Vivere senza denaro

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LiviaGloria
00martedì 28 novembre 2006 09:01
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Prime prove generali? [SM=g27829] [SM=g27833] chissá...

Economia
Vivere senza denaro
Comprare la verdura riparando una bicicletta, fare la raccolta differenziata e ricevere biglietti del bus. Si moltiplicano, soprattutto in America Latina, le esperienze di economie senza moneta, basate non sul baratto, ma sullo scambio reciproco di servizi. Con un messaggio: non solo i soldi fan girare il mondo.
di Maurizio Pittau
Economista. Autore di "Economie senza denaro. I sistemi di scambio non monetario nell'economia di mercato", Emi Edizioni, 2003

Parrebbe il sogno di un nostalgico visionario. Eppure superare l'uso della moneta può essere un enorme passo avanti, perché permette a molte realtà di tornare competitive. Il trucco? Sostituire i soldi con la fiducia e la solidarietà. Molte ong ci stanno lavorando, sviluppando da alcuni anni progetti in America Latina che si basano proprio sulle economie senza denaro.
Nello stato di Oaxaca, in Messico, ad esempio, sotto la spinta dell'ong Promocion desarrollo popular, nel 1994 sono nati i Tianguis Tlaloc, sistemi di scambio locali che sono diventati strumenti per la diminuzione della povertà e hanno convinto il governo centrale a promuoverli in tutto il paese. I servizi sono scambiati usando un'unità chiamata Tlaloc, che rappresenta un'ora di lavoro sociale e corrisponde a 30 pesos (circa 3 euro). Ma si organizzano anche fiere per far incontrare produttori e consumatori, all'insegna di valori culturali ed ecologici, come tradizioni spirituali, arte, musica, salute.

Fuori dal sistema monetario
Nel mondo esistono numerose esperienze di denaro complementare, che hanno avuto una crescita esponenziale negli anni Novanta. Nel '90 c'erano meno di 100 esperienze di questo tipo, oggi se ne possono contare 465, in oltre 4 mila comunità, presenti in 54 paesi nel mondo. Piccoli gruppi di 50 persone in Australia, villaggi di qualche centinaio di persone in Senegal o prefetture di 10 milioni di persone in Giappone. Non si tratta del ritorno a un'economia pre-moderna, ma di concepire lo scambio in una logica non individualistica.
Gli aderenti si scambiano beni senza usare denaro, in un rapporto di reciprocità, possono offrire o chiedere servizi d'ogni tipo, in cambio di un accredito o di un addebito del proprio conto in un'unità di scambio valida solo all'interno del sistema, che ha una dimensione locale. Per stabilire l'esatta correlazione tra la potatura di una siepe e, ad esempio, un servizio di baby-sitting, il più delle volte si utilizza l'unità di tempo come indicatore, oppure si crea una moneta complementare più o meno legata alla moneta formale.
Gli esempi non mancano. Nel '71 l'architetto Jaime Lerner divenne sindaco di Curitiba, capitale dello Stato brasiliano del Paranà: enormi favelas, dove non c'erano strade in cui potessero passare i camion dei rifiuti e la gente viveva in una sorta di discarica a cielo aperto. La città non aveva risorse per abbattere le baracche e costruire strade più ampie. Lerner, allora, stabilì che chi avesse portato ai centri di raccolta un sacchetto di rifiuti avrebbe ricevuto in cambio un buono, valido per un biglietto dell'autobus o un sacchetto di frutta e verdura fresca. Il sistema di raccolta differenziata permise il recupero di 11 mila tonnellate di immondizia, scambiate con un milione di biglietti dell'autobus e oltre mille tonnellate di frutta e verdura. Curitiba nel '92 ha vinto il premio delle Nazioni Unite come città più ecologica del mondo.

Di necessità virtù
In Venezuela, a causa dell'inflazione e della disoccupazione, che porta le famiglie a spendere gran parte del loro reddito per le necessità di base, è nato il progetto Interser (Intercambio de servicios), una banca che permette scambi multilaterali di servizi senza usare denaro, trasformando anche la disoccupazione in occupazione complementare. L'Interser negli ultimi 20 anni ha permesso di realizzare in Venezuela 188 chilometri di strada pubblica, 107 chilometri di tubature idriche, 62 chilometri di linee elettriche, 1 diga e 3 ponti.
L'Argentina, maltrattata dal Fmi e dai suoi governanti corrotti, è stata protagonista del primo e storico esperimento di massa di economie senza denaro. Dal '95 la Red global del trueque (Rete globale di scambio) è una realtà composta da "club" (che non superano le 200 persone, di solito di reddito medio-basso, spesso senza un lavoro nell'economia formale), interconnessi a livello nazionale. I membri della rete soddisfano le loro necessità materiali, di formazione, ricreative e di salute attraverso lo scambio non monetario. Le monete complementari sono i creditos, che misurano le ore di lavoro contenute nei servizi e nei beni che si scambiano, circolano nella forma di buoni di carta, che prima della crisi finanziaria erano pari a un peso (e dunque anche a un dollaro Usa). Molte piccole comunità cominciarono anche a riscoprire le tradizioni del loro territorio e a staccarsi dal cordone ombelicale degli aiuti statali e internazionali. Non è casuale che nella recente crisi finanziaria ed economica argentina, le province meno colpite siano state quelle in cui si era sperimentato il Red global del trueque. Statistiche ufficiali non sono disponibili ma, benché negli ultimi anni i creditos siano stati colpiti da fenomeni di falsificazione con una conseguente contrazione degli associati, si valuta che all'interno dell'Argentina esistano oltre 7 mila club con oltre di 5 milioni di aderenti.
Reti di scambio locale simili si stanno diffondendo in tutta l'America Latina, in particolare esistono realtà consolidate in Uruguay, Brasile, Cile, Perù, Colombia ed El Salvador.
L'esempio argentino è emblematico, i suoi abitanti si sono riappropriati dell'uso di uno strumento decisivo, affatto neutrale, quale la moneta, piegandola alle comuni necessità. È un granello di sabbia nei meccanismi di un sistema basato sulla riproduzione perenne del debito. Ma in questo granello di sabbia sono presenti migliaia di famiglie sopravvissute a crisi finanziarie, comunità rinsaldate, piccole imprese venute alla luce e persone che hanno ripreso fiducia in se stesse. Dove si registrano i peggiori fallimenti (globali), spesso si trovano anche le più interessanti risposte (locali).



Economie solidali
Stando alle stime di Michael Albert, autore di L'economia partecipativa, «475 miliardari possiedono più ricchezza di quanta non ne abbia la metà della popolazione mondiale». E viene in mente la battuta di Francis Bacon, quando disse che «i soldi sono come il letame. Se lo spargete in giro fa bene. Se ne fate un mucchio in un posto solo, puzza».
«Il denaro è una delle invenzioni più intelligenti dell'umanità, ma si trascura un problema fondamentale, gli interessi. Che provocano il cancro delle speculazioni, tanto che le persone, ma anche le imprese o gli Stati, non riescono più a restituire nemmeno gli interessi sul prestito ricevuto» ha sottolineato Magrit Kennedy, della Money Network Alliance, al convegno "Le monete locali per l'economia solidale", organizzato a Firenze lo scorso 3 aprile nell'ambito di "Terra futura". Cosa fare allora? «Occorre creare monete locali, senza interessi - spiega la Kennedy - che possano riequilibrare la situazione, utilizzando le risorse della regione e facendo circolare liquidità. In questo modo si mantengono stabili le monete nazionali, creando allo stesso tempo una "scialuppa di salvataggio" nell'eventualità di un collasso globale. La moneta locale va intesa quindi come nuova modalità per costruire una ricchezza davvero sostenibile».
«Nel mondo di ieri le banche - spiega Henk Van Herkel, della Fondazione Strohalm - creavano monete in cambio di interesse. Oggi invece, con il passaggio all'euro, il popolo non è più proprietario della moneta circolante. Senza nemmeno troppe discussioni parlamentari, questa proprietà è passata alla Bce. In futuro forse saranno le multinazionali a battere moneta». Da quando la moneta non è più convertibile in oro, la banca centrale dovrebbe accreditare il denaro alla collettività nazionale, perché è questa che ne crea il valore, e invece continua solo a prestarlo, come sottolinea il professor Giacinto Auriti, segretario generale del sindacato antiusura Saus.
Ben diversamente operano le varie esperienze di scambi non monetari. Si possono chiamare monete locali, sociali, comunitarie o complementari, ma sono tutte accomunate da alcune caratteristiche. Sono solidali, perché vengono emesse e stampate per conto di tutti i membri della comunità, nel momento in cui questi ne abbiano necessità. Circolano tutte in aree geografiche limitate e non competono con il denaro ufficiale, dato che sono utilizzate per gli acquisti locali, mentre la valuta nazionale vale per tutti gli altri acquisti. Inoltre questi sistemi monetari operano legalmente e in alcuni casi, come in Brasile, godono addirittura di appoggio governativo, perché proteggono le economie nazionali dalle politiche di colonizzazione economica delle grandi potenze mondiali.

Nicola Furini




Dieci esempi di monete "alternative"
Lcc (Local Capital Circuits): è una rete di scambio, sviluppata dalla Fondazione olandese Strohalm e applicata anche dal movimento dei Senza terra in Brasile, che unisce consumatori e aziende tramite lo scambio di merci o servizi in base a "unità di scambio", all'interno di un cerchio chiuso, fuori del sistema monetario reale e senza interesse aggiunto.
Lets (Local Exchange Trading System): ideato negli anni '70 per ridare lavoro ai licenziati di una base aerea. Il principio è semplice: si accende un conto in capo a ciascun aderente al sistema. All'avvio ognuno ha un saldo nullo: oggetto degli scambi sono beni, servizi e saperi (ad esempio ore di consulenze). Il potere d'acquisto a proprio vantaggio si crea accendendo debiti: chi effettua il primo pagamento va in rosso, chi lo riceve viene accreditato dell'equivalente monetario del servizio reso.
Sel (Système d'Echange Local): versione francofona dei Lets inglesi, ma hanno la caratteristica di mettere al centro la convivialità. Gli aderenti si incontrano a cadenze fisse nei caffè o nelle librerie, scambiando beni e servizi, ma anche emozioni e conoscenze.
Hureai Kippu: letteralmente "biglietti di assistenza comunitaria", introdotti nel '93 in Giappone per affrontare il problema dell'invecchiamento della popolazione. Moneta complementare allo yen, la cui unità di conto è l'ora di servizio. Chi fornisce il servizio agli anziani accumula crediti in uno speciale conto di risparmio di tempo sanitario da cui può attingere quando necessita di cure o quando diventa vecchio a sua volta.
Ithaca: anche New York, capitale della finanza mondiale, ha un sistema complementare al dollaro. Gli Hours of lthaca vengono impiegati per pagare il lavoro prestato reciprocamente a livello locale, all'insegna dell'attenzione per l'ecologia e la giustizia sociale. La gente ci paga l'affitto, i migliori ristoranti in città li accettano, così come i cinema, i bowling e i negozi.
Circolo Wir: organizzato in forma di cooperativa, è stato fondato a Zurigo nel '34. Per rimediare all'insufficiente disponibilità di denaro a causa dell'eccessiva tesaurizzazione, questo sistema abolì gli interessi. Così il credito Wir, senza interessi, aumentò il potere d'acquisto e contribuì alla circolazione di beni. Il Wir crebbe a un tasso impressionante, dall'80 al '91 il giro d'affari passò da 250 milioni a oltre 2 miliardi di franchi.
Sec (Sisthème d'Echange Communitaire): diffusi in Senegal, si prefiggono di dinamizzare gli scambi, mediante reti locali e principi di vicinato e di prossimità, con una particolare attenzione alle persone svantaggiate.
Eco-Aspromonte: nata per sostenere le attività del parco dell'Aspromonte e rilanciare l'economia, si tratta di una moneta vera e propria, coniata dalla Zecca di Stato, che convive con l'euro. Le banconote hanno una data di scadenza, che impedisce l'accumulo di moneta inoperosa, entro la quale il possessore può convertirle in euro. Antonio Perna è il presidente del parco: «La moneta locale garantisce la biodiversità, è una nuova convergenza tra ambientalismo ed economia solidale».
Banca del Tempo: affermatasi nel corso degli anni '90, si caratterizza per lo scambio di beni e servizi su base personale e locale, senza intermediazione monetaria, in un clima conviviale che riscopre il valore del legame sociale.

N.F.

)Iniziato(
00martedì 28 novembre 2006 12:06
si si!
Incominciando in piccolo...piccole comunità sarebbe spettacolare,io ci penso da tempo.
Su larga scala però come fare, di anni ne devono passare ....
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