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L'aleph

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    mountbike
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    00 27/01/2013 00:25

    l'aleph

    [SM=g10635] il mio sito
    ne avevano uno molto ma molto efficente ed io ne ho costruito uno simile
    L'aleph di borghes
    Sentii un confuso malessere, che volli attribuire allarigidità, e non all'effetto d'un narcotico.Chiusi gli occhi, li riaprii. Allora vidi l'Aleph.Arrivo, ora, all'ineffabile centro del mio racconto; comincia, qui, la mia disperazionedi scrittore. Ogni linguaggio è un alfabeto disimboli il cui uso presuppone un passato chegl'interlocutori condividono; cometrasmettere agli altri l'infinito Aleph, che la mia timorosa memoria a stento abbraccia? I mistici, in simili circostanze, son prodighi diemblemi: per significare la divinità, unpersiano parla d'un uccello che in qualche modo è tutti gli uccelli; Alanus de Insulis,d'una sfera di cui il centro è dappertutto e la circonferenza in nessun luogo; Ezechiele,di un an-gelo con quattro volti che si dirige contemporaneamente a Oriente e a Occidente, a Nord e a Sud. (Non invano ricordo codeste inconcepibili analogie; esse hanno una qualche relazione con l'Aleph.)Forse gli dèi non mi negherebbero la scoperta d'una immagine equivalente, ma questa relazione resterebbe contaminata di letteratura, di falsità. D'altronde, il problema centrale ir insolubile : l'enumerazione, sia pure parziale, d'un insieme infinito. In quell'istante gigantesco, ho visto milioni di atti gradevoli o atroci; nessuno di essi mi stupì quanto il fatto che tutti occupassero lo stesso punto, senza sovrapposizione e senza trasparenza. Quel che videro i miei occhi fu simultaneo: ciò che trascriverò, successivo,perché tale è il linguaggio. Qualcosa,tuttavia, annoterò.Nella parte inferiore della scala, sulla destra, vidi una piccola sfera cangiante, di quasi intollerabile fulgore. Dapprima credetti ruotasse; poi compresi che quel movimento era un'illusione prodotta dai vertiginosi spettacoli che essa racchiudeva. Il diametrodell* Aleph sarà stato di due o tre centimetri,ma lo spazio cosmico vi era contenuto,senza che la vastità ne soffrisse. Ogni cosa(il cristallo dello specchio, ad esempio) era infinite cose, perché io la vedevo distin-tamente da tutti i punti dell'universo. Vidi il popoloso mare, vidi l'alba e la sera, vidi le moltitudini d'America, Vidi un'argente aragnatela al centro d'una nera piramide, vidi un labirinto spezzato (era Londra), vidi infiniti occhi vicini che si fissavano in me


    come in uno specchio, vidi tutti gli specchi del pianeta e nessuno mi riflette, vidi in un cortile interno di via Soler le stesse mattonelle che trentanni prima avevo viste nell'andito di una casa di via Fray Bentos^ vidigrappoli, neve, tabacco, vene di metallo, vapor d'acqua, vidi convessi deserti equatoriali e ciascuno dei loro granelli di sabbia, vidi ad Inverness una donna che non dimenticherò,vidi la violenta chioma, l'altero corpo, vidi un tumore nel petto, vidi un cerchio di terrasecca in un sentiero, dove prima era un albe-ro, vidi in una casa di Adrogué un esemplare della prima versione inglese di Plinio, quelladi Philemon Holland, vidi contemporaneamente ogni lettera di ogni pagina (bambino, solevo meravigliarmi del fatto che le lettere di un volume chiuso non si mescolassero e perdessero durante la notte),vidi insieme il giorno e la notte di quel giorno,vidi un tramonto a Querétaro che sembrava riflettere il colore di una rosa nel Bengala,vidi la mia stanza da letto vuota, vidi in un gabinetto di Alkmaar un globo terracqueo po-sto tra due specchi che lo moltiplicanosenza fine, vidi cavalli dalla criniera al vento, su una spiaggia del mar Caspio all'alba, vidi la delicata ossatura d'una mano,vidi i sopravvissuti a una battaglia in atto di .mandare cartoline, vidi in una vetrina di Mirzapur un mazzo di carte spagnolo, vidi le ombre oblique di alcune felci sul pavimento diuna serra, vidi tigri, stantuffi, bisonti,mareggiate ed eserciti, vidi tutte le formiche che esistono sulla terra, vidi un astrolabio persiano, vidi in un cassetto della scrivania(e la calligrafia mi fece tremare) lettere impudiche, incredibili, precise, che Beatriz aveva dirette a Carlos Argentino, vidi un'adorata tomba alla Chacarita, vidi il resto atroce di quanto deliziosamente era stata Beatriz Viterbo, vidi la circolazione del mio oscuro sangue, vidi il meccanismo dell'amore e la modificazione della morte vidi l'Aleph, da tutti i punti, vidi nell'Aleph la terra e nella terra di nuovo l'Aleph e nell'Aleph la terra, vidi il mio volto e le mie viscere, vidi il tuo volto, e provai vertigine e piansi, perché i miei occhi avevano visto l'oggetto segreto e supposto, il cui nome usurpano gli uomini, ma che nessun uomo ha contemplato: l'inconcepibile universo.Sentii infinita venerazione, infinita pena.
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    freeewilly
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    00 31/01/2013 14:10
    kliccate sull'aleph il programma è on line