Via gli ingredienti chimici da cibi e bevande: gara fra le multinazionali di settore

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wheaton80
00martedì 28 aprile 2015 23:13

I consumatori di oggi sono sempre più attenti a ciò che mangiano e ai cibi che scelgono, e a seguito di questa sempre crescente consapevolezza da parte dei consumatori, anche le grandi aziende alimentari corrono ai ripari. E’ iniziata la corsa per essere più naturali possibile: perciò via aspartame, via coloranti che contribuiscono a dare una cattiva immagine. La nota azienda Pepsi ha rinunciato al dolcificante nonostante gli studi scientifici lo considerino sicuro. Le prime lattine ‘aspartame free’ entreranno sul mercato americano dal prossimo agosto. Seth Kaufman, vicepresidente di Pepsi, ha spiegato durante un’intervista rilasciata al New York Times che a spingere in basso le quote di mercato delle bibite dietetiche è proprio la percezione che l’aspartame non sia sicuro. E dichiara:“L’aspartame è la ragione numero uno per cui i consumatori stanno abbandonando le bibite”. Anche un altro colosso alimentare si sta mettendo su questa nuova strada, la Kraft, che ha deciso di eliminare dai suoi ‘Macaroni and Cheese’ i coloranti chimici, incriminati, secondo alcuni studi mai confermati dalle agenzie regolatorie, di contribuire alla sindrome da deficit di attenzione nei bambini. Ad adeguarsi anche Nestlé, che abbandonerà l’uso di coloranti e aromatizzanti artificiali in alcune barrette di cioccolato, mentre la General Mills ha deciso di bandire gli OGM dai Cheerios, i suoi cereali più famosi, grazie anche al contributo di un gruppo Facebook con oltre 40mila persone. Ma in questa gara recentemente scattata fra i grandi colossi che abbiamo menzionato, la scelta più saggia, e anche confortante, l’ha fatta McDonalds, che eliminerà gli antibiotici dai propri allevamenti di polli, una pratica che aumenta il fenomeno della resistenza nei batteri.

28/04/2015
Silvia Lazzerini
www.improntaunika.it/2015/04/via-gli-ingredienti-chimici-da-cibi-e-bevande-gara-fra-le-multinazionali-di-...
wheaton80
00sabato 15 aprile 2017 00:52
Cibo bio, organico e 'km 0' fa boom, in Italia vale 1 miliardo

PARMA - I cosiddetti consumi responsabili, che comprendono cibo bio, organico, a km 0 e senza ingredienti che possono causare intolleranze, sono gli unici a crescere nel carrello della spesa. Fanno boom in mercati evoluti come gli USA (valgono 15 miliardi), e anche in Italia sono in decollo da qualche anno, a un tasso dell'8-9% all'anno, per un valore di 1 miliardo. La grande distribuzione organizzata tiene conto di questo e sta allargando gli spazi dedicati a questi prodotti. E' quanto emerge da un'analisi di The Boston Consulting Group illustrata nel workshop "la responsabilità di essere impresa e l'impresa di essere responsabili", svoltosi a Cibus Connect, la fiera dedicata all'internazionalizzazione delle imprese alimentari, che si chiude oggi a Parma. “Non è vero che negli USA si mangia solo l'hamburger”, osserva Lamberto Biscarini, senior partner e managing director di The Boston Consulting Group. “Almeno il 70% dei consumatori americani ha provato uno o più prodotti di consumo responsabile, c'è un grande interesse. La categoria più sviluppata è il cibo per bambini ma anche carne, ortofrutta e carta. Anche in Italia la domanda è in forte crescita e la grande distribuzione organizzata ne tiene conto”. “I cosiddetti prodotti responsabili sono oggi il principale interesse del consumatore, che è più attento, informato e va in cerca della qualità”, osserva Nicola Mastromartino, Presidente Vegè. “Le nostre aree dedicate a queste proposte rappresentano un 10-15% e sono in crescita”. “La GDO per essere responsabile deve comunque ridurre la pressione promozionale”, afferma Mario Gasbarrino, Presidente e AD Unes. “Non si può puntare solo sul low cost”. “L'impresa deve andare dalla parte del consumatore, come facciamo noi”, dice Francesco Pugliese, AD e Direttore Generale Conad. “Abbiamo lanciato la linea 'verso natura' con 300 prodotti che vanno incontro alle nuove esigenze dei clienti”.

13 aprile 2017
www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/cibo_e_salute/2017/04/13/cibo-bio-organico-e-km-0-fa-boom-in-italia-vale-1-mld_b8cec19e-cb20-41cc-820e-31fa5981d...
wheaton80
00venerdì 26 gennaio 2018 00:27
2017, l’anno dell’imponente affermazione del bio italiano

Presentati al Marca di Bologna i dati complessivi 2017 di un settore, quello del biologico, sempre più dinamico e trainante dell’economia italiana. Impennata di vendite nel mercato domestico con un giro d’affari che sfiora i 3,5 miliardi di euro (+ 15% rispetto al 2016 e + 153% rispetto al 2008). Cresce anche l’export, che vale quasi 2 miliardi e pesa per un 5% sull’export totale dell’agroalimentare italiano. Sempre più italiani acquistano bio: una scelta determinata da valori (fiducia, qualità e sicurezza) e da un’accessibilità sempre maggiore (sale il numero di referenze e diminuiscono i prezzi). Le vendite complessive del bio italiano (domestiche + export) hanno superato i cinque miliardi (+ 9% rispetto al 2016 e + 218% rispetto al 2008). Roberto Zanoni, presidente AssoBio:“Il biologico non è un ritorno al passato ma rappresenta l’agricoltura del futuro e il nostro compito è quello di rispondere con sempre maggiore coerenza alle aspettative del consumatore mettendo in assoluta sicurezza la filiera”. Il 2017 si è dunque confermato l’anno del biologico. Gli ultimi dati di scenario presentati al Marca di Bologna da Silvia Zucconi, responsabile Market Intelligence di Nomisma nell’ambito del convegno 'Il treno del biologico è partito (e nessuno lo ferma più)', promosso da AssoBio (www.assobio.it), Nomisma e FederBio Servizi, non lasciano alcun dubbio: il trend è in continua espansione. “Abbiamo lavorato molto in questi anni e il risultato è davvero entusiasmante, ma abbiamo ancora molto altro da fare”, ha sottolineato il Presidente nazionale di Assobio osservando i risultati della ricerca di Nomisma. “Oggi c’è un ampio ritorno dei giovani all’agricoltura e la scelta di questi ultimi è sostanzialmente biologica: solo dal 2013 al 2016 il numero di aziende agricole biologiche è aumentato del 40%, mentre nell’agricoltura tradizionale in vent’anni l’ISTAT ha registrato un crollo del 46%”. Il 2017 è stato soprattutto l’anno del boom dei prodotti biologici nella GDO (+16,6%, giro d’affari di 1 miliardo e 451 milioni, dati Nielsen), con un +14% di vendite negli ipermercati e un +18% nei supermercati. Balzo importante, soprattutto se letto a confronto con la crescita assai più limitata dell’intera categoria food & beverage (+ 2,8%), nonostante una pressione promozionale inferiore del bio (media 21%) rispetto all’alimentare convenzionale (media 31%). La crescita emerge anche dal ruolo del bio sul carrello della spesa: nel 2017 la spesa bio incide per il 3,4% sugli acquisti alimentari, quota più che quadrupla rispetto al peso registrato nel 2000 (0,7%). Dal 2001 al 2016 le catene con referenze bio in assortimento sono cresciute del 144%, con un corrispondente decisivo ampliamento dell’offerta di prodotti in assortimento (+ 330%), ma non solo: l’Italia conta anche su oltre un migliaio di negozi specializzati nel biologico.

Cresce anche il ruolo della Marca del Distributore Bio: secondo le analisi di Nomisma-Nielsen, il biologico MDD vale il 41% del mercato complessivo del biologico nei supermercati e negli ipermercati. “I numeri parlano di una progressiva e imponente affermazione e il bio”, continua Zanoni “è destinato a crescere nelle mense, nei mercatini, on line, nei negozi specializzati, nella grande distribuzione, in sostanza in tutti i canali d’acquisto. È importante far presente che nel nostro settore non è sufficiente lavorare bene ma è necessario assicurarsi che anche gli altri facciano lo stesso. Ora il nostro compito è rispondere con estrema coerenza alle aspettative del consumatore e continuare a tenere in sicurezza l’intera filiera. Dobbiamo comportarci tutti in maniera corretta: per vincere e mantenere la fiducia del consumatore non vanno commessi errori”. Il Presidente di AssoBio ha ricordato che non si possono nemmeno creare disagi a chi produce:“Dobbiamo pagare gli agricoltori in modo corretto. Non possiamo permetterci che il bio retroceda perché non c’è rispetto degli standard. I contadini devono poter continuare a vivere del loro lavoro; non possiamo indurre qualcuno a sgarrare per far quadrare il bilancio. Abbiamo lavorato molto sulla nuova proposta di legge sull’agricoltura biologica che è passata alla Camera con consensi bipartisan: purtroppo per motivi tecnici il Senato non l’ha approvata prima della fine della legislatura. Ma con la prossima partiamo in vantaggio: abbiamo una base consolidata e siamo ottimisti. Come si vede dalla ricerca di Nomisma, il consenso è ormai diffuso e trasversale e a promuovere il bio sono interlocutori autorevoli e super partes, tra cui nutrizionisti e in particolare medici pediatri. E il disegno di legge passato alla Camera sottoscrive che l’agricoltura biologica rappresenta un’attività di interesse nazionale con funzione sociale, in quanto attività economica basata sulla qualità dei prodotti, sulla sicurezza alimentare, sul benessere degli animali e sulla riduzione delle emissioni inquinanti”. “Questo è un mercato”, ha affermato Paolo Carnemolla, Presidente di FederBio e di FederBio Servizi, “che non cresce con gli investimenti pubblicitari ma con la fiducia dei consumatori in relazione ai nuovi stili di vita. E siccome non dobbiamo tradire questa fiducia, abbiamo un carnet di progetti in corso proprio sulla sicurezza e sulla coerenza sia a livello nazionale che europeo”.

23 gennaio 2018
www.greenplanet.net/2017-l%E2%80%99anno-dell%E2%80%99imponente-affermazione-del-bio-...
wheaton80
00lunedì 29 gennaio 2018 02:31
Crescita record del biologico in tutta Europa

Con un’avanzata da 400mila ettari l’anno e con un incremento di superfici dedicate all’agricoltura bio del 18,7%, il settore più dinamico dell’agricoltura europea è quello biologico. I dati rilevati da Eurostat fotografano un settore che, dal 2012 al 2016, è in costante crescita con risultati da record relativi all’incremento delle superifici coltivate e al sempre più consistente numero di produttori che decidono di lasciare l’agricoltura tradizionale per abbracciare il metodo biologico. Nell’UE, infatti, 11,9 milioni di ettari certificati bio o in via conversione (il 6,7% della superficie agricola totale utilizzata) sono gestiti da 295.600 produttori biologici registrati, che operano in un solido mercato comunitario dal valore di 27 miliardi di euro: il 125% in più rispetto a 10 anni fa. Un settore florido che ha trovato nell’Italia uno dei Paesi più ricettivi ad accogliere le innovazioni del biologico. Il Bel Paese si posiziona ai primi posti della classifica europea per le maggiori estensioni coltivate, il maggior numero di produttori e per la quota più elevata di aree a biologico sul totale delle superfici coltivate. Secondo le elaborazioni effettuate dal SINAB, il comparto biologico italiano ha mostrato una crescita senza precedenti: dal 2015 al 2016 le superfici e gli operatori bio sono aumentati del 20%, arrivando a coprire 1,8 milioni di ettari e circa il 14,5% della superficie agricola utilizzata, mentre si registrano oltre 70mila aziende bio, vale a dire il 4,4% del totale nazionale.

Una crescita che trova la sua giustificazione nei risultati di mercato: nel 2016 le vendite dei prodotti biologici hanno toccato quota 3 miliardi di euro, registrando dal 2015 un +14% sul mercato interno e un +15% sul mercato esterno, con un aumento dell’export per circa 2 miliardi di euro. L’Unione Europea - si legge in una nota di FederBio - riconosce il valore dell’agricoltura biologica come alternativa per un modello agricolo comunitario più sostenibile e competitivo e lo fa attraverso fondi specifici previsti nei programmi di sviluppo e nuove regole su produzione e commercializzazione dei prodotti bio. Queste novità si pongono l’obiettivo di garantire ai prodotti importati gli stessi standard di qualità di quelli europei, di ridurre i costi per le piccole aziende attraverso l’introduzione di certificazioni di gruppo e, infine, di estendere i controlli a tutta la filiera riducendone la frequenza ai produttori che si sono dimostrati in regola dopo diverse ispezioni. Paolo Carnemolla, Presidente di FederBio, commenta:“A questi dati eclatanti della crescita delle superfici coltivate a biologico in UE va aggiunto il fatto che il biologico è l’unico settore che sta contrastando la perdita di occupazione e imprese nell’agricoltura europea, dunque è necessario che la discussione in corso sulla riforma della politica agricola comune (PAC) tenga conto del ruolo strategico della conversione al biologico per l’agricoltura e i territori rurali di tutta Europa”.

26 gennaio, 2018
www.greenplanet.net/crescita-record-del-biologico-tutt...
wheaton80
00lunedì 5 giugno 2023 12:29
Il biologico trova spazio tra bar e ristoranti

Gli “alimenti biologici” guadagnano spazio nella ristorazione. Un segnale che indica un’attenzione sempre più alta da parte dei consumatori verso questi prodotti. Che si candidano come strumento non solo di tutela dell’ambiente, ma utile contro i fenomeni estremi che si stanno verificando in agricoltura. A fare il punto sul biologico “fuori casa” è stata un’indagine condotta da ISMEA con FIPE e AssoBio (che raccolgono ristorazione da una parte e produzione biologica dall’altra). Nell’ultimo anno, emerge dalla ricerca, oltre il 50% dei bar italiani e quasi il 70% dei ristoranti hanno proposto o impiegato cibi, bevande e materie prime biologiche. Più nel dettaglio, dei circa 111mila bar presenti in Italia, uno su due ha in parte orientato la propria offerta verso referenze ottenute con metodi biologici. A fare la parte del leone, sono stati i locali più grandi del Centro e Nord Italia. Gli alimenti biologici hanno prezzi del 15-17% superiori a quelli tradizionali. Buone anche le prospettive. Oltre l’80% di ristoranti e quasi tutti i bar intervistati pare intenzionato a confermare questo tipo di offerta. Alcuni sembrano addirittura intenzionati a convertirsi totalmente alla vendita di alimenti biologici. Orizzonte più che positivo, quindi, quello che parrebbe attendere queste produzioni. Questo, almeno, è il messaggio lanciato proprio ieri da un incontro organizzato da Federbio a Roma. "L’agricoltura biologica può dare un contributo fondamentale", è stato affermato, "perché i terreni coltivati con metodo bio presentano, oltre alla capacità di assorbire carbonio e contrastare il cambiamento climatico, un’ottima capacità di assorbire e trattenere l’acqua dovuta a una più ampia presenza di materiale organico nel suolo, che lo rende più sano e ricco di nutrienti". Tecniche “biologiche”, quindi, come strada maestra per cambiare approccio produttivo, tutelare meglio l’ambiente e gestire più efficacemente i fenomeni estremi a cui ci dobbiamo abituare. Peccato però che in termini di prezzo gli alimenti biologici non siano certo ancora alla portata di tutti. In altri termini, le buone intenzioni si scontrano come sempre con le reali condizioni di mercato e con il borsellino degli italiani.

Andrea Zaghi
28 maggio 2023
www.avvenire.it/rubriche/pagine/il-biologico-trova-spazio-tra-bar-e-ri...
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