http://groups.google.cz/group/it.scienza/msg/85ffaee012ba64d7?&hl=cs&q=VESCOVI+FEUDATARI+NEL+MEDIOEVO+controversie
La prima rivoluzione industriale
Il Medioevo è l'unico esempio di società sottosviluppata che si sia
sviluppata da sola.
La liberazione dalla paura superstiziosa delle forze della natura, la
santificazione cristiana del lavoro, l'abolizione della schiavitù e la
parità tra uomo e donna, produssero quella che è stata chiamata "la prima
rivoluzione industriale".
Il termine "lavoro" deriva dal latino labor. Solo che labor significava
"travaglio", "fatica". I Romani usavano il termine negotium, composto di nec
e otium, cioè "assenza di ozio". Essi distinguevano le attività in "servili"
(quelle degli schiavi) e negotia, quelle amministrative, politiche,
letterarie, le uniche degne dei ceti superiori. Il Cristianesimo ribalta
questa concezione e fa del lavoro, anche servile, un mezzo di santificazione
e ascesi. Infatti la maledizione di Adamo, nella Genesi, non consiste nel
dover lavorare, bensì nel "sudore della fronte", cioè nella penosità del
lavoro. Come alleviarla in mancanza di schiavi? La cristianità medievale
rispose: con le macchine. Certo anche gli antichi pagani conoscevano le
macchine e le usavano ma, avendo a disposizione gli schiavi, si limitavano a
quelle essenziali. Non solo. Essendo, adesso, l'alleviamento della pena
un'opera meritoria, ecco che lo scienziato si piega sul mondo del lavoro e
delle attività economiche: nasce la tecnologia.
I Greci conoscevano tutti gli automatismi principali e la geometria di base
(pensiamo ad Archimede o a Eratostene). Ma per i loro sapienti si trattava
di "amore del sapere" (philosophia), e nient'altro. Platone cacciò dalla sua
scuola un allievo che gli aveva chiesto a cosa servisse la geometria.
Infatti per i Greci la scienza non doveva avere alcuno scopo pratico. I
Romani, che erano grandi costruttori, invece utilizzarono le macchine, ma
non in modo intensivo, perché l'energia gratuita era fornita dagli schiavi.
E dalle donne. Infatti, ancora oggi, in certi documentari, vediamo le donne
del Terzomondo intente a macinare a mano i cereali e ad accudire i figli. Il
Medioevo, invece, applicò la massima di san Paolo: "Non c'è più né donna né
uomo, né libero né schiavo, né giudeo né greco", perché tutti sono figli di
Dio. Ecco allora l'uso intensivo dei mulini (ad acqua e a vento) che libera
le donne da una schiavitù antica e dà loro più tempo per dedicarsi alle
attività dello spirito. Il Cristianesimo, infatti, a differenza del mondo
pagano, riconosceva alle donne un ruolo in religione e, immediatamente sotto
Cristo, venerava una donna, Maria. Che, pur non essendo una dea, era madre
di Dio.
Nel mondo antico non mancavano inventori, ma si trattava di geni isolati, e
l'invenzione era nient'altro che uno sporadico colpo di intuizione. Invece,
per il Medioevo, l'investigazione della natura era una forma di lode
tributata a Dio Creatore. Si ribalta il concetto di invenzione: non più cosa
"scoperta", bensì cosa "ricercata". La ricerca scientifica nasce lì.
Esempio: il carbon fossile fu scoperto proprio perché da secoli si cercava
un'intensità di calore molto più alta di quella del carbone da legna. Per
fondere certi metalli, infatti, ci vuole un calore intensissimo. Senza un
metallo particolarmente resistente alla corrosione della salsedine si poteva
sì pensare di navigare al di là delle Colonne d'Ercole, ma non farlo
davvero.
Nascono così il verricello e la carrucola, la ferratura dei cavalli, le
staffe, l'arco rampante, la volta a crociera, la carriola, l'aratro
meccanico, l'aggiogatura a spalla, la vite elicoidale, il martinetto, lo
specchio, il sapone, il bottone. Eccetera. Più il perfezionamento e
l'utilizzazione su larga scala di invenzioni precedenti, come la bussola, il
vetro, la polvere da sparo, la carta.
Due parole per dare un'idea dell'importanza capitale di queste invenzioni.
Per esempio la staffa. La sua introduzione rivoluzionò l'arte della guerra e
pose le basi della potenza dei Franchi: puntando i piedi sulle staffe il
cavaliere poteva porre la lancia "in resta", cioè sotto il braccio; così
cavallo e cavaliere formavano un tutt'uno, con una potenza d'urto
dirompente. L'aggiogatura "a spalla" permise di sostituire il cavallo al bue
nell'aratura, con notevoli vantaggi di velocità. Infatti prima i cavalli
erano imbracati al collo; il collare da spalla permetteva all animale di
tirare con l'intero corpo.
La concezione cristiana del corpo come "tempio dello spirito" introdusse
l'igiene personale, cosa fondamentale nella lotta alle epidemie. I Romani
avevano si il culto del corpo, ma le loro terme erano luoghi di
rilassamento, non di pulizia. I bagni pubblici furono il boom del Medioevo.
Ci andavano uomini e donne, e anche suore e frati. Infatti la nudità non era
considerata affatto scandalosa, e la verginità diventerà un valore"
religioso solo in epoca molto tarda. Anzi fu per colpa delle accuse luterane
alla rilassatezza del clero cattolico che il peccato sessuale soppiantò
l'avarizia nei manuali per confessori. Sessuofobia del Medioevo cristiano?
Già. E Boccaccio? E l'Aretino? Infine la beneficenza. L'amore del prossimo,
è inutile dirlo, era un'idea sconosciuta ai pagani. I mercanti medievali
tenevano una voce apposita ("messer Dio") nei loro bilanci: la somma da
destinare alla beneficenza. Non solo. Grazie agli ordini religiosi
l'assistenza, l'istruzione e la redistribuzione della ricchezza a favore dei
più svantaggiati divenne organizzata e su larga scala.
L'apporto dei monaci medievali
Il "buio" Medioevo ci ha lasciato le cattedrali, la Summa di san Tommaso e
la Divina Commedia.
Cosa viene a vedere il turista in Europa? Le banche? I palazzi moderni? Le
stazioni ferroviarie? No. Le chiese e le città medievali e rinascimentali.
Questo fatto, da solo, testimonia che nulla di bello è più stato fatto, da
allora. Come se la bellezza fosse finita con quel lunghissimo tramonto della
Cristianità che, nello stile e nei gusti, arrivò quasi alla fine del
Settecento.
Certo si può ammirare il Colosseo o entrare in una piramide egizia. Ma il
freddo spettacolo del primo (ci ammazzavano la gente) e la sensazione
angosciosa che dà la seconda (è una tomba difesa da maledizioni) non sono
certo paragonabili allo stupore estatico e gioioso che dà l'interno di una
cattedrale gotica. Quelle costruzioni arditissime, la cui edificazione
durava secoli e dava lavoro a intere generazioni, quelle guglie svettanti,
quelle trine di pietra, quelle immense vetrate policrome, creavano problemi
che gli architetti medievali dovettero risolvere inventando una infinita
serie di marchingegni. A chi verrebbe in mente di erigere un edificio a
forma di croce? Eppure proprio perché così doveva essere, i costruttori
cristiani si costrinsero a risolvere problemi pazzeschi. E poiché la
cattedrale doveva poter contenere tutta la popolazione cittadina in Europa
si scatenò la gara a chi aveva la cattedrale più grande, più alta, più
bella, più ardita. Infine chi mai, oggi, investirebbe i suoi soldi in
un'opera che sarà ultimata tra quattro secoli? Solo la fede cristiana poté
creare quelle opere.
"Cercate il Regno di Dio e la sua giustizia, e il resto vi sarà dato in
sovrappiù", dice Cristo nel Vangelo. Così i cristiani medievali, cercando
solo di costruire una chiesa col suo campanile, hanno fatto vivere di
rendita noi posteri. La Torre di Pisa (capolavoro dell'arte mondiale, che
tutta la terra viene ad ammirare), infatti, è un campanile.
Così i monaci. Perché san Benedetto è patrono d'Europa? Perché è la sua
Regola ("ora et labora", "prega lavorando", poiché "il lavoro è preghiera")
che ha fondato la civiltà occidentale.
Benedetto, Bernardo, Francesco, erano personaggi che, desiderosi di
consacrarsi unicamente a Dio, con un gruppo di amici si allontanarono dal
mondo. Scelsero posti impervi, paludi, dirupi, selve impenetrabili, e vi si
stabilirono proprio per staccarsi dalla folla. Piazzata la loro comunità in
un luogo deserto e lontano, ebbero il problema di mantenersi. E giù allora a
dissodare, arare, vangare, per procurarsi il pane e il vino per il proprio
sostentamento e per la messa. Ma non avevano molto tempo da dedicare al
lavoro, dovendo prima di tutto pregare. Furono così costretti a
letteralmente inventare la "razionalizzazione del tempo", ciò che oggi non
ci permette di vivere senza un'agenda, un orologio e un calendario. Quando
tutti si regolavano col sole i monaci avevano la campana che scandiva le ore
canoniche. Cioè la giornata divisa in modo matematico e preciso.
L'obbedienza, la disciplina e l'assenza di scopo di lucro immediato, dopo
qualche tempo cominciava a dare frutto e quel luogo arido e desolato
prendeva a fiorire. Ma, non dimentichiamolo, i monaci erano lì soprattutto
per pregare. Dunque il poco tempo rimasto doveva essere speso benissimo.
Ecco perché i monaci inventarono la "ragioneria" e la partita doppia,
l'apicoltura (miele e cera per le candele), la piscicoltura (per i giorni di
astinenza), l'erboristeria medicinale, le tecniche di conservazione del cibo
(formaggi, birra, elisir, digestivi: ancora oggi, su molte etichette,
campeggia la figura di un monaco).
Il mondo monastico, egalitario ed elettivo, prevedeva elezioni, turni,
ballottaggi, assemblee, meeting internazionali (certi ordini religiosi erano
diffusi in tutta Europa). Quando un monastero si allargava, poco a poco i
contadini venivano a stabilirsi nelle vicinanze. Infatti quella terra, prima
desolata, adesso era fertile. I monaci cedevano il lavoro ai contadini per
poter meglio dedicarsi alla preghiera. Sorgeva così, attorno al monastero,
un intero villaggio, il quale attirava artigiani e mercanti. Con la chiesa
al centro la vita si svolgeva al suono delle ore canoniche, non più col
sole. I monaci aprivano allora una scuola gratuita per insegnare le nuove
tecniche. La comunità civile, prendendo esempio dai sistemi monastici, si
strutturava in modo democratico, con consigli, elezioni, eccetera.
Prima dell'avvento dei monaci l'Europa era un coacervo di paludi, selve
impenetrabili, burroni senza fine. Ricordate il "Varo, rendimi le mie
legioni"? Ben tre legioni romane erano entrate nella selva germanica e non
ne erano più uscite. I monaci crearono l'Europa "verde", la democrazia
"laica" e la cultura cristiano-latina (ricordiamo la loro attività di
copisti delle opere antiche).
L'opera della Chiesa
Poiché l'ha fatto meglio di quanto noi possiamo sperare di fare riportiamo,
sull'argomento, una memorabile pagina dello storico e Accademico di Francia
Pierre Gaxotte.
"Al tempo dei Romani, un'epoca rude e razionale, la Chiesa aveva recato la
consolazione nella miseria, il coraggio di vivere, l'abnegazione, la carità,
la pazienza, la speranza di una vita migliore, improntata a giustizia.
Quando l'Impero crollò sotto i colpi dei barbari, essa rappresentò il
rifugio delle leggi e delle lettere, delle arti e della politica.
Nascose nei suoi monasteri tutto ciò che poteva essere salvato della cultura
umana e della scienza. In piena anarchia la Chiesa era riuscita, in
sostanza, a costituire una società viva e ordinata, la cui civiltà faceva
ricordare e rimpiangere i tempi tranquilli, ormai passati. Ma c'è di più:
essa va incontro agli invasori, se li fa amici, li rende tranquilli, ne
opera la conversione, ne convoglia l'affluire, ne limita infine le
devastazioni. Davanti al vescovo che rappresenta un aldilà misterioso, il
Germano viene assalito dal timore, e retrocede. Egli risparmia le persone,
le case, le terre. L'uomo di Dio diventa il capo della città, il difensore
dei focolari, del lavoro, l'unico protettore degli umili su questa terra.
Più tardi, quando l'epoca dei saccheggi e degli incendi sarà passata, quando
occorrerà ricostruire, amministrare, negoziare, le Assemblee e i Consigli
accoglieranno a braccia aperte gli uomini della Chiesa, gli unici capaci di
redigere un trattato, portare un'ambasceria, eleggere un principe.
Fra le continue disgrazie (...), mentre nuove invasioni ungheresi, saracene,
normanne assillano i paesi, mentre il popolo disperso si agita senza alcun
indirizzo, la Chiesa ancora una volta tiene fermo.
Essa fa risorgere le tradizioni interrotte, combatte i disordini feudali,
regola i conflitti privati, impone tregue e opera accordi. I grandi monaci
Oddone, Odilone, Bernardo innalzano al di sopra delle fortezze e delle città
il potere morale della Chiesa, l'idea della Chiesa universale, il sogno
dell'unità cristiana. Predicatori, pacificatori, consiglieri di tutti,
arbitri in ogni questione, essi intervengono in ogni caso e dappertutto,
veri potentati internazionali, di fronte ai quali ogni altro potere
terrestre non resiste che a malapena.
Attorno ai grandi santuari e alle abbazie si intrecciano relazioni e viaggi.
Lungo le grandi strade, dove camminano le lunghe processioni di pellegrini,
nascono le canzoni epiche. Le foreste spariscono di fronte all'assalto dei
monaci che dissodano la terra. All'ombra dei monasteri le campagne
rifioriscono (celebre è la canalizzazione della pianura padana); i villaggi
già rovinati rinascono. Le vetrate delle chiese e le sculture delle
cattedrali sono il libro pratico nel quale il popolo si istruisce (...). I
Appannaggi, ricchezze, onori, tutto si mette ai piedi degli uomini della
Chiesa, e l'imponenza di questa riconoscenza basta da sola a far valutare la
grandezza dei benefici seminati da essi".
L'intero Medioevo è popolato di Santi e Sante (cioè gente che ha praticato
la virtù in grado eroico): Francesco, Caterina, Bernardo, Domenico. Tra
questi moltissimi i re e le regine. Si può dire lo stesso, oggi? Quale
modello umano viene ormai proposto ai giovani? Il cavaliere senza macchia e
senza paura, difensore dei deboli e degli oppressi? Il santo benefattore e
campione dell'autodisciplina? No: l'attore debosciato, la soubrette oca e di
facili costumi, il cantante nichilista e tossicomane, il calciatore
arricchito e smargiasso, il politico furbo (praticamente ciò che sarebbe un
rifiuto di qualsiasi comunità).
È la Chiesa medievale a inventare l'Università. Universitas studiorum =
luogo in cui sono radunati tutti gli studi. L'Università è un corpo
separato; esso dipende giuridicamente dalla Chiesa. Gli studenti hanno
propri magistrati e amministratori; per indicare la loro indipendenza dalle
autorità civili porta no l'abito ecclesiastico (da qui il proverbio "l'abito
non fa il monaco": poteva essere infatti uno studente). La Chiesa crea in
tutte le parrocchie scuole gratuite e comuni, uguali per tutti. Carlomagno,
vergognoso di essere analfabeta, rimproverava i figli dei nobili perché non
profittavano negli studi come i figli dei popolani. La differenza con l'oggi
è che la scuola non era obbligatoria. Ma chi non ci andava veniva guardato
con sufficienza.
Infine le pitture e le vetrate delle chiese erano "libri a fumetti",
immagini non solo sacre (vi erano rappresentati anche l'astronomia, i
mestieri, le scienze, gli eventi storici e politici) che istruivano anche
gli analfabeti in un'epoca in cui i libri (dovendo essere copiati a mano,
uno ad uno) erano costosissimi.
L'Islam
La storia del Cristianesimo è sinistramente punteggiata da due personaggi,
entrambi appartenenti al segno zodiacale dello Scorpione: Maometto e Lutero.
Curiosamente anche Giuda era uno Scorpione (così infatti lo rappresentò
Leonardo ne "L'ultima cena"); ma anche sant'Agostino lo era.
A soli vent'anni dalla morte del Profeta gli Arabi musulmani (ex pastori e
cammellieri, ora guerrieri) conquistarono tutta l'Africa cristiana ed ex
romana, sconfissero la superpotenza dell'Oriente (L'impero persiano) e
minacciarono seriamente Bisanzio. In più strapparono la Spagna ai Visigoti
ed avrebbero invaso l'Europa se Carlo Martello non li avesse fermati sui
Pirenei. L'espansione cattolica, impedita a Sud e ad Est dall'Islam, e poi
dal protestantesimo a Nord, provvidenzialmente si diresse a Ovest, sulla
rotta di Colombo. Ma di questo ne parleremo a breve.
I musulmani, adesso a contatto con l'ambiente greco-bizantino e
romano-africano, si dotarono di una raffinata cultura: filosofi e scienziati
crearono l'alcool, L'alchimia, L'algebra, i logaritmi, i numeri "arabi" con
lo zero. Termini astronomici come "zenit" e "nadir" sono arabi, si sa.
Furono anche audaci navigatori e fini costruttori. Da essi i cristiani
impararono molto. Dividevano il mondo in due: i seguaci del Profeta e gli
altri. Tra questi ultimi i fedeli del Libro (ebrei e cristiani) erano
tollerati, ma considerati cittadini di second'ordine. Tutti gli altri
potevano essere trattati da schiavi o uccisi se non si convertivano. Ma
l'Islam non fu mai un'entità monolitica; conobbe quasi subito divisioni e
scuole di pensiero. Quando quelli che oggi definiremmo "integralisti"
presero il sopravvento le cose precipitarono e la pacifica convivenza non
poté più continuare. Per questo sorsero le Crociate.
Non solo. Dal XV secolo in poi la cultura islamica comincia a decadere,
perdendo per strada scienza e filosofia. Mancò loro infatti la sintesi di
fede e ragione operata da San Tommaso e dalla Scolastica. Per il musulmano
Dio è impenetrabile, inconoscibile ed arbitro assoluto di tutto. Di fronte a
lui l'unico atteggiamento giusto è quello del muslim, "il sottomesso". La
pioggia cade in giù perché Dio vuole così; ma potrebbe volere anche il
contrario. Dunque è inutile chiedersi perché la pioggia cada anziché
ascendere; inutile investigare i misteri della natura, tempo perso. Invece
San Tommaso sosteneva che Dio non può sovvertire le leggi fisiche che Lui
stesso ha posto, perché, essendo sommamente razionale, non può contraddirsi.
Da qui la spinta in avanti del Cristianesimo. Il Cristianesimo è l'unica
religione con una "teologia", cioè una disciplina apposita che studia Dio.
Dunque Dio è conoscibile, e l'uomo può investigarlo. Anche attraverso lo
studio della natura e la riproduzione dei fenomeni naturali in laboratorio.
Insomma anche l'uomo può fabbricare fulmini, come Dio, e non c'è nulla di
male in questo. Anzi. Tutto è buono, a patto di usarne bene. Tra parentesi è
il Cristianesimo a introdurre il concetto di "progresso": la storia del
mondo, dice, ha un inizio (la Creazione) ed avrà una fine (L'Apocalisse e il
trionfo finale di Cristo), dunque va "avanti", e si deve preparare il
terreno perché tale trionfo giunga presto. Il mondo pagano, invece, era
fatalista, cioè credeva nel Fato, entità cieca che regola i destini degli
uomini come gli pare, senza un scopo preciso; il mondo pagano non andava da
nessuna parte: così era, così era sempre stato e così sempre sarebbe stato.
Dunque l'idea di migliorarlo non era nemmeno concepita.
Le due altre "religioni del Libro" (Ebraismo e Islamismo, che si rifanno al
solo Antico Testamento) diversamente dal Cristianesimo sono religioni del
"comportamento". Cioè basta seguire puntigliosamente i precetti (non
mangiare maiale, pregare le volte prescritte, osservare i periodi di
digiuno, etc.) per avere diritto al Paradiso. II Cristianesimo, al
contrario, basa tutto sull'intenzione retta, e non ha praticamente alcun
precetto, a parte i sacramenti, libere da impacci ritualistici ed allenate
al continuo perfezionamento interiore.
Per lo stesso motivo, paradossalmente, L'ateismo e l'agnosticismo sono
fenomeni nati in casa cristiana: poiché il Cristianesimo fa appello alla
ragione e l'apostolato si basa sulla capacità dell'altro di capire che la
verità è Cristo, deve ammettere che ci sia qualcuno che, a furia di
ragionare, possa arrivare a conclusioni opposte. Che Dio, cioè, non esiste.
Le Crociate
Si trattò di un pellegrinaggio armato, nient'altro. Le Crociate furono otto,
di cui solo due vittoriose. Gli scontri si svolsero in Terrasanta e i
periodi bellici durarono in tutto pochi decenni su diversi secoli. La
maggior parte dell'Islam quasi non se ne accorse.
Il papa Urbano II, a Clermont nel 1096, le "lanciò" quasi per sbaglio. In
sostanza egli disse agli irrequieti signori feudali: perché anziché battervi
tra voi non andate a proteggere i pellegrini cristiani? Infatti le cose a
Gerusalemme si erano messe male, proprio perché una corrente "integralista"
islamica aveva preso il sopravvento. Fino a quel momento i Luoghi Santi
erano stati custoditi dai Bizantini, eredi anch'essi dell'Impero Romano, ma
erano stati sconfitti e cacciati.
Quando si sente parlare di Bisanzio si pensa sempre a corruzione, omicidi,
lotta per il potere. Ma i bizantini chiamavano se stessi romàioi, cioè
"romani", e rum (ancora "romani") gli islamici chiamavano gli occidentali
(tracce ne troviamo anche oggi nella "Romania" e negli zingari rom).
Bisanzio, finché esistette, costituì il baluardo dell'Occidente contro i
Persiani, i musulmani, gli slavi, i mongoli, e le tribù balcaniche. Anche
nei suoi imperatori peggiori questo compito non le venne mai meno, fino alla
sua caduta nel 1453. Non si dimentichi che fu Bisanzio a cristianizzare i
popoli della Rus', a cominciare dal principato di Kiev.
Insomma, stupendo lui per primo, l'appello del Papa provocò una valanga. Ma
le Crociate fallirono per le beghe interne dei principi cristiani e per il
sabotaggio di Venezia, interessata solo ai suoi traffici. Ma anche per
motivi pratici. Chi ha letto Robin Hood sa che Riccardo Cuor di Leone,
assente per la Crociata, si vide soffiare il trono da suo fratello Giovanni
Senza Terra (che adesso ebbe la terra).
L'episodio serve a far capire che nessuno aveva un reale interesse a partire
per le Crociate. L'interpretazione (stantìa) marxista parla di "motivi
economici". Ma i motivi economici, semmai, consigliavano di restare a casa.
Invece un viaggio di anni, irto di pericoli, per andare a combattere vestiti
di ferro nel deserto a cinquanta gradi all'ombra, con la concreta
prospettiva di non tornare vivi. O di tornare e trovare un disastro a casa.
C'erano sì gli avventurieri, nelle Crociate, quelli senza nulla da perdere.
Ma i più andarono realmente per sciogliere il voto religioso. Federico
Barbarossa ci morì annegato, san Luigi IX di Francia ci morì di peste,
Riccardo d'Inghilterra si ritrovò col trono usurpato.
Ci furono ombre, come in tutte le cose umane, ma anche luci. Baldovino, il
re lebbroso, si faceva portare in battaglia in barella. Goffredo di Buglione
stupiva i musulmani perché la sua tenda, contrariamente a quelle dei capi
islamici, era austera e disadorna. I musulmani gli chiesero di mostrar loro
la sua forza leggendaria: gli portarono un vecchio cammello (uno scherzo di
natura: gigantesco) e gli chiesero di decapitarlo con un solo colpo. Lui
eseguì.
Riccardo Cuor di Leone, armato di un'ascia, tenne da solo la spiaggia in cui
stava sbarcando l'esercito cristiano: i nemici, stupiti e ammirati, smisero
di combattere. Il duca Boemondo non era uno stinco di santo, ma quando vide
i suoi quaranta cavalieri accerchiati da quattromila musulmani, confessò
pubblicamente i suoi peccati, poi ordinò l'assalto e riuscì a rompere
l'assedio. Pochi Templari tennero Acri per mesi, di fronte a centomila
nemici, sacrificandosi per far fuggire i cristiani.
Proprio il periodo delle Crociate fu quello dello scambio più intenso e
proficuo tra le due culture. I problemi sorsero perché i crociati (tra cui
molte donne-crociato), sciolto il proprio voto, se ne tornavano a casa. Ma è
inutile conquistare qualcosa se poi non la si tiene. Cominciarono i
Templari.
Alcuni cavalieri francesi decisero di farsi monaci e restare là. Però
armati, per difendere i pellegrini. Altri ordini seguirono, come gli
Ospitalieri, i Teutonici, i Portaspada di Livonia, eccetera, che si
dislocarono lungo tutte le frontiere della Cristianità.
Questi monaci-cavalieri applicarono alla perfezione le norme della Chiesa
sulla "guerra giusta". Già da tempo, infatti, la Chiesa aveva cercato di
porre un freno alla guerra: era ineliminabile, ma almeno la si poteva dotare
di regole, rendere cioè "cavalleresca".
Poco a poco, e sotto pena di scomunica, cominciarono le "tregue di Dio", le
"paci di Dio", il divieto di combattere nei periodi di ricorrenze religiose,
la distinzione tra combattenti e civili, il diritto di asilo, il trattamento
dei prigionieri, eccetera. Tutto ciò costituirà la base del diritto
internazionale odierno, e il suo corollario di "diritto bellico" (è il
motivo per cui si possono perseguire penalmente i "criminali di guerra").
Le Crociate videro moltissime pause di tranquillità, nelle quali cristiani e
musulmani convissero in Palestina. I crociati portarono molte novità in
Europa, novità apprese dal contatto con l'Islam.
La guerra nel Medioevo
La Chiesa non ha mai insegnato l' "obiezione di coscienza". Sa che c'è il
peccato originale e la guerra è inevitabile. Il cristiano è pacifico, non
"pacifista", perché non sempre la pace è meglio della guerra. Infatti dice
san Tommaso che la pace è "tranquillità nell'ordine". Dunque senza giustizia
non ci può essere pace. E spesso la pace va imposta e difesa. Per questo
esiste la polizia. Ma la Chiesa riuscì in qualche modo a umanizzare la
guerra. Ci si può combattere, infatti, senza farlo da bestie.
Pensiamo alla differenza tra un duello di gentiluomini settecenteschi e una
odierna rissa da stadio. I primi erano lì per uccidersi, certo (anche se le
regole permettevano una "soddisfazione" al "primo sangue"), ma lo facevano
scambiandosi cortesie e dandosi del "lei".
Poi fino alla Rivoluzione francese la guerra fu un affare di mestiere.
Nessuno era obbligato. Per questo le guerre medievali si risolvevano in
zuffe di pochi contro pochi, lontano dai centri abitati e pure dalle
colture. Conquistare un territorio devastato, infatti, non serviva a
nessuno. Non solo. Poiché era più vantaggioso far prigioniero un nemico per
cavarne un riscatto, i morti finivano per essere pochi. La mischia si
svolgeva più furibonda attorno ai cavalieri più riccamente addobbati, in
vista di un riscatto più cospicuo. Ma questi cavalieri erano anche quelli
meglio addestrati, così la cosa si risolveva tra gente di mestiere. Nella
famosa battaglia di Anghiari -si lamenta Machiavelli, stigmatizzando la
scarsa "serietà" delle guerre dell'epoca- ci fu un solo morto (per di più
caduto, da solo, di sella).
E' la Rivoluzione francese a inaugurare le guerre "ideologiche", quelle cioè
in cui si cerca di imporre le proprie idee ai conquistati. Essa inventa
anche l' "esercito di popolo", arruolando per forza tutti i maschi. I
Francesi (visto che la loro era una guerra ideologica) non fecero più
distinzione tra combattenti e civili e depredarono l'Europa. Quando gli
altri popoli si videro di fronte una valanga di milioni di armati dovettero
adeguarsi per difendersi. Così la guerra divenne massacro indiscriminato e i
morti cominciarono a contarsi a milioni.
L'Inquisizione
È più corretto parlare di Inquisizioni, al plurale, perché questa
istituzione ecclesiastica fu molto diversificata, a seconda dei tempi e dei
luoghi. Così abbiamo l'Inquisizione medievale, quella spagnola, quella
Romana (Sant'Uffizio), quelle laiche e quelle protestanti.
La prima nacque di fronte a un problema preciso: l' eresia catara. In verità
i catari, o neo-manichei, professavano non tanto un'eresia, quanto una vera
e propria religione alternativa, tremenda e distruttiva.
Già per i manichei a suo tempo Diocleziano aveva decretato il rogo. Infatti
essi sostenevano che ci sono due divinità, una buona e una cattiva. E'
quella malvagia ad aver creato il mondo; dunque il mondo merita di
scomparire e ogni cosa che può perpetuarlo è riprovevole. Dall'Oriente
balcanico il neo-manichesimo si diffuse in Europa, con epicentri soprattutto
nel meridione della Francia e nell'Italia settentrionale. Gli adepti
chiamavano se stessi catari (dal greco, lingua dell'Oriente bizantino; vuol
dire "puro") e predicavano il divieto di procreare. Erano conosciuti anche
come bogomili, patarini e con un'infinità di altri nomi. I "perfetti" si
distaccavano completamente da tutto, raggiungendo uno stadio semi-vegetale.
Avevano un unico sacramento, il "consolamentum", che poteva essere
amministrato solo una volta nella vita. Per questo praticavano l 'endura,
cioè il suicidio assistito dopo la somministrazione del "consolamentum". Gli
adepti non "perfetti" potevano praticare qualsiasi attività sessuale purché
non feconda. Era loro vietato prestare giuramento alle autorità; di fatto
potevano mentire e commettere qualsiasi infrazione, perché il mondo meritava
di finire al più presto. Non mangiavano carne, uova e latticini e la loro
apparente austerità di vita ammaliava soprattutto quello che oggi
definiremmo sottoproletariato urbano, ignorante e sensibile ai millenarismi
sovvertitori.
Immediatamente le autorità civili del tempo si resero conto di trovarsi di
fronte a un gravissimo pericolo di sovversione: il mondo medievale era
fondato sulla parola data (l'omaggio feudale) nonché sulla filosofia
cristiana; dunque gli eretici erano pericolosissimi destabilizzatori. Non
solo. Il suicidio e il divieto di procreare condannavano l'umanità
all'estinzione. Durissima fu la reazione governativa, e dappertutto
cominciarono ad accendersi roghi di Catari: la stessa pena prevista dal
diritto romano per "lesa maestà" (nome antico della sovversione).
Purtroppo nei linciaggi a furor di popolo e negli interventi repressivi
indiscriminati ci andava di mezzo anche chi aveva aderito al Catarismo per
ignoranza o (nei luoghi dove gli eretici erano maggioranza) paura. In ogni
caso, per stabilire con esattezza chi fosse davvero cataro e chi no,
occorreva un esame sulla dottrina religiosa. La Chiesa, dunque, intervenne
per sottrarre questa materia al potere civile: solo i teologi potevano
procedere a un esame del genere.
La cosa venne inizialmente affidata ai vescovi, ma fallì. I vescovi,
infatti, avevano troppe compromissioni in loco, a volte anche parenti
coinvolti nell'eresia. E non di rado soccombevano nelle pubbliche dispute
che organizzavano con i catari. Infatti la preparazione dottrinale del
clero, all'epoca, lasciava molto a desiderare (da qui i tentativi di riforma
ecclesiastica, prima fra tutte quella gregoriana); invece (come ben sanno
quelli che, oggi, provano a discutere con i Testimoni di Geova) i catari
erano molto agguerriti e scaltriti nel dibattito. Così la Chiesa pensò di
affidare il compito di contrastare l'eresia a teologi cistercensi, inviati
direttamente da Roma. Ma questi delegati papali spesso finivano trucidati
dagli eretici e dai signori ghibellini che li sostenevano per loro motivi
politici. Fu l'assassinio dei legati pontifici (mandante il conte di Tolosa,
Raimondo VII) a scatenare la cosiddetta crociata contro gli Albigesi. La
famosa frase "Uccideteli tutti, Dio distinguerà i suoi" è una fandonia
storica. Non fu mai pronunciata.
Allora il Papa decise di affidare questo compito ai nuovissimi ordini
mendicanti, Francescani e Domenicani. Specialmente i Domenicani, cui la
regola imponeva lo studio e l'attività di predicazione. I frati erano molto
amati dalla gente e potevano contrapporre ai catari altrettanta austerità e
sprezzo della vita.
L'Inquisizione non fu un vero e proprio tribunale bensì un comitato di
esperti che stabiliva chi fosse eretico e chi no. Non solo. Riammetteva nel
seno della Cristianità coloro che, attratti all'eresia da ignoranza, paura o
momentaneo fascino, si pentivano. Per gli ostinati la Chiesa non poteva fare
più niente, e doveva lasciare che la giustizia civile seguisse il suo corso.
Insomma l'Inquisizione salvò molta più gente di quanta ne abbia "abbandonata
al braccio secolare". Paradossalmente è proprio l'Inquisizione a inventare
il processo moderno. I tribunali laici medievali, infatti, funzionavano col
sistema "accusatorio": il giudice poteva intervenire solo su istanza di
parte e giudicava sulle prove fornite dalle parti. Anche l'omicidio. Se i
parenti dell'ucciso perdonavano l'assassino questo veniva liberato.
Invece la Chiesa usò il procedimento "inquisitorio'': il giudice, di sua
iniziativa ("d'ufficio") indaga, cerca le prove, incastra il colpevole (quel
che fa oggi il magistrato "inquirente"). L'Inquisizione inventa il verbale
redatto da un cancelliere, il "corpo del reato", la giuria popolare, gli
sconti e la remissione di pena per buona condotta, le licenze per malattia,
gli arresti domiciliari, l'avviso di garanzia. Essa condannò un numero di
persone di gran lunga inferiore a quel che certi romanzi "gotici" ci hanno
tramandato. E salvò la civiltà europea da un gravissimo pericolo. Proprio
perché l'Inquisizione inventa il processo scritto e verbalizzato gli storici
sanno tutto su questa istituzione, i cui documenti sono tutti conservati e a
disposizione degli studiosi. Processi quali quelli mostrati ne il nome della
rosa sono puramente inventati.
Anche la tortura inquisitoriale è una sciocchezza tramandata da disegni e
incisioni di fantasia, diffusi dalla propaganda antipapista protestante dopo
l'invenzione della stampa. La tortura, come mezzo per far confessare, era
usata da sempre da tutti i tribunali (il carcere come pena comincia con la
Rivoluzione francese; prima c'erano solo pene fisiche e pecuniarie). Il
primo ad abolirla fu Luigi XVI, poco prima della Rivoluzione francese.
L'unica tortura a cui facevano ricorso i tribunali inquisitoriali (ma solo
in presenza di gravissimi indizi) era la corda: l'imputato veniva sospeso
per le braccia e lasciato cadere sul pavimento, due o tre volte. Se non
confessava, veniva liberato. Se confessava sotto tortura la sua confessione
doveva essere da lui confermata dopo, senza tortura, altrimenti non era
valida. Gli inquisitori la impiegarono pochissimo perché non se ne fidavano:
sapevano che c'è chi sotto tortura confesserebbe anche quel che non ha
commesso.
La tortura comunque era applicata sempre sotto stretto controllo medico e
mai a vecchi e minori. Se qualche inquisitore era troppo duro immediatamente
si levavano alte le proteste e il Papa preferiva sostituirlo. Roberto il
Bulgaro, un ex cataro poi divenuto inquisitore generale in Francia, finì
sotto processo e venne relegato a vita in un monastero. Se in qualche
manuale scolastico si leggono espressioni come "carcere perpetuo" o "carcere
perpetuo irremissibile", nel latino inquisitoriale ciò significava gli
arresti, generalmente domiciliari, dai tre agli otto anni. E "arresti
domiciliari" voleva dire, in pratica, divieto di uscire dalla città senza
permesso. Si tenga sempre presente che la Chiesa aveva tutto l'interesse,
anche propagandistico, a riconciliare l'eretico pentito e confesso.
L'Inquisizione spagnola
Su questo tema, la fantasia si è scatenata. Ma è appunto fantasia, come ne
il pozzo e il pendolo di Edgar A. Poe.
Nel 1492, anno dell'impresa di Colombo, la Spagna, riunificatasi col
matrimonio tra Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona, era riuscita a
portare a termine la plurisecolare opera di riconquista del paese ai Mori.
Il nuovo regno si trovava adesso ad avere in casa due fortissime minoranze,
quella musulmana e quella ebraica. Poiché ora il governo era interamente in
mano ai cristiani, molti, per far Carriera, Si facevano battezzare, ma in
segreto continuavano a praticare la vecchia religione. Solo che il segreto
non era tale per i vicini di casa e i compaesani, i quali, non di rado
scavalcati soprattutto dai più abili Ebrei (nel commercio e nelle finanze,
ma anche nelle carriere amministrative e perfino ecclesiastiche), spesso
davano luogo a tumulti contro i falsi convertiti o marranos. Si aggiunga che
i Mori di Spagna per lungo tempo sognarono la rivincita, facendo da quinta
colonna per i regni islamici corsari del vicino Nordafrica (i quali
praticarono per secoli continue incursioni sulle coste). Rivolte scoppiavano
qua e là, e impensierivano i due re. Ci fu anche una ribellione di nobili
contro la corona, e molti Ebrei conversos commisero l'errore di appoggiare i
ribelli. Insomma l'appena unificato regno rischiava una guerra civile. Per
questo i Re Cattolici chiesero al Papa l'istituzione dell'Inquisizione.
Finché Ferdinando e Isabella, buoni cristiani, vissero, l'Inquisizione
spagnola obbedì alle direttive di moderazione del Papa. Ma in breve diventò
un organismo governativo, del tutto indipendente da Roma e sul quale il Papa
non aveva praticamente nessun potere.
Comunque l'Inquisizione ebbe il merito di sottrarre la questione dei falsi
convertiti ai linciaggi di piazza. Fu garantito un processo giusto e
puntiglioso. I veri convertiti vennero provvisti di regolare certificato
inquisitoriale e garantiti contro ogni ulteriore molestia; agli altri fu
posta l'alternativa tra la vera conversione o la condanna. Infatti
l'Inquisizione, tribunale ecclesiastico, poteva giudicare solo i cristiani,
non gli ebrei o i musulmani. Un battezzato che, di fatto, praticava il
Giudaismo o l'Islamismo, era un eretico sovversivo. Così, colpendo
relativamente pochi colpevoli (il cui numero effettivo, anche qui, va molto
ridimensionato), l'Inquisizione "regolò il traffico" in Spagna: gli ebrei
facessero gli ebrei, i musulmani i musulmani e i cristiani i cristiani,
ognuno con i suoi riti e ben separati, per non litigare. La sua presenza
evitò alla Spagna quelle guerre di religione che invece insanguinarono
l'Europa settentrionale e garantì lo sviluppo del Paese, che così poté
diventare la prima superpotenza del tempo. Si tenga presente che i più
grandi Santi del cosiddetto "secolo d'oro" spagnolo (che coincise col
culmine dell'attività inquisitoriale) erano tutti di origine ebraica:
Giovanni di Dio, Teresa d'Avila, e altri. Il "famigerato", anch'egli ebreo
convertito, Torquemada fu in realtà molto più mite di quel che Si pensa.
Per quanto riguarda la cosiddetta "caccia alle streghe" teniamo presente che
l'Inquisizione se ne occupò poco. La vera e propria "stregomania" si diffuse
in Europa alla fine del Rinascimento, dunque all'inizio della modernità. Ci
credevano gente come Newton e Giordano Bruno (lui stesso un mago), Paracelso
e Cartesio. A bruciare streghe furono soprattutto tribunali laici e
protestanti (il più fiero cacciatore di streghe fu il giurista francese Jean
Bodin, teorico dello Stato moderno). La famigerata Salem si trova infatti
nel Massachusetts dei protestanti Padri Pellegrini americani. L'Inquisizione
cattolica classificò la stregoneria come superstizione e, specialmente in
Spagna, salvò la vita a moltissime presunte streghe che la furia popolare (o
qualche cliente deluso) voleva linciare.
Il Sant'Uffizio (Galileo, Bruno e Campanella)
L'Inquisizione Romana, o Sant'Uffizio, nacque per rispondere alla sfida
luterana. Essa fu centralizzata a Roma e affidata ai cardinali. Santi come
Pio V (il papa della battaglia di Lepanto) furono inquisitori. Il
Sant'Uffizio evitò all'Italia la caccia alle streghe e le guerre di
religione. Il periodo della Controriforma, contrariamente a quanto molti
sostengono, fu un'epoca di splendore di arti, lettere e scienze.
Nacque il "barocco" e scienziati perseguitati nei paesi protestanti (come
Stenone e Keplero) ebbero cattedre universitarie e onori. In molte città
d'Italia tuttavia il Sant'Uffizio non operò, perché alla lotta all'eresia
provvedevano magistrature laiche (tutti i governi erano spaventati da quel
che succedeva oltralpe). Così Genova, Venezia, Lucca. Napoli e Milano erano
sotto la Spagna, ma non permisero che si insediasse l'Inquisizione spagnola,
la quale operò solo in Sicilia e in Sardegna. In Roma si ebbe una sola
condanna per stregoneria (ma vi era connesso un avvelenamento).
Il caso Galileo richiede un chiarimento. Innanzitutto diciamo subito che
egli non inventò affatto il telescopio, né scoprì la rotazione e rivoluzione
della terra, né disse mai "Eppur si muove!". Semplicemente puntando il
cannocchiale (rispetto agli attuali, poco più che un giocattolo) al cielo
scoprì i satelliti di Giove. Questo lo convinse che Copernico (morto
vent'anni prima) aveva ragione: non tutto girava attorno alla terra. Ora si
tenga presente che la teoria copernicana era regolarmente insegnata nelle
università, accanto a quella tolemaica. Erano teorie non verificate, ma che
la terra fosse al centro di tutto era cosa che si vedeva ad occhio nudo
(infatti i sensi ci dicono che è il sole a girare, e la terra sta ferma). E
Copernico era pure un prete.
Gli astronomi gesuiti della Specola Vaticana confermarono le scoperte di
Galileo e le difesero contro gli scienziati laici che invidiavano il favore
di cui il pisano godeva alla Corte pontificia. Galileo, carattere spigoloso,
li beffeggiava e li insultava nei suoi scritti.
Gli tesero una trappola, facendo circolare certe sue lettere in cui diceva
che la Chiesa avrebbe dovuto modificare il corrispondente passo delle
Scritture (quello in cui Giosuè ferma il sole). Il cardinale Bellarmino (che
è Santo) fu costretto a dire a Galileo di occuparsi di scienza e non di
teologia. Galileo accettò e per vent'anni non se ne parlò più.
Continuò a insegnare la teoria copernicana e nessuno lo molestò. Poi si
convinse che le maree erano dovute al movimento della terra (invece sono
dovute all'attrazione lunare, come cercò di spiegargli Keplero) e pubblicò
un'opera in cui faceva fare al Papa la figura dello sciocco. Solo che quel
Papa era Urbano VIII, caratterino come il suo.
Convocato a Roma dal Sant'Uffizio Galileo venne alloggiato in un
appartamento sul Pincio con un servitore. Il processo decretò, a stretta
maggioranza, che i passi riguardanti la teoria copernicana data come provata
nelle sue opere dovevano essere corretti. Lui venne condannato a recitare
per tre anni i Salmi penitenziali un volta alla settimana.
Tutto qui. La rotazione della terra venne provata solo due secoli dopo, col
famoso pendolo di Foucault. Giordano Bruno era un monaco domenicano
dichiaratamente eretico. Gettò il suo accusatore nel Tevere e fuggì
dall'Italia. Più che un filosofo era un mago, e si inimicò tutti i posti nei
quali andò peregrinando. Fu scomunicato perfino dai protestanti. Si rifugiò
in Inghilterra, dove venne accolto da Elisabetta I, figlia di Enrico VIII e
Anna Bolena. Lui, in cambio, le denunciava i cattolici (la persecuzione
anglicana nei confronti dei cattolici inglesi fece più di settantamila
vittime). Ma dovette fuggire anche da lì. Se ne andò a Venezia, la quale,
per dispetto al Papa proteggeva gli eretici. Qui si installò in casa del
nobile Mocenigo; questi lo manteneva in cambio della promessa di imparare la
millantata "arte della memoria" che Bruno sosteneva di possedere Quando il
Mocenigo trovò Bruno a letto con sua moglie lo denunciò alle autorità, le
quali furono ben felici di sbarazzarsene consegnandolo all'Inquisizione
romana. Bruno, che -lo ricordiamo- era un rate, abiurò ma poi tornò sulle
sue decisioni, in un a letto continuo che durò anni. Alla fine venne
abbandonato al braccio secolare come mago, eretico e sovversivo.
Tommaso Campanella, anch'egli domenicano era suddito spagnolo in quanto
calabrese. Le sue teorie utopiche esposte nella Città del Sole lo portarono
a organizzare una cospirazione contro il dominio spagnolo per instaurare un
repubblica secondo le sue idee. Dopo trent'anni nelle carceri spagnole (dove
poté tuttavia continuare a scrivere), il Papa lo fece fuggire con un trucco:
ne chiese l'estradizione a Roma, poi lo lascia scappare in Francia.
Umanesimo e Rinascimento
Con la fine dell'anarchia feudale e l'avvento dei regni unitari (Francia,
Inghilterra, Spagna) la situazione di endemica insicurezza cedette il posto
a relativa pace e tranquillità di comunicazioni. La rivoluzione industriale
medievale poté così esplodere in traffici, commerci e viaggi (di
pellegrinaggio, di studio, di affari). L'aumentato benessere fece crescere
la popolazione e sorsero i liberi comuni, le signorie, le repubbliche
(marinare e no). Fiorirono le professioni, come quelle legate
all'insegnamento e al diritto, e anche le arti. Essendoci più ricchi
disposti a pagare, artisti e legulei, professori e scienziati proliferarono.
Finalmente c'era tempo e agio per studiare tutte quelle antiche opere che i
monaci avevano salvato dai secoli di disordine. Cioè le opere greche e
romane. Machiavelli e Guicciardini cominciavano a dire chiaramente che era
ora di ripristinare il sistema politico e amministrativo romano, che così
grandi frutti aveva dato.
Solo che, a furia di studiare il mondo antico, esso divenne "di moda". Negli
affreschi Marte e Venere cominciarono a sostituire Cristo e la Vergine, e
l'audace Ars amandi di Ovidio venne compulsata pure nei conventi. Poco alla
volta anche la mentalità antica cominciò a farsi strada, mentalità
maschilista e burocratica. E i frutti si videro presto. Alla fine del XV
secolo l'Università di Parigi vietò alle donne la professione medica.
Qualche anno ancora e alle donne sposate verrà imposto di portare il cognome
del marito. Spunta la "maggiore età" legale. Molti dotti cominciano a
praticare la magia, la Chiesa si vede costretta a porre limiti all'alchimia
e all'astrologia (finirà per vietarle del tutto nel secolo successivo).
Il Rinascimento sarebbe più appropriato chiamarlo "neo-paganesimo", perché
tale in effetti fu. Nell'arte e nella letteratura al centro di tutto non c'è
più Dio ma l'uomo ("umanesimo"); la politica e l'economia prendono le
distanze dalla morale cristiana; i legisti teorizzano il potere dello Stato
come totalmente indipendente da ogni altra autorità.
L'epoca di splendore che i manuali scolastici contrabbandano riguardò in
realtà solo pochi privilegiati: le corti dei principi (come quella medicea)
e gli artisti e i letterati da essi stipendiati. Il resto dell'umanità,
invece, vedeva con terrore sopravvenire un altro tempo di disperazione.
Nell'Europa settentrionale, uno dietro l'altro, eresiarchi trascinavano le
folle nell'attesa della fine del mondo. Complici i maghi di cui si è detto e
gli astrologi (e soprattutto l'invenzione della stampa, che permetteva la
diffusione delle profezie apocalittiche e dei vaticini astrologici), la
paura delle streghe, dei malefici, dell'Anticristo, dell'Apocalisse,
cominciò a dilagare.
Ogni cometa, ogni pestilenza era vista come il segno dell'inizio dei tempi
ultimi. "Profeti" improvvisati ed eretici millenaristi additavano nella
Chiesa di Roma la "Grande Meretrice" dell'Apocalisse. Un papa come
Alessandro Borgia venne ingiustamente diffamato e additato ad esempio della
corruzione romana.
La successiva polemica luterana da antipapista divenne anticattolica e
dunque anti-italiana: l'Italia, che fino a quel momento aveva significato
arte, cultura e raffinatezza, da quel momento fu oggetto di disprezzo,
disprezzo che, nell'immaginario dei popoli nordici, dura tutto sommato
ancora oggi. Tale visuale è stata purtroppo introiettata dagli Italiani,
grazie alla propaganda di quegli intellettuali che salutarono come
"liberatori" i napoleonici, poi i piemontesi e infine gli americani.
L'autodenigrazione ("E' inutile, siamo in Italia" o "all'italiana" per
indicare corruzione, pressappochismo, inciviltà, disordine e inefficienza) è
così diventato il nostro vero sport nazionale. E siamo gli unici al mondo a
praticarlo. Invece nessuno ci ricorda che gli Italiani hanno letteralmente
creato la civiltà: dal fazzoletto alla forchetta, dal motore a scoppio alla
radio, dall'elettricità al telefono, dal galateo alla vera democrazia,
dall'energia nucleare alla musica. Eccetera, eccetera. Se qualcuno si
azzarda a ricordarlo i sedotti dalle ideologie d'importazione gridano al
"fascista".
Ma torniamo a bomba. Alessandro VI Borgia, spagnolo, aveva il torto di
essere inviso alla Francia e a Venezia. La Francia perché nemica delle
Spagna. Venezia perché era da sempre interessata solo alla sopravvivenza dei
suoi traffici (era stata la Serenissima a indurre a suo tempo i Crociati ad
assaltare Costantinopoli, di fede scismatica "ortodossa", anziché
Gerusalemme). Ora il papato aveva come politica tradizionale quella di
impedire che il Nord dell'Italia diventasse una dipendenza dell'Impero
germanico e il Sud un califfato musulmano (i Turchi sbarcarono più volte in
Puglia e assediavano l'Europa risalendo dai Balcani; Budapest dovette essere
riconquistata, Vienna fu salvata solo nel 1622; la Sicilia, a lungo sotto
gli Arabi, era continuamente tormentata dai corsari islamici). Anzi proprio
il figlio del Borgia, Cesare, stava realizzando, a colpi di conquiste,
quell'unità d'Italia sotto un solo signore che stava tanto a cuore a
Machiavelli (che appunto a Cesare Borgia dedicò il suo Principe). Ma il
Borgia aveva un tallone d'Achille: la sua vita privata. Come pontefice fu
esemplare, come uomo un po' meno: se ne vergognò sempre e non volle mai
difendersi, cosa che però lasciò campo libero alle calunnie. Fu lui a
introdurre la preghiera dell'Angelus, che ancora oggi il Papa recita. Grazie
alla sua mediazione Spagna e Portogallo evitarono un conflitto a proposito
delle nuove terre transoceaniche da colonizzare.
Il Nuovo Mondo
Cristoforo Colombo, il più grande navigatore di tutti i tempi, era un uomo
religiosissimo (ma conviveva more uxorio, come del resto Galileo; questo
serva a chiarire che il puritanesimo sessuale non fu mai di casa in ambiente
cattolico). Il motivo per cui voleva andare nelle Indie passando dall'oceano
è specificato nel suo testamento, nel quale ricordò ai Re Cattolici
l'impegno, preso da loro con lui, di utilizzare le ricchezze del Nuovo Mondo
per una definitiva Crociata tesa a liberare una volta per tutte il Santo
Sepolcro.
Come è noto il viaggio delle sue caravelle si rivelò più lungo di quanto
Colombo avesse previsto e le ciurme tumultuavano. Ma lo seguirono fino in
fondo quando lo videro, durante una tempesta, allontanare un tromba marina
ponendosi a prua con in mano una croce.
Tra parentesi il viaggio di Colombo poté essere concepito (e finanziato
dalla Corona spagnola) perché tutti sapevano benissimo che la terra era
tonda e non piatta (Aristarco di Samo ne aveva calcolato esattamente il
raggio fin dal VI secolo avanti Cristo). Solo che Colombo la credeva di
dimensioni più piccole.
La scoperta di un continente sconosciuto, abitato da razze mai viste, ebbe
sugli Europei lo stesso impatto emotivo che avrebbe per noi un eventuale
contatto con alieni. Si discusse se questi nativi seminudi e senza barba
appartenessero o meno alla razza umana (come accadrebbe in caso di "incontro
ravvicinato" con marziani), e il Papa, con una Bolla, stabilì che lo erano.
Dunque avevano diritto, come gli altri, a conoscere la Buona Novella ed
entrare nella civiltà. La "leggenda nera" sui Conquistadores merita di
essere ridimensionata. Innanzitutto quegli avventurosi hidalgos erano
davvero convinti della loro missione evangelizzatrice, tant'è che i frati li
accompagnarono fin dalle prime spedizioni. Non che mancassero gli
avventurieri, certo; ma la Corona spagnola considerò subito gli Indios come
sudditi, e non selvaggi da colonizzare. Come sudditi avevano gli stessi
diritti degli Spagnoli. E' questo il motivo per cui il Sudamerica oggi
appare meno sviluppato economicamente del Nord. Diversamente dai pellerossa
nordamericani gli indios erano troppo tutelati giuridicamente (Carlo V
istituì la carica di "Protettore degli Indios", e la affidò all'ambiguo e
non sempre obiettivo Bartolomé de las Casas), cosa che scoraggiava gli
imprenditori spagnoli.
La Conquista avvenne in modo realmente miracoloso. Per esempio non è
pensabile che i settanta uomini di Cortés potessero, da soli, eliminare
l'impero azteco. Sì, avevano i cavalli e gli archibugi, ma gli Indios non
tardarono a rendersi conto che anche i cavalli potevano essere facilmente
uccisi e che, in quei climi caldo-umidi, gli archibugi facevano cilecca una
volta su due. Il fatto è che gli Spagnoli furono accolti come liberatori
dalle tribù oppresse dagli Aztechi, tribù che approfittarono della loro
venuta per ribellarsi. Gli Aztechi (ma anche gli Incas peruviani)
praticavano i sacrifici umani su larga scala perché la loro religione li
obbligava a continuamente "nutrire" il sole con sangue umano. Nella sola
inaugurazione del tempio di Tenochtitlàn vennero squartati ottantamila
prigionieri di guerra, e le loro carni mangiate. Per procurarsi vittime da
sacrificare gli Aztechi muovevano continuamente guerra alle popolazioni
confinanti, che consideravano "inferiori". La loro superiorità bellica ne
faceva degli oppressori e il fatalismo delle religioni precolombiane
paralizzava le tribù vittime delle loro razzie. Ora antiche profezie
dicevano che il dio Quetzalcoatl, biondo e con la barba, sarebbe arrivato
dal mare su "case con le ali". Esattamente nel tempo previsto dalla profezia
arrivò Cortés con i galeoni. Il segno fu interpretato come l'ora dell'attesa
riscossa.
Il cosiddetto "genocidio" degli Indios fu dovuto alle malattie che gli
Europei portarono con sé, malattie di fronte alle quali gli Indios erano
privi di anticorpi. Ma altrettante malattie (quelle tropicali) trovarono gli
Spagnoli.
E poi all'oro e all'argento gli Indios non davano alcuna importanza, mentre
per gli Europei erano vitali: le spezie (essenziali per conservare il cibo)
e i prodotti dell'Oriente dovevano per forza essere pagati in oro e argento,
perché gli orientali non accettavano le monete europee.
Grazie alla presenza assidua dei frati gli Spagnoli attratti dalle belle
indie dovettero sposarle regolarmente. I cattolicissimi Spagnoli si unirono
in matrimonio con le donne locali e oggi il Sudamerica presenta un
variopinto meticciato. A differenza dell'America del Nord, protestante, dove
i pellerossa sono quasi scomparsi. Qui, infatti, i primi coloni inglesi
("fondamentalisti" protestanti) considerarono i nativi come "inferiori"
perché "figli di Caino". I soli indiani del Nord battezzati sono quelli
degli stati ex spagnoli, come il Nuovo Messico, l'Arizona, etc.
Tutte le città statunitensi che portano nomi di santi sono infatti ex
missioni spagnole (Los Angeles, San Francisco, Sacramento, San Diego, etc.).
I missionari cattolici, nell'America appunto "latina", crearono catechismi e
scuole per indios, cercando di approfondire la loro cultura e i loro
linguaggi. Subito ci furono sacerdoti indios, che giunsero alle cariche più
alte dei loro Ordini. Insomma la Conquista spagnola non fu affatto un Far
West dove "L'unico indiano buono è quello morto". Al contrario Tra l'altro
proprio il dibattito ad altissimo livello che si aprì in Europa
sull'argomento creò la base di quei "diritti umani" (cioè spettanti a tutti
solo perché appartenenti all'umanità, a prescindere dalle usanze o dalla
religione o ...
[Modificato da LiviaGloria 09/03/2007 15.46]