Una crisi economica imminente di dimensioni colossali?

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alekxandros
00venerdì 24 marzo 2006 14:02
etleboro italia

24 marzo 2006

Se non pensiamo a noi stessi, altri lo faranno

Abbiamo avuto coraggio, vi abbiamo riferito le date a cui lunghe analisi ci hanno portato, abbiamo argomentato con precisione e fermezza le nostre ragioni, perchè siamo rimasti uniti, tutto il nostro gruppo è rimasto unito e compatto. Noi non siamo la Rai , l’Ansa o la BBC, non abbiamo miliardi o satelliti, elicotteri, l’unica cosa che abbiamo è l’intelligenza. Ringraziamo tutte le persone che ci scrivono e ci invogliano a continuare: i grandi media hanno taciuto su tantissime cose, ma noi abbiamo il coraggio di dirle, e se sbaglieremo, non avremo venduto nessuna copia di più di un giornale, né fatto alcuna televendita, ma avremmo profuso tutto il nostro impegno morale.
Tutti i nostri ragazzi hanno contribuito alla ricerca della verità, in queste notti mentre tutti dormono, la Etleboro cercava di spiegare come sta la situazione.
Noi abbiamo il coraggio di dirlo. In una lunga riunione notturna, controllando tutti i mercati e l’intrecciarsi degli eventi, abbiamo preso una decisione: mettervi al corrente della reale gravità della situazione. Non esistono più garanzie di solvibilità e i titoli cadranno a picco da un momento all’altro. Vi invitiamo dunque a ritirare i soldi dalla banche e dalle poste, cercando di trattenere quanta più liquidità possibile.

Già i grandi hanno pensato di mettere al sicuro il proprio denaro. Il Presidente del Consiglio ha dichiarato che le banche e i notai sono bersagliati dalle richieste di trasferimento dei capitali all’estero. È assurdo pensare che l’articolo di un programma elettorale, sull’armonizzazione fiscale, induca ad un insolito spostamento di capitali.

La FED ha deciso di non rendere più pubblico il bilancio delle voci della massa monetaria. L’America non sa quanti soldi ha stampato, solo chi lo ha fatto può saperlo, e nascondendo i bilanci di emissione, la FED potrà a proprio piacimento stampare moneta per pagare i propri debiti. Un solo sbalzo e il sistema cade giù, perché c’è solo carta, nient’altro.

Come si organizza il mondo ad affrontare una tale situazione?
Alla riunione del Consiglio Europeo, indetta per ritrovare un’idea politica sulle macerie dell’Unione Europea, si assiste ad una confusionaria baruffa. L’Italia rivendica la possibilità di creare un proprio polo energetico per garantire la luce alla nazione, mediante l’Opa ostile alla Suez, ma si scontra tuttavia con la Francia che rivendica la reciprocità per cautelare le imprese nazionali dalle decisioni puramente “finanziarie”. Chirac così abbandona l’assemblea.
Hanno paura, e quel petrolio dell’Iran serve più della stessa aria, serve all’Italia, a Israele, all’America, ma anche alla Cina e al Giappone. La Russia ha già diminuito le emissioni di gas al vecchio continente, e ora si appresta a stringere un patto storico con la Cina. Un accordo che pare coinvolga non solo gas e petrolio, ma anche transazione di beni e manufatti, nonché conoscenze e tecnologie per sviluppare energia nucleare e dissetare i 3 miliardi di persone. Il Giappone dal canto suo non ha possibilità di fuga né di parola, la Cina lo osserva e lo ricatta: nonostante le pressioni del governo americano, il Giappone vuole continuare la sua collaborazione petrolifera con l’Iran, che le fornisce il 16% delle importazioni di petrolio.
Sembra che una guerra viene già combattuta: America e Cina si scontrano indirettamente e pare che abbiano scelto come luogo di battaglia proprio l’Iran.
L’America infatti è pronta a ricorrere al WTO e al FMI o ai dazi all’importazione se la Cina non arretrerà la svalutazione dello Yuan, che sembra essere sopravvalutato del 40% per sostenere le esportazioni ed invadere il mercato mondiale. Una mossa crediamo al quanto azzardata in un situazione di debito pari a 8,9 Trilioni di dollari, e una potenza in emergenza che detiene abbastanza dollari per far crollare tutto.
Non bisogna inoltre dimenticare che lo scorso 14 marzo, le banche centrali arabe hanno deciso di convertire le proprie riserve in dollari in euro, come rappresaglia alle discriminazioni americane nel controllo dei porti commerciali.

Occorre spiegare poi la strana resa dell’ETA che tende a precisare che ratifica una tregua incondizionata nei confronti della Spagna e della Francia a partire dalla mezzanotte di questo venerdì. Forse vogliono tirarsi fuori da ogni probabile coinvolgimento in un attentato, che sicuramente non colpirà l’Italia: è solo una manovra eversiva per nascondere il vero bersaglio, perché l’Italia non serve è stata già comprata. Ha acconsentito al passaggio delle flotte e pare che sia in perfetto sincrono con Israele e America.

Un solo sbalzo e il sistema crolla. L’iperinflazione provocata dalla crisi energetica e dalla svalutazione delle riserve e della moneta di riferimento nello scambio delle materie prime, condurrà ad una crisi di liquidità che ricorda il secondo dopoguerra.

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alekxandros
00venerdì 24 marzo 2006 14:06
[...]

Molto probabilmente i tassi d’interesse aumenteranno ancor più, sulla corsa della svalutazione del dollaro, che subirà in maniera brusca il cambiamento della valuta di scambio del petrolio dell’Iran.
Non a caso, la crisi iraniana sembra ad una svolta cruciale, una “decisione grave dovrà essere presa”, forse una decisione che cambierà il corso degli eventi. Tutto il mondo lo sa e ne è cosciente,
e gli eventi che stanno accompagnando questa settimana lo dimostrano. L’oscuramento dei radar ha infatti permesso il dislocamento di portaerei e sommergibili verso basi strategiche, molti sono i test di preparazione e le manovre militari . I balcani, la porta dell’Occidente per eccellenza, sono in fermento : le ore ormai sono contate, perché l’attacco è pressoché scontato.
Il ministro degli esteri israeliano, Tzipi Livni, è in questi giorni a Roma in una missione lampo, forse per un rendez-vous tutt’altro che di piacere: pare che siano fermamente concordi sulla grave pericolosità della minaccia nucleare iraniana. Israele sembra pronta ad attaccare, e l’Italia dovrà dare la propria disponibilità.

Una guerra metterebbe in ginocchio l’economia in ampia crescita della Cina, che infatti si preoccupa di rifornirsi di energia sufficiente dalla vicina Russia. Un accordo strategico, che mette la Cina in una situazione particolarmente privilegiata: occorre una discreta riserva energetica, per fare la guerra al dollaro. E di questo l’America ne è pienamente consapevole, tanto che ha ben pensato di stringere un accordo con l’India per supplire il fabbisogno dei manufatti negati dalla Cina.


Tutti stanno adottando le proprie contromisure, insomma i topi lasciano la nave che sta affondando. È stata recentemente resa pubblica l’azione del Ministro Tremonti di creare una coalizione che coinvolga Inghilterra, Olanda , Irlanda, Svezia a Danimarca, per presentare un documento di “opposizione alla politica di protezionismo”. Probabilmente l’Italia ha le proprie riserve nominate in dollari, per cui una forte svalutazione del dollaro metterebbe in serio pericolo anche la nostra debole economia, fortemente indebitata anch’essa.
Quindi forse si sta cercando in una coalizione una probabile soluzione al rischio crack che coinvolgerebbe l’Europa stessa.

L’ ONU ha inoltre dichiarato tramite il suo portavoce che la pandemia del virus dei polli ci sarà: c’è da stupirsi dunque che i titoli assicurativi stiano andando a gonfie vele?
Tutto questo a noi sembra un vero e proprio olocausto perpetuato a grandissimi livelli. Dietro c’è la politica del “Mid controllo”, ossia del controllo mentale, si sta dunque cercando di cambiare la nostra economia.

I banditi sono al lavoro, hanno deciso di fare un botto in grande stile: tra la giornata di oggi e il 26 qualcosa faranno, non aspetteranno di andare a picco così facilmente . Il destino di milioni di persone cambierà.

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alekxandros
00venerdì 24 marzo 2006 14:08
Il giorno dei debiti e dell' inferno cominciando dal Kurks

La nostra Organizzazione, rispettosa dell’alto codice etico, civile e morale che la ispira, ha denunciato apertamente quanto sta accadendo, e sicuramente tutti noi daremo un grande contributo, ma in questa settimana si scateneranno degli eventi di cui abbiamo già avuto modo di parlare nei nostri rapporti.
Nella giornata di domani (23 marzo), l’Iran adotterà come valuta di scambio nelle vendite del greggio l’euro, cosa che costringerà i compatori a disfarsi del biglietto verde per acquistare la nuova moneta accettata nella transazione. Da domani l’America e i suoi dollari cominceranno a perdere il loro valore e i mercati ad affondare con loro. La guerra allo stato attuale è l’unica soluzione. Tutto può essere in gioco, forse oggi stesso un blitz catturerà Mladic per distogliere l’attenzione da quanto sta accadendo, come avevamo anticipato in "Marzo di sangue".

Attaccare l’Iran significa non dare vita alla Cina, la quale sicuramente non resterà lì a guardare mentre l’America o altri per lei le toglieranno i mezzi di sussistenza necessari per vivere. La popolazione cinese è in continuo aumento, contro una sempre più marcata assenza di beni alimentari, di acqua e di energia, che certamente non posso essere ottenute gratuitamente. In questo caso una guerra contro coloro che vogliono minare la sopravvivenza diventerebbe necessaria.
In un discorso choc, pubblicato nel 2003, il Ministro della Difesa cinese Chi Haotian, denuncia come le grande potenze abbiano già deciso il declino della Cina, e per evitare ciò occorre mettere in ginocchio gli Stati Uniti, e distruggere il Giappone con un attacco nucleare.

La Cina dunque piazzerà sul mercato i suoi dollari, accentuandone la svalutazione per forza di cosa obbligata dal forte indebitamento della nazione. Il tracollo finanziario è vicino, e questo spiegherebbe l’esistenza di una proposta di legge del governo che agganci il debito pubblico al dollaro, ed eventi anomali, come dei radar in tilt per consentire il trasferimento di una flotta.

[...]

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alekxandros
00venerdì 24 marzo 2006 14:10
I radar hanno ricominciato a funzionare

Sembra che alla fine qualcuno si è accorto dei piccioni viaggiatori...
Il colonnello Gheddafi ha subito reclamato, sostenendo che di queste operazioni deve essere avvisato, perchè insomma non ne può essere lasciato fuori. Fini ha tuttavia replicato che non dipende dall’Italia, che altrimenti rimane senza luce.

Gheddafi sa cosa vuol dire Radar, sopratutto quando il suo aereo doveva passare nel punto Condor, aspettando Ambra , ma ne passò un altro, un aereo civile, ricordato poi dalla storia con la “strage di Ustica”.
Un mistero questo inspiegabilmente svelato, tanto è vero che quando i radar sono andati in tilt Gheddafi si è subito allarmato, lanciando un messaggio, dicendo “Io so...la conclusione di questo messaggio diplomatico": Israele nei prossimi giorni si appresta ad attaccare l’Iran, sulla base di un preciso accordo trilaterale tra America Turchia e Isreaele.

link: http://etleboro.blogspot.com/2006/03/i-radar-hanno-ricominciato-funzionare.html
alekxandros
00venerdì 24 marzo 2006 14:29
Non mi ero accorto che c'è una sezione di economia (è nuova? Non la ricordavo). Sicuramente questo post va spostato lì.
-Ocean-
00venerdì 24 marzo 2006 17:06
Questo blog è una risorsa fantastica lo scoperto da poco ed è una grandissima fonte di novità...
Gli ultimi articoli erano già presenti nella sezione economia forse sarebbe il caso di spostare anche la discussione in quella cartella...
L'oscuramento dei radar e il messaggio dell'Eta sono stati fin troppo palesi secondo me...purtroppo non sono fesserie, le ore sono contate...
alekxandros
00venerdì 24 marzo 2006 17:21
E' vero Ocean, si respira un'aria molto pesante ultimamente, ho anch'io la sensazione che qualcosa di poco piacevole sta per accadere...spero sia soltanto suggestione. Ma le notizie che arrivano sono tutte piuttosto inquietanti.
alekxandros
00domenica 26 marzo 2006 22:45
etleboro.blogspot.com/

26 marzo 2006
Possibili obiettivi: la "Banda del buco" si prepara a fare un botto di grande impatto mediatico

Continua la calma più assoluta e il silenzio della stampa sulle gravi ed importantissime decisioni della Federal Reserve dei giorni trascorsi. Molti gli analisti concordi sull'opinione che i dati e gli indici di borsa vengono falsati per tenere in un pericoloso equilibrio il destino dell'economia mondiale. Nel frattempo infatti continua l'apprezzamento di oro, argento e materie prime, pacificamente considerati beni rifugio in caso di elevati rischi finanziari. In una quiete surreale tutti aspettano la riunione di lunedì del comitato esecutivo della FED, durante la quale una decisione di vitale importanza verrà presa, probabilmente una forte svalutazione che causerà un vertiginoso tracollo delle borse mondiali. Date queste le premesse, un clamoroso evento, come un attentato, potrebbe fare da boomerang, e ritorcere la responsabilità del crollo delle borse, e dell'inizio della fine, contro il terrorismo internazionale. D'altra parte gli amici non si dimenticano nel momento del bisogno.

È davvero sorprendente come la Francia abbia allertato i suoi cittadini gridando a gran voce un "allarme" per l'aviaria del virus dei polli. Il sospetto che dietro questa campagna mediatica si sta preparando qualcosa è confermato dal fatto che la Francia ha fatto delle dichiarazioni troppo forti su tale questione, mentre l’Inghilterra ha già fatto delle liste.

Due mesi fa nel canale della Manica è affondata una nave, e i governi hanno bloccato la pesca in quella zona. Il tunnel che collega Francia e Inghilterra sta registrando forti perdite, e un “buco” al suo interno potrebbe risanarne la situazione grazie ai fondi della ricostruzione, e lo stesso “buco” potrebbe aiutare a nascondere scorie nucleari, proprio com’è stato in Somalia, quando è sbucata un’autostrada su un terreno alquanto sospetto.
Non è da escludersi che ad essere colpito sia il canale di Suez, bloccando così il Mediterraneo e i traffici delle merci provenienti dall'Oriente, e facilitando Israele nelle operazioni di armamento.
Dovremmo dunque attenderci un altro attentato, pagato forse con il bottino della rapina avvenuta un mese fa a Londra, in maniera alquanto rapida e indolore, senza molti problemi fruttando più di 50 milioni di sterline.
La storia sembra ripetersi, eventi simili nel caso Aldo Moro: una rapina facile per pagare un attentato.

Come nel mese scorso Etleboro aveva preannunciato, la FED Reserve prepara un intervento sul mercato valutario statunitense, Invitiamo dunque tutti a disfarsi di moneta e derivati in dollari, prima che diventino meno di nulla.

Sembra molto strano che ad un certo punto si acceleri con un piano programmatico, proprio quando tutti i politici internazionali parlano di “scontro di civiltà”, e le moschee esplodono: stanno fomentando una guerra, sincronizzando i termini e dichiarazioni, con fatti e avvenimenti che sembrano a sé stanti.
E ancora, cerchiamo di prendere in seria considerazione la questione del vaccino contro avaria, cosa si nasconde all’interno di quel vaccino?Una ditta privata ritiene di aver un vaccino, allora bisogna indagare chi ne sono i proprietari: dietro gli eventi che stanno accadendo è teso un filo conduttore.

Il cerchio si sta chiudendo, gli eventi stanno facendo quadro su un'unica soluzione, per servire un grande obiettivo: una truffa di dimensioni colossali.
Il vero attentato si sta preparando in Svizzera, dove un gruppo di banche ha stabilito di creare una nuova moneta, per avere un controllo immediato sulle materie prime di ogni paese. Il progetto dei banchieri è di emettere moneta elettronica, avendo un’unità di misura prestabilita unilateralmente e garantita solo da file elettronici.

Questa costellazione di avvenimenti devono essere portati alla luce, oggi noi siamo vittime di un sistema usuraio che muove i fili della nostra esistenza a proprio piacimento. Lo scopo dei Banchieri è proprio quello di sottoporci ad una dittatura totale , basata sul concetto del “rent”, cioe dell’affitto e non della proprietà. Tramite l’emissione di un file elettronico, viene addebitato all'umanità il costo delle vite umane e del sacrificio globale.
alekxandros
00lunedì 27 marzo 2006 09:07
LA BORSA IRANIANA DEL PETROLIO IN EURO

DI UGO BARDI

Si parla molto in questi giorni della "borsa iraniana del petrolio" che il governo iraniano avrebbe in programma di aprire per commerciare il petrolio iraniano in euro piuttosto che in dollari. Si dice che l'apertura di questa borsa potrebbe essere un "casus belli" sufficiente per gli Stati Uniti per attaccare l'Iran.
Sotto certi aspetti, queste preoccupazioni non sono prive di logica. L'abbraccio (quasi mortale) fra dollaro e petrolio è qualcosa che va avanti dai primi anni '70, quando gli Stati Uniti si ritirarono unilateralmente da quella serie di accordi nota come "Bretton-Woods" che prevedeva la convertibilità dei dollari in oro e viceversa. L'abbandono degli accordi di Bretton Woods avrebbe potuto avere conseguenze apocalittiche sull'economia americana, ma dopo una fase difficile, il dollaro riemerse più forte che mai. Era ancorato questa volta a una commodity ben più robusta e utile per l'economia mondiale di quanto non lo fosse l'oro: il petrolio.

Da allora, petrolio e dollaro sono stati una coppia inseparabile. Tutto il petrolio mondiale veniva, e viene tuttora, venduto in dollari. Questo significa che chiunque nel mondo voglia acquistare petrolio deve per prima cosa procurarsi dei dollari. Per fare questo deve dare in cambio qualcosa all'unica agenzia autorizzata a stamparli: la banca centrale degli Stati Uniti. In pratica, con questo meccanismo gli Stati Uniti controllano il mercato del petrolio e non è cosa da poco: si tratta oggi di un giro di circa 1500 miliardi di dollari all'anno. A questo si aggiunge il commercio mondiale di gas liquefatto e di carbone, anche questi normalmente prezzati in dollari.
Se la moneta scelta per le transazioni non dovesse essere più il dollaro, le conseguenze sarebbero importantissime con la possibilità di spostare il centro di dominazione geopolitico mondiale dagli Stati Uniti all'entità che gestisse questa nuova moneta. E' evidente la posta in gioco ed anche altrettanto evidente l'opposizione che qualsiasi tentativo del genere incontrerebbe. Fino ad oggi, c'è stato solo un tentativo di qualche peso in questo senso, la decisione del 2002 da parte del governo di Saddam Hussein di vendere il petrolio iracheno in euro, cosa che secondo alcuni è stata una delle ragioni per l'invasione del 2003. La "Borsa Iraniana del Petrolio" potrebbe essere qualcosa che si colloca nella stessa linea e che potrebbe generare ulteriori azioni militari nella zona del golfo.

Queste ipotesi non sembrano del tutto campate in aria, ma potrebbero essere anche molto esagerate. In effetti, sono immense le difficoltà che l'Iran potrebbe affrontare per generare un "effetto valanga" di allontanamento dal dollaro. L'Iran produce meno del 5% del petrolio mondiale e ne vende circa la metà sul mercato mondiale, il resto lo consuma internamente. La produzione Iraniana di petrolio sembrerebbe aver già raggiunto il suo picco ed essere ormai in declino. Per finire, il greggio Iraniano è del tipo "pesante" che richiede una raffinazione più complessa e costosa di quello "leggero" prodotto in altre aree. Anche se nella situazione attuale il sistema mondiale non può fare a meno del petrolio Iraniano, l'Iran rimane comunque un produttore marginale in confronto a paesi come l'Arabia Saudita, L'Iraq (almeno in potenza), la Russia e gli stessi Stati Uniti.

Sembrerebbe in effetti che la famosa "borsa iraniana del petrolio" sia più che altro una leggenda che si trova soltanto nella stampa occidentale. Un esame dei siti internet iraniani in inglese mostra che non parlano molto di queste cose, se non, paradossalmente, riprendendo notizie prese dalle agenzie occidentali. Esaminando i commenti di vari esperti di finanza petrolifera, poi, si trova un diffuso scetticismo sulla notizia (vedi per esempio www.energybulletin.net/13192.html). Allora, cosa c'è di vero inquesta storia?

Nella pratica, nulla impedisce al governo iraniano di provare a mettere su una "borsa del petrolio" ma i risultati difficilmente saranno devastanti come qualcuno sembra credere. Il petrolio viene oggi commercializzato principalmente nelle borse di New York e Londra, non è ovvio che i traders vorrebbero spostarsi in Iran per una borsa che avrebbe l'unico vantaggio di trovarsi in vicinanza di un produttore che controlla, al massimo, qualche percento della produzione mondiale. Se la cosa fosse boicottata attivamente dai principali attori del commercio internazionale non ci sarebbe bisogno di bombe atomiche per fermarla. Quello che il governo Iraniano può fare, al massimo, è di vendere il proprio petrolio direttamente in Euro a chi lo vuol comprare. Questo potrebbe avere un valore dimostrativo, ma da solo non stravolgerà certamente il mercato.

In fin dei conti, il nocciolo della dominanza planetaria del dollaro non sta tanto nel fatto che il petrolio viene comprato in dollari, ma in quello che succede ai dollari dopo che sono stati usati per comprare il petrolio. Ovvero, una volta che i dollari sono finiti nelle tasche dei petrolieri, dove vanno a finire? La risposta è che, al momento, in gran parte ritornano negli Stati Uniti in forma di investimenti bancari, immobiliari e azionari. Questo vale sia che i petrolieri siano le multinazionali occidentali sia gli sceicchi del Medio Oriente. E' questo immenso flusso di ritorno dei cosiddetti "petrodollari" che rende gli Stati Uniti la maggior potenza economica e militare mondiale.

Nessuno è obbligato a investire i petrodollari negli Stati Uniti; se qualcuno li vuole trasformare in Euro, Rubli, o Yuan cinesi o che altro lo può fare quando vuole. Investirli negli Stati Uniti è una scelta dettata dalla percezione generale di stabilità e di convenienza degli investimenti. Tuttavia, il sistema mondiale del commercio del petrolio (noto anche sotto il nome equivalente di "globalizzazione") sta mostrando segni preoccupanti di instabilità. Questa instabilità non è dovuta tanto all'azione politica di qualche potentato locale ma al graduale esaurimento del surplus produttivo che era stato comune fino a poco tempo fa. Se il petrolio si fa scarso, la tentazione di chi lo produce è di *non* venderlo. Ovvero, se i proprietari dei pozzi riterranno che i prezzi siano destinati a continuare ad aumentare, gli conviene tenere il petrolio nei pozzi piuttosto che trasformarlo in dollari, euro, Yuan, o conchiglie di fiume del Belucistan. Questa è una situazione del tutto nuova, di cui non tutti si sono ancora resi conto, ma che ha il potenziale di destablizzare un sistema economico globalizzato che ormai tutti consideravamo la normalità.

Non sarà certamente il presidente Iraniano Ahmadi-Nejad l'untorello che scardinerà il mercato petrolifero mondiale. Ma niente è eterno, specialmente le cose che ci sembrano le più stabili.

Ugo Bardi*
Fonte: petrolio.blogosfere.it
Link: petrolio.blogosfere.it/2006/03/supereroi_e_bor.html#more
6.03.06

*Docente dal 1990 presso il Dipartimento di Chimica dell'Università di Firenze. La sua carriera precedente include periodi di studio e insegnamento presso le università di New York, Marsiglia, Berkeley e Tokyo. Attualmente si occupa di nuove tecnologie energetiche e di politica dell'energia È membro dell'associazione Aspo, un gruppo di scienziati indipendenti che studiano le riserve di petrolio mondiali e il loro esaurimento.

link: http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=1963
LiviaGloria
00lunedì 27 marzo 2006 14:10
Io non so niente di economia...ma non é possibile che tutto questo é giá stato prestabilito,creando caos,guerre,destabilizzazione,paura,...per poi fare un unica moneta nel mondo?O forse meglio dire...smantellare tutte le monete e creare un sola valuta ed anche solo nei compiuter.
Insomma..la gente dopo grandi guerre,devastazioni,morti,....é piu propensa ad accettare moooolte cose...
Cosa dite?
-Ocean-
00lunedì 27 marzo 2006 18:10
Forse hai ragione chi lo sa... mi sembra però impossibile riuscire a mettere d'accordo veramente tutto il mondo su queste cose...
Alek ma tu sai se è già stata aperta la borsa in Iran, tutti parlavano del 20 Marzo ma non l'hanno fatto, mi sembra strano...
alekxandros
00lunedì 27 marzo 2006 20:27
E' vero, non si trovano ancora notizie concordanti sull'avvenuta apertura o meno della Borsa Iraniana del petrolio. Continuerò a monitorare i vari siti d'informazione e controinformazione, per vedere se si sa qualcosa di più su questa cosa.
alekxandros
00lunedì 3 aprile 2006 20:51
http://etleboro.blogspot.com/

03 aprile 2006

L'Italia come Wall Street, un fantasma che cammina

Tra gli scontri della campagna elettorale ecco che sbucano i primi dati sulla Trimestrale. Il PIL si contrae sempre più sino ad arrivare all’1,3%, mentre il debito pubblico sale al 108% e il deficit al 4,1% del Pil. Le stime del Governo parlano di un obiettivo del 3,8% raggiungendo così i limiti dettati da Bruxelles, e come un gioco al lotto, l’Italia vince l’approvazione dell’UE. Mentre il ministro Tremonti difende le sue proiezioni, c’è chi dall’altro lato denuncia un’alterazione dei dati della Ragioneria di Stato, perché secondo molti i dati reali sono ben più critici, con un debito al 109% e un deficit al 4,5% del Pil. Forse si tratta si mera dialettica elettorale, forse i dati ufficiali sono manipolati, e come sempre d’altronde, truccati per rientrare nei parametri e nel limite dell’accettazione. In ogni caso, è inutile discutere di risanamento o di riordino dei conti pubblici, se si accetta il debito pubblico pari a tutta la massa monetaria in circolazione: anche vendendo l’Italia intera non sarà mai estinto, perché può rigenerarsi nel giro di un anno. Così si azzuffano per lo scostamento di alcuni punti percentuali mentre la massa nella sua totalità viene tollerata, viene giustificata: si approvano manovre finanziarie di miliardi di euro, si privatizza e si aumentano le tasse, per fare oscillare il debito di infinitesimali punti percentuali.

Tutti i politici lo sanno, mentono e litigano tra di loro per alzare polvere negli occhi degli italiani, per far loro credere che votando l’uno o l’altro la loro vita cambierà.
Dove sta allora la resistenza, la controinformazione, dove sono i comici che vendono ai loro spettacoli i problemi dell’Italia, che vincono premi europei e vantano di fare la vera informazione.
Dove sono i magistrati e i giudici che hanno condannato senza alcun processo Presidenti e uomini
di Stato, e solo perché si opponevano all’ordine “normale” delle cose sono diventati ladri e macellai. Non c’è più nessuno che parla o combatte, sono stati tutti comprati, corrotti e svenduti.

Si stanno arrampicando sugli specchi per tenere in piedi questo grande spettacolo, ma bisogna riflettere sul fatto che una potenza economica come l’America si trova ora sull’orlo del fallimento, con una recessione in corso e una guerra globale da combattere se si vuole restare a galla.
L’Islanda e la Nuova Zelanda, come l’Italia, cominciano a denunciare la fuga dei capitali, il loro debito aumenta sempre più e, sulla scia dell’aumento dei tassi della Fed, anche la loro economia comincia ad essere svenduta.
A distanza di pochi mesi dalle dimissioni di Antonio Fazio, Rolf Breuer , capo del consiglio di sorveglianza di Deutsche Bank, ha annunciato ieri le sue dimissioni, dopo le polemiche sollevate sulla sua professionalità . Pare che Breuer , durante il suo mandato di direttore ufficiale esecutivo della Deutsche Bank, abbia provocato dei danni alla partecipazione azionaria di Kirch GmbH, gettando dubbi sulla solvibilità della società nel 2002, la quale infatti aveva contratto debiti per più di 700 milioni di euro ( 848 milioni di dollari ) nei confronti della Deutsche Bank . Una decisione accolta con grande soddisfazione dalla riunione straordinaria del consiglio di sorveglianza e dal mercato stesso che premia con un rialzo la quotazione della Deutsche Bank.

Wall Street e le Borse internazionali sono ormai dei fantasmi che camminano, tenuti in piedi dal proliferare dei titoli derivati, degli strumenti ibridi, di contratti di riassicurazione, pronti ad essere spazzati via al primo cedimento del mercato finanziario. Vantano l’aumento degli utili, ma dimenticano di sottolineare il fatto che gli azionisti sono pagati solo per il 40% con dividendi, mentre la parte restante con titoli buy-back, che vanno ad aumentare solo in valore delle azioni ma non la base azionaria, quindi in realtà il mercato non cresce, è pura speculazione che tiene in vita questo grande teatro. Con loro andranno giù i fondi di investimento, le imprese, e persino gli Stati che hanno fatto gran scorta di valuta vendendo tutte le loro riserve aurifere ai Banchieri.
E così mentre i grandi inventori istituzionali speculano sul dollaro, mentre le Banche comprano porti e materie prime, i nostri governi ci stanno portando verso la guerra globale.

La crisi energetica comincia gravare sulle nostre bollette, con rincari su luce e gas di circa il 20%, dovuti in parte al rincaro progressivo e inarrestabile del greggio, attestatosi ora ai 67$ al barile, e in parte alla stretta russa sull’erogazione del gas. Una guerra fredda sta colpendo l’industria energetica italiana, da un lato l’Enel rischia un’opa da parte di Suez e dall’altra l’Eni vedrà i capitali russi della Gazprom insinuarsi nel suo patrimonio sociale, costretta ad accettare dopo l’attentato al suo gasdotto in Nigeria. Nel frattempo la Cina, accanto alla scorta di gas e petrolio dalla Russia, segna un accordo con l’Australia per ottenere l’uranio necessario ad alimentare la fiorente industria nucleare, raddoppiando drasticamente le esportazioni correnti che ammontano a 20.000 tonnellate. Il drastico aumento degli investimenti sul nucleare per il soddisfacimento del fabbisogno energetico decreta ormai la più totale indifferenza nei confronti delle vere energie alternative, e apre terribili scenari in una situazione geo-politica instabile e preoccupante. Conservazione delle posizioni di potere o preparazione ad una guerra totale?

Come spiegare ancora l’esponenziale diffusione dell’aviaria nell’Africa settentrionale, in Medioriente , e tra poco anche in Europa. Il Regno Unito sta progettando la predisposizione di tombe di massa come misura d’emergenza nel caso in cui l’influenza aviaria porti ad una pandemia. secondo un rapporto riservato, pubblicato ieri dal Time, 320.000 persone in Gran Bretagna potrebbero morire a causa della pandemia aviaria, temendo che il virus H5N1 subisca una mutazione.
Il 2 giugno l'America farà , nel deserto del Nevada, il primo Test batteriologico, ma sebbene sia controllato può causare danni devastanti: l'America deve essere fermata a tutti i costi.

Tra meno di 20 giorni la Etleboro spiegherà a tutti il perché ci sarà una guerra, pubblicheremo un dossier segreto sulla sicurezza cosmica, ciò che ha scoperto un piccolo gruppo di scienziati. Il
motivo infatti è qualcosa di ben più macabro di ciò che si possa pensare. I politici non possono rispettare alcuna promessa, nessuna legge può cambiare l’ordine delle cose: coloro che tengono le fila del governo planetario hanno già scritto il nostro destino. Dietro l’Onu si nascondono parassiti e vermi che controllano l’andamento demografico globale. Basti pensare infatti all’industria automobilistica che è ormai una vera macchina da guerra: gli incidenti stradali sono considerati un prodotto interno lordo. Ogni auto viene progettata al fine di portare alla morte una cera percentuale di persone, e nessuna legge regolamenterà mai la velocità o la sicurezza del trasporto automobilistico.
Tutti noi siamo indebitati, ogni ladro ha un problema economico, ogni omicidio ha un movente economico, ogni crimine muove da disagi finanziari . I traditori ci hanno obbligato a pensare in un certo modo, ma non è questa la realtà in cui viviamo, perché è retta dalla finzione, da messaggi subliminali, dal condizionamento del inconscio umano.
Etleboro è la vera resistenza perché cerca di spezzare il circolo vizioso della disinformazione, delle bugie, della corruzione, per non assecondare il crimine Invisibile dei poteri che reggono il mondo.
Pubblicheremo i nomi e spiegheremo che lentamente ci stanno conducendo verso l’autodistruzione per rispettare degli obiettivi demografici, economici, finanziari.


http://etleboro.blogspot.com/

-Ocean-
00lunedì 1 maggio 2006 13:39
Il giorno dei debiti e dell' inferno cominciando dal Kurks


La nostra Organizzazione, rispettosa dell’alto codice etico, civile e morale che la ispira, ha denunciato apertamente quanto sta accadendo, e sicuramente tutti noi daremo un grande contributo, ma in questa settimana si scateneranno degli eventi di cui abbiamo già avuto modo di parlare nei nostri rapporti.
Nella giornata di domani, l’Iran adotterà come valuta di scambio nelle vendite del greggio l’euro, cosa che costringerà i compatori a disfarsi del biglietto verde per acquistare la nuova moneta accettata nella transazione. Da domani l’America e i suoi dollari cominceranno a perdere il loro valore e i mercati ad affondare con loro. La guerra allo stato attuale è l’unica soluzione. Tutto può essere in gioco, forse oggi stesso un blitz catturerà Mladic per distogliere l’attenzione da quanto sta accadendo, come avevamo anticipato in "Marzo di sangue".

Attaccare l’Iran significa non dare vita alla Cina, la quale sicuramente non resterà lì a guardare mentre l’America o altri per lei le toglieranno i mezzi di sussistenza necessari per vivere. La popolazione cinese è in continuo aumento, contro una sempre più marcata assenza di beni alimentari, di acqua e di energia, che certamente non possono essere ottenute gratuitamente. In questo caso una guerra contro coloro che vogliono minare la sopravvivenza diventerebbe necessaria.
In un discorso choc, pubblicato nel 2003, il Ministro della Difesa cinese Chi Haotian, denuncia come le grande potenze abbiano già deciso il declino della Cina, e per evitare ciò occorre mettere in ginocchio gli Stati Uniti, e distruggere il Giappone con un attacco nucleare.

La Cina dunque piazzerà sul mercato i suoi dollari, accentuandone la svalutazione per forza di cosa obbligata dal forte indebitamento della nazione. Il tracollo finanziario è vicino, e questo spiegherebbe l’esistenza di una proposta di legge del governo che agganci il debito pubblico al dollaro, ed eventi anomali, come dei radar in tilt per consentire il trasferimento di una flotta.

Una guerra prossima, che ha come punto d’origine l’affondamento del Kurks, sommergibile della marina russa, in seguito ad un impatto con un sommergibile americano. In quell’occasione la propaganda dei media lasciò chiaramente intendere che l’equipaggio fosse stato deliberatamente abbandonato per morire poi annegato, dopo l’insuccesso del tentativo di salvataggio.
In realtà non morirono tutti, parte di essi riuscì a salvarsi mediante tute particolari che consentivano una risalita di tre metri al secondo, mentre i corpi ritrovati furono restituiti alle famiglie dopo molto tempo con evidenti ferite d’arma da fuoco. Un altro sottomarino venne inoltre in soccorso, evacuando un generale cinese e due arabi; probabilmente era più piccolo, e non poteva contenere tutti dunque sicuramente avranno promesso di ritornare . Nessuno mai saprà perchè non vi ritornarono.



L’intera vicenda si evolse in maniera davvero drammatica perchè dopo che 8 persone riuscirono ad andare via, coloro che rimasero sul fondo minacciarono di lanciare un missile granit nucleare, se nessuno li avesse soccorsi. Infatti i corpi sono stati ritrovati crivellati di colpi, per cui pare che vi sia stata una vera e propria guerriglia all’interno. Una cosa è certa, quel foro è stato deliberatamente provocato per inondare tutti gli scompartimenti.

La stampa allora dichiarò che i sommergibili russi non erano adeguatamente muniti dei mezzi di salvataggio, mentre in realtà tutti i sottomarini sono equipaggiati dalla società costruttrice inglese Beaufort. È strano il fatto che il sottomarino si trovasse a 90 metri di profondità, e che il corpo era super attrezzato e preparato, forse sarebbero riusciti ad risalire anche con una busta di plastica.

Oggi questo incidente viene classificato come "segreto", e il motivo che si nasconde dietro questa storia è molto strano. Noi crediamo però che quel buco sia stato intenzionale, e che Putin non aveva nessun motivo per non correre in salvo del resto dell’equipaggio. Forse la Russia non voleva che si sapesse che quel sottomarino custodiva un generale cinese e due arabi, e delle strutture sofisticatissime: la loro esistenza andava mantenuta segreta . Speriamo che non ci sia andato qualcun un altro a riprenderli! Secondo la nostra ipotesi, gli americani volevano impossessarsi del sottomarin
etleboro.blogspot.com/
@Yoghurt@
00martedì 2 maggio 2006 11:19
La domanda e.....
ma se la Norvegia che ormai ha quasi finito tutto il suo petrolio decidesse di creare anch´essa un mercato del petrolio valutato in euro.....

Ma gli Usa farebbero la guerra anche alla Norvegia?.....

secondo me il problema non e solo petrolio in dollari o euro ma anche dove il petrolio si trova e dove gli Usa possono prenderlo.....e noto infatti che gli Usa stiano accumulando scorte di petrolio immense intanto che fanno la guerra a mezzo mondo......solo che per salvaguardare queste scorte devono per forza conquistare altri territori che li posseggono....non a caso il Venezuela si sta rendendo conto di questo e ha minacciato gli Usa di chiudergli i rubinetti.....
-Ocean-
00martedì 2 maggio 2006 13:13
Sicuramente lo fanno anche perchè l'Iran è il quarto produttore modiale di greggio e lo produce quasi completamente in un piccolissima zona al confine con l'Iraq... L'Iran ha inoltre alleanze con il Venezuela e altri produttori minori che potrebbe vendere sulla propria borsa... questo non aiuterebbe la già critica situazione americana...
GMU
00sabato 6 maggio 2006 17:59
corriere della sera su crescita del PIL
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Economia/2006/05_Maggio/05/pil.shtml

Le previsioni della Commissione europea
«Il Pil italiano crescerà dell'1,3%«
L'aumento del prodotto interno lordo sarà lo stesso nel 2006 e nel 2007. Confermate le stime di febbraio. Eurozona a +2,1%


BRUXELLES - La Commissione Ue stima per l'Italia una crescita del pil pari all'1,3% sia quest'anno che nel 2007. È quanto risulta da una bozza delle previsioni di primavera, che l'esecutivo europeo diffonderà lunedì.
STIME - Per l'area euro, invece, la Commissione europea stima un'economia in progresso del 2,1%, sia nel 2006 che nel 2007. Riguardo all'Italia, i dati risultano in linea con le 'stime intermedie' pubblicate da Bruxelles lo scorso 21 febbraio, così come con la crescita del pil di quest'anno contenuta nella Trimestrale di cassa (+1,3%). Sono invece lievemente superiori a quanto ipotizzato, poche settimane fa, sia dall'Fmi (+1,2%) che dall'Ocse (+1,1%) per il 2006. I dati relativi all'area euro vedono invece un miglioramento rispetto alle 'stime intermedie' di febbraio, quando la crescita di Eurolandia era stimata dalla Commissione all'1,9% nel 2006.
06 maggio 2006
-Ocean-
00mercoledì 10 maggio 2006 21:38
La Fed alza ancora i tassi Usa
Il costo del denaro raggiunge il 5%
La Federal Reserve ha alzato il livello del costo del denaro negli Stati Uniti dal 4,75 al 5%, nel sedicesimo intervento consecutivo sui tassi. Una mossa che i vertici della Fed hanno motivato, tra l'altro, anche con i rischi legati al caro-petrolio. "I prezzi energetici" si legge nel comunicato "hanno il potenziale di spingere al rialzo l'inflazione, anche se attualmente stanno sortendo solo un modesto effetto".
TGcom
alekxandros
00lunedì 15 maggio 2006 22:28
Tenetevi forte, il dollaro crolla e non si ferma

Maurizio Blondet



15/05/2006

In una tempesta di vendite, che ha sta precipitando il dollaro ai minimi storici contro tutte le monete, il Fondo Monetario sta organizzando riunioni segrete fra USA, Cina ed altri Paesi maggiori, in un tentativo d'emergenza di scongiurare il collasso globale.
I mercati finanziari sono nel panico.
«Ci troviamo in un clima da grande crollo», ha detto David Brown, capo economista per l'Europa alla Bear Stearns.
Ed ora si aspetta la «fase due», che colpirà i mercati azionari, fra volatilità e incertezza estrema.
In gran parte, la causa del disastro sono le banche asiatiche che, prese dal panico, si stanno liberando dei dollari che avevano in eccesso, guadagnati con l'export.
Le avvisaglie s'erano avute la settimana scorsa.
Mercoledì a Mosca, Putin dice: «finiremo per aprire una borsa in Russia per trattare greggio, gas ed altre merci contro rubli»: rubli, non dollari.
Poche ore dopo a Pechino un economista della Banca Centrale cinese, di nome Tan Yaling, invita il proprio governo a quadruplicare le riserve d'oro che ha in cassaforte: «maggiori riserve auree aiuteranno ad affrontare emergenze in caso di turbolenze possibili nella situazione economica e politica».

I due grandi Paesi hanno un problema in comune: hanno in cassa troppi dollari americani.
La Russia, grazie ai rincari del greggio, ha raddoppiato le sue riserve da novembre 2004: oggi sono a 226 miliardi di dollari, le quarte riserve mondiali.
La Cina, grandissima esportatrice, ne ha in cassaforte più di 875 miliardi.
E siccome il dollaro ha perso valore (del 2,5% sul rublo in un solo mese), a perdere valore è quella loro montagna di risparmi.
Il viceministro delle Finanze cinesi, Yong Li, pochi giorni fa ad una riunione della Banca Asiatica di Sviluppo ad Hyderabad in India, ha messo in guardia contro certe «voci» secondo cui «il dollaro potrebbe deprezzarsi del 25 %» sospettando di questa volontà gli Stati Uniti.
Ad un incontro del Fondo Monetario, il ministro russo delle Finanze Alexei Kudrin ha avvertito: «il dollaro sta perdendo la sua posizione di stabile moneta di riserva mondiale».
Subito dopo, la moneta americana è calata ancora.
Così mercoledì la Federal Reserve ha aumentato i tassi a breve al 5% senza escludere altri aumenti.

Persino la Banca Centrale di Svezia, il mese scorso, ha annunciato che sta alleggerendo le sue scorte di dollari dal 37 al 20 %.
La Banca Centrale russa sta facendo lo stesso: ora tiene 40 euro ogni 60 dollari, contro il rapporto 35 euro contro 65 dollari di un anno fa.
La Norvegia, terzo esportatore mondiale di petrolio, sta meditando a voce alta di vendere il suo greggio non contro dollari, ma contro euro.
Per non parlare dell'Iran, che sta aprendo una borsa petrolifera in euro.
Magari lo fa per pura ostilità verso Washington.
«Ma in realtà i produttori petroliferi constatano che i loro migliori clienti sono gli europei, e che dall'Europa comprano la maggior parte delle loro importazioni», dice Chris Cook, ex capo dell'International Petroleum Exchange di Londra, ed ora impegnato ad allestire la futura borsa di Teheran: «dunque non hanno bisogno di tanti dollari».
Il fatto è che gli USA importano a man bassa pagando con dollari che stampano a volontà; ma i venditori si accorgono che, con quei dollari, hanno ben poco da comprare in America.
La Russia ha già fatto notare che la parte del leone delle proprie importazioni viene dall'area euro e magari dal Giappone, non dall'area-dollaro.

Quanto agli Stati del Golfo, accettano ancora dollari, ma solo perché temono di rovinarsi i rapporti con Washington.
Se vendessimo il greggio in euro, ha detto Yussef Ibrahim, direttore dello Strategic Energy Investment Group, «gli USA lo vedrebbero come una dichiarazione di guerra economica, che provocherebbe il crollo del dollaro e una concatenazione di eventi che avrebbero effetti enormi sull'economia mondiale. Certo che se accade, si entra in una partita completamente nuova».
D'altra parte, i detentori di dollari temono di vedere squagliarsi la loro riserva, perché ogni volta che annunciano di voler diversificare il dollaro si deprezza.
I sospetti che Washington voglia lasciar cadere la sua moneta sono forti, sintomo di una sfiducia mondiale verso il governo Bush.
E la sfiducia aggrava la crisi del dollaro e aumenta le ansie dei creditori, in un circolo vizioso.
Così la Cina è tentata, seguendo il consiglio dei suoi esperti, di cambiare una parte dei suoi dollari nel classico bene-rifugio, l'oro.
Se quadruplicasse i suoi possessi in lingotti, passerebbe da 600 a 2500 tonnellate: ma nel momento peggiore.
Perché l'oro in questi giorni è carissimo: sta superando i 710 dollari l'oncia (nel 2001 ne valeva 260).
Dunque, se Pechino si deciderà a comprare a questo prezzo, è segno che teme che l'oro vada a 1000, ossia che il calo del dollaro stia per mutarsi in tracollo.

Del resto, proprio il rincaro rapidissimo delle materie prime - l'oro balza di una ventina di dollari al giorno, il rame di 500 a tonnellata - dice quanto il timore del peggio sia diffuso; i prezzi inflazionati dei metalli rivelano per sé la perdita di potere d'acquisto del dollaro, il suo deprezzamento imponente.
Ci sono in giro troppi dollari, il governo USA ne ha stampati troppi per pagare i consumi e le guerre, e tutti vogliono ormai liberarsene.
Specie perché gli USA promettono di stamparne ancora, visto che il limite dell'indebitamento federale, posto dal governo americano a se stesso, viene alzato continuamente.
E sta sfondando ormai i 10 mila miliardi, dieci trilioni.
I creditori, sempre più nervosi, temono che il debitore dichiari bancarotta.
Da qui i litigi.
Il ministro Yong Li accusa Washington di star meditando di deprezzare il dollaro del 25% (tagliando di altrettanto il proprio debito, e insieme il valore delle riserve cinesi); Washington rimbecca che è la Cina a dover rivalutare il suo yuan, che tiene artificialmente basso per esportare di più e rovinare i concorrenti americani; il ministro giapponese Sadazaku Tanigaki prende le parti della Cina intimando di non parlare troppo di «riallineamenti dei tassi di cambio, perché sarebbe un colpo per i mercati finanziari globali».
Insomma, il succo dell'alterco internazionale è: «voi non provatevi svalutare», contro «e allora rivalutate voi».

Alla fine, tra i litiganti s'è intromessa una voce: «lasciate cadere il dollaro, o si rischia il caos economico globale».
Il grido viene dal Financial Times, per la precisione dal suo direttore Martin Wolf, che è anche - e soprattutto - membro del Bilderberg Club, la madre di tutti i salotti buoni, il consesso segreto dei capitalisti occidentali.
Martin Wolf è stato il moderatore di un seminario dei governatori delle Banche Centrali asiatiche ad Hyderabad.
Ed ha rivolto a Cina e Giappone un paio di domande.
«Siete d'accordo che gli USA hanno un deficit enorme dei conti correnti? Pensate che sia sostenibile?».
Risposta obbligata: no, l'enorme debito americano non è sostenibile.
E dunque, domanda Wolf, si può ridurre il deficit USA senza lasciare che gli USA svalutino?
Per potere, si può «ma ad un prezzo catastrofico per tutti, perché richiederebbe una recessione profondissima in America».
Con una caduta del prodotto lordo americano del 7 %, gli americani smetterebbero di consumare ai loro insaziabili ritmi attuali, dunque di comprare merci da Cina e Giappone: cadrebbe una gelida deflazione sul Paese debitore, e inflazione esplosiva nei Paesi creditori.

E il direttore del Financial Times conclude con un avvertimento: «i Paesi in attivo [Cina, Giappone e Russia] non devono credere che l'attuale corso delle cose sia benigno. Al contrario, è molto pericoloso politicamente ed economicamente. Pone una grave minaccia su un sistema di libero commercio che è già minato».
Quei Paesi «che accumulano montagne sempre più alte di titoli di debito americano stanno giocando d'azzardo con la ricchezza dei loro cittadini, e contano troppo che le pressioni protezioniste in USA siano contenibili».
Ma al Congresso già pende un progetto di legge per schiaffare dazi del 27 % sulle merci cinesi.
Se si pensa che viene da un uomo-Bilderberg, quest'avvertimento è una minaccia: lasciate crollare il dollaro quanto vuole Bush, altrimenti anche voi sarete tutti rovinati.
La vittima sarà l'euro e i suoi detentori, cioè noi, perché la moneta europea si apprezza - forse fino a 1,40 entro l'anno - e rende meno competitive le merci continentali.
La crisi è invece benvenuta dalla Banca Centrale americana, che forse la sta provocando, perché più si deprezza il dollaro, più calano gli astronomici debiti e deficit USA.
E' una forma pilotata di bancarotta.
Ma naturalmente, ciò rende sempre più vicina la crisi sistemica globale prevista e temuta dall'ente francese di anticipazione politica, LEAP.

Già a febbraio questo istituto di analisi sosteneva che la crisi mondiale era già in fase di «accelerazione», e che sarebbe passata alla fase di «impatto» quando si verificheranno almeno quattro degli eventi seguenti (1).
1. L'effondrement accéléré du dollar
2. Une crise socio-politique interne aux Etats-Unis
3. Un conflit militaire Iran/Usa/Israel
4. Une inflation mondiale accrue
5. La rupture du processus de globalisation commerciale et économique
6. L'émergence accélérée de nouveaux «blocs» régionaux/continentaux
7. Un rééquilibrage de la valeur relative des actifs mondiaux
Almeno tre di queste condizioni sono già presenti: caduta del dollaro, inflazione mondiale (rincaro dell'oro e dei metalli), l'emergere accelerato di blocchi continentali o regionali (l'avvicinamento di Germania-Russia e Russia-Cina).
La crisi interna degli Stati Uniti diventa ogni giorno più probabile.
La guerra all'Iran, più vicina.
In che consiste dunque la prossima fase, l'«impatto»?
Nella «transformation radicale du système lui-même (implosion et/ou explosion) sous l'effet des facteurs cumulés, et qui affecte simultanément l'intégralité du système», ossia del capitalismo globale ultraliberista dominato dai profitti finanziari.
Tenetevi forte.

Maurizio Blondet


Note
1) «Juin 2006, entrèe dans la phase 2 de la crise sistèmique globale, l'accelèration», Europe 2020, 12 maggio 2006.


www.effedieffe.com
-Ocean-
00lunedì 15 maggio 2006 23:17
E io pirla che studio economia! [SM=x268921] [SM=x268921]
-Ocean-
00lunedì 22 maggio 2006 18:54
Piazza Affari in profondo rosso
Vendite massicce su tutti i settori

Lunedì di passione per le Borse europee, tutte in deciso calo. E anche a Milano gli indici registrano perdite che non si vedevano da tempo con il Mibtel a -3,80%, l'SP/Mib a -3,76% e l'All Stars a -4,86%, sotto la soglia dei 15.000 punti. A pesare sui listini è un cocktail di fattori. Da un lato lo stacco cedole di oltre 60 società quotate, di cui 24 dell'SP/Mib, dall'altro il brusco calo delle Borse americane e asiatiche.



Le vendite non risparmiano nessun settore e si concentrano soprattutto sui titoli reduci da ottime performance. Fiat che nell'ultimo anno aveva quasi raddoppiato di valore, ora cede il 5,84%. Non salvano il titolo nemmeno le parole del suo a.d. Sergio Marchionne che conferma gli obiettivi del semestre e sborsa 187mila euro per comprarsi 20mila titoli del Lingotto.

Dopo diverse sospensioni per eccesso di ribasso Alitalia perde oltre il 12% e segna i minimi storici, a 0,75 euro, dopo la lettera dei sindacati che minacciano nuovi scioperi.

Tra i titoli più colpiti quelli del settore oil. Saipem lascia sul terreno il 7%, così come Tenaris (-7%), Eni oltre il 2%. Il greggio è ai minimi delle ultime sei settimane.
Unico segno positivo tra le blue chip è quello di Enel (+0,2%)

Anche bancari in rosso profondo con Generali che scende sotto la soglia dei 27 euro, con una perdita del 2,5%.

LiviaGloria
00lunedì 22 maggio 2006 19:02
Ocean
Be...oggi é il 22...manca poco al 25...che ci sia lo spauracchio???
Che mmollano fiat per comprare cavalli??? [SM=x268919] [SM=x268919] [SM=g27828] [SM=g27828]
hand.keyboard
00lunedì 22 maggio 2006 22:00
ciao a tutti, volevo segnalarvi che da giovedì ad oggi la mia gestione patrimoniale ha subito perdite fino a 1100 euro (quello che avevo guadagnato in 6 mesi).
per fortuna che ero sopra di 4000 sacchi, per chi aveva una gpf come me, scappate a gambe levate, fate buoni del tesoro di stati AAA (vedi germania, o svizzera) a 3 mesi, non di più.
-Ocean-
00lunedì 22 maggio 2006 22:14
per come la vedo io non penso che la cometa influenzi le vendite, 'è stata una brusca caduta della borsa dell'India con un meno 10% e si sono ridotte le prospettive sull'economia cinese, inoltre l'america è in grosse difficoltà e lo sarà sempre più.
Io personalemnte non investirei ne in BOT ne in borsa almeno per ora... [SM=x268939]
-Ocean-
00martedì 23 maggio 2006 18:59
Sporchi trucchi delle Banche Centrali
Maurizio Blondet
23/05/2006
Ben Bernanke a capo della Federal Reserve ha raccolto l'eredità lasciata dopo 18 anni da Alan Greenspan.Il crollo dei mercati azionari mondiali è stato accompagnato da alcune manovre dietro le quinte che vale la pena di sottolineare.
E' ovvio che il calo del dollaro viene pilotato dalla Federal Reserve: così svaluta l’immenso debito americano, e screma il potere d’acquisto delle montagne di dollari in possesso di Cina, Giappone Germania ed altri esportatori, specie petroliferi.
I grandi detentori di dollari hanno tentato di resistere.
Tokio specialmente ha manipolato il cambio dello yen, perché un dollaro basso sottrae valore ai profitti degli esportatori nipponici e alle multinazionali che hanno comprato imprese in USA.
La Germania ha brontolato, perché un rafforzamento dell’euro danneggia il suo export.
Mosca ha minacciato di sostituire il dollaro come riserva.
Poi è arrivato l’ordine dal Bilderberg per bocca del suo membro Martin Wolf, direttore del Financial Times: «lasciate cadere il dollaro, altrimenti è il collasso globale!».
E tutti hanno ubbidito.
Ben Bernanke l’aveva detto chiaro il 21 marzo, che la FED era pronta a convivere con un dollaro basso: «i deficit commerciali USA non possono continuare ad allargarsi per sempre, ma non è necessario che generino un declino precipitoso del dollaro, né che tale declino, ove accada, debba necessariamente scuotere i mercati finanziari, la produzione o l’occupazione».
Tradotto in chiaro, era l’annuncio dell’acrobatico tentativo: deprezzare la moneta di riserva mondiale in modo piano e regolare - facendo pagare agli altri le spese della cicala americana - mantenendo nel pubblico idiota l’illusione del continuo «boom».
Due mesi dopo l’annuncio, però, il dollaro è sotto attacco speculativo, e in un clima di panico lo Standard & Poor perde il 4,5%.



Il 14 maggio, perciò, viene sparsa la voce che il Fondo Monetario è impegnato in colloqui dietro le quinte con i responsabili di UE, Giappone, Cina ed altri per studiare misure riguardanti la svendita dei dollari che scuote i mercati.
Miracolo: il 15 mattina, mezz’ora prima dell’apertura del mercato dell’oro a Londra, «qualcuno» getta sul tavolo un’offerta eccezionale del metallo giallo.
L’oro, che sale da tre anni ad altezze stratosferiche fino a 730 dollari l’oncia, cade di 35 dollari.
E’ evidentemente questa la misura presa dietro le quinte.
A quale scopo?
Cercare di detronizzare l’oro dalla posizione naturale che stava riprendendosi, quella di monetadi riserva.
Ricordiamo che mentre le monete di carta sono promesse di pagamento di qualcuno che può essere insolvente (e di fatto lo è), l’oro ha dentro di sé il suo attivo.
La sua ascesa ha rivelato che resta, come copertura monetaria contro l’inflazione, uno strumentopiù sicuro delle azioni in trionfante rialzo.
Le azioni salgono e salgono, ma il loro valore contro l’oro cala.
Bisogna quindi impedire che l’oro torni ad imporsi come moneta.



E’ una politica tradizionale delle Banche Centrali, quella di rompere il legame psicologico tra i prezzi dell’oro e i tassi dei titoli di debito.
Nel settembre 2003 la Banca Centrale olandese ha svenduto mille tonnellate d’oro e reso noto che ne avrebbe vendute altre 700.
«Ci siamo alleggeriti del 50% delle nostre riserve auree, e questo dice come consideriamo l’oro», proclamò il governatore olandese Nout Wellink.
Sostanzialmente, sterco.
Altre banche hanno seguito l’esempio, compresa Bankitalia.
Svendendo come sterco le ricchezze dei loro cittadini e contribuenti.
Così ora l’oro è ribassato, ed ora è anch’esso nel vortice ribassista che ha coinvolto metallie materie prime, persino il petrolio.
Ma c’è una differenza: il boom dei metalli industriali era dovuto in più gran parte alla speculazione. L’oro ha ristabilito invece un regime di «gold standard di fatto»; può andare giù e su anche selvaggiamente, come ha fatto nel complessivo rialzo dei quattro anni passati, ma per detronizzarlo occorre più di qualche trucco.
Occorre la fiducia mondiale in Ben Bernanke e nelle Banche Centrali, fiducia che non c’è più.



Il gold standard di fatto già impone la sua disciplina ai ridicoli maghetti delle Banche Centrali.
Più loro pompano denaro di carta ed elettronico per gonfiare i loro mercati azionari (illusione di boom eterno), più l’oro rincara.
L’oncia è passata da 350 euro di settembre 2005 a 570 euro dell’11 maggio 2006.
L’EuroStoxx-600 (seicento azioni) sale in termini di euro, ma in once d’oro passa da 0,81 a 0,60, rivelando l'illusione ottica.
Alla lunga, la tendenza del metallo giallo è ineluttabilmente rialzista.
In questo genere di sporchi trucchi, si è distinta per servilismo criminale la Banca Centrale Europea, BCE.
Ricordate il suo proclamato principio?
«Mantenere la stabilità dei prezzi», ossia bloccare l’inflazione sotto il 3%.
Quella politica ideologica di lesina è costata agli europei milioni di posti di lavoro e crescita zero. Ma dopo aver tenuto per anni la massa monetaria stitica, di colpo la BCE ha aperto i cordoni.
A marzo, la moneta M3 messa in circolazione è cresciuta di un vertiginoso 8,6%, con espansione continua per tre mesi.
I prestiti al settore privato, altro modo di accrescere la liquidità, sono cresciuti del 10,8%,
come non si vedeva dal ‘92.
La crescita dei mutui ha superato il 12,15.
E tutto ciò, mentre ci parlano di un'inflazione del 3%, e ammettono a mezza bocca che è del 4,5.



Lo scopo?
Continuare a far crescere i mercati azionari in valore nominale, rimettere in tasca denaro agli speculatori perché non falliscano.
Quando si trattava di salvare i lavoratori, la lesina; per sostenere la speculazione, e allontanare la resa dei conti, la più incredibile generosità.
Ma la resa dei conti verrà.
Più la si procrastina peggio sarà.
La manovra della BCE ha già portato l’euro, che si è apprezzato sul dollaro (male per il nostro export) a cadere del 65% rispetto all’oro, il che ha avuto come conseguenza il rialzo di 60 punti, fino al 4% del BOT tedesco, il bund.
Così si vede che cosa è sterco (la carta) e cosa è l’oro (oro).
La BCE non fa la sola cosa che dovrebbe fare: svalutare competitivamente l’euro, per dar fiato alle esportazioni.
E non lo fa perché i suoi servi hanno giurato al padrone USA di tener bordone alla scivolata del dollaro, a costo della rovina per gli europei.
Quanto a Ben Bernanke, il suo soprannome è «helicopter», perché si è detto disposto a gettare dollari dall’elicottero, pur di salvare le borse e il «boom perpetuo» americano (falso).
Ma questo, era qualche anno fa.



Oggi, si trova davanti a un dilemma insolubile.
Da una parte deve mantenere il dollaro, pur calante, con la reputazione di affidabile moneta di riserva, e perciò è premuto ad aumentare i tassi del bond al 5,25%, magari a giugno.
Altrimenti, il calo del dollaro non sarà piano, ma «precipitoso», l’inflazione s’infiammerà fino all’iperinflazione, il costo del debito USA aumenterà, e così l’invicibile oncia d’oro.
Però, una politica monetaria più seria della FED farebbe scoppiare la bolla immobiliare, che fornisce la sola forma di ricchezza residua dei consumatori americani, provocando una recessione storica.
Gli americani infatti sono sempre più poveri.
Se riescono ancora a comprare a man bassa tutto ciò che la Cina produce, è perché il «valore» facciale delle loro case aumenta trionfalmente.
Così si sentono ricchi, ipotecano le case a quel valore inflazionato e spendono il ricavato.
Ma, come ha detto «elicottero» Bernanke il 18 maggio, oltre il 40% dei mutui in essere in America sono oggi «non tradizionali», ossia a tasso variabile, e mutui senza alcun anticipo, debito al 100 %. Ancora un ritocco del tasso primario, e il debito delle famiglie aumenta, aumentano i tassi dei mutui, i ricchi americani si scoprono poveri.
Anzi poverissimi perché devono far fronte a ratei maggiorati «sotto meno favorevoli condizioni» dell’economia di carta, ossia alla fine del boom fittizio, riduzioni dei posti di lavoro, rincari di ogni genere, restrizioni del credito da panico.



Come se la caverà Bernanke?
Forse ha qualche problema di credibilità.
«No», ha assicurato Bush il 5 maggio: «questo tizio è all’altezza, è astuto, è capace.L’ho nominato io».
Detto da Bush, è l’abbraccio della morte.
Anche lui ha qualche problema di credibilità, negli ultimi tempi.
Intanto, in India, il crollo in Borsa ha già messo la polizia in allarme: i suicidi stanno per aumentare. E da noi, i cosiddetti genii della speculazione, quelli che fino a ieri si dipingevano come i capitani intrepidi del rischio finanziario, hanno subìto la già vista metamorfosi in conigli.
Loro che si piccavano di «conoscere il mercato», di capire meglio di tutti l’economia e i suoi algoritmi.
In realtà, la sola vera legge economica che governa la Borsa è antica almeno quanto la febbre dei tulipani olandese.
Si chiama «la legge del più cretino», e funziona così: anche se sai perfettamente che sono sopravvalutate, continui a comprare azioni e materie prime a prezzi fantasticamente crescenti, nella certezza che ci sarà sempre uno «più cretino» a cui appiopparle dopo.
Fino al giorno in cui ti accorgi che il «più cretino» eri tu.

Maurizio Blondet
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[Modificato da -Ocean- 23/05/2006 19.00]

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