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Orti urbani in Italia

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    wheaton80
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    00 25/10/2012 00:22

    “Un orto urbano in ogni comune della regione”
    Venezia - 28 Settembre 2012

    LA SFIDA-APPELLO PARTE DAL VENETO, CON GLI “ANZIANI DI COLDIRETTI. PERCHÉ LA “TERAPIA DELLA ZAPPA”, DICONO STA GIÀ DANDO RISULTATI TANGIBILI SU SALUTE, QUALITÀ DELLA VITA, E DECORO DEL TERRITORIO ...

    L’orto-mania dilaga tra gli italiani. Ma da passione e strumento di piccola autoproduzione di frutta e verdura, potrebbe diventare anche via di “cura” della salute e dei territori urbani. Il progetto arriva dal Veneto, dove gli anziani di Coldiretti hanno lanciato una sfida-appello alle amministrazione comunali, per mettere in piedi un orto urbano in ogni comune della Regione, che verrebbe poi coltivato dai pensionati e non solo. Perché la “terapia della zappa”, dicono sta già dando risultati tangibili a livello di salute, qualità della vita, e decoro del territorio. Perché non provarci, dunque?

    www.winenews.it/i-capolavori-dell-agroalimentare-d-italia/28620/un-orto-urbano-in-ogni-comune-della-regione-la-sfida-appello-parte-dal-veneto-con-gli-anziani-di-coldiretti-perch-la-terapia-della-zappa-dicono-sta-gi-dando-risultati-tangibili-su-salute-qualit-della-vita-e-decoro-del-te...
    [Modificato da wheaton80 25/10/2012 00:27]
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    wheaton80
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    00 25/10/2012 00:24
    Milano: arriva l'orto urbano

    22/10/2012

    Un nuovo progetto del comune introduce gli orti urbani a Milano...

    Si chiama Coltivami, ed è un progetto dedicato agli orti urbani appena approvato dalla Giunta comunale di Milano. L’iniziativa punta in particolare al recupero di aree verdi della città attualmente inutilizzate, ma si propone anche come un’opportunità di socializzazione per i cittadini, e in particolar modo per anziani, giovani, famiglie, stranieri.

    Nell’ambito di Coltivami, la Giunta ha già individuato nove aree comunali che potranno essere utilizzate per la coltivazione di orti urbani. Si tratta di vie Boffalora (Zona 5), Ippodromo, Monte Stella, Falck, Alassio (Zona 8), Rubicone, Cascina de Prati (Zona 9). In totale, 25 mila metri quadri destinati a 309 particelle ortive.

    Spiega Daniela Benelli, assessore all’Area metropolitana, Decentramento e Municipalità e Sevizi Civici: "Coltivami si pone l’obiettivo di riportare l’agricoltura in città e di farla conoscere ai tanti che non hanno contatti con il mondo agricolo. È una grande occasione per chi ama gli orti e vuole dare un contributo all’ampliamento degli spazi verdi vivibili".

    Le zone da coltivare potranno essere assegnate a diversi tipi di soggetti, che dovranno presentare il proprio progetto di orto urbano: onlus e cooperative sociali, associazioni di promozione sociale, di salvaguardia dell’ambiente, di volontariato o con finalità culturali; associazioni di cittadini; enti e aziende pubbliche o private che operano nell’ambito della responsabilità sociale di impresa.

    La durata delle convenzioni, spiega il Comune di Milano, non potrà superare i 9 anni. Le singole particelle ortive assegnate avranno inoltre una superficie massima di 60 metri quadri, ma sono previsti anche moduli più grandi per la coltivazione collettiva: massimo 700 metri quadrati in gestione ad almeno 10 ortisti. Le aree coltivabili individuate nell’ambito del progetto Coltivami, infine, prevedono spazi di aggregazione sociale e zone dedicate al tempo libero.

    Le coltivazioni dovranno seguire principi ecologici (niente pesticidi, diserbanti e Ogm) e i prodotti non potranno essere usati a scopo di lucro.

    Fonte: www.greenstyle.it
    www.nonsoloanima.tv/index.php?controller=article&author_id=798&article...
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    wheaton80
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    00 08/04/2014 23:19
    Orti urbani: a Bologna 2700 orti a disposizione dei residenti

    Bologna è una vera e propria città degli orti. Il Comune ha deciso di destinare ai residenti 20 aree ortive della periferia, per un totale di 2700 orti urbani. L’esperienza degli orti urbani a Bologna è iniziata tra il 1980 e il 1981, soprattutto come occasione di socializzazione, incontro e discussione, per favorire la nascita di iniziative tra le persone più anziane. Ora la gestione degli orti è rivolta a tutti i residenti e continua a svolgere una forte funzione sociale, soprattutto nell’ambito di ogni singolo quartiere in cui le aree ortive sono collocate. Per gestire e sviluppare al meglio gli orti presenti in città, il Comune ha dato vita a un nuovo regolamento per la conduzione dei terreni adibiti a aree ortive. Il regolamento prevede che gli orti possano essere assegnati a tutti i cittadini residenti nel Comune di Bologna. La priorità riguarda soltanto coloro che risiedono nel quartiere in cui si trovano gli orti, le donne che abbiano compiuto 55 anni e gli uomini che abbiano compiuto i 60. Inoltre i quartieri coinvolti hanno la possibilità di dedicare una parte delle aree ortive alle attività didattiche e ad iniziative cultuali. Oppure potranno decidere di assegnarle a famiglie numerose o a cittadini che rientrino in specifici progetti, o ancora di utilizzarle per finalità a carattere sociale o socio-educativo. La prenotazione e l’assegnazione degli orti avviene tramite un sistema informatizzato. Potete effettuare la richiesta di prenotazione di un orto comunale in ogni momento, mentre le graduatorie verranno determinate in periodi prestabiliti (di norma ogni 4 mesi). Ogni cittadino, come spiega il Comune, può indicare fino a 3 preferenze per la scelta dell’orto. Verrà assegnato 1 solo orto per persona o nucleo familiare. Si possono scegliere orti presenti nel proprio quartiere di residenza o in altre zone della città.

    Per prenotare il tuo orto urbano a Bologna:
    servizi.comune.bologna.it/bologna/servlet/AdapterHTTP?RESPONSE_CONTAINER=RESPONSE_CONTAINER2125971160&REQUEST_CONTAINER=REQUEST_CONTAINER111289... (consulta il sito web del Comune di Bologna per saperne di più).

    Per scoprire dove si trovano tutti gli orti e le aree verdi di Bologna, non dimenticare di consultare Gramigna Map: www.greenme.it/spazi-verdi/radici/265-gramigna-mappa-ort...

    Marta Albé
    4 aprile 2014
    www.greenme.it/spazi-verdi/radici/1685-orti-urbani-bologna
    [Modificato da wheaton80 08/04/2014 23:21]
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    wheaton80
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    00 18/11/2016 22:29
    Orti urbani in Italia, la tendenza è in continuo aumento



    In Italia il fenomeno degli “orti urbani”, cioè delle aree che si trovano all'interno dei centri abitati e che vengono destinate alla coltivazione di frutta e verdura, è in costante aumento. Secondo gli ultimi dati resi noti da Italia Nostra, gli orti urbani occuperebbero, ad oggi, un'estensione di oltre 500.000 metri quadrati, ma si stima che in realtà siano molti di più. E la tendenza è in continua ascesa su tutto il territorio nazionale, complici da un lato la crisi economica e dall'altro la maggiore attenzione delle famiglie italiane alla qualità e genuinità del cibo. Gli orti urbani sono importanti perché permettono alle municipalità di incrementare la presenza di aree verdi, migliorando così la qualità dell'ambiente e riducendo l'inquinamento, di riqualificare le zone degradate, di frenare il consumo di suolo (in particolare quello agricolo delle fasce periurbane), sottraendo i terreni all’abusivismo edilizio e alla speculazione e valorizzando il paesaggio attraverso le attività agricole. Inoltre, consentono la produzione di ortofrutta tipica e di stagione, permettendo ai residenti di cibarsi in modo sano e genuino, migliorano sensibilmente il decoro e l'estetica urbana e favoriscono lo sviluppo di un'economia etica e solidale. Gli orti cittadini, quindi, sono un valido strumento non solo di riqualificazione urbana, ma anche di aggregazione sociale.

    L'iniziativa di Italia Nostra di creare una rete di orti all'interno delle città è nata nel 2006 e, dopo soli due anni, aveva raccolto l'adesione e il sostegno dell'ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), con cui era stato firmato, nel 2008, il primo Protocollo d'intesa per la diffusione dell'agricoltura urbana. Pochi giorni fa, quel Protocollo è stato rinnovato ed è diventato il “Progetto Nazionale Orti Urbani”, che ha ampliato il numero delle adesioni: da quest'anno partecipano anche il Ministero per le Politiche Agricole e Forestali e l'Associazione Res Tipica (che è formata da ANCI e dalle “Associazioni Nazionali delle Città di Identità” ed ha l'obiettivo di valorizzare e promuovere, anche all'estero, il nostro patrimonio eno-gastronomico, ambientale, culturale e turistico). Il nuovo Progetto mira a realizzare un’unica rete in tutta Italia, che - pur nella diversità delle tipologie, degli usi e dei territori - sia accomunata da regole etiche condivise e che favorisca lo sviluppo di un’economia etica a vantaggio diretto delle comunità locali. Inoltre, il progetto punta a tutelare la “memoria storica” degli orti, favorendo la partecipazione, la socialità e l'aggregazione; a favorire il recupero della manualità nelle attività collegate agli orti; e a favorire la collaborazione e lo scambio di esperienze.



    I comuni italiani che partecipano al Progetto nazionale sono sempre più numerosi: si va da grandi città come Roma, Torino e Genova ai centri medio-piccoli. Roma, ad esempio, vanta da anni una grande estensione di orti urbani e periurbani e sta per destinare ad orto altri 170 ettari di proprietà municipale nella valle della Caffarella, con l'obiettivo di creare uno spazio aperto di didattica e ricerca, un’aula dove sperimentare nuove tecniche di coltura ed approfondire la conoscenza del mondo naturale. A Torino, il Comune ha già destinato al Progetto circa 50.000 metri quadrati in favore dei residenti - per promuovere la qualità delle coltivazioni, l’educazione alle pratiche agricole e l’attività formativa nel settore - e intende raggiungere una superficie totale di 2 milioni di metri quadrati di orti urbani e periurbani. Anche Genova, dall’iniziale adesione di 7.000 metri quadrati ubicati dell’area di Begato, punta ad estendere l'agricoltura urbana a tutte le zone che un tempo ospitavano orti tradizionali (si tratta di 140 zone urbane) per una superficie complessiva di 300.000 metri quadrati. E a Padova, dai primi 4.000 metri quadrati della zona Mandrie, si è passati ad ulteriori 18.000 metri quadrati sparsi nei vari quartieri della città, suddivisi in orti di circa 30/40 metri quadrati ciascuno, destinati sia a cittadini singoli, di ogni età, sia ad associazioni.



    Ma è nei centri minori italiani che si registrano le sperimentazioni più interessanti e creative. Tra queste, spiccano molti comuni dell'Umbria: a Perugia si stanno ripristinando i 5.000 metri quadrati dell'orto-frutteto dell'antico Convento di San Matteo degli Armeni, con l'obiettivo di riqualificare anche lo storico quartiere Sant’Angelo, uno dei più antichi della città. A Foligno, nel parco di Villa Jacobelli, edificio storico del centro, verrà realizzato un orto urbano di 2.000 metri con annesso mercato ortofrutticolo, mentre il Comune di Sant'Anatolia di Narco sta sistemando un orto di 4.500 metri quadrati nei pressi dell’Abbazia di San Felice, che sarà destinato alla coltivazione della canapa. Infine, merita senz'altro una segnalazione il Comune di Ostuni, che intende riqualificare l'intera cinta muraria attraverso la creazione di tipici orti urbani terrazzati, per un totale di 27.000 metri quadrati. Il progetto prevede l’acquisizione da parte del Comune della fascia verde addossata al centro storico e la ricostruzione dei terrazzamenti con materiali e tecniche della tradizione locale. Ma non è tutto: ci sarà anche il ripristino integrale dei fabbricati rurali e dell'antico sistema di canalizzazione delle acque, fatto di cisterne, acquari e rogge. Gli orti terrazzati di Ostuni, un tempo floridi “giardini” di produzione di frutta e verdura, saranno destinati, in parte, a verde pubblico e gestiti dalla pubblica amministrazione e in parte saranno dati in gestione diretta ai residenti, alle associazioni e alle scuole. Marco Parini, Presidente di Italia Nostra, spiega che l'operazione Orti Urbani è un 'work in progress', un'iniziativa partita da alcune esperienze che via via si sta diffondendo in città piccole, medie e grandi; un modo per creare verde nelle aree residuali, generare un vero e proprio intervento agricolo alla ricerca di un cibo sano, con l'impegno - altrettanto sano - del tempo di molti cittadini. La tutela dell'ambiente e del verde urbano si attua anche attraverso questa importantissima azione".

    Alla presentazione ufficiale del Progetto, Evaristo Petrocchi, responsabile del “Progetto nazionale Orti Urbani”, ha sottolineato che “creare una rete di orti offre una possibilità di rilancio ad una tendenza che si sta delineando già da qualche anno e che è destinata ad estendersi con lo sviluppo delle aree orticole, che sia le grandi metropoli, sia comuni medio-piccoli hanno intenzione di sostenere ancor più efficacemente con nuovi orti o con la riqualificazione di quelli già esistenti o in corso di realizzazione”. “La crescente diffusione del Progetto 'Orti Urbani' – continua Petrocchi - risponde ad una esigenza fortemente sentita dalle comunità di poter disporre di aree urbane o periurbane da destinare a coltivazioni agricole per una migliore vivibilità, socialità e qualità dei luoghi da vivere”. E Fabrizio Montepara, Presidente dell' Associazione Res Tipica, ha concluso:“L'istituzione degli orti urbani rientra nella filosofia di promozione del territorio agricolo comunale, individuando in essa un mezzo efficace per la sua salvaguardia. Salvaguardare, ma anche valorizzare: è indubbio che un'area territoriale destinata a coltivazioni venga preservata dal degrado, dall'abbandono, e venga rivisitata e rivissuta dai cittadini in un’ottica dinamica di appartenenza e tutela. E' indubbio, inoltre, che la diffusione degli orti urbani possa rappresentare, soprattutto nei piccoli centri, una fotografia del paesaggio più armoniosa per i turisti in visita e uno strumento di promozione del territorio”.

    Laura Pavesi
    20-05-2013
    www.ilcambiamento.it/articoli/orti_urbani_italia_tendenza...
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    00 22/12/2016 18:22
    Agricultura:“Così recuperiamo gli orti scolastici abbandonati”



    L’Associazione Set Me Free è nata a Giugliano, in Campania, in provincia di Napoli, dall’idea di un gruppo di psicologi e operatori sociali allo scopo di perseguire obiettivi di solidarietà sociale e promozione della cultura. Tra le sue numerose attività, l’associazione si occupa di favorire la qualità della vita, il benessere psico-sociale e una cultura ecologica e lo fa con iniziative che coinvolgono le scuole della città. Nel maggio 2016, Set Me Free ha collaborato con l’istituto Teodoro Gaza, allora gestito dalla dirigente Maria de Biase, per l’apprendimento e la condivisione delle buone pratiche all’interno delle scuole. Oggi questa collaborazione dà i suoi frutti anche negli istituti scolastici di Giugliano in Campania con il progetto “Agricultura”: grazie al lavoro dei membri dell’Associazione sono stati ripristinati gli orti scolastici del Primo e del Settimo Circolo didattico di Giugliano, liberando la terra dalle erbe spontanee e impiantando gli ortaggi invernali come cavoli, cappucce, broccoli baresi, scarole, cicorie, radicchio e molto altro. Il lavoro sugli orti è stato realizzato seguendo i principi dell’agricoltura sinergica ed uno dei bancali, coltivato con piante aromatiche ed officinali (salvia, timo, origano, lavanda e rosmarino) sarà utilizzato dai ragazzi degli Istituti per insaporire il sapone che producono dagli olii esausti (frutto della collaborazione e dello scambio culturale con la dirigente De Biase) e che sarà poi confezionato dagli alunni degli istituti. “Tutto il materiale vegetale che abbiamo estirpato dalle aiuole per noi rappresenta una risorsa e non un rifiuto e infatti lo abbiamo subito messo in compostiera in modo tale che per maggio sarà diventato compost da usare nell’orto estivo”. Parole di Pietro Napolitano, esperto di agricoltura sinergica e membro dell’Associazione Set Me Free. Si è trattato dunque di un’azione di guerrilla gardening urbana, riqualificando un’area scolastica che era stata quasi abbandonata e che è tornata all’uso pubblico:“L’orto scolastico deve essere nella nostra ottica un laboratorio permanente di sperimentazione per i ragazzi e anche per gli adulti della comunità. I processi innescati nei due Istituti di Giugliano hanno portato ad un cambiamento di rotta e hanno apportato innovazione, mentre le modalità sono state apprese e fatte proprie ed inserite nei percorsi formativi didattici: il nostro è un impegno costante per la diffusione delle pratiche educative attraverso orti ecosostenibili ed è solo attraverso l’agire concreto che si può cambiare lo stato della nostra terra”.

    Paolo Cignini
    15 dicembre 2016
    www.italiachecambia.org/2016/12/agricultura-recuperiamo-orti-scolastici-abba...
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    wheaton80
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    00 30/04/2018 03:28
    Il boom dell'orto in città. In 5 anni crescita del 37%

    Un'onda verde sta colonizzando le nostre città. Bar e ristoranti «shabby chic» coprono davanzali e pareti di piantine aromatiche. In ufficio c'è chi porta lo Spatifillo perché pulisce l'aria, assorbe le radiazioni e calma i nervi. E non c'è scuola materna o elementare che si rispetti che non coltivi a scopo educativo un fazzoletto di terra ricavato dal cemento. La sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, ha dichiarato di voler trasformare un terzo degli spazi verdi cittadini in fattorie urbane e con il progetto Parisculteurs vuole coprire i tetti e i muri di 100 ettari di vegetazione entro il 2020. E i cittadini rispondono. Complici vari fattori: dalla voglia di recuperare ritmi più naturali nella vita quotidiana, al bisogno di un'attività fisica più coinvolgente degli allenamenti in palestra, alla soddisfazione di portare in tavola il frutto del proprio lavoro, unita al desiderio di aumentare la quota di ortaggi e frutta nella propria dieta, e di averli freschi, sani e di provenienza certa. Così, anche nelle nostre città, si diffondono veri e propri orti. E chi non ha un giardino, e sono in tanti, si accontenta di ciò che ha a disposizione: un balcone, un davanzale, lo scaffale della cucina. Su questo fronte, creatività, design e tecnologie vanno a braccetto per creare le soluzioni più bizzarre. Come l'orto portatile, su ruote, da portarsi in ufficio o in vacanza, o quello verticale, «da parete», per risparmiare spazio in casa. Un must per ecologisti a tutto tondo è l'orto «ecologico» che ricicla materiali e non inquina. E visto che coltivare non è certo un lavoro leggero, quello rialzato aiuta chi ha difficoltà a piegarsi, per problemi di schiena o età avanzata. Insomma ce n'è per tutti, e in tanti hanno deciso di cimentarsi con paletta, zappetta e innaffiatoio.

    Secondo una analisi Coldiretti su dati ISTAT, in cinque anni i terreni di proprietà comunale divisi in piccoli appezzamenti e adibiti alla coltivazione familiare nelle città capoluogo sono cresciuti del 36,4%, raggiungendo un'estensione record di oltre 1,9 milioni di metri quadrati. La febbre verde ha riguardato soprattutto il nord, con in testa l'Emilia Romagna, che con 704mila metri quadrati detiene il 37% di tutti gli orti pubblici d'Italia, seguita da Lombardia, Toscana, Veneto e Piemonte. In centro Italia spiccano le Marche, seguite da Umbria e Lazio, mentre al sud, dopo la Campania, arrivano Sicilia, Sardegna e Calabria. È un hobby, una moda, ma anche la ripresa di una tradizione antica: chi non ricorda l'orto dei nonni dove si raccoglievano pomodori «che sapevano di pomodoro» e tenere carotine? I costi sono tutto sommato limitati, considerando anche che si produce ciò che poi si mangerà. Per realizzare un orto tradizionale di 20 metri quadrati in giardino sono necessari circa 250 euro, che comprendono terriccio, vasi, concime, attrezzi, reti per delimitare le coltivazioni, sostegni, sementi e piantine. E ora c'è anche il «Bonus Verde». “Prevede detrazioni ai fini IRPEF del 36% delle spese per lavori di sistemazione a verde di aree scoperte private di edifici esistenti, unità immobiliari, pertinenze o recinzioni, impianti di irrigazione e realizzazione pozzi, nonché per la realizzazione di coperture a verde e di giardini pensili”, spiega il Presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo. “Il bonus si applica nel limite massimo di spesa di 5.000 euro per interventi sulle singole unità immobiliari e sulle parti esterne condominiali”. E così tante braccia, per diletto e con vantaggio, tornano all'agricoltura.

    Anna Muzio
    29/04/2018
    www.ilgiornale.it/news/politica/boom-dellorto-citt-5-anni-crescita-37-1520...
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    00 28/02/2019 14:48
    Roma capitale europea degli orti urbani: al via il progetto RU:RBAN

    Esportare all’estero la buona pratica degli orti urbani e proporre modelli di rigenerazione e inclusione sociale: questa la mission del progetto RU:RBAN di Roma Capitale, che si è aggiudicata un finanziamento di 600.000 euro da parte della Cooperazione Territoriale Europea per uno sviluppo urbano sostenibile e integrato. Da oggi e fino al prossimo 21 febbraio, Roma ospita le delegazioni delle città estere partner di questa avventura: Vilnius (Lituania), La Coruña (Spagna), Caen (Francia), Cracovia (Polonia), Loures (Portogallo) e Salonicco (Grecia). Si concretizza così la seconda fase del Programma europeo URBACT, già sperimentato con successo da Roma Capitale nell’ambito del “Progetto Sidigmed – Orti Urbani”. “Per la seconda volta l’Europa ci promuove ‘resilient urban agriculture city’. Siamo orgogliosi di esportare all’estero le nostre buone pratiche di ecologia, inclusione sociale e valorizzazione del territorio. Roma ‘capitale europea degli orti urbani’: è un risultato eccellente, cui abbiamo lavorato con entusiasmo per il rilancio di spazi verdi ricavati su terreni incolti, abbandonati o confiscati alla mafia, in cui soggetti fragili, Associazioni e semplici cittadini gestiscono insieme pratiche ortali, a vantaggio di sviluppo territoriale e autoconsumo. Una sfida politica contro cementificazione e povertà urbana. Di più: il trasferimento dei nostri orti urbani in altri contesti geografici e socio-culturali sarà un’ottima occasione per perfezionarli con nuovi spunti anche in termini di sviluppo della normativa riguardo l’uso dei beni comuni e i benefici relativi alla salute”, dichiara Carlo Cafarotti, Assessore allo Sviluppo Economico, Turismo e Lavoro di Roma Capitale. Obiettivo di questa tre giorni di kick-off meeting, individuare azioni utili a esportare i percorsi di riqualificazione integrata insieme a stakeholders e altri soggetti coinvolti nel progetto, tra cui l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani). Verrà anche sviluppato e applicato un programma formativo per la figura professionale del “gardeniser”, cioè sviluppatore di orto urbano.

    19 febbraio 2019
    www.comune.roma.it/web/it/notizia.page?contentId=NWS231072
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    wheaton80
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    00 05/08/2022 16:49
    Contro la siccità e per l’autoproduzione alimentare: orti elementari, autoirriganti e Food Forest



    Ci troviamo in una situazione di grave emergenza idrica e con un aumento dei prezzi generalizzato, compresi quelli dei prodotti alimentari; si tratta di beni essenziali per la nostra esistenza, acqua e cibo. Il sistema della crescita, poichè li considera esclusivamente come merci, non è in grado di fronteggiare la situazione. Non ci sono interventi efficaci, si spera che piova e che il mercato in qualche modo faccia abbassare i prezzi, entrambi gli aspetti molto legati al caso e alla provvidenza, piuttosto che a qualcosa che abbia una parvenza di soluzione. Ma invece di guardare i listini di borsa o pregare per la pioggia, è possibile intervenire direttamente per entrambe le problematiche, acqua e cibo. In campo agricolo ho fatto varie sperimentazioni e da alcuni anni utilizzo il sistema di Alessandro Ronca degli orti autoirriganti che dà grandi soddisfazioni. Ho poi integrato questo sistema con alcune indicazioni del non metodo degli orti elementari ideato da Gian Carlo Cappello. Il tutto all’interno di una progettazione di Food Forest. I risultati che sto avendo sono notevoli, con ortaggi anche di grandi dimensioni. Si potrà obiettare che basta annaffiare tanto per avere grandi ortaggi, il che non è sempre vero; ma anche ammettendo che sia così, l’aspetto interessante è che questi risultati si ottengono con poco uso di acqua, nonostante temperature altissime e una siccità che si protrae da mesi. Oltre alla tipologia di orti, ho inserito un altro elemento che mi è sembrato indispensabile, a maggior ragione in questo periodo, e cioè l’ombreggiamento.



    Normalmente si pensa che le piante debbano essere esposte il più possibile al sole ma nella attuale situazione estrema ci si pone la domanda se effettivamente più sole prendono le piante e meglio è. Ciò può essere vero se le piante le si riempiono di acqua. Ma se di acqua già ce n'è sempre di meno, come si fa a pensare di annaffiare sempre di più? Quindi per ovviare a questo problema ho messo degli ombreggiamenti sui bancali degli orti e un bancale autoirrigante l’ho fatto direttamente all’ombra di pini marittimi. Questo bancale sta dando ortaggi di dimensioni eccezionali. Sarà un caso? Vedremo. Intanto al momento si nota che non è sempre detto che più sole c’è e meglio è (vero se hai tanta acqua da dare alle piante) e non è propriamente vero che sotto ai pini fa fatica a crescere qualcosa perché gli aghi di pino acidificano troppo il terreno. Sarà anche così ma nel bancale in questione crescono zucchine da tre chili l’una e melanzane da mezzo chilo con piante alte più di un metro. Per realizzare questo bancale sono stati riciclati dei pallets che, oltre a contenere la terra, rendono possibile lavorare praticamente in piedi senza inchinarsi. Fanno anche da difesa ad attacchi di animali quali istrici e cinghiali. Così anche coloro che, rimasti a cento anni fa, ancora dicono che la terra è bassa e l’orto vuole l’uomo morto, sono serviti. Ricordiamo quindi i vantaggi di questi sistemi: basso costo, poco uso di acqua, meno di qualsiasi orto tradizionale biologico e non, e anche degli orti sinergici. Nessun uso di sistemi di irrigazione a goccia. Nessun uso di fertilizzanti, pesticidi, funghicidi, erbicidi, antiparassitari, nessun uso di trattori, motozappe o simili. Nessuna aratura o lavorazione del terreno. Pochissimo lavoro complessivo con ottime rese in proporzione al lavoro svolto. Conseguente riduzione drastica dei costi economici e ambientali.



    Ora immaginate se ogni famiglia italiana adottasse orti del genere cosa significherebbe come indipendenza del Paese, risparmio di soldi con conseguente minore lavoro da fare per avere delle entrate, controllo diretto del cibo e relativa qualità. E visto che uno degli sprechi di acqua maggiori avviene proprio in agricoltura, con questi sistemi si ha una riduzione drastica del consumo. Ulteriori vantaggi sono poi quelli di veder crescere il proprio cibo, stare all’aria aperta, essere a contatto con la natura, in sostanza un aumento notevole del benessere e della qualità della vita. Tutto questo significa poi una maggiore tutela dell’ambiente, quindi della vera tutela della nostra salute attraverso aria, cibo e attività sane. E se conseguentemente si compra il meno possibile al supermercato si risparmiano tempo, carburanti e rifiuti da confezioni che un supermercato produce in grandi quantità, oltre gli sprechi di tutto il cibo che viene buttato perché scaduto o per altri motivi legati all’estetica o vendibilità del prodotto. Tutti aspetti legati al cibo come merce e non come bene essenziale. All’obiezione che in città non si può coltivare, faccio notare che in molte città stanno nascendo orti collettivi e ovunque ci sono terreni comunali o di privati abbandonati che possono essere utilizzati facendo accordi di affitto o comodato d’uso con i rispettivi proprietari che, pur di non lasciarli in malora, li potrebbero mettere volentieri a disposizione. E non pensiate che stiamo parlando della produzione di un paio di insalatine e basta, perché sono proprio questi sistemi familiari o di piccole produzioni che sfamano il mondo per il 75% della produzione; non sono certo le multinazionali a sfamare il mondo, loro sfamano solo i propri azionisti. Nella situazione attuale di mancanza di acqua e prezzi alle stelle, la soluzione passa da questi sistemi che sono alla portata di tutti, semplici, sani, produttivi e, se realizzati anche insieme ad altre persone, richiedono ancora meno lavoro e aumentano la produzione; basta iniziare.

    Paolo Ermani
    22 luglio 2022
    www.ilcambiamento.it/articoli/contro-la-siccita-e-per-l-autoproduzione-alimentare-orti-elementari-autoirriganti-e-foo...