ottimo articolo sulla conferenza di Copehnaghen di Beatrice Riganti per capire le mosse prese dal dopo-vertice - CONSIGLIATO

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GMU
00mercoledì 30 dicembre 2009 12:39
la Sirenetta e il cambiamento climatico
fonte:    http://www.megliopossibile.it/post.php?id=4422&title=&titleId=

ACCANTO AL FOCUS
di Beatrice Riganti :

   Nel focus in questo stesso numero abbiamo elencato le ragioni per cui il vertice di Copehnaghen poteva risolversi in un compromesso al ribasso e così è stato.
Ma ci sono alcune considerazioni da fare. Prima di pubblicare i termini dell’accordo, non si parla di trattato, raggiunto in Danimarca è giusto assumersi la responsabilità di alcune considerazioni. Questo genere di vertici è ormai talmente spettacolarizzato e investito di significati meta- simbolici, da risultare per forza una delusione. Se il palcoscenico è troppo vasto, gli stessi protagonisti sembrano piccoli piccoli e le comparse – semplicemente – scompaiono. Per contro, se non si calano i pezzi da 90 che non possono perdere la faccia e il consenso – come Obama o il premier cinese– non si farebbero nemmeno i misurati passi che si sono fatti. Così la pensa cancelliere tedesco Angela Merkel, dichiarando alla Bild che il summit sul cambiamento climatico non va considerato un fallimento ma "un primo passo versi un nuovo ordine mondiale del clima".
Il suo governo, ha promesso, porterà avanti quanto stabilito, a partire da una conferenza interministeriale straordinaria che si terrà a Bonn a metà anno. Per l’Italia il ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo si è dichiarata delusa perché Usa e Cina hanno fatto tutto tra di loro, decretando di fatto il fallimento del summit. Ecco, quando sentiamo parlare di nuovo ordine mondiale, conferenza interministeriale straordinaria, e quando anche l’Italia (che per buona parte inadempiente come si vede dalla classifica citata nel Focus) fa scaricabarile senza tener conto di quanto grandi sono i barili, ci viene da dire: abbiamo già dato. Ma è proprio questo il punto, non è vero. Non “diamo”, ci aspettiamo che “diano” e andiamo avanti a farci i fatti nostri. Bisogna smettere di sedersi in poltrona in un continuo sabato del villaggio in attesa di festa e aspettando che i leader carismatici ci soddisfino.
Sono attese viziate in partenza dal bisogno di accontentare gruppi, lobby e interessi che passano sopra al singolo a cui i potenti non possono sottrarsi, nemmeno in democrazia. E’ la responsabilità individuale che va assunta. Siamo noi che possiamo risparmiare 10milioni di bistecche alla settimana, semplicemente rinunciandoci per un pasto ogni sette giorni. E ogni bistecca vale 4500 litri d’acqua, fatevi il conto. Un risparmio enorme realizzato senza penalizzare nessuno. Siamo noi che disperdiamo in mare le buste di plastica che hanno ucciso i capodogli spiaggiati in Italia nei giorni scorsi. I cetacei li scambiano per calamari e muoiono, quando pensano di avere trovato il Paese di Bengodi. Tragica metafora dei ricorrenti spiaggiamenti di esseri umani, attratti dallo stesso miraggio. Siamo noi che posiamo il parquet di legni pregiati e sfoggiamo l’accessorio di pelo, favorendo lo scempio internazionale di esseri viventi: piante o animali che siano. Lasciamo perdere l’acqua del rubinetto o i trasporti, perché si aprirebbe un tema infinito. Ma non è Obama che può far sparire milioni di “fettine”, non è il premier cinese che può raccattare i sacchetti in mare. Nemmeno Stefania Prestigiacomo può far sparire le boiseries di essenze protette e i pom-pom di pelo vero. L’ambiente è di tutti, è sovranazionale, è dei cittadini del mondo, anche se emergono localismi talmente miopi da far dubitare che “Il fine ultimo della creazione”, l’uomo, non meriti invece di sparire per primo. E ora a seguire quel che è rimasto sul tappeto, dopo che gli ospiti hanno lasciato la sala:

TRATTATO. Nessun trattato. Da Copenhagen esce soltanto un Accordo. E' sparita anche la definizione di "accordo politicamente vincolante".

VINCOLI.  Il riferimento alla scadenza del 2010 è scomparso dall'intesa finale. La trattativa sui tempi, in pratica, si riapre.( La premessa invece era la stesura di trattati legalmente vincolanti, come quello di Kyoto, con meccanismi di verifica e sanzioni entro per il prossimo anno). A gennaio, ogni Paese si limiterà a comunicare all'Onu gli obiettivi che si è volontariamente dato per limitare le emissioni, senza alcun vincolo internazionale.

2 GRADI. L'obiettivo  di mantenere entro 2 gradi l'aumento della temperatura nei prossimi decenni, è il punto principale dell'accordo raggiunto. Oltre 2 gradi gli scienziati valutano le conseguenze (siccità, inondazioni, innalzamento dei mari) al di fuori di ogni possibile controllo e tutela, soprattutto se la ricerca scientifica non avesse abbastanza risorse.

2050. Per    arrivare all'obiettivo dei 2 gradi Le emissioni di Co2 dovrebbero diminuire del 50 per cento entro il 2050. Per arrivarci, i paesi industrializzati taglieranno le emissioni dell'80 per cento. Ma non basta: anche i paesi emergenti dovrebbero tagliare le loro e non solo rallentarle. Per accettare il 50 per cento, i Paesi emergenti vogliono che i paesi ricchi fissino un obiettivo di riduzione ambizioso già per il 2020. (Sulla carta questo meccanismo non c’è) 2020. Perché l'obiettivo al 2050 sia credibile, i Paesi industrializzati dovrebbero infatti tagliare già nel 2020 le loro emissioni di Co2 del 25-40 per cento. Gli impegni presi finora arrivano solo al 14-18 per cento modesta La bozza si limitava a registrare gli impegni presi finora dai vari Paesi (Ue 20 per cento sul 1990, Usa 17, Giappone 25, ambedue sul 2005).

VERIFICHE. L'accordo raggiunto fra gli Stati Uniti e i grandi paesi emergenti (Cina, India, Brasile, Sud Africa) prevede inventari biennali delle emissioni, da comunicare secondo specifiche linee guida, che devono, però, ancora essere tecnicamente delineate.

FORESTE. Le foreste sono un grande polmone e la deforestazione un potente fattore di emissioni. La bozza annuncia incentivi, gli Usa hanno già stanziato 1 miliardo di dollari, per allargare le foreste e fermare i disboscamenti che contribuiscono al cambiamento climatico.

FINANZIAMENTI. Fin qui, l'unico possibile successo della Conferenza. I fondi, infatti, scatteranno solo se l'accordo finale verrà firmato da tutti. Ai Paesi più deboli viene promesso un aiuto di 10 miliardi di dollari l'anno, per il 2010, 2011, 2012, Si tratta di soldi"nuovi e aggiuntivi" non dunque il riciclo di vecchie promesse di donazioni. Dopo il 2013, entrerà in funzione un Fondo di Copenhagen per il clima, con finanziamenti crescenti, che dovrebbero arrivare a 100 miliardi di dollari l'anno, entro il 2020. Questi soldi arriveranno, comunque, dai governi, dalle industrie e (probabilmente) dai proventi dei mercati delle emissioni che verranno istituiti a livello mondiale. Per le Ong, è come mettere la volpe a guardia del pollaio. Per i più ottimisti, si darà impulso, sia pure in primo luogo sotto il profilo economico, al business verde sotto forma di lavoro, tecnologie, impulso alla ricerca scientifica e all’introduzione di nuove tecnologie sostenibili.

[29/12/2009]
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