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"Novella dell'annientamento totale
(Roma 4 settembre 1999)
Nella gran sala delle conferenze, l'autore della novella iniziò il racconto.
Salvatore passava tutti i giorni della sua sopravvivenza a elemosinare parole di conforto.
Erano passati ormai tanti anni da quando aveva smesso di vivere la sua vita o meglio dal giorno
degli accadimenti. Salvatore viveva la vita degli altri, non più la sua.
La mattina quando si svegliava nel letto non guardava intorno a se, cercava di fissare il primo
oggetto che gli capitava. Nella penombra della piovosa mattina si vestiva con degli abiti
impersonali non suoi ma degli altri. L'intimo apparteneva al capitano Rossi, le calze al colonnello
Cavallo, i pantaloni al maresciallo Carini, la camicia e tutto il resto ai vari personaggi della sua vita;
tutti importanti e vicini al gran ministro generale.
Mi si chiederà: “…come mai Salvatore, dottore, era ridotto a non essere nulla? Come mai era
costretto a esistere solo come cuore e non come cervello?”
La risposta è veramente semplice: il suo cuore non si doveva fermare perché sarebbe stato omicidio
o suicidio. Il suo cervello era stato condannato all'annientamento.
La società dove viveva Salvatore non usava più metodi antiquati come: l'ergastolo o la condanna a
morte. La società evoluta condannava all'inesistenza sociale, veniva, nel momento della condanna
stabilito il grado di degradazione; per Salvatore era stato adottato il massimo della pena:
"L'inesistenza totale".
Questo in poche parole significava che per tutta l'esistenza del suo cuore Salvatore non poteva
comprare nulla, solo elemosinare; non poteva possedere nulla, se non ciò che serviva a tenere in
vita il suo cuore.
La sua famiglia non era più la sua famiglia. Non poteva dire di averne una o di averne posseduta
una in passato. Il passato non esisteva, tutto ciò che gli era appartenuto era stato cancellato. I suoi
scritti erano stati annullati; le sue idee cancellate; le teorie sviluppate in funzione delle sue ricerche
rinnegate e annullate. Per l'anagrafe non era nemmeno nato.
I compagni di scuola rintracciati erano stati costretti a rinnegarlo. I suoi amici o indifferentemente i
sui conoscenti lo avevano rinnegato.
La moglie era stata data in sposa ad un impiegato statale. I figli a tutti gli effetti erano stati
riconosciuti figli di un impiegato dello stato.
La casa che era costretta a ospitarlo, per tenere in vita il suo cuore, era quella dove c'era tutta la sua
passata famiglia. La parte più difficile della sua sopravvivenza fisica, era proprio la mattina quando
in ogni caso era costretto a uscire di casa.
Tutti i giorni della settimana era costretto a uscire alle sette in punto e non poteva rientrare prima
delle dieci di sera.
Non doveva e del resto nessuno lo avrebbe fatto, scambiare parola con alcuno in quella casa. La
protesi che gli era stata montata sul cranio immobilizzava i movimenti e la sua testa restava sempre
china e i movimenti consentiti erano limitatissimi.
Se per caso qualcuno dei familiari avesse osato rivolgergli la parola, il controllo centrale sarebbe
intervenuto eliminando il suono, e Salvatore non avrebbe potuto sentire nessuna parola.
Fuori di casa le cose erano state stabilite diversamente. Salvatore poteva camminare con libertà,
poteva parlare e raccontare del suo passato, ma nessuno lo avrebbe dovuto ascoltare.
Poteva lavorare manualmente, ma gli oggetti da costruiti dovevano essere distrutti; senza essere
nemmeno guardati.
Mi domanderete incuriositi: “…Salvatore cosa pensava di tale condanna?”
La risposta è semplice, egli non poteva che essere felice. La condanna era una libera scelta. Era
stato messo di fronte a una scelta: la vita o l'annientamento totale.
La condanna che Salvatore aveva scelto era irreversibile e non ci si poteva pentire; non era
consentito il ripensamento dell'ultimo minuto.
-Mi scusi autore, mi domandavo, ma è mai possibile che nessuno vicino a lui lo abbia
consigliato, aiutato. E’ mai possibile che nessuno lo amasse al momento della condanna?
-La domanda è legittima. Purtroppo la risposta è semplice, non lo sopportava più nessuno. Era
diventato veramente insopportabile, e poi non la smetteva più con la sua coerenza, i suoi
principi, le sue leggi di giustizia. A nessun costo voleva adeguarsi e arrivato a un certo punto
qualcuno lo denunciò alle autorità come pericolo sociale.
-Si difese?
-Sicuramente. Battagliò tantissimo e qualcuno gli andò persino dietro. Pensate che nel corso del
processo ci furono delle sommosse. Molti personaggi di rilievo lo difesero.
-Era quindi divenuto popolare?
-A parole, poi al dunque. Il Giudice indagò per capire se chi lo difendeva era poi veramente dalla
sua parte, il risultato fu drammatico; con pochi spicci, denaro intendo dire, tutti ritrattarono.
-Incredibile! Le domando possibile che non abbia trovato nel corso del processo uno solo che lo
difendesse?
-Le confesso che non ci fu un solo mortale che volle prendere veramente le sue difese.
-Non intervenne nessuno nemmeno dal mondo dei giusti?
-Questa è la domanda a cui con più drammaticità sono costretto a rispondere. Dovete pensare che
a un certo punto della battaglia al giudice venne in mente che forse Salvatore poteva non essere
umano, forse divino? Venne interpellato Dio. Lui non ne volle sapere, non sapeva nemmeno chi
fosse quel Salvatore. Mandò uno dei suoi soldati indagatori; sapete quegli esseri che devono
dare dei giudizi finali sull'esistenza degli esseri umani. L'investigatore indagò sulla coerenza e
diede dei giudizi positivi; analizzò i principi ispiratori e il giudizio non fu troppo positivo, c'era
una vena di razionalismo esistenziale, quasi di Marxismo. Il lato negativo dei principi ispiratori
era la grande confusione tra Comunismo e Cristianesimo e pertanto le ispirazioni non erano
troppo coerenti. L'analisi proseguì su diversi fronti: la bontà, ma fu dimostrato ampiamente la
stupidità, l'ignoranza e l'incapacità; sulla purezza furono scoperti tutti i peccatucci da
impiegatuccio. La buona fede quella sì, venne giudicata in modo positivo.
-E come se la cavò con l'altruismo?
-Non né parliamo nemmeno, tutte le dimostrazioni considerate d'altruismo, furono
rovinosamente smentite da Freud che si fece avanti senza nemmeno essere stato interpellato.
L’esperto dichiarò che le manifestazioni d'altruismo di Salvatore altro non erano che
manifestazioni di alto egocentrismo e altre espressioni scientifiche che, in poche parole,
dimostravano la falsità dell'altruismo e della modestia.
-Salvatore si difendeva mentre era accusato di tali nefandezze?
-No, taceva.
-Ci parli della sua semplicità.
-Calma, calma non scaldatevi, non esisteva e non venne mai fuori dai suoi modi di fare la
semplicità, tutt'altro.
-Gli fu dato modo di palare?
-Questa è la nota dolente di tutta la Novella. Purtroppo le cose potevano essere andate
diversamente se non ci fosse stato l'avvenimento.
-Cosa intende, non ci tenga sulle spine.
-Bene. Durante il processo venne fuori un giudizio d'estrema mediocrità e quindi d'assoluzione
completa, ma nella mediocrità ci doveva essere la certezza di un elemento fondamentale.
-Quale? Presto, lo dica
-Il pentimento
-Di cosa? Dei peccati commessi o di cos'altro? Una vita da mediocre?
-Calma, calma.
Il giudice doveva accertare, per l'assoluzione completa che effettivamente si trattava della vita di
un mediocre. Nonostante le apparenze di non integrazione, si era appurata la mediocrità delle
azioni. Per completare l'esistenza da mediocre ci doveva essere la dichiarazione di pentimento.
Nell'aula di tribunale di quel fine novembre, l'atmosfera era tesa. Il giudice si rivolse a Salvatore:
"Ti penti della tua esistenza? Ti rendi conto che gli altri sono e sono stati e saranno migliori di te? ".
Tutti tacquero. Salvatore si alzò in piedi spostando un pochino la sedia, abbottonò la giacca e dopo
aver sistemato la cravatta spinse con il dito indice il centro degli occhiali per accostarli meglio al
setto nasale, poi alzò le sopracciglia, allargò gli occhi e giunse le mani di fronte alla bocca. Abbassò
lo sguardo, girò gli occhi a destra e a sinistra. La bocca era serrata, alzò il viso verso il giudice e
abbassando le mani lungo il corpo… con voce bassa sussurrò: "No".
Tutti mormorarono.
Il giudice dopo alcuni secondi di pausa sentenziò la condanna.
"Per essere stato un irriducibile idealista sei condannato e, per tua sventura, sei costretto a scegliere
tra la vita e l'annientamento totale. Ora è a te scegliere".
Salvatore ancora in piedi non ci pensò nemmeno un istante e rispose: "No, alla vita".
-Quella fu la scelta?
-Si, fu quella la drammatica scelta
-Quindi la Novella è finita
-No
-Perché, cosa accadde ancora
Accadde che Salvatore dopo anni di tribolazione , si adeguò a quella condanna e iniziò a pentirsi. In
principio con qualche silenziosa lagrima, poi con qualche singhiozzo, poi non raccontò più il suo
passato, poi non costruì più nulla con le sue mani, e in fine rivolgendosi a Dio chiese perdono e si
pentì di non essere stato mediocre.
Ora Salvatore scrive novelle ed è qui di fronte a voi alla ricerca dell'applauso finale e della gloria
eterna.
Paolo Fiordalice
....capirete che io non sono paolo fiordalice..