00 24/03/2013 04:56
Adesso Obama “mediatore” convince. Pace piu’ vicina in M.O.

”Spettacolare, incredibile”: Barack Obama e’ estasiato davanti alle rovine dell’antica citta’ di Petra, in Giordania, ultima tappa del suo primo viaggio in Medio Oriente. Una missione che ha anch’essa dello spettacolare e dell’incredibile: sia per l’entusiasmo che il presidente americano ha scatenato tra i giovani studenti israeliani – a cui si e’ rivolto con uno storico discorso per chiedere di ‘spingere verso la pace’ – sia per i risultati diplomatici raccolti, ben oltre le attese.

Del resto la partenza di Obama da Washington era stata accompagnata da grande scetticismo, sia in patria che in Israele, con tanti dubbi sulla capacita’ del presidente americano di rompere quel muro di diffidenza che sempre c’e’ stato tra lui e il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Diffidenza acuita dalla vicenda del nucleare iraniano, con la Casa Bianca che da mesi svolge un ruolo di freno per evitare che Israele agisca unilateralmente attaccando l’Iran. Ma le tante cose sono successe in questi quattro giorni di ‘peregrinaggio’ dell’inquilino della Casa Bianca in Terra Santa dicono che quel muro, se non completamente abbattuto, oggi sembra dividere decisamente meno.

La gran parte della stampa americana loda l’Obama ‘mediatore’, che e’ stato abile nel rassicurare Israele sul fronte della sicurezza e capace di far rappacificare Gerusalemme ed Ankara – con la telefonata di scuse di Netanyahu a Erdogan. E poi, il pressing forsennato per riannodare il dialogo tra le autorita’ israeliane e palestinesi. Un pressing che proseguira’ nei prossimi giorni da parte del segretario di Stato americano, John Kerry, che – rimasto in Medio Oriente – rivedra’ i vertici del governo israeliano e quelli palestinesi per fare il punto dopo i colloqui di Obama con Netanyahu e Abu Mazen: tentando di innescare subito, senza piu’ perdere tempo, la miccia che riaccenda il negoziato di pace.

Con il premier israeliano che oggi – alla guida di un governo piu’ moderato – sembra piu’ aperto verso la soluzione dei ‘due Stati’ e verso una riconsiderazione della politica degli insediamenti nei Territori palestinesi. Due punti su cui il presidente americano ha martellato nel corso della sua storica missione. Missione che si e’ conclusa in Giordania dove Obama ha cercato di rafforzare i legami con il Paese che oggi – dopo l’esito della Primavera araba in Egitto – e’ forse diventato il principale alleato arabo degli Usa nella regione.

Un alleato che e’ pero’ sull’orlo della bancarotta e che ha bisogno del sostegno finanziario degli Usa, anche per fronteggiare l’emergenza dei profughi che scappano dalla guerra civile in Siria. In cambio Obama chiede al re Abdallah una accelerazione sul fronte delle riforme e della democrazia. Per evitare che la Giordania sia travolta anch’essa dall’insurrezione popolare. Finendo in mani ostili all’America.

23 marzo, 2013
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[Modificato da wheaton80 24/03/2013 04:56]