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Secondo capitolo
Discendenza e provenienza del Messia
1. Il suo albero genealogico
Fin verso l'anno 70 d.C.(!) era, almeno in casi normali, possibile ad ogni Ebreo di nascita di risalire con precisione lungo il suo albero genealogico, giacché 1 Cronache 9:1 testimonia che tutto il popolo d'Israele era annotato in tavole genealogiche. Il possesso di una tale tavola era di interesse personale eminente, giacché chi non poteva dimostrare in tal modo la sua discendenza non veniva riconosciuto come Israelita, fatto che comportava vari svantaggi (vedasi Esra 2:59-62 e Neemia 7:61-65).
Allorché qualcuno assumeva in Israele una posizione pubblica, e con ciò veniva anche ad esser conosciuto, era naturale che divenisse nota anche la sua tavola genealogica, o almeno alcuni noti ascendenti in essa riportati. Se qualcuno, la cui tavola genealogica non fosse stata assolutamente ineccepibile, avesse voluto assumere una posizione pubblica, sarebbe stato immediatamente rifiutato come incompetente.
Queste asserzioni preliminari sono assai importanti in vista del fatto che nell'AT fu profetato a certe persone che il Messia sarebbe stato un loro diretto discendente.
Le tavole genealogiche negli evangeli di Matteo e Luca
In Matteo 1 è trasmessa la tavola genealogica di Giuseppe, il padre putativo di Gesù, e in Luca 3 quella di Maria, la madre di Gesù. Quest'ultima tavola è di grande importanza per l'ulteriore trattamento.
Riportiamo la tavola concernente Maria da Luca 3:23-3816: «E Gesù, quando cominciò anch'egli ad insegnare, aveva circa trent'anni ed era figliuolo, come credevasi, di Giuseppe, di Heli (padre di Maria), di Matthat, di Levi, di Melchi, di Jannai, di Giuseppe, di Mattatia, di Amos, di Naum, di Esli, di Naggai, di Maath, di Mattatia, di Semein, di Josech, di Joda, di Joanan, di Rhesa, di Zorobabele, di Salatiel, di Neri, di Melchi, di Addi, di Cosam, di Elmadan, di Er, di Gesù, di Eliezer, di Jorim, di Matthat, di Levi, di Simeone, di Giuda, di Giuseppe, di Jonam, di Eliakim, di Melea, di Menna, di Mattatha, di Nathan, di Davide, di Jesse, di Jobed, di Boos, di Sala, di Naasson, di Aminadab, di Admin, di Arni, di Esrom, di Fares, di Giuda, di Giacobbe, d'Isacco, d'Abramo, di Tara, di Nachor, di Seruch, di Ragau, di Falek, di Eber, di Sala, di Cainam, di Arfacsad, di Sem, di Noè, di Lamech, di Mathusala, di Enoch, di Jaret, di Maleleel, di Cainam, di Enos, di Seth, di Adamo, di Dio.»
Promesse di Dio ad Abrahamo, Isacco e Giacobbe
Verso il 1920 a.C, Iddio promise ad Abrahamo varie volte che il Messia sarebbe stato un suo discendente. In Genesi 22:18 si legge, ad esempio: «... E tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua progenie.»
Nel testo originano si legge «nel tuo seme»; questo discendente è il Messia, poiché di lui è detto nel NT che egli sarà una benedizione per tutte le nazioni (Galati 3:16).
Verso il 1900 a.C, Dio promise varie volte che il Messia sarebbe stato un discendente di Isacco. In Genesi 26:4, ad esempio, Dio dice ad Isacco: «... tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua progenie.»
«... tutte le famiglie della terra saranno benedette nella tua progenie» (Genesi 28:14), fu promesso da Dio verso il 1760 a.C. a Giacobbe, che ricevette in seguito il nome di Israele e gli fu confermato che il Messia sarebbe stato un suo discendente. Quindi verso il 1760 a.C. era già stato rivelato chiaramente che il Messia sarebbe stato un Ebreo. Ma da quale delle 12 tribù di Israele doveva provenire?
Il Messia viene dalla tribù di Giuda
Verso il 1690 a.C, il patriarca Giacobbe annunciò ai suoi dodici figli quello che in avvenire sarebbe avvenuto ai loro discendenti.
A suo figlio Giuda disse: «Lo scettro non sarà rimosso da Giuda, né il bastone del comando di fra i suoi piedi, finché venga Colui che darà il riposo (in ebraico Schilo), e al quale ubbidiranno i popoli.» (Genesi 49:10)
Il Messia sarà un discendente di Giuda e non di Beniamino, Giuseppe, Neftali, Ascer, Gad, Issacar, Zabulon, Levi, Simeone o Ruben. 1. Cronache 5:2 (circa 530 a.C.) dice la medesima cosa ma con altre parole: «Giuda ebbe, è vero, la prevalenza tra i suoi fratelli, e da lui e disceso il principe.»
(La parola principe [in ebraico «Nagid»] è la stessa usata in Daniele 9:25.)
Ma da quale famiglia di Giuda deve provenire il Messia?
Il Messia discende dalla famiglia di Isai
Nel capitolo 11:1 il profeta Isaia risponde alla suddetta domanda: «Poi un ramo uscirà dal tronco d'Isai, e un rampollo spunterà dalle sue radici.»
(Nel Targum Jonathan Ben Uzziel14 questo passo viene inteso come messianico, giacché è stato inserito il titolo «Messia» come delucidazione!)
Con ciò viene asserito che il Messia proverrà dalla famiglia di Isai il Betlemita. Però Isai aveva otto figli (vedasi 1. Samuele 16). Chi di loro sarebbe stato l'avo del Messia?
Il Messia è un discendente di Davide
In diversi punti dell'AT viene detto che il Messia dovrà essere un figlio di Davide, il figlio di Isai. Verso il 600 a.C, Geremia annunciò in 23:5 (vedasi 33:15): «Ecco, i giorni vengono, dice l'Eterno, quand'io farò sorgere a Davide un germoglio giusto, il quale ... farà ragione e giustizia nel paese.»
Nel Salmo 132:11 è scritto: «L'Eterno ha fatto a Davide questo giuramento di verità», e non lo revocherà: «Io metterò sul tuo trono un frutto delle tue viscere.»
Iddio si era impegnato verso Davide giurando (vedasi anche il Salmo 89:35-36) che il Messia sarebbe stato un diretto discendente del re.
La conferma della tavola genealogica di Maria
Tutte le suddette persone si trovano nella tavola genealogica di Maria, madre di Gesù. Con ciò viene confermato che anche queste profezie hanno trovato adempimento nel Gesù della storia.
Nel popolo ebraico, la sua ascendenza fu resa nota pubblicamente, perciò veniva chiamato «Figlio di Davide» (vedasi Luca 18:38-39, Matteo 21:9,15; 9:27; anche 15:22). Se tutto ciò non avesse avuto riscontro nella realtà, i capi del giudaismo d'allora avrebbero potuto farvi ricorso come argomento da opporre alla pretesa messianica di Gesù. Però, un fatto tanto facilmente verificabile non poteva essere negato o contestato.
Lo storico Luca
Poiché la tavola genealogica di Gesù è stata tramandata da Luca, bisogna anche dire che l'archeologia ha confermato Luca quale storico fidato, esatto e preciso. Il famoso archeologo William Ramsay ha scritto che la rappresentazione della storia fatta da Luca è insuperabile per la sua fidatezza. Una ricapitolazione del suo giudizio su Luca, maturato dopo lunghi lavori d'investigazione, è riportata nel libro «The Bearing of Recent Discovery», pag. 222.
2. Il luogo natale del Messia
Profezia del veggente Michea
Nell'8° secolo a.C, Michea il Morashtita operò come profeta (vedasi Michea 1:1). Egli dovette render noto il luogo natale del Messia. Nel capitolo 5:1, Iddio dice: «Ma da te, o Bethleem Efrata, piccola per esser fra i migliai di Giuda, da te mi uscirà colui che sarà dominatore in Israele, le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni.»
In Palestina vi erano due città col nome di Betleem: una in Galilea (vedasi Giosuè 19:15-16) e una in Giudea. Per distinguerla, quest'ultima era detta Betleem Efrata.
Il Messia doveva nascere in questo villaggio, posto a un po' più di 10 chilometri a sud di Gerusalemme e che al tempo di Gesù deve avere avuto meno di 1000 abitanti. Il profeta Michea lo dice chiaramente e con sicurezza molti secoli prima dell'adempimento.
Conferma del NT
Nel NT viene confermato che Gesù nacque in Betleem Efrata. Matteo 2:1 scrive: «Or essendo Gesù nato in Betleem di Giuda, ai dì del re Erode...»
Il medico Luca conferma questo fatto pure nel 2° capitolo del suo Evangelo. Si pensi, in tal nesso, a quanto è stato scritto nel capitolo «Lo storico Luca»!
Michea 5:1 è sempre stato ben compreso
Allorché Erode il Grande apprese che era nato un nuovo re, riunì tutti i capi sacerdoti e gli scribi per sapere quale fosse il paese natale del Messia. Essi gli risposero: «In Betleem di Giuda, poiché così è scritto per mezzo del profeta.» (Matteo 2:5)
Non solo per i dotti era chiaro questo punto, ma pure per la gente del popolo, che secondo Giovanni 7:41-42 diceva: «Ma è forse dalla Galilea che viene il Cristo (il Messia)? La Scrittura non ha ella detto che il Cristo viene dalla progenie di Davide e da Betleem, il villaggio dove stava Davide?»
Un'ulteriore prova che Michea 5:1 veniva ben inteso è fornita dalla traduzione dei Settanta in cui questo verso fu riprodotto tanto bene che se ne può concludere che il traduttore comprese assai esattamente quello che volgeva in greco.
Michea 5 nel Targum Jonathan
Il Targum Jonathan Ben Uzziel relativo ai profeti14 mostra anche assai chiaramente l'interpretazione messianica che si dava a questo passo nel giudaismo. Per chiarezza, il titolo «Messia» vi è immesso direttamente nel testo.
3. Gesù il Nazareno
Nel NT Gesù vien detto 18 volte «Nazareno». Questo nome deriva dall'ebraico «Nezer», che significa «Ramo», «Germoglio», «Virgulto».
Fra la gente contemporanea, negli anni 29-32 d.C., Gesù era generalmente noto col nome di «Gesù il Nazareno». E' interessante notare che così lo chiamavano pure i suoi maggiori nemici (vedasi Giovanni 18:5-7). Così fu adempiuto quello che i profeti avevano annunciato, che egli sarebbe stato chiamato «Germoglio», «Rampollo», «Virgulto».
Le affermazioni dei profeti Zaccaria, Geremia e Isaia
Il profeta Zaccaria annunciò verso il 520 a.C. quanto segue, circa il Messia: «Così parla l'Eterno degli eserciti: Ecco un uomo, che ha nome il Germoglio.» (6:12)
«Ecco, io faccio venire il mio servo, il Germoglio.» (3:8) (Questi due passi di Zaccaria sono indicati come messianici nel Targum Jonathan.14
Geremia annunciò lo stesso quasi 80 anni prima di Zaccaria: «Ecco, i giorni vengono, dice l'Eterno, quand'io farò sorgere a Davide un germoglio giusto, il quale ... farà ragione e giustizia nel paese.» (23:5)
Anche il profeta Isaia nominò il Messia in questo modo: «In quel giorno, il germoglio dell'Eterno sarà lo splendore e la gloria.» (4:2)
Un gioco di parole ebraiche
Sebbene nei passi predetti venga usata in ebreo la parola «Zamach» («Germoglio», «Ramo», «Virgulto»,) ogni Ebreo che conosceva la Scrittura, sentendo parlare di Gesù «il Nazareno», non poteva fare a meno di collegare il nome «Nazareno» con la parola «Zamach» dei passi predetti. I significati dei nomi hanno nella Bibbia una grande importanza!
Nell'AT ci sono pure altri accenni al «Nazareno». In Isaia 11:1 si legge, per esempio: «Poi un ramo uscirà dal tronco d'Isai, e un rampollo spunterà dalle sue radici.» La parola usata testo originario per «Rampollo» è «Nezer»!
Una questione giustificata
Però ora bisogna chiedersi a ragione perché Gesù non fu mai chiamato il Betlemita, ma solo «Gesù il Nazareno» sebbene egli fosse nato a Betleem.
I seguenti accenni devono chiarire come stanno le cose. Allorché il terribile e crudele re Erode detto il Grande ordinò la strage degli innocenti (vedasi Matteo 2), Giuseppe e Maria fuggirono col bambino in Egitto. Dopo la morte di Erode, ritornarono e volevano ristabilirsi a Betleem. Ma allorché Giuseppe apprese che Archelao, il più crudele dei figli di Erode il Grande,17 era a capo della Giudea (veramente questo regno sarebbe spettato a Erode Antipa, fratello di Archelao, ma in un impeto d'ira Erode il Grande, poco prima della sua morte, aveva cambiato il testamento e posto Archelao in luogo di Erode Antipa,18 s'intimorì e non vi andò più.
Perciò Giuseppe e Maria si recarono col bambino Gesù nella regione di Galilea e si stabilirono a Nazaret. Lì Gesù visse per circa 28 anni. Per tal motivo, fu detto «Gesù il Nazareno».
E' sorprendente vedere come la situazione politica abbia svolto una parte importantissima nell'adempimento di questa predizione messianica.
Anche oggi, e spesso proprio dai suoi critici, Gesù viene detto «il Nazareno» o «Gesù di Nazaret», cosicché la profezia che il Messia sarebbe stato chiamato «il Nazareno» viene ancora confermata proprio dai suoi nemici.
4. Dall'Egitto
Sembra cosa alquanto paradossale quando si constata che nell'8° secolo a.C. Iddio fece preannunciare dal profeta Osea che il Messia sarebbe venuto dall'Egitto. In Osea 11:1 si legge: «E fin dall'Egitto, chiamai il mio figliuolo.» In Matteo 2 si può leggere l'adempimento di questa profezia.
Maria e Giuseppe che erano fuggiti in Egitto in seguito all'ordine emesso da Erode di uccidere i piccoli bambini di Betleem, ritornarono di nuovo nel paese d'Israele dopo la morte di questo regnante. Quindi il Messia venne effettivamente dall'Egitto.
Ora appare tutto chiaro: i profeti si sono espressi tutti con molta precisione. Il Messia doveva venire al mondo in Betleem, doveva essere chiamato «Nazareno» ed esser richiamato in patria dall'Egitto!
Terzo capitolo
Presentazione pubblica del Messia (29-32 d.C.)
1. Il precursore
Il preannuncio dei profeti Malachia e Isaia
Nel terzo capitolo del profeta Malachia si ode la voce del Messia, quando dice: «Ecco, io vi mando il mio messaggero; egli preparerà la via davanti a me.» (3:1)
Poco prima che il Messia facesse la sua comparsa, doveva sorgere un profeta, il quale avrebbe preparato il popolo all'imminente arrivo del Messia.
Anche Isaia parla di tal precursore. Lo chiama «una voce di uno che grida nel deserto». Isaia 40:3 19: «La voce d'uno grida: Preparate nel deserto la via dell'Eterno.»
In Luca 3:4 si legge: «E' scritto nel libro delle parole del profeta Isaia: V'è una voce d'uno che grida nel deserto...»
Così Isaia fa sapere che questo precursore sarà nel deserto, particolare non detto dal profeta Malachia.
La funzione del precursore
Questo precursore aveva il compito di preparare il popolo di Israele alla prossima venuta del Messia in modo che lo accogliesse con cuore ben disposto. Nel cuore di questo popolo non doveva esserci più nulla che potesse rivelarsi d'impedimento all'accoglienza del promesso Messia; anzi nel suo cuore dovevano esserci le «vie del Santuario», («le tue vie» secondo un'altra versione di questo Salmo 84:5). Perciò in Isaia 40:4-5 viene detto inoltre:
«Ogni valle sia colmata, ogni monte ed ogni colle siano abbassati; i luoghi erti siano livellati, i luoghi scabri diventino pianura. Allora la gloria dell'Eterno sarà rivelata, e ogni carne, ad un tempo, la vedrà.»
Il preannuncio di questo precursore trovò il suo perfetto adempimento in Giovanni Battista, il figlio di Zaccaria. La sua apparizione avvenne verso il 29 d.C. Luca scrive che egli si presentò nel 15. anno di regno dell'imperatore Tiberio (Luca 3:1).
Da 450 anni, nessun altro profeta
La comparsa di Giovanni Battista causò una sensazione perché quasi da 450 anni non era sorto in Israele nessun altro profeta (l'ultimo profeta dell'AT era stato Malachia). In una testimonianza storica del periodo intertestamentario durato 450 anni si trova un lamento sulla mancanza di profeti in Israele. In 1. Maccabei 9:27 si legge: «Ci fu grande tribolazione in Israele, come non si verificava da quando fra loro erano scomparsi i profeti.»
Il Talmud nella redazione babilonese riferisce che dopo gli ultimi profeti Aggeo, Zaccaria e Malachia, lo Spirito Santo si era ritirato da Israele.
Quanto sia stata grande la sensazione causata dalla comparsa di Giovanni Battista, lo si vede dal fatto che Gerusalemme, tutta la Giudea e l'intera regione costeggiante il Giordano vennero da lui (Matteo 3:5).
L'attività di Giovanni Battista
Giovanni battezzava nel deserto e predicava il battesimo di penitenza per il perdono dei peccati. Servendosi di un linguaggio enormemente impressionante e sconvolgente, fece comprendere al popolo di Israele che il Messia sarebbe venuto entro breve tempo e che ognuno doveva convertirsi, cioè confessare i propri peccati al Dio vivente, risentirne pentimento ed esser pronto ad incontrare il Messia promesso. Se però non avessero accolto il Messia e non si fossero pentiti, non avrebbero potuto sfuggire all'ira ventura di Dio. Si vedano in proposito le varie relazioni degli evangeli sulla comparsa di Giovanni Battista nel deserto di Giudea (Matteo 3, Marco 1, Luca 3 e Giovanni 1).
Si presenta Gesù
In Matteo 3:13 viene raccontato che pure Gesù venne per farsi battezzare da Giovanni, allorché questi predicava presso il Giordano. Ciò concorda con Isaia 40:5 dove si legge: «Allora la gloria dell'Eterno sarà rivelata, e ogni carne, ad un tempo, la vedrà; perché la bocca dell'Eterno l'ha detto.»
Gesù, il Messia, l'incarnato Jahwe dell'AT, cominciò la sua attività pubblica immediatamente dopo la comparsa in scena di Giovanni Battista. A questo proposito, Isaia parla dell'apparizione di nostro Signore Gesù come della «gloria dell'Eterno rivelata». E' interessante in merito conoscere quanto asserisce un testimone oculare. Il discepolo Giovanni testimonia quanto segue del Signore Gesù: «Piena di grazia e di verità, noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come quella dell'Unigenito venuto da presso al Padre.» (Giovanni 1:14)
Giovanni Battista e Giuseppe Flavio
Lo storico Giuseppe Flavio che visse nel 1° secolo d.C. conferma la storicità di Giovanni Battista nella sua opera «Antiquitates Judaicae» (XVIII, 5.2).
2. L'attività pubblica del Messia
Il luogo della comparsa
Quando l'Ebreo dell'AT voleva sapere in quale regione o zona del paese il Messia avrebbe dato inizio al suo servizio pubblico, doveva leggere Isaia 8:23-9:1: «Ma le tenebre non dureranno sempre per la terra ch'è ora nell'angoscia. Come nei tempi passati Iddio coprì d'obbrobrio il paese di Zabulon e il paese di Neftali, così nei tempi avvenire coprirà di gloria la terra vicina al mare, di là dal Giordano, la Galilea dei Gentili. Il popolo che camminava nelle tenebre, vede una gran luce; su quelli che abitavano il paese dell'ombra della morte, la luce risplende.»
Osservazioni chiarificatrici dei passi precedenti L'espressione «gran luce» designa quella che emana il sole (vedasi Genesi 1:16). Qui tale espressione è usata per il Messia che in Malachia 4:2 vien detto «sole di giustizia» e in Giovanni 8:12 «luce del mondo». Egli doveva risplendere nell'oscurità spirituale di Israele come un sole sorgente. Da Isaia si ricava che gli abitanti di Zabulon e di Neftali presso il mar di Tiberiade, (detto pure lago di Gennesaret o mar di Galilea), avrebbero visto per primi questa luce e perciò ne sarebbero stati coperti di gloria. Dopo queste osservazioni su Isaia è chiaro che il Messia avrebbe cominciato il suo servizio pubblico nella regione della Galilea.
La conferma data dal NT
In Matteo 4:12-14,17 sta scritto: «Or Gesù avendo udito che Giovanni era stato messo in prigione, si ritirò in Galilea. E, lasciata Nazaret, venne ad abitare in Capernaum, città sul mare (detto di Tiberiade o di Galilea) ai confini di Zabulon e di Neftali,... Da quel tempo Gesù cominciò a predicare e a dire: Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino.»
La stessa cosa viene confermata anche in Luca 23:5 (vedasi pure Matteo 4:18-25).
I miracoli del Messia
In parecchi passi dell'AT viene asserito con forza che alla comparsa del Messia vi sarebbero stati dei miracoli. In Isaia 35:4-6 si legge: «Dite a quelli che hanno il cuore smarrito: Siate forti, non temete! Ecco il vostro Dio verrà! Verrà egli stesso a salvarvi. Allora s'apriranno gli occhi dei ciechi, e saranno sturati gli orecchi dei sordi; allora lo zoppo salterà come un cervo e la lingua del muto canterà di gioia.»
In Isaia 29:24 è profetizzato ancora un ulteriore miracolo: «I traviati di spirito impareranno la saviezza.»
Quindi tramite il Messia dovranno essere risanati paralitici, ciechi, sordi, muti e traviati di spirito.
L'adempimento delle profezie confermato dal NT
Nel NT viene confermato con tutta la chiarezza possibile che questi, e altri miracoli, sono stati operati dal Signore Gesù. Ad esempio, in Giovanni 9 viene guarito un cieco, in Marco 2:3-12 un paralitico, in Matteo 15:29-31 un muto e in Marco 7:31-37 un sordo. Per quel che concerne i traviati di spirito, non si può pensare al lunatico di Matteo 4:24 che pure fu guarito?
L'adempimento confermato da Giuseppe Flavio
L'adempimento di queste profezie non viene confermato soltanto dagli scritti del NT, ma anche da altre fonti storiche. Lo storico ebraico Giuseppe Flavio scrive, di nuovo nella sua opera «Antiquitates Judaicae» pubblicata nell'anno 93 d.C, il seguente interessante riferimento al Signore Gesù: «In tal tempo, (cioè al tempo di Pilato, 26-36 d.C), apparve Gesù, un uomo sapiente, taumaturgo che compì molte opere miracolose e fu un maestro per gli uomini che accettavano volentieri la verità.»20
L'autenticità della citazione di Flavio
Siamo qui in possesso di una conferma davvero straordinaria che il Signore Gesù ha operato miracoli, apportata da un Ebreo vissuto nel 1° secolo, e che non era nemmeno cristiano. Questo passo fu messo in dubbio da vari critici come «interpolazione cristiana posteriore». Per esser precisi, dal punto di vista della critica dei testi (cioè dall'esame dei vecchi manoscritti tramandatici), non appare giustificato neanche il minimo dubbio in merito a una simile falsificazione.
Vi è da aggiungere l'interessante constatazione che Eusebio (263-339) ha conosciuto questo passo, perché lo riporta due volte nei suoi scritti. Una volta nella «Storia della chiesa» I,12 e una volta nella «Demonstratio Evangelica» III,5.
Vi è pure da notare che, fra gli altri, il Dott. H. St. John Thackeray, uno dei più importanti studiosi inglesi delle questioni concernenti Giuseppe Flavio, ha di recente constatato che questo passo mostra determinate peculiarità linguistiche che sono caratteristiche di Giuseppe Flavio!
I miracoli vengono confermati dal Talmud
Nel Talmud babilonese (Trattato Sanhedrin 43a) viene ammesso, che in Israele sono effettivamente successi dei miracoli, operati dal Signore Gesù. Tuttavia se ne parla in modo blasfemo qualificandoli di operazioni magiche (vedasi Matteo 12:24).
La testimonianza di Giustino Martire
Un'ulteriore conferma dei miracoli del Signore Gesù si trova in Giustino Martire (morto verso il 165 d.C). Nel suo «Dialogus cum Tryphoni Judeo», capitolo 69, Giustino viene a parlare dei rimproveri mossi dagli Ebrei al Signore Gesù. Egli vi menziona che si chiama il Signore Gesù mago («Magos») e anche traviatore del popolo («Laoplanos»).
La testimonianza di Origene
Un ulteriore documento quasi dello stesso tenore si trova presso Origene (185-254 d.C.), che ne parla nel suo scritto «Contra Celsum» 1,28. Origene vi si riferisce a uno scritto anticristiano compilato da un certo Celso verso il 178 d.C.
Salmo 72
Anche nel Salmo 72:12-13, come del resto pure in molti altri passi dell'AT, si parla dell'attività pubblica del Messia. Vi è scritto:
«Poiché egli libererà il bisognoso che grida, e il misero che non ha chi l'aiuti. Egli avrà compassione dell'infelice e del bisognoso, e salverà l'anima dei poveri.»
Il bisognoso che grida
In Luca 18:35-43 è scritto: «Or avvenne che com'egli si avvicinava a Gerico, un certo cieco sedeva presso la strada, mendicando; e, udendo la folla che passava, domandò che cosa fosse. E gli fecero sapere che passava Gesù il Nazareno. Allora egli gridò: Gesù figliuol di Davide, abbi pietà di me! E quelli che precedevano, lo sgridavano perché tacesse; ma lui gridava più forte: Figliuolo di Davide, abbi pietà di me! E Gesù, fermatosi, comandò che gli fosse menato; e quando gli fu vicino, gli domandò: Che vuoi tu ch'io ti faccia? Ed egli disse: Signore, ch'io ricuperi la vista. E Gesù gli disse: Ricupera la vista; la tua fede t'ha salvato. E in quell'istante ricuperò la vista, e lo seguiva glorificando Iddio; e tutto il popolo, veduto ciò, diede lode a Dio.»
Il misero che non ha chi l'aiuti
L'invocazione del «misero che non ha chi l'aiuti» si trova, ad es., in Giovanni 5, dove si parla di un uomo che era malato già da 38 anni e pur dovette dire di non avere nessuno che lo assistesse. Anch'egli venne risanato da Gesù.
Compassione dell'infelice e del bisognoso
Luca 13:10 e seguenti dice della compassione del Messia per un essere infelice o debole, come può pure essere tradotta la parola ebraica del Salmo 72. La compassione per un povero o per un mendicante viene, ad es., pure descritta in Giovanni 9 (vedasi verso 8).
Il profeta
Dopo aver ora scritto di alcune delle opere del Messia, vogliamo occuparci brevemente delle parole pronunciate dal Messia. In Deuteronomio 18, Mosè annunciò il Messia come profeta. Tal passo fu sempre ben compreso come profezia messianica, il che fra l'altro risulta dai ritrovamenti di Qumran, in cui si parla di questo Messia venturo. Ecco il testo di Deuteronomio 18:15,17-19: «L'Eterno, il tuo Dio, ti susciterà un profeta come me, in mezzo a te, d'infra i tuoi fratelli; a quello darete ascolto... E l'Eterno mi disse: Quello che han detto, sta bene; io susciterò loro un profeta come te, di mezzo ai loro fratelli, e porrò le mie parole nella sua bocca, ed egli dirà loro tutto quello che io gli comanderò. E avverrà che se qualcuno non darà ascolto alle mie parole ch'egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto.»
L'adempimento
Gesù ha dimostrato di essere anche profeta, facendo predizioni sul futuro, il cui adempimento può essere facilmente dimostrato. 21
Per l'esattezza, la parola ebraica usata per «profeta» non indica solo un preannunciatore di cose future, ma anche, in genere, chi annuncia la volontà di Dio. Questo è importante, perché dal Salmo 40:10 risulta che il Messia annuncierà in Israele (la grande assemblea) fedeltà, salvezza, benignità, verità e giustizia di Dio.
L'adempimento di tutto ciò si trova negli Evangeli (vedasi ad es., il Sermone sul monte; Matteo 5). Adesso però si pone la questione di sapere come il popolo di Israele reagirebbe nei confronti del suo Messia.
3. La reazione del popolo di Israele verso il suo Messia
Uno dei maggiori paradossi
Il Messia promesso e tanto desiderato doveva essere respinto e odiato dal suo popolo! Così predissero i profeti, e così si adempì effettivamente col Signore Gesù. In Isaia 49:7 si parla del Messia come di «colui ch'è disprezzato dagli uomini, detestato dalla nazione».2" Nel Salmo 69:4 si ode il Messia lamentarsi dell'odio che gli venne opposto da parte del popolo: «Quelli che m'odiano senza cagione sono più numerosi dei capelli del mio capo; sono potenti quelli che mi vorrebbero distrutto e che a torto mi sono nemici.»
Nel Salmo 109:3-4 dice: «M'hanno assediato con parole d'odio, e m'hanno fatto guerra senza cagione. Invece dell'amore che porto loro, mi sono avversari, ed io non faccio che pregare.»
I capi del popolo ebraico disprezzano il Messia
Nel libro del profeta Isaia è menzionato il disprezzo del Messia da parte dei capi della nazione ebraica. In Isaia 53:2-3 sta scritto:
«Non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né apparenza, da farcelo desiderare. Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare col patire, pari a colui dinanzi al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna.»
L'espressione «Ishim» usata dall'ebraico, tradotta qui con uomini, intende, fra l'altro, persone potenti e d'elevata condizione!22
Al Messia vengono tesi tranelli
Il Messia dice nel Salmo 35:7: «Poiché, senza cagione, m'hanno teso di nascosto la loro rete, senza cagione hanno scavato una fossa per togliermi la vita.»
Varie volte vien rapportato nel NT che al Messia furono tesi tranelli da parte di guide spirituali del giudaismo e che lo si voleva cogliere in fallo con domande tendenziose (vedasi Luca 11:53-54; 14:1-5; Marco 12:13-17; vedasi anche Luca 6:7).
Intenzioni omicide contro il Messia
Nel Salmo 31:13 il Messia si lagna ancora per qualcosa di peggio: «Perché odo il diffamare di molti, spavento m'è d'ogni intorno, mentr'essi si consigliano a mio danno, e macchinano di togliermi la vita.»
Marco 3 illustra l'adempimento: «E i Farisei, usciti, tennero subito consiglio con gli Erodiani contro di lui, con lo scopo di farlo morire.» (3:6)
Giovanni 11:53 conferma parimenti l'adempimento del Salmo 31:13.
Respinto, il 15 Nisan del 32 d.C.
Il Messia doveva essere respinto completamente sia dal popolo minuto che dai suoi capi. Come si manifestò in modo impressionante il rifiuto totale in quel 15 Nisan del 32 d.C, allorché Gesù fu di fronte a Pilato!
«E Pilato, chiamati assieme i capi sacerdoti e i magistrati e il popolo, disse loro: Voi mi avete fatto comparir dinanzi questo uomo come sovvertitore del popolo; ed ecco, dopo averlo in presenza vostra esaminato, non ho trovato in lui alcuna delle colpe di cui l'accusate; e neppure Erode, poiché egli l'ha rimandato a noi, ed ecco, egli non ha fatto nulla che sia degno di morte. Io dunque, dopo averlo castigato, lo libererò. Ma essi gridarono tutti insieme: Fa' morir costui, e liberaci Barabba! (Barabba era stato messo in prigione a motivo di una sedizione avvenuta in città e di un omicidio.) E Pilato da capo parlò loro, desiderando
liberar Gesù; ma essi gridavano: Crocifiggilo, crocifiggilo! E per la terza volta egli disse loro: Ma che male ha egli fatto? Io non ho trovato nulla in lui, che meriti la morte. Io dunque, dopo averlo castigato, lo libererò. Ma essi insistevano con gran grida, chiedendo che fosse crocifisso; e le loro grida finirono per avere il sopravvento. E Pilato sentenziò che fosse fatto quello che domandavano.» (Luca 23:13-24)
4. Giuda Iscariota
Nel precedente capitolo abbiamo scritto dell'inimicizia e dell'odio del popolo d'Israele contro il Messia. Però nell'AT si parla in vari punti specialmente di un determinato uomo del popolo d'Israele che odierà il Messia in un modo tutto particolare. Questa persona preannunciata ha trovato il suo adempimento completo in Giuda Iscariota. Si tratta dei passi di Salmi quali il 41, il 55, il 69, il 109 e Zaccaria 11.
Salmo 41
Nel Salmo 41:9 il Messia parla per bocca di Davide: «Perfino l'uomo col quale vivevo in pace (cioè il mio amico) nel quale confidavo, che mangiava il mio pane, ha alzato il calcagno contro di me.»
L'amico e il confidente
Quest'uomo doveva dunque essere un amico del Messia. Giuda Iscariota lo fu effettivamente durante tre anni circa, allorché era discepolo del Signore Gesù (vedasi i racconti degli evangeli e Matteo 26:50, dove viene detto «amico»). Di quest'uomo viene pure affermato che il Messia aveva fiducia in lui. Non ha forse quanto detto trovato il suo adempimento nel fatto che il Signore Gesù affidò la tenuta della borsa comune a Giuda? (Giovanni 12:6; 13:29).
Il pane del Messia
Il Salmo 41:9 è ricco di dettagli. Questo nemico doveva mangiare il pane (ebraico: «Lechem») del Messia. Perciò questo traditore doveva ricevere dal Messia un boccone di pane, e mangiarlo, prima di «alzare il calcagno» contro l'Unto.
L'adempimento si trova in Giovanni 13:21-30 dove viene descritta l'ultima Pasqua del Signore Gesù con i suoi discepoli:
«Dette queste cose, Gesù fu turbato nello spirito, e così apertamente si espresse: In verità, in verità vi dico che uno di voi mi tradirà. I discepoli si guardavano l'un l'altro, stando in dubbio di chi parlasse. Or, a tavola, inclinato sul seno di Gesù, stava uno dei discepoli, quello che Gesù amava, Simon Pietro quindi gli fece cenno e gli disse: Di', chi è quello del quale parla? Ed egli, chinatosi così sul petto di Gesù, gli domandò: Signore, chi è? Gesù rispose: E' quello al quale darò il boccone dopo averlo intinto. E intinto un boccone, lo prese e lo diede a Giuda figlio di Simone Iscariota. E allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Per cui Gesù gli disse: Quel che fai, fallo presto. Ma nessuno dei commensali intese perché gli avesse detto così. Difatti alcuni pensavano, siccome Giuda tenea la borsa, che Gesù gli avesse detto: Compra quel che ci abbisogna per la festa; ovvero che desse qualcosa ai poveri. Egli dunque, preso il boccone, uscì subito; ed era notte.»
Salmo 55
Nel Salmo 55:12-14, il Messia dice: «Poiché non è stato un nemico che mi ha fatto vituperio; altrimenti, l'avrei comportato; non è stato uno che mi odiasse a levarmisi contro; altrimenti, mi sarei nascosto da lui; ma sei stato tu, l'uomo che io stimavo come mio pari, il mio compagno e il mio intimo amico. Insieme avevamo dolci colloqui, insieme ce n'andavamo fra la folla alla casa di Dio.»
I rapporti fidati
Anche in questo passo, il traditore viene chiamato «amico» dal Messia. Viene pure ripetuto ancora una volta che il Messia aveva fiducia in lui. Quasi per tre anni, Giuda Iscariota era stato l'accompagnatore fidato del Signore Gesù, insieme con gli altri discepoli, e adempì così il Salmo 55:14 in modo assai preciso:
Andare alla casa di Dio
Dai racconti evangelici risulta che Giuda Iscariota andava spesso nel tempio con Gesù e gli altri discepoli. Proprio in tali occasioni, conveniva spesso nel tempio una gran folla, per ascoltare i discorsi del Signore Gesù (vedasi in merito, ad es., Luca 19:47-21:38, specialmente Luca 19:47-48 in collegamento con 20,45)! Così si adempì letteralmente anche l'«insieme ce n'andavamo tra la folla alla casa di Dio»!
Il vituperio
Dal Salmo 55:12-14 risulta inoltre che questo traditore farà vituperio al Messia. Non si è qui costretti a pensare subito al bacio di Giuda? Non fu un terribile vituperio allorché Giuda Iscariota consegnò il Signore Gesù denunciandolo con un bacio (vedasi Matteo 26:47-50)?
E' vero che spesso si parla del bacio di Giuda, ma chi ha già sentito parlare di un saluto di Giuda? In Matteo 26:49 si legge che Giuda Iscariota salutò Gesù con queste parole: «Chaire, Rabbi!», allorché lo tradì con un bacio.
Di solito questo saluto viene tradotto semplicemente «Ti saluto, Maestro». Ma se si vuole tradurre letteralmente dal greco questa formula di saluto, essa significa «Rallegrati, Maestro!». Che saluto blasfemo e perfido, considerando l'imminente morte terribile e crudele del Signore Gesù crocifisso!
I trenta sicli d'argento
In Zaccaria 11 (circa 520 a.C.) si parla dei trenta sicli d'argento per i quali Giuda Iscariota tradì il Signore Gesù. Nel verso 12, il Messia dice: «Ed essi mi pesarono il mio salario; trenta sicli d'argento.»
In Matteo 26:14-16 se ne trova l'adempimento esatto: «Allora uno dei dodici, detto Giuda Iscariot, andò dai capi e disse loro: «Che mi volete dare, e io ve lo consegnerò? Ed essi gli contarono trenta sicli d'argento. E da quell'ora cercava il momento opportuno di tradirlo.»
La morte del traditore: il suo ufficio
In seguito al suo tradimento, Giuda Iscariota si suicidò (Matteo 27:5). La sua fine fu predetta nel Salmo 109:8-9: «Siano i suoi giorni pochi: un altro prenda il suo ufficio. Siano i suoi figliuoli orfani e la sua moglie vedova».
Quale ufficio occupava Giuda Iscariota, che doveva ora passare ad un altro? Luca 6:13-16 ci dice che Giuda aveva ricevuto dal Signore Gesù l'ufficio di apostolo. Dopo la morte di Giuda Iscariota, questo ufficio passò a un certo Mattia (vedasi Atti degli Apostoli 1:21-26).
Osservazioni conclusive
A mo' di conclusione deve essere detto chiaramente che Giuda Iscariota non era predestinato a tale atto. Dio, Colui che è in eterno (Jahwe!), che non è sottoposto ai mutamenti di passato, presente e futuro, come esponemmo già nell'Introduzione, ha saputo prima, che Giuda Iscariota avrebbe consegnato ai nemici il Messia di propria volontà, e perciò potè far conoscere ai profeti, con molti secoli d'anticipo, le azioni e le intenzioni di questo uomo.
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