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Oleodotto in North Dakota, vittoria per i Sioux

La loro battaglia era iniziata quattro anni fa, quando migliaia di membri della tribù di indiani Sioux di Standing Rock si erano opposti al passaggio di un oleodotto sul territorio della loro riserva, nel North Dakota. Dopo essersi dovuti arrendere, adesso per loro è arrivato il momento della rivincita. A fine 2016, infatti, Barack Obama aveva deciso di non concedere all’azienda costruttrice il permesso di realizzare l’opera, per la quale era stato studiato un percorso alternativo. Il motivo? I potenziali danni per la salute umana e per l’ambiente. Una decisione che era stata rimessa in discussione dall’arrivo di Trump alla Casa Bianca. Il quale aveva annunciato di essere pronto a consentire la costruzione dell’oleodotto, firmando due ordini esecutivi per rilanciare il Dakota Access. La sua costruzione, che ha visto un investimento da 3,8 miliardi di dollari, ha consentito il trasporto del greggio per quasi tre anni dal North Dakota all’Illinois. Fino a quando nei giorni scorsi un giudice del distretto federale ha imposto allo Us Army Corps of Engineers di effettuare uno studio sugli impatti ambientali dell’impianto. Questo perché, nelle motivazioni del giudice James Broasberg, i potenziali effetti dell’oleodotto sulla salute umana e ambientale sono altamente controversi e non sono stati valutati adeguatamente dal governo. Mike Faith, a capo della tribù, ha affermato come questo passo rappresenta una sostanziale vittoria legale per la loro battaglia. Non è ancora chiaro se la nuova ordinanza emessa dal giudice fermerà l’oleodotto, anche se la messa a punto di un’indagine ambientale richiede almeno uno o due anni. La riserva di Standing Rock si trova a meno di due chilometri dall’oleodotto che attraversa il fiume Missouri dal quale la tribù dipende per la pesca di pesce, per l’approvigionamento di acqua potabile e per lo svolgimento di cerimonie. Nel 2016 i Sioux si erano rivolti a un tribunale distrettuale federale di Washington per fermare la costruzione. Migliaia di attivisti si erano radunati in North Dakota per protestare, costituendo il più grande raduno di tribù indiane nella recente storia statunitense.

Sibilla di Palma
30 marzo 2020
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