principi della Chiesa Cattolica Ortodossa: la deificazione

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=Foxtrott=
00sabato 10 marzo 2007 23:33
PREFAZIONE

È estremamente ardito parlare di deificazione senza averla sperimentata. Attraverso la misericordia di Dio Onnipotente e del nostro Salvatore Gesù Cristo, abbiamo osato quanto sta al di sopra delle nostre possibilità.

Dobbiamo far ciò per non nascondere ai nostri fratelli cristiano-ortodossi il fine più alto e lo scopo dedella nostra vita, il motivo per il quale siamo stati creati.

Dobbiamo far ciò per chiarire che il solo insegnamento pastorale ortodosso è quello della deificazione e non quello della perfezione morale dell'uomo senza la Grazia di Dio o con una Grazia intesa secondo i concetti occidentali.

Dobbiamo far ciò per desiderare ardentemente le cose migliori e con ciò lottare per la più nobile e unica realtà in grado di estinguere totalmente la sete dell'anima per l'Assoluto: il Dio Triunico.

Dobbiamo far ciò per essere ricolmi di gratitudine verso il nostro Fattore e Creatore a causa del suo grande dono: la nostra deificazione attraverso la sua Grazia.

Dobbiamo far ciò per sentire la natura insostituibile della nostra santa Chiesa come l'unico luogo terreno della comunione deificante.

Dobbiamo far ciò per testimoniare la magnificenza e la verità della nostra fede ortodossa la sola fede che insegna e provvede alla deificazione dei suoi membri.

E, finalmente, abbiamo osato far ciò per consolare le nostre anime che, da quando sono state avvelenate e confuse dal peccato, non chiedono insistentemente altro, dopo la luce di Cristo.

Il Dio misericordioso prende piacere, nel suo infinito amore, a renderci degni di entrare in questo cammino verso la deificazione prima che noi lasciamo l'effimero mondo presente.

Il Dio misericordioso guida i nostri fratelli ortodossi nella loro ricerca per la deificazione i quali non si allietano solo perché ignorano la sublimità della loro vocazione: essere chiamati a divenire dio per Grazia.

Il Dio misericordioso, guida i passi dei cristiani eterodossi verso la conoscenza della Verità cosicché non siano estromessi dalla stanza nuziale di Cristo e privati della grazia della deificazione.

Il Dio misericordioso abbia misericordia di noi e del nostro mondo! Amen.

http://digilander.libero.it/ortodossia/deificazione.htm
LiviaGloria
00domenica 11 marzo 2007 09:11
Dice delle cose belle. [SM=g27823]

Come mai hai postato sulla chiesa ortodossa?
=Foxtrott=
00domenica 11 marzo 2007 13:30
E' una pagina che mi ha attirato l'attenzione durante le mie peregrinazioni nel web
LiviaGloria
00domenica 11 marzo 2007 13:41
BAGAVAN
00lunedì 12 marzo 2007 02:03
Re:
a me sa che queste parole siano proprio il contrario di quello che vuole il conservatorismo cattolico di Ratzinger.

non solo, ma alla fine, i cristiani e i cattolici che tendono alla grazia soltanto ed escludono i rigori morali del dogma, finiscono per essere ripresi dalla autorità competenti che inibiscono, come facevano i farisei, il cammino pluralista del relativismo, cioè il cammino che inizò dopo la dispersione dalla torre di babele a cura di coloro che dissero: scendiamo e confondiamo le loro lingue e non si capiscano più tra loro.

ciò è accaduto anche nella mitologia maya, quando gli dei (secondo la trascrizione trovata a Machu Pichu) avevano disperso quel popolo perchè gelosi della loro civiltà ultra-progredita.

Nella mitologia biblica della torre di babele, non si parla di Dio come una sola voce, ma di più voci che parlano fra loro e affermano cose che smentirebbero sia la Trinità cattolica che il monoteismo monolitico dei mussulmani.

oltretutto, in genesi si parla: facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza, cioè non una sola voce divina ma il noi.

furbescamente e manipolando la traduzione in latino della bibbia, alcuni hanno detto che è un pluralia maiestatis, ma non esiste tale forma latina nella mitologia biblica e dei maya.

quindi aggiungo le tre persone misteriose alle roccie di Mamre, quando parlarono con Abramo e lo Chiamarono "amico".

aggiungo ancora la mitologia biblica parla anche di figli di Dio (voi siete dei, siete tutti figli dell'Altissimo) che si unirono alle figlie degli uomini, quindi non molto diversa dalla mitologia greco-romana,

è proprio il modo dei cattolici di leggere la bibbia solo in senso dogmatico, escludendo l'antropologia e la mitologia di altre sorgenti religiose che poi alla fine si esclude anche l'importanza delle simbologie che sono presenti nella Kabbala, nei testi indù e dei sufi dervisci.

va rispolverata la comprensione antropologica della bibbia senza più estrapolarla dal suo contesto letterario, che si è dimostrato più mitologico che storico.



Scritto da: LiviaGloria 11/03/2007 13.41
http://www.esicasmo.it/

[SM=g27823] [SM=g27823]

BAGAVAN
00lunedì 12 marzo 2007 02:42
Re: Re:
la resurrezione è stata ereditata persino dalla cultura sumerica, quando il re restava tre giorni nella grotta solo senza mangiare ne bere e poi il terzo giono usci per simboleggiare la vittoria sulla morte.

ma posso persin continuare e dire che tutta l'ttuale mitologia deificante che giustifica gli dei e ogni sorta di peccati, come nella mitologia greca, è di origine sumerica, infatti gli dei mostravano il pols nei confronti dei re ribelli e parlavo ad personam alla gente e suscitavano oracoli e profeti ovunque, anch se non riconosciuti subito dai sacerdoti.

mi sembra quasi di rileggere Numeri cap 11, quando nella tenda del convegno scesero gli dei (intesi come Spirito di Dio, già scesi nel caso della torre di babele per confndere le lingue) e fecero parlare i 70 anziani in lingue diverse ed Eldad e Medad al di fuoti della tenda, a cui Giosuè voleva impedire di profetare, ma che mosè corresse dicendo: volesse Iddio che tutti fossero profeti in israele e che tutti avessero lo spirito di Dio.

questo mentalità mitologica l'hanno oggi i carismatici, sia pentecostali che protestanti e anche il rinnovamento dello spirito.

ecco un saggio sumero sugli dei che secondo me i monoteisti oggi hanno ereditato a modo loro manipolando i simboli pagani e i significati sumerici.

"I sumeri riflettevano il loro proprio modo di vita anche nella raffigurazione delle vicende divine. Di conseguenza, si raffiguravano un'assemblea di dei (equivalente alle assemblee degli uomini) presieduta da un re, ovvero il principale dio creatore. L'assemblea degli Anunnaki (così erano chiamati gli dei, "i figli di An") si componeva di sette supremi (compresi i quattro dei creatori) con il compito di decidere i destini di uomini e dei, e di 50 dei minori, chiamati "grandi dei".
Essi risiedevano in un non ben precisato luogo al di sopra della Montagna Cosmica, "nel luogo dove spunta il sole".

I quattro dei creatori erano riconosciuti in An, Enlil, Enki e Ki/Ninhursag, corrispondenti ai quattro princìpi creatori Cielo, Aria, Acqua e Terra.

Inizialmente fu il dio del cielo An a sostenere il ruolo di dio principale, ma poco alla volta venne, nell'immaginario collettivo, sostituito da Enlil, il dio dell'aria.

Non si sa con certezza quale fu il processo che lo portò ad essere il dio più importante del pantheon sumerico, ma si suppone che il motivo possa essere la sua identificazione con "il soffio vitale", il "principio" vitale che dà al mondo vita e lo mantiene in costante divenire, in genesi (Dio soffiò nelle narici e adamo prese vita.


Seguiva, nell'elencazione dei quattro dei principali, il dio Enki, signore dell'oceano e dell'Abisso (Abzu). Ultima era la dea Ninhursag, in origine chiamata Ki, la Terra. Era detta anche Nintu, cioè "colei che partorisce", ed era considerata la madre di tutti gli esseri viventi.

La particella nin che compone il nome delle dee, significa "Signora", e lo stesso significato ha la particella en per gli dei maschi, che significa "Signore, sovrano". Questo sottolinea l'importanza o meno di alcune divinità. La particella an, come si è visto, significa cielo, e definisce il legame più o meno stretto che alcuni dei hanno con lo stesso dio An, oppure con il cielo fisico.

elenco delle 30 deità sumere:

Anunnaki (assemblea di tutti gli dei)
An (dio del Cielo, uno dei quattro creatori)
An-Ki ("Montagna Cosmica", costituita dagli dei An e Ki)
Aruru (dea della creazione)
Ashnan (dea del grano)
Bau o Ninisinna o Gula (dea della medicina)
Belili (dea della luce, consorte del dio solare Bel)
Dimpemekug (dio scriba degli inferi)
Dumuzi, o Tammuz (dio della vegetazione e della fertilità)
Enlil (dio dell'Aria, uno dei quattro creatori)
Enki (dio dell'Acqua, uno dei quattro creatori)
Enkidu (fedele amico di Gilgamesh)
Ereshkigal (dea del mondo sotterraneo)
Geshtinanna (dea dell' "acqua vivificante")
Gilgamesh (mitico re di Uruk, protagonista dell'Epopea di Gilgamesh)
Haia (sposo di Nidaba)
Ki o Nantu o Ninhursag o Ninmah (dea della terra, uno dei quattro creatori)
Kur (dio del mondo sotterraneo)
Inanna (dea della fecondità e della bellezza)
Ishkur (dio della pioggia e degli uragani)
Ishtaran (dio preposto a comporre le divergenze)
Lahar (dio del bestiame)
Nammu (personificazione del mare primordiale)
Nanna o Sin (dio della luna)
Nidaba (dea della saggezza, della scrittura e della letteratura)
Nin-Asu (dei degli inferi, figlia di Ereshkigal)
Ninlil (dea dell'aria e del grano)
Ningal (madre di Utu e dea della luna)
Utu (dio del sole, equivalente al babilonese Shamash, anche Šamaš)
Ziusudra (l'uomo salvato dal diluvio universale, chiamato Utnapishtim nel mito babilonese)

La creazione dell'uomo
Gli dei trovano difficoltà a procurarsi il cibo, quindi decidono di lamentarsi presso Enki, dio dell'acqua ma anche dio della saggezza. Ma egli giace profondamente addormentato sul mare e non sente le loro lamentele. Allora Nammu, madre di Enki, si fa portavoce e gli comunica il loro problema. Gli dice di creare dei "servi" che possano svolgere i lavori che gli dei non sono in grado di fare. Enki riflette, e consiglia quindi alla madre di creare delle forme con l'argilla dell'Abisso (l'Abzu), e di imprimere su di esse l'immagine degli dei: queste forme saranno chiamate "uomini".
Per festeggiare questa decisione, gli dei organizzano un banchetto, durante il quale Enki e Ninmah, dea del parto, si ubriacano e perdono lucidità. Ninmah prende quindi un po' di argilla dell'Abisso, e con essa forgia sei individui anormali. Enki finisce l'opera decretando il loro destino, e dando loro da mangiare del pane. Sulle imperfezioni dei primi quattro non si hanno notizie, mentre gli ultimi due sono una femmina incapace di procreare ed un essere asessuato. Il destino della prima è quello di dimorare nel gineceo, quello del secondo di "camminare davanti al re".
Enki comunque non vuole essere da meno della dea Ninmah, e a sua volta forgia una creatura (non sappiamo in che modo). L'essere da lui creato è in qualche modo inanimato, debole di corpo e di spirito. Gli si offre del pane, ma lui non tende la mano per riceverlo, gli si parla ma lui non risponde; non riesce a stare in piedi, né seduto, né riesce a piegare le ginocchia. Enki Chiede quindi a Ninmah di dare in qualche modo un aiuto a questa creatura, ma nemmeno la dea è in grado di fare qualcosa. Ne segue una lunga discussione tra i due dei, molto lacunosa e quindi difficilmente comprensibile, ma pare che Ninmah maledica Enki per la sua incoscienza nel creare un essere così miserevole, e sembra che il dio finisca col pensare che la maledizione sia meritata.
In questo poema risulta evidente la concezione sumera dell'uomo come servo degli dei, inoltre cerca di spiegare le imperfezioni umane, attribuendole al fatto che gli uomini furono creati dagli dei ottenebrati dall'alcol.

alla fine, vedete un po voi! ma per me è sufficiente scorgere qua e la gli sviluppi antropologici e le diverse mitologie per giungere alla formulazione di una modesta tesi che riporta le pippe medioevali dei cattolici alle fantasiose creazioni apocrife (non i vangeli di tommaso o di giuda o di filippo o di maria maddalena) fatte per far credere ai bambini un gesù zeffireliano o formato cartonns.


Scritto da: BAGAVAN 12/03/2007 2.03
a me sa che queste parole siano proprio il contrario di quello che vuole il conservatorismo cattolico di Ratzinger.

non solo, ma alla fine, i cristiani e i cattolici che tendono alla grazia soltanto ed escludono i rigori morali del dogma, finiscono per essere ripresi dalla autorità competenti che inibiscono, come facevano i farisei, il cammino pluralista del relativismo, cioè il cammino che inizò dopo la dispersione dalla torre di babele a cura di coloro che dissero: scendiamo e confondiamo le loro lingue e non si capiscano più tra loro.

ciò è accaduto anche nella mitologia maya, quando gli dei (secondo la trascrizione trovata a Machu Pichu) avevano disperso quel popolo perchè gelosi della loro civiltà ultra-progredita.

Nella mitologia biblica della torre di babele, non si parla di Dio come una sola voce, ma di più voci che parlano fra loro e affermano cose che smentirebbero sia la Trinità cattolica che il monoteismo monolitico dei mussulmani.

oltretutto, in genesi si parla: facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza, cioè non una sola voce divina ma il noi.

furbescamente e manipolando la traduzione in latino della bibbia, alcuni hanno detto che è un pluralia maiestatis, ma non esiste tale forma latina nella mitologia biblica e dei maya.

quindi aggiungo le tre persone misteriose alle roccie di Mamre, quando parlarono con Abramo e lo Chiamarono "amico".

aggiungo ancora la mitologia biblica parla anche di figli di Dio (voi siete dei, siete tutti figli dell'Altissimo) che si unirono alle figlie degli uomini, quindi non molto diversa dalla mitologia greco-romana,

è proprio il modo dei cattolici di leggere la bibbia solo in senso dogmatico, escludendo l'antropologia e la mitologia di altre sorgenti religiose che poi alla fine si esclude anche l'importanza delle simbologie che sono presenti nella Kabbala, nei testi indù e dei sufi dervisci.

va rispolverata la comprensione antropologica della bibbia senza più estrapolarla dal suo contesto letterario, che si è dimostrato più mitologico che storico.



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