cifre enormi per commercializzare magari 100 o 200 pezzi di un prodotto non conviene al produttore che quindi non lo registra e lo toglie dal mercato) si dovrà pensare ad una soluzione che garantisca medico e paziente sulla continuità di terapia». Certo, non si può sottovalutare o non considerare la posizione delle Istituzioni sanitarie che devono rispettare la legislazione europea. «Assolutamente no, anzi, bisogna riconoscere che la medicina omeopatica nel nostro Paese ha fatto un grande passo avanti se non altro per l’attenzione che il settore ha goduto da parte delle Istituzioni e per la collaborazione, nel rispetto dei ruoli, da parte della dirigenza di AIFA». Un salto culturale? «Io credo sia utile instaurare un rapporto costruttivo con le Istituzioni implicate nel processo di riconoscimento dei medicinali omeopatici. Siamo un Paese che vanta una lunga tradizione e storia nell’uso dell’omeopatia, ma tutto ciò non si è tradotto, probabilmente per ragioni legate alla nostra storia, in una “cultura omeopatica” come invece accade in Francia o Germania. La conseguenza è un processo di regolamentazione più lento ed articolato che deve andare di pari passo con la consapevolezza culturale sulle possibilità, anche di risparmio per il Sistema Sanitario, che tali medicinali possono offrire (un italiano su 6 almeno una volta all’anno utilizza medicinali omeopatici e lo fa pagando interamente la prestazione medica e i farmaci)». Nessun complotto anti-omeopatia quindi? «Penso che il comportamento delle Istituzioni in occasione della legge di stabilità sia la prova contraria, non esiste nessun complotto. L’importante è dialogare in modo costruttivo e rispettare chi rappresenta lo Stato nell’esercizio della propria funzione». Omeoimprese, l’Associazione che raggruppa le imprese di settore, rinnova le cariche a marzo e lei, Giovanni Gorga, attualmente consigliere direttivo, mi pare il perfetto candidato per la Presidenza. «Diciamo che l’omeopatia per me non è soltanto medicina ma pane quotidiano... quindi sono da anni l’interlocutore di Istituzioni, Parlamento, Bruxelles, Ministeri, stampa e comunicazione....». Un’esperienza messa nero su bianco in un libro... «Sì, un libro che uscirà prima dell’estate e il cui probabile titolo sarà "Tutto sull’omeopatia", edito da Cairo. Un volumetto estremamente divulgativo, non tecnico o per operatori del settore, che cerca di dare un quadro storico, sociale e politico dell’omeopatia nel nostro Paese. Con orgoglio posso vantare la prefazione da parte del Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e l’introduzione del Prof. Sergio Angeletti, autorevole e stimato giornalista scientifico».

Sarina Biraghi
www.iltempo.it/cronache/2015/01/16/svolta-storica-dei-medicinali-omeopatici-1...
wheaton80
00lunedì 13 luglio 2015 02:28
La Sardegna ha detto sì: regolarizzate omeopatia, agopuntura e fitoterapia

Con un’apposita delibera la Giunta regionale sarda ha disciplinato l'esercizio delle medicine non convenzionali (omeopatia, agopuntura, fitoterapia e omotossicologia) che la normativa nazionale riserva a medici, odontoiatri, veterinari e farmacisti. Negli ordini professionali saranno istituiti elenchi, distinti per disciplina, degli operatori abilitati, il cui percorso formativo (a carico totale degli interessati) dovrà essere di almeno 400 ore di formazione teorica e di 100 ore di pratica clinica, il 50% delle quali di tirocinio pratico supervisionato da un medico esperto. Per la formazione potranno essere accreditate associazioni e società scientifiche, enti pubblici e privati che si avvalgano di professionisti qualificati in fitoterapia, omeopatia e agopuntura. I cittadini-pazienti potranno accedere alle cure da parte di professionisti, in possesso di idonea formazione nelle discipline dell’agopuntura, fitoterapia, omeopatia e omotossicologia, considerate sistemi di diagnosi, cura e prevenzione che affiancano e arricchiscono la medicina ufficiale, la promozione e la tutela della salute, la cura e la riabilitazione”. Ma cosa si intende per medicine non convenzionali? In Italia il termine Medicine Non Convenzionali (MNC) identifica quelle discipline riconosciute nel 2002, in virtù del loro rilievo sociale, dal Consiglio Nazionale della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici e Odontoiatri (FNOMCeO) - sulla scorta di risoluzioni del Parlamento Europeo (1997) e del Consiglio d'Europa (1999) - e che corrispondono alle definizioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) di “Complementary Medicine”, “Alternative Medicine”, “Unconventional Medicine”, “Traditional Medicine”, e al termine adottato nella letteratura scientifica internazionale (Cochrane Collaboration, Consensus conference, 1997) di: “Complementary and Alternative Medicine”. L'uso del termine “Non-Convenzionale” è legato al fatto che tali discipline non sono inserite nel piano di studi obbligatorio del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia in Italia. In Italia, a seguito di numerose sentenze della Corte di Cassazione, le discipline in oggetto sono state riconosciute di esclusiva competenza e responsabilità del medico chirurgo o odontoiatra.

Americo Mascarucci
08 luglio 2015
www.intelligonews.it/articoli/8-luglio-2015/28392/la-sardegna-ha-detto-s-regolarizzate-omeopatia-agopuntura-e-fit...
wheaton80
00venerdì 2 ottobre 2015 19:54
La guerra all’omeopatia non conviene più



La passione di Giovanni Gorga, (uomo di punta di Guna, leader sul mercato dell’omeopatia) porta in libreria un saggio che vale la pena di studiarsi per capire quanto la politica cammina a ritroso e lontano dalle scelte e dagli orientamenti dei consumatori e quanto l’esercito di chi ha scelto l’omeopatia meriterebbe maggiore e definitiva attenzione.

Categoria

Nella prefazione di “Elogio dell’omeopatia” (Cairo, 15 euro) il Ministro per la Salute Beatrice Lorenzin assicura che «nel nostro Paese non esiste alcuna preclusione né ideologica né normativa verso le cure non convenzionali e in particolare nei confronti dell’omeopatia». Gorga, Cavaliere al Merito della Repubblica e Presidente di Omeoimprese, spiega che nel corso degli ultimi anni, l’affermazione trova una certa corrispondenza di indizio perché ciò che impedisce ai farmaci, soprattutto quelli sul mercato dal 1995, di entrare nella categoria alla quale appartengono per essere usati da 11 milioni di italiani, è una certa superficialità diffusa unita alla instabilità politica che ha caratterizzato gli ultimi anni della nostra Repubblica. Una questione di norme e di soldi che confonde le acque, alla quale anche l’AIFA, l’Agenzia del Farmaco Italiano, ha tentato di porre rimedio invocando norme eque e moderne. La ricaduta dell’incertezza normativa sugli utenti è rappresentata soprattutto dal rischio di non trovare più in farmacia medicinali che usano per guarire da anni.

Via libera
Entro il 2018 (proroga del governo) tutte le aziende dovranno presentare all’AIFA dossier semplificati per i prodotti, sinora autorizzati dai Ministeri della Salute, in modo da ottenere il permesso definitivo alla commercializzazione. Si tratta di farmaci sicuri ed efficaci per i quali non occorrono altre sperimentazioni. Stiamo finalmente arrivando a una procedura semplificata fondamentale, anche perché sarà la prima risposta a un’altra eterna questione: il rapporto nato faticoso e proseguito conflittuale con la medicina tradizionale. Gli omeopatici funzionano, ma nessuno è riuscito ancora a spiegare perché. Gorga insiste molto su questo punto e chiede che finalmente vengano modificati i criteri per le classificazioni: se la scienza non riesce a spiegare le guarigioni questo non può certo essere un problema dell’omeopatia. Al contrario, bisogna accettare l’idea che osservando i risultati, sui quali si esercitano ricercatori in tutto il mondo, premi Nobel compresi, ci si deve arrendere all’evidenza dell’efficacia usando nuovi parametri e soprattutto parametri comuni. Quello che entro il 2018 non sarà regolamentato dovrà essere ritirato dal mercato. E sarebbe difficile spiegarlo a undici milioni di italiani che acquistano prodotti omeopatici per la cura di sé senza dimenticare che, secondo gli ultimi rilevamenti, un italiano su sei, almeno una volta l’anno, vi fa ricorso.

Storia
Per gli appassionati di storia un cenno merita anche la esaustiva narrazione di come il medico irrequieto e curioso Christian Friedrich Hahnemann (nato nel 1755) diede avvio alla omeopatia ispirandone la definizione «Ogni sostanza farmacologica attiva capace di provocare, a dose ponderale nell’individuo sano, determinati sintomi può anche eliminare sintomi simili nell’individuo malato, a condizione di essere utilizzata a debole dose», un’osservazione presagita da Ippocrate, che affermava:«I simili sono curati dai simili». Oggi la tomba di Hahnemann è al Père-Lachaise di Parigi dove sono sepolte le più illustri personalità degli ultimi due secoli. Morto nel 1843 di bronchite, il medico aveva anche curato gratuitamente i poveri e lottato fino all’ultimo contro il mondo scientifico ufficiale che ne aveva chiesto invano la messa al bando. La sua storia è un pò quella della sua creatura. E dei suoi fedelissimi. Caparbi lottatori innamorati della buona vita.

Anna Fiorino
11/09/2015
www.iltempo.it/rubriche/salute/2015/09/11/la-guerra-all-omeopatia-non-conviene-piu-1...
wheaton80
00giovedì 29 ottobre 2015 20:00
Omeopatia: ora anche in gravidanza

L'omeopatia viene utilizzata anche in gravidanza, allattamento e nella veterinaria. Un seminario della LUIMO ("Libera Università Internazionale di Medicina Omeopatica") a Napoli, è stato l'occasione per informare addetti ai lavori e non su questa medicina alternativa. Il sindaco Luigi De Magistris ha espresso apprezzamento per l'iniziativa, che "tende a riempire un vuoto con la possibilità di potersi perfezionare e specializzare nella medicina omeopatica".

27 ottobre 2015
www.ansa.it/campania/notizie/2015/10/27/omeopatia-ora-anche-in-gravidanza_6103697e-8818-40ec-b5b9-40a0ca87e...
wheaton80
00sabato 31 ottobre 2015 02:07
«Chi è contro l’omeopatia attacca ventimila medici»

Relativamente alle polemiche che in questi ultimi giorni hanno riacceso il dibattito sulla medicina omeopatica e che hanno avuto origine in occasione dell'uscita del volume «Elogio dell’omeopatia», di cui sono autore, è doveroso che io precisi in qualità anche di Presidente di Omeoimprese che attacchi pretestuosi e pregiudizievoli a una disciplina medica, regolamentata ed accettata dalle comunità scientifiche e dai parlamenti di tutta Europa, sono ormai inaccettabili. Inoltre, al fine di interrompere strumentalizzazioni politiche a causa dalla prefazione al libro di Beatrice Lorenzin e pur consapevole che un Ministro della Salute è il Ministro di tutta la classe medica e non solo dei detrattori dell’omeopatia, preciso che solo pochi giorni fa mi è stato comunicato che la prefazione inviatami non era autorizzata ma frutto di un errore. Quindi si è deciso di ristampare il volume privo della prefazione in modo da non permettere altre strumentalizzazioni.

Complementare
Detto questo, voglio precisare con maggiore forza e libertà che gli omeopati non sono «maghi guaritori». L’omeopatia è una medicina complementare i cui prodotti sono classificati come medicinali dalla Direttiva Europea sul Farmaco e autorizzati dall’Agenzia Italiana del Farmaco. A nome di Omeoimprese ho il dovere di fare chiarezza in merito alle affermazioni lesive circolate in questi giorni che non tengono conto dei principi sanciti dalla Carta Costituzionale quali la libertà personale e la libera scelta dei trattamenti sanitari cui sottoporsi.

Confronto
L’omeopatia è riconosciuta nella maggior parte dei Paesi dell’UE e, in alcuni casi, è addirittura dispensata dal SSN. Perché solo nel nostro Paese questi violenti attacchi? I ricercatori europei sono forse meno autorevoli dei nostri? I prodotti utilizzati e commercializzati sono gli stessi. Le nostre aziende sottostanno ai controlli sulla qualità e sulla produzione a cui tutte le case farmaceutiche si sottopongono periodicamente. Come sottolineato in questi giorni da alcune Associazioni mediche, le Medicine non convenzionali sono classificate come pratica medica dalla FNOMCEO - Federazione Nazionale Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri e sono oggetto di linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Nel nostro Paese il Parlamento, la Conferenza Stato-Regioni, numerose ASL, Ospedali e Università considerano la disciplina omeopatica e altre forme di medicina complementare un argomento su cui confrontarsi in modo costruttivo. Migliaia di medici prescrivono ogni giorno medicine non convenzionali (che non gravano sulla spesa sanitaria): in scienza e coscienza decidono liberamente di utilizzare terapie e discipline che sono utilizzate in altri Paesi senza che gli operatori sanitari vengano discriminati in modo pregiudizievole. Queste soluzioni terapeutiche non solo vengono impiegate quotidianamente da milioni di italiani, ma sono prescritte da 20.000 medici iscritti agli Ordini. Perché, allora, tanto accanimento?

Giovanni Gorga, Presidente di Omeoimprese
www.iltempo.it/rubriche/salute/2015/10/30/chi-e-contro-l-omeopatia-attacca-ventimila-medici-1...
wheaton80
00giovedì 3 marzo 2016 13:27
Il mercato dell’omeopatia regge alla crisi:“L’export è la sfida per il futuro”

Gli italiani continuano a credere nelle cure omeopatiche. A dirlo sono i dati di Omeoimprese, l’associazione di categoria che rappresenta le più importanti case produttrici e distributrici di farmaci omeopatici in Italia. Il 2015, infatti, si è chiuso con un fatturato di oltre 92 milioni di euro, registrando un +2,91% rispetto al 2014, con punte del 18% per alcune aziende che si sono dimostrate particolarmente performanti. “Il numero di italiani che ha familiarità coi nostri prodotti resta elevato – spiega il Presidente di Omeoimprese, Giovanni Gorga – ma la crisi economica che ha colpito la società a livello globale ha senza dubbio influito negativamente sulle prescrizioni dei farmaci, completamente a carico dei pazienti, così come sulle visite specialistiche. A portare verso il basso il fatturato globale sono performance scarse di gruppi, anche molto grandi, che però restano fuori da Omeoimprese”. Se per Omeoimprese i dati presentano un segno positivo, va però considerato che in generale il comparto omeopatico ha chiuso l’anno con una flessione dell’1%. Ma visto il periodo, Omeoimprese lo giudica comunque un successo e rilancia. “I dati presentati non tengono conto dell’export che alcune aziende producono e che, per tutte, sarà la sfida per i prossimi anni – continua Gorga – grazie alle nuove norme sulla regolamentazione dei medicinali omeopatici che prevedono un numero di AIC alla stregua di tutti i farmaci tradizionali, senza il quale, ad oggi, era complicatissimo esportare, se non addirittura impossibile”. Il fatturato complessivo dell’intero comparto italiano vale oltre 300 milioni di euro di sell out, mentre sono oltre 4mila le famiglie, tra impiego diretto e indotto, che vivono del mercato dei medicinali omeopatici e antroposofici nel nostro Paese. Doxa Pharma ha calcolato che 1 italiano su 6 fa uso regolare, almeno una volta all’anno, di medicinali omeopatici e antroposofici, mentre sono più di 20.000 i medici che ne prescrivono o consigliano l’utilizzo.

23/02/2016
www.ilgiornale.it/news/salute/mercato-dell-omeopatia-regge-crisi-l-export-sfida-futuro-1228...
wheaton80
00lunedì 7 marzo 2016 02:16
Medicina Omeopatica: confermato il significativo ruolo sociale nella salute pubblica

I dati di una recentissima ricerca pubblicata su The American Journal of Public Health, la più importante rivista medico-scientifica sulla salute pubblica negli Stati Uniti, confermano il significativo ruolo che la Medicina Omeopatica svolge per la salute pubblica. L’indagine è stata condotta da ricercatori della Harvard School of Public Health e del Beth Israel Deaconess Medical Center, un ospedale affiliato alla Harvard Medical School. La ricerca ha rilevato come l’uso della Medicina Omeopatica comporti benefici per la salute pubblica nei seguenti ambiti:

- Riduzione nell'uso di antibiotici inutili
- Riduzione dei costi per il trattamento di alcune malattie respiratorie
- Miglioramento nella depressione peri-menopausa
- Miglioramento delle condizioni sanitarie in individui affetti da malattie croniche.
- Controllo di una epidemia di leptospirosi a Cuba

L'indagine ha analizzato i dati del 2012 USA National Health Interview Survey per la prevalenza e modelli di utilizzo di medicinali omeopatici tra gli statunitensi adulti in relazione ad altri interventi di Medicina Complementare e Integrativa (CIM). Due terzi delle persone che si curano con medicinali omeopatici hanno classificato il Sistema di Salute rappresentato dalla Medicina Omeopatica come una delle tre prime scelte. Persone che avevano scelto di essere pazienti di un professionista omeopata esperto hanno dichiarato che la Medicina Omeopatica “è stata molto importante nel mantenere la salute e il benessere” e che ha rappresentato una “grande opportunità”, maggiore rispetto a coloro che pur essendo utilizzatori di medicinali omeopatici non erano seguiti da un omeopata professionista. Mentre le due precedenti indagini governative degli Stati Uniti nel 2002 e nel 2007 avevano rilevato che la Medicina Omeopatica è stata utilizzata rispettivamente dal 1,7% e l’ 1,8% degli adulti americani, l’attuale ricerca ha rilevato che nel 2012 l’uso della Medicina Omeopatica era cresciuto circa del 15%, riguardando il 2,1% della popolazione adulta degli Stati Uniti. Invece l’uso dei medicinali omeopatici negli Stati Uniti è inferiore ad altri paesi occidentali, come l'Italia (8,2%) e Germania (14,8%). Questa indagine, come decine pubblicate in precedenza, ha rilevato che le persone più istruite rappresentano il gruppo sociale maggiormente propenso a usare medicinali omeopatici per il loro percorso di cura e salute rispetto alle persone meno istruite. Le patologie più comuni per le quali le persone hanno seguito trattamenti con medicinali omeopatici sono i disturbi respiratori e orecchio-naso-e-gola e le sindromi dolorose muscolo-scheletriche. I ricercatori hanno concluso sottolineando la necessità di ulteriori ricerche in considerazione dei potenziali benefici che la Medicina Omeopatica può apportare alla salute pubblica.

Riferimento Dossett ML, Davis RB, Kaptchuk TJ, Yeh GY. Homeopathy Use by US Adults: Results of a National Survey. American Journal of Public Health. Published online ahead of print February 18, 2016: e1–e3. doi:10.2105/AJPH.2015.303025)

Fonte: AMCP - Associazione per la Medicina Centrata sulla Persona
25/02/2016
www.informasalus.it/it/articoli/confermato-ruolo-medicina-omeopatica-salute-pubb...
wheaton80
00mercoledì 27 aprile 2016 17:41
Ossimoro e omeopatia, l'umile arroganza dell'informazione

Lunedì 18 maggio, a pag. 35 de La Stampa, leggo un’intervista a Walter Quattrociocchi, ricercatore all' Institute for Advanced Studies di Lucca, che studia i meccanismi di formazione delle opinioni e i processi dietro i fenomeni di disinformazione. Nell'intervista, dal titolo "Raccontiamo lo straordinario con umiltà e parole semplici, sottotitolo, così ci si vaccina dalle bufale", il ricercatore afferma che "oggi siamo arrivati al punto che la gente preferisce rivolgersi all'omeopata o allo sciamano invece che al medico... Il pubblico non è ignorante. Semplicemente non sa. Il nostro compito non è insegnare, ma raccontare impiegando parole semplici, usando metafore. Altrimenti il pubblico non capisce e si allontana...". Il giovane ricercatore forse non sa che in Italia la Corte di Cassazione ha stabilito che per prescrivere rimedi omeopatici bisogna avere una laurea in medicina e chirurgia. Il giovane ricercatore forse non sa che in molte regioni italiane (la sua, la Toscana, più di ogni altra) l’SSN ha integrato le Medicine non Convenzionali tra le offerte sanitarie per la popolazione. Il giovane ricercatore forse non sa che il dibattito sull'efficacia dell'omeopatia alla luce dei costanti lavori scientifici portati a suo sostegno è molto viva e la popolazione che ne fa uso dalla metà dell'Ottocento è in continua crescita sia in Italia che nel mondo. La Dott.ssa Antonella Ronchi, Presidente della FIAMO (Federazione Italiana dei Medici Omeopatici) commenta che "il tono generale dell'intervista è assolutamente insopportabile, offensivo per l'intelligenza di chi si rivolge coscientemente alla medicina omeopatica". Il Dott. Pindaro Mattoli, medico omeopata, parla di pregiudizio nei confronti dell'omeopatia. "Le varie campagne stampa contro l'omeopatia", chiosa, "servono essenzialmente a creare un clima di discredito, è un segnale a tutti i mass media diffuso dalle varie lobby contrarie all'omeopatia". Il ricercatore Quattrociocchi sostiene nel suo articolo che l'umiltà è necessaria nell'informazione perché il mondo accademico italiano ha per lungo tempo mancato di umiltà e perché è necessario un cambio di atteggiamento visto che non abbiamo la verità in mano. La scienza osserva, sperimenta, dà un'interpretazione oggettiva a ciò che accade. Ma il progresso non finisce, ricordiamocelo". Gli omeopati se lo ricordano ma lei Dott. Quattrociocchi?? Oltre alla auspicata umiltà sarebbe utile anche un po’ di coerenza.

Alberto Magnetti
23/05/2015
www.lastampa.it/2015/05/23/blogs/appuntamento-con-l-omeopatia/ossimoro-e-omeopatia-lumile-arroganza-dellinformazione-KulKaFuMMlpHvSKM96TjeP/pag...
wheaton80
00sabato 23 settembre 2017 00:12
Detrazione spese sanitarie 730: anche i farmaci omeopatici sono detraibili, ecco come

Anche se non esiste un ticket sanitario per effettuare visite omeopatiche e per l’acquisto dei relativi medicinali, pur arrivando in ritardo, l’Italia si è uniformata alla gran parte dei Paesi europei che riconosce l’omeopatia come un atto medico.

Omeopatia: spese detraibili dalla dichiarazione dei redditi
Come per ogni altra cosa, anche in medicina ciò che è diverso spaventa, ma visto che in Italia sono circa 8 milioni coloro che scelgono la possibilità di curare una malattia con l’omeopatia, il decreto legislativo 219 del 2006 considera i farmaci omeopatici come medicinali a tutti gli effetti e proprio per questo è possibile scaricare dal 730 le spese sostenute per visite omeopatiche e per medicinali omeopatici. I farmaci omeopatici sono definiti dal Ministero della Salute nel seguente modo:“Ogni medicinale ottenuto a partire da sostanze denominate materiali di partenza per preparazioni omeopatiche o ceppi omeopatici, secondo un processo di produzione omeopatico descritto dalla farmacopea europea o, in assenza di tale descrizione, dalle farmacopee utilizzate ufficialmente negli Stati membri della Comunità Europea; un medicinale omeopatico può contenere più sostanze”. In altre parole i farmaci omeopatici sono riconosciuti dal Ministero come medicinale. Anche se questi farmaci non sono rimborsabili, poiché non sono a carico del SSN, possono essere inclusi nelle detrazioni relative alle spese sanitarie.

Farmaci omeopatici: come portarli in detrazione?
Come per le altre spese mediche, anche per le visite e i medicinali omeopatici è possibile portare in detrazione il 19% di quanto speso nel corso dell’anno oltre la franchigia di 129,11 euro. Per portare in detrazione le spese sostenute per prestazioni di un medico omeopata o per l’acquisto dei medicinali omeopatici da banco o con ricetta, è necessario allegare alla dichiarazione dei redditi lo scontrino della farmacia valido per la detrazione fiscale.

Patrizia Del Pidio
31 Agosto 2017
www.investireoggi.it/fisco/detrazione-spese-sanitarie-730-anche-farmaci-omeopatici-detraibili/?re...
wheaton80
00mercoledì 27 dicembre 2017 19:28
Osteopatia e chiropratica diventano finalmente professioni sanitarie

L’osteopatia è diventata una vera e propria professione sanitaria riconosciuta ufficialmente dallo Stato Italiano. La novità tanto attesa, che riguarda anche la chiropratica, si è finalmente trasformata in realtà grazie all’articolo 7 del DDL Lorenzin sulla Riforma degli Ordini e le Sperimentazioni Cliniche. Il 22 dicembre è stato approvato al Senato, in larga maggioranza, il DDL 1324-b dopo 4 anni dalla sua formulazione. Il cambiamento è davvero rilevante: l’osteopatia diventa professione sanitaria a tutti gli effetti. Un traguardo importante non solo per i professionisti che esercitano ma anche per tutte le persone che vi si affidano con soddisfazione. Ricordiamo che l’osteopatia è una pratica manuale (fino ad oggi parte della cosiddetta “medicina alternativa") che considera l’individuo nella sua totalità in modo da ristabilire l’equilibrio all’interno dell’organismo. Si tratta di un approccio non sintomatico che vuole valutare la complessità del corpo e della mente di ogni singola persona per favorirne la guarigione. Così ha commentato l’approvazione del decreto Paola Sciomachen, Presidente del ROI - Registro degli Osteopati d’Italia“Tutti gli osteopati italiani ricorderanno a lungo questo Natale. Un risultato atteso da tempo e fortemente voluto dal Registro, che in questi tre anni ha partecipato attivamente all’iter di approvazione del provvedimento. Si tratta di un importante traguardo che traccia il nuovo percorso verso l’istituzione dell’osteopatia come professione sanitaria”. Il DDL riscrive la procedura per il riconoscimento di nuove professioni sanitarie; tra queste non solo l’osteopatia ma anche la chiropratica.

Il percorso in realtà è appena all’inizio e c’è ancora molto da fare per renderlo definitivo: l’iter delineato dal nuovo decreto legge prevede infatti, prima di istituire la professione sanitaria, la definizione delle competenze professionali, l’ambito di attività e i criteri per il riconoscimento dei titoli equipollenti connessi a tali professioni, il tutto previo parere tecnico scientifico del Consiglio Superiore di Sanità (CSS) e con accordi sanciti in Conferenza Stato Regioni. Si dovrà anche definire l’iter formativo che occorrerà per esercitare ufficialmente la “nuova” professione. Stabilirlo sarà compito di un decreto del Ministero dell’Istruzione (MIUR), che stabilità la formazione necessaria alle professioni ora regolamentate, come previsto dall’articolo 3 bis del DDL. Le nuove professioni saranno dotate anche di ordini professionali e seguiranno una propria deontologia. Sono inoltre previste sanzioni per chi non rispetta i criteri fissati e per gli abusivi. In realtà il DDL Lorenzin introduce molte altre novità oltre al riconoscimento degli osteopati e dei chiropratici. La riforma interessa anche altri aspetti di professioni mediche, come infermieri, ostetriche, tecnici di radiologia medica e tecnici sanitari. Tra l’altro, come ha dichiarato il Ministro Lorenzin:“D’ora in avanti basterà che gli iscritti a un albo siano superiori a 50mila professionisti per poter richiedere al Ministero della Salute l’istituzione di un nuovo Ordine". Potete leggere tutte le novità introdotte dal decreto sul sito del Ministero (http://www.salute.gov.it/portale/ministro/p4_2.html).

Francesca Biagioli
27 Dicembre 2017
www.greenme.it/vivere/26102
wheaton80
00venerdì 16 novembre 2018 19:20
Effetto placebo, l’omeopatia applicata alle piante lo smentisce

C’è una donna, una scienziata, che da oltre trent’anni studia l’omeopatia e l’applicazione dei principi omeopatici in campo vegetale. Si tratta di Lucietta Betti, già ricercatrice confermata e docente di patologia vegetale presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali dell’Università di Bologna, ora in pensione ma richiamata dall’Università per portare avanti un progetto di agro omeopatia proprio in virtù della sua competenza in materia. L’abbiamo incontrata per farci raccontare quali sono i risultati e i progetti futuri legati alle sue ricerche. E abbiamo scoperto che (lo confermano innumerevoli studi pubblicati su riviste scientifiche specializzate) una grande certezza c’è: l’agro omeopatia funziona; le piante reagiscono all’applicazione di medicinali omeopatici diventando più forti e sviluppando più nutrienti e antiossidanti. Sconfessando la teoria che i buoni risultati in omeopatia dipendano solo dall’effetto placebo.

Agro omeopatia, in cosa consiste?
L’agro omeopatia non è altro che l’applicazione dei principi omeopatici all’agricoltura, quindi alle piante. In questo campo c’è molto poco a livello di sperimentazione, a differenza dell’omeopatia in campo medico, che esiste dalla fine del ‘700 ed è supportata da tantissimi testi di riferimento. Siamo dunque agli albori di questa disciplina. Applicando i principi omeopatici alle piante, con forti diluizioni del principio attivo, possiamo dire di essere all’interno dell’agricoltura sostenibile, che non inquina l’ambiente.

Quali sono i vantaggi che i modelli vegetali possono dare alla ricerca di base in omeopatia?
Il vantaggio principale per cui ho iniziato questa ricerca circa trent’anni fa è che le piante, non avendo un sistema nervoso, non sono influenzabili da un punto di vista psichico, dunque sono immuni dall’effetto placebo. L’obiezione che viene sempre fatta da coloro i quali non credono nell’efficacia dell’omeopatia è proprio che agisca sull’onda dell’effetto placebo, anche quando viene applicata agli animali oltre che alle persone. Le piante ci dicono che non è così: se rileviamo un effetto significativo e ripetibile in modelli sperimentali comprovati e validati questo è sicuramente dovuto a un effetto diretto del trattamento che noi abbiamo applicato. Il risultato non dipende quindi dall’effetto placebo.

Su quali vegetali avete lavorato e con quali farmaci?

Il nostro modello di base è stato quello della germinazione e crescita in vitro di plantule di frumento; il medicinale utilizzato maggiormente è stato arsenicum album, preparato da noi. Abbiamo lavorato con il triossido di arsenico e lo abbiamo portato a tante diluizioni decimali diverse, partendo da diluizioni ponderali come la quinta decimale fino ad arrivare alla 60esima decimale. Gli effetti più significativi e più riproducibili sono stati ottenuti con la 45esima decimale, quindi con una diluizione ben oltre il numero di Avogadro, una ultra diluizione. Di molecole di arsenico, di principio attivo, nel preparato che noi abbiamo dato alle piante, non ce n’era più. Abbiamo creato un modello sia con semi sani sia con semi “stressati” attraverso dosi ponderali di arsenico allo 0.1 per cento. Lo stress provocato dall’arsenico ponderale induceva una iperossidazione, un’intossicazione nel seme, e faceva sì che questo germinasse meno e che anche la plantula crescesse molto meno. Trattando con arsenico omeopatico i semi stressati, abbiamo riscontrato che la germinazione veniva stimolata in maniera significativa così come la crescita della plantula. Come ultima sperimentazione abbiamo fatto degli studi di biologia molecolare dai quali è emerso che il trattamento con arsenico alla 45esima induce un effetto epigenetico: nei semi stressati era presente una iper espressione di moltissime classi geniche che con il trattamento con arsenico ultra diluito è rientrata verso la normalità, senza raggiungere quella dei semi sani, ma comunque riducendosi significativamente. La riduzione dell’iper espressione è la spiegazione del perché da un punto di vista morfologico vedevamo un aumento di germinazione e di crescita delle plantule.

Quanto è importante la dinamizzazione all’interno di queste prove?
La dinamizzazione è fondamentale. All’inizio della sperimentazione abbiamo lavorato con diverse tesi, una era il controllo negativo da ottenere attraverso semi stressati trattati con acqua distillata; poi abbiamo preparato l’acqua dinamizzata alla 45esima senza principio attivo, adottando lo stesso protocollo usato per l’arsenico; in seguito abbiamo creato la 45esima decimale del triossido di arsenico con diluizione e dinamizzazione e infine abbiamo preparato un arsenico diluito alla 45esima senza dinamizzazione intercalare, quindi semplicemente facendo gli step di diluizione. Abbiamo testato circa 50.000 semi, applicando l’elaborazione statistica in maniera molto rigorosa. Questi sono stati i risultati: l’arsenico alla 45esima DH era sempre stimolante in maniera significativa; l’acqua alla 45esima DH aveva anch’essa un effetto stimolante ma meno significativo rispetto a quello dell’arsenico; l’arsenico semplicemente diluito alla 45esima, senza dinamizzazione, era esattamente come l’acqua di controllo. Questo cosa dimostra? Che la legge di Avogadro, come non era nemmeno da mettere in dubbio, è una legge fondamentale e funziona; cioé, quando si supera il numero di Avogadro non ci sono più molecole del principio attivo di partenza e il preparato è identico all’acqua di controllo. Era logico aspettarsi che con la sola diluizione il trattamento non avesse nessun effetto significativo. Quando invece introduco il processo di dinamizzazione le cose cambiano drasticamente: l’arsenico alla 45esima DH è sempre altamente stimolante in maniera significativa e anche l’acqua semplicemente dinamizzata ha un effetto. Questo vuol dire che il processo di dinamizzazione è un punto focale nella preparazione dei medicinali omeopatici.

Gli standard metodologici che avete applicato alle ricerche sono affidabili e incontestabili?
Abbiamo pubblicato sempre su riviste internazionali indicizzate con referee. Per pubblicare su riviste internazionali lavorando nel settore dell’omeopatia bisogna essere irreprensibili. Mentre su ricerche più convenzionali a volte i referee possono trascurare alcuni errori di protocollo sperimentale, quando si tratta di omeopatia basta una minima disattenzione per vedersi bloccare tutto. Abbiamo lavorato in modo ineccepibile.

Quali sono i passi successivi e quali i vostri obiettivi futuri?

Stiamo passando dalla ricerca di laboratorio alla ricerca di campo, tenendo presente però che il campo è un ambiente difficilissimo. Mentre in laboratorio si può lavorare con protocolli sperimentali rigidi, con tante ripetizioni, tenendo sotto controllo le tante variabili, in campo può succedere di tutto. Si tratta dunque di un passaggio complesso. Abbiamo già fatto due sperimentazioni di campo negli anni passati, una nella nostra azienda universitaria e l’altra in una serra in condizioni controllate, quindi fuori dal laboratorio, ma con ancora un impianto di tipo sperimentale. Abbiamo lavorato sul cavolfiore contro un fungo che lo colpisce e abbiamo visto che il trattamento agro omeopatico non solo riusciva a contenere l’infezione agendo in modo identico rispetto a quello che faceva il rame a 3 grammi/litro (il trattamento che viene generalmente usato nelle aziende bio), ma anche che i cavolfiori trattati avevano una qualità di tipo nutraceutico superiore, essendo più ricchi di glucosinolati rispetto al controllo, composti che hanno un effetto antiossidante, quindi antitumorale. Ciò significa che quei cavolfiori fanno molto meglio a chi li mangia perché hanno proprietà nutraceutiche maggiori. Anche sulla fragola, l’altra sperimentazione effettuata, i trattamenti agro omeopatici facevano aumentare in maniera significativa il tasso di antiossidanti. Due anni fa abbiamo vinto un progetto della regione Emilia Romagna per l’applicazione di preparati agro omeopatici su coltivazioni di aziende biologiche della regione che ci ha portati “veramente” in campo. In questi due anni di sperimentazione abbiamo ottenuto risultati incoraggianti, ma c’è ancora molto lavoro da fare. Siamo solo agli inizi di un lungo percorso e le prospettive si stanno rivelando interessanti.

Qual è la difficoltà maggiore da fronteggiare nella ricerca in campo?

La scelta del trattamento agro omeopatico adeguato, perché non esiste una materia medica di riferimento e quindi bisogna ancora trovare il sistema per capire come intervenire, con quale trattamento omeopatico. A Bologna ultimamente abbiamo tenuto un corso di agro omeopatia in cui abbiamo invitato il dottor Radko Tichavsky, l’unico che da tanti anni applica l’agro omeopatia in campo. Ci ha raccontato le sue esperienze, come cerca di identificare i preparati con un approccio di tipo metabolico, sicuramente interessante, ma tutta la sua esperienza va ancora comprovata. Ora stiamo lavorando per capire se l’approccio di tipo metabolico è quello che effettivamente potrà dare in futuro dei risultati positivi.

Possiamo dire che l’agro omeopatia potrebbe essere usata per controllare le malattie delle piante ma anche per potenziarne i nutrienti e le virtù benefiche?
Certo, serve ad aumentare la resistenza naturale delle piante a qualunque tipo di stress, che può essere di tipo patogeno (funghi, batteri) o di tipo ambientale (carenza idrica, troppo caldo, troppo freddo). L’aumento di resistenza naturale generalmente è mediato da un punto di vista metabolico da sostanze, metaboliti secondari, che il più delle volte hanno un effetto benefico a livello nutraceutico, quindi le due cose vanno di pari passo.

A livello mondiale, quali sono le altre realtà che stanno lavorando all’agro omeopatia?
Come detto, il dottor Radko Tichavsky, che sta lavorando in Messico. Esiste poi una legislazione relativa all’agro omeopatia in Brasile, dove questa pratica è consentita, ma si tratta anche in questo caso di una realtà “locale” non supportata da pubblicazioni e dunque priva di autorevolezza scientifica. L’altro Paese dove viene applicata l’agro omeopatia è l’India, dove è usata moltissimo perché ha costi infinitamente più bassi rispetto ai prodotti convenzionali. Anche lì non ci sono pubblicazioni di riferimento: esistono sì alcune pubblicazioni a livello di ricerca, con lavori molto interessanti, ma sul lavoro di campo non esistono ricerche passate attraverso il referaggio internazionale. In Italia, non avendo una legislazione a riguardo, al momento non si potrebbero somministrare i preparati agro omeopatici alle piante, il che è paradossale se pensiamo che il glifosato è permesso mentre i preparati agro omeopatici da un lato vengono accusati di essere semplicemente “acqua fresca” e dall’altro vengono invece vietati in natura come se fossero nocivi per le piante.

Paola Magni
www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/effetto-placebo-omeopatia-applicata-piante-s...
wheaton80
00sabato 19 gennaio 2019 11:02
Firenze, apre il primo ambulatorio ospedaliero di omeopatia in gravidanza

La ginecologia e ostetricia di Ponte a Niccheri apre un ambulatorio di omeopatia. Da oggi e per due pomeriggi al mese le donne in gravidanza che vogliono essere seguite anche con i rimedi di questa medicina non convenzionale potranno farsi vedere dalla dottoressa Caterina Biffoli, anestesista dello stesso ospedale. L’omeopatia è piuttosto diffusa nelle strutture sanitarie pubbliche della Toscana ma è la prima volta che viene attivato un ambulatorio per la gravidanza al quale si accede attraverso il CUP, Centro Unificato di Prenotazione. Procede dunque la tradizione di apertura nei confronti delle medicine complementari da parte della Toscana, malgrado nel passato recente ci siano stati molti attacchi per questa scelta, da parte dell’allora Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi e anche di vari altri farmacologi e medici. Sostengono che i prodotti omeopatici contengono quantità infinitesimali di principi attivi e quindi non possono funzionare. “Conosco bene le polemiche”, spiega la dottoressa Biffoli. “Non è vero che non ci sono studi scientifici che rivelano l’efficacia dell’omeopatia. Dobbiamo però considerare anche che quando ci avviciniamo a queste discipline c’è bisogno di altri parametri di valutazione. Sono preparati diversi che agiscono in modo diverso. E comunque i prodotti omeopatici avranno presto la registrazione dell’Agenzia del Farmaco”. L’ambulatorio sarà aperto per tre ore due pomeriggi al mese, anche perché, come spiega la stessa dottoressa, lei è presa dal suo lavoro principale che la porta in sala operatoria e nel reparto di anestesia.

Per essere visitate le donne devono pagare il ticket, sempre che non siano esenti. “A Ponte a Niccheri, fino a 7-8 anni fa, c’era una collega che praticava l’omeopatia, che poi è andata in pensione, ma non esisteva un ambulatorio dedicato, la collega faceva la libera professione”. Biffoli racconta di essersi avvicinata all’omeopatia perché non riusciva a risolvere un suo problema di salute con la medicina tradizionale. Dopo essere guarita ha iniziato a studiare. “Volevo conoscere questa disciplina. Da noi all’università non ce n’è traccia, al contrario ad esempio che in Germania. Ho così studiato tre anni, fino al 2016”. L’anestesista ha convinto i colleghi della ginecologia a farle aprire un ambulatorio dopo aver risolto il caso di una donna in gravidanza che doveva nutrirsi con una sonda perché non riusciva a trattenere il cibo nell’organismo. “Nel giro di 24 ore ha smesso di vomitare”, racconta, “e dopo pochi giorni le hanno tolto la nutrizione artificiale. I colleghi hanno visto gli effetti dell’omeopatia su quella paziente e mi hanno consultato anche per altre questioni. Alla fine è nata l’idea dell’ambulatorio pubblico. I due primari si sono detti d’accordo e poi è arrivato il via libera anche della direzione sanitaria. Adesso eccomi qua; sono pronta a ricevere i primi pazienti a partire dalle 14.30”. Un nuovo successo in Toscana per la più discussa delle medicine complementari.

Michele Bocci
15 gennaio 2019
firenze.repubblica.it/cronaca/2019/01/15/news/firenze_apre_il_primo_ambulatorio_ospedaliero_di_omeopatia_in_gravidanza-216569172/?fbclid=IwAR1rGSyfHCOWX8n6oL1189aURWvfABpmKxgoYkOfa_MqJ7NFMgk...
wheaton80
00mercoledì 6 febbraio 2019 01:29
Firenze, la ASL chiude l'ambulatorio di omeopatia di Ponte a Niccheri

È durato pochi giorni l'ambulatorio di omeopatia per le donne in gravidanza dell'ospedale di Ponte a Niccheri. La ASL Toscana Centro ha deciso di chiuderlo dopo le polemiche che ci sono state online e dopo l'interrogazione regionale di Paolo Sarti di "Sì Toscana a sinistra". Dalla direzione generale si fa notare che esiste già un centro per le medicine complementari nel territorio dell'azienda, si tratta del Fior di Prugna, che si trova a Camerata (sotto Fiesole) e non c'è nessuna intenzione di estendere l'attività in altre strutture. Così la dottoressa di Ponte a Niccheri Caterina Biffoli, un'anestesista dell'ospedale che si è appassionata all'omeopatia, potrà esercitare quella disciplina dentro quella sede. “Il Fior di Prugna da anni svolge grande mole di attività inerente le medicine complementari con grande soddisfazione da parte dell'utenza”, scrivono dall'azienda. “Riteniamo adeguata e sufficiente l'offerta che in tale sede viene erogata anche per le donne in stato di gravidanza. La dottoressa Biffoli verrà invitata a concordare con il Centro uno spazio ambulatoriale dove svolgere la propria attività sanitaria specifica”. La vicenda ha messo un pò in difficoltà la ASL, perché nessuno in direzione sapeva della decisione presa a Ponte a Niccheri. Per la verità non si trattava di un'attività particolarmente significativa.

Erano previste infatti tre ore di ambulatorio per due giorni al mese, alle quali le pazienti potevano accedere prenotandosi al CUP. Il momento però è particolare per l'omeopatia. Cresce lo scetticismo nei suoi confronti nel mondo scientifico nazionale e la Toscana è stata criticata più volte proprio perché l'ha inserita (con le altre medicine complementari tipo fitoterapia e agopuntura) nel suo sistema pubblico. Addirittura nel marzo scorso in Regione si ragionava di aumentare le tariffe per questa prestazione (che costa 24 euro al paziente) proprio per non essere tacciata di spendere soldi per erogarla. Aprire un nuovo ambulatorio in un ospedale è così un fatto abbastanza delicato. Del resto sono stati molti che hanno reagito polemicamente online, alla notizia di Repubblica sull'apertura dell'ambulatorio. Poi in Regione è arrivata l'interrogazione all'assessora Stefania Saccardi di Sarti, contraria al fatto che questa disciplina sia all'interno del servizio pubblico toscano. Sarti ha parlato di assenza di prove scientifiche e di necessità di indirizzare tutte le risorse su attività la cui efficacia è certificata. La ASL comunque non entra nel merito delle accuse di Sarti ma lascia intendere che l'unico centro è quello di Camerata e che non c'è l'intenzione di avviare nuovi servizi di medicine non complementari altrove, cioé all'interno di altre strutture sanitarie.

Michele Bocci
18 gennaio 2019
firenze.repubblica.it/cronaca/2019/01/18/news/chiude_l_ambulatorio_di_omeopatia_di_ponte_a_niccheri-21...
wheaton80
00mercoledì 6 febbraio 2019 17:55
Un altro tabù, l’omeopatia

Ho visitato la Scuola Omeopatica Hahnemanniana diretta da Claudio Colombo, nel pavese. Avevo pronte le mie domande, a raffica, da come funziona l’omeopatia alle pubblicazioni. Avrei riempito il taccuino di repliche al professore farmacologo Silvio Garattini (“è solo acqua fresca”), cui va aggiunta la posizione dell’esperto di vaccini Roberto Burioni (“se qualcuno fa pipì nell’Oceano Atlantico, quella è all’incirca una diluizione omeopatica 10 CH, più concentrata delle diluizioni che trovate in farmacia, per cui meglio sperare che l’omeopatia non funzioni”). Invece, niente di tutto questo. Prima di raccontarvi della visita, però, è importante che vi precisi la mia posizione. Sono cresciuta ignorando l’omeopatia. Ho curato tossi e mal di gola delle mie figlie bambine con rimedi omeopatici senza sapere che lo fossero (poi i disturbi si risolvevano, ma, come insegna Garattini, i malanni passano da soli, basta saper aspettare). Con gli anni, aumentando il mio interesse nei confronti della salute, ho scelto di provare i rimedi su me stessa. Se vi dicessi che mi sono decisa dopo aver ascoltato una trasmissione televisiva mentirei, perché ero già propensa a eliminare il più possibile i farmaci; stavo gestendo i postumi di chemio, di radio, carico di ormoni e contro-ormoni… insomma, ero pronta al cambiamento ma quel report televisivo, ammetto, mi ha acceso una lampadina. Non mi dilungherò sulla puntata (Ballarò, 5-5-16); chi fosse interessato può recuperarla leggendo qui:

www.ilpost.it/2016/05/25/omeopatia-ballaro-massimo-giannini/

Non è stata la testimonianza della moglie del conduttore a incuriosirmi (benché fosse riuscita a evitare un intervento chirurgico inguinale al figlio di pochi mesi) ma la reazione del professor Garattini, prima (“è stata sicuramente una falsa diagnosi”) e del giornalista Mirabella, poi (“il CICAP dice che non è possibile”). Così è: l’Omeopatia è diventata un altro tema tabù degli anni Venti del secondo Millennio. Una ricerca sui quotidiani del passato mi conferma che, dieci-vent’anni fa, l’argomento era presente sui giornali come qualsiasi altra branca della medicina. Seguitissima la rubrica di consigli pratici del medico Elio Rossi che usciva settimanalmente nell’inserto di Salute del quotidiano La Repubblica. Se provate a rintracciare oggi quelle rubriche online, ahimè, troverete molte pagine oscurate. In compenso, quando un fatto di malasanità o incompetenza professionale provoca morti e ha qualche riferimento all’omeopatia, sui giornali si titola:“Morto di omeopatia”, che è come dire “morto di cardiologia” (quest’ultimo incipit non lo troverete mai). Il titolista getta al macero, di botto, il buonsenso, la logica e le proprie capacità professionali attribuendo la colpa di un decesso, dovuto a un errore medico, alla disciplina. Perché lo fa? Teniamo presente che le morti per errori medici in Italia non sono considerate, l’ISTAT non le prende in considerazione. Vi sono solo indagini sporadiche svolte da alcuni Ordini. Cliccate il sito di “Medicina a piccole dosi” per trovarne alcune:

www.medicinapiccoledosi.it/case-farmaceutiche/farmaci-uccidono-piu-delle...

Eppure si scopre, da un lavoro ventennale pubblicato sul British Medical Journal nel 2016, che gli errori medici rappresentano la terza causa di morte negli USA, all’incirca 240mila persone su un totale di 2,6 milioni di decessi:

www.bmj.com/content/353/bmj.i2139

Non è tutto. Vi sono anche i decessi da effetti collaterali da farmaci, secondo il report “Death of Medicine”: ogni anno 2,2 milioni di americani finiscono in ospedale per un evento avverso e 106mila ne muoiono:

www.medicinapiccoledosi.it/case-farmaceutiche/farmaci-uccidono-piu-delle...

Neppure in beneficenza

Curioso. I rimedi omeopatici si vendono, indubbiamente, ma il giro d’affari non è paragonabile a quello dei farmaci tradizionali: 300 milioni contro 25,2 miliardi di euro, sono i due fatturati nell’anno 2015 (fonte:“Processo all’Omeopatia”, Maria Sorbi. Ed. Il Giornale) . Quindi non dovrebbero essere i motivi economici la causa della politica antiomeopatica. O sì? Nel giorno dedicato alla raccolta farmaci per i bisognosi promossa dal Banco Farmaceutico, mi trovavo in una farmacia milanese, in centro. Informata dell’iniziativa, scelgo di donare il mio collirio preferito (i clienti venivano invitati ad acquistare un prodotto a scelta):“Quello non va bene”, mi dice il farmacista. Credendo che il problema fossero i liquidi, propongo una pomata di arnica. “Non va bene nemmeno quella, prenda l’aspirina”. “Ma non si era liberi di scegliere il regalo?”. “Sì ma qui si tratta di omeopatia e non so se possiamo devolverla”. Replico:“Ma non è scritto da nessuna parte, sono prodotti che voi vendete e che da quest’anno hanno pure l’autorizzazione di immissione in commercio di AIFA”. Il farmacista era spazientito e io pure. Per fortuna, il volontario addetto alla raccolta ha telefonato al suo responsabile e ho potuto offrire in dono il collirio.



La Scuola Hahnemanniana
Nel rifiuto dell’omeopatia convergono ideologia, interessi e ricerche estenuanti (pretestuose o in buona fede) di quantità di principi attivi per giustificarne l’azione: ma se i rimedi risultano tanto più potenti quanto più sono diluiti e dinamizzati, la spiegazione del come è possibile sarà altra rispetto alla presenza della dose-quantità, ad esempio potrebbe riguardare le onde, le frequenze, insomma la fisica più che la chimica. Non a caso studiosi di fisica come Emilio Del Giudice, Vittorio Elia o Carlo Ventura mostrano che “la comunicazione fra cellule avviene più velocemente tramite vibrazioni che attraverso segnali chimici”. Come si può escludere allora che una minima quantità di un prodotto dinamizzato abbia un qualche effetto? La mia chiacchierata con Claudio Colombo, direttore della scuola Hahnemanniana, non ha nemmeno sfiorato le polemiche. I corsi, i libri e le presentazioni sono per medici e ricercatori o per chi sa che i rimedi hanno un senso. “Come è più semplice pensare che vi sia un ordine in Natura piuttosto che un disordine, così”, spiega Colombo, “è intuitivo ciò che Samuel Hahnemann (il medico che teorizzò l’omeopatia nel volume Organon pubblicato la prima volta nel 1810) ha divulgato. In natura esiste, sotto forma di minerali, vegetali o animali, qualcosa di simile a ciascuno noi. Particelle piccolissime ma non per questo insignificanti.

Il Principio era l’Uno che si è fatto carne separandosi”. “Il medico che individua quali elementi prevalgono in noi ci aiuta a ritrovare l’equilibrio. Che è poi la salute. Si dà al corpo un input delicato e simile il più possibile alla personalità del paziente o a ciò che la malattia manifesta, e si intraprende il cammino verso l’autoguarigione, che coincide anche con l’avvicinarsi alla maturazione personale e alla consapevolezza. Per ogni persona vi possono essere più rimedi ‘unici’ e si somministrano uno per volta. Dopo anni di studi e di pratica ho scelto di usare le potenze cinquantamillesimali LM (sono le più diluite e potenti descritte da Hahnemann nell’ultima edizione dell’Organon pubblicata postuma nel 1920)”. Ma Colombo non si ferma qui. Individua una trama fra alchimia, ermetismo e omeopatia. Per chi fosse interessato, suggerisco il libro “L’evoluzione in settenari in Omeopatia Hahnemanniana” (ed. Mediterranee), che l’autore considera l’eredità ricevuta da un suo maestro di vita, lo studioso e alchimista Paolo Lucarelli. Dopo una prima parte teorica, ne segue una seconda dedicata alle potenze, alle malattie e alle fasi di cura in settenari. Si legge che “l’essere umano è un microcosmo e non esiste nulla nel mondo che non sia presente anche nell’uomo”: ecco perché “solo il simile può capire il simile”. Poiché:“L’universo origina da un’unica fonte energetica e in virtù di questa paternità vi è comunione tra tutte le cose del mondo”. E ancora:“Per un alchimista (e un omeopata) la Natura opera per vie misteriose ma perfette ed ogni corpo della manifestazione possiede un aspetto materiale che mai potrebbe essere considerato tale se non ci fosse uno Spirito che lo rende vivo…”.

“[…] noi vediamo, sentiamo, parliamo, pensiamo ma non sappiamo quale energia ci fa vedere, sentire, parlare, pensare e quel che è peggio è che non ce ne importa nulla. Eppure noi siamo quella energia, questa è l’apoteosi dell’ignoranza dell’uomo […]”
- Albert Einstein

Gioia Locati
4 febbraio 2019
blog.ilgiornale.it/locati/2019/02/04/un-altro-tabu-lom...
wheaton80
00lunedì 5 luglio 2021 15:23
Salute: sondaggio, in pandemia cresce uso omeopatia, +25%

L’omeopatia cresce in epoca di pandemia da Covid-19. Nell’ultimo anno, infatti, l’utilizzo dei medicinali omeopatici è aumentato del 25%, come registrato nel sondaggio “Gli italiani e l’omeopatia nell’anno della pandemia”, condotto da EMG Different per conto di Boiron. Sono donne dai 35 ai 54 anni, residenti al Centro Italia, le maggiori utilizzatrici di questi prodotti e il 24% fa almeno un acquisto all’anno: in crescita di 4 punti rispetto al 20% del 2018, emerge dall'indagine. I dati indicano inoltre che oggi il 20% della popolazione, cioè 10,2 milioni di italiani, dichiara di fare uso di medicinali omeopatici: nel 2018 erano 8,5 milioni (17%). A guidare la crescita nell’utilizzo di questi medicinali sembra proprio sia stato il periodo della pandemia. Gli intervistati si sono infatti rivolti all’omeopatia per controllare i disturbi che sono aumentati a causa del brusco cambio di abitudini di vita imposto da lockdown più o meno prolungati. Se da un lato non meraviglia che il 51% degli utilizzatori abbia impiegato questi medicinali per “favorire le difese immunitarie", dall’altro si conferma la necessità di ricorrere all’omeopatia per superare un periodo di stress/stanchezza (37%), insonnia (26%) e problemi gastro-intestinali (25%), come emerge ancora dal sondaggio, condotto su un campione di 1.000 persone rappresentativo della popolazione italiana over 18. "I risultati" del sondaggio", afferma Fabrizio Masia, AD di EMG Different, "testimoniano l’ottimo stato di salute della medicina omeopatica e la sensibilità sempre maggiore dei cittadini italiani verso prodotti ai quali si riconosce non solo naturalità, ma anche efficacia nella risoluzione di una molteplicità di disturbi e malattie”. "I dati indicano infatti", commenta Silvia Nencioni, Presidente e AD di Boiron Italia, "che molti italiani hanno scelto di affidarsi all’omeopatia, una terapia umana, rispettosa dell’individuo e sicura, per trattare alcuni tra i problemi di salute maggiormente emersi nell’ultimo anno, in concomitanza con la pandemia. Questa indagine, inoltre, conferma alcuni punti forti dell'omeopatia: è opinione condivisa che gli omeopatici siano medicinali sicuri ed efficaci, di cui viene anche apprezzata l’assenza di tossicità e controindicazioni. Un’opportunità terapeutica che consente, da parte dei professionisti della salute, una presa in carico globale di tutti i pazienti, compresi donne in gravidanza, bambini, anziani”, conclude.

30 giugno 2021
notizie.tiscali.it/salute/articoli/salute-sondaggio-in-pandemia-cresce-uso-omeopatia-25/?fbclid=IwAR0LYL6Qv4HAa8M8G7Oi2Y0tLvayRHAb8R-W7FY0DrVr5LsMO50...
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