il papa in america

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Nivacrom
00sabato 19 aprile 2008 14:17
Continuano i discorsi del papa in america.

www.repubblica.it/2008/04/sezioni/esteri/benedetto-xvi-1/papa-stadio/papa-sta...

Malgrado il dolore espresso dal pontefice, alcuni continuano a negare queste tristi realtà definendole fantasie.
Ghergon
00sabato 19 aprile 2008 17:42
Non saranno gli scandali dati da tre o quattro pedofili a infangare la Chiesa che è composta da decine di migliaia di fieri e onesti sacerdoti per bene.
Migliaia e migliaia di persone buone e piene di fede, chierici suore etc..

Papa Ratzinger fa benissimo a chiedere scusa...anche se si fosse trattato di un solo prete avrebbe fatto bene a chiedere scusa.
Questa è umiltà e carità
Bravo il nostro Papa!




Perchè vuoi generalizzare a tutti i costi?

Sono in dovere di avvisarti nuovamente, hai già avuto un warning per il tuo comportamento e sei stato riammesso malgrado tutto, solo perchè noi moderatori abbiamo voluto così... cerca di comprendere la fiducia che ti stiamo dando.
Ok? [SM=g27823]

Ciao
LiviaGloria
00sabato 19 aprile 2008 18:27
Visto che l argomento interessa sotto il profilo del papa...credo che la cosa migliore sia informarsi direttamente dal soggetto:il papa.

magisterobenedettoxvi.blogspot.com/2008/04/il-papa-nessuna-mia-parola-potre...
J.P. Morgan
00domenica 20 aprile 2008 01:30
il problema è che POCHI pedofili sono stati SCOPERTI...bisogna vedere poi quante vittime non parlano perchè hanno paura, ma questo purtroppo non lo puo sapere nesusno se non i preti e le vittime
LiviaGloria
00domenica 20 aprile 2008 10:08
Re:
J.P. Morgan, 20.4.2008 1:30:

il problema è che POCHI pedofili sono stati SCOPERTI...bisogna vedere poi quante vittime non parlano perchè hanno paura, ma questo purtroppo non lo puo sapere nesusno se non i preti e le vittime




Sí,non si puo sapere neanche dei professori,dalle famiglie e da tutto l elenco dove gli abusi sono maggioritari.


Nivacrom
00domenica 20 aprile 2008 10:23
Re:
Ghergon, 19/04/2008 17.42:

Non saranno gli scandali dati da tre o quattro pedofili a infangare la Chiesa che è composta da decine di migliaia di fieri e onesti sacerdoti per bene.
Migliaia e migliaia di persone buone e piene di fede, chierici suore etc..

Papa Ratzinger fa benissimo a chiedere scusa...anche se si fosse trattato di un solo prete avrebbe fatto bene a chiedere scusa.
Questa è umiltà e carità
Bravo il nostro Papa!



Tre o quattro è un po' riduttivo non credi?
Direi che sono decisamente di più.



Ghergon, 19/04/2008 17.42:


Perchè vuoi generalizzare a tutti i costi?

Sono in dovere di avvisarti nuovamente, hai già avuto un warning per il tuo comportamento e sei stato riammesso malgrado tutto, solo perchè noi moderatori abbiamo voluto così... cerca di comprendere la fiducia che ti stiamo dando.
Ok?
Ciao



Non ho capito a cosa ti riferisci, cosa c'è che non va in questo 3d?




LiviaGloria
00domenica 20 aprile 2008 18:55
Violenze di preti su minori: bilancio della “purificazione” in corso
Sono crimini che “spezzano il cuore”, ha detto ai vescovi d’Irlanda un Benedetto XVI sempre più severo ed esigente. Riepilogo di due anni di repressione: quel che è stato fatto e quel che c’è ancora da fare

di Sandro Magister






ROMA, 20 novembre 2006 – Ai vescovi dell’Irlanda riuniti davanti a lui in Vaticano, a fine ottobre, Benedetto XVI ha detto chiaro che questo è un “tempo di purificazione”. Di purificazione da quella “sporcizia” da lui denunciata nella memorabile Via Crucis al Colosseo del venerdì santo di due anni fa, pochi giorni prima d’essere eletto papa, e che è fatta dai “molti casi, che spezzano il cuore, di abusi sessuali sui minori, particolarmente tragici quando colui che abusa è un prete” (1).

Papa Joseph Ratzinger su questo terreno è molto severo ed esigente, più del suo predecessore Giovanni Paolo II. In un anno e mezzo di pontificato non ha esitato a calare la scure anche su uomini di Chiesa dal precedente papa ritenuti intoccabili.

Con gli Stati Uniti, l’Irlanda è la nazione dove la Chiesa ha più fatto scandalo. L’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, 61 anni, ha confermato in un’intervista ad “Avvenire” (2) che Benedetto XVI, ricevendo i vescovi irlandesi (vedi foto), non ha soltanto denunciato l’orrore, ma ha dettato loro “indicazioni precise” su come far pulizia. Con sanzioni talora più rigide di quelle comminate dai tribunali civili.

In Irlanda, i vescovi hanno accertato che in sessant’anni, dal 1945 al 2004, i sacerdoti implicati in abusi sessuali su minori di 18 anni sono stati 105, quasi il 4 per cento del totale dei preti, con circa 400 vittime. Di quelli tuttora in vita 8 sono stati condannati al carcere dopo un processo penale, altri 32 hanno in corso un processo civile. Altri ancora non hanno avuto una condanna giudiziaria per l’impossibilità di provare azioni troppo lontane nel tempo. Ma anche con questi la gerarchia della Chiesa oggi reagisce escludendoli dall’attività pastorale. E a tutti i preti colpiti da accuse chiede in ogni caso di autosospendersi da ogni incarico, prima ancora che inizino gli accertamenti.

Può quindi accadere che tali sanzioni puniscano temporaneamente anche persone che poi risultano innocenti: “Purtroppo però l’esperienza del passato ci ha obbligati a questi provvedimenti dolorosi ma indispensabili”, afferma l’arcivescovo Martin. La linea vigente è che è meglio eccedere in severità che rischiare l’opposto.

Negli Stati Uniti è lo stesso. Anche lì si è accertato che sono stati circa 4 ogni cento, nell’ultimo mezzo secolo, i sacerdoti che hanno commesso abusi sessuali su minori: 4392 su un totale di 110 mila preti diocesani e religiosi (3). I tre quarti dei crimini si sono avuti negli anni tra il 1960 e il 1984, quando la prassi usuale era semplicemente di trasferire il colpevole da un incarico all’altro, magari inframmezzando sedute di psicoterapia che in realtà non cambiavano nulla.

Questa prassi irresponsabile e indulgente, pur col fenomeno in calo, si è protratta fino a tempi molto recenti, finché nel 2002 è esploso sui media lo scandalo e tutto si è scoperchiato. I vescovi degli Stati Uniti hanno reagito alle proprie stesse precedenti debolezze con una nuova politica di “tolleranza zero”. Un numero molto alto di cause hanno invaso i tribunali civili e sulle diocesi sono cadute ingenti richieste di risarcimento.

Anche qualche vescovo ne è uscito travolto, non solo per aver coperto gli abusi ma per averne personalmente commessi. Uno di questi, Anthony O’Connel di Palm Beach in Florida, fece nel 2002 un’ammissione rivelatrice. Disse che nel compiere tali atti si sentiva influenzato dallo spirito di quegli anni Settanta: “Nei quali dettava legge il rapporto Masters & Johnson e imperava un clima di trasgressione sessuale”.

In alcune corti di giustizia, negli Stati Uniti, si è arrivati a citare in giudizio la Santa Sede come corresponsabile dei crimini in esame. L’ultima richiesta del genere è venuta lo scorso maggio da un tribunale dell’Oregon. Ma finora sono state tutte bloccate in forza dell’immunità della Santa Sede come stato sovrano. L’8 febbraio 2005, ricevendo in Vaticano Condoleezza Rice, l’allora segretario di stato Angelo Sodano chiese alla sua omologa negli Stati Uniti di intervenire in difesa dell’immunità della Santa Sede, chiamata in giudizio da un tribunale del Kentucky. Il che avvenne.

In Italia, le cifre degli abusi sessuali commessi da preti sono meno impressionanti che negli Stati Uniti e in Irlanda. Ma anche qui c’è una crescente severità, da parte della gerarchia della Chiesa. Il segretario generale della conferenza episcopale Giuseppe Betori, che nel 2002 definiva il fenomeno “talmente minoritario da non meritare attenzione specifica”, oggi promuove in ogni diocesi la costituzione di un centro Meter, l’associazione fondata dal sacerdote Fortunato Di Noto per combattere la pedofilia (4).

Anche Ratzinger, quand’era prefetto della congregazione per la dottrina della fede, era meno intransigente di oggi. I delitti contro il sesto comandamento erano di competenza esclusiva della sua congregazione, ma in vari casi denunce anche molto circostanziate non trovavano in essa alcun seguito. Ancora nel novembre del 2002, quando lo scandalo negli Stati Uniti era all’acme, Ratzinger minimizzò il numero dei preti colpevoli: “meno dell’1 per cento”, e attribuì l’esplosione dello scandalo soprattutto al “desiderio di screditare la Chiesa”.

Poi però cambiò strada. Era l’autunno del 2004 e Ratzinger ordinò al promotore di giustizia della congregazione per la dottrina della fede, il maltese Charles J. Scicluna, di ripescare negli scaffali tutti i processi dormienti riguardanti il sesto comandamento.

L’ordine era: “Ogni causa deve avere il suo corso regolare”. In altre parole: nessuno poteva più essere ritenuto intoccabile, nemmeno tra i protetti dell’allora potentissimo cardinale Sodano e nemmeno tra i prediletti del papa regnante Giovanni Paolo II.

Cominciarono o ricominciarono così, tra le altre, le investigazioni contro due fondatori di ordini religiosi con forti appoggi nella curia: l’italiano Gino Burresi, fondatore dei Servi del Cuore Immacolato di Maria, e il messicano Marcial Maciel Degollado, fondatore dei Legionari di Cristo, entrambi accusati di abusi sessuali contro loro giovani seminaristi e discepoli e di gravissime violazioni del sacramento della confessione.

La morte di Giovanni Paolo II e la successiva elezione a papa di Ratzinger non fermarono le indagini ordinate da quest’ultimo. Anzi. Nel maggio del 2005, il primo atto firmato dal nuovo prefetto della congregazione per la dottrina della fede, l’americano William J. Levada, fu proprio la condanna di Gino Burresi, il primo dei due fondatori di ordini religiosi sopra citati. La condanna aveva l’approvazione di Benedetto XVI “in forma specifica”, che non ammette appello (5).

La sentenza sul fondatore dei Legionari di Cristo richiese più tempo e dovette superare più resistenze. Quando “L’espresso”, il 20 maggio 2005, diede notizia circostanziata degli interrogatori di decine di testimoni d’accusa, la segreteria di stato vaticana reagì asserendo che “non vi è nessun procedimento canonico in corso né è previsto per il futuro nei confronti di p. Maciel” (6).

Di vero, nell’apparente smentita, c’era che la congregazione per la dottrina della fede risparmiava il processo canonico a Maciel per ragioni di salute e di età, 86 anni. Ma la condanna arrivò inesorabile un anno dopo: revoca di ogni ministero pubblico e “vita riservata di preghiera e di penitenza” (7). Poco dopo Benedetto XVI congedò il cardinale segretario di stato, Sodano.

www.chiesa.it
LiviaGloria
00domenica 20 aprile 2008 19:22
Molto rumore per nulla. Il Papa, la pedofilia e il documentario "Sex Crimes and the Vatican"
di Massimo Introvigne
(pubblicato come "Preti pedofili, le falsità del video Bbc" su Avvenire del 30 maggio 2007)
Solo la rabbia laicista dopo il Family Day spiega perché, subito dopo la grande manifestazione romana, all’improvviso il documentario dell’ottobre 2006 della BBC “Sex Crimes and the Vatican” abbia cominciato a circolare su Internet con sottotitoli italiani, e i vari Santoro abbiano cominciato ad agitarsi. Il documentario, infatti, è merce avariata: quando uscì fu subito fatto a pezzi dagli specialisti di diritto canonico, in quanto confonde diritto della Chiesa e diritto dello Stato. La Chiesa ha anche un suo diritto penale, che si occupa tra l’altro delle infrazioni commesse da sacerdoti e delle relative sanzioni, dalla sospensione a divinis alla scomunica. Queste pene non c’entrano con lo Stato, anche se potrà capitare che un sacerdote colpevole di un delitto che cade anche sotto le leggi civili sia giudicato due volte: dalla Chiesa, che lo ridurrà allo stato laicale, e dallo Stato, che lo metterà in prigione.

Il 30 aprile 2001 Papa Giovanni Paolo II (1920-2005) pubblica la lettera apostolica Sacramentorum sanctitatis tutela, con una serie di norme su quali processi penali canonici siano riservati alla giurisdizione della Congregazione per la dottrina della fede e quali ad altri tribunali vaticani o diocesani. La lettera De delictis gravioribus, firmata dal cardinale Joseph Ratzinger come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede il 18 maggio 2001 – quella presentata dalla BBC come un documento segreto, mentre fu subito pubblicata sul bollettino ufficiale della Santa Sede e figura sul sito Internet del Vaticano – costituisce il regolamento di esecuzione delle norme fissate da Giovanni Paolo II. Il documentario al riguardo afferma tre volte il falso:

(a) presenta come segreto un documento del tutto pubblico e palese:

(b) dal momento che il “cattivo” del documentario dev’essere l’attuale Pontefice, Benedetto XVI (per i laicisti il Papa “buono” è sempre quello morto), non spiega che la De delictis gravioribus firmata dall’allora cardinale Joseph Ratzinger come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede il 18 maggio 2001 ha l’unico scopo di dare esecuzione pratica alle norme promulgate con la lettera apostolica Sacramentorum sanctitatis tutela, del precedente 30 aprile, che è di Giovanni Paolo II;

(c) lascia intendere al telespettatore sprovveduto che quando la Chiesa afferma che i processi relativi a certi delicta graviora (“crimini più gravi”), tra cui alcuni di natura sessuale, sono riservati alla giurisdizione della Congregazione per la Dottrina della Fede, intende con questo dare istruzione ai vescovi di sottrarli alla giurisdizione dello Stato e tenerli nascosti. Al contrario, è del tutto evidente che questi documenti si occupano del problema, una volta instaurato un giudizio ecclesiastico, a norma del diritto canonico, a chi spetti la competenza fra Congregazione per la Dottrina della Fede, che in questi casi agisce “in qualità di tribunale apostolico” (così la Sacramentorum sanctitatis tutela), e altri tribunali ecclesiastici. Questi documenti, invece, non si occupano affatto – né potrebbero, vista la loro natura, farlo – delle denunzie e dei provvedimenti dei tribunali civili degli Stati. A chiunque conosca, anche minimamente, il funzionamento della Chiesa cattolica è evidente che quando i due documenti scrivono che “questi delitti sono riservati alla competenza esclusiva della Congregazione per la Dottrina della Fede” la parola “esclusiva” significa “che esclude la competenza di altri tribunali ecclesiastici” e non – come vuole far credere il documentario – “che esclude la competenza dei tribunali degli Stati, a cui terremo nascoste queste vicende anche qualora si tratti di delitti previsti e puniti delle leggi dello Stato”. Non è in questione questo o quell’episodio concreto di conflitti fra Chiesa e Stati. Le due lettere dichiarano fin dall’inizio la loro portata e il loro ambito, che è quello di regolare questioni di competenza all’interno dell’ordinamento giuridico canonico. L’ordinamento giuridico degli Stati, semplicemente, non c’entra.

Nella nota 3 della lettera della Congregazione per la dottrina della fede – ma per la verità anche nel testo della precedente lettera di Giovanni Paolo II – si cita l’istruzione Crimen sollicitationis emanata dalla Congregazione per la dottrina della fede, che allora si chiamava Sant’Uffizio, il 16 marzo 1962, durante il pontificato del Beato Giovanni XXIII (1881-1963) ben prima che alla Congregazione arrivasse lo stesso Ratzinger (che quindi, com’è ovvio, con l’istruzione non c’entra nulla: all’epoca faceva il professore di teologia in Germania).

Questa istruzione dimenticata, “scoperta” nel 2001 solo in grazia dei nuovi documenti e oggi non più in vigore, non nasce per occuparsi della pedofilia ma del vecchio problema dei sacerdoti che abusano del sacramento della confessione per intessere relazioni sessuali con le loro penitenti. È vero che dopo essersi occupata per i primi settanta paragrafi del caso di penitenti donne che hanno una relazione sessuale con il confessore in quattro paragrafi, dal 70 al 74, la Crimen sollicitationis, afferma l’applicabilità della stessa normativa al crimen pessimus, cioè alla relazione sessuale di un sacerdote “con una persona dello stesso sesso”, e nel paragrafo 73 – per analogia con il crimen pessimus – anche ai casi (“quod Deus avertat”, “che Dio ce ne scampi”) in cui un sacerdote dovesse avere relazioni con minori prepuberi (cum impuberibus). Il paragrafo 73 del documento è l’unico mostrato nel documentario, il quale lascia intendere che gli abusi sui bambini siano il tema principale del documento, mentre il problema non era all’ordine del giorno nel 1962 e l’istruzione gli dedica esattamente mezza riga. Clamorosa è poi la menzogna del documentario quando afferma che la Crimen sollicitationis aveva lo scopo di coprire gli abusi avvolgendoli in una coltre di segretezza tale per cui “la pena per chi rompe il segreto è la scomunica immediata”. È precisamente il contrario: il paragrafo 16 impone alla vittima degli abusi di “denunciarli entro un mese” sulla base di una normativa che risale del resto al lontano anno 1741. Il paragrafo 17 estende l’obbligo di denuncia a qualunque fedele cattolico che abbia “notizia certa” degli abusi. Il paragrafo 18 precisa che chi non ottempera all’obbligo di denuncia dei paragrafi 16 e 17 “incorre nella scomunica”. Dunque non è scomunicato chi denuncia gli abusi ma, al contrario, chi non li denuncia.

L’istruzione dispone pure che i relativi processi si svolgano a porte chiuse, a tutela della riservatezza delle vittime, dei testimoni e anche degli imputati, tanto più se eventualmente innocenti. Non si tratta evidentemente dell’unico caso di processi a porte chiuse, né nell’ordinamento ecclesiastico né in quelli statuali. Quanto al carattere “segreto” del documento, menzionato nel testo, si tratta di un “segreto” giustificato dalla delicatezza della materia ma molto relativo, dal momento che fu trasmesso ai vescovi di tutto il mondo. Comunque sia, oggi il documento non è più segreto, dal momento che – stimolati dalla lettura dei documenti del 2001 – avvocati in cause contro sacerdoti accusati di pedofilia negli Stati Uniti ne chiesero alle diocesi il deposito negli atti di processi che sono diventati pubblici. Quegli avvocati speravano di trovare nella Crimen sollicitationis materiale per ampliare le loro già milionarie richieste di risarcimento dei danni: ma non trovarono nulla. Infatti, anche l’istruzione Crimen sollicitationis non riguarda in alcun modo la questione se eventuali attività illecite messe in atto da sacerdoti tramite l’abuso del sacramento della confessione debbano essere segnalate da chi ne venga a conoscenza alle autorità civili. Riguarda solo le questioni di procedura per il perseguimento di questi delitti all’interno dell’ordinamento canonico, e al fine di irrogare sanzioni canoniche ai sacerdoti colpevoli. Perfino Tom Doyle, un ex-cappellano militare che appare nel documentario, ha affermato in una lettera del 13 ottobre 2006 a John L. Allen, che è forse il più noto vaticanista degli Stati Uniti, che “benché abbia lavorato come consulente per i produttori del documentario, temo proprio che alcune distinzioni che ho fatto a proposito del documento del 1962 siano andate perdute. Non credo né ho mai creduto che quel documento sia la prova di un complotto esplicito, nel senso convenzionale, orchestrato dai più alti responsabili del Vaticano per tenere nascosti casi di abusi sessuali perpetrati dal clero”. Tom Doyle rimane del tutto ostile alla “cultura radicalmente sbagliata” che vede nella Chiesa di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI: ma anche lui si rende conto che le tesi del documentario sulla Crimen sollicitationis non sono sostenibili e cerca prudentemente, sia pure con un linguaggio che resta ambiguo, di prendere le distanze.

Un altro inganno del documentario consiste nel sostenere, a proposito della lettera De delictis gravioribus del 2001 sottoscritta dal cardinale Ratzinger, che si tratti del “seguito” della Crimen sollicitationis, che “ribadiva con enfasi la segretezza, pena la scomunica”. In realtà nella lettera del 2001 non si trova neppure una volta la parola “scomunica”. Si ribadisce, certo, che le procedure per i delicta graviora sono “sottoposte al segreto pontificio”, cioè devono svolgersi a porte chiuse e in modo riservato. Ma in questo non vi è nulla di nuovo, né il segreto si applica solo ai casi di abusi sessuali. Il documentario, al riguardo, confonde maliziosamente sia a proposito della De delictis gravioribus sia a proposito della Crimen sollicitationis segretezza del processo e segretezza del delitto. Il delitto non è affatto destinato a rimanere segreto, anzi se ne chiede la denuncia sotto pena di scomunica; il processo è invece destinato a svolgersi in modo riservato, a tutela – come accennato – di tutte le parti in causa. È questa segretezza del processo che è tutelata con la minaccia di scomunica ai giudici, ai funzionari e allo stesso accusato nei paragrafi 12 e 13 della Crimen sollicitationis (quanto alle vittime e ai testi, prestano giuramento di segretezza ma si prevede che “non siano sottoposti ad alcuna sanzione” salvo provvedimenti specifici da parte dei giudici nei singoli casi). Se c’è qualche cosa di nuovo nella De delictis gravioribus rispetto alla disciplina precedente in tema di abusi sessuali, è il fatto che la lettera crea una disciplina più severa per il caso di abuso di minori, rendendolo perseguibile oltre i normali termini di prescrizione, fino a quando chi dichiara di avere subito abusi quando era minorenne abbia compiuto i ventotto anni (e non i diciotto, come alcuni hanno scritto: infatti il termine è di dieci anni ma nel delitto perpetrato da un clericus con un minore “decurrere incipit a die quo minor duodevicesimum aetatis annum explevit”, cioè “inizia a decorrere nel giorno in cui il minore compie il diciottesimo anno di età”, e da questa data decorre per dieci anni, arrivando così ai ventotto anni di età della vittima). Questo significa – per fare un esempio molto concreto – che se un bambino di quattro anni è vittima di abusi nel 2007, la prescrizione non scatterà fino al 2031, il che mostra bene la volontà della Chiesa di perseguire questi delitti anche molti anni dopo che si sono verificati e ben al di là dei termini di prescrizione consueti. Con questa nuova disciplina la durezza della Chiesa verso i sacerdoti accusati di pedofilia è molto cresciuta con Benedetto XVI, come dimostrano casi dove, nel dubbio, Roma ha preferito prendere provvedimenti cautelativi anche dove non c’erano prove di presunti abusi che si asserivano avvenuti molti anni fa, e la stessa nomina del cardinale americano William Joseph Levada, noto per la sua severità nei confronti dei preti pedofili, a prefetto della Congregazione per la dottrina della fede.

Tutte queste norme riguardano, ancora una volta, il diritto canonico, cioè le sospensioni e le scomuniche per i sacerdoti colpevoli di abusi sessuali. Non c’entrano nulla con il diritto civile, o con il principio generale secondo cui – fatto salvo il solo segreto della confessione – chi nella Chiesa venga a conoscenza di un reato giustamente punito dalle leggi dello Stato ha il dovere di denunciarlo alle autorità competenti. Secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica le autorità civili hanno diritto alla "leale collaborazione dei cittadini" (n. 2238): "la frode e altri sotterfugi mediante i quali alcuni si sottraggono alle imposizioni della legge e alle prescrizioni del dovere sociale, vanno condannati con fermezza, perché incompatibili con le esigenze della giustizia" (n. 1916). L'obbligo di "leale collaborazione" con i poteri civili viene meno solo quando i loro "precetti sono contrari alle esigenze dell'ordine morale, ai diritti fondamentali delle persone o agli insegnamenti del Vangelo" (n. 2242): se questo limite non esistesse, se ne concluderebbe che il cittadino cattolico doveva offrire la sua "leale collaborazione" anche al Terzo Reich e denunciare alla Gestapo le violazioni delle leggi razziali di cui fosse venuto a conoscenza. Dal momento, invece, che le leggi che tutelano i minori dagli abusi non sono affatto contrarie alle "esigenze dell'ordine morale", nei loro confronti vige l'obbligo di "leale collaborazione" prescritto dal Catechismo, e le "frodi e altri sotterfugi" con cui si cercasse di sottrarsi a tali leggi sono "condannate con fermezza". Certo, in passato queste indicazioni non sono sempre state rispettate (ma abusus non tollit usum). Il legittimo desiderio di proteggere sacerdoti innocenti ingiustamente calunniati (ce ne sono stati, e ce ne sono, molti) qualche volta è stato confuso con un “buonismo” che ha ostacolato indagini legittime degli Stati. Benedetto XVI ha più volte stigmatizzato ogni forma di buonismo sul tema (si veda per esempio il discorso ai vescovi dell’Irlanda in visita ad Limina Apostolorum, del 28 ottobre 2006): e in realtà il trasferimento della competenza dalle diocesi, dove i giudici spesso possono avere rapporti di amicizia con gli accusati, a Roma mirava fin dall’inizio a garantire maggiore rigore e severità.

A margine – ma non troppo – di questa controversia si devono menzionare due luoghi comuni. Il primo è quello secondo cui la “colpa” della Chiesa è quella di mantenere il celibato tra i sacerdoti di rito latino: sarebbe appunto il celibato la causa almeno remota degli episodi di pedofilia. Il secondo fa credere a molti che i preti pedofili siano “decine di migliaia”. Prima di discutere le statistiche sul punto, e le relative esagerazioni, si deve essere chiari: anche un solo caso di pedofilia nel clero sarebbe un caso di troppo, nei confronti del quale le autorità civili e religiose hanno non solo il diritto ma il dovere di intervenire energicamente. Tuttavia stabilire quanti sono i preti e religiosi cattolici pedofili non è irrilevante. Le tragedie individuali sono difficilmente descritte dalle statistiche, ma il quadro statistico può aiutare a capire se si tratta di casi isolati o di epidemie, e se c’è qualche cosa nello stile di vita del clero cattolico che rende questi episodi più facili a verificarsi di quanto non avvenga, per esempio, fra i pastori protestanti o fra i maestri di scuola laici debitamente sposati.

È proprio vero che si tratta di un’epidemia dalle proporzioni ormai incontrollabili? Si legge spesso che la Chiesa cattolica almeno in Nord America – dal momento che i casi denunciati, ancorché non irrilevanti, sono in numero minore in Europa e altrove – ospita una percentuale di pedofili elevata e unica rispetto a tutti i gruppi religiosi dotati di ministri ordinati o di attività educative. Le statistiche che sono fatte circolare spesso senza troppo preoccuparsi delle fonti parlano di migliaia o anche di decine di migliaia di casi. Si è sentito dire per esempio ripetutamente in talk show televisivi americani che il cinque o il sei per cento dei preti statunitensi sono “pedofili”. Alcuni talk show studiati dall’illustre sociologo (non cattolico) Philip Jenkins in due sue opere sul tema (la fondamentale Pedophiles and Priests. Anatomy of a Contemporary Crisis, Oxford University Press, Oxford - New York 1996; e Moral Panic. Changing Concepts of the Child Molester in Modern America, Yale University Press, New Haven - Londra 1998; mentre in The New Anti-Catholicism. The Last Acceptable Prejudice, Oxford University Press, Oxford - New York 2003 lo stesso autore studia il contesto dell’anticattolicesimo, l’ultimo pregiudizio socialmente accettato, come brodo di coltura in cui affermazioni palesemente false acquistano l’apparenza della credibilità) hanno citato a ruota libera pseudo-statistiche e cifre da cui emergerebbe che il numero dei “preti pedofili” americani è superiore al numero totale di sacerdoti cattolici degli Stati Uniti. Almeno queste statistiche sono certamente false, e devono insegnare a non prendere per oro colato tutti i dati presentati come “statistici” o “scientifici” in televisione. Negli ultimi trent’anni i casi di sacerdoti cattolici o religiosi condannati per abusi sessuali su bambini negli Stati Uniti e in Canada sono di poco superiori al centinaio. Un autore molto critico sul punto nei confronti della Chiesa cattolica, il sociologo Anson D. Shupe (di cui cfr.In the Name of All That’s Holy. A Theory of Clergy Malfeasance, Praeger, Westport 1995; Wolves within the Fold. Religious Leadership and Abuses of Power, Rutgers University Press, New Brunswick - Londra 1998; e – con William A. Stacey e Susan E. Darnell - Bad Pastors. Clergy Misconduct in Modern America, New York University Press, New York - Londra 2000), ha sostenuto che, nell’ultimo trentennio del ventesimo secolo, i casi di preti nordamericani pedofili possano essere stati superiori al migliaio e raggiungere forse alcune migliaia. Shupe ammette che le statistiche sono difficili perchè, a partire da poche condanne, occorre estrapolare e speculare sulla base di sondaggi su quanti casi non arrivano alla condanna perchè non sono denunciati (il che peraltro, ammette l’autore, oggi avviene meno di ieri) ovvero sono oggetto di transazioni fra le parti. Si deve anche chiarire che non è corretto includere nelle statistiche sulla “pedofilia” i casi di relazioni sessuali che coinvolgono, per esempio, un sacerdote venticinquenne e una fedele minorenne di sedici o diciassette anni. Si tratta certamente di un illecito canonico (in alcuni paesi anche di un reato), che però non corrisponde a nessuna definizione medica o legale di “pedofilia”, che il più diffuso manuale diagnostico e statistico utilizzato dagli psichiatri, il DSM-IV, definisce come “attività sessuale ricorrente con bambini prepuberi”. Su tutta la materia delle statistiche è in corso un’accesa discussione: ma in ogni caso siamo lontani dalle “decine di migliaia” di casi evocati dai talk show.

Sulla base dei pochi dati certi e, molto di più, di quelli ipotetici si e diffusa l’idea secondo cui responsabile del problema sia il celibato (o il voto di castità dei religiosi), non più tollerabile nella società contemporanea. Attivisti contro il celibato, a una riunione della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, protestavano per la presunta esplosione della pedofilia in clergyman con slogan come “È la Chiesa il vero pedofilo”. In realtà, tuttavia, se si usano statistiche omogenee, cioè prodotte dagli stessi ricercatori o istituti o con gli stessi criteri, si scopre che negli Stati Uniti alcune denominazioni protestanti ai cui ministri di culto non è richiesto il celibato o che non hanno neppure una figura di “ministro” ordinato hanno percentuali di condannati e incriminati per pedofilia tra i loro ministri o educatori (considerato il numero globale di pastori o anziani delle loro congregazioni) non troppo dissimili da quelle della Chiesa cattolica, e lo stesso vale per i maestri laici delle scuole pubbliche e degli asili (naturalmente, anche in questi casi sono possibili incriminazioni e accuse ingiuste). Se l’elemento decisivo fosse il celibato, i ministri e pastori cui è permesso sposarsi – per tacere dei maestri laici – dovrebbero avere percentuali di rischio decisamente minori rispetto alla Chiesa cattolica. Jenkins nota poi un dato forse non politicamente corretto ma fondamentale: oltre il novanta per cento delle condanne di sacerdoti cattolici pedofili riguarda abusi su bambini (si noti la “i” finale) e non su bambine. Dal momento dunque che si tratta, piaccia o no, di omosessuali e che l’alternativa al celibato – salvo nuovi significati del termine, in clima di Dico e di matrimoni omosessuali – consiste nello sposare una donna, permettere ai sacerdoti di rito latino il matrimonio (eterosessuale) non risolverebbe i loro casi.

È vero, sottolinea ancora la letteratura scientifica, che comunità religiose più piccole o che non hanno una struttura gerarchica organizzata su base nazionale – per esempio le denominazioni pentecostali – sono state percentualmente meno coinvolte nel problema della pedofilia dei ministri e pastori, anche se non sono mancati singoli incidenti clamorosi. Questo dato fa riflettere sul fatto che decisivo non è il celibato: sono piuttosto aspetti strutturali e economici. Da una parte, è possibile che un vero pedofilo si “nasconda” meglio ed eluda più facilmente la vigilanza all’interno di una grande struttura. Ma è anche vera che gli studi legali specializzati in questo campo – che negli Stati Uniti non mancano – e le grandi società di assicurazioni che spesso determinano l’esito delle cause (talora preferendo pagare e alzare il premio della polizza, anche quando l’accusato e presumibilmente innocente) attaccano più volentieri lo Stato, nel caso dei maestri delle scuole pubbliche, ovvero la Chiesa cattolica a altre comunità religiose con una organizzazione nazionale e gerarchica. Qui si può attingere per i danni alle ricche casse delle diocesi, al di là delle parrocchie, mentre nelle denominazioni più piccole o dove manca una struttura gerarchica, e ogni comunità locale è indipendente, non si può sperare di ottenere più di quanto è sufficiente a vuotare le casse, spesso magre, di una congregazione locale.

II fatto che fare causa alla Chiesa cattolica chiedendo risarcimenti per le presunte molestie di preti “pedofili” sia anche un potenziale buon affare nulla toglie, evidentemente alla gravità dei casi di pedofilia reali e accertati. Ma deve rendere vigilanti nei confronti di casi montati ad arte o fasulli, tutt’altro che infrequenti negli Stati Uniti e di cui qualche segnale fa temere l’“importazione” anche in Italia. Un anticattolicesimo latente in settori importanti della società, ambienti di assistenti sociali e terapisti convinti che tutto quanto i loro pazienti o assistiti raccontano, specie se sono bambini, sia sempre e necessariamente vero – molti episodi decisi dai tribunali mostrano che non sempre è così: i bambini assorbono facilmente le idee dei loro terapisti, o questi ultimi li incalzano e li confondono con domande suggestive – e una mentalità per cui il celibato o i voti non sono politicamente corretti fanno sì che accuse poi dimostrate come false in tribunale siano prese inizialmente sul serio. Tutto questo ripetiamolo ancora una volta non nega certamente la presenza di casi dolorosi, sulle cui cause la Chiesa giustamente indaga e si interroga. Ci si può chiedere, per esempio, perchè proprio negli Stati Uniti il paese dove sono più forti la contestazione nei confronti del Magistero in tema di morale sessuale e una certa tolleranza dell’omosessualità anche da parte di teologi che insegnano nei seminari il problema dei preti pedofili, al di là delle esagerazioni statistiche, sia più diffuso che in Europa. A costo di ripetere l’ovvio, precisiamo subito che solo un folle sosterrebbe che tutti i sacerdoti omosessuali, per non parlare degli omosessuali non sacerdoti, sono pedofili; è invece un fatto statisticamente accertato che la maggior parte dei preti pedofili condannati sono omosessuali. Da questo punto di vista l’apertura del documentario con un pedofilo che parla di “bambine”, al femminile, è a sua volta fuorviante (e i sottotitoli in italiano della prima versione diffusa via Internet aggiungono del loro, dal momento che mentre il documentario inglese parla di “a former Catholic priest”, cioè di un ex prete cattolico, il sottotitolo presenta il poco simpatico pedofilo come “un prete cattolico”, dimenticando l’“ex”, il che non è precisamente la stessa cosa).

La vigilanza in questo delicatissimo campo deve certamente continuare: ma non può essere disgiunta da una parallela vigilanza contro forme di disinformazione laicista e dall’esame attento di ogni singolo caso. Se per i colpevoli in un campo come questo è giusto parlare di “tolleranza zero”, la severità non può essere disgiunta dalla ferma difesa di chi è ingiustamente accusato, ricordando che ogni accusa, tanto più quando è grave e infamante, deve essere adeguatamente provata.

In ogni caso, le misure prese nell’ambito del diritto canonico per perseguire i crimini di natura sessuale commessi dal clero, e la denuncia dei responsabili alle autorità dello Stato, costituiscono due vicende del tutto diverse. La confusione, intrattenuta ad arte per gettare fango sul Papa, è solo frutto del pregiudizio e dell’ignoranza.


Vedi anche:

Appello contro un documentario sensazionalistico e falso

Annozero su sacerdoti e pedofilia: le pagelle di Massimo Introvigne


Quanti sono i preti "pedofili"?

Il documentario sui preti pedofili: tante bugie sul caso O'Grady, di Massimo Introvigne

"La congiura degli ignoranti" (il Giornale, 23 maggio 2007)

Da quando la Bbc è screditata la Rai ha deciso di imitarla, di Massimo Introvigne (il Foglio, 31 maggio 2007)

Introvigne, Santoro e il Grande Fratello: "In onda (forse) una bufala dolosa, buona per fare la solita caciara" (il Foglio, 31 maggio 2007)


www.cesnur.org/2007/mi_05_22a.htm


J.P. Morgan
00lunedì 21 aprile 2008 16:37
Re: Re:
LiviaGloria, 20/04/2008 10.08:




Sí,non si puo sapere neanche dei professori,dalle famiglie e da tutto l elenco dove gli abusi sono maggioritari.






e tu vorresti giustificare i preti pedofili....leggasi PRETI (la massima aspirazione per una persona a fare del bene) dicendo che non sono gli unici???? ebbeh complimenti!!!


e come dire : io ho abusato i bambini, ma lo fanno anche gli altri
non ce nulla di male..... cioè è un esempio un po duro ma è piu o meno quello che ho capito dalla tua frase


sai, è brutto quando si predica bene...ma ri razzola davvero davvero male!!!
LiviaGloria
00lunedì 21 aprile 2008 17:57
Mi dispiace Morgan,ma non hai compreso bene il mio messaggio.

Oltretutto cio che ho postato ora é collegato con anche gli altri topic su questo argomento...e sopratutto perché rivolti a nivacrom...vecchia conoscenza a cui molti qui sanno dove vuole andare a parare....

Il discorso non é incentrato sul discorso pedofolia no problema...il discorso é incentrato sulla pedofilia come abominazione UNIVERSALE...ed anche su un potere mediatico che gioca contro la chiesa non dicendo la vera veritá...cioé i dati veri,ma gonfiando,storpiando e altro...ed in piu insabbiando i casi al di fuori della chiesa e non facendone un tam,tam alla stessa stregua dei preti colpevoli di pedofilia.

Come vedi il discorso non é cosí come lo hai inteso,ma ha una sfum,atura diversa e su di un altro cambo di "battaglia"...la guerra alla disinfoirmazione mediatica...e non solo per questo argomento.


Spero di essermi spiegata questa volta. [SM=g27823]
J.P. Morgan
00lunedì 21 aprile 2008 20:28
si, ora ho capito...cmq hai ragione ovviamente non è l'unica la chiesa....magari anche Berlusconi è pedofilo ma non si saprà mai (è un esempio) ma il problema è che la chiesa non dovrebbe farle certe cose....è come dire che la croce rossa ammazza i feriti...voglio dire!

un prete che abusa è una cosa assurda, ma il clero li protegge..e la cosa è ancora piu assurda!!! scusa, perchè semplicemente non lo ammettono e li puniscono come si deve..fidati che la chiesa ne uscirebbe piu pulita di prima, al posto di fare mezze dichiarazioni e cercare di insabbiare tutto...se devono combatterli sul serio, che lo facciano allora! sembra che li combattono solo perchè sono usciti in televisione...non sono sinceri.Ovvimente vale per tutti, ma la Chiesa dovrebbe essere la prima a combatterli...non a "produrre" dei pedofili.
Ghergon
00lunedì 21 aprile 2008 22:01
Re:
J.P. Morgan, 4/21/2008 8:28 PM:

si, ora ho capito...cmq hai ragione ovviamente non è l'unica la chiesa....magari anche Berlusconi è pedofilo ma non si saprà mai (è un esempio) ma il problema è che la chiesa non dovrebbe farle certe cose....è come dire che la croce rossa ammazza i feriti...voglio dire!

un prete che abusa è una cosa assurda, ma il clero li protegge..e la cosa è ancora piu assurda!!! scusa, perchè semplicemente non lo ammettono e li puniscono come si deve..fidati che la chiesa ne uscirebbe piu pulita di prima, al posto di fare mezze dichiarazioni e cercare di insabbiare tutto...se devono combatterli sul serio, che lo facciano allora! sembra che li combattono solo perchè sono usciti in televisione...non sono sinceri.Ovvimente vale per tutti, ma la Chiesa dovrebbe essere la prima a combatterli...non a "produrre" dei pedofili.




1 Che al Chiesa protegga questi malati di mente è una tua idea personale.

2 Trovo questa tua presa di posizione del tutto inutile e di parte.
E' già stato detto che questa cosa riguarda poche persone malate e infiltratesi nella Chiesa come preti.

Ci sono centinaia di migliaia di ottimi e bravi sacerdoti.
Quelli non esistono?

Insistere con questa storia caro jp non serve a nulla se non evidenziare il tuo livore contro la Chiesa.

Poi non capisco perchè il tuo esempio doveva utilizzare Berlusconi.
Potevi usare gli amici dell'opposizione, no? che a quanto pare alcuni sono più liberali su certe cose...


LiviaGloria
00lunedì 21 aprile 2008 22:20
Re:
J.P. Morgan, 21.4.2008 20:28:

si, ora ho capito...cmq hai ragione ovviamente non è l'unica la chiesa....magari anche Berlusconi è pedofilo ma non si saprà mai (è un esempio) ma il problema è che la chiesa non dovrebbe farle certe cose....è come dire che la croce rossa ammazza i feriti...voglio dire!

un prete che abusa è una cosa assurda, ma il clero li protegge..e la cosa è ancora piu assurda!!! scusa, perchè semplicemente non lo ammettono e li puniscono come si deve..fidati che la chiesa ne uscirebbe piu pulita di prima, al posto di fare mezze dichiarazioni e cercare di insabbiare tutto...se devono combatterli sul serio, che lo facciano allora! sembra che li combattono solo perchè sono usciti in televisione...non sono sinceri.Ovvimente vale per tutti, ma la Chiesa dovrebbe essere la prima a combatterli...non a "produrre" dei pedofili.



Ti invito a leggere questo documento dove a tali statistiche hanno contribuito vari organi religiosi di diversa provenienza e anche organi laici che combattono tutti i giorni in difesa e aiuto delle vittime di abusi.

Purtroppo hai ragione,il fatto che un prete possa cadëre in un tale scandalo é la cosa piu incomprensibile che se vi cade una persona "normale"....e spero vivamente che il papa metterá in pratica cio che ha detto e proposto per tale problema all interno della chiesa.
Io combatto solo la disonformazione e l associazione pedofilia-chiesa o celibato-pedofilia.
Combatto quando si dice che il papa non fece niente a suo tempo e si spacciano documenti che erano pubblici per segreti...documenti di dura riprensione per nascondimento di tali fatti.
Il problema é che certi vescovi si sono presi la licenziositá di nascondere tali orribili fatti...nonostante i documenti emessi dal vaticano e messi a conoscenza di tutto il clero.

Pero tale lotta la devono fare anche gli organismi e le persone laiche ed impegnarsi a tale proposito...quando nelle scuole trasferiscono tali insegnanti...quando nelle famiglie stesse non si crede ad un figlio che racconta una tale cosa o si nasconde per vergogna o quale paura...

Eipeto che questa é una lotta univarsale...chiesa compresa,laici compresi,religioni del mondo comprese.

Perché il rischi di voler dare la colpa solo alla chiesa...é quello che poi tutti gli altri non si prendono le LORO responsabilitá...

Questa é l angolatura da cui io vedo tale problema.


freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=7453969

Anche la tua affermazione che "la chiesa produce pedofili"...vedi cosa invece produce la societá?...il capro espiatorio perché poi non guardare a sé stessi.




Tosca76
00martedì 22 aprile 2008 09:25
Re:

si, ora ho capito...cmq hai ragione ovviamente non è l'unica la chiesa....magari anche Berlusconi è pedofilo ma non si saprà mai (è un esempio) ma il problema è che la chiesa non dovrebbe farle certe cose....è come dire che la croce rossa ammazza i feriti...voglio dire!



Solo a titolo informativo ricordo che oltre l'80% (se non siamo addirittura vicino al 90%) degli abusi sessuali sui minori viene perpetrato in famiglia, da uno dei genitori. E un genitore ancor meno di un prete dovrebbe far del male al bambino in quanto suo figlio, non credi?
La pedofilia con la libido trattenuta e esasperata dalla castità c'entra fino ad un certo punto, se non per nulla affatto.
La pedofilia può manifestarsi e spesso di manifesta in persone dalla sessualità promisqua ma dalla personalità fortemente immatura, il pedofilo non instaura un rapporto sessuale paritario con il partner come nella sessualità tra da adulti. Nella pedofilia si instaura un rapporto di POTERE esasperato e sessualizzato. L'abuso sessuale è SEMPRE abuso di potere e nella pedofilia questo aspetto è ancor più accentuato, esasperato.
Finchè la gente non capirà che gli abusi sessuali non sono originati dalla libido in sè ma una manifestazione sessualizzata di un'altra origine, di tipo psichico-relazionale in una personalità problematica che si afferma nell'affernazione coatta e forzata del proprio potere sul prossimo, questa piaga (all'interno come all'esterno dela Chiesa) non verrà mai guarita e numeorse vittime ci aspettano ancora in futuro.
Ma perchè non aprite gli occhi? Il mondo NON E' come lo descriviono i media, soprattutto la pedofilia e l'abuso sessuale non è qualcosa che può essere giustificabile perchè la persona è repressa. No, non c'entra niente! [SM=g27814]
Nivacrom
00martedì 22 aprile 2008 11:16
Re: Re:
Tosca76, 22/04/2008 9.25:



Ma perchè non aprite gli occhi? Il mondo NON E' come lo descriviono i media, soprattutto la pedofilia e l'abuso sessuale non è qualcosa che può essere giustificabile perchè la persona è repressa. No, non c'entra niente! [SM=g27814]



Stai quindi ammettendo che alcune persone, che non sono assolutamente pedofile, praticando la castità possano, in alcuni casi, sentirsi represse?

Se così fosse la tua sarebbe una giusta osservazione. [SM=g27811]


Tosca76
00martedì 22 aprile 2008 13:24
Re: Re: Re:
Nivacrom, 22/04/2008 11.16:



Stai quindi ammettendo che alcune persone, che non sono assolutamente pedofile, praticando la castità possano, in alcuni casi, sentirsi represse?

Se così fosse la tua sarebbe una giusta osservazione. [SM=g27811]





Personalmente ritengo che una persona si senta repressa quando non può fare qualcosa che VUOLE fare. Che poi la valenza di ciò che si desisera sia positiva o negativa dipende dalla morale, dall'etica e dalla legge (se io voglio uccidere qualcuno perchè lo odio profondamente non è che perchè mi reprimo nell'ucciderlo sia una cosa negativa anzi...ogni azione porta sempre a una conseguenza).
Per questo sono dell'opinione che per capire se si ha la vocazione o meno al sacerdozio occorre un profondo discernimento interiore. Prendere i voti è una cosa molto seria e bisogna essere convinti in tutto e per tutto, non basta solo lasciarsi trasportare dell'ardore della fede. Dio chiama ognuno di noi in modo diverso, sta a noi discernere il tipo di vocazione. Chi sceglie la castità del sacerdozio in modo davvero convinto e profondo non credo che si senta represso, perchè è completamente appagato da altre cose che nella scelta per il sacerdozio desiderava ardentemente compiere.

unCRISTIANO2
00mercoledì 30 aprile 2008 18:57
Re: morgan........il papa
J.P. Morgan, 20/04/2008 1.30:

il problema è che POCHI pedofili sono stati SCOPERTI...bisogna vedere poi quante vittime non parlano perchè hanno paura, ma questo purtroppo non lo puo sapere nesusno se non i preti e le vittime



ho seguito abbastanza il papa in america.

Credo che questo periodo storico sia il più favorevole a smascherare le "sporcizie" dentro la chiesa, come le chiama Ratzingher.
E' il momento della purificazione negli USA e in tutta la chiesa mondiale. Internet favorisce la cosa, ed emerge sempre più chiaramente uno schieramento tra due fronti contrapposti.
Io non temo che vengano scoperti gli scandali, per me è un favore che ci fanno. E' l'occasione per testimoniare la verità del vangelo e fare riparazione.
Ora la chiesa americana è entrata nella fase della purificazione.





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