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Un pò di giustizia in Italia

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    wheaton80
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    00 23/10/2012 15:37
    Terremoto dell’Aquila. Scienziati condannati
    Sei anni di reclusione, non diedero il giusto allarme prima del disastro
    Flavia Amabile
    23/10/2012

    Avevano rassicurato gli aquilani una settimana prima del sisma, era molto improbabile che una forte scossa potesse verificarsi. Previsione sbagliata, consiglio improvvido, come si capì alle 3,32 del 6 aprile 2009 e ancora meglio nei giorni seguenti. E quindi il giudice unico Marco Billi ha condannato a sei anni di reclusione, per il loro ottimismo, i sette componenti della commissione Grandi rischi: sei esperti e il vice direttore della protezione civile, Bernardo De Bernardinis.

    All’inizio di aprile di tre anni fa gli aquilani erano in allarme, le scosse si ripetevano ormai da tempo. Il sindaco sollecitò una riunione della Commissione Grande Rischi, organo di consulenza della presidenza del consiglio dei ministri, per fornire una risposta alle paure dei suoi cittadini. La risposta fu molto positiva, troppo a giudicare da quanto accadde. E quindi i sette esperti sono stati ritenuti colpevoli di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose per il contributo dato con la loro previsione sbagliata alla morte di 37 persone e al ferimento di cinque persone che si erano fidate delle loro parole. Sono state concesse le attenuanti generiche.

    I condannati sono i principali esperti di terremoti in Italia: Franco Barberi, presidente vicario della commissione; Enzo Boschi, allora presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia; Mauro Dolce, direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione Civile; Bernardo De Bernardinis, ex vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione Civile; Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti; Claudio Eva, ordinario di fisica terrestre all’Università di Genova; Gianmichele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto Case. Sono stati condannati anche all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. E la sentenza prevede pure un risarcimento di 7,8 milioni di euro a cui vanno aggiunte le spese giudiziarie delle parti civili, circa 100 mila euro.

    Un lungo applauso saluta la notizia della condanna, molti aquilani sono riuniti nella piazza principale della città per parlare di tasse ma si cambia in fretta argomento: «Sei anni? So’ pochi! Hanno fatto bene, benissimo», commentano i cittadini aquilani riuniti sotto un tendone nella piazza della città. «Ci hanno rassicurati e poi siamo morti dentro casa», riassumono con amarezza il senso di questa sentenza storica e sorprendente.

    Il sindaco Massimo Cialente prova a chiarire il motivo dell’applauso: «Volevamo questa sentenza per capire, ma il dramma non si cancella. Il Comune si era costituito parte civile per chiedere giustizia ma ora la giustizia la vogliamo anche per tutto quello che è successo dopo il 6 aprile». Soddisfatta anche Stefania Pezzopane, all’epoca presidente della Provincia: «Erano venuti solo per rassicurarci. Sono vicina agli aquilani traditi e umiliati ma non vinti».

    Per Giampaolo Giuliani la sentenza è una rivincita: è l’esperto che con le sue ricerche sul radon aveva studiato la serie di scosse a l’Aquila dando l’allarme prima della tragedia. «Quello che è emerso dal processo è che i membri della commissione avevano una grande responsabilità e sono venuti meno. Sono orgoglioso che ci siano giudici e avvocati che siano riusciti a portare avanti un processo storico, su un argomento così difficile. Per la prima volta, in meno di tre anni, un processo esce con una sentenza. Per Ustica e Bologna sono passati 30 anni senza trovare responsabili».

    www.lastampa.it/2012/10/23/italia/cronache/terremoto-dell-aquila-scienziati-condannati-9D3N8JAyrfPuw6nOjBmaXI/pag...
    [Modificato da wheaton80 23/10/2012 15:38]
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    wheaton80
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    00 23/10/2012 15:56
    Diaz, le condanne definitive (lo so. non è tanto news :P)

    06 luglio 2012

    Roma - Confermata, dalla Cassazione, la responsabilità dei vertici della polizia alla catena di comando a Genova, il 22 luglio del 2001, la notte del pestaggio e dell’arresto illegale dei no-global alloggiati alla scuola Diaz durante il G8.

    Diciassette i dirigenti che escono compromessi da questo esito processuale che comporta anche la sanzione accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni che si ripercuoterà sulla carriera professionale dei poliziotti di rango perché si apriranno i procedimenti disciplinari finora congelati in attesa del verdetto.

    È stata così sostanzialmente confermata, nella parte più rilevante, quella relativa alla catena di comando, la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Genova il 18 maggio del 2010.

    Tra i “big” condannati, per aver firmato i verbali falsi che giustificavano il blitz violento accusando le vittime di aver opposto resistenza accoltellando un agente e nascondendo molotov, ci sono il capo dell’anticrimine Francesco Gratteri (4 anni), il capo del Servizio centrale operativo Gilberto Caldarozzi (3 anni e 8 mesi), e il capo del dipartimento analisi dell’Aisi Giovanni Luperi (4 anni).

    Gli altri dirigenti con condanna irrevocabile a tre anni e otto mesi sono Filippo Ferri, Massimiliano Di Bernardini, Fabio Ciccimarra, Nando Dominici, Spartaco Mortola, Carlo Di Sarro, Massimo Mazzoni, Renzo Cerchi, Davide Di Novi, Salvatore Gava e Pietro Troiani.

    Uno sconto di pena ci sarà per l’ex capo della mobile Vincenzo Canterini - ora in pensione - che aveva avuto la pena più alta, cinque anni, dalla quale si dovrà sottrarre la condanna per lesioni ma non per il falso. Per tutti loro si profila una sostituzione nell’incarico.

    Dopo undici anni di attesa, le vittime - 63 i feriti, molti in maniera grave e permanente come il giornalista inglese Mark Covell, 93 gli arrestati in modo illegale rimasti in carcere tre giorni senza poter comunicare con nessuno - hanno ottenuto il via libero definitivo al diritto al risarcimento contro il quale si era battuta l’Avvocatura dello Stato.

    La Suprema Corte, invece, ha dichiarato prescritte le condanne a tre anni di reclusione (comunque coperti dal condono) per otto cosiddetti “pesci piccoli”, i caposquadra del settimo reparto della celere di Roma, accusati di lesioni. La decisione ha come effetto il venir meno della sanzione accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per Fabrizio Basili, Ciro Tucci, Carlo Lucaroni, Emiliano Zaccaria, Angelo Cenni, Fabrizio Ledoti, Pietro Stranieri, Vincenzo Compagnone.

    Per Massimo Nucera e Maurizio Panzieri è stata rideterminata al ribasso - da tre anni e otto mesi a tre anni e cinque mesi - la condanna per la messinscena dell’accoltellamento.

    Il ministro Cancellieri: «Una sentenza da rispettare»
    «La sentenza della Corte di Cassazione di oggi va rispettata come tutte le decisioni della Magistratura. Il ministero dell’Interno ottempererà a quanto disposto dalla Suprema Corte». Lo ha dichiarato il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri.

    «La sentenza della Cassazione - ha aggiunto il ministro dell’Interno - mette la parola fine a una vicenda dolorosa che ha segnato tante vite umane in questi 11 anni». «Questo non significa che ora si debba dimenticare. Anzi - ha detto ancora il ministro Cancellieri - il caso della Diaz deve restare nella memoria. Ma proprio le definitive parole dei giudici ci devono spingere a guardare avanti sicuri che le Forze di Polizia sono per i cittadini italiani una garanzia per la sicurezza e per la democrazia». «Del resto - conclude - nessuno può dimenticare l’attività quotidiana di tante donne e uomini della Polizia che, con dedizione, professionalità e coraggio, lavorano al servizio dello Stato per il bene di tutti».

    Manganelli: «Massimo impegno per migliorare»
    La Polizia «accoglie la sentenza della magistratura con il massimo dovuto rispetto e ribadisce l’impegno a proseguire nel costante miglioramento del percorso formativo relativo al complesso campo dell’ordine e della sicurezza pubblica», queste le parole del capo della polizia, Antonio Manganelli dopo la sentenza sulla Diaz.

    Manganelli, inoltre, esprime «apprezzamento e orgoglio per la maturità, l’onestà, la dedizione e l’entusiasmo con cui quotidianamente il paese viene servito dalle donne e dagli uomini delle forze di polizia».

    I difensori dei no-global
    «Giustizia è fatta: ci sono voluti 11 anni per arrivare a questo verdetto e la Cassazione è stata coraggiosa. Mai, nelle democrazie occidentali, si è arrivati ad una condanna per funzionari della Polizia di così alto livello», così l’avvocato Emanuele Tambuscio, legale di alcuni no-global picchiati alla Diaz, ha commentato il verdetto della Suprema Corte.

    E l’avvocato Francesco Romeo, un altro difensore di alcune vittime del pestaggio alla Diaz, ha commentato: «La catena di comando è stata condannata e questo è un grande risultato, rimane però il dato di fatto che quella notte alla scuola Diaz è stata una pagina nera per la democrazia italiana e il Parlamento non ha nemmeno fatto una Commissione di inchiesta per individuare le responsabilità politiche».

    Gli avvocati di parte civile
    «Quando gli odierni condannati furono rinviati a giudizio, nel 2004, dichiarai alla stampa che noi, avvocati di parte civile, avremmo fatto sì che gli indizi a loro carico si trasformassero in sentenze di condanna. Abbiamo completato il nostro lavoro»: questo il commento dell’avvocato Riccardo Passeggi, uno degli avvocati di parte civile.

    Il legale di Canterini
    Ironica la dichiarazione dell’avvocato genovese Silvio Romanelli, difensore di Vincenzo Canterini, ex dirigente del reparto mobile di Roma, del vice questore aggiunto del primo reparto mobile di Roma, Michelangelo Fournier e dei capisquadra del settimo reparto mobile. Romanelli ha voluto commentare in questi termini: «Come disse il mugnaio tedesco, “ci sarà un giudice a Berlino?”, e non fu assolto, così io dico: “non c’è un giudice neanche a Roma”».

    Heidi Giuliani: «Giustizia incompleta»
    La sentenza della Cassazione, che ha confermato le condanne per falso dei vertici della polizia coinvolti nel pestaggio e negli arresti illegali dei no-global alla scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001, dimostra che «la giustizia c’è benchè incompleta». Lo ha detto Heidi Giuliani, madre di Carlo ucciso durante il G8. «In verità le responsabilità sono più ampie - ha aggiunto Giuliani - e penso all’assoluzione dell’allora capo della polizia e al mancato processo per la morte di mio figlio».

    Vendola: «Dissolta la nube tossica»
    «La nube tossica che per 11 anni ha coperto la mattanza alla Diaz si è dissolta», afferma Nichi Vendola, presidente di Sinistra Ecologia Libertà.

    «La Cassazione ci dice, con sentenza definitiva - prosegue il leader di Sel - che a Genova nel luglio 2001 i tutori della legge si trasformarono in carnefici di ragazzini. Per me, lo dico con viva emozione, è un raggio di verità e giustizia che illumina una pagina buia della storia italiana».

    Della Seta e Ferrante (Pd): «Ora la commissione d’inchiesta»
    «È una buona notizia la conferma delle condanne e l’interdizione dai pubblici uffici dei funzionari di polizia che nel 2001 ordinarono e consentirono il massacro alla scuola Diaz», lo dichiarano i senatori del Partito democratico, Roberto Della Seta e Francesco Ferrante che ricordano di aver da tempo sollecitato a Palazzo Madama la costituzione di una Commissione di inchiesta sui fatti di Genova.

    «Ora che la giustizia penale ha detto l’ultima parola sulle responsabilità esecutive di quei gravissimi eventi - proseguono gli esponenti pd - è auspicabile che il Parlamento, come proposto da più parti, promuova una commissione di inchiesta per fare luce sulle responsabilità politiche».

    Festa in piazza a Roma
    Decine di persone hanno celebrato con un concerto in piazza Trilussa, nel quartiere di Trastevere, a Roma, la sentenza della Cassazione che ha confermato definitivamente le condanne per falso ai vertici della polizia coinvolti nel pestaggio e negli arresti illegali dei No Global alla scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001.

    La manifestazione, organizzata nell’ambito della campagna “10X100 anni di carcere”, si è svolta pacificamente. «Non vorremmo che la sentenza di oggi sia solo un modo per bilanciare quella della prossima settimana, quando si deciderà sull’accusa di devastazione e saccheggio per 10 manifestanti al G8 di Genova - hanno detto gli organizzatori -. Anche quel giorno organizzeremo un’iniziativa in attesa della sentenza».

    www.ilsecoloxix.it/p/genova/2012/07/06/APHSPUsC-diaz_definitive_condan...
    [Modificato da wheaton80 23/10/2012 15:57]
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    00 23/10/2012 15:59
    Finmeccanica, arrestato ex-dirigente Pozzessere per corruzione, Scajola indagato

    23 ottobre 2012

    MILANO (Reuters) - L'ex-dirigente di Finmeccanica Paolo Pozzessere è stato arrestato oggi con l'accusa di corruzione internazionale nell'ambito di un'inchiesta della procura di Napoli su forniture all'estero da parte del gruppo aerospaziale, in cui risulta indagato anche l'ex-ministro Pdl dello Sviluppo economico Claudio Scajola.

    Lo riferiscono fonti investigative e giudiziarie, precisando che sono in corso perquisizioni in diverse città e che l'ordinanza di arresto riguarda anche l'ex-direttore del quotidiano "Avanti!" Valter Lavitola, già in carcere con diverse accuse perché indagato in altre inchieste della procura partenopea.

    "E' il primo arresto relativo alla vicenda panamense", ha detto a Reuters Carlo Marchisio che difende l'ex dirigente di Finmeccanica.

    Il filone dell'inchiesta che ha portato agli ordini di arresto odierni - che fa capo al procuratore aggiunto Francesco Greco e ai pm Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli - riguarda la fornitura di mezzi a Panama e Brasile.

    "La vicenda la conosciamo, si tratta di fatti inattuali, avvenuti oltre un anno fa. Quindi non mi spiego perché questa accelerazione ora da parte dei magistrati", ha aggiunto il legale.

    A settembre dell'anno scorso, Pozzessere - all'epoca direttore commerciale di Finmeccanica - alla notizia di indagini che lo riguardavano aveva messo a disposizione dell'amministratore delegato il proprio incarico, rimanendo comunque dipendente della società.

    "Il mio assistito ha già un anno fa rimesso il suo incarico e da allora non ha più alcun ruolo nel commerciale dell'azienda. Ecco perché non capisco questo arresto ora", ha sottolineato Marchiolo.

    Scajola, intervenendo a Tgcom24, ha spiegato di aver "appreso adesso di questo avviso di garanzia".

    "Ribadisco che nell'ambito delle competenze di ministro dello Sviluppo economico ho girato il mondo sempre nel rispetto delle leggi e delle regole e ho sempre svolto questi compiti alla luce del sole e in incontri ufficiali", ha spiegato l'ex-ministro, indagato per corruzione internazionale, dicendosi "a disposizione dei magistrati" per essere sentito sull'argomento.

    Sulla scia della notizia dell'arresto, il titolo Finmeccanica ha ceduto inizialmente il 4% circa, per poi assestarsi in tarda mattinata intorno a -1,8%, sopra i minimi di seduta.

    Al momento non è stato possibile avere un commento dalla società.

    it.reuters.com/article/topNews/idITMIE89M01720121023
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    00 28/01/2013 16:57
    Ustica: Cassazione, lo Stato risarcisca

    (ANSA) – ROMA, 28 GEN – La strage di Ustica avvenne a causa di un missile e non di una esplosione interna al Dc9 Itavia con 81 persone a bordo, e lo Stato deve risarcire i familiari delle vittime per non aver garantito, con sufficienti controlli dei radar civili e militari, la sicurezza dei cieli. Lo sottolinea la Cassazione in sede civile nella prima sentenza definitiva di condanna al risarcimento. E’ la prima verità su Ustica dopo il niente di fatto dei processi penali.

    it.euronews.com/flashnews/1804020-ustica-cassazione-lo-stato-ris...
    [Modificato da wheaton80 28/01/2013 17:01]
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    00 28/01/2013 18:41
    Ustica, Cassazione: Dc9 fu abbattuto per scontro tra aerei militari

    ROMA (Reuters) - La Corte di Cassazione ha emesso oggi una storica sentenza sull'episodio di Ustica, affermando che il Dc9 dell'Itavia che cadde il 27 giugno 1980 con 81 persone fu abbattuto in seguito a uno scontro tra jet militari. Lo riferisce un funzionario. La Corte Suprema ha così confermato una sentenza civile emessa dal Tribunale di Palermo nel settembre 2011, che ha condannato lo stato al pagamento di oltre 100 milioni di euro ai familiari delle vittime per non aver garantito la sicurezza del volo. Secondo la sentenza l'aereo civile fu abbattuto o da un missile o cadde in seguito a una "quasi collisione" con un caccia militare. "Tutti gli elementi considerati consentono di ritenere provato che l'incidente occorso al Dc9 si sia verificato a causa di un intercettamento realizzato da parte di due caccia, che nella parte finale della rotta del Dc9 viaggiavano parallelamente ad esso, di un velivolo militare precedentemente nascostosi nella scia del Dc9 al fine di non essere rilevato dai radar, quale diretta conseguenza dell'esplosione di un missile lanciato dagli aerei inseguitori contro l'aereo nascosto oppure di una quasi collisione verificatasi tra l'aereo nascosto ed il Dc9", scriveva nel 2011 il giudice della III sezione civile del Tribunale di Palermo, Paola Proto Pisani. Il Dc9 dell'Itavia, la sera del 27 giugno 1980 in volo da Bologna a Palermo, attraversò dunque un corridoio di guerra e per questa ragione cadde in mare, all'altezza dell'Isola di Ustica. Abbattuto in seguito ad uno scontro tra aerei militari. E la responsabilità di tutto questo va ricondotta allo Stato italiano, in particolare al ministero dei Trasporti e quello della Difesa. I ministeri sono stati condannati per non aver protetto le vite dei passeggeri e dell'equipaggio, in tutto 81 persone, e per una serie di depistaggi che hanno impedito ai familiari di apprendere la verità. In precedenza, l'unico procedimento giudiziario conclusosi con sentenza definitiva in Italia sul caso era quello che aveva mandato assolti due generali dell'Aeronautica accusati dai magistrati di aver compiuto depistaggi sulla vicenda.

    it.notizie.yahoo.com/ustica-cassazione-dc9-fu-abbattuto-per-scontro-tra-165756394--sec...
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    00 29/01/2013 23:30
    Caso Aldrovandi, carcere per tre poliziotti. Il padre: "Bel segnale per le istituzioni"

    Bologna, 29 gennaio 2012- (Adnkronos/Ign) - Andranno in carcere 3 dei 4 agenti di polizia condannati a giugno in via definitiva per eccesso colposo in omicidio colposo, perche' ritenuti responsabili della morte di Federico Aldrovandi, il 18enne deceduto nel 2005 a Ferrara, per le percosse subite durante un controllo di Polizia, mentre tornava a casa all'alba. Sconteranno dunque 6 mesi dietro le sbarre gli agenti Paolo Forlani, Monica Segatto e Luca Pollastri. Si tratta della pena scontata, grazie all'indulto, rispetto alla condanna a 3 anni e mezzo decisa in terzo grado.

    Il tribunale di Sorveglianza di Bologna ha dunque respinto le istanze dei legali degli agenti che avevano chiesto al giudice misure alternative al carcere, quali l'affidamento ai servizi sociali o in subordine gli arresti domiciliari. Attesa per fine febbraio, invece, la decisione del giudice su Enzo Pontani, il quarto poliziotto condannato per la morte di Federico.

    "Non possiamo dire di essere contenti, ma siamo molto soddisfatti: e' l'obiettivo che ci eravamo preposti ed e' sicuramente un bel segnale per l'immagine stessa delle istituzioni" dice all'Adnkronos Lino Aldrovandi, padre di Federico. La sentenza di oggi che ha respinto la richiesta dei legali degli agenti finalizzata all'ottenimento di misure alternative al carcere, "e' un altro tassello verso la giustizia - prosegue il padre della vittima - ma manca ancora l'ultimo: quello dell'espulsione dal corpo di persone che hanno commesso dei reati e non hanno saputo gestire la divisa che indossano". I genitori di Federico chiedono, infatti, da anni un provvedimento anche disciplinare per l'espulsione dei 4 agenti dalla Polizia.

    it.notizie.yahoo.com/caso-aldrovandi-carcere-per-tre-poliziotti-il-padre-154200...
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    00 12/02/2013 18:28
    Il presidente di Finmeccanica Orsi in cella per corruzione

    Il numero uno dell’azienda accusato di tangenti per la vendita di 12 elicotteri in India Ai domiciliari anche l’ad di Agusta Westland Spagolini. In carcere anche un intermediario. La difesa: «Non ho mai commesso alcun illecito, lo dimostrerò»

    12/02/2013

    Il presidente di Finmeccanica Giuseppe Orsi è stato arrestato la scorsa notte dai carabinieri e dai militari del Noe su mandato della Procura di Busto Arsizio (Varese). Ai domiciliari l’amministratore di Agusta Westland, Bruno Spagnolini. L'accusa nei confronti del presidente di Finmeccanica Giuseppe Orsi è di corruzione internazionale, peculato e concussione, per le presunte tangenti che sarebbero state pagate per la vendita di 12 elicotteri in India. Lo riferiscono fonti investigative precisando che anche Bruno Spagnolini, ad di Augusta Westland, è ai domiciliari con le stesse accuse.

    I carabinieri del Noe stanno eseguendo una perquisizione nell'abitazione di Orsi, Giuseppe Orsi, a Sesto Calende (Varese). Inoltre i militari stanno perquisendo anche la sede di Agusta Westland, nella sede di Cascina Costa Samarate (Varese) e altre filiali. L'ordine di arresto riguarda anche i presunti intermediari della tangente: Guido Hascke e Carlo Gerosa. I due risiedono in Svizzera e in questo caso dovranno essere attivate le procedure per l'estradizione.Era il 23 aprile del 2012 quando il nome di Giuseppe Orsi spunta dalle carte che la Procura di Napoli sta esaminando su un giro di presunte tangenti che coinvolge il colosso industriale Finmeccanica.

    L'ipotesi di reato era di corruzione e riciclaggio internazionale. Il giorno prima i magistrati napoletani del pool «Reati contro la pubblica amministrazione», sulla base di una rogatoria internazionale, avevano eseguito perquisizioni e sequestri documentali a Lugano. L'indagine «madre» riguardava la vendita di 12 elicotteri Agusta Westland all'India per la quale il gruppo, secondo Lorenzo Borgogni, ex responsabile delle relazioni esterne di Finmeccanica, avrebbe versato tangenti a un intermediario vicino ad Orsi.

    Stamane in Borsa dopo la sospensione in apertura di contrattazioni quando registrava un -14% teorico, Finmeccanica rientra negli scambi e perde il 9% a 4,33 euro per azione dopo aver registrato un minimo di 4,08 e un massimo di 4,38 euro. Boom di vendite con oltre 7 milioni di titoli passati di mano. «Ho sempre fatto il bene dell'azienda e del Paese». Lo ha detto al suo legale , il presidente di Finmeccanica, Giuseppe Orsi. L’indagato, ha riferito il professor Ennio Amodio, ha accolto con stupore e sbigottimento la notizia del suo arresto. «Non ha mai commesso alcun illecito - ha aggiunto - e lo dimostreremo».

    www.iltempo.it/cronache/2013/02/12/il-presidente-di-finmeccanica-orsi-in-cella-per-corruzione-1...
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    00 26/02/2013 16:10
    Scacco matto – Il giorno che iniziò la democrazia

    Non hanno capito niente! Vengono sconfitti, umiliati, e continuano a non capire. È un fenomeno che non ha precedenti, e che rivela la forza del MoVimento 5 Stelle, la sua novità assoluta. Ci vediamo in Parlamento!, ha sempre ripetuto Grillo: ed in Parlamento, ora, il MoVimento l’ha conquistato, imponendosi alla Camera ed al Senato. Ma loro continuano a non capire. Basta leggere le recenti dichiarazioni di Vendola: «Interlocuzione con Grillo è un dovere»; o di Moretti (Pd): «Dialogo possibile con loro». E pensano alla “responsabilità nazionale”, alle larghe intese, alle maggioranze trasversali.

    Possibile che non abbiano capito? Possibile che continuino a ragionare come se il MoVimento fosse un partito della Prima Repubblica? Possibile che non riescano a capire che siamo al tramonto, al collasso non della Prima, ma della Terza Repubblica?
    Ormai lo sappiamo quello che è avvenuto. Nei miei Nuovi Scritti Corsari l’ho ripetuto per un anno, seguendo i fatti che hanno portato dal colpo di Stato “sobrio” di Mario Monti fino al tentativo di Re Giorgio Napolitano di consolidare gli “equilibri” disegnati dall’esperienza del Governo dei tecnici. Ora, finalmente, è tutto finito. Sono finiti, non hanno più possibilità di salvarsi.

    Ma loro continuano a non capire. Ha ragione Grillo, quando scrive: «Non riescono a capire, non riescono a concepire. Bisogna che li analizzi psichiatricamente. Sono falliti». Non capiscono: continuano a parlare di coalizioni, di intese, di dialogo (ossia: ditrattative, negoziati e compromessi tra i corridoi e le segreterie di partito). Pensano, ormai, che il MoVimento sia diventato un partito, come i loro, la cui forza sarebbero i seggi che ha conquistato in Parlamento. Pensano, come scrive Grillo, ad un «governissimo pdmenoelle – pdelle. Noi siamo l’ostacolo. Contro di noi non ce la possono più fare, che si mettano il cuore in pace». Ma perché non avete capito? Eppure Grillo, ancora oggi, ve lo ha detto: «Saremo 150 dentro e qualche milione fuori». Sono i milioni fuori dal Parlamento la forza del MoVimento.

    Il MoVimento 5 Stelle è e resterà una forza antiparlamentare (*), ora entrata in Parlamento per metterlo in scacco dall’interno. Una forza democratica, che non crede nei fallimenti e nelle illusioni della rappresentanza, ma nella partecipazione diretta di tutti i cittadini alla politica del Paese. È così semplice: i 150 sono dentro per trasformare la democrazia rappresentativa in democrazia diretta. Nessuna “intesa”, nessun “governissimo”: i partiti sono finiti, perché è iniziata la democrazia.

    di Paolo Becchi
    26 febbraio, 2013
    www.tzetze.it/2013/02/scacco-matto.html

    P.S. La mia opinione è ovviamente che Grillo sia un agente del NWO, ma secondo me è importante che moltissimi italiani abbiano chiesto un cambiamento, volendo chiudere con i vecchi paradigmi politici che sanno di stantìo ormai da anni. E' per la crescita della coscienza collettiva che sono contento, nient'altro :)
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    00 18/05/2013 23:48
    Ragazza manganellata, agente condannato a 1 anno e 4 mesi per lesioni gravissime

    Pasquale Bonofiglio, del VII reparto mobile, il 12 dicembre 2011 aveva rotto quattro denti alla 23enne Martina Fabbri durante una manifestazione di Indignados. La pena è stata comunque sospesa. Il poliziotto costretto a pagare anche 5mila euro di spese processuali e 20mila di spese dentistiche

    di Antonella Beccaria | Bologna | 17 maggio 2013

    Condannato a 1 anno e 4 mesi per lesioni gravissime con pena sospesa, al pagamento di 5mila euro di spese processuali e a una provvisionale di 20mila euro per spese dentistiche. Questo è quanto ha deciso il gip di Bologna Letizio Magliaro per il poliziotto Pasquale Bonofiglio, accusato di aver rotto con una manganellata il 12 ottobre 2011 quattro denti all’allora ventitreenne Martina Fabbri durante una manifestazione davanti alla Banca d’Italia per protestare contro tagli e austerità.

    La sentenza è arrivata venerdì dopo che era stata formalizzata la richiesta di rito abbreviato per l’agente, oggi non più in servizio al settimo reparto mobile di Bologna, ma assegnato all’ufficio di gabinetto della questura. Il giudice, raccolta la richiesta, si è ritirato e dopo circa un’ora e mezza si è pronunciato. “Con questa sentenza”, ha commentato a caldo Martina Fabbri, “si è aperto un dibattito, significa che qualcosa si sta muovendo. Con questo risultato tuttavia non si fermeranno le nostre richieste nei confronti della polizia: numero identificativo sulla divisa o sul casco e introduzione del reato di tortura”. Dal canto suo, l’avvocato Simone Sabattini, che assiste la ragazza, ha aggiunto: “La sentenza è positiva. Chi ci avrebbe creduto all’inizio? Il merito del risultato di oggi va al pm e al perito di parte”.

    #OccupyTribunale: i manifestanti in attesa della decisione. La mattina si è aperta con un presidio dei centri sociali giunti fin da Rimini e riuniti per l’occasione nel movimento #OccupyTribunale (erano presenti anche il consigliere comunale di Sel Lorenzo Cipriani e Roberto Sconciaforni, consigliere regionale di Rifondazione). Giunti davanti all’edificio di via Farini 1, sono entrati e si sono disposti nel cortile interno srotolando uno striscione su cui c’era scritto: “Il sorriso della libertà contro la violenza dell’omertà e del settimo reparto”. Di lì, avevano dichiarato, non si sarebbero mossi fino a quando non si fosse conclusa l’udienza iniziata intorno alle 9.45. Poi si è aggiunto un secondo striscione dei Carc in cui si chiedeva di “sciogliere il settimo reparto mobile”.

    La musica delle casse alimentate da un generatore ha poi fatto scendere un paio di volte il presidente del tribunale, Francesco Scutellari, che aveva chiesto fosse spenta per non disturbare i lavoro dei vari uffici giudiziari riuniti in via Farini e che fosse consentito l’accesso agli operatori e agli avvocati. “Abbiamo chiesto che il rumore fosse ridotto”, ha commentato il magistrato, “nel rispetto dei diritti di tutti e senza forzare la mano”. Al pronunciamento della sentenza, comunque, i manifestanti hanno smobilitato il presidio creando un corteo spontaneo che attraverso via D’Azeglio è andato verso piazza Maggiore.

    La vicenda: la manganellata davanti alla Banca d’Italia. La storia che ha portato al pronunciamento contro l’agente del reparto mobile è iniziata il 12 ottobre 2011. Quel giorno, infatti, lì si erano dati appuntamento decine di giovani e di lavoratori per riconsegnare simbolicamente la lettera che l’estate precedente il governatore italiano Mario Draghi e il presidente della Banca Centrale Europea Jean-Claude Trichet avevano inviato al governo Berlusconi per chiedere tagli e piani di austerità che si sarebbero ripercossi sullo stato sociale. Quella mattina la situazione si era fatta via via più tesa fino alla partenza di una prima carica.

    In mezzo c’era anche Pasquale Bonofiglio che, rendendo dichiarazioni spontanee al giudice Magliaro, ha raccontato di essere caduto e di aver rotto lo scudo d’ordinanza. Quindi si era rialzato, ne aveva recuperato un secondo ed era presente alla seconda carica. Nega però di essere stato l’agente che ha brandito il manganello davanti a Martina Fabbri facendoglielo rovinare sulla bocca e rompendole i quattro denti.

    La procura di Bologna, dopo i fatti, aveva aperto un fascicolo per lesioni gravissime cercando di identificare il poliziotto che aveva colpito la ragazza. Sia da parte dell’avvocato Sabbatini che dal pubblico ministero Morena Plazzi era stata lamentata la scarsa collaborazione di Digos e di polizia più in generale. Alcuni agenti ancora oggi, in udienza, hanno confermato la presenza di Bonofiglio davanti alla Banca d’Italia pur non potendo confermare che ad agire sia stato proprio lui. Nel frattempo il centro sociale Tpo e la stessa giovane ferita hanno dato vita a una propria indagine portando i procura elementi utili all’inchiesta.

    Tornando ai fatti di fine 2011, Martina si era presa qualche giorno per presentare un esposto per le ferite subite e nell’immediatezza dei fatti aveva dichiarato che “i soccorsi sono arrivati subito, ma non volevano portarmi in ospedale senza che un agente salisse con me. Io li ho pregati, non lo volevo in ambulanza”. Poi la denuncia era stata inoltrata all’autorità giudiziaria perché “dietro a questo gesto c’è una responsabilità personale”.

    La studentessa la sua battaglia l’ha portata avanti anche per altre ragioni. Lanciando un appello nei giorni precedenti all’udienza che ha condotto alla condanna dell’agente, aveva detto che “si chiuderà una vicenda che, in qualche modo, riguarda anche i 40 fra attivisti e attiviste che hanno ricevuto l’avviso di fine indagine per la giornata di mobilitazione del 12 ottobre. Rischiano condanne per aver manifestato con determinazione contro l’austerità e i tagli imposti dalle banche e dai governi”. Senza dimenticare rivendicazioni più ampie, come appunto la riconoscibilità degli agenti, a cui vietare anche il ricorso di fazzoletti sul volto e occhiali da sole in servizio di ordine pubblico e l’introduzione del reato di tortura.

    www.ilfattoquotidiano.it/2013/05/17/ragazza-manganellata-agente-condannato-a-1-anno-e-4-mesi-per-lesioni-gravissime...
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    00 14/06/2013 22:48
    Bolzaneto, la Cassazione conferma sette condanne e quattro assoluzioni

    Roma, 14 giugno 2013 (Adnkronos/Ign) - La Cassazione mette la parola fine alle violenze avvenute nella caserma di Bolzaneto, durante il G8 di Genova del 2001 confermando sette condanne e concedendo quattro assoluzioni. In particolare, la quinta sezione penale ha assolto quattro agenti: si tratta di Oronzo Doria, Franco, Trascio e Talu. Confermate invece le sette condanne che erano state inflitte dalla Corte d'Appello di Genova il 5 marzo del 2010. I sette imputati condannati sono l'assistente capo della polizia Luigi Pigozzi (tre anni e due mesi), divaricò le dita delle mano di un detenuto fino a strappare la carne, gli agenti di polizia penitenziaria Marcello Mulas e Michele Colucci Sabia (un anno) e il medico Sonia Sciandra. Per quest'ultima va rilevato che la Cassazione ha ridotto la pena, assolvendola solo dal reato di minaccia.

    Pene confermate a un anno per gli ispettori della polizia Matilde Arecco, Mario Turco e Paolo Ubaldi che avevano rinunciato alla prescrizione. Anche nei confronti di Amenza la Suprema Corte ha cancellato la condanna per il reato di minaccia. Il verdetto della Cassazione per le violenze nella caserma di Bolzaneto, avvenute durante le giornate del G8 di Genova del luglio 2001, ha ridotto i risarcimenti nei confronti dei No Global. In particolare, la quinta sezione penale, presieduta da Gaetanino Zecca, ha ridotto in parte i risarcimenti e, in parte, ha stabilito che dovranno essere rideterminati da un giudice civile "per assenza di prova".

    Sul banco degli imputati per le violenze di Bolzaneto sono finiti a vario titolo poliziotti, carabinieri, agenti della penitenziaria e medici. Nei giorni del G8 del 2001 la caserma del reparto mobile di Genova venne trasformata in prigione speciale. I detenuti, oltre trecento, vennero privati della possibilità di incontrare i loro legali, umiliati, picchiati, minacciati. In appello erano state convalidate sette condanne, confermate anche oggi definitivamente dalla Cassazione, e dichiarate trentasette prescrizioni.

    La Cassazione, oggi ha inoltre bocciato il ricorso della Procura di Genova che alla Cassazione chiedeva di contestare agli imputati il reato di tortura "avrebbe evitato le prescrizioni". Reato che come già era stato stabilito per la sentenza Diaz non è contemplato dal nostro ordinamento. Chiamati come responsabili civili nel processo il ministero della Giustizia, della Difesa e dell'Interno. Con la parola fine della Cassazione molti dei risarcimenti che erano stati accordati in secondo grado, sono stati cancellati o rinviati al giudizio civile.

    "Ora ci attendiamo le scuse dallo Stato" dice Enrica Bartesaghi, presidente del comitato 'Verità e giustizia per Genova'. "Dodici anni fa -spiega- quando abbiamo iniziato a dare il nostro contributo ai processi, non avrei mai pensato di arrivare a due sentenze (Diaz e Bolzaneto) che confermassero le condanne, perciò mi ritengo soddisfatta". Quello che il comitato sorto dopo i pestaggi del G8 non tollera è che "le istituzioni non si siano mai pronunciate per chiedere scusa. Né il capo dello Stato -dice Bartesaghi - né i ministri. Anzichè vittime, siamo stati trattati da colpevoli. Ora mi auguro che i condannati facciano un passo indietro".

    "Dopo il terzo grado di giudizio, che ha confermato le condanne per le violenze nella caserma di Bolzaneto durante il G8 del 2001, non possono più esserci dubbi" scrive, in una nota, Ermete Realacci, del Pd, mentre Nichi Vendola, presidente di Sel, con un 'tweet' commenta: "La sentenza di oggi ci dice due cose chiare: la prima che a Bolzaneto e alla Diaz vennero sospesi i diritti e la civiltà democratica in una morsa di violenza, e che ora lo Stato debba chiedere scusa alle vittime della mattanza". "E poi - conclude Vendola - che è finalmente ora che l'Italia introduca il reato di tortura. Solo così potremo evitare altre vergogne come Bolzaneto e la Diaz".

    Per il segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero la sentenza dice che "a Bolzaneto è stata praticata la tortura da parte di rappresentanti delle forze dell'ordine nei confronti dei manifestanti". Amnesty International Italia rileva però "come la mancanza del reato di tortura nel codice penale italiano abbia impedito ai giudici di punire i responsabili in modo proporzionato alla gravità della condotta loro attribuita".

    www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Bolzaneto-la-Cassazione-conferma-sette-condanne-e-quattro-assoluzioni_32297692...
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    00 05/10/2013 00:51
    Violenza sessuale: arrestati tre poliziotti a Roma

    La Squadra mobile di Roma ha arrestato tre agenti di polizia per violenza sessuale. I fatti contestati si riferiscono a due diversi episodi: uno nei confronti di una sudamericana ai domiciliari, l'altro ad una ragazza italiana che era stata fermata per accertamenti la notte della finale degli europei di calcio dello scorso anno. Gli arrestati sono un sostituto commissario, un assistente ed un operatore tecnico della polizia in servizio alla Questura di Roma.

    Una delle due vittime di uno dei poliziotti arrestati per violenza sessuale a Roma aveva 18 anni all'epoca dei fatti contestati. La ragazza, romana, era stata fermata assieme ad altri amici nel 2012, la sera della finale degli Europei di calcio, perché in possesso di hashish. Una volta trovatasi sola in ufficio al commissariato di San Basilio, mentre gli altri fermati venivano sottoposti al fotosegnalamento, la vittima avrebbe avuto un rapporto sessuale con un agente in borghese. La giovane ha denunciato l'accaduto alcuni mesi dopo. Gli altri due poliziotti arrestati, a cui viene contestato un altro episodio, sono dello stesso commissariato. A denunciarli è stata una prostituta sudamericana che era agli arresti domiciliari dal dicembre 2012. Nel corso di alcuni mesi seguenti, durante i controlli dei due agenti, la donna avrebbe avuto diversi rapporti sessuali.

    04 ottobre 2013
    www.ansa.it/web/notizie/rubriche/calcio/2013/10/04/Violenza-sessuale-arrestati-tre-poliziotti-Roma_9410...
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    00 22/10/2013 22:35
    Disastro di Ustica, Cassazione:"Le indagini furono depistate"
    La Corte di Cassazione accoglie il ricorso degli eredi della proprietà di Itavia e conferma che agli investigatori che si occupavano dell'inchiesta sul disastro aereo del 1980 (81 morti) furono messi i bastoni tra le ruote. Sollecitato un nuovo processo civile per valutare le responsabilità del ministero della Difesa e di quello dei Trasporti



    Qualcuno si adoperò per mettere i bastoni tra le ruote agli inquirenti che indagavano sulle cause del disastro di Ustica. A dare una volta per tutte forza, peso e ufficialità alla tesi del "depistaggio" delle indagini è stata la Corte di Cassazione, accogliendo un ricorso presentato dagli eredi della proprietà dell'Itavia, la compagnia aerea alla quale apparteneva il volo Bologna-Palermo precipitato un mare il 27 giugno 1980 con a bordo 77 passeggeri e 4 membri dell'equipaggio, dopo essere esploso in volo per circostanze mai chiarite. Accertando la tesi del depistaggio, la Suprema corte ha anche ravvisato la necessità di istruire un nuovo processo in sede civile, per valutare l'eventuale responsabilità dei ministeri della Difesa e dei Trasporti nel fallimento della compagnia aerea Itavia. A rivolgersi agli ermellini era stata Luisa Davanzali, erede di Aldo Davanzali, defunto presidente di Itavia. La compagnia fallì sei mesi dopo la tragedia. I Davanzali chiesero allo Stato di essere risarciti, anche in conseguenza dei presunti depistaggi. Richiesta inizialmente negata. Ora la nuova sentenza, che rilancia la tesi dell'abbattimento a causa di un missile sparato da aereo ignoto, ipotizzando responsabilità del governo, apre nuovi scenari in uno dei più inquietanti misteri italiani. In particolare, ha rilevato la Corte, è necessario valutare se nel crac di Itavia si sia omesso di dare la giusta responsabilità agli effetti negativi provocati proprio dai depistaggi che gettarono "discredito commerciale" sulla compagnia colpita anche da "provvedimenti cautelari" sollecitati "dalla diffusione della falsa notizia del cedimento strutturale" del DC9. La decisione della Cassazione che ha stabilito come debba considerarsi definitivamente accertato il depistaggio delle indagini viene considerata da Daria Bonfietti, presidente dell'associazione che riunisce i parenti delle vittime "una buonissima notizia". "Si tratta - aggiunge - dell'ennesima conferma di quello che già sappiamo. Quello che è successo lo conosciamo, ora mancano solo i colpevoli".

    22 ottobre 2013
    www.unionesarda.it/articoli/articolo/336449
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    00 05/11/2013 01:39
    Loris Mazzorato: osare l’inosabile (e dimostrare di avere ragione)

    Che il sindaco di Resana fosse un tipo strano lo si sapeva già. Che non avesse paura di nulla, anche. Da quando ha cominciato a denunciare l’IMU, due anni fa, con le sue magliette provocatorie (“Crimini di stato“), che ora si sono “arricchite” (sigh!) di Tares, IVA, ecc. (per non parlare di MES e simili), andando a Roma, chiedendo garanzie ai parlamentari, ricevendo promesse (“sarà solo per quest’anno, poi l’IMU sarà interamente versata ai comuni“) poi puntualmente smentite. E che non avesse paure di esporsi e di metterci la faccia lo si era capito quando, pur avendo la sua giunta contro, accettava di tenere conferenze sul denaro, o sulle scie chimiche (a proposito: lo sapete che un rappresentante del Cicap gli ha scritto chiedendo di cancellare la presentazione di Corrado Penna? Non di partecipare per poter fare un contradditorio, no: proprio di cancellare l’evento… ma come si permettono?). E la sua cittadinanza, e la sua giunta, gli andavano dietro.

    Fino a quando ne ha fatta una di troppo: (no, non è stata la partecipazione al requiem di quel vecchio che obbediva agli ordini 70 anni fa: quella è stata la scusa, quello che fa presa sull’immaginario, che permette di mettere le etichette: “nazista”; “estremista”, “nostalgico, e via dicendo): ha messo all’ordine del giorno la revoca della Tares dal suo comune. E per gli altri membri della giunta (quasi tutti a dire il vero: 3 sono rimasti con lui) questo era veramente troppo (o meglio: era troppo per i loro gerarchi di partito che a Roma si devono essere detti: se comincia uno, si apre la diga ed è finita, quindi: fermatelo prima che sia troppo tardi) e si sono dimessi, sfiduciandolo. Purtroppo gli è mancata una adesione, nella loro opera di ammutinamento, e quindi, se i “subentranti” (i primo fra i non eletti) lo sosterranno, lui potrà restare al suo posto. Fino alle prossime elezioni, previste per il 2014. Quello che invece non si sapeva, e che ho scoperto stasera, era la parte più importante. E cioè che quest’uomo, classe ’64, ha delle caratteristiche eccezionali: forza, fede, coraggio, grinta, lealtà, trasparenza. E delle idee ben precise su come condurre un comune piccolo (9.000 abitanti circa). E un coraggio da vendere.

    E un non-attaccamento ai soldi che gli ha permesso di sforare il patto di stabilità (pagare i fornitori che hanno completato le commesse con soldi a disposizione del comune? Reato gravissimo secondo il nostro stato!) che gli è costato il taglio di un terzo dello stipendio per un anno intero (questo stato sa essere cattivo con chi non rispetta le “sue” regole). E dei risultati da far invidia ad amministrazioni comunali molto più importanti e molto più indebitate (Milano, Roma, Napoli: perdono centinaia di milioni all’anno, alla faccia del “più grandi si è, e più si fanno economie di scala“). Una umanità da farmi rabbirividire, stasera. Pensate ad una folla straripante, svariate centinaia di persone assiepate in una sala, con molti in piedi o fuori dalle porte per la troppa affluenza, ad applaudire continuamente, arrabbiati contro questa casta politica avida ed insensibile, addirittura scopre che fra di loro c’è un senatore (l’ho vista brutta per lui, per un attimo) e Loris a parlare di “guardare avanti, inutile cercare le colpe, il cambiamento deve partire da noi, basta crcare fuori di noi le risposte…” Un mito.

    E, fra i vari successi ottenuti nei suoi quattro anni di mandato, un particolare commovente e illuminante al tempo stesso: se sono molti i successi e le opere conseguite come pubblica amministrazione, molti di più sono quelli ottenuti dal volontariato. E uno dice: ma che c’entra il volontariato con l’amministrazione comunale? C’entra eccome, perchè lui, il sindaco, ad un certo punto chiamò gli imprenditori della zona e disse: “o ci diamo una mano tutti quanti, o da qui non se ne esce”. E sotto la guida della pubblica amministrazione, sotto l’esempio di qualcuno che sta al potere per servizo e non per utile e tornaconto personali (questa forse la sua colpa più grande per chi sta “in alto“: anche perchè uno così come fai a ricattarlo?), la comunità si è rimboccata le maniche e ha cominciato a lavorare per il territorio, per sè stessa, per i più deboli, per gli anziani, per i propri figli. Addirittura gente che, appena andata in pensione, si presenta in comune e dice: “Sig. Sindaco, sono in pensione, come posso aiutare?”.

    A dimostrazione che la “amministrazione“, per quanto lo Stato Centrale cerchi di legarle le mani (al punto che secondo qualcuno i sindaci sono ridotti a poco più che amministratori condominiali) può, e può molto. Perchè le energie ci sono, e sono tante, e se si mette in moto la spirale della bontà, dell’Amore, questa diventa sempre più contagiosa. Loris Mazzorato: grazie per avermi fatto vedere che anche col poco che aveva a disposizione, col lavoro duro, altruistico e disinteressato (e un sano affidamento alla Provvidenza) è stato in grado di trasformare quei due pani e cinque pesci in molto, molto di più. Grazie per averci fatto vedere che si poteva fare, adesso lo sappiamo anche noi. Però, per favore, potrebbe continuare a darci qualche esempio? Siamo un po’ duri, se magari sta lì ancora qualche anno capiamo meglio….

    Alberto Medici
    5 novembre 2013
    www.stampalibera.com/?p=68174
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    00 08/11/2013 02:02
    Milano, rubavano soldi e droga ai pusher: arrestati tre poliziotti della Polfer

    Accuse di associazione per delinquere, peculato e detenzione e spaccio di stupefacenti. Questi i reati contestati a tre poliziotti arrestati a Milano. Gli agenti avrebbero messo in atto una serie di blitz fuori dalle regole portando via soldi e droga ad alcuni immigrati. I tre agenti della Polfer di Lambrate, assieme ad altri due colleghi, erano stati perquisiti lo scorso 18 luglio perché accusati di aver effettuato preso denaro e stupefacenti ad alcuni pusher. I tre sono finiti in carcere su ordine del gip di Milano Manuela Scudieri, che ha accolto le richieste di custodia cautelare del procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e del pm Paolo Filippini che hanno coordinato le indagini, condotte dai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria. Secondo l’accusa, i cinque poliziotti (gli altri due sono indagati) avrebbero per oltre un anno effettuato blitz senza verbalizzare alcunché o scrivendo il falso negli atti. Con le perquisizioni dello scorso luglio poi il quadro accusatorio per gli agenti si è ulteriormente aggravato, perché gli investigatori gli avrebbero trovato altro denaro e altra droga. Lo scorso 25 ottobre un marocchino, ‘incastrato’ da due di quei poliziotti e accusato di spaccio di quasi mezzo chilo di eroina, era stato assolto dalla Corte d’Appello di Milano, dopo che agli atti del processo sono finiti proprio alcuni accertamenti dei pm sulla condotta di quegli agenti. Il procedimento penale era nato a seguito proprio della denuncia del nordafricano.

    7 novembre 2013
    www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/07/milano-rubavano-soldi-e-droga-ai-pusher-arrestati-tre-poliziotti...

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    00 05/12/2013 22:35
    Italia illegittima

    E così siamo tutti illegittimi…anzi, sono loro ad essere illegittimi…tutti: da Grillo a Letta ad Alfano. Ed illegittimo è anche il decadimento di Berlusconi, un bel rompicapo.
    Illegittimo è anche – oltre ai vari nomi che potete leggere sulla stampa mainstream, sui quali non mi dilungherò – il governo Monti e tutti gli atti che ha prodotto, come sono da invalidare tutti gli atti del governo Berlusconi e di quello precedente, ossia del secondo governo Prodi. Viene da chiedersi come la medicheranno e spunta il sospetto che “qualcuno” abbia desiderato il colossale rimescolamento di carte, perché questo è/può essere il crollo di una prima-seconda-terza Repubblica, come preferite. Attenzione: non crolli finti come i precedenti che hanno generato le macchiette della seconda o terza repubblica bensì crolli veri: come le “repubbliche” francesi, tanto per capirci, che ci hanno messo quasi due secoli per compiere il loro ciclo. E in Italia? Come è potuto accadere tutto ciò? Prima di passare al “come”, vediamo quale può essere uno sviluppo futuro: qualcuno afferma che la Consulta abbia “dato tempo” al governo per elaborare ed approvare una nuova legge elettorale. In sostanza: quello che per anni non è stato mai fatto. Ma questo esula dai compiti della Corte e nemmeno nelle motivazioni della sentenza può esserci traccia di un tale “consiglio” giacché sarebbe illegittimo due volte: primo, perché anche parte della Corte – nominata negli ultimi 7 anni – è illegale, almeno per i nuovi membri ma, e soprattutto, perché la Corte (illegittima) mai potrebbe entrare così a gamba tesa in politica, dando “consigli” ad un altro potere, quello legislativo (illegittimo).

    Dilettanti allo sbaraglio – verrebbe da dire – e non cospiratori internazionali di larghe vedute: mezze tacche, galoppini del seggio, lacché del potere, ecco cosa capita agli sprovveduti. Vediamo un attimo com’è nata questa legge. Se ben ricordate, la legge fu licenziata ancora da Ciampi e fu, ovviamente, precedente al referendum costituzionale (come norma prevede) che si svolse nel Giugno del 2006 e dal quale uscì bocciata dagli elettori la riforma costituzionale preparata dal governo di centro-destra. Quella riforma trasformava il Senato in organo consultivo quasi “territoriale” – ossia una sorta di Parlamento delle Regioni, sul modello del Bundesrat tedesco – e per questo motivo Calderoli creò la porcata: il premio di maggioranza assoluta per un solo voto di scarto è un abominio. La bocciatura della riforma, però, condusse ad un altro risultato: rimanendo il Senato assemblea legislativa quanto la Camera – ma con una legge elettorale pensata per una diversa architettura istituzionale – successe che ogni tornata elettorale contava solo più per le votazioni al Senato, essendo la Camera assegnata con il premio di maggioranza. Solo il governo Berlusconi (2008-2011) ebbe una maggioranza chiara, tutti gli altri risicarono e rosicarono voto su voto, e sempre solo al Senato. Chiarito questo passaggio, veniamo al successivo: può, questo Parlamento, legiferare in materia di legge elettorale? No, evidentemente, essendo illegittimo. La soluzione, quindi, è semplice e Beppe Grillo l’ha indicata: non bisogna essere dei costituzionalisti per capire che l’ultima legge elettorale valida è stata il cosiddetto “Mattarellum” e da questo non si può sgarrare. Ogni altra soluzione, che coinvolgesse l’attuale parlamento, sarebbe inutile perché subito cassabile da un ricorso alla Corte.

    Non dimentichiamo la portata dei provvedimenti che – a norma di legge – hanno perso legittimità: il 5 per mille per il volontariato, tutte le norme in materia di lavoro delle ultime tre legislature, la riforma Gelmini, la riforma del mercato dell’acqua, la riforma Fornero delle pensioni insieme alla precedente riforma Damiano, gli aumenti dell’IVA del 2%, quelli sulle accise sui carburanti…insomma, dal 2006 tutto cancellato e da rifare. Viene da chiedersi come mai la Corte abbia osato tanto. Una traccia c’è, poi si dovrà valutare se è valida, ed è una traccia europea. Da molti anni – ossia dal caso Rete4/Europa7 – l’Italia è il Paese che più ricorre in sede europea: alla Corte di Giustizia Europea ed al Tribunale per i Diritti dell’Uomo. Quest’ultimo, addirittura, circa un anno fa se ne lamentò chiaramente: non è possibile – dissero i giudici europei – che metà del tempo sia assorbito dall’Italia e da fatti italiani! E che, una volta emanate le sentenze, nessuno in Italia le applichi! Di certo questa sentenza non gioca a favore dei potentati finanziari internazionali sorretti da tutti i governi in carica, soprattutto negli ultimi anni, che hanno messo in un angolo proprio la Costituzione (addirittura il Presidente!) ed ogni legge di garanzia. Per loro, di meglio che le garanzie del Porcellum è difficile trovare ed è anche faticoso pensare ad una riscrittura di un corpus legislativo così copioso da parte di un nuovo Parlamento eletto con il Mattarellum: che la rivoluzione l’abbiano fatta i giudici? Mah…

    Carlo Bertani
    5 dicembre 2013
    carlobertani.blogspot.it/2013/12/italia-illegittima.html
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    00 02/01/2014 01:39
    Il passaggio del Rubicone di Beppe Grillo



    La traduzione sbagliata, o perlomeno furviante, di “Alea jacta est” in “Il dado è tratto“, non rende pienamente l’idea della irrevocabilità di una decisione presa e dalla quale non si può tornare indietro. Se si pensa che il significato invece è “Il dado è lanciato“, si capisce meglio la pregnanza storica di quella frase, con la quale Cesare, passando il fiume Rubicone, limite oltre il quale gli eserciti non potevano andare, dichiarava in qualche modo aperta la guerra civile. Era il 10 Gennaio del 49 a.C. e, con 10 giorni di anticipo rispetto a quella ricorrenza, Beppe Grillo, nel suo discorso di fine anno 2013, ha dato lo slancio, se non proprio alla guerra civile, ad una più decisa ed incisiva azione contro i poteri forti che spadroneggiano nel nostro mondo. Magari mi sbaglierò, ma se prima i temi erano più “soft” come l’ecologia, l’internet per tutti, gli inceneritori, adesso i bersagli indicati sono molto più pregnanti e, lo dico con grande soddisfazione, a mio modesto avviso quelli giusti:

    ·Strapotere delle banche
    ·Strapotere delle elites finanziarie
    ·Strapotere della BCE
    ·Strapotere della massoneria
    ·Ritorno ad una sovranità italiana sia dal punto di vista monetario ma anche alimentare, territoriale, ecc...
    ·Votazione per decidere se restare o meno entro l’Euro (ricordo che per molto meno, referendum per accettare o meno le misure di austerity, il leader greco Papademos se ne dovette andare per lasciar posto al fantoccio Goldman Sachs di turno, esattamente come avvenne per Berlusconi in Italia pochi giorni dopo, quando dovette lasciare il posto al fantoccio Goldman Sachs Monti)
    ·Rilancio alla grande per le elezioni europee con promessa di vincerle (chi può dire altrettanto?)

    Insomma, un discorso che secondo me resterà nella storia. Da ascoltare e meditare: io sottoscrivo tutto.

    Alberto Medici
    01 gennaio 2014
    www.stampalibera.com/?p=70038#more-70038
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    wheaton80
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    00 03/01/2014 02:24
    G8 Genova. Dopo 13 anni, arrestati i poliziotti della Diaz

    Ci sono voluti 13 anni, ma, alla fine, gli ultimi tre poliziotti finiti sott'accusa per l'irruzione -nonché l'introduzione di prove taroccate- nella scuola Diaz di Genova, nell'ambito del G8 che si tenne nel 2001 nel capoluogo ligure, sono stati arrestati. E' accaduto lo scorso 31 dicembre. Spartaco Mortola, capo della Digos genovese e successivamente questore vicario di Torino, e Giovanni Luperi, ex dirigente Ucigos e successivamente capo analista dei servizi segreti, sono stati raggiunti dall'ordinanza. Il primo dovrà scontare otto mesi di domiciliari nella propria abitazione, mentre il secondo, condannato definitivamente a 4 anni, dovrà scontarne ancora uno. Il giorno precedente, il 30 dicembre, anche Francesco Grateri, coordinatore di indagini su attentati e latitanti prima della condanna, era stato arrestato e condannato a un anno di domiciliari. Potrà comunque beneficiare, esattamente come gli altri, di alcune ore di libertà durante il giorno e di usare il telefono. I tre, inoltre, potranno richiedere il riconoscimento della buona condotta e ottenere così uno sconto di pena.

    www.articolotre.com/2014/01/g8-genova-dopo-13-anni-arrestati-i-poliziotti-della-dia...
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    wheaton80
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    00 12/01/2014 04:31
    Rapinavano nelle case a Roma, presa banda di poliziotti infedeli

    Sono sette le persone finite in manette nell'ambito dell'indagine della polizia stradale a Roma, nella quale sono stati arrestati, tra gli altri, due poliziotti e due ex agenti, questi ultimi già condannati per altri episodi. Gli altri tre sono persone con precedenti. I due agenti in servizio utilizzavano i tesserini da poliziotti, portando via oggetti e denaro. La banda avrebbe rubato anche auto in alcune ville. I due poliziotti, che fino a ieri prestavano servizio rispettivamente al commissariato di Frascati, paese vicino Roma, ed a quello Aurelio, nell'omonimo quartiere della Capitale, sono stati bloccati dopo la loro irruzione in un appartamento a Tor Sapienza, abitato da una prostituta straniera. La banda era al lavoro per una delle rapine. Le indagini della polizia stradale andavano avanti da diverso tempo con intercettazioni telefoniche e pedinamenti anche attraverso l'utilizzo di Gps satellitari. I due poliziotti, dunque, erano complici di altri due ex agenti, questi ultimi già condannati per episodi pregressi e destituiti, e tre persone con precedenti. I due poliziotti in servizio utilizzavano i loro tesserini portando via oggetti e denaro. La banda avrebbe rubato anche auto in alcune ville: l'indagine è infatti partita dopo una serie di alcuni furti di auto. Le indagini proseguono per quantificare i colpi di cui la banda potrebbe essere stata responsabile di altri colpi messi a segno soprattutto nell'hinterland della Capitale. A Roma non si tratta dell'unico caso di 'mele marce' tra le divise della polizia. In un anno e mezzo sono complessivamente sono stati 14 gli agenti corrotti arrestati, molti dei quali individuati dalla stessa Questura di Roma che ha eseguito le indagini per fare 'piazza pulita'. Nel giugno scorso due ispettori, un sovrintendente ed un assistente della polizia di Stato sono stati accusati di violenza sessuale, corruzione, falso e furto. Alcuni di loro lavoravano al commissariato di San Basilio. Anche in quel caso furono arrestati dai loro stessi colleghi. Quattro poliziotti furono invece arrestati dalla Mobile dopo una denuncia presentata da un commerciante straniero che mesi fa racconto' in Procura dei soprusi subiti dai quattro. E alcuni mesi prima altri tre poliziotti del Commissariato Tor Pignattara furono accusati di rapina, sequestro di persona, lesioni e omissione di atti d'ufficio, dopo la vicenda del fermo di una persona che gli stessi agenti avevano trattenuto in commissariato.

    11 gennaio 2014
    www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/lazio/2014/notizia/rapinavano-nelle-case-a-roma-presa-banda-di-poliziotti-infedeli_20203...
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    wheaton80
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    00 30/01/2014 22:47
    M5S presenta impeachment per Napolitano

    Il MoVimento 5 Stelle faceva sul serio: stamattina ha presentato denuncia per la messa in stato d’accusa del presidente della Repubblica italiana”. Lo ha annunciato in aula il capogruppo m5s al senato, Vincenzo Maurizio Santangelo, chiedendo quindi una sospensione dell’Aula di due ore “per consentire al nostro gruppo di riunirsi” anche alla luce dei fatti di ieri alla Camera. Mancato rinvio alle Camere di leggi incostituzionali; abuso del potere di grazia; grave interferenza nei procedimenti giudiziari relativi alla trattativa Stato-mafia: sono alcune tra le accuse al capo dello Stato che secondo i pentastellati giustificherebbero la messa in stato d’accusa per “attentato alla Costituzione”. “L’escalation eversiva e squadrista dei 5 stelle non conosce limiti. Bloccano il parlamento, occupano le commissioni e ora vogliono colpire la figura garante della democrazia italiana che in questi anni, e ancora oggi, ha rappresentato e rappresenta il punto di riferimento centrale per la tenuta del nostro paese. È Evidente che si tratta di una iniziativa ridicola e inconsistente ma non per questo meno grave. Credo che tutta la politica e le istituzioni debbano dare una risposta adeguata a tutela della civiltà del confronto e della nostra vita democratica”. Così dice Walter Verini, capogruppo Pd in commissione Giustizia. Rincara la dose il capogruppo alla Camera Speranza, secondo il quale “la richiesta di M5S di mettere sotto accusa il Capo dello Stato rappresenta un atto scellerato volto solo a far saltare le fondamenta del nostro sistema democratico”. Il presidente Napolitano – aggiunge – è il cardine principale della tenuta della nostra democrazia, fedele custode e interprete dei principi sanciti dalla Carta costituzionale. Il comportamento violento messo in atto nelle ultime ore dai parlamentari di Grillo rappresenta il più triste esempio di sovvertimento di quelle regole che sono alla base delle nostre istituzioni. Il partito democratico si adopererà in ogni modo per difendere lo Stato di diritto”. Sul blog di Beppe Grillo vengono spiegate in un post le ragioni della messa in stato d’accusa del presidente della Repubblica depositata oggi in entrambi i rami del Parlamento. Sei i capi d’accusa per Giorgio Napolitano.

    “Il Presidente della Repubblica nell’esercizio delle sue funzioni, ha violato – sotto il profilo oggettivo e soggettivo, e con modalità formali ed informali – i valori, i principi e le supreme norme della Costituzione repubblicana – si legge -. Il compimento e l’omissione di atti e di fatti idonei ad impedire e a turbare l’attività degli organi costituzionali, imputabili ed ascrivibili all’operato del Presidente della Repubblica in carica, ha determinato una modifica sostanziale della forma di stato e di governo della Repubblica italiana, delineata nella Carta costituzionale vigente”. Poi vengono elencati “i principali atti e fatti volti a configurare il reato di attentato alla Costituzione, di cui all’articolo 90 della Costituzione: espropriazione della funzione legislativa del Parlamento e abuso della decretazione d’urgenza; riforma della Costituzione e del sistema elettorale; mancato esercizio del potere di rinvio presidenziale; Seconda elezione del Presidente della Repubblica; improprio esercizio del potere di grazia; rapporto con la magistratura: Processo Stato – mafia”. “Il Presidente della Repubblica in carica non sta svolgendo, dunque, il suo mandato, in armonia con i compiti e le funzioni assegnatigli dalla Costituzione e rinvenibili nei suoi supremi principi – si conclude -. Gli atti e i fatti summenzionati svelano la commissione di comportamenti sanzionabili, di natura dolosa, attraverso cui il Capo dello Stato ha non solo abusato dei suoi poteri e violato i suoi doveri ma, nei fatti, ha radicalmente alterato il sistema costituzionale repubblicano. Pertanto, ai sensi della Legge 5 giugno 1989, n. 219, è quanto mai opportuna la presente denuncia, volta alla messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica per il reato di attentato alla Costituzione”.

    30 gennaio 2014
    www.wallstreetitalia.com/article/1662257/politica/m5s-impeachment-per-napolit...
    [Modificato da wheaton80 30/01/2014 22:48]
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    wheaton80
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    00 12/02/2014 19:39
    Bye Bye Fini-Giovanardi. Ma ora legalizziamo davvero

    La Corte costituzionale, dichiarando illegittime le norme della cosiddetta Fini-Giovanardi, ha accertato che quella di allora fu un’operazione sporca e fuorilegge del governo Berlusconi. Attraverso un golpe parlamentare, infatti, furono inserite all’ultimo minuto nella legge di conversione del decreto sulle Olimpiadi di Torino norme sugli stupefacenti che nulla c’entravano ma che dovevano essere votate altrimenti scadevano i termini e addio Olimpiadi. Norme criminogene e fascistoidi che da oggi non esistono più. È arrivata la legalizzazione? Assolutamente no. Rimangono le norme di impostazione proibizionista della legge Iervolino-Vassalli, così come modificate dal referendum radicale vinto nel 1993. Consumare droga rimane un illecito e venderla (o regalarla) rimane un reato.

    Cosa cambia
    In pratica scompare l’equiparazione delle droghe leggere alle droghe pesanti introdotta dalla Fini-Giovanardi e si ritorna a pene più lievi: ad esempio per la marijuana si passa dalla sanzione attuale che era dai 6 ai 20 anni di reclusione ad un minimo di 2 anni/massimo 6. Inoltre sarà più difficile abusare come si è fatto sino ad oggi della custodia cautelare, cioè tenerti in carcere prima del processo.

    Effetti immediati nei processi
    I giudici non potranno più continuare ad applicare le norme della Fini-Giovanardi ai processi in corso, e questo inciderà in particolare sulle pene. Non ci sono automatismi però per le misure in corso. Chi è in carcere preventivo dovrà fare una richiesta di revoca per il venir meno dei presupposti. Chi invece ha avuto una condanna definitiva è in una situazione più opaca, dovendo fare una istanza per ricalcolare la pena e vedersela ridurre. Ovviamente, questo richiederà tempo e creerà ulteriore sovraccarico alla giustizia penale che già oggi ha 5 milioni di processi pendenti.

    I numeri
    Il 40% dei detenuti è in carcere per violazione della legge sugli stupefacenti, di questi quasi il 40% lo è per procedimenti relativi a droghe leggere.

    Cosa deve fare il Governo?
    Non essendoci automatismi, il Governo deve intervenire per impedire che migliaia di persone rimangano ingiustamente in galera e centinaia di milioni di euro delle nostre tasse continuino ad essere spese per processi e detenzioni inutili. Amnistiare questi reati rimane il provvedimento più efficace.

    Si modificheranno le politiche criminali?
    Dipende dalle indicazioni che il Ministero dell’Interno darà. Secondo logica, le forze dell’ordine dovrebbero avere direttive che escludano perdite di tempo per inseguire fatti di lieve entità, specie se relativi a droghe leggere. Ma la ragionevolezza non appartiene a chi ha comandato in questi anni, come il capo del Dipartimento antidroga Serpelloni. Perché ci sono voluti 7 anni per cancellare la Fini-Giovanardi? Certo, i tempi della giustizia italiani sono lunghissimi; a proposito, complimenti e grazie agli avvocati e alle parti che hanno portato il caso davanti alla Corte costituzionale. Il motivo, però, per cui una legge palesemente incostituzionale e soprattutto fallimentare nei suo effetti – aumento del consumo e del numero delle sostanze, abbassamento dell’età dei consumatori, crescita dei ricavi delle mafie, sovraffollamento processuale e carcerario - è rimasta così tanto tempo in vita è prettamente politico. Dal 2006, infatti, nessuno dei governi successivi, anche quelli a guida di centrosinistra, ha cambiato queste norme, perché la destra è rimasta su posizioni da Stato etico e perché il Partito democratico e i suoi predecessori non sono mai stati antiproibizionisti. C’eravamo in pratica solo noi Radicali e il mondo antagonista. Questa estate, ad esempio, nessuna forza o movimento politico ha voluto raccogliere insieme a noi le firme per il referendum che eliminava il carcere per i fatti di lieve entità

    Attenzione alla democrazia
    Perché nel 1993 il popolo italiano, in piena guerra mondiale alla droga, anticipò una scelta che solo oggi sta diventando regola nel mondo mentre per cambiare una legge infame c’è voluta la Corte costituzionale? Perché in questi anni la democrazia italiana si è corrosa. Nel 1993, in occasione del referendum per cui raccolsi le firme ai banchetti radicali, ci furono dibattiti veri in tv, celeberrimi quelli tra Muccioli e Pannella, e i cittadini votarono informati. Da allora, presentare referendum è diventato difficilissimo e quando ce la si fa, solo in condizioni straordinarie si riesce a battere la censura dell’informazione. Sulla droga, poi, da anni le televisioni e i giornali italiani praticano una regola non scritta: vietato parlare delle politiche proibizioniste e del loro fallimento, al massimo puntate contro il consumo di droga o articoli su fatti di cronaca nera. Ora, avanti fino alla legalizzazione. Il proibizionismo continua ad arricchire le mafie, che con i soldi della droga proibita si sono comprate le nostre città e sono entrate nell’economia legale. Il proibizionismo è un crimine, che non funziona e non conviene. Applichiamo la sentenza, ma andiamo avanti fino alla legalizzazione, a cominciare dalla cannabis.

    Mario Staderini
    12 febbraio 2014
    www.ilfattoquotidiano.it/2014/02/12/bye-bye-fini-giovanardi-ma-ora-legalizziamo-davvero...
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